Insegnamento della Chimica e delle Scienze Sperimentali

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Insegnamento della Chimica e delle Scienze Sperimentali

Messaggiodi edscuola » 23 ottobre 2007, 17:02

SCI: Istruzione e Formazione: l’insegnamento della Chimica

On. MINISTRO Giuseppe Fioroni

MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
ROMA

e p.c. Vice ministro Mariangela Bastico
Sottosegretario Gaetano Pascarella
Sottosegretario Letizia De Torre
Dott. Giuseppe Cosentino – Capo Dipartimento per l’Istruzione
Dott. Mario Giacomo Dutto – Direttore Generale per gli Ordinamenti Scolastici
Dott. Giuseppe Fiori – Direttore Generale per il Personale della Scuola
Dott.ssa Lucrezia Stellacci – Direttore Generale per lo Studente
Prof. Luigi Berlinguer – Presidente del Gruppo interministeriale per lo sviluppo della
Cultura Scientifica e Tecnologica

Onorevole Ministro,
come è sicuramente a Sua conoscenza, la Società Chimica Italiana (SCI) è una società scientifica che riunisce la maggioranza dei chimici italiani, sia provenienti dai settori dell’insegnamento universitario e della scuola, sia dai comparti dell’industria e degli enti di ricerca e controllo. La SCI ha tra i suoi scopi statutari la diffusione e il miglioramento delle cultura chimica e in particolare quello di promuovere e favorire lo studio della Chimica nella scuola e nell’università.
Stiamo seguendo il dibattito in corso e conosciamo le linee strategiche del governo in relazione alle tematiche inerenti i diversi cicli scolastici. Abbiamo occasione, sia come Società Chimica Italiana che in particolare della sua Divisione di Didattica Chimica (DDC), di essere interlocutori delle varie Commissioni che Codesto Ministero ha istituito in relazione alle problematiche che la modifica dei percorsi scolastici richiede. Accogliamo con favore le affermazioni sulla indispensabilità che venga assicurata a tutti i giovani che usciranno dalle nostre scuole una solida base scientifica e culturale. Siamo interessati a favorire l’apprendimento delle discipline scientifiche sperimentali, come la chimica, per il ruolo fondamentale che esse rivestono nel fornire una formazione che consenta ai giovani di operare nella realtà di oggi con consapevolezza ed autonomia. Come cittadini e futuri costruttori della nostra società dovranno essere in grado di interpretare e agire in maniera attiva e responsabile comprendendo il ruolo che la scienza e la tecnologia occupano, oggi sempre di più, nella nostra vita. Condividiamo la riduzione auspicata del tempo-scuola dei nostri studenti, purché questa non penalizzi le ore dedicate ai “laboratori”, intesi sia come attività sperimentali, che hanno un ruolo fondamentale nel processo di insegnamento-apprendimento delle scienze, sia come didattica laboratoriale in grado di guidare gli alunni a diventare soggetti attivi nella costruzione del proprio sapere.
Sono queste alcune delle “linee guida” che ci vedono coinvolti come SCI-DDC nel Piano ISS (Insegnare Scienze Sperimentali). E’ in questa ottica che noi collaboriamo alla “Indagine campionaria sull’uso delle infrastrutture e le attrezzature per la sperimentazione nelle discipline scientifiche” promossa dal Gruppo di Lavoro Interministeriale per lo Sviluppo della Cultura Scientifica e Tecnologica nell’ambito del “Censimento dei Laboratori scientifici”.
Altresì condividiamo le proposte di razionalizzazione degli 800 indirizzi formativi attualmente offerti dalla scuola superiore. Ridisegnare l’offerta formativa non deve significare semplicemente accorpare indirizzi, bensì studiare i diversi percorsi alla ricerca di aree trasversali che rispondano alle domande fondative dei differenti assi culturali e che siano coerenti con il mondo di oggi. Occorre ripensare l’assetto complessivo del percorso formativo, ove a scienza e tecnologia vengano assegnati spazi di reale frequentazione e di effettiva esperienza formativa. Per questa ragione esprimiamo il nostro totale dissenso circa l’ipotesi di accorpare le discipline Chimica, Fisica, Scienze della Terra e della Vita entro un generico contenitore denominato “Scienze”, proposta per l’Istruzione tecnica e professionale, ma che appare si voglia anche estendere ad altri indirizzi della Scuola Secondaria di II grado. E vogliamo sottolineare che tale dissenso non è dettato da una rivendicazione corporativa ma dalla consapevolezza che l’accorpamento privi gli studenti della possibilità di fruire di fondamentali chiavi di lettura del mondo e di importanti contesti reali, essenziali per un loro orientamento cosciente verso future scelte di studio e di lavoro. Dopo avere sperimentato gli approcci sensoriali nella scuola di base ed essere stati avviati alla costruzione dei primi modelli interpretativi nella scuola media, occorre che nel biennio di scuola superiore gli studenti imparino a frequentare ambiti disciplinari specifici.
Se la visione di una scienza integrata è accettabile ed anche proficua nei livelli scolastici inferiori (scuola primaria e secondaria di primo grado) – come testimoniano le attività svolte all’interno del Piano ISS – ai livelli superiori l’ oggetto di insegnamento/apprendimento deve essere rappresentato dalle discipline specifiche, differenziate tra loro in relazione ai differenti statuti, alle diverse metodologie, ai differenziati campi di indagine. Peraltro, se l’insegnamento “Scienze Naturali, Chimica e Geografia, Microbiologia” – già presente nella secondaria di II grado – può rappresentare un esempio di “scienza integrata”, le varie Azioni proposte dal Progetto Lauree Scientifiche, in particolare Orientamento e formazione degli insegnanti, Stage, Borse di Studio – sottoprogetti che vedono un ampio coinvolgimento della SCI – testimoniano della scarsa efficacia che tale insegnamento esercita nello sviluppare “vocazioni scientifiche specifiche” e più propriamente relative alla Chimica.
Inoltre, per ottenere un buon insegnamento in una disciplina occorre che chi la insegna disponga di una preparazione adeguata e di una esperienza di essa consolidata. E’ evidente che non è possibile avere una preparazione approfondita in quattro discipline distinte, che sono appunto oggetto di quattro corsi di laurea specifici i quali hanno in comune un numero di crediti assai esiguo. La comunità scientifica che la SCI rappresenta è consapevole che conoscere una disciplina, nel senso di dominarne la struttura, le molteplici successioni logiche, il lessico specifico, non è sufficiente per saperla insegnare. La SCI è però altrettanto convinta che il conoscerla a fondo rappresenti una condizione necessaria. .
Infine la SCI richiede che nella revisione dei percorsi scolastici della scuola superiore di II grado, nei vari anni di corso, sia sempre presente l’insegnamento della Chimica, con orari adeguati a consentire una significativa attività sperimentale.
La ringrazio personalmente per la Sua cortesia nel leggere quanto sopra e per l’attenzione che vorrà mostrare rispetto alle considerazioni ivi contenute. Le auguro un proficuo lavoro e, mi consenta, con cordialità,

