da Resto del Carlino
La scorciatoia di Fioroni va nella direzione sbagliata
UN VECCHIO proverbio ammonisce che è impossibile mantenere piena la botte se la moglie si ubriaca. Il Ministro Fioroni con i suoi decreti sembra intento a smontare la “massima” suggerita dalla ragione prima ancora che dall’esperienza. Il titolare della P.I. vuole giustamente che la scuola pubblica recuperi serietà.
Tenta così di rendere difficile la vita ai docenti fannulloni, vuole che i ragazzi studino le tabelline, rende miste le commissioni della maturità, aumenta le prove nell’esame di terza media, impone una stretta per i candidati privatisti, potenzia i poteri dei presidi, introduce verifiche periodiche sugli apprendimenti degli studenti. Da ultimo chiede agli alunni di pagare i debiti perché 42 studenti su 100 vengono promossi con debiti alla classe successiva e soltanto uno su quattro li recupera. “Sarebbe imperdonabile — dice il Ministro — prendere atto di questa situazione, culturalmente e socialmente grave, senza far nulla”. Dati i tempi ed i modi indicati da Fioroni per il recupero dei debiti (a meno di miracoli operati dal solleone), la percentuale di studenti respinti aumenterà soprattutto negli istituti tecnici e professionali, ai quali si iscrivono quel 40 per cento di alunni licenziati dalla scuola media anche se privi di adeguate competenze di base.
Ecco perché, se la mission della scuola primaria e media è “l’inclusione”, risulta del tutto contraddittorio il provvedimento che il Ministro ha fatto per elevare l’obbligo scolastico a 16 anni. Per mantenere “inclusivo” il sistema scolastico occorrono reali interventi di sostegno all’apprendimento e percorsi flessibili e diversificati, oltre che fra loro comunicanti, come aveva tentato di fare la riforma della Moratti. La rigida scorciatoia del “pagadebiti” produrrà invece bocciature, esclusioni, aumento della dispersione scolastica che è già un primato negativo dell’Italia in Europa.
Poiché la questione affrontata da Fioroni è seria e riguarda un tema decisivo per contrastare il degrado del sistema e restituire alla scuola prestigio ed affidabilità, occorrerà far quadrare il cerchio ricercando larghe intese su linee politiche coerenti perché — come diceva Ciampi — la scuola è patrimonio di tutti.