Al via 8 mila trattative d’istituto

da ItaliaOggi

Al via 8 mila trattative d’istituto

Il contratto tra dirigenti e Rsu va firmato entro il 15 novembre, salvo il potere di ordinanza

Dirigenti scolastici ed Rsu alle prese con la contrattazione integrativa di istituto in ciascuna delle 8 mila scuole. Il termine finale, fissato dal nuovo contratto, dovrebbe essere il 30 novembre. Ma si tratta di un termine ordinatorio. Vale a dire: di un termine, decorso il quale, non decade il diritto delle parti di proseguire le trattative per trovare un accordo. La normativa generale e il nuovo contratto prevedono, però, che se non si giunge alla stipula del contratto in tempi congrui, il dirigente scolastico può provvedere a regolare autonomamente le materie sulle quali le parti non siano addivenute ad una mediazione. Si tratta del cosiddetto potere di ordinanza, già utilizzato in passato dall’amministrazione centrale quando non si raggiunse un accordo sulla mobilità. E cioè di un istituto espressamente previsto dal decreto legislativo 165/2001, che è stato recepito nel nuovo contratto con l’articolo 7.

C’è però un’eccezione per le materie che riguardano la ripartizione del fondo di istituto e le retribuzioni accessorie. In questi casi il dirigente, fermo restando il potere di provvedere provvisoriamente, è tenuto a continuare a trattare con le Rsu fino al raggiungimento dell’accordo. In particolare, il comma 7 dello stesso articolo prevede che, qualora non si raggiunga l’accordo ed il protrarsi delle trattative determini un oggettivo pregiudizio alla funzionalità dell’azione amministrativa, il dirigente può provvedere, in via provvisoria, sulle materie oggetto del mancato accordo, fino alla successiva sottoscrizione. Ma è tenuto a proseguire le trattative al fine di pervenire in tempi celeri alla conclusione dell’accordo.

A questo proposito il contratto fissa in 45 giorni la durata ordinaria delle trattative e la facoltà di prorogarle per ulteriori 45 giorni. Ma anche in questo caso non si tratta di termini perentori. Tanto più che lo stesso comma 7 fa riferimento agli obblighi di correttezza e buona fede cui sono tenute le parti nel dare esecuzione al contratto.

Le materie demandate dalla contrattazione collettiva nazionale al tavolo negoziale di istituto riguardano la fruizione dei diritti sindacali, la flessibilità oraria, i criteri di allocazione delle risorse per la formazione del personale, il cosiddetto diritto alla disconnessione, l’utilizzo delle tecnologie informatiche, la sicurezza, la ripartizione del fondo di istituto e le retribuzioni accessorie.

Le novità di quest’anno riguardano, essenzialmente, il diritto alla disconnessione e la contrattazione del bonus merito. Per quanto riguarda la disconnessione, si fa riferimento alla facoltà, per i docenti e i non docenti, di non connettersi a internet al di fuori dell’orario di lavoro. Con l’avvento di internet, della posta elettronica e dei social, infatti, è prassi che le comunicazioni che il dirigente scolastico invia ai docenti e al personale Ata non passino più attraverso lo strumento cartaceo delle note e delle circolari interne.

I dirigenti scolastici, infatti, tendono a preferire la notifica tramite la pubblicazione sul sito internet dell’istituzione scolastica oppure tramite posta elettronica. Non sono rari caso in cui, addirittura, le comunicazioni passino attraverso i social come, per esempio, WhatsApp. Ciò determina una sorta di «reperibilità di fatto» non prevista da alcuna norma di legge o contrattuale. Che invade la sfera privata dei lavoratori per 24 ore al giorno e che, spesso, viene utilizzata senza tenere presente alcun termine di preavviso. La contrattazione collettiva, dunque, ha demandato alla contrattazione di istituto la definizione di questa materia.

Ma la locuzione utilizzata (diritto alla disconnessione) è del tutto impropria. Ciò che va contrattato, infatti, non può essere la compressione del tempo vitale spettante al lavoratore una volta decorso il termine della prestazione lavorativa. Quanto, invece, i tempi dell’orario di lavoro in cui il lavoratore sia tenuto ad informarsi circa gli ordini di servizio emanati dal dirigente.

Bisogna inoltre tenere presente che l’obbligo di notifica resta a carico dell’amministrazione in quanto parte datoriale. Che deve provvedere, diligentemente, a verificare che le comunicazioni siano andate a buon fine avendo cura di acquisire un cenno di ricevuta dei destinatari.

Esattamente come avveniva quando le comunicazioni avvenivano in forma cartacea. La contrattazione integrativa di istituto, dunque, deve semplicemente individuare i tempi della giornata lavorativa in cui il lavoratore deve preoccuparsi di adempiere all’obbligo di visionare le comunicazioni. Ma sempre entro l’orario di lavoro. In caso contrario si tratterebbe di reperibilità. Vale a dire: di una prestazione eccedente l’orario di lavoro dei docenti e dei non docenti. Che non può essere utilizzata perché il contratto non prevede le necessarie risorse economiche necessarie a retribuire il relativo impegno aggiuntivo.

L’altra novità importante è la contrattualizzazione dei criteri per la determinazione dei compensi accessori dei docenti legati al merito. Il nuovo contratto sottoscritto il 19 aprile 2018 prevede, infatti, che la contrattazione integrativa di istituto debba individuare e regolare i criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla valorizzazione del personale, «ivi compresi quelli riconosciuti al personale docente ai sensi dell’art. 1, comma 127, della legge n. 107/2015». L’Aran, con le note 15209 del 29.08.2018 13029 del 19/07/2018, ha spiegato però che la contrattazione non può incidere sui criteri sostanziali fissati dalla legge Ma è competente per definire gli importi minimi e massimi da collegare alle materie oggetto della valorizzazione e la percentuale massima dei docenti ai cui assegnare le risorse.

L’agenzia ha chiarito, inoltre, che la contrattazione deve riguardare sia il bonus del decorso anno scolastico 2017/2018 che quello relativo all’anno scolastico 2018/2019. Le risorse del bonus non possono essere utilizzate per scopi diversi dalla valorizzazione del personale docente, ma possono essere incrementate nel caso in cui i fondi destinati ad altri capitoli rimangano inutilizzati. Così come previsto dall’articolo 9, comma 2 del contratto integrativo nazionale sul fondo per il miglioramento dell’offerta formativa del 1° agosto scorso, che così dispone: «Resta ferma la possibilità per la singola istituzione scolastica di definire con la contrattazione integrativa di istituto le finalità e le modalità di ripartizione delle eventuali risorse non utilizzate nell’anno scolastico 2018-2019, anche per le finalità diverse da quelle originarie».

La contrattazione d’istituto non ha competenza, invece, in merito alla definizione dei criteri sostanziali per l’individuazione dei docenti aventi titolo al bonus. Che devono essere individuati dal comitato di valutazione secondo i seguenti parametri fissati dal comma 129 della legge 107/2015: qualità dell’insegnamento, risultata i ottenuti e incarichi organizzativi svolti.

Cancellata la riapertura delle Gae Prove Invalsi alla maturità 2020

da ItaliaOggi

Cancellata la riapertura delle Gae Prove Invalsi alla maturità 2020

Il milleproroghe è legge, tutte le misure approvate

Emanuela Micucci

Il decreto Milleproroghe 2018 è legge. Dopo l’approvazione definitiva in Senato della legge conversione (numero 108) e la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 21 settembre, il provvedimento è in vigore da sabato scorso. Tra le novità lo stop all’apertura delle graduatorie ad esaurimento che l’emendamento, riaperte nel corso del dibattito parlamentare, in Senato, dopo l’approvazione di un emendamento proposto da LeU che avrebbe permesso l’ingresso nelle Gae a quanti erano in possesso di abilitazione nelle graduatorie provinciali, inclusi i diplomati magistrali e gli Itp.

Un errore tecnico l’approvazione dell’emendamento, aveva subito precisato la maggioranza, tanto che nel passaggio finale alla Camera la disposizione è stata cancellata: le Gae restano ad esaurimento, senza nessuna possibilità di inserimento di nuovi abilitati. Slittano al 31 dicembre 2019 i termini per effettuare le analisi di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici e decidere da parte del Cipe lo stanziamento dei fondi destinati all’edilizia scolastica.

Rinviati alla maturità 2020 lo svolgimento delle prove Invalsi e dell’alternanza scuola-lavoro quali requisiti per l’ammissione all’esame di Stato, anche se nell’attuale anno scolastico le rivelazioni degli apprendimenti dell’Invalsi in italiano, matematica ed inglese debutteranno in V superiore e gli esiti saranno annotati nel curricolo dello studente, mentre l’alternanza resta curricolare per le stesse ore previste finora dalla Buona Scuola, almeno 400 in tecnici e professionali e almeno 200 nei licei, in attesa che un apposito provvedimento ne modifichi l’impianto.

Viene poi confermata la possibilità per le famiglie di presentare per l’iscrizione dei bimbi al nido e alla materna un’autocertificazione sulle vaccinazioni obbligatorie effettuate o che sono state prenotate presso l’Asl in attesa di regolarizzare la dichiarazione entro il 10 marzo 2019.

Sarà consentita la possibilità di estendere al 31 dicembre 2018 le eventuali somme non spese nell’anno scolastico 2016/2017 con la carta del docente. Per le scuole all’estero sono stati soppresse norme introdotte al testo del Milleproroghe approvato al Senato, che consentivano una proroga a domanda fino a 6 anni dei mandati di quattro anni, la riduzione da 6 a 3 anni del periodo di interruzione fra due periodi di servizio all’estero e la riduzione da 6 a 3 anni del periodo da assicurare all’estero per ottenere la destinazione.

Il bonus cultura per i 18enni viene esteso per tutto il 2018.

Chiamata diretta, tocca al senato

da ItaliaOggi

Chiamata diretta, tocca al senato

In arrivo in commissione l’AS 753: i presidi non sceglieranno più i prof di nuova nomina

Marco Nobilio

I docenti che hanno la titolarità su ambito diventeranno titolari nell’istituzione scolastica dove stanno prestando servizio. Se attualmente stanno prestando servizio in una scuola di ambito diverso da quello dove sono titolari, assumeranno la titolarità presso l’ultima scuola dell’ambito di titolarità dove hanno prestato servizio oppure dove sono titolari di incarico triennale. Lo prevede il disegno di legge AS 753 presentato dal leghista Mario Pittoni, presidente della commissione cultura del senato (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi del 28 agosto scorso). La proposta di provvedimento, che dovrebbe essere assegnato a breve alla commissione competente per la discussione, dispone l’abrogazione espressa delle norme della legge 107/2015 che hanno introdotto la chiamata diretta. Il dispositivo prevede anche che, dall’anno 2019/2020, le immissioni in ruolo comporteranno l’assegnazione della titolarità sella sede all’atto dell’accettazione della proposta di assunzione. E quindi saranno esenti dalla chiamata diretta.

Il disegno di legge, dunque, risolve il problema della chiamata diretta, ma non prevede alcuna soluzione per il problema dei trasferimenti d’ufficio dei docenti da un comune all’altro, che vengono disposti dai dirigenti scolastici quando nella stessa istituzione scolastica vi sono sedi su diversi comuni. Una situazione particolarmente delicata che, per certi versi, è un effetto collaterale dell’istituzione degli organici dell’autonomia introdotti dalla legge 107 insieme alla chiamata diretta.

A causa del calo del numero degli alunni il dimensionamento scolastico ha portato all’accorpamento di molte scuole in un unico istituto. L’accorpamento ha determinato a sua volta la costituzione di istituzioni scolastiche con molti plessi, spesso ubicati in comuni diversi. E ciò ha indotto molti dirigenti scolastici ad assegnare ai docenti cattedre anche ubicate in altri comuni. Senza tenere in alcun conto il fatto che, in questi, casi, si tratta di veri e propri trasferimenti d’ufficio. Che prima di essere disposti necessiterebbero dell’applicazione di procedure più complesse di quelle ordinariamente previste per l’assegnazione dei docenti alle classi. Non sono rari i casi, quindi, di docenti in vetta alle graduatorie di istituto che, nonostante nel decorso anno scolastico abbiano insegnato in un comune, dal 1° settembre, si siano visti assegnare sedi scolastiche collocati in altro comune.

Il fenomeno sta assumendo dimensioni preoccupanti soprattutto negli istituti di istruzione secondaria di II grado. Che a causa dell’istituzione dell’organico dell’autonomia, hanno subito l’unificazione dei codici dei plessi in quello dell’istituzione scolastica di cui fanno parte. Per esempio, in un istituto superiore formato da 4 scuole, prima tali scuole avevano 4 distinti organici identificati con 4 distinti codici. E ogni docente risultava titolare nell’organico della singola scuola componente, che veniva indentificata con il suo singolo codice.

Ciò determinava la titolarità sul plesso e, in caso di contrazione del numero delle classi, l’applicazione delle tutele contrattuali ai fini dell’individuazione del perdente posto da trasferire d’ufficio. Che veniva identificato nel docente collocato nell’ultima posizione delle graduatoria di istituto. Il dirigente, quindi, non poteva assegnare, al docente titolare in un plesso, una cattedra ubicata in un plesso diverso. E tutto veniva gestito sulla base di un sistema di regole tassative previste dal contratto sulla mobilità. Con l’avvento della legge 107/2015, invece, gli organici dei singoli plessi sono confluiti in un unico organico corrispondente a quello dell’istituzione scolastica. Che a sua volta ha un suo codice meccanografico. E siccome si tratta ormai di un unico istituto, anche se con sedi in più comuni, ciò sta inducendo molti dirigenti scolastici ad assegnare le classi ai docenti senza tenere conto che, in alcuni casi, ciò determina una modificazione definitiva della sede geografica della prestazione.

Per cancellare definitivamente gli effetti della legge 107/2015 in materia di mobilità, quindi, sarebbe opportuno inserire nel disegno di legge una disposizione per vincolare il potere del dirigente di assegnare i docenti alle classi alle sole classi ubicate nel comune di attuale servizio. In alternativa si potrebbe prevedere l’assunzione della titolarità sul comune.

Il disegno di legge Pittoni prevede, invece, che l’assunzione della titolarità della sede avrà effetti in riferimento alla istituzione scolastica occupata dal docente interessato in organico di diritto a prescindere dal comune di servizio. Fermo restando che il docente assumerà la titolarità della sede di provenienza e non sulla sede dove presta servizio in utilizzazione o assegnazione provvisoria. Le nuove disposizioni non assumeranno rilievo sulla situazione dei docenti soprannumerari senza sede. Il disegno di legge prevede, inoltre, che gli ambiti rimarranno in piedi. E la relativa estensione territoriale potrà essere modificata con cadenza triennale dagli uffici scolastici. Circa l’abolizione della chiamata diretta si registrano le prime reazioni sindacali favorevoli, di Uil scuola e Cisl scuola.

Concorso per abilitati, niente ammessi con riserva

da ItaliaOggi

Concorso per abilitati, niente ammessi con riserva

Il cds: troppi ricorrenti, procedura a rischio

Marco Nobilio

Il Consiglio di stato ha deciso di non concedere ai laureati l’ammissione con riserva al concorso riservato agli abilitati. La Sesta sezione dei giudici di palazzo Spada ha spiegato che la misura cautelare non può essere concessa. Perlomeno fino a quando la Corte costituzionale non si pronuncerà sulla legittimità delle norme che precludono ai non abilitati la possibilità di partecipare al concorso riservato. Perché i ricorrenti sono talmente tanti che, se ammessi, seppure con riserva, l’effetto sarebbe quello di compromettere lo svolgimento del concorso. Lo ha stabilito la sesta sezione del Consiglio di stato con una serie di ordinanze gemelle emesse ieri sulla medesima questione (tra le tante, si veda l’ordinanza 4588/2018 reg.prov.cau.). La sezione ha spiegato che sono state presentati molti altri appelli cautelari di docenti che chiedono di essere ammessi con riserva al medesimo concorso riservato in attesa della decisione della Corte costituzionale, pur in assenza dell’abilitazione all’insegnamento. Ma l’accoglimento di tali istanze comporterebbe, per l’elevato numero degli ammessi con riserva, un mutamento della natura dello stesso concorso in esame, in assenza delle esigenze di certezza e di continuità che solo la pronuncia della Corte Costituzionale può dare. E in definitiva, tale situazione, secondo i giudici amministrativi, «si risolverebbe in una sostanziale sospensione della stessa fonte legislativa primaria, prima che sulla sua legittimità si sia pronunciata la Corte costituzionale». Sulla base della considerazione dell’alto numero di ricorrenti, dunque, il collegio ha ritenuto di dover bilanciare gli interessi pubblici e privati coinvolti, e di decidere nel senso che le esigenze cautelari dei ricorrenti possano essere adeguatamente soddisfatte mediante la definizione nel merito, che dovrà essere la più sollecita possibile all’esito della decisione della Corte costituzionale in ordine alla questione sollevata con l’ordinanza del Tar Lazio n. 5134 del 2018. In altre parole, i giudici hanno ritenuto di impedire di pregiudicare la procedura concorsuale in atto ammettendo diverse migliaia di concorrenti in più. Perché l’ammissione con riserva avrebbe comportato una crescita esponenziale del numero dei candidati. E ciò avrebbe messo l’amministrazione in forte difficoltà allungando i tempi della procedura e mettendo a rischio la legittimità degli esiti del concorso.

Neoimmessi in ruolo: differenza tra assunti da concorso 2016 e concorso 2018

da Orizzontescuola

Neoimmessi in ruolo: differenza tra assunti da concorso 2016 e concorso 2018
di Nino Sabella

Il Miur, come riferito, ha pubblicato la nota n. 41693 del 21/09/2018, relativa al percorso annuale FIT a.s. 2018/19, che assolve agli obblighi dell’anno di formazione e prova per i docenti assunti dalle GMRE 2018.

Neoimmessi da concorso 2018: come si svolge anno prova FIT. Nota Miur

Vediamo in questa scheda le differenze, riguardanti l’anno di formazione e prova e la posizione giuridico-economica, tra docenti ammessi al III anno FIT e docenti assunti in ruolo da GaE e GM 2016 (compresi anche coloro i quali hanno ottenuto il passaggio di ruolo o ripetono l’anno di prova per la seconda e ultima volta o che, immessi in ruolo, non hanno potuto svolgere prima l’anno per il mancato raggiungimento dei giorni di servizio e di attività didattica previsti).

Posizione giuridico-economica

Il contratto dei docenti ammessi al terzo anno FIT prevede le medesime condizioni normative ed economiche di quello di supplenza annuale. Ne consegue che i predetti docenti godono delle tutele contrattuali previste per i docenti a tempo determinato in materie di ferie, permessi, malattia … e percepiscono il medesimo trattamento economico dei supplenti annuali. L’assunzione in ruolo avviene in seguito al superamento del percorso svolto.

I docenti assunti da GaE e da GM 2016 sono assunti direttamente con contratto a tempo indeterminato e svolgono l’anno di formazione e prova ai fini della conferma in ruolo.

In sostanza, i docenti ammessi al terzo anno FIT restano precari (per un anno), mentre quelli assunti da GaE e da GM 2016 entrano direttamente in ruolo. 

Percorso formativo

L’anno di formazione e prova dei docenti immessi in ruolo da GaE e GM 2016 è disciplinato dal DM n. 850/2015 (attuativo della legge 107/2015). Per l’anno scolastico 2018/19, il Miur ha pubblicato la nota n. 35085 del 2 agosto 2018, volta a fornire apposite indicazioni.

Il percorso annuale FIT  è disciplinato dal DM n. 984/2017, cui rinvia la nota del 21 settembre 2018.

Riportiamo nella tabella seguente le attività che i neoassunti e gli ammessi al III anno FIT devono svolgere:

Dalla tabella si evince che:

  • gli ammessi al FIT  non svolgono i laboratori formativi (e/o visite in scuole innovative), non partecipano agli incontri organizzati a livello territoriale e svolgono un progetto di ricerca-azione, diversamente dai docenti assunti da GaE e GM 2016;
  • sia gli uni (FIT) che gli altri (GaE e GM 2016) svolgono attività di osservazione in classe, sebbene in modalità e tempi differenti, e attività online, quale la produzione del portfolio professionale (o meglio di tutte le attività che lo costituiscono: bilanci, progettazione didattica…);
  • sia i docenti FIT che gli assunti da GM 2016 e GaE svolgono il colloquio finale, ai fini rispettivamente dell’assunzione (FIT) e della conferma in ruolo (GM 2016 e GaE).

Ambiente Online

Per i docenti FIT sarà presente, nell’ambiente online dell’Indire, una sezione dedicata, ai fini dello svolgimento delle attività previste per il portfolio professionale, come già per i docenti assunti da GaE e GM 2016.

L’ambiente online sarà disponibile, sia per gli uni che per gli altri, dal mese di novembre 2018.

Tutor

I docenti ammessi al III anno FIT sono anch’essi affiancati da un tutor (in attesa di un apposito DM, al tutor dei docenti FIT si applica l’articolo 12 del DM 850/15).

Commissione di valutazione

La Commissione per la valutazione finale dei docenti FIT, leggiamo nel decreto 984/17, comprende i soggetti  di cui all’articolo 11, comma 4, del D.lgs. 297/94, come modificato dalla legge 107/2015, ossia i componenti del comitato di valutazione nella composizione prevista per la valutazione finale dei docenti assunti da GaE e GM 2016:

  • dirigente scolastico (che preside la commissione);
  • due docenti scelti dal Collegio docenti e uno dal Consiglio di Istituto;
  • tutor.

Il dirigente scolastico, leggiamo nel DM 984/2017 (quindi per la valutazione finale del percorso annuale FIT), può integrare la commissione di valutazione con docenti universitari o ricercatori che abbiano svolto attività nell’ambito dei TFA o PAS nella specifica classe di concorso/posto del docente FIT.

Conferma/assunzione in ruolo

Per i docenti assunti da GaE e da GM 2016, è il dirigente scolastico a decretare la conferma o meno in ruolo, tenuto conto del parere del comitato di valutazione, dal quale può comunque discostarsene.

Per i docenti FIT, invece, è la commissione di valutazione a deliberare il superamento o meno del percorso.

Ripetibilità anno di prova e formazione

I docenti assunti da GaE e da GM 2016 hanno la possibilità di ripetere l’anno di prova in caso di valutazione negativa.

Il III anno FIT, invece, non è ripetibile, per cui si può svolgere una sola volta (ricordiamo che l’On. Azzolina ha depositato al riguardo un OdG).

nota del 21 settembre 2018

nota n. 35085 del 2 agosto 2018

Corsi specializzazione sostegno, Bussetti: stiamo accelerando i tempi

da Orizzontescuola

Corsi specializzazione sostegno, Bussetti: stiamo accelerando i tempi
di redazione

Il Ministro Bussetti, come comunicato dallo stesso sul proprio profilo FB, è stato oggi ospite di Fuori TG.

Carenza docenti di sostegno

Nel corso della trasmissione, il titolare del Miur ha affrontato il problema-sostegno, consistente nella carenza di docenti specializzati.

Corsi specializzazione

Bussetti ha affermato, come già fatto in diverse altre occasioni, che sono in cantiere nuovi corsi di specializzazione per il sostegno, vista la grande carenza di docenti in possesso di titolo.

I corsi saranno attivati per 10.000 posti da suddividere tra scuola  dell’infanzia, scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.

