Diario d’Esame 2014-2015 – XVII edizione *
Una guida, passo per passo, al lavoro delle Commissioni
a cura di Dario Cillo
* in Notizie della Scuola,
A. XLII, n. 19/20,
Napoli, Tecnodid,
1 – 30 giugno 2015
Diario d’Esame 2014-2015 – XVII edizione *
Una guida, passo per passo, al lavoro delle Commissioni
a cura di Dario Cillo
* in Notizie della Scuola,
A. XLII, n. 19/20,
Napoli, Tecnodid,
1 – 30 giugno 2015
Raccolta aggiornata delle norme sull’esame di Stato conclusivo del 1° ciclo d’Istruzione
a cura di Giuseppe Guastini
In questa raccolta sono riunite in modo organico la maggior parte delle disposizioni in materia di ESAME DI STATO CONCLUSIVO DEL 1° CICLO D’ISTRUZIONE.
Anticipo che – in omaggio alla semplificazione normativa – questo esame è disciplinato da almeno 18 tra leggi, regi decreti, decreti legislativi, DPR, decreti ministeriali, ordinanze ministeriali, circolari etc.
Trattandosi di disposizioni sovrapposte lungo un arco temporale di quasi un secolo, il “copia-incolla” non è sufficiente a comporre un testo normativo coerente e soprattutto aggiornato.
Nella maggior parte dei casi è bastato non riportare le disposizioni non più in vigore o sostituite da altre più recenti. In altri casi si è reso necessario un aggiornamento terminologico (es.: “scuola media”, “provveditore agli studi” etc); in altre circostanze – limitate — si sono dovute introdurre, nel testo storico, integrazioni sostanziali, come ad esempio nel caso di “CITTADINANZA E COSTITUZIONE” nell’ambito delle “materie d’esame” o del rilascio dei “certificati provvisori sostitutivi” del diploma, per i quali sono intervenute le restrizioni della legge 183/2011.
Giuseppe Guastini
PARTE PRIMA: NORME GENERALI E DI SFONDO
1- ASPETTI ORDINAMENTALI
al quale sono ammessi gli alunni giudicati idonei a norma del comma 4-bis dell’art. 11 del D.L.vo 59/2004 [vedere anche successivo punto 7 lettere “c” e “d” ].
2- SEDI, SESSIONI E COMMISSIONE ESAMINATRICE
3- ATTRIBUZIONI DEL PRESIDENTE [interamente dal DPR 362/1966]
4- MATERIE D’ESAME
in sede di esame viene verificata, nell’ambito del previsto colloquio pluridisciplinare, anche la competenza musicale raggiunta al termine del triennio sia sul versante della pratica esecutiva, individuale e/o d’insieme, sia su quello teorico [dall’art. 8 DM 201/1999; si veda anche successivo punto 15, lettera “c”].
PARTE SECONDA: ASPETTI PEDAGOGICI E VALUTATIVI
5- ASPETTI PEDAGOGICI FONDAMENTALI
6- IL RUOLO DEL COLLEGIO DEI DOCENTI
e modalità fanno parte integrante del piano dell’offerta formativa [dall’art. 1, comma 5 del DPR 122/2009].
7- IL RUOLO DEL CONSIGLIO DI CLASSE
all’esame medesimo [dall’art. 11, comma 4 bis del D.L.vo 59/2004 ].
8- VALUTAZIONE CONCLUSIVA
9- CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
Relativamente alla secondaria di primo grado, viene stilato in sede di scrutinio finale solo per gli studenti ammessi all’esame di Stato e consegnato alle famiglie degli alunni che abbiano sostenuto l’esame stesso con esito positivo.
Il modello nazionale per gli alunni con disabilità certificata viene compilato per i soli ambiti di competenza coerenti con gli obiettivi previsti dal piano educativo individualizzato (PEI).
Per gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), dispensati dalle prove scritte in lingua straniera, si fa riferimento alla sola dimensione orale di tali discipline. Per gli alunni con DSA, esonerati dall’insegnamento della lingua straniera, ai sensi del decreto ministeriale 12 luglio 2011, non viene compilata la relativa sezione..
PARTE TERZA: PROVE D’ESAME
10- PROVE D’ESAME
a) L’esame di stato consiste nelle prove scritte di italiano, matematica e lingue straniere e in un colloquio pluridisciplinare su tutte le materie [dall’art.183 del D.L.vo 297/1994].
istituzioni scolastiche competenti [dall’art. 11, comma 4 ter del D.L.vo 59/2004 ].
prove scritte per le lingue straniere comunitarie in un unico giorno o in due giorni distinti [dalla CM 48/2012].
11- PROVA SCRITTA DI ITALIANO
a) La prova scritta di italiano viene formulata in modo da consentire all’alunno di mettere in evidenza la propria capacità di rielaborazione e di organizzazione delle conoscenze acquisite. La prova dovrà accertare la coerenza e l’organicità del pensiero, la capacità di espressione personale e il corretto ed appropriato uso della lingua.
b) Nel rispetto dell’autonomia delle singole scuole, la prova di italiano si svolge sulla base di almeno tre tracce, formulate in modo da rispondere quanto più possibile agli interessi degli alunni. Le tracce, a scelta del candidato, terranno conto delle seguenti indicazioni di massima:
12- PROVE SCRITTE DI INGLESE E SECONDA LINGUA COMUNITARIA
elementi descrittivi, che permetta all’allievo di cogliere i nessi temporali e di causa-effetto in esso
rilevanti;
vita quotidiana ;
sviluppo degli argomenti;
inequivocabilmente ricavabili da quanto detto, in precedenza o in seguito, nel dialogo stesso;
riferirsi non soltanto alle informazioni esplicitamente date nel testo ma anche a quanto è da esso
implicitamente ricavabile al fine di saggiare più ampiamente le capacità di lettura da parte
dell’allievo.
E’ appena il caso di ricordare che ogni prova comporta che l’alunno si esprima nella lingua straniera. I criteri di valutazione terranno in debito conto, a seconda delle prove, le capacità sia di comprensione che di produzione [dal DM 26/8/1981]
zato e consolidato, è oggetto di autonoma valutazione mediante l’effettuazione di prova scritta.
Le commissioni d’esame, nella loro funzione organizzativa, possono stabilire se svolgere le due
prove scritte per le lingue comunitarie in un unico giorno o in due giorni distinti, ferma restando
l’opportunità che tali prove si svolgano separatamente e siano oggetto di autonoma valutazione.
Resta fermo che quanto sopra indicato non riguarda le situazioni di quegli studenti che si
avvalgano delle ore di seconda lingua comunitaria per il potenziamento della lingua inglese o per il
potenziamento della lingua italiana. In tal caso, ovviamente, la seconda lingua comunitaria non è
oggetto di prova di esame [dalla CM 48/2012].
13- PROVA SCRITTA DI MATEMATICA
La prova scritta di matematica ed elementi di scienze e tecnologia deve tendere a verificare le capacità e le abilità essenziali individuate dal curricolo di studi. La prova può essere articolata su più quesiti,(NB: è superato il precedente vincolo di tre o quattro quesiti. ndr) che non comportino soluzioni dipendenti l’una dall’altra per evitare che la loro progressione blocchi l’esecuzione della prova stessa. Nel rispetto dell’autonomia delle scuole, i quesiti potranno toccare aspetti numerici, geometrici e tecnologici, senza peraltro trascurare nozioni elementari nel campo della statistica e della probabilità. Uno dei quesiti potrà riguardare gli aspetti matematici di una situazione avente attinenza con attività svolte dagli allievi nel corso del triennio nel campo delle scienze sperimentali. La commissione deciderà se e quali strumenti di calcolo potranno essere consentiti, dandone preventiva comunicazione ai candidati [dalla CM 32/2008].
14- PROVA SCRITTA A CARATTERE NAZIONALE
15- IL COLLOQUIO PLURIDISCIPLINARE
Ad esempio, le capacità di osservazione e di visualizzazione relative all’educazione artistica possono essere accertate anche nel corso di una conversazione su un tema di carattere letterario o scientifico. Come pure la capacità di collocazione storica può essere accertata anche in una conversazione relativa agli sviluppi della tecnica. In altri termini, il colloquio, dovrà svolgersi con la maggior possibile coerenza nella trattazione dei vari argomenti, escludendo però ogni artificiosa connessione. Sarà proprio dal modo e dalla misura con cui l’alunno saprà inserirsi in questo armonico dispiegarsi di spunti e di sollecitazioni che scaturirà il giudizio globale sul colloquio stesso [dal DM 26/8/1981].
