Concorso DS: i più bravi i docenti liguri

da Orizzontescuola

Concorso DS: i più bravi i docenti liguri

di redazione

I dati relativi alla prova preselettiva del concorso a dirigente scolastico riportano dati differenti tra le regioni italiane.

I più bravi e i meno bravi

I più bravi, secondo i dati ministeriali, sono stati i docenti liguri: ha superato il 46%, 173 candidati su 376; seguono i docenti del Friuli – Venezia Giulia con il 45%; agli ultimi posti c’è la Calabria con il 30% seguita dalla Basilicata con il 30% (129 candidati su 424).

Sommando i risultati dei docenti del Nord, il 40% ha superato la prova; le quattro regioni del Centro (Lazio, Toscana, Umbria e Marche) hanno raggiunto il 38%, al Sud ha superatgo il 34% dei candidati, che erano il 55% dei candidati.

Quali prove ancora da affrontare

Alla prova si sono presentati 24.000 candidati, oltre 10.000 gli assenti: i meridionali sono adesso il 51% dei candidati, 4.475 docenti, che affronteranno la prova scritta ad ottobre, seguita da un colloquio orale.

Saranno 2.900 i candidati che saranno ammessi al corso di formazione di due mesi; infine si dovranno affrontare 4 mesi di tirocinio seguiti da un’altra prova scritta e un altro colloquio; ne resteranno 2.425 sugli 8.736 che hanno superato la preselettiva di lunedì scorso.

Dsga, in arrivo 214 euro in più al mese per chi lavora su due scuole

da La Tecnica della Scuola

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Alternanza scuola lavoro: il Ministro pronto ad accettare le richieste sindacali?

da La Tecnica della Scuola

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PON Cittadinanza e creatività digitale: approvate le graduatorie

da La Tecnica della Scuola

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Indennità di direzione: rilevazione entro il 23 agosto

da La Tecnica della Scuola

Indennità di direzione: rilevazione entro il 23 agosto

Presidi e prof, storie di vite parallele

Presidi e prof, storie di vite parallele

Franco Buccino

(La Repubblica ed. Napoli, 27 luglio 2018)

Si è svolta la prova preselettiva del concorso a dirigente scolastico. È stato dato molto risalto alla notizia che oltre il trenta per cento di candidati non si è presentato. La motivazione ricorrente: i docenti sono in vacanza. A Napoli, ovviamente, si è riscontrata la percentuale più alta di assenze. E così alla fine i candidati che si sono presentati erano “solo” 24 mila a livello nazionale, in Campania “appena” 4 mila.

In Campania per qualche centinaio di posti. Il destino dei presidi somiglia a quello dei docenti: si intrecciano storie precarie. Molti posti al nord, pochi al sud; molti candidati al sud, pochi al nord. Molti dei vincitori dopo un anno o due si spostano nelle regioni meridionali sui posti liberi per via dei pensionamenti (l’età media dei DS rimane alta). E soprattutto al nord abbondano le scuole senza preside titolare.

Gli aspiranti presidi, come i docenti, pagano costosi corsi di preparazione (un fiorente mercato di agenzie formative) e hanno in comune con gli insegnanti anche la litigiosità nelle varie fasi concorsuali. I ricorsi sono all’ordine del giorno. Per i motivi più disparati, alcuni fondati altri meno. Con un’attenzione tutta particolare di agguerriti uffici legali e dello stesso legislatore, che li ha spesso inseriti nei vari decreti omnibus, alla stregua dei precari.

Il destino dei presidi è parallelo a quello dei docenti, e a quello degli alunni, anche per le modalità di reclutamento e di valutazione. Per quello che viene loro richiesto: saperi disciplinari variamente articolati. Ricordo che tanti anni fa, a un concorso per ispettore (il top nella scuola) dei candidati vennero con la valigia piena di libri da consultare (all’epoca le commissioni erano più permissive!); e uno di loro vinse il concorso. Oggi basterebbe uno smartphone o un tablet, un motore di ricerca, e via (ma oggi sono tutti rigorosamente vietati). Nel “mio” concorso negli anni ’80 ci fu data una prova scritta su operatività, sapere e saper fare. Ci sembrò già allora che il tema riguardasse noi futuri presidi, oltre che i nostri alunni. Ma il tempo è passato inutilmente se ancora oggi si procede per quiz e prove scritte sulle varie discipline.