Tempistica

Sollecitato da una precisa domanda, il Ministro ha risposto che “stiamo definendo le procedure legislative utili ad accelerarne l’avvio”.

Bussetti: snellimento concorso dirigenti per superare reggenze

da Orizzontescuola

Bussetti: snellimento concorso dirigenti per superare reggenze
di redazione

Il Ministro Bussetti, come comunicato dallo stesso su FB, è oggi intervenuto a Fuori TG, affrontando il tema delle numerose reggenze, che caratterizzano le nostre istituzioni scolastiche.

40% scuole in reggenza

Le scuole in reggenza, nel corrente anno scolastico, sono più del 40%.

Il Ministro non ha smentito il succitato dato, ammettendo l’esistenza del problema.

Come risolvere il problema

Al fine di incrementare, già dal prossimo anno scolastico, l’organico dei dirigenti scolastici, figura definita dal Ministro di fondamentale importanza, si interverrà per snellire il corso-concorso per dirigente scolastico, che è in corso di svolgimento.

Bussetti: “Chi vince il concorso sale in cattedra”

da La Tecnica della Scuola

Bussetti: “Chi vince il concorso sale in cattedra”
Di Andrea Carlino

Lunga intervista a Italia Oggi per il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

Il sistema per il reclutamento cambierà: il Fit, la formazione iniziale e tirocinio, previsto dalla Buona Scuola, non ci sarà. Troppi, infatti, i tre anni post laurea, serve un sistema molto più veloce. Il progetto a cui lavorano i tecnici del Miur prevede l’integrazione con esami ad hoc del percorso di laurea e poi via, il concorso. Chi lo supera va in cattedra.

Il nuovo reclutamento dovrebbe partire già il prossimo anno con l’obiettivo di reclutare docenti più giovani.

Queste le parole del ministro: “È mia intenzione dare una volta per tutte regole certe. In questi anni sono stati creati troppi percorsi diversi, sono state fatte innumerevoli promesse rimaste disattese a chi voleva diventare insegnante. È arrivato il momento di stabilire un’unica strada d’accesso: concorsi in base ai posti vacanti e disponibili. E vincoli di permanenza per un certo numero di anni. È così che rispettiamo le ambizioni di questa categoria professionale. E restituiamo dignità ai docenti, pilastri della nostra scuola”.

“Attraverso la legge 107 sono stati assunti migliaia di docenti, è vero. Ma in maniera confusa e in alcuni casi lesiva dei loro diritti. Pensiamo a coloro che si sono dovuti trasferire lontano da casa a causa dei calcoli di un freddo algoritmo. Chi ha partecipato al concorso, invece, non solo ha dovuto superare una selezione, ma avrebbe dovuto intraprendere anche un percorso di formazione, un tirocinio, della durata di tre anni, prima dell’effettiva immissione in ruolo. Tutto questo non va bene. Né per gli insegnanti, né per gli studenti”.

La scuola e la scelta educativa: la difesa del costo standard di sostenibilità

da La Tecnica della Scuola

La scuola e la scelta educativa: la difesa del costo standard di sostenibilità

L’avvertimento di Casalino? Era diretto anche al Miur

da La Tecnica della Scuola

L’avvertimento di Casalino? Era diretto anche al Miur
Di Pasquale Almirante

Secondo un articolo del Il sussidiario, l’uscita del portavoce del premier, Rocco Casalino, che minacciava con una chat  purghe ai dirigenti del ministero dell’Economia, rei di non essere in grado di trovare i fondi per finanziare il reddito di cittadinanza, era diretta anche ai funzionari del Miur.

“Il ministero di viale Trastevere –si legge sul Sussidiario– è la dimostrazione lampante di tale logica. Giova ricordare come la “Buona Scuola” di Renzi sia stata azzoppata all’interno del ministero guidato dalla Giannini, una linguista dell’Università di Perugia che poco o nulla sapeva dell’apparato burocratico che doveva gestire. Anche il ministro Moratti subì la stessa sorte e chi non si ricorda del plenipotenziario Domenico Fazio, che tra gli anni 80 e l’inizio del duemila metteva in riga politici di tutte le razze e stagioni?”

Bussetti è avvisato: conterà pochissimo.

“Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti è dunque avvisato, lui che dovrebbe conoscere molto bene l’organizzazione amministrativa del Miur, avendo ricoperto sino a pochi mesi fa un incarico dirigenziale periferico del ministero di cui ora è al vertice. Bussetti deve sapere (o forse sa molto bene) che al Miur conterà pochissimo e che quel dicastero è pieno zeppo di funzionari che vogliono una scuola onnicomprensiva, poco propensa all’efficienza, sempre prona all’accordo politico-sindacale, fortemente centralizzata, ma allo stesso tempo scarsamente interessata alle sfide educative, ideali e formative a cui i giovani italiani chiamano ogni giorno i loro docenti.