16- DIVIETI
PARTE QUARTA: ASPETTI PROCEDURALI
17- ASPETTI TECNICO-PROCEDURALI [interamente ripreso dall’OM 90/2001]
18 – PUBBLICAZIONE DEGLI ESITI
In caso di mancato superamento dell’esame, le istituzioni scolastiche adottano idonee modalità di
comunicazione preventiva alle famiglie dei candidati; nell’albo della scuola l’esito viene
pubblicato con la sola indicazione di “ESITO NEGATIVO”, senza alcuna indicazione di voto.
19 – CUSTODIA DEGLI ATTI D’ESAME E DIRITTO D’ACCESSO [interamente ripreso dall’OM 90/2001]
PARTE QUINTA: CANDIDATI CON PROFILI PARTICOLARI
20- CANDIDATI IN SITUAZIONE DI DISABILITA’
dall’articolo 315, comma 1, lettera “b”, del testo unico di cui al D.L.vo n. 297/1994. [art. 9 DPR 122/2009].
svolgimento e di differenziazione delle prove [art. 9 DPR 122/2009].
21- CANDIDATI CON DISTURBO SPECIFICO DI APPRENDIMENTO
utilizzare per le prove scritte gli strumenti compensativi previsti dal piano didattico personalizza_
to (PDP) o da altra documentazione, redatta ai sensi dell’art. 5 del D.M. 5669 del12 luglio 2011.
[dalla CM 48/2012].
candidati lo svolgimento dell’esame sia al momento delle prove scritte, sia in fase di colloquio. I candidati possono usufruire di dispositivi per l’ascolto dei testi della prova registrati in formato “mp3” [dalla CM 48/2012].
conformità con quanto indicato dal citato DM, di individuare un proprio componente che possa
leggere i testi delle prove scritte. Per i candidati che utilizzano la sintesi vocale, la commissione
può provvedere alla trascrizione del testo su supporto informatico. In particolare, si segnala
l’opportunità di prevedere tempi più lunghi di quelli ordinari per lo svolgimento della prove scritte,
con particolare riferimento all’accertamento delle competenze nella lingua straniera, di adottare
criteri valutativi attenti soprattutto al contenuto piuttosto che alla forma [dalla CM 48/2012].
ci nel caso in cui siano stati impiegati per le verifiche in corso d’anno o comunque siano ritenuti
utili nello svolgimento dell’esame, senza che venga pregiudicata la validità delle prove [dalla CM
48/2012].
dalle prove scritte;
se maggiorenne;
o permanente, tenendo conto delle valutazioni diagnostiche e sulla base delle risultanze degli
interventi di natura pedagogico-didattica [dall’Art. 6, comma 5 del DM 5669/2011].
Per i candidati con diagnosi di disturbo specifico di apprendimento (DSA), che hanno seguito un percorso didattico ordinario, con la sola dispensa dalle prove scritte ordinarie di lingua/e straniera/e, la commissione sottopone i candidati medesimi a prova orale sostitutiva delle prove scritte. La commissione, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe, stabilisce modalità e contenuti della prova orale sostitutiva, che ha luogo nei giorni destinati allo svolgimento delle prove scritte di lingua straniera, al termine delle stesse, o in un giorno successivo, purché compatibile con il calendario delle prove orali [dalla CM 48/2012].
22- CANDIDATI ESTERNI
I candidati esterni possono presentare domanda di ammissione agli esami di idoneità o di licenza ad una sola scuola. Qualora, per comprovate necessità, il candidato sia costretto a cambiare sede, nella nuova domanda deve far menzione di quella precedentemente presentata, pena l’annullamento delle prove [dall’OM 90/2001].
Il dirigente dell’ufficio scolastico territorialmente competente, al quale devono essere immediatamente trasmesse le documentate domande di ammissione agli esami dei candidati privatisti che risultino essere stati preparati da uno o più insegnanti della scuola, dispone la assegnazione di detti candidati ad altra commissione di esame della stessa sede o sede viciniore. Di tale assegnazione deve essere data tempestivamente comunicazione diretta agli interessati [dall’OM 90/2001].
PARTE SESTA: I DIPLOMI
(interamente ripresa dalla CM 51/2010)
23- IL FORMATO
sul retro del diploma è presente unicamente un riquadro ove occorre indicare la data di consegna ed il numero progressivo assegnato sul “Registro dei diplomi”.
24- ASPETTI PROCEDURALI
Se la consegna, invece, viene fatta dopo la conclusione degli esami, i diplomi, allo scopo di non produrre giacenze presso le scuole, verranno forniti in base al fabbisogno reale (numero dei diplomati meno il numero dei diplomi, di nuovo modello, non utilizzati negli anni precedenti e, quindi, giacenti presso ciascuna scuola), come da tempestiva comunicazione da effettuare da parte dalle medesime scuole.
In questo secondo caso resta fermo che le scuole dovranno, come sotto indicato, successivamente inviare, all’Ufficio territoriale, “un unico elenco dei licenziati con indicazione, per ciascuno di questi, del numero del diploma predisposto (che sia stato o meno già consegnato) e del relativo anno di stampa”.
se studente interno ovvero esterno;
la data di conferimento del diploma;
la data di firma del diploma da parte del Presidente della commissione o del Dirigente scolastico
delegato (poiché tale data non figura sul diploma occorre farne oggetto, allo scopo, di preventiva
annotazione su distinto, apposito documento di riferimento);
il numero progressivo (preferibilmente su base annua: es. n. 18/2010) assegnato al diploma;
il numero del diploma e del relativo anno di stampa (i numeri dei diplomi ed i relativi anni di
stampa devono figurare anche sui “Registri di carico e scarico dei diplomi” tenuti sia dalle scuole
che dagli Uffici territoriali);
la qualità di colui/ei che ritira il diploma avendone titolo (genitore, ecc.);
gli estremi di un valido documento di identità o di riconoscimento del ricevente (art. 35 D.P.R. 28
dicembre 2000, n. 445);
la firma per esteso del ricevente (per ricevuta).
In questa evenienza:
licenziati, previa verifica dell’esattezza dei loro contenuti in relazione agli atti d’esame;
un “per” e, sotto, occorre indicare, a stampa o a stampatello, in colonna “Il Dirigente Scolastico
delegato” e, tra parentesi, il suo nome e cognome.
25- RILASCIO
26- ANNULLAMENTO DEI DIPLOMI
intestati a candidati il cui esame è stato annullato;
di vecchio modello non utilizzati.
27- ATTI DA INVIARE AGLI UFFICI SCOLASTICI TERRITORIALI
predisposto (che sia stato o meno già consegnato) e del relativo anno di stampa;
stampa) in quanto eccedenti il fabbisogno. Questi diplomi sono conservati dalle scuole e utilizzati
per l’anno scolastico successivo;
numero dei diplomi, di nuovo modello, non utilizzati giacenti presso la scuola;
recante indicazione del numero di ciascun diploma e del relativo anno di stampa. I diplomi
annullati vengono uniti a tale distinta e consegnati a mano; della avvenuta ricezione farà fede un
verbale, in duplice copia, recante indicazione del loro numero quale rilevato con apposito
conteggio congiunto. Il verbale viene datato e sottoscritto da chi consegna e da chi riceve.
ESAMI: Incontro di generazioni
di Davide Leccese
Siamo prossimi all’Esame di Stato. Cominciano le ansie degli studenti e delle famiglie, anche perché dall’esito dell’esame dipenderà l’immediato futuro dei giovani, molti dei quali destinati alla prosecuzione degli studi nell’università.
Trattiamo questo tema, apparentemente generale, per svaporare il clima di tensione psicologica, onestamente eccessiva, che accompagna la preparazione agli Esami di Stato, sia da parte degli studenti (e delle famiglie) che da parte dei docenti.
Siamo convinti che l’ampliare la prospettiva d’analisi faciliti una lettura organica di un rapporto complesso ed impegnativo, qual è quello tra due generazioni.
Sì, perché l’Esame è un’occasione privilegiata – da sfruttare appieno – di dialettica generazionale, con quel che comporta un mettere di fronte adulti e giovani, ruoli di insegnamento (e di valutazione) e di apprendimento.
Gli esaminatori rappresentano il tentativo – intelligente, speriamo – di una società (la scuola è una comunità educante) che, avendo fornito delle conoscenze e delle competenze (sistematiche, metodiche e critiche) e abilità, verifica che le stesse siano transitate dalla mente a tutta la personalità del discente; e tale verifica assume il tono dell’ufficialità obiettiva (o istituzionale) perché i giovani si convincano dell’inderogabilità dell’accertamento, come momento di maturazione significativa.
L’esame allo studente, dimostrando che egli ha imparato, gli consente di verificare come gli adulti siano disposti a credere e ad avallare la sua crescita e quale peso assegnino al suo “crescere”.
La dialettica, una certa contrapposizione è nell’ordine delle cose, proprio perché diversa è la prospettiva di vita. Un tempo fummo noi contrapposti e dialettici ai nostri adulti di riferimento e oggi lo sono con noi i giovani.
Molti degli adulti hanno dimenticato il loro passato di studenti (sovente burrascoso, incerto e critico) e pretendono dai giovani quello che essi non furono: logici, sistematici, costanti, appropriati nell’esposizione, prudenti nelle affermazioni, documentati nelle idee, “scientifici”. A meno che non si voglia far credere ai giovani che anche per la scuola ci fu un’età dell’oro (il passato), splendida come in certe favole mitologiche. A meno che non si voglia mimetizzare l’idea (patetica) che nella scuola sono transitati, come docenti, i migliori studenti di ieri!
In sede di esame l’adulto dovrà porsi di fronte al giovane come sinceramente curioso delle sue idee, attento alle sue affermazioni, disponibile a seguirne i percorsi mentali, convinto che il cambiamento, come acquisizione non istantanea e puntuale delle conoscenze e delle competenze, in genere, e l’apprendimento sono pedetentim progredientes, cioè hanno bisogno del loro tempo per affermarsi come comportamento. Chi fa della verifica di esame l’accertamento di uno stato “definitivo e totale” prende una cantonata valutativa pericolosa. L’invito è a constatare il possesso dei “processi”, delle idee significative, dei sistemi chiari di conoscenza; a verificare se ha cognizione di “fatti” culturali su cui potrà costruire gli ulteriori apprendimenti; a far emergere una capacità di confronto che significhi attenzione per quel che sostengono gli altri e dignitosa difesa delle proprie idee.
Non vorremmo, poi, che passasse l’idea, nel giovane studente – sottoposto ad esame – che, possedute le idee e le competenze “scolastiche”, si abbiano già tutte le chiavi per aprire le porte della vita reale. Nella scuola tradizionale vige ancora una sorta di principio deterministico, che trasmigra da certi docenti a certi studenti: conosciute le teorie, verificate (in astratto) le esperienze di pensiero, si è pronti per la pratica della vita. La vita, invece, presenta impennate esistenziali talmente imprevedibili, da richiedere una ridiscussione continua delle certezze. E la riapertura del dibattito è possibile solo se, nella scuola – fino all’Esame di Stato – si è dato al giovane l’abito mentale della prudenza, assieme al coraggio delle proprie idee e soprattutto, la voglia di confrontarsi con gli altri, anche con quelli più “bravi” di lui.
ISTRUZIONI PER L’USO1) Scaricare il file in formato zip2) Scompattare il file: selezionare il file e con il tasto dx, nella finestra di dialogo, fare CLIC col tasto sn sulla voce “Estrai i file”3) Aprire la cartella automaticamente creata
4) Lanciare la presentazione in Power Point “Un nuovo syllabus per gli esami di Stato”Si consiglia di consultare in primo luogo la presentazione Power Point (Un nuovo syllabus per gli esami di stato), dalla quale, attivando i collegamenti inseriti, sarà possibile accedere alle informazioni contenute in tutti i file presenti nella cartella.
Verso un esame di Stato… incompetente!
di Maurizio Tiriticco
Il nostro strano Paese… la nostra strana Scuola… Mentre la cm 3, i suoi allegati e i suoi modelli per la certificazione delle competenze da effettuare alla fine della scuola primaria e del primo ciclo di istruzione stanno agitando gli insegnanti dei nostri istituti comprensivi, sulle competenze da accertare e da certificare alla fine del secondo ciclo di istruzione tutto tace.
Per quanto riguarda gli adempimenti di cui alla cm 3, potremmo dire, con Shakespeare: molto rumore per nulla! Nulla, infatti, concludono i nostri studenti alla fine del primo ciclo di istruzione, sotto il profilo formale, in quanto sono tenuti a proseguire gli studi per conseguire l’obbligo nel primo biennio dell’istruzione secondaria di secondo grado o nell’istruzione e formazione professionale regionale. A tal fine interviene il dm 139/07, che contiene la descrizione delle competenze, opportunamente distinte tra quelle di cittadinanza e quelle culturali, con i relativi indicatori: le prime “curvate” dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006; le seconde, propriamente culturali, distribuite lungo quattro assi pluridisciplinari.
Avremmo immaginato che, se si vogliono certificare competenze intermedie prima di quelle conclusive del percorso obbligatorio, sarebbe stato opportuno che si tenessero nel debito conto quelle da certificare alla fine. Se un aspirante cuoco alla fine del percorso di apprendimento dovrà cucinare un’anatra all’arancia, sarà opportuno che in precedenza si sappia destreggiare con un uovo al tegamino! Ma così non è! I “profili di competenza” – per altro un linguaggio estraneo a un discorso mirato sulle competenze: sembra una riedizione dei “traguardi” – ignorano del tutto le competenze di fine obbligo, se non con un semplice richiamo formale. Non solo: la logica operativa con cui le competenze di cui alla cm 3 devono essere certificate nulla ha a che fare con la logica proposta dal dm 139. Si apre così uno iato nel nostro Sistema di istruzione obbligatorio: in effetti il primo ciclo sembra chiudersi in se stesso e ignorare del tutto che costituisce solo un segmento di quel curricolo progressivo e verticale di cui ormai si parla da anni! Se ne parla, ma non si opera, a quanto sembra.
Al pasticcio in cui versano il “discorso” sulle competenze e la relativa certificazione riguardanti il primo ciclo, si accompagna un secondo pasticcio, che riguarda il secondo ciclo. Ho detto e scritto più volte – e non sono il solo – che, concludendosi con questo anno scolastico il riordino dell’intero secondo ciclo avviato nell’anno scolastico 2010-2011, sarebbe stato inderogabilmente necessario riordinare – E PER TEMPO – anche l’esame di Stato che lo conclude. Sia nelle Indicazioni nazionali per i licei, anche se in modo più “sfumato”, che nelle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali, si insiste sul fatto che il nostro sistema secondario di istruzione si conclude con quella certificazione di cui ormai parliamo da anni. E nelle Linee guida le competenze sono chiaramente indicate come la risultante di una interazione costante e progressiva tra conoscenze e capacità/abilità (il cosiddetto modello dolmen) L’articolo 6 della legge 425/97, che 18 anni fa ha riformato l’esame di Stato, indica chiaramente che, se vogliamo concorrere con l’Europa, o meglio facilitare l’accesso al lavoro o a studi ulteriori i nostri giovani su una platea ormai transnazionale, non possiamo rinunciare ad accertare e a certificare le concrete competenze da loro raggiunte. Ciò per il semplice fatto che una COMPETENZA è da tutti leggibile, un VOTO no!
Così, anche quest’anno abbiamo perduto il treno delle competenze. E sarebbe assurdo che a Pasqua, alla vigilia della chiusura dell’anno scolastico, il Miur intervenisse in merito. Ormai il danno è fatto! Eppure, le competenze terminali del secondo ciclo nelle Linee guida sono chiaramente descritte, anche se distinte per disciplina. A questo proposito, va ricordato che una competenza, soprattutto a livelli professionalizzanti o professionali, difficilmente afferisce a una sola disciplina. E nel corso degli anni (le Linee guida per i trienni sono state pubblicate con due Direttive del 2011), un lavoro di aggregazione pluridisciplinare sarebbe stato possibile.
Per quanto riguarda la “sfumatura” – se si può dir così – delle competenze disciplinari, di cui alle Indicazioni nazionali per i licei, è opportuno sottolineare che nelle stesse Indicazioni sono opportunamente enfatizzati i “risultati di apprendimento comuni a tutti i percorsi liceali” (si veda l’allegato A al dpr 89/10). Tali risultati sono distinti in 5 aree: metodologica; logico-argomentativa; linguistica e comunicativa; storico-umanistica; scientifica, matematica e tecnologica. Ogni area è scandita negli opportuni indicatori. Si tratta di una indicazione di cui le commissioni d’esame dovrebbero tenere il debito conto, soprattutto in sede di colloquio che, com’è noto, è rigorosamente multidisciplinare. E’ noto che non sempre questo criterio viene rispettato, anche per l’oggettiva difficoltà che deriva da anni e anni di insegnamenti assolutamente monodisciplinari. E’ evidente la difficoltà che incontrano commissari e alunni nel momento in cui, come per incanto, si deve passare alla conduzione di un colloquio di cui si ha scarsa esperienza, fatte salve le simulazioni che a volte si conducono nelle quinte classi.
Un’attenta lettura degli indicatori, di cui a ciascun’area, può agevolmente condurre i commissari – e gli stessi insegnanti di classe nel corso degli anni scolastici (le simulazioni finali lasciano sempre il tempo che trovano) – a predisporre giorno dopo giorno criteri e modi per la conduzione del colloquio. Se è vero, com’è vero, che una competenza attraversa sempre più di una disciplina, sarà anche vero che un candidato venga “certificato” come competente nella misura in cui sa aggregare opportunamente i saperi acquisiti e non perché “cade” di fronte ai un singolo quesito: quesito che, in un colloquio professionalmente condotto, non dovrebbe neanche proporsi.
