La scuola che vorrei? Prima di tutto che funzioni

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La scuola che vorrei? Prima di tutto che funzioni

Messaggiodi edscuola » 30 settembre 2010, 16:24

da Repubblica.it

RICERCA

La scuola che vorrei?
"Prima di tutto che funzioni"

Un gruppo di giovani universitari che hanno avuto esperienze di studio all'estero con Intercultura, sono stati interpellati a lungo dai ricercatori dell'Università di Milano-Bicocca. Ecco la fotografia di quello che vorrebbero per studiare meglio. Nulla di trascendentale. Ma difficile da ottenere
di MASSIMO RAZZI

ROMA - "La scuola italiana? Non sarebbe poi tanto male... Se solo funzionasse". E' il giudizio, tutto sommato non negativo, ma certamente lapidario di uno studente. Uno di quelli interpellati per la ricerca "La scuola che vorrei" elaborata dall'Università degli Studi di Milano-Bicocca 1 in collaborazione con Fondazione Intercultura 2, la Onlus che da oltre mezzo secolo organizza esperienze di studio e vita all'estero per i giovani italiani. La ricerca è stata presentata oggi a Milano e ne esce uno spaccato interessante. Soprattutto, ne escono una serie di richieste tutt'altro che oniriche in cui, i giovani interpellati dimostrano di avere le idee abbastanza chiare. Tutto sommato, in estrema sintesi, sembrano chiedere una scuola non più facile (al massimo, più breve di un anno), ma più al passo con i tempi, più capace di fornire agli studenti strumenti di conoscenza e di metodo oggi necessari, forse più giusta dal punto di vista dei metodi di valutazione e, comunque, improntata a rapporti più "collaborativi" tra docenti e discenti. Molti "più", dunque, e non molti "meno".

La ricerca è stata svolta su un campione di 50 giovani con due caratteristiche; studenti al secondo anno di università e che hanno usufruito di un'esperienza di studio all'estero anche in Paesi meno "gettonati" rispetto al classico anno negli Stati Uniti o in Spagna, Francia e Canada. Ragazzi, dunque, che sono stati anche in Cina, Ecuador, Venezuela, Honduras, Argentina, Finlandia e Norvegia. Quindi, giovani che hanno "visto" e "vissuto" un'altra scuola. Le loro risposte, ovviamente, risentono della loro esperienza. Ma questo era appunto un elemento fondante della ricerca: chiedere a chi poteva dir "vorrei" a partire da qualcosa che aveva sperimentato e quindi possibile. I giovani scelti hanno trascorso un periodo di due giorni e mezzo nella sede Intercultura di Col Val d'Elsa insieme ai ricercatori della Bicocca e hanno discusso, approfondito e prodotto testi scritti in una serie di riunioni divisi per gruppi e plenarie. I materiali che sono emersi portano alla sintesi di cui sopra. Una sintesi in fondo costruttiva e definita "ottimista" nella ricerca: la scuola italiana, hanno detto i ragazzi è vecchia, trascurata e piena di difetti, ma possiede anche pregi ed elementi molto positivi di tradizione didattica e culturale che, forse, si possono apprezzare di più proprio trascorrendo un periodo all'estero.

Alla fine, le loro proposte si sono articolate in dieci aree chiave.

Durata e scansione. Sono emerse diverse opzioni. In sintesi: 12 anni di scuola (invece degli attuali 13) con 9 di primaria e media inferiore e 3-4 anni di superiori unificata con la possibilità di scelta di indirizzi negli ultimi tre. L'ultimo anno dovrebbe servire a preparare il passaggio all'Università.

Le materie. Italiano (leggere e scrivere, ma anche parlare in pubblico) con più spazio al '900 e più scelta per spazi di approfondimento e lettura. Matematica, ma, insieme, anche "logica" che dovrebbe essere obbligatoria. Inglese, insegnato davvero per mettere in grado di parlarlo e scriverlo "fluently", con insegnanti di madre lingua, laboratori e meno letteratura. Educazione civica e Cittadinanza europea e mondiale; non solo la Costituzione italiana, ma anche quella Ue e conoscenza dei diritti universali per sentirsi "cittadini del mondo". Sport (non "ginnastica") con strutture adeguate per imparare a gareggiare secondo regole sportive e vissuto come "palestra dei cittadini". Geografia mondiale, materia che, oggi, la scuola italiana sembra decisamente trascurare. Storia contemporanea: anche il passato, ma solo per capire e più attenzione all'oggi e agli anni appena trascorsi. Informatica con più attrezzature e, soprattutto, studiare con il computer esattamente come, ormai, col computer si lavora. Oltre a quelle fondamentali, un 40% di materie facoltative. Qui le indicazioni fioccano: arte, fisica, filosofia, chimica, biologia, economia, altre lingue, musica, ragioneria, le religioni.

I programmi. Essenziali, meno vincolanti, con approfondimenti, collegamenti col presente e l'attualità, più aperti alle altre culture. Gruppo classe stabile per le materie obbligatorie e variabile per le opzionali. Lezioni al pomeriggio, niente scuola al sabato, pranzo anche a scuola.

Ambienti e attrezzature. I ragazzi li vorrebbero più funzionali, meno fatiscenti, puliti, curati, attrezzati, anche in parte personalizzati (richiesto l'armadietto personale). Ovvia la richiesta di spazi per le attività sportive, per la socializzazione e anche per i colloqui con i docenti. Libri gratis in comodato o da acquistare a fine anno se uno vuole tenerli.

Le valutazioni. Devono essere rigorose ma prevedibili e chiare. I ragazzi difendono le prove orali (tipiche della nostra scuola) ma chiedono che siano valutate in modo più preciso. Stesso problema per quelle scritte (aperte o con domande chiuse) ma sempre valutate in modo che lo studente possa capire. Da conservare l'esame di Maturità anche se andrebbe rivisitato. Sì alle prove di valutazione nazionali.

Gli insegnanti. Ricevono le critiche più dure. Anche se i ragazzi li riconoscono e li rispettano. Le richieste: rapporti interpersonali più approfonditi, mantenendo ruoli e distanze. Devono valutare ma anche incoraggiare, insegnare in modo più aperto e laboratoriale e andrebbero pagati meglio e "liberati dal giogo dei programmi". In sintesi dovrebbero essere: colti e comunicativi, coerenti come modelli di comportamento, appassionati, capaci di relazioni equilibrate e in grado di mettere al centro la formazione globale dei giovani.

Attraverso altre quattro aree di "desiderata" i ragazzi hanno chiesto più "interculturalità" e "internazionalizzazione", una scuola più collegata al mondo del lavoro, più autogestione anche in termini di "condotta" più vita sociale e partecipazione.

Alla fine, più che sogni, la ricerca fa emergere desideri molto concreti. In gran parte quasi ovvi nella loro condivisibilità. Eppure, tanto difficili da concretizzare.
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