Software a scuola tra Linux e Windows

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Software a scuola tra Linux e Windows

Messaggiodi edscuola » 26 gennaio 2008, 9:38

da LASTAMPA.it

Software a scuola tra Linux e Windows
VALERIO MARIANI

È intenso il dibattito intorno all’uso del software a scuola. Chissà perché proprio ora. In questi giorni si accavallano interventi, notizie e indagini su quale sia la piattaforma ideale in ambito scolastico.

Ha iniziato a farsi sentire, i primi giorni dell’anno, il movimento open source nell’ambito di una campagna di comunicazione più ampia che mira a riposizionare i software aperti nell’economia globale. Tra le direzioni in cui si stanno muovendo tutti i guru dell’open source c’è anche quella dell’education.

Ricordo di aver letto recentemente un intervento di Richard Stallman, e mi scuso ma non riesco a ritrovarlo, sui benefici dell’adozione di piattaforme open source nelle scuole. E ricordo quando, due anni fa, nella rubrica apposita de La Stampa, promuovevamo le iniziative open di scuole ed enti pubblici. Niente di nuovo sotto il sole, dunque.

Interessante l’opinione di Stallman che sottolinea, oltre all’evidente possibilità di risparmiare soldi, il carattere educativo della filosofia open che comprende concetti encomiabili come “democrazia”, “condivisione delle esperienze” e “lavoro di squadra”.

Inoltre, una recente richiesta di Datamonitor sul mercato europeo prevede che le scuole primarie e secondarie spenderanno quasi 500 milioni di dollari in investimenti open source entro il 2012, rispetto ai circa 300 milioni di dollari attuali. Una buona notizia.

Alla lunga, i vari OpenOffice e Ubuntu potrebbero prendere il posto della piattaforma Apple che negli anni ottanta e novanta, ma solo in Usa, aveva letteralmente invaso le scuole, in nome della semplicità d’uso. Apple, inoltre, è stata una delle prime aziende, con Corel e Adobe, a introdurre un listino educational che prevedesse forti sconti sulle licenze a studenti e professori.

Anche la stessa Microsoft, ovviamente, ha “brillato l’affare” e ha introdotto già da tempo listini scontati e promozioni. Purtroppo per aziende come Microsoft, i risultati negli anni non sono stati brillantissimi. Spesso, anzi, si è scoperto che le scuole e gli enti pubblici in generale sono covi di pericolosissimi pirati del software.

Microsoft comunque non demorde e annuncia che investirà 235 milioni di dollari nei prossimi cinque anni per fornire computer alle scuole, contribuendo così a colmare il digital divide. Dal comunicato ufficiale si evince subito il “taglio” diverso impostato da Microsoft.

L’azienda di Redmond pone la questione dal punto di vista puramente filantropico anche se non si dispiace certamente se i suoi prodotti si diffondono a macchia d’olio tra gli utilizzatori (e i compratori) di software di domani.

Indubbiamente è stato fatto un passo in avanti. Da entrambe le parti. Il verbo open source può essere pedagogicamente utile alle nuove generazioni, oltre che utilizzare strumenti di pubblico dominio ma, come tutti i “verbi”, ha bisogno di un seguito di fedeli. La filosofia “filantropica” del vecchio Bill, invece, non necessita di adepti, non pretende di insegnare un verbo, potrebbe rischiare di sembrare puro marketing ma anche di passare inosservata.
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