E concludo osservando che l’intero sistema di istruzione è in sofferenza, non solo per gli stanziamenti insufficienti e tutti i mali che lo affliggono, ma anche perché l’amministrazione è improvvida. Le scuole, anzi, le Istituzioni Scolastiche – che dovrebbero essere Autonome – in questo periodo sono tenute alla compilazione del Rav. A quando un Rav anche per la nostra Amministrazione? Solo le scuole devono interrogarsi per scoprire in che cosa devono migliorare? Basta con i generali che scaricano tutto sulle povere truppe!
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica
FAQ Esami di Stato Secondo Ciclo
Con CM 1/15 e DM 39/15, del 29 gennaio 2015, il MIUR indica le materie e le modalità di svolgimento della seconda prova scritta degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado, nonché le materie affidate ai commissari esterni
Maturità 2015, Giannini sceglie le materie della seconda prova
Latino al Classico, Matematica allo Scientifico, Tecniche della Danza al Coreutico e più attenzione alle lingue
Debuttano all’Esame gli indirizzi della riformaLatino al Classico, Matematica allo Scientifico, Economia Aziendale negli Istituti tecnici ad indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing, Scienza e Cultura dell’Alimentazione nei Professionali dove si studiano Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità alberghiera, Tecniche della danza al Liceo Coreutico e Teoria, analisi e composizione al Musicale. Sono alcune delle materie scelte per la seconda prova della Maturità 2015 che vedrà debuttare gli indirizzi della riforma delle superiori avviata nell’anno scolastico 2010/2011.
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha firmato l’apposito decreto che definisce anche le tre discipline affidate ai commissari esterni, con una particolare attenzione alle lingue. Le prove scritte della Maturità 2015 avranno inizio il prossimo 17 giugno, con italiano. Il 18 sarà la volta della prova scritta nella materia caratterizzante ciascun indirizzo. Il Miur sta inviando alle scuole anche la circolare che specifica le modalità di svolgimento e le tipologie del secondo scritto.
I Licei
Al Classico viene rispettata la tradizionale alternanza fra le lingue classiche: quest’anno è la volta della versione di Latino. Continuità anche allo Scientifico: Matematica è materia di seconda prova nell’indirizzo tradizionale e anche in quello delle Scienze Applicate. Le Scienze Umane (Antropologia, Pedagogia, Psicologia e Sociologia) saranno proposte nella seconda prova dell’omonimo indirizzo liceale (sezioni tradizionali): sono previsti la trattazione di un argomento relativo a questi ambiti disciplinari, più alcuni quesiti di approfondimento. Per le Scienze Umane ad indirizzo Economico-Sociale, la seconda prova verterà su Diritto ed Economia politica: potrà essere proposta sia la trattazione di problemi o temi disciplinari sia, in alternativa, l’analisi di casi o situazioni socio-politiche, giuridiche ed economiche.
Per il Linguistico, cambia la modalità di scelta della lingua: fino ad oggi, lo studente selezionava il giorno dello scritto quella su cui cimentarsi, potendo optare fra tutte le lingue studiate nel quinquennio. Quest’anno, la scelta è spettata al Ministro che ha indicato come materia della seconda prova la prima lingua, quella studiata in modo più approfondito nel corso dei cinque anni e che potrà essere diversa a seconda dell’offerta formativa individuata dalle singole scuole. La prova al Linguistico si articola in due parti che prevedono l’analisi e comprensione testuale e l’elaborazione di un testo narrativo, descrittivo o argomentativo. Molto ricca la rosa di materie degli Artistici che contano diversi indirizzi e prevedono discipline che vanno dal Design, alla Scenografia, alle Discipline pittoriche. La prova dell’Artistico consisterà nell’elaborazione di un progetto e potrà essere articolata su più giorni. Debutto per i Licei coreutico e musicale: sono materia di seconda prova Teoria, analisi e composizione al Musicale e Tecniche della danza al Coreutico. Nei Musicali la prova si svolgerà in due parti e in due giorni: la prima parte può riguardare l’analisi di una composizione o la composizione di un brano, la realizzazione e descrizione di un percorso digitale del suono o la progettazione di un’applicazione musicale. La seconda parte, il giorno successivo, consiste nella prova di strumento. Anche al Coreutico ci saranno due giorni di prove: la prima parte prevede l’esibizione collettiva, su un tema specifico riferito agli ambiti della sezione classica e contemporanea e una relazione accompagnatoria. La seconda parte, il giorno successivo, consiste nella prova di esecuzione individuale.
Gli Istituti tecnici
Fra le materie scelte per i Tecnici ci sono Economia aziendale nell’indirizzo Amministrazione, finanza e marketing; Lingua Inglese nell’indirizzo legato al Turismo; Disegno, progettazione e organizzazione industriale per chi studia Meccanica, Meccatronica e Energia; Struttura, costruzione, sistemi e impianti del mezzo per l’indirizzo Trasporti e Logistica; Progettazione Multimediale per chi studia Grafica e Comunicazioni. Nei Tecnici la prova avrà durata di un giorno per 6 ore e può consistere nell’analisi di testi, casi e nella realizzazione di progetti.
Istituti professionali
Fra le materie scelte per gli Istituti professionali ci sono Psicologia generale e applicata per l’indirizzo Servizi Socio-sanitari; Scienza e cultura dell’alimentazione per l’indirizzo Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera; Tecniche professionali dei servizi commerciali per i Servizi Commerciali; Tecniche di produzione e organizzazione per Produzioni industriali e artigianali. Anche nei Professionali la prova avrà durata di un giorno per 6 ore e darà maggiore peso alla risoluzione di casi pratici.Quest’anno sono 149 gli istituti coinvolti nel progetto Esabac, per il rilascio del doppio diploma italiano e francese.
Esiti dell’esame di Stato e degli scrutini nella scuola secondaria di I grado – A.S. 2013/2014
(Gennaio 2015)
a cura del Servizio Statistico – MIUR
Il MIUR, con Nota 26 novembre 2014, AOODGOSV Prot. n. 7354, indica le norme per lo svolgimento della seconda prova scritta negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado, a decorrere dall’anno scolastico 2014-2015.
La riforma delle superiori arriva a ‘Maturità’
Nella seconda prova debuttano le materie previste dai nuovi ordinamentiMusica, Danza, Design e Scienze naturali. Sono alcune fra le materie che a giugno debutteranno alla seconda prova della Maturità. L’impianto dell’Esame resta inalterato, ma entrano in gioco le discipline di indirizzo previste dalla riforma delle superiori che quest’anno va a regime. Con la circolare inviata oggi alle scuole viene fornito un quadro completo delle materie fra cui il Ministro sceglierà ogni anno quella con cui i maturandi dovranno cimentarsi il secondo giorno dell’Esame di Stato.
Nessun cambiamento per il liceo classico, Latino e Greco restano le discipline caratterizzanti: gli studenti dovranno tradurre una versione da una delle due lingue all’italiano. Allo Scientifico (anche per l’opzione sportiva) saranno possibile oggetto della seconda prova Matematica e Fisica. Per l’indirizzo Scienze applicate dello Scientifico il Ministro potrà scegliere anche le Scienze Naturali. Per tutti gli indirizzi dello Scientifico continua ad essere prevista la trattazione di un problema a scelta del candidato fra i due proposti più alcuni quesiti. La seconda prova del Liceo delle scienze umane verterà sulle Scienze Umane (Antropologia, Pedagogia, Sociologia) nell’indirizzo di base: sono previsti la trattazione di un argomento relativo a questi ambiti disciplinari più alcuni quesiti di approfondimento. Per chi studia con l’opzione Economico Sociale si aggiunge alle Scienze Umane Diritto ed Economia Politica: qui potrà essere proposta sia la trattazione di problemi o temi disciplinari, sia, in alternativa, l’analisi di casi o situazioni socio-politiche, giuridiche ed economiche. Più ricca la rosa di materie, da quest’anno, al Liceo artistico che ora ha più indirizzi: entra anche il Design. La prova dell’Artistico consisterà nell’elaborazione di un progetto.
Per il Linguistico cambia la modalità di scelta della lingua per la seconda prova: finora era lo studente, il giorno dello scritto, a selezionare quella su cui cimentarsi, potendo optare fra tutte le lingue studiate nel percorso di studi. Ora sarà il Ministro ad indicare la lingua oggetto di verifica. La prova si articola in due parti che prevedono l’analisi e comprensione testuale e l’elaborazione di un testo narrativo, descrittivo o argomentativo.
