Si deve intervenire alle elementari

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da Corriere della Sera

Si deve intervenire alle elementari

Prevenire significa anticipare, intervenire prima che sia troppo tardi. Nei comportamenti la prevenzione cerca di evitare che si consolidino abitudini dannose e, nelle dipendenze, che l’assuefazione fisica e psichica a sostanze tossiche ne induca un uso coatto. È allora il caso di intervenire sui bambini? In senso positivo la pubblicità già lo fa quando si propone di provocare nei più piccoli un atteggiamento favorevole verso un determinato prodotto e un patto di fedeltà nei confronti di un certo marchio.

Ma qui si tratta di instillare un divieto verso qualcosa che si conosce solo indirettamente, attraverso le azioni di adulti che ne verrebbero, in tal modo, stigmatizzate. Ma anche questo già avviene: è normale che i bambini sgridino i grandi perché fumare fa male, «l’ha detto la maestra!». La novità consiste invece nell’indurre il proponimento: «Io non lo farò mai». Una simile determinazione richiede che si sia formato un atteggiamento morale e, come afferma la psicoanalisi, una funzione superegale.

Una acquisizione che accade di solito verso i sei anni, durante la scuola di base, quando, in tutte le società, inizia l’educazione sociale vera e propria. A questa età i bambini sono particolarmente obbedienti, desiderosi di far bene e di essere apprezzati. Dopo, durante l’adolescenza, che comincia spesso a nove anni, sarebbe tardi perché i ragazzi divengono, per rendersi autonomi, oppositivi e ribelli. A questo punto l’attenzione si sposta su come informare i bambini sui danni del fumo e come formarli affinché non cedano alle lusinghe della sigaretta, prima tra tutte quella che comportarsi «da grandi» fa crescere.

Silvia Vegetti Finzi