ANDIS: LE INDICAZIONI PER IL CURRICOLO

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ANDIS: LE INDICAZIONI PER IL CURRICOLO

Messaggiodi edscuola » 21 novembre 2007, 9:31

Documento del Direttivo Nazionale ANDIS

LE INDICAZIONI PER IL CURRICOLO
per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione


Il 3 settembre 2007, il Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha ufficialmente presentato le Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, allegate al decreto ministeriale emanato il 31 luglio 2007.
Contestualmente, le scuole hanno ricevuto il libretto che le contiene, unitamente al testo di indirizzo “Cultura scuola persona”, ormai conosciuto come documento Ceruti, dal nome del Presidente della Commissione ministeriale che ha avuto l’incarico di produrlo, diffuso lo scorso 3 aprile nella convention che ha visto la presenza del filosofo Edgar Morin. Cinque mesi giusti, durante i quali i 16 membri della Commissione, affiancati da tre gruppi tecnici – uno per ogni grado di scuola interessata – hanno elaborato il testo delle nuove Indicazioni che vanno a sostituire quelle transitorie allegate al decreto legislativo n. 59/2004.
Cinque mesi di intenso lavoro svolto praticamente in sordina, perché non ha prodotto un dibattito nel mondo della scuola e nel Paese rispetto alle proposte che si andavano elaborando.
Le audizioni di primavera con le associazioni professionali (l’ANDIS era presente con le proprie riflessioni), le organizzazioni sindacali, le forze sociali e le rappresentanze accademiche sono state un gradito tributo all’ascolto, ma si sono concentrate sui due documenti di carattere generale: il citato “Cultura, scuola, persona” finalizzato a delineare la cornice culturale entro la quale si svolge l'azione educativa e didattica della scuola; e un secondo documento ('Il curricolo nella scuola dell'autonomia') di carattere pedagogico-didattico, indirizzato a delineare l'idea di scuola, quale oggi si presenta nel nuovo quadro dell'autonomia. Sulle premesse, insomma.
Tuttavia il modo di procedere è sicuramente diverso dal passato e vincolato, secondo le intenzioni del Ministro, dall’esigenza di dare una concreta risposta alle attese del mondo della scuola, che si aspettava in tempi rapidi il superamento della situazione di incertezza legata alla provvisorietà del testo delle “Indicazioni” volute dal precedente Governo e che auspicava un maggior riconoscimento della propria autonomia progettuale.