Quest’anno debuttano alla Maturità anche i licei Musicali e Coreutici. Chi studia musica nella seconda prova dovrà cimentarsi con la Teoria, Analisi e Composizione della Musica o con le Tecnologie Musicali. Nei Licei musicali la prova si svolgerà in due parti e in due giorni: la prima parte può riguardare l’analisi di una composizione o la composizione di un brano, la realizzazione e descrizione di un percorso digitale del suono o la progettazione di un’applicazione musicale. La seconda parte, il giorno successivo, consiste nella prova di strumento.
Le Tecniche della danza saranno oggetto della seconda prova dell’Esame del Liceo coreutico. Anche qui ci saranno due giorni di prove: la prima parte prevede l’esibizione collettiva, su un tema specifico riferito agli ambiti della sezione classica e contemporanea e una relazione accompagnatoria. La seconda parte, il giorno successivo, consiste nella prova di esecuzione individuale. Per i Tecnici e i Professionali si punta sulle Lingue e non solo su materie pratiche negli indirizzi che riguardano il Turismo. Per lo svolgimento della seconda prova, in particolare negli Istituti tecnici e professionali, gli studenti potranno eventualmente avvalersi anche delle conoscenze e competenze maturate attraverso le esperienze di alternanza scuola lavoro, stage e formazione in azienda. Quest’anno l’Esame di Stato comincia il 17 giugno, con la prima prova scritta di italiano, a seguire il 18 la seconda prova di indirizzo, oggetto della circolare odierna.
Non tutti i mali vengono per nuocere!
di Maurizio Tiriticco
Leggo su Tuttoscuola-Focus n. 531/651 che sarebbe seria intenzione del Ministro Giannini la “trasformazione dell’esame di maturità in una specie di scrutinio di fine ciclo presieduto da un presidente esterno”.
Saranno in molti a considerare questo cambiamento una sciagura, anche perché in corso d’opera, potremmo dire! Svolte di questo tipo necessitano di tempi solitamente distesi perché le si possa affrontare con la dovuta preparazione! Mah! Ormai le nostre istituzioni scolastiche autonome – si fa per dire – sono più che abituate a dover svendere la propria autonomia di fronte a un’amministrazione centrale che è quella di sempre! Autoreferenziale e direttiva.
Tuttavia, a mio modesto giudizio, una volta tanto, la scelta del risparmio ci può consentire di imboccare la strada giusta per un rinnovo radicale non solo dell’esame ma anche delle attività di studio che lo precedono.
Com’è noto, quella indicazione dell’articolo 6 della legge 425/97, che ha riformato l’esame di maturità, secondo la quale “il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle competenze, conoscenze e capacità acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea” non ha avuto mai una concreta applicazione. Il Parlamento aveva chiesto al Paese e all’Amministrazione PI una svolta importante per allineare il nostro sistema di istruzione a quello degli altri Paesi, ma la nostra Amministrazione, di fatto, non fu capace, allora, di condurre in porto l’innovazione.
Pertanto, a tutt’oggi, dopo quasi un ventennio (sic!), le commissioni non sono ancora in grado di certificare le competenze acquisite dal candidato, ma si limitano soltanto a indicare il punteggio raggiunto nelle prove d’esame. Il che non documenta affatto che cosa il soggetto sa fare né come lo fa! E rende di fatto “illeggibile” il diploma in tutti i Paesi dell’Unione europea. E non solo!
Il fatto è che negli anni Novanta nella nostra Amministrazione non vi era una chiara consapevolezza di che cosa sia una competenza e quali innovazioni didattiche proponga e imponga. Molta acqua è passata sotto i ponti e oggi penso che, finalmente, siamo in grado di sapere che cosa è una competenza, anche perché ci viene in aiuto la definizione che ne ha data la Raccomandazione europea del 23 aprile 2008. Pertanto, dovremmo anche essere in grado di accertarla e di certificarla.
Il che consentirebbe anche di liquidare definitivamente l’aleatorietà che spesso pesa sulla procedura di un esame. In effetti, com’è noto, a volte basta un mal di testa o un colpo di fortuna a condizionare l’esito di un esame. In materia di competenze, invece, il discorso è diverso. Ciò che conta non è quindi la prova finale, ma l’esito di un monitoraggio continuo e costante sui processi dell’apprendimento/insegnamento – che è altra cosa rispetto all’usuale espressione insegnamento/apprendimento – che viene adottato con opportuni indicatori che consentono di accompagnare e sostenere giorno dopo giorno come e in quale misura date conoscenze teoriche e date abilità pratiche concorrono alla progressiva acquisizione di quelle competenze terminali che costituisco gli obiettivi concreti – operativi, come si diceva un tempo – di ogni processo che sia veramente l’esito di un processo di educazione, istruzione e formazione. Educare,istruire e formare! Si tratta di tre approcci diversi, ma contestuali, che abbiamo adottato con il varo dell’autonomia (si veda l’articolo 1 del dpr 275/99): approcci indispensabili, se vogliamo fare “apprendere per competenze” e se, veramente, intendiamo sostituire alla lezione una reale didattica laboratoriale.
Secondo tale assunto, anzi, secondo tale scelta strategica, gli indicatori dovrebbero essere fatti propri dai consigli di classe fin dall’inizio dell’ultimo triennio in sede di progettazione, e le competenze che l’alunno dovrà conseguire alla fine dovranno essere a lui note, per la condivisione che è necessaria se il percorso triennale deve avere successo. Ed è lo stesso Contratto formativo (si veda la Carta dei servizi scolastici) che impone che l’alunno sia a conoscenza del percorso da seguire e degli obiettive da perseguire.
Il riordino dell’istruzione secondaria recentemente attuato – come è noto – è sostenuto da documenti ministeriali che liquidano definitivamente la logica dei Programmi di un tempo, tutti incentrati su contenuti da apprendere, e propongono documenti diversi e innovativi, finalizzati al conseguimento di competenze, come coronamento finale di continui e progressivi apprendimenti di conoscenze e di abilità: un progressivo sapere per un altrettanto progressivo saper fare! Si tratta delle Indicazioni nazionali per i licei e delle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali. Va sottolineato, però, che le Indicazioni sono più sfumate e meno puntuali riguardo al dettaglio delle competenze e richiederanno un lavoro non indifferente per i consigli di classe. Le Linee guida, invece, sono al proposito molto più puntuali, anche perché i diplomi che rilasciano sono molto più vicini al mondo del lavoro rispetto a quelli rilasciati dai licei.
Non so se veramente la Legge di stabilità 2014 proporrà il riordino dell’esame di Stato del secondo ciclo di istruzione né in quali termini. In effetti sarebbe anche necessario che a livello nazionale siano date indicazioni essenziali in merito alle competenze terminali da perseguire, accertare e certificare: come di fatto avviene per la conclusione dell’obbligo decennale (si veda il dm 139/07). Ne consegue che è incerto se un modo diverso di “fare apprendere” per competenze possa essere varato in tempi brevi. E’ovvio che, più si allungano i tempi, più diventerebbe difficile per le istituzioni scolastiche, collegi e consigli di classe, adottare le misure necessarie sia per una produttiva progettazione per competenze che per l’adozione di indicatori che ne consentano un progressivo sviluppo.
I tempi sono quelli che sono e, se si va a finire dopo le vacanze natalizie, è evidente che l’innovazione risulterebbe purtroppo bruciata, almeno per la cadenza della prossima tornata di esame. Non vorrei neanche che l’innovazione si esaurisse soltanto in un aggiustamento formale, che riguardasse solo la composizione delle commissioni, senza considerare le potenzialità che potrebbe innescare, se veramente siamo convinti di un esame che certifichi competenze! E non ce lo chiede l’Europa! Lo esigono i nostri giovani che a tutt’oggi ancora si trovano tra le mani diplomi buoni soltanto per essere incorniciati! Ed è anche vero che le università, per accettare nuovi iscritti, preferiscono imporre le forche caudine delle prove di ingresso purtroppo che “leggere” e valutare ciò che un diploma dichiara, o dovrebbe dichiarare!
In conclusione, la riforma dell’esame di Stato potrebbe essere un’occasione per promuovere, anche se in tempi non brevi, un reale cambiamento! Altrimenti, la partita delle competenze sarà irrimediabilmente perduta!
Riusciranno i nostri eroi del Miur a non perderla?