E allora perché, nonostante tutto, migliaia e migliaia di docenti vorrebbero diventare dirigenti scolastici? Diverse sono le risposte, e a volte i motivi si sommano. Lo stipendio di un docente è modesto, soprattutto se non dà lezioni private o non esercita la libera professione. Facendo il preside, lo stipendio aumenta del 50%. Aumentano le responsabilità e il tempo da dedicare alla scuola, si perdono “privilegi” più o meno consolidati, ma il fattore economico ha il suo peso.

In modo ancora più rilevante agisce il fattore professionale. Il lavoro del docente ha il suo fascino e gratifica, però quella dell’insegnante è una carriera senza sbocchi. Per quarant’anni e passa. Una volta c’erano artifizi come livelli, scatti biennali, concorsi per merito distinto, tutti più o meno legati all’anzianità, e poi aboliti per far posto ad aumenti legati, invece, al riconoscimento della professionalità con un meccanismo che non si riesce ancora a definire e ad attuare. Così come, nella logica di un’autonomia ampia alle scuole, da ridurre drasticamente nel numero, proprio con l’attribuzione della dirigenza al preside, si pensava di poter arrivare al riconoscimento di figure intermedie, contrattualmente definite, fra lui e i docenti, con responsabilità sia sul fronte didattico che organizzativo. Anche questo progetto non è andato in porto. Per cui di fatto lo sbocco di carriera del docente all’interno della scuola rimane quello di dirigente scolastico.

C’è infine il fattore determinante per un buon numero di aspiranti. Un fattore che potremmo definire politico. Nel senso che tanti di loro, nell’esperienza maturata in anni di permanenza a scuola, hanno visto come la scuola funziona e come potrebbe funzionare, hanno visto i colleghi e hanno imparato a valutarli, hanno vissuto a scuola esperienze d’ogni genere e osservato il comportamento del preside, quello che ha fatto e quello che poteva fare. E hanno maturato l’idea di trovarsi al suo posto perché hanno le idee chiare su come devono andare le cose a scuola. Sono consapevoli che ci vogliono tante altre competenze e conoscenze, ma hanno la motivazione più forte.

Maestre e maestri ingannati

Maestre e maestri ingannati dalla politica e dai sindacati ricorsifici.

La soluzione proposta dal governo per l’annosa vicenda dei diplomati magistrali è quella di un concorso non selettivo, che permetta a chiunque abbia almeno 24 mesi di servizio di entrare in una graduatoria da cui attingere per i futuri ruoli.

La soluzione è quella che chiunque non abbia lucrato su questa vicenda si aspettava fin dal pronunciamento del Consiglio di Stato. Una soluzione che mette una pezza a una vicenda costruita ad arte dal Ministero e da quei sindacati che non sono in realtà tali, visto che, lungi dal lottare per i diritti di tutti i lavoratori della scuola, traggono guadagno dalla guerra tra diverse categorie di precari, illudendo i lavoratori della scuola che esistano scorciatoie giudiziarie per la stabilizzazione. Veri e propri ricorsifici senza alcuna dignità sindacale.

La riapertura delle GaE, ossia del canale che ha generato negli ultimi venti anni solo precariato, era la follia perseguita unitariamente da alcuni sindacati negli ultimi mesi, nella piena consapevolezza dell’irrealizzabilità di questo disegno sindacale e nella totale presa in giro di migliaia di maestri e maestre. La soluzione trovata dal nuovo governo, del concorso riservato, era l’unica soluzione ovvia a cui poteva giungere una politica che in questi anni ha alimentato sindacati ricorsifici e generato una guerra di tutti contro tutti.

USB ha sempre sostenuto e ribadisce che non esistono scorciatoie giudiziarie per ricostruire una scuola pubblica statale che sia luogo di emancipazione e cultura e per la stabilizzazione dei precari. Esiste la lotta per l’immissione in ruolo di tutti coloro i quali abbiano lavorato nella scuola per almeno 36 mesi, senza ulteriori concorsi e selezioni, esiste la lotta per l’ampliamento degli organici, tagliati a ripetizione dalla famigerata riforma Gelmini in poi, per ottenere il tempo pieno al Sud, per il suo totale ripristino al Nord dove è stato tagliato, per il rientro nei luoghi di residenza dei docenti sparsi per la penisola dall’algoritmo della L.107, per la fine dei finanziamenti alle scuole private.

