Quei compiti estivi del ministro Gelmini

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Quei compiti estivi del ministro Gelmini

Messaggiodi edscuola » 13 agosto 2008, 8:07

da Unità

Quei compiti estivi del ministro Gelmini
Fulvio Abbate

L'ultima puntata della rimonta autoritaria propugnata dalle destre nostrane, poco importa se temperata nei fatti dall'apparente lassismo berlusconesco, riguarda ovviamente la scuola. Più esattamente, scendendo nel dettaglio, la questione dei compiti a casa, meglio, i compiti che i ragazzi saranno costretti a svolgere durante le vacanze estive. C'è chi dice che sono troppi e addirittura eccessivamente difficili, ma c'è pure chi afferma l'esatto contrario, ossia che sono quelli che devono essere, visto che lo studente deve essere tale anche d'estate, perfino sulla spiaggia di Tropea, egli deve, insomma, sentire l'ombra minacciosa dell'istituto, dunque dell'inverno. Inutile aggiungere che il ministro della Pubblica istruzione, la signora Gelmini, si è subito premurato di spiegare che va bene così, visto che i compiti estivi servono, eccome se servono, si tratterebbe infatti di tenere la mente del campione in allenamento, quindi i genitori dovranno farsene una ragione, e poco importa che così facendo le vacanze andranno a farsi friggere. In questo genere di argomenti istituzionali, volendo essere dettagliati nella disamina, ardono due distinti concetti neo-autoritari. Il primo, dice all'incirca, implicitamente, esattamente così: mamme e papà d'Italia, fino a oggi avete fatto il cazzo che vi è parso, ve ne siete fottuti dei vostri ragazzi, e questo perché c'è stato il Sessantotto, con il 6 politico e tutte le aberrazioni che sappiamo, ma da quest'anno cambia tutto, da quest'anno scordatevi la vacanza, da quest'anno ve ne starete lì a seguire il ripasso insieme al vostro gioiello, chiaro? Inutile aggiungere che all'ombra di questo ragionamento c'è modo di intravedere l'irreprensibile storia scolastica personale del ministro Gelmini, meglio, la sua adesione al dettato delle buone maniere, a cominciare dalla divisa che la ministra seppe apprezzare quand'era ragazza, quand'era studentessa, al punto da sognarne la reintroduzione su ampia scala. Sullo sfondo, come scenario negativo, i tempi delle inutili assemblee, e forse perfino gli scioperi, i cortei, le occupazioni degli istituti, e tutto il resto che, sempre secondo una certa vulgata, apparterrebbe all'eredità della rivolta studentesca, l'inizio della fine, la cessazione d'ogni doveroso rispetto dell'autorità. In secondo luogo, c'è modo di intravedere l'intenzione moralizzatrice, meglio, la buona volontà a riparare i danni di certo lassismo "comunista", se non "anarcoide", attraverso alcuni segni di "buona volontà", ovvero necessari divieti. Insomma, a fronte del divieto di consentire ai poveracci di rovistare nei cassonetti, così come di permettere il libero accesso alle spiagge agli immigrati, c'è altrettanto modo di apprezzare la volontà non meno di ferro di cedere sui compiti estivi. E qui giunge in soccorso del nuovo corso culturale neo-autoritario l'ennesimo sottotesto, qualcosa che serve a spiegare all'incirca così: anche a noi ci rompe le palle trascorrere l'estate appresso a quelle capre, a quelle zappe dei nostri figli, svogliati e privi di qualsiasi talento e interesse che non sia l'ultimo modello di ipod, anche noi riteniamo che sarebbe meglio per tutti che i ragazzi imparassero quello che c'è da imparare durante l'inverno a scuola, e in cuor nostro siamo convinti che si tratti di una misura intimidatoria, ma il bello sta proprio in questo…

Inutile aggiungere che questo genere di argomenti hanno buon gioco davanti a una sinistra messa all'angolo, anzi, talvolta addirittura preoccupata di apparire blandamente incline alle maniere forti, e intanto, fra l'impasse di quest'ultima e la convinzione raddrizzatrice della signora Gelmini, sembra perfino far ritorno nel celeste cielo del quotidiano scolastico il severo gran cordone delle doverose punizioni ulteriori in caso di mancato rispetto degli impegni previsti dal programma ministeriale. Quanto basta per far rinascere, da qui a qualche mese, dieci cento mille nuovi Gian Burrasca.

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