Noi che ci tagliamo lo stipendio pur di insegnare

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Noi che ci tagliamo lo stipendio pur di insegnare

Messaggiodi edscuola » 7 marzo 2011, 7:15

da l'Unità


Noi che ci tagliamo lo stipendio pur di insegnare

Al ministro Gelmini: quale altra categoria si presta a tanto pur di mandare avanti una baracca tagliata, vilipesa, offesa?
Roberto Carnero

Dopo alcuni anni di distacco all’università, lo scorso novembre sono tornato in cattedra al liceo scientifico dove sono di ruolo come docente di Italiano e latino. Si tratta di un istituto di provincia, di ottima tradizione, frequentato da studenti per lo più seri e motivati, seguiti da insegnanti preparati e capaci di svolgere bene il proprio lavoro. Ho trovato però una situazione molto diversa da quella che avevo lasciato prima della parentesi universitaria. C’è un diffuso senso di sfiducia e di rassegnazione da parte del corpo docente, oggetto di uno svilimento professionale che deriva anche (ma non solo) dalla mancanza dei dovuti riconoscimenti economici. Questo purtroppo demotiva anche i più bravi. Gli scatti di anzianità sono stati bloccati. Nella scuola dove insegno, all’inizio dell’anno scolastico mancavano i soldi per preventivare i corsi di recupero (quelli attivati dalla scuola per gli studenti con gravi insufficienze in un ao più materie). Così il collegio docenti, pur di fornire i corsi, ha deliberato di ridurre il compenso orario per questo tipo di docenza del 30% rispetto al già magro tariffario ministeriale. Mi piacerebbe sapere quale altra categoria professionale decide di decurtarsi la remunerazione del 30%: qui siamo molto oltre il “modello Marchionne”. Inoltre, quando manca un insegnante, non ci sono i soldi per le ore di supplenza: quando lo si sa in anticipo le classi vengono fatte entrare dopo o uscire prima; diversamente c’è sempre qualche collega che offre gratuitamente un’ora di insegnamento (un’ora che, se non potrà essere recuperata nel corso dell’anno scolastico, andrà persa). Insomma, la scuola continua a funzionare grazie alla buona volontà, al senso di responsabilità e – diciamo pure – al volontariato degli insegnanti. Ma la loro pazienza non è inesauribile. Che cosa succederebbe se da domani tutti i docenti decidessero di fornire soltanto quelle prestazioni previste dal loro contratto di lavoro? Un rigido attenersi al mansionario, con la stessa rigidità con cui il ministro Brunetta esige che operino i pubblici dipendenti. In molti casi la scuola si bloccherebbe. Forse non sarebbe una cattiva idea. Così il re sarebbe nudo. Emergerebbero, attraverso l’inevitabile disservizio, le condizioni ai limiti della sopravvivenza (e della decenza) in cui versano le scuole italiane. Sarebbe finalmente chiaro a tutti come la cosiddetta “riforma Gelmini” altro non è che un maldestro tentativo di tagliare i costi a scapito della qualità e del futuro delle nuove generazioni.
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