Per questo USB invita tutti i lavoratori della scuola ad abbandonare questi sindacati che lucrano sulle loro vite e sul loro legittimo desiderio di stabilizzazione e a scegliere chi davvero combatte per i lavoratori e la scuola.

Dossier Istat, in crescita il numero di alunni con disturbi intellettivi: sono 170mila

da Il Sole 24 Ore

Dossier Istat, in crescita il numero di alunni con disturbi intellettivi: sono 170mila

Sono in aumento gli alunni con disabilità nelle scuole italiane, soprattutto quelli con
disturbi di salute mentale che raggiungono quota 170mila. Lo rileva l’Istat nel report “Salute mentale 2015-17”. Nell’anno scolastico 2016-17, afferma l’istituto, «gli alunni con disabilità sono circa il 3% degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado e quelli con disabilità intellettiva sono pari a 2 alunni con disabilità su 3».

I dati delle rilevazioni sulle scuole del ministero dell’Istruzione (Miur), afferma l’Istat nel report «mostrano un lento ma costante incremento degli alunni con disabilità all’interno delle scuole italiane» e, in particolare, «gli alunni con disabilità intellettiva, pari a 2 alunni con disabilità su 3, rappresentano la quota più importante».

Nell’anno scolastico 2016-17, su 100 alunni con sostegno, evidenzia l’Istat, l’8,8% ha disabilità sensoriali, l’11,6% ha disabilità motorie e il 19,4% ha disturbi del linguaggio. Ma la
quota dominante è appunto rappresentata dalle disabilità intellettive: il 23,9% ha un disturbo evolutivo globale dello sviluppo psicologico, il 45,4% ha una disabilità intellettiva,
il 17,3% soffre di disturbi del comportamento e dell’attenzione, il 16,5% di disturbi affettivi relazionali. Si stima inoltre che i minori con disturbi mentali nell’età evolutiva ospiti dei presidi residenziali siano 11 su 100mila minori residenti: sono quindi, afferma l’Istat, 1.064 i bambini e ragazzi con disturbi mentali ricoverati in strutture, in prevalenza maschi.

Tuttavia, rileva l’istituto di statistica, «l’offerta di posti letto in strutture residenziali che
accolgono prevalentemente minori con disturbi mentali, è caratterizzata da notevoli differenze territoriali: i livelli massimi sono registrati nelle regioni del Nord-Est, 25 posti
letto per 100mila minori residenti, si riducono considerevolmente nel Mezzogiorno, con un tasso che non supera la soglia dell’11 per 100mila».

Bussetti annuncia: tempi più corti e meno burocrazia per la messa in sicurezza delle scuole

da Il Sole 24 Ore

Bussetti annuncia: tempi più corti e meno burocrazia per la messa in sicurezza delle scuole

di Eu. B.

Procedimenti sprint per la gestione dei fondi per l’edilizia scolastica. Con l’obiettivo di mettere in sicurezza gli istituti. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel question time di ieri al Senato, ricordando che «il nostro patrimonio edilizio scolastico è particolarmente vetusto. Si pensi – ha spiegato – che il 62% delle scuole è stato costruito prima del 1976 e che circa il 58% degli edifici scolastici non è a norma sotto il profilo della normativa antincendio e circa il 53% sotto il profilo dell’agibilità».

I tempi troppo lunghi
Bussetti ha ricordato che il «tempo medio dei procedimenti attraverso i quali le risorse stanziate nel bilancio dello Stato per finanziare interventi di ristrutturazione ed adeguamento sismico delle scuole pervengono agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici, è di circa un anno e mezzo». A cui va aggiungo «quello necessario all’ente per fare le gare di appalto ed eseguire gli interventi. Sono dati molto preoccupanti, soprattutto in considerazione della notevole entità delle risorse, anche di fonte europea, sinora stanziate e non spese. Si tratta di una situazione che non è accettabile, visto che siamo tutti convinti che la sicurezza dei nostri studenti e di tutto il personale scolastico costituisce una priorità assoluta».

Le contromisure
Il ministro annuncia la promozione, d’intesa con il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, della «costituzione di un Tavolo tecnico tra Stato, regioni ed enti locali che sta lavorando perché si arrivi, entro il prossimo agosto, al perfezionamento in Conferenza unificata di un Accordo quadro finalizzato a ridurre gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l’assegnazione delle risorse agli enti locali proprietari degli edifici scolastici».