Il nuovo esame di Stato? Speriamo che se la cavino!
di Maurizio Tiriticco
Scrivono e parlano tanto di scuola i nostri governanti e ciò è senz’altro un bene! Tutti abbiamo apprezzato il primo discorso di Renzi, al momento del suo insediamento, quando pose l’istruzione tra i primi posti del processo riformatore che il suo governo aveva intenzione di avviare. Oggi abbiamo sotto gli occhi almeno due documenti, “la buona scuola, facciamo crescere il Paese”, un rapporto curato dai due “Cantieri sulla scuola”, attivati all’inizio dell’estate e coordinati da Alessandro Fusacchia e Francesco Luccisano, e l’intervista rilasciata dal Ministro Giannini a “Il Sole24 ore” di oggi.
Documenti interessanti! E’ fuor di dubbio! Il primo si snoda per oltre 130 pagine, il secondo per un’intera pagina del quotidiano! E non sono cose da poco. Finalmente i problemi della scuola occupano gli spazi che meritano! Ma… i problemi della scuola, quelli veri, sono veramente affrontati? A me personalmente sembra di no. In effetti, emergono solo buone intenzioni, alcune delle quali discutibili, ad esempio il “premio” agli insegnanti “bravi”, per cui si ipotizza che i nostri figli possano essere affidati anche a insegnanti “non bravi”. Si andrà a rompere quella unitarietà di una professionalità che è tra le più delicate che siano sul mondo del lavoro, anche perché la scuola “è di tutti” e deve “promuovere” tutti! E chi e come deciderà che un insegnante è bravo e meritevole di un aumento stipendiale? E l’insegnante “non bravo” e “non meritevole” non avrà mai un avanzamento di stipendio? Mah! Sapendo come vanno le cose nel nostro Paese, un minimo di preoccupazione l’avrei! Non si accenderanno arene pericolose? Con l’insegnante mentor, che ne sa una più del diavolo, con il dirigente che decide chi scegliere e chi no! Mah! Mettere in discussione l’unitarietà di una professionalità così delicata come quella docente, sancita per altro da titoli di studio, da concorsi superati, da contrattazioni sindacali, mi sembra un po’ rischioso! Comunque, staremo a vedere! Ma ciò che più mi interessa in questa riflessione è come si metterà mano al “nuovo” esame di Stato, conclusivo dei percorsi di istruzione di secondo grado. In effetti dall’intervista del ministro, le questioni di fondo non emergono! Mah! Vorrei fare un po’ di storia. Anche perché è bene sapere dove e come “mettere le mani” innovatrici!
Con la Legge 425/97, si passò da un esame centrato sulla “valutazione globale della personalità del candidato” (come recitava la precedente Legge 119/69) ad un esame che doveva essere centrato sulla certificazione delle competenze conseguite dal candidato. Una svolta di 180 gradi! E all’articolo 6 della legge 425 si legge: “Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea”. Occorreva che il Ministero dell’Istruzione rendesse operative le indicazioni della legge e rendesse pieno conto del valore e del peso di quei tre nuovi vocaboli, competenze, conoscenze e capacità. Nel Regolamento che seguì (dpr 323/1998), all’articolo 1 leggiamo: “Gli esami di Stato conclusivi del corso di studio di istruzione secondaria superiore si sostengono in unica sessione annuale. L’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato tendono ad accertare le CONOSCENZE generali e specifiche, le COMPETENZE in quanto possesso di abilità, anche di carattere applicativo, e le CAPACITA’ elaborative, logiche e critiche acquisite”. Si tratta delle famose tre C sulle quali organizzammo numerose attività di aggiornamento, anche con il concorso della Rai/TV.
Si tentò anche di dare una definizione più circostanziata di ciascuna delle tre C: a) CONOSCENZA, il sapere – acquisizione di contenuti, cioè di dati, informazioni, oggetti, eventi, metodi, procedure, regole, concetti, principi, teorie: un insieme di conoscenze teoriche afferenti ad una o più aree disciplinari; b) COMPETENZA, il saper fare – utilizzazione delle conoscenze acquisite per risolvere situazioni problematiche e/o per produrre nuovi “oggetti”; l’applicazione concreta di una o più conoscenze teoriche a livello individuale; c) CAPACITA’, il saper essere – utilizzazione significativa e responsabile di determinate competenze in situazioni organizzate in cui interagiscono più fattori e/o più soggetti e si debba assumere una decisione.
Dopo tali premesse, necessitava che il Ministero predisponesse un modello di certificazione e indicasse – a seconda dei singoli indirizzi di studio – quali fossero le competenze da accertare e certificare e come certificarle. Si trattava di una svolta di 180 gradi, come ho detto precedentemente, sulla quale non era facile legiferare, anche perché la prima tornata d’esame fu quella del giugno 1999; e il Regolamento era del luglio dell’anno precedente! Il Ministero dovette lavorare di conserva e varò in via provvisoria un modello di certificazione di una grande genericità – quello che di fatto, però, dopo tanti anni è ancora in vigore – in cui si dichiarava che: “i modelli delle certificazioni hanno carattere sperimentale e si intendono adottati limitatamente agli anni scolastici 1998/99 e 1999/2000”. Il Ministero prevedeva che entro due anni sarebbero state individuate le competenze terminali di ogni percorso di studi e sarebbero state indicate le modalità operative per l’accertamento e la certificazione. Il che – com’è a tutti noto – non è mai avvenuto! Da Berlinguer alla Moratti! Da un’idea di scuola ad un’altra! Ne è conseguito che, da oltre dieci anni, gestiamo un esame di Stato che non è più di maturità, ma che non certifica neanche alcuna competenza. E’ un esame fasullo? A chi legge l’ardua sentenza! Fatto sta che i nostri diplomi sono “illeggibili”: non dicono nulla a proposito del saper fare del diplomato! Il che è abbastanza grave, soprattutto se un candidato vuole utilizzare il diploma in un altro Paese, in uno dell’Unione europea in particolare.
E l’Unione europea, invece, è andata avanti! Ha legiferato, in materia di titoli di studio, con due distinte Raccomandazioni. Nel 2006 ha dettato le otto competenze chiave di cittadinanza finalizzate a facilitare l’apprendimento permanente. Sono le competenze di cittadinanza che dovrebbero essere conseguite al termine del nostro percorso obbligatorio di istruzione decennale. Sono previste dal dm 139/2007, ma sono state deliberatamente omesse dal modello di certificazione di cui al dm 9/2010!. Le ragioni di questa scelta non sono note!. Nel 2008 l’Unione europea ha istituito il Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualifications Framework). Si tratta di uno schema di riferimento finalizzato a rendere leggibili qualifiche e titoli di studio dei diversi Paesi dell’Unione in ciascuno dei 28 Stati membri. Tutti i 28 Paesi sono stati chiamati a collegare le finalità e le competenze dei singoli sistemi scolastici nazionali con l’EQF.Ma il nostro Paese ha recepito la Raccomandazione europea del 2008 solo nel 2012! Si veda l’“Accordo per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche all’EQF, di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008”, sottoscritto il 20 dicembre 2012 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in sede di Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. In base a tale accordo, la nostra licenza media corrisponde al livello 1 dell’EQF, la certificazione dell’obbligo di istruzione al livello 2, la qualifica triennale regionale al livello 3; l’esame di Sato conclusivo degli studi secondari e le qualifiche quadriennali al livello 4. I livelli successivi riguardano titoli più qualificanti fino al dottorato e ai master di secondo livello.
In tale contesto normativo europeo e italiano, pensare al nuovo esame di Stato significa anche e soprattutto dare indicazioni precise circa le competenze da certificare e coniugare con le competenze del livello 4 dell’EQF, e come certificarle! Gli istituti tecnici e gli istituti professionali hanno il vantaggio di disporre di Linee guida in cui le COMPETENZE terminali sono debitamente indicate, a coronamento dell’acquisizione di date CONOSCENZE e di date ABILITA’ (il modello dolmen: due piedritti e l’architrave). Ma le Indicazioni nazionali dei sei licei in materia sono estremamente vaghe! Quindi? Riusciranno i nostri eroi del Miur a coprire in breve tempo questo vuoto? Quando il ministro ci dice che le piace il saggio breve, non ci ha detto nulla circa un esame i cui problemi sono molto più complessi! E bisogna agire presto perché tra breve avremo il primo giorno di scuola! E che faranno i nostri insegnanti delle quinte classi in merito alle competenze che i loro alunni dovranno acquisire entro giugno e che una commissione dovrà accertare e certificare?
Questi sono gli interrogativi di fondo! E a questi bisogna dare risposte rapide e certe. E non è che lo vuole l’Europa! Lo vogliono i nostri ragazzi che dovranno misurarsi con un mercato del lavoro transnazionale… che esige competenze e non “pezzi di carta”!