Il Presidente della SCI
Prof. Francesco De Angelis
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Insegnamento delle Scienze Sperimentali

Messaggiodi edscuola » 23 ottobre 2007, 17:04

AIC – Associazione Insegnanti Chimici
ANICTC - Associazione Insegnanti di Chimica e Tecnologie Chimiche



Al Presidente del Consiglio On. Prof. Romano Prodi

Al Ministro della Pubblica Istruzione On. Dott. Giuseppe Fioroni

Al vice Ministro dott.ssa Mariangela Bastico

Al Capo Dipartimento per l’Istruzione Dott. Giuseppe Cosentino

Al Presidente del CNPI

Al Presidente della VII Commissione della Camera On. Folena

Al Presidente della VII Commissione del Senato Sen. Franco

Al vicepresidente di Confindustria con delega per l’Istruzione Gianfelice Rocca

Ai Sindacati Scuola CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA

Alle redazioni dei quotidiani, settimanali, telegiornali e a chiunque possa essere interessato


Oggetto: Qualità dell’ Insegnamento delle Scienze Sperimentali




Le notizie che filtrano sullo stato dell’Arte dei lavori sulla prossima Riforma della Scuola Secondaria informano fra l’altro su:

proposte di riduzione di numero di ore di lezione

proposte di insegnamento di “scienze integrate” (vedi proposte di Confindustria)

proposte di riduzione del numero di ore di insegnamento della Chimica, in particolare nel biennio iniziale della Scuola Secondaria.




Quanto sopra induce a dedurre che le richieste fatte dalle Associazioni Disciplinari attraverso i numerosi documenti inoltrati a codesto Ministero dal Forum delle Associazioni Disciplinari e dalle singole Associazioni Disciplinari e fatte presenti nelle Audizioni sulle Indicazioni Nazionali, a poco più di un mese di distanza non abbiano dato inizio al processo di cambiamento e di innovazione di cui necessita la Scuola di questo Paese.




Per quanto concerne la riduzione del numero di ore di lezione,la consideriamo un errore strategico che il Paese potrebbe pagare a caro prezzo: gli alunni di oggi sono diversi dagli alunni degli anni ’80 ed è diversa la società in cui vivono ed il suo grado di complessità.Non è riducendo il numero di ore delle materie scientifiche e tecnologiche e/o accorpandole che si prepara il futuro del Paese (vedasi quanto recentemente affermato da Luigi Berlinguer, Presidente del Gruppo di Lavoro per lo sviluppo della Cultura Scientifica e Tecnologica-MPI); per una riduzione della spesa per la scuola probabilmente dovrebbe essere valutato più a fondo l’enorme numero di progetti a nostro parere non sempre culturalmente e/o professionalmente validi.