Aumenta il rischio gioco d’azzardo tra i 15enni di famiglie povere

da Il Sole 24 Ore

Aumenta il rischio gioco d’azzardo tra i 15enni di famiglie povere 

Un quindicenne che vive in una famiglia più povera (rispetto ai compagni di classe che vivono in famiglie più ricche) ha quasi 7 volte in più la probabilità di diventare un giocatore d’azzardo a rischio e problematico. L’analisi emerge da uno studio di Natale Canale, Alessio Vieno e Michela Lenzi dell’università di Padova pubblicato sul “Journal of Epidemiology and Community Health” in cui è evidenziato come il rischio di diventare un giocatore d’azzardo patologico in adolescenza aumenta se si studia in classi con accentuate disparità economiche.

Secondo i dati Eurostat del 2016, in Italia quasi un quarto del reddito complessivo è percepito dal 10% della popolazione. In un contesto sempre più a rischio povertà e che accentua fortemente le disuguaglianze economiche, il gioco d’azzardo può essere visto come quel mezzo necessario per migliorare la propria condizione economica e di vita.

Dal quarto Rapporto sui dati Hbsc Italia 2014 è emerso che in Italia il 27% dei studenti di 11-13 anni vive in famiglie con basso benessere economico oggettivo misurato attraverso la rilevazione della presenza di beni comuni (auto, stanza singola, vacanze).

Completando quanto emerso da una ricerca del 2017 che aveva rilevato come la propensione al gioco d’azzardo fosse maggiore nelle regioni e provincie con alti tassi di diseguaglianze di
reddito, il lavoro del team in collaborazione con le università McGill di Montreal e Carleton di Ottawa, dimostra che i giocatori d’azzardo a rischio-problematici in adolescenza dispongono di meno risorse economiche rispetto ai compagni più ricchi della classe. I due studi analizzano un campione di 20.791 studenti 15enni italiani.

Dall’analisi emerge come le diseguaglianze economiche, sia in un contesto più ampio di
regione sia in uno più ristretto di classe scolastica, spingono all’azzardo i giovani. In regioni con maggiori livelli di diseguaglianze di reddito (dove i redditi non sono uniformemente
ripartiti su tutta la popolazione) si gioca di più e con maggiore problematicità rispetto alle regioni con una più equa distribuzione dei redditi. Per esempio, se in Campania, Calabria
e Sicilia quasi un 15enne su due ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita (e uno su 10 è già a rischio o problematico), in regioni come la Val d’Aosta e nella provincia di Trento circa uno su quattro ha già avuto delle esperienze di gioco d’azzardo nella vita (con solo il 2% che presenta un gioco d’azzardo a rischio e problematico). Tuttavia, tra questi 15enni, spicca una quota di “resilienti”: studenti e studentesse che pur provenendo da ambienti più svantaggiati rispetto ai compagni più ricchi incorrono meno in forme a rischio-problematiche di gioco grazie al fatto di avere delle “buone amicizie”.

Maestri diplomati: ecco la sanatoria, supplenti fino a giugno e concorso light

da Corriere della sera

Maestri diplomati: ecco la sanatoria, supplenti fino a giugno e concorso light

Salvati anche gli idonei del concorso del 2016: tornano le graduatorie ad esaurimento

Il decreto Dignità salva i maestri diplomati, trasformandoli in supplenti per sei mesi. Con un emendamento della maggioranza è stata trovata la soluzione giuridica per permettere loro di concludere il prossimo anno scolastico in cattedra. Intanto si procederà ad un concorso straordinario che metterà fine all’incertezza. Protestano immediatamente i laureati in scienze della formazione primaria: «questo emendamento è vergognoso»
Il salva precari

L’emendamento all’articolo 4 del Decreto dignità – come racconta il sito Orizzonte Scuola, affronta la salvaguardia della continuità didattica per l’anno scolastico 2018/19 dei diplomati magistrale in ruolo con riserva: sono circa 5000 e il loro contratto verrà prorogato come contratto a tempo determinato fino al 30 giugno 2019 dopo che saranno passati i quattro mesi di deroga già previsti dal testo del decreto, dopo che la sentenza del consiglio di Stato aveva escluso la possibilità di inserirli definitivamente delle graduatorie a esaurimento.