Il 28 luglio il MIUR rende noti gli esiti di esami e scrutini dell’a.s. 2013-2014
Maturità 2014, promosso il 99,2% dei candidati
Lodi in leggero aumento, più ‘secchioni’ i ragazzi dei Licei
In terza media passa il 99,7% degli ammessi all’esame
Scrutini superiori, diminuiscono i bocciatiPromossi in leggero aumento alla Maturità, con una piccola crescita anche delle votazioni con lode. I ragazzi dei licei intascano la percentuale più alta di voti sopra l’80. All’esame di terza media resta stabile la quota (99,7%) di studenti che ha superato le prove. In calo i bocciati agli scrutini intermedi sia delle medie che delle superiori. Sono i dati che emergono dalle rilevazioni condotte dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il quadro completo e definitivo sarà pubblicato in appositi Focus nel mese di ottobre. I dati si riferiscono al 95% dei candidati all’esame di Stato del primo e secondo ciclo, al 92% degli scrutinati nelle scuole secondarie superiori e al 91% del primo grado, rilevati alla data del 28 luglio.
I risultati della #maturità2014
All’esame è stato ammesso il 95,8% dei candidati. Ha poi superato le prove il 99,2% dei ragazzi (era il 99,1% nel 2013). Oltre 3.400 maturandi hanno portato a casa una lode (0,8% del totale, erano lo 0,7% nel 2013). La maggior parte dei ‘super bravi’ ha sostenuto l’esame in Puglia (700 i 100 e lode), seguono Campania (408), Sicilia (356) e Lazio (348). Un ‘podio’ sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno. Diminuiscono dal 4,7% al 4,5% i 100. E dal 7,9% al 7,7% i voti fra 91-99. Aumentano, invece, le votazioni fra 71 e 80 (dal 28,4% del 2013 al 28,5% di quest’anno) e fra 81 e 90 (dal 17,9% al 18,1%). I voti più alti li portano a casa i ragazzi dei Licei: in questa tipologia di percorso si concentra l’1,5% delle lodi, il 7% dei 100, il 10,5% dei voti fra 91 e 99, il 22% dei voti fra 81 e 90. La fascia di voti fra 61 e 70 è più presente nell’istruzione tecnica e professionale, così come la sufficienza secca.Gli scrutini intermedi delle superiori
Cala complessivamente (dal 10,3% del 2013 al 9,6% del 2014) la percentuale di bocciati che continuano a concentrarsi prevalentemente sul primo anno. La maggior parte dei non ammessi è negli Istituti professionali (16%), seguono Istituti tecnici (12,3%) e Licei (5,1%). Stabili al 25,9% le sospensioni di giudizio (29,8% nei Tecnici, 28,4% nei Professionali, 22,1% nei Licei). Più promossi fra i liceali (72,7%), seguono Istituti tecnici (57,9%) e Istituti professionali (55,5%). A livello territoriale la percentuale più alta di promossi si registra in Umbria (71,1%), Puglia (71%), Calabria (69,8%). Si sfiora il 30% di sospensioni di giudizio in Lombardia (28,7%) e Toscana (28,4%). La percentuale più alta di non promossi è in Sardegna (14,7%), seguono Campania (11,5%) e Sicilia (11%).La scuola secondaria di I grado
Meno bocciati agli scrutini di fine anno (esami esclusi) anche alle medie: si passa dal 3,8% di un anno fa al 3,5% del 2014. Con punte del 5,1% in Sardegna, 4,7% in Sicilia e 4,2% in Friuli Venezia Giulia e Piemonte. All’esame passa il 99,7% dei candidati, risultato in linea con il 2013.
Un esame a perdere: che cosa non è oggi la “maturità” *
di Maurizio Tiriticco
Quando alla fine del secolo scorso riformammo gli esami di maturità, l’intento era molto chiaro. In un Paese che stava cambiando e in un’Europa che non era più solo un mercato unico, ma un’Unione vera e propria – in quegli anni eravamo ancora 15 Paesi rispetto ai 28 di oggi – anche noi dovevamo cominciare assolutamente a cambiare, anche in termini di istruzione. I nostri titoli di studio dovevano essere concorrenziali con quelli dei partner europei e in Europa già da allora – ricordiamolo – si cominciava a parlare di competenze e ad operare di conseguenza. Ma la legge 119 del lontano 1969 prevedeva che “l’esame di maturità ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato” (art. 5) e che “a conclusione dell’esame di maturità viene formulato, per ciascun candidato, un motivato giudizio, sulla base delle risultanze tratte dall’esito dell’esame, dal curriculum degli studi e da ogni altro elemento posto a disposizione della commissione” (art. 8). Ma già da allora la ricerca educativa e quella docimologica sostenevano che la valutazione complessiva della personalità di un qualsiasi soggetto è impresa ardua, perché mancano indicatori di riferimento chiari e definiti. Occorreva, pertanto, un vero e proprio giro di boa e dichiarare chiaramente, alla fine di un esame così impegnativo quale quello conclusivo di un percorso di studi superiori, che cosa un giovane conosce e che cosa, soprattutto, sa fare.
Fu così che, dopo un lungo dibattito, varammo un nuovo esame di Stato, che non fosse più centrato su una sempre discutibile e vaga maturità, ma sulle concrete conoscenze acquisite dal candidato, soprattutto in chiave pluridisciplinare, e sulla loro altrettanto concreta utilizzazione, in termini di competenze. A sostegno del “saper fare”, introducemmo anche i crediti, quel corredo di attività significative che, meglio di un generico curriculum, possono dare testimonianza delle vocazioni e delle effettive capacità operative del candidato. Indicammo strumenti di misurazione e di valutazione nuovi, sostituendo i punteggi ai voti. Introducemmo una nuova prima prova scritta, “intesa ad accertare la padronanza della lingua italiana… nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche del candidato”. E padronanza significa anche saper leggere: di qui la prova relativa all’analisi del testo. Innovazioni importanti furono anche quelle del colloquio pluridisciplinare e della terza prova scritta, altrettanto pluridisciplinare. Ma il clou del nuovo esame, in effetti, doveva essere l’atto conclusivo, un diploma che non fosse una generica indicazione di maturità, ma di concreti “saper fare” accertati, verificati e certificati. L’articolo 6 della legge così recita: “Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle competenze, conoscenze e capacità acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea”.
Si trattò di una innovazione, ma anche di una scommessa. Sarebbe riuscito il nostro sistema scolastico superiore, da sempre finalizzato a un esame di generica maturità, a passare a un esame centrato su competenze? Era sufficiente rifare il tetto della casa, perché tutto l’edificio cambiasse? La scommessa era forte. Una scuola che non aveva alcuna confidenza con le competenze sarebbe stato in grado di saperle promuovere, valutare e certificare?
Alle indicazioni della legge occorreva un sostegno attivo e chiarificante da parte del regolamento. E l’anno successivo, con il dpr 323/98, intervenimmo su questa materia con il seguente testo: “L’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato tendono ad accertare le conoscenze generali e specifiche, le competenze in quanto possesso di abilità, anche di carattere applicativo, e le capacità elaborative, logiche e critiche acquisite” (art. 1, comma 3). Potevano essere sufficienti due righe normative ad avviare quella rivoluzione che la legge aveva avviato? Indubbiamente no! Così per molti anni le commissioni hanno arrancato. E l’amministrazione nulla ha fatto per sostenere un esame del tutto nuovo. Così OGGI non abbiamo PIU’ un esame di maturità, ma non abbiamo ANCORA un esame centrato sulle competenze, come la legge auspicava.
In seguito l’Unione Europea ci ha dato una definizione certa di competenza, con il rapporto Deseco del 2003 e con le due Raccomandazioni del 18 dicembre 2006 e del 23 aprile 2008. Ora, siamo alla vigilia di un nuovo esame di Stato, che andrà in vigore con la tornata del 2015. Va ricordato che, oltre alle indicazioni UE, disponiamo anche delle indicazioni dell’EQF (European Qualifications Framework) e sappiamo che i titoli di studio della nostra istruzione secondaria di secondo grado corrispondono al livello quarto degli otto individuati dal suddetto EQF, come indicato dall’Accordo quadro del 20 dicembre 2012.
In tale contesto/scenario, riuscirà la nostra amministrazione a dare finalmente indicazioni chiare ai nostri studenti e ai nostri insegnanti su come dovranno essere condotti i nuovi esami di Stato? Un interrogativo a cui occorre dare una sollecita risposta, e prima che il nuovo anno scolastico abbia inizio.
*pubblicato in ItaliaOggi del 24 giugno 2014
esame 1° ciclo
CHE FINE HA FATTO IL COLLOQUIO PLURIDISCIPLINARE ?
Il bollettino dei dispersi è ricco di vittime illustri (consiglio orientativo, carta dei servizi, patto educativo di corresponsabilità, certificato delle competenze etc), quasi tutte archiviate alla voce “disbrigo pratiche di routine” in stile Filini, al punto che oggi con “dispersione scolastica” non si allude più soltanto al grappolo delle espressioni dell’insuccesso scolastico ma – appunto – ai tanti impegni solenni parcheggiati nelle retrovie della burocrazia scolastica.