UN PRIMO GIUDIZIO: CHE COSA CI PIACE

L’ANDIS, se da una parte esprime perplessità relativamente alla revisione condotta in tempi brevi senza favorire la partecipazione e il giusto protagonismo degli insegnanti, dei dirigenti, dei soggetti associativi, delle forze sociali, dall’altra apprezza convintamene altri aspetti della metodologia adottata e i principi guida, principalmente:
 la chiarezza usata nel tracciare gli indirizzi strategici e il percorso di attuazione, segnatamente alle fasi di avvio, alle finalità, alle azioni e misure, all’organizzazione, alle risorse finanziarie e sviluppo biennale;
 la logica dello sviluppo curricolare, progressivo, verticale e unitario per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo dell’istruzione, offerta finalmente tangibile della continuità intesa come itinerario socialmente progettato, coerente nei percorsi formativi, che non disdegna l’esigenza della discontinuità legata alla crescita del soggetto che apprende;
 la valorizzazione del gruppo-classe come luogo della cooperazione e dell’esercizio della solidarietà, come contesto sociale e ambiente organizzato per l’apprendimento;
 il carattere non prescrittivo e soprattutto sperimentale delle Indicazioni – definite proposte culturali -, con la prospettiva di un secondo momento di revisione, dopo un anno della loro messa alla prova dell'aula, che rimanda, tra l’altro, all’idea che la scuola non si cambia per decreto legge, ma solo attraverso un autorevole dibattito culturale e un accurato processo di comunicazione, partecipazione, condivisione;
 l’idea dell’innovazione come riforma graduale, come azione costante che fa dell'insegnamento una pratica ricca di riflessività e di ricerca, che apre alla più larga partecipazione; innovazione che non si esaurisce nel momento del dibattito preliminare, ma si sviluppa lungo tutto il percorso sperimentale e si svolge in dialogo costante con la quotidianità del lavoro didattico ed educativo;
 il riferimento costante alla cultura della complessità e a ciò che comporta per poterla abitare senza tanti disorientamenti, ivi compreso il rilievo dato alle diverse culture e alla parzialità dei punti di vista;
 la ricerca della coerenza e dell’essenzialità dei testi prodotti, con una lista degli obiettivi sfoltita che non scade nei dettagli;
 l’aggregazione delle discipline in aree secondo un principio di fondazione epistemologica del sapere e non come intervento regolatore dall’alto, che sottolinea l’esigenza di trasversalità nella strutturazione del curricolo;
 il recupero e la valorizzazione della valutazione formativa;
 la valorizzazione dell’autonomia e del protagonismo professionale di tutti gli operatori, attraverso atti concreti, per quanto riguarda la decisionalità rimessa alle scuole relativamente ai modi e ai tempi per la loro attuazione;
 il rispetto della libertà d’insegnamento, poiché si definiscono i criteri che la proposta didattica deve rispettare, senza prescrivere in modo dettagliato e minuzioso come i docenti devono lavorare;
 la rivalutazione della “formazione in presenza”, anziché on-line, per uno scambio vero e partecipato, per esempio, delle “buone pratiche” messe in atto in tante scuole e da tanti docenti;
 il riconoscimento della dirigenza scolastica come motore organizzativo da coinvolgere attivamente nelle fasi di accompagnamento all’introduzione delle Indicazioni (si veda la direttiva n. 68 del 3 agosto 2007)

I NODI DA SCIOGLIERE

Un testo agile, insomma, che si pone l’ambizioso obiettivo di reggere all’usura del tempo e di avere un carattere orientante. Un testo leggero ma non esaustivo, che ricerca l’essenziale e conserva molti spazi bianchi, da colmare in due direzioni:
1. dagli interventi delle scuole autonome, chiamate a esercitare nuove e forti responsabilità operando le scelte operative che le competono,
2. da ulteriori riflessioni culturali, conducendo, attraverso un confronto critico ma collaborativo, a integrare, colmare, emendare tutto ciò che va modificato per migliorare e non per sottrarre.


L’ANDIS sostiene l’opportunità di effettuare un’analisi attenta sulle ragioni della debolezza degli esiti formativi segnalata dalle analisi comparative internazionali sull’apprendimento e, più in generale, e si propone pertanto di sviluppare un dibattito culturalmente elevato, fondato sui contenuti e sul merito. Non su posizione pregiudiziali, allontanando l’infelice stagione della conflittualità ideologica che ha così negativamente caratterizzato il recente passato.
Dalla prima veloce lettura, compressa dai tempi e soprattutto dagli impegni che la fase d’avvio di un nuovo anno scolastico comporta, gli scritti proposti sembrano mantenere la promessa di tener conto degli orientamenti europei, pur dimostrando attenzione ai contenuti più significativi della nostra tradizione culturale. Assieme alle luci non mancano tuttavia molti elementi d’ombra, nodi irrisolti e interrogativi che richiedono ulteriori sviluppi, precisazioni, studi e il ricorso ad approfondite riflessioni:
 il rapporto che ci sarà con il curricolo in fase di elaborazione relativo al secondo ciclo d’istruzione, e soprattutto con il biennio obbligatorio;
 il rapporto tra traguardi e obiettivi
 la diffusa equivocità nell’interpretazione e nell’uso dei termini conoscenze-competenze-abilità, ancora più delicato per l’obbligo che incombe al dirigente scolastico di certificare le competenze al termine del ciclo d’istruzione
 il rapporto tra prescrittività delle indicazioni e il sistema di valutazione, peraltro ancora lontano da venire
 l’esigenza di rendere gli ordinamenti scolastici compatibili con la logica di continuità curricolare voluta dagli indirizzi nazionali, e sganciati dalle casualità delle scelte degli enti locali
 l’esigenza non più rinviabile di rendere lo stato giuridico degli insegnanti e i contratti di lavoro compatibile con l’esercizio delle nuove incombenze e responsabilità connesse alla definizione dell’offerta formativa sulla base delle nuove indicazioni;
 la costruzione di un piano, preciso e obbligatorio, di formazione dei docenti, superando l’attuale ostacolo contrattuale dell’aggiornamento come “diritto-dovere” anziché come “indispensabile” e, quindi, “obbligatorio per tutti”
 l’urgenza imprescindibile di riformare il perverso meccanismo di selezione e reclutamento degli insegnanti, di rendere gli organici funzionali, certi, stabili e culturalmente preparati a raccogliere le sfide che l’esercizio dell’autonomia e la costruzione di un curricolo comporta.
Si tratta, insomma, di mettere mano al disordine di una legislazione ancora troppo frammentaria e incompleta e come tale fortemente inadeguata ad incidere sui nodi strutturali che imbrigliano l’ammodernamento del sistema scolastico. Deve essere chiaro a tutti che non basta produrre ottime Indicazioni, se contestualmente non si creano le condizioni per tradurle in buone pratiche riproducibili nel tempo e che non si realizza l’autonomia solo ricorrendo al massiccio trasferimento di competenze alla scuola.
Non si possono inoltre .non notare le carenze sempre più diffuse nell’esercizio del senso laico della responsabilità e le conseguenti debolezze nella definizione della rete dei poteri rispetto a chi fa, cosa fa, come lo fa

Anche le buone leggi da sole non bastano se non si immette ossigeno pedagogico nella scuola e se le sfide didattiche non sono finalizzate a costruire comunità di apprendimento che siano soprattutto centri di cura per sé, per gli altri, per l’ambiente.
Lavorare anche su di sé, e non solo su quello che devono fare gli altri: su questo bisognerà porre l’attenzione se vogliamo dare un contributo tangibile per far crescere la cultura dell’autonomia, il connesso esercizio della responsabilità e per colmare il vuoto di eticità che ci sta ammorbando.

COSA VOGLIAMO FARE

L’ANDIS avvia una fase di lettura diligente, consapevole e non affrettata, aperta a tutti i dirigenti scolastici per approfondire ogni aspetto.
Farà sentire la propria voce affinché le enunciazioni sulle finalità, in primis permettere a tutti gli studenti di acquisire conoscenze e di sviluppare abilità e competenze per poter proseguire con successo gli studi, siano accompagnate da atti efficaci che ne consentano la realizzazione.
Ma soprattutto l’ANDIS, per la specificità che caratterizza la sua composizione associativa, concentrerà l’attenzione sugli aspetti che riguardano il ruolo della dirigenza scolastica nell’applicazione delle Indicazioni. E’ il nostro profilo professionale a chiederlo, e il decreto legislativo 165/01, che ci assegna, pur nel rispetto delle competenze degli organi collegiali, autonomi poteri di direzione e la responsabilità dei risultati del servizio da raggiungere attraverso l’organizzazione dell’attività didattica improntata ai criteri dell’efficienza e dell’efficacia formativa.
Anche per questo siamo convinti che serva una nostra presenza attiva e non di facciata. Il nostro apporto, che ci viene dal ruolo strategico della dirigenza scolastica nella gestione dei processi che riguardano la scuola militante, è indispensabile in tutto il piano di accompagnamento, compresa la formazione dei docenti, il cui piano sta per essere predisposto dal ministero.

Le Indicazioni, anche quando cesseranno di essere un testo provvisorio, tratteggiano linee essenziali: a tutti noi, ognuno per la propria parte, l’onore e l’onere di collocarle in un orizzonte di senso al servizio della società.
Cominciamo a lavorarci, con l’impegno e la convinzione che caratterizza l’ANDIS quando si parla di sfide cruciali per il nostro sistema scolastico.

(approvato all’unanimità)

Pinerolo, 8 novembre 2007
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