Il concorso straordinario

Intanto cominceranno le procedure per un concorso straordinario per tutti coloro che hanno solo il diploma magistrale abilitante e per i laureati in scienze della formazione primaria, purché nel corso degli ultimi 8 anni scolastici abbiano svolto almeno due annualità di servizio specifico anche non continuative, su posto comune o sostegno. Il concorso che sarà costituito solo da una prova orale e per il resto farà valere i titoli sarà su base regionale, il punteggio sarà composto in questo modo: 70 punti per i titoli 30 punti per la prova orale. Tra i titoli valutabili: superamento concorsi precedenti altre abilitazioni di livello universitario 50 dei 70 punti per il servizio. Queste graduatorie che si formeranno serviranno per l’assunzione del 50 per cento dei docenti delle graduatorie di merito. Le graduatorie a questo punto saranno: quelle del concorso 2016, quella di questo concorso straordinario e dei concorsi ordinari banditi con cadenza biennale. Nel testo è specificato che le graduatorie del concorso 2016 hanno la priorità.

Graduatorie ad esaurimento per gli idonei

Un altro emendamento della maggioranza si occupa degli idonei all’ultimo concorso, quello del 2016, che da mesi protestavano per essere inseriti in una graduatoria e non vedere «scadere» la loro idoneità con il bando del prossimo concorso. Anche per loro il governo ha in serbo una «sanatoria»: le graduatorie saranno valide fino all’esaurimento degli idonei.

Diplomati magistrale e SFP, ci sarà concorso riservato con due anni di servizio. Approvato, scarica il testo

da Orizzontescuola

Diplomati magistrale e SFP, ci sarà concorso riservato con due anni di servizio. Approvato, scarica il testo

di redazione

Approvato in Commissione l’emendamento della maggioranza al decreto dignità relativo alla questione dei diplomati magistrale, cui la sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha sbarrato le porte delle graduatorie ad esaurimento.

Scarica emendamento  approvato

Il provvedimento si pone una duplice finalità, fermo restando l’esecuzione delle sentenze di merito:

  1. salvaguardare la continuità didattica per l’a.s. 2018/19;
  2. risolvere la questione diplomati magistrale e dei laureati in SFP tramite un concorso straordinario.

Sintetizziamo nelle due tabelle seguenti i contenuti dell’emendamento.

Continuità didattica a.s. 2018/19

Reclutamento diplomati magistrale e laureati in SFP

Concorso straordinario riguardante le assunzioni presso la scuola dell’infanzia e primaria:

Scarica emendamento  approvato

Immissioni in ruolo 2018/19, confermate 57322 assunzioni: 13329 sostegno e 43993 posto comune

da Orizzontescuola

Immissioni in ruolo 2018/19, confermate 57322 assunzioni: 13329 sostegno e 43993 posto comune

di redazione

In data odierna, si è svolto un nuovo incontro Miur-Sindacati sulle immissioni in ruolo del personale docente per l’a.s. 2018/19.

Numeri

Il Ministero, come riferito dalla Flc Cgil, ha confermato che le immissioni in ruolo saranno 57322:

  • 13329 su sostegno;
  • 43993 posto comune.

Quanto alla suddivisione del contingente per provincia, posto e classe di concorso si attendono gli ultimi controlli del Ministero dell’Economia.

Tempistica

Le immissioni in ruolo non si chiuderanno il 6 agosto, data questa comunicata dal Miur, ma si potranno protrarre sino al 31 agosto.

Istruzioni

Nel corso dell’incontro l’amministrazione ha chiarito alcuni aspetti relative alle istruzioni operative che gli uffici dovranno per il regolare svolgimento delle operazioni di assunzione.

In particolare, le indicazioni hanno riguardato i diplomati magistrale inseriti in GaE con riserva, i quali possono essere destinatari delle immissioni in ruolo con clausola risolutiva, che sarà applicata nel momento in cui si darà esecuzione alla sentenza di merito. Il personale in questione potrà, comunque, svolgere il servizio per l’intero anno scolastico grazie al decreto dignità, fermo restando che venga approvato senza modifiche.

Il nostro speciale sulle immissioni in ruolo a.s. 2018/19

In aumento gli italiani depressi e gli alunni con disabilità intellettiva, lo dice l’Istat

da La Tecnica della Scuola

In aumento gli italiani depressi e gli alunni con disabilità intellettiva, lo dice l’Istat