Questa volta vi voglio parlare del “colloquio pluridisciplinare”, un desaparecido che nei primi anni ’80 ha goduto di grande considerazione.
Prima del 1981 la parte orale dell’esame di licenza media (prima o poi qualcuno vorrà spiegare il significato epistemologico e docimologico della distinzione scritto/orale per le discipline non linguistiche; pensate che molti qualificano la prova INVALSI come “prova scritta”, solo perché i ragazzi fanno uso di carta e penna; chissà come la chiameranno quando e se i questionari si compileranno online) si svolgeva più o meno così: il candidato si sedeva su una sedia davanti allo schieramento dei professori ciascuno dei quali, in rigida sequenza gerarchica (Italiano, storia/ geografia, matematica etc) lo interrogava sulla propria disciplina.
Il 26 agosto del 1981 è stato emanato un importante Decreto Ministeriale denominato “Criteri orientativi per gli esami di licenza media”:
http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/dm26881.html
Ecco alcuni stralci significativi:
“L’aspetto fondamentale di questo esame deve essere la sua caratterizzazione educativa…..,
COLLOQUIO PLURIDISCIPLINARE
La commissione imposterà il colloquio……evitando peraltro che esso si risolva in un repertorio di domande e risposte su ciascuna disciplina, prive del necessario organico collegamento……
….Pertanto il colloquio non deve consistere in una somma di colloquio distinti…
…la capacità di collocazione storica può essere accertata anche in una conversazione relativa agli sviluppi della tecnica…..
Modalità del colloquio
……Le linee offerte – disciplina per disciplina – non costituiscono invito…a condurre il colloquio attraverso l’accertamento della preparazione conseguita nelle singole discipline……., ma…..la maturità globale dell’alunno…..
COSA IN REALTA’ ACCADE
Come si vede si tratta di affermazioni importanti e lungimiranti; sfortunatamente, girando per le scuole, si vede come invece in tante realtà si continua a fare come si faceva prima degli anni ’80: interrogazioni distinte, random e scollegate disciplina per disciplina, a conferma del fatto che la vera formazione materiale dei docenti, in assenza di quella istituzionale, la fa la consuetudine.
Ora è vero che:
a) il MIUR ha ormai da tempo disinvestito e non ha una politica per le risorse umane;
b) il corpo docente italiano mostra una scarsa tenuta anti-Filini;
ma su molte sparizioni eccellenti dobbiamo riconoscere che anche noi DS portiamo le nostre responsabilità.
UN METODO MOLTO SEMPLICE
Richiamato che per “pluridisciplinarità” intendiamo la collaborazione occasionale di varie discipline – che tuttavia mantengono la propria struttura identitaria e autonomia – in vista di un compito o un argomento, esiste un modo molto semplice per corrispondere alle indicazioni del decreto dell’81: quello della proposizione di argomenti trasversali.
Si tratta in sostanza di assegnare a ciascun candidato, più o meno nel mese di marzo antecedente la sessione d’esame (il colloquio pluridisciplinare non si può improvvisare):
a) un argomento pluridisciplinare, da sviluppare impiegando i vari contributi disciplinari;
b) un docente tutor, che lo segue durante lo sviluppo.
L’esempio che solitamente porto per illustrare questa modalità è il “mar Mediterraneo”, un argomento trasversale che può essere sviluppato soltanto mediante l’impiego coordinato di varie discipline:
DISCIPLINA | CONTENUTI |
Geografia | collocazione geografica, lettura cartografica, immagini satellitari, caratteristiche climatiche, vocazioni economiche, demografiche etc |
Storia | le civiltà che hanno popolato o colonizzato il Mediterraneo: Egizi, Fenici, Greci; Romani, Cartaginesi etc |
Italiano/lingue/musica/arteimmagine | l’alfabeto fenicio; pagine mediterranee, il viaggio di Ulisse; musiche e arti mediterranee, il film di Gabriele Salvatores etc |
Scienze/Tecnologia | il Mediterraneo come ecosistema; specie prevalenti; i flussi stagionali e climatici interpretabili astronomicamente, tecnologie produttive etc |
Poiché ciascuna disciplina non consta solo di contenuti (domini) ma anche di una”metodologia” (ossia come “funziona” quella disciplina) e di propri linguaggi, il metodo pluridisciplinare prevede l’integrazione anche di:
linee metodologiche:
funzione argomentativa;
funzione stilistica;
metodo sperimentale;
metodo osservativo e empirico;
metodo induttivo;
metodo deduttivo;
etc
e linee linguistiche:
linguaggi formalizzati de-contestuali, ossia indipendenti dai vari contesti: F = m x a , la formula che esprime la seconda legge della dinamica, è interpretabile indipendentemente dai contesti e dalle culture, purché si condividano le convenzioni semantiche della Fisica; i linguaggi de-contestuali sono prevalenti nelle discipline a tessitura scientifica (Fisica, Biologia, Storia, Antropologia etc);
linguaggi formali, a prevalenza sintattica; i linguaggi formali non solo sono de-contestuali, ma anche de-semantizzati: la formula a x b = b x a (proprietà commutativa della moltiplicazione), ad esempio, è interpretabile indipendentemente dai contesti ma anche dai particolari significati di “a” e “b” e dipende solo dalla sintassi che coordina i segni.
TIPOLOGIE DEI LINGUAGGI DISCIPLINARI | CARATTERIZZAZIONI | DISCIPLINE |
linguaggi contestuali | sono interpretabili mediante il contesto; il contesto è parte del testo | narrativa, poesia |
linguaggi formalizzati (decontestuali) | sono interpretabili indipendentemente dai contesti;la comprensione dipende unicamente dalle convenzioni semantiche | discipline scientifiche |
linguaggi formali(2) (decontestuali e de-semantizzati) | sono interpretabili indipendentemente dai contesti e dai significati; la comprensione dipende unicamente dalla sintassi | matematica,arti contemporanee |
Terminato il percorso di elaborazione, il candidato illustra il lavoro svolto nell’ambito del colloquio; gli insegnanti a loro volta potranno accertare tanto lo sviluppo delle competenze (strettamente) disciplinari che la capacità del loro impiego in altri ambiti di lavoro.
PLURIDISCIPLINARITA’ E PLURIMEDIALITA’
Il recente sviluppo delle tecnologie digitali permette di allargare la nozione di pluridisciplinarità sino a ricomprendere quello della plurimedialità; si tratta cioè di aggiornare il colloquio orale con un format che integri anche i canali video, audio etc.
Il presidente provinciale
Giuseppe Guastini
1) “mister tambourine man”, nel gergo del Greenwich Village degli anni ’60 era lo spacciatore di droga.
http://it.wikipedia.org/wiki/Greenwich_Village
http://it.wikipedia.org/wiki/Mr._Tambourine_Man
2) linguaggi formalizzati e formali non sono la stessa cosa: i linguaggi formalizzati fanno uso della lingua-madre avendo introdotto le convenzioni semantiche specifiche della disciplina (“il lavoro è il prodotto scalare della forza per lo spostamento”; Fisica); i linguaggi formali fanno uso di segni ad hoc:
Ministero degli Affari Esteri
Scuole italiane all’estero – al via gli esami di Stato
Nelle scuole italiane all’estero, così come in Italia, si stanno svolgendo in questi giorni gli esami di Stato 2014, conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione negli istituti che seguono il calendario boreale.
Per il secondo ciclo si tratta dei primi esami di Stato del nuovo ordinamento, la cosiddetta Riforma Gelmini, in anticipo di un anno rispetto alle scuole italiane dove il secondo grado dell’istruzione è di durata quinquennale.
Per la prima volta in assoluto per il sistema italiano dei licei, inoltre, sono in corso gli esami di Stato del nuovo liceo economico sociale (LES) attivo nei licei di Lugano in Svizzera e di Belo Horizonte in Brasile.
Sono state nominate 23 commissioni per un totale di 92 docenti di cui 46 in servizio all’estero e 46 nominati dall’Italia.
Sono 28 i presidenti di commissione nominati, tutti in servizio all’estero, di cui 15 impegnati sia nel primo che nel secondo ciclo, considerato che nella maggior parte dei casi si tratta di istituti onnicomprensivi.
Anche per quest’anno, grazie alla collaborazione del Ministero dell’Istruzione, le tracce d’esame sono state inviate on line attraverso il ‘plico telematico’, così come avviene nelle scuole del territorio nazionale. Gli studenti coinvolti sono circa seicento, frequentanti gli istituti distribuiti in sedici Paesi nel mondo: sei in Europa, cinque in Africa, tre in America latina, uno negli Stati Uniti e uno in Asia.
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