Leggere i curriculum per conoscere i funzionari

“Per capire come si perpetua questa classe dirigente basta andare sui siti ministeriali e leggersi i curricula dei vari direttori. Una lettura interessante per farsi un’idea di come si formino le competenze di che governa davvero la scuola. Fino a quando?”

Mattarella: ‘Assicurare l’istruzione è un dovere inderogabile della Repubblica’

da Tuttoscuola

Mattarella: ‘Assicurare l’istruzione è un dovere inderogabile della Repubblica’ 

Quest’anno il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico ha confortato l’opinione di coloro che ritengono che tra i tanti incarichi ricoperti nella sua importante carriera politica quello nel quale egli si è maggiormente identificato, sentendolo come congeniale alle proprie inclinazioni e priorità valoriali, è quello di Ministro dell’Istruzione.

La scuola, ha sottolineato il Presidente, è “una cartina al tornasole, un barometro della nostra concreta condizione di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra le persone” ed è per questo che “assicurare l’istruzione è un dovere inderogabile della Repubblica”. Perciò “organizzare, e garantire, un sistema formativo adeguato ai tempi è una assoluta priorità politica e istituzionale”. Queste parole, dette quasi trent’anni dopo l’anno scolastico 1989-1990, nel quale Mattarella si impegnò, da ministro della Pubblica Istruzione, a gettare le fondamenta del grande – e incompiuto – progetto dell’autonomia delle scuole, fanno capire quanto egli consideri tuttora insoddisfatta l’esigenza di rafforzare e rilanciare il ruolo della scuola, e quanto deve essergli costato abbandonare il cantiere delle riforme scolastiche: da quella dell’autonomia (diversa e assai più proattiva di quella poi realizzata da Luigi Berlinguer) a quella dell’istruzione secondaria superiore, in quegli anni al centro dell’importante lavoro di riprogettazione – secondo una architettura unitaria e bipartisan– svolto dalla Commissione presieduta dal sottosegretario Beniamino Brocca, una personalità politica a lui molto vicina per valori ideali e visione della scuola.

Forse un piccolo segno di quanto egli sia rimasto legato a quel cantiere e a quell’impegno, drasticamente interrotto dopo un anno (luglio 1989-luglio 1990) dalle vicende della politica, si può leggere nel fatto che nel suo discorso egli non abbia mai parlato di “dirigenti scolastici”, figli di una fase politica posteriore, ma di “presidi” (due volte) e “direttori didattici”, interlocutori privilegiati della “sua” visione dell’autonomia delle scuole. Un’autonomia dal basso, partecipante.

Concorso straordinario: non basta partecipare

da Tuttoscuola

Concorso straordinario: non basta partecipare 

L’operazione salvataggio dei vecchi diplomati magistrali, prevista dalla legge ‘dignità’, muove i primi passi importanti verso il concorso straordinario per posti comuni e di sostegno nella scuola primaria e dell’infanzia.

Nell’incontro con le organizzazioni sindacali di giovedì scorso il Miur ha presentato la bozza di decreto che dovrà regolamentare i dispositivi da cui uscirà il bando. Il testo del decreto, dopo essere adeguatamente sistemato, passerà al vaglio del CSPI e, forse, del Consiglio di Stato per l’acquisizione dei pareri di rito, prima di diventare formalmente regolamento da cui potrà finalmente uscire il bando.

Considerati i tempi tecnici complessivi, il bando potrebbe essere pubblicato tra la fine di ottobre e i primi di novembre con presentazione delle domande di partecipazione entro la metà di dicembre.

Difficile quantificare il numero dei possibili candidati, anche perché la decorrenza della fascia temporale degli otto anni scolastici entro cui i candidati devono avere prestato almeno i due anni di servizio richiesti potrebbe determinare l’inclusione o l’esclusione di parecchi di loro.

Si stima che i candidati possano superare ampiamente le 10 mila unità, ma potrebbero essere anche molti di più del previsto, con il rischio – molto concreto per la scuola dell’infanzia – che le graduatorie di merito possano richiedere molti anni per essere smaltite.

La certezza del posto assicurato (il concorso non prevede selezione) potrebbe indurre molti candidati a snobbare qualsiasi forma di preparazione, con la conseguenza di trovarsi alla fine in fondo alla graduatoria e dover attendere anni e anni prima di arrivare al sospirato posto (sempre che non arrivi prima l’età della pensione).

Senza l’affanno che spesso accompagna lo svolgimento di un concorso, conviene comunque non rimanere con le mani in mano in vista del colloquio orale (unica prova prevista dalla legge), e cercare una preparazione che aiuti a scalare la graduatoria per un posto di ruolo.