Confindustria, mentre reclama giovani preparati e perfeziona accordi per l’esperienza scuola –lavoro, allo stesso tempo nel biennio della scuola secondaria chiede l’insegnamento delle “scienze integrate”.

Riteniamo tale proposta un gravissimo errore. Abbiamo sempre sottolineato l’importanza dell’insegnamento specifico nella Scuola Secondaria di 2°grado. Non “scienze integrate” quindi, ma laboratori e insegnanti qualificati per l’insegnamento delle singole discipline scientifiche sperimentali, differenziate per campi di indagine e metodologie. Non è infatti possibile trasmettere la conoscenza di una disciplina se non se ne dominano la struttura, le connessioni logiche, i linguaggi specifici, i contenuti. Discipline come la Chimica, le Scienze Naturali e Biologiche, la Fisica, radicalmente differenti tra loro sul piano epistemologico, debbono essere insegnate dai docenti che sicuramente ne possiedano le conoscenze. Qualsiasi accorpamento disciplinare, a livello di Scuola Secondaria,risulta una forzatura che non trova giustificazioni sul piano della qualità del processo di insegnamento/apprendimento.




Per quanto riguarda l’insegnamento della Chimica, evidenziamo ancora una volta che questa disciplina dovrebbe essere insegnata dai docenti “Chimici” della classe di concorso A013, laureati in Chimica e CTF, e non dai docenti “di scienze” della classe A060 e altro, come purtroppo ancora oggi avviene nei Licei. negli Istituti Professionali e in molti Istituti Tecnici.

Pensiamo inoltre che il monte ore sia da aumentare e non da ridurre, tenuto conto del fatto che questa scienza deve essere insegnata come “Chimica e Laboratorio”, facendo largo uso dell’attività di laboratorio, indispensabile per un apprendimento significativo (come peraltro ci sembra giustamente sottolinei Confindustria) e tenuto conto del fatto che questa scienza è fondamentale per la ricerca scientifica e lo sviluppo del nostro Paese rimasto, ormai, tra gli ultimi Paesi europei in quanto a conoscenza e a formazione scientifica.




Ci sembrano inoltre da rimodulare piani quali “Lauree Scientifiche” e “Piano ISS”, che anche e forse ancor più a livello della Scuola Secondaria di 1° grado dovrebbero essere ben valutati nella loro applicazione,in quanto in poche ore di “addestramento” o di“ascolto”,i laureati in Scienze Naturali o Biologia, ecc. ci pare evidente non possano acquisire quelle competenze che vengono costruite in molti anni di seri studi accademici e le abilità richieste nell’attività di laboratorio.

A nostro parere i docenti devono possedere le competenze e le abilità che si richiederanno agli alunni, dando loro strumenti rigorosi perché possano orientarsi nella realtà del loro tempo,in tutta la sua non semplificabile complessità. In buona sostanza: i tuttologi, nelle discipline scientifiche, non esistono e non esisteranno mai (e pertanto siamo contrari alle recenti proposte di formazione accademica di futuri docenti “polivalenti”).




Ancora una volta chiediamo pertanto:

1) che nei Licei la Chimica venga “scorporata” dalla cattedra di “Scienze Naturali,…” e che ne sia affidato l’insegnamento a chi ha la competenza inclusa quella di lavorare in laboratorio, cioè i docenti della classe di concorso A013, insieme all’Insegnante Tecnico Pratico, figura fondamentale per una didattica completa ed integrata.




2) che nel biennio iniziale di tutte le Scuole Secondarie di 2° grado, compresi i Licei e gli Istituti Tecnici e Professionali, degl’Istituti d’Arte, sia introdotto lo studio della disciplina “Chimica e Laboratorio”,insegnata dai Docenti A013, anche in quanto propedeutica delle altre discipline scientifiche ed allo studio e alla manipolazione dei materiali.




I docenti della Classe A013 sono tanti da potere ricoprire tutte le cattedre di Chimica.




Quanto chiediamo è a favore della realizzazione di una Scuola Migliore e di Qualità e ci auguriamo e vogliamo sempre sperare che se ne creino le condizioni, cioè che le discipline siano insegnate da coloro che possiedono i titoli qualificanti e qualificati, senza lesinare sulle ore di lezione delle singole discipline scientifiche da “scorporare” e non da “confondere” in pasticciate “nuove” superficiali discipline.

Distinti saluti

La Presidente dell’AIC
Associazione Insegnanti Chimici
Prof. Giuseppa Mauro


La Presidente dell’ANICTC
Associazione Nazionale Insegnanti di Chimica e Tecnologie Chimiche
Prof. Antonella Balasso
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