La Gelmini taglia 87 mila insegnanti

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La Gelmini taglia 87 mila insegnanti

Messaggiodi edscuola » 5 settembre 2008, 8:39

da La Stampa

La Gelmini taglia 87 mila insegnanti

ROMA

Nessuno toccherà il tempo pieno delle scuole. Anzi. Il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, promette di estenderlo e la prossima settimana presenterà delle simulazioni per provare le sue promesse.

E quindi, anche se verrà introdotto il maestro unico, anche se verrà ridotto il numero di ore totali nella scuola, anche se si taglieranno docenti senza pietà, il tempo pieno resta, assicura il ministro. Come? «Verrà meno il meccanismo della compresenza degli insegnanti, ma non il tempo pieno. Anzi. lo aumenteremo e lo miglioreremo senza spendere nulla in più. Il governo si rende conto che molte madri lavorano e intende venire incontro alle esigenze delle famiglie».

La parola magica, dunque, è la compresenza. Finora a garantire il tempo pieno erano due insegnanti, dall’anno scolastico che sta per iniziare sarà solo uno. E tanto basta, confermano al ministero, per fare come se nulla fosse. Stesso discorso per il maestro unico. «Non è immettendo nella scuola più ore o più soldi che si migliora la qualità» e «non si capisce perchè il contribuente debba pagare tre insegnanti per una scuola primaria che funziona benissimo anche con uno solo».

E dunque è chiaro che ai sindacati le parole del ministro non siano piaciute. Enrico Panini della Flc-Cgil: «Il ministro ha assicurato il raddoppio del tempo pieno, impegno che sfiora la magia, considerato che, subito, lo si chiude nei primi tre anni - facendolo convergere sul maestro unico - e poi, se ce ne saranno le condizioni, si garantirà un po' di prolungamento pomeridiano purchessia». Per Francesco Scrima, segretario della Cisl-scuola, il governo vuole distruggere la «migliore scuola che abbiamo, partendo proprio dalle nostre eccellenze».

La protesta partirà da Trieste, dove oggi si terrà la prima manifestazione contro il ministro: un sit-in di maestri e genitori, promosso dal Comitato triestino contro la restaurazione del maestro unico.

I Cobas e le sigle autonome come Cub e Sdl hanno indetto uno sciopero della scuola il 17 ottobre contro il maestro unico e la politica scolastica di Berlusconi-Tremonti-Gelmini. Il ministro ieri ha ricordato lo scenario futuro: «Credo che il taglio sia intorno al 7% della spesa, che vuol dire 87 mila posti in tre anni». «Il governo - risponde il leader dei Cobas Piero Bernocchi - vuole tagliare 70 mila posti di insegnanti e 43 mila di Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi), a cui si aggiungono i 47 mila posti già soppressi dalla Finanziaria Prodi, per un totale inaudito di 160 mila posti in meno» e poi vorrebbero tornare «all’inverosimile maestro unico tuttologo degli Anni 50 e 60, che, oltre a far sparire altre decine di migliaia di posti, immiserirebbe un insegnamento che ha reso la scuola elementare italiana apprezzatissima nel mondo». I sindacati confederali hanno tempi più lunghi per le decisioni, ma dalla base arrivano segnali identici: a Genova e nel Lazio sono sul piede di guerra.

Ancora una volta contraria la Sir, l’agenzia di stampa dei vescovi: «Sul maestro unico il ministro aveva dichiarato l’orientamento del governo e rimandato alla Finanziaria. E invece la norma è entrata nel decreto: a sorpresa, senza dibattito, che pure sulla questione è stato richiesto. Il metodo seguito prima del merito della questione, lascia perplessi». La critica si appunta anche sul metodo seguito nell’assumere decisioni così importanti: «C’è bisogno di ritrovare intese e patti ampi per valorizzare un bene prezioso e di tutti, indispensabile per il Paese».
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