da LASTAMPA.it
Il cardinal Martino "Iscritti in crescita ma senza aiuti statali si chiude"
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
«Oggi in Italia un numero crescente di famiglie chiede di iscrivere i figli alle scuole cattoliche che però, senza adeguate sovvenzioni statali, sono soffocate dai costi di gestione e rischiano la chiusura. E’ interesse del governo sostenerle e garantire l’istruzione pubblica anche al di fuori degli istituti statali». Il cardinale Renato Raffaele Martino, ministro vaticano degli Affari sociali indica il modello tedesco di sovvenzione totale e stigmatizza gli «illogici impedimenti» italiani.
Che cosa non funziona in Italia nella scuola privata?
«A forza di tagli agli istituti paritari si impedisce ai genitori di decidere i percorsi formativi per i loro ragazzi. La Santa Sede non è riuscita a inserire nel Concