Cgil: apprendistato a 15 anni, una sconfitta

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Cgil: apprendistato a 15 anni, una sconfitta

Messaggiodi edscuola » 16 novembre 2010, 21:46

da Libertà

Cgil: apprendistato a 15 anni, una sconfitta

Il sindacato contesta la misura in controtendenza con le scelte europee

Piacenza - Lasciare la scuola a 15 anni per essere avviati al lavoro come apprendisti. Un tema di grande attualità che apre delle necessarie riflessioni.
Con l'approvazione definitiva del ddl lavoro, l'apprendistato a 15 anni, in sostituzione dell'ultimo anno di obbligo scolastico, è legge dello Stato. In controtendenza, quindi, con le scelte degli altri paesi europei - si fa notare alla Cgil Piacenza - che, mancato il programma Lisbona 2010, si sono ridati per il 2020 l'obiettivo di ridurre e prevenire la dispersione scolastica attraverso l'innalzamento del livello scolastico, il Governo Berlusconi svuota di ogni contenuto culturale e didattico l'obbligo scolastico, attribuendo competenze formative e la relativa certificazione alle imprese.
Nei fatti, con la possibilità di assolvere l'ultimo anno dell'obbligo scolastico attraverso un contratto di apprendistato, si consente di andare a lavorare a 15 anni, senza completare un percorso formativo di base all'altezza dei cambiamenti in atto nella società e nel mondo del lavoro.
Dopo i tagli alla scuola pubblica - si commenta in Camera del Lavoro - dopo aver svuotato le casse delle scuole, dopo aver licenziato i precari, ora il colpo finale che porterà migliaia di ragazzi ad abbandonare i percorsi scolastici.
E' una norma in palese contrasto - prosegue la Cgil - con la Legge 296/2006, che aveva innalzato a 16 anni sia l'obbligo di istruzione che l'età minima per essere avviati al lavoro, perché i contratti di apprendistato, che coinvolgono piccole e piccolissime imprese, si configurano come veri e propri contratti di lavoro, che nulla hanno a che vedere con un percorso scolastico/formativo.
Semplicemente si garantisce, a costo zero, manodopera alle aziende. In pratica si spingono gli studenti meno motivati e socialmente più deboli - è la valutazione del sindacato - verso un percorso che legittima una sorta di sfruttamento minorile.
Si tratta dell'ulteriore allargamento delle disuguaglianze sociali perché quel percorso, si fa notare, riguarderà i figli delle famiglie più disagiate e con difficoltà di apprendimento, certamente non coloro i quali hanno le possibilità economiche per continuare gli studi o per permettersi le scuole private.
Un evidente dimostrazione che il governo ha definitivamente abbandonato l'idea di scuola inclusiva e capace di emancipare - sono le conclusioni del sindacato di via XXIV Maggio - che i concetti educazione, conoscenza, socializzazione, relazione educativa, uguaglianza, cittadinanza non interessano affatto chi è alla guida di questo Paese, che la disuguaglianza sociale non rappresenta più un disvalore.
«Per queste ragioni la Federazione dei Lavoratori della Conoscenza, unitamente agli studenti, ai precari, alle famiglie e al mondo del lavoro, è impegnata in una forte azione di lotta - sottolineano alla Cgil - per cambiare radicalmente un modello sociale ingiusto verso le nuove generazioni e deleterio per il futuro del Paese».
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