Indagine, il 70% dei pediatri è contrario al tempo pieno

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Indagine, il 70% dei pediatri è contrario al tempo pieno

Messaggiodi edscuola » 16 gennaio 2009, 17:54

da LASTAMPA.it

Indagine, il 70% dei pediatri è contrario al tempo pieno

Farnetani, meglio che bimbi passino i pomeriggi a casa con i nonni o anche con la baby


ROMA
Tempo pieno? No, grazie. Quasi il 70% dei pediatri si dichiara contrario alla possibilità di lasciare i bambini a scuola anche il pomeriggio. «Meglio farli stare in casa con la famiglia, anche con i nonni oppure con la baby sitter, dato che, peraltro, la capacità di apprendimento dopo le ore 13 cala sensibilmente. Il tempo pieno deve essere l’ultima spiaggia e scelto solo per motivi di reale impossibilità a gestire il bimbo». Parola del pediatra Italo Farnetani, che ha condotto un sondaggio fra 119 “colleghi”, il 69,7% dei quali dice no al tempo prolungato a favore di momenti di relax all’aria aperta alternati allo studio, «nelle ore in cui è più facile per gli studenti riprendere a immagazzinare le nozioni, cioè fra le 15 e le 17».

«I motivi per cui sconsigliamo questa opzione - dice l’esperto - non sono di ordine sanitario, bensì strettamente psicologico. Il pericolo di contrarre malattie non aumenta, infatti, se si passano otto invece che quattro ore fra i banchi. Al contrario, i bambini di elementari e medie devono poter trascorrere in casa loro i momenti pomeridiani, per fissare punti di riferimento che ne faranno individui equilibrati. Se infatti un bimbo viene “costretto” a rimanere tante ore in aula, il rischio è che con il tempo identifichi la scuola con il suo disagio. Assumendo più avanti con l’età atteggiamenti di isolamento o di aggressività: alle elementari si sopporta, alle medie si inizia a scalpitare e poi alle superiori si diventa vittime di marachelle o, viceversa, veri e propri bulli».

Per il pediatra, comunque, «la permanenza eccessiva a scuola e lo scarso tempo passato in famiglia può creare stress nel bambino e, in questo senso, aprire anche la strada a malattie: si sa che un sistema nervoso messo a dura prova può compromettere anche quello immunitario. Se all’asilo, dunque, il rischio che il bambino si ammali è messo in conto dai genitori, mamme e papà devono tener in considerazione anche i possibili rischi psicologici apportati dal tempo pieno».

Come non considerare, poi, dice Farnetani, «che a causa dei ritmi biologici che il nostro organismo adotta per “regolarsi” fra il giorno e la notte, alle 13 avviene un picco di stanchezza e di sonnolenza che pone in seria difficoltà il bambino alle prese con materie impegnative.

Il momento migliore per imparare è compreso fra le 11 e le 13 e poi dalle 15 alle 17: è sbagliato costringere, ad esempio, gli alunni a effettuare un compito in classe la prima ora, così come metterli sotto con lo studio subito dopo pranzo. Un’idea che vada al passo con i ritmi dei piccoli potrebbe essere quella di organizzare la prima colazione a scuola, spostando un po’ l’inizio delle lezioni e permettendo ai bambini di nutrirsi e di vivere occasioni di convivialità con i loro compagni».

«Se le mense scolastiche offrissero la prima colazione ai loro studenti - prosegue il pediatra - oltre a risolvere il diffusissimo problema del ’saltò del primo pasto della giornata, aiuterebbero ad aumentare il loro rendimento, così come la loro socialità. Da tempo, inoltre, si attende che vengano aumentate le ore dedicate all’attività fisica, perchè i nostri bambini effettuano troppo poco movimento, sono sedentari e corrono rischi di malattie. L’ideale sarebbe arrivare a scuola, fare colazione e poi scendere in palestra a fare sport». Ma dopo, nessuno potrà sfuggire alle interrogazioni.
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