Fiera Didacta 2018, inviata Circolare del Miur a tutti i dirigenti scolastici

da Tuttoscuola

Fiera Didacta 2018, inviata Circolare del Miur a tutti i dirigenti scolastici

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha inviato in questi giorni una circolare ai dirigenti scolastici per informare tutte le istituzioni scolastiche della più importante manifestazione italiana dedicata alla scuola del futuro: “Fiera Didacta Italia”, che si terrà dal 18 al 20 ottobre alla Fortezza da Basso di Firenze.

L’Indire, partner scientifico della manifestazione, ha organizzato un programma per i docenti che contiene oltre 190 eventi, tra workshop immersivi, debate e convegni. Per info su come partecipare basta consultare il seguente link http://fieradidacta.indire.it/modalita-di-partecipazione/

Il Miur sarà presente con un proprio stand, denominato Arena, nel quale si terranno, nel corso dei tre giorni, workshop tematici a cura delle direzioni generali del Miur, dedicati innovazione nell’ambito metodologico, didattico gestionale ed organizzativo. I workshop sono rivolti ai dirigenti scolastici, docenti, direttori dei servizi amministrati e personale ATA.

Anagrafe Edilizia scolastica

Al via l’operazione trasparenza sui dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, da oggi disponibili in chiaro, per singolo istituto scolastico, attraverso il portale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nella sezione dedicata ai dati e open data.

“Si tratta di un’operazione trasparenza molto importante e senza precedenti – sottolinea il Ministro Marco Bussetti – che consente finalmente a tutti i cittadini di conoscere con precisione quale sia lo stato di salute degli edifici scolastici presenti sul territorio nazionale. L’avevamo annunciata, anche a seguito di un Accordo quadro siglato con la Conferenza Unificata lo scorso 6 settembre, e stiamo mantenendo l’impegno preso, rispettando i tempi, anche in risposta alle molte sollecitazioni arrivate in questi anni da associazioni che si sono battute per la sicurezza delle nostre scuole, penso a Cittadinanzattiva e Legambiente”.

Da oggi, prosegue Bussetti, “abbiamo un quadro ancora più chiaro per poterci muovere rapidamente nell’individuare le priorità di intervento. Lavoreremo in stretta collaborazione con gli Enti locali per velocizzare le opere di manutenzione. Rispetto al passato – spiega il Ministro – si registra qualche miglioramento nei dati, ma molto resta da fare. Dobbiamo correre. Si è perso purtroppo troppo tempo. Abbiamo risorse da spendere che erano rimaste ferme. Oltre 7 miliardi. Abbiamo già sbloccato oltre 1 miliardo per l’antisismica e 1,7 miliardi per interventi di messa in sicurezza. Abbiamo semplificato le procedure di spesa grazie all’Accordo in Conferenza Unificata che ci consente di attribuire le risorse direttamente agli Enti locali, senza passaggi intermedi. L’Anagrafe da ora in poi, sempre grazie a questo Accordo, sarà aggiornata in tempo reale: non dovremo più attendere mesi o anche anni per sapere come stanno le nostre scuole. E sarà anche migliorata con una quantità maggiore di dati che consentiranno di lavorare al meglio per capire dove c’è maggior bisogno di intervento. Faremo tutto questo insieme e Regioni ed Enti locali che, va ricordato, sono proprietari degli edifici scolastici”.

Il Ministero, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ha anche avviato una mappatura satellitare degli edifici scolastici per poter verificare eventuali spostamenti, anche millimetrici, degli edifici scolastici negli ultimi 8 anni e far partire i necessari controlli.

Dall’ultimo aggiornamento dell’Anagrafe emerge che in Italia c’è un patrimonio edilizio scolastico composto da 40.151 edifici attivi che fanno capo agli enti locali, 22.000 di questi edifici sono stati costruiti prima del 1970. L’aggiornamento ha consentito un censimento più completo del precedente con un +17,8% di edifici intercettati, che nella precedente rilevazione risultavano inattivi.

Ad oggi, il 53,2% degli edifici possiede il certificato di collaudo statico (la prima norma che introduce in Italia l’obbligo del certificato di collaudo statico è la legge 5 novembre 1971, n. 1086, il 22,3% degli edifici senza questo certificato è costruito prima del 1970). Il 59,5% non ha quello di prevenzione incendi. Il 53,8% non ha quello di agibilità/abitabilità. Il 78,6% delle scuole ha il piano di emergenza. Il 57,5% degli edifici è dotato di accorgimenti per ridurre i consumi energetici. Le barriere architettoniche risultano rimosse nel 74,5% degli edifici.

“Sono dati che dobbiamo migliorare. In fretta – chiude il Ministro -. Stiamo lavorando celermente per dare risposte certe a ragazzi, personale scolastico e famiglie. Siamo al governo dal primo giugno e credo che abbiamo già dimostrato, in pochi mesi e con fatti concreti, la nostra attenzione a questo tema. La scuola è per milioni di cittadini una seconda casa dove devono potersi sentire sicuri”.