Scuola, milioni di fondi europei lasciati marcire nel ..

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Scuola, milioni di fondi europei lasciati marcire nel ..

Messaggiodi edscuola » 10 luglio 2008, 8:50

da Unità

Scuola, milioni di fondi europei lasciati marcire nel Mezzogiorno
Marina Boscaino

EMERGENZA SOCIALE

Milioni di euro destinati dall’Europa alla scuola del meridione subiscono un destino che mal si concilia con le condizioni del sistema dell’istruzione nel Sud Italia: mal sfruttati, non ottimizzati, addirittura non usati. Un fenomeno apparentemente incomprensibile, considerate le condizioni della nostra scuola.

Esiste un meccanismo attraverso il quale ogni Stato membro dell’Unione Europea eroga risorse per sostenere l’equilibrio strutturale e per favorire lo sviluppo di zone che, individuate secondo parametri socio economici, presentino criticità e ritardi. La programmazione degli interventi è variabile e viene ricalibrata periodicamente sulla base dei fondi disponibili. Si chiama PON (Programma Operativo Nazionale), fa parte del QSN (Quadro Strategico Nazionale) e interviene su ambiti precisi dello sviluppo del sistema. Il PON istruzione ha, dagli anni ’90, riguardato tutte le regioni del Mezzogiorno. Il piano 2007-13 prevede un’erogazione più ingente (Obiettivo Convergenza) a Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, che sono state considerate - sulla base degli indicatori - le regioni maggiormente bisognose di questo sostegno finalizzato e aggiuntivo. Gli aggettivi non sono neutri: individuano un finanziamento ulteriore rispetto all’ordinario, che viene erogato con uno scopo specifico. In questo senso le finalità del PON sono l’incentivazione di occasioni di sviluppo che si basino sulla dotazione, la disponibilità e la qualità delle risorse umane, con la volontà di rimuovere le resistenze al rinnovamento del sistema, favorendo un processo di progressivo recupero di fiducia e benessere sociale, attraverso quella riduzione della marginalità che una scuola che funzioni realmente può propiziare. È bene ricordare che i fondi PON vanno ad aggiungersi a risorse finanziarie che arrivano ordinariamente dallo Stato alle scuole e alla quota dei POR (Piano Operativo Regionale) che può essere programmata dalle singole regioni. Pertanto, essi devono rappresentare una reale integrazione e guardare al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, ancora troppo lontani. E costituire un contributo dirimente rispetto alle questioni più drammatiche che riguardano nello specifico la situazione del Sud, prima tra tutte la dispersione scolastica.

Le risorse assegnate con i piani integrati sono state per il PON istruzione 2007-13 pari a 3,5 miliardi di euro. Una cifra enorme, destinata alle 4 regioni individuate, secondo il QSN, deciso dall’Italia con una contrattazione in sede di Commissione Europea: Calabria 13,62%, Campania 29,92%, Puglia 26,31%, Sicilia 31, 15%. Per le peculiarità del sistema scolastico italiano, il Ministero dell’Istruzione è titolare di questi fondi europei. Pertanto, all’interno del QSN, il Ministero ha presentato la propria programmazione nella definizione di interventi che possano riguardare le strutture scolastiche, così come problematiche fondamentali quali la lotta alla dispersione, il recupero della scolarità in età adulta, la formazione degli insegnanti. Quest’anno, per la prima volta, si è previsto - con un accordo nel mese di marzo - la presenza del sindacato di categoria all’interno di un organismo che dovrebbe accompagnare l’attuazione delle strategie definite. L’attribuzione dei fondi ai soggetti fisici avviene attraverso un bando pubblico. Nel 2000-2006 i fondi stanziati per le 6 regioni interessate (c’erano anche la Sardegna e la Basilicata) ammontarono a 472,558 milioni di euro. Uno dei dati che salta all’occhio - in assenza di verifiche ufficiali sull’efficacia dell’impiego dei fondi e sul ritorno in termini di qualità del sistema o di lotta ai gravi problemi che, più che altrove, investono la scuola del Sud - è che parte di quelle cifre non sono ancora state utilizzate: alcune risorse non sono state né impegnate né spese.

In linea generale, l’esperienza delle precedenti programmazioni non è stata felice. E non solo per la manifesta incapacità di programmazione cui si accennava. Basta entrare in una qualunque scuola del Sud per capire che qualcosa non ha funzionato. Cosa, in particolare? Innanzitutto la distribuzione delle risorse: la mancanza di una reale cultura dell’informazione ha fatto sì che alcune scuole si siano "specializzate" nella elaborazione di progetti e abbiano fatto il pieno di risorse, che invece andrebbero distribuite in maniera più omogenea. Uno stretto collegamento dei progetti con il Piano dell’Offerta Formativa - e dunque il vaglio del Collegio Docente, proposto dalla Flcgil - garantirebbe maggiore trasparenza ed efficacia. All’interno delle scuole stesse, poi, la questione spesso è diventata "affare privato" del Dirigente Scolastico, del Direttore dei Servizi Generali Amministrativi e di pochi "accoliti", favorendo così una cultura del sospetto che non fa bene alla scuola. Esistono comprovati casi di scuole che hanno potenziato - attraverso i fondi - i laboratori; ma non hanno provveduto al controllo e alla custodia delle strumentazioni, che sono ben presto state sottratte. Esistono corsi organizzati con docenti formatori che si spostano dalla loro città (con relativi costi) per raggiungere scuole del Sud dove incontrano - per mancanza di organizzazione - pochissimi insegnanti. Inoltre, con particolare riguardo alla questione della dispersione, l’ obbligatorietà di cooptare docenti esterni per l’intervento è insensata. In sostanza si avalla l’idea che la scuola, non essendo in grado di recuperare i futuri dispersi, non è capace di farlo nemmeno con interventi straordinari: ancora il senso di un giudizio negativo sulla scuola e sulla capacità dei docenti, nonché un "mercato" delle consulenze, spesso inadeguate ad affrontare i casi specifici. Da un punto di vista volto all’ottimizzazione delle risorse in funzione dell’apprendimento degli studenti: le misure previste dal regolamento nazionale sono realmente funzionali al recupero delle competenze di base? Ad esempio, ha senso tentare il recupero delle competenze attraverso attività pomeridiane con studenti che - ovviamente - hanno capacità di attenzione limitate? Sarebbe forse preferibile individuare strategie che pongano sotto controllo variabili che concorrono a produrre l’insuccesso formativo. La resistenza a fornire un rendiconto oggettivo delle azioni e dei risultati sottolinea queste ed altre problematiche, nonché - presumibilmente - la volontà da parte di alcuni di mantenere inalterato un sistema di interessi.

Ma ci sono due insidie dietro l’angolo. La prima: verosimilmente, il prossimo finanziamento sarà meno consistente, considerata l’entrata nell’UE di paesi svantaggiati. L’Italia, dunque, rischia di dilapidare una preziosissima opportunità e cifre ingenti. E, ancora più grave, è la "trappola" Tremonti: la manovra economica ipotizza lo stravolgimento del QSN e la riprogrammazione degli investimenti previsti sia con Fondi per le Aree Sottoutilizzate (FAS) sia con i PON, individuando come priorità l’investimento in infrastrutture. Il FAS per la ricerca e l’istruzione ammonta a 9 milioni di euro. Che potrebbero non esserci più.
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