Insulti e capelli bruciati, vittima dei bulli

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Insulti e capelli bruciati, vittima dei bulli

Messaggiodi edscuola » 10 aprile 2008, 18:13

da Corriere della Sera

a milano: «i prof non intervengono»

Insulti e capelli bruciati, vittima dei bulli

Le violenze su un sedicenne di origine bulgara in una prima superiore. La madre: per la preside sono fantasie

MILANO — Gli arrivano alle spalle, in tre. «Facciamo il gioco della torcia». Accendino in mano, «La vuoi una sigaretta, bestia? Te l'appizziamo noi». La fiamma è altissima, raggiunge i capelli del ragazzo, glieli brucia all'altezza della fronte. Risata generale. Poi sono sgambetti e insulti. Come tutti i giorni. Come a ogni intervallo. «Ti sei divertito bestia? ». Lo chiamano così, storpiando il suo cognome. Tre contro uno, compagni di scuola, in una prima superiore di un istituto per le arti grafiche di Milano. Lo perseguitano da mesi. E ora lui ha deciso: «Basta, a scuola non ci vado più». Bullismo, ancora. Nonostante le campagne del ministero dell'Istruzione, l'attenzione dei media, gli appelli alla convivenza civile. Torna la violenza in classe, i più forti che prendono di mira i più deboli, i professori che fanno finta di niente, i compagni che assistono silenziosi. Daniele l'ha provato sulla sua pelle. E ora che ha sedici anni, ora che la sconfitta sembra avere la meglio sulla voglia di reagire, il ragazzo sospira: «Ho sempre avuto una vita difficile». Storia di un giovane di origine bulgara adottato da una famiglia milanese. Genitori presenti e affettuosi, scuola assente e crudele.

È lo stesso Daniele a raccontarlo: «Alle elementari mi davano del ritardato perché non parlavo bene l'italiano, alle medie del gay, per il liceo artistico "non ero portato" e mi hanno bocciato, ora mi vessano in tutti i modi». Lo dice con tristezza, a volte con rabbia, gli occhi scuri che guizzano: «Perché sempre io?». La più disperata è sua mamma, che da anni si batte per «restituire a questo bravo ragazzo il rispetto e la dignità che merita». E a scuola? Possibile che nessuno intervenga? «La preside — spiega la madre — ci ha detto che sono tutte fantasie e che mio figlio ha bisogno di un insegnante di sostegno. Ma Daniele non è un disabile. Dopo le nostre lamentele l'unico risultato è stato una pagella con i voti abbassati ». Pausa. Respiro profondo: «No, la denuncia no. Non ancora, almeno».

Ieri Daniele non è andato a scuola. Ha trascorso la mattina a casa, il pomeriggio con un'amica. Non tornerà in classe neanche oggi. «Sono in tre a perseguitarmi. Mi hanno perfino rubato una decina di euro dalla giacca, giusto per divertirsi. E sì che io chiedo solo di essere lasciato in pace. Ma i professori sembrano non accorgersi di nulla». Mostra la fronte: «Mi sono appena ricresciuti i capelli. Io non reagisco, ma così è dura. Mi minacciano di continuo». Emarginazione, violenza, intolleranza. E non c'è solo la storia di Daniele, che vorrebbe studiare ma «non ha più la forza di farlo». Gli episodi di bullismo continuano a moltiplicarsi. A Terni, durante le vacanze di Pasqua, dodici compagne di classe dell'istituto magistrale «Francesco Angeloni » hanno obbligato una quindicenne a togliersi tutti i vestiti. La scena, filmata con un telefonino, è finita immediatamente sul web. Il preside ha scoperto il video e si è rivolto al tribunale dei minori. Le «bulle», per ora, sono state punite con quindici giorni di sospensione.

Annachiara Sacchi
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