da Repubblica.it
La provocazione ai protagonisti della campagna elettorale
Firmata da molti intellettuali e discussa in un liceo romano
Lettera aperta a tutti i partiti
E se la scuola premiasse il merito?
di CARLO ALBERTO BUCCI
Hanno scelto un blasonato liceo romano, a due passi dalla città della politica, per lanciare nel mondo della scuola il provocatorio "Partito del merito e della responsabilità". E per dire ai politici che il ritorno per gli studenti a criteri che premino chi suda e chi brilla, non potrà rimanere circoscritto tra le pareti scrostate delle scuole italiane. Ma trovare riflessi soprattutto nelle aule di Montecitorio e di palazzo Madama.
I sedici intellettuali che hanno firmato la "Lettera aperta ai partiti e ai candidati" non hanno battuto ciglio davanti all'assenza bipartisan dei destinatari della loro missiva, ieri pomeriggio nell'aula magna del liceo Visconti. Giovanni Belardelli, Giulio Ferroni, Ernesto Galli della Loggia, Giorgio Israel, Mario Pirani, Lucio Russo, Sergio Givone, Salvatore Veca, Sebastiano Vassalli, Giorgio De Rienzo, Aldo Schiavone, Gian Luigi Beccaria, Giovanni Sartori, Remo Bodei, Piero Craveri e Giorgio Allulli, sono scesi al fianco di un gruppo di professori fiorentini. E, di fronte al numero di 8 milioni e 800mila studenti che negli ultimi dieci anni hanno superato lo scoglio della maturità senza aver pagato i debiti formativi, hanno dettato le regole per il rilancio.
"I partiti hanno il dovere di esporre con chiarezza ai cittadini-elettori i loro programmi in materia di istruzione". Programmi, per ora, latenti in materia. E ovviamente diversi. "Ma che dovrebbero aprirsi tutti - sottolineano i firmatari - con questo preambolo: sia le riforme, sia il governo e la vita della scuola a tutti i livelli dovranno ispirarsi ai criteri di merito e responsabilità".
Valerio Vagnoli è preside di un istituto tecnico fiorentino e si dispera perché i professionali - il grande oceano dell'istruzione secondaria, rispetto al quale i licei sono l'isola abitata da una élite - "perdono per strada tra il 25 e il 30 per cento degli iscritti ai primi due anni". E il suo collega Mario Rusconi, che dirige uno scientifico a Roma, si lamenta "perché il reclutamento dei docenti avviene solo sulla base della precarietà storica".
Sui banchi italiani siedono 7 milioni e 700mila alunni. In cattedra, circa 700mila professori: spesso precari, sempre mal pagati. Il 44 per cento dei ragazzi che nell'anno nuovo si portano sulle spalle un debito, devono recuperare in matematica. Mario Pirani ha ricordato i dati dell'indagine Pisa-Ocse secondo cui la percentuale di giovani che non capiscono il senso del testo che leggono, "negli ultimi anni è passata dal 44 al 50,9 per cento". E ha ripetuto lo strafalcione "l'addove" in un elaborato del concorso sostenuto da 5000 candidati per entrare in magistratura, "dove 53 posti sui 380 previsti non sono stati assegnati per l'ignoranza degli aspiranti".
Lo spettro che si aggira tra i banchi scolastici, secondo i firmatari, è un mostro a tre facce: ha il sorriso del sei garantito "ereditato dal Sessantotto", l'espressione bonaria "del pedagogismo più efferato" e il ghigno che ha trasformato, "da destra, ma anche da sinistra, il servizio pubblico della scuola in un'azienda". E se Giorgio Israel, matematico della Sapienza, s'appella "perché nessuno si sogni di togliere i compiti a casa", il "Partito del merito" chiede a chi vincerà le elezioni di non demolire l'opera del ministro Fioroni: la reintroduzione dei membri esterni nella commissione della maturità e la riproposizione della prova di recupero del debito ai primi di settembre. Nel segno del ritorno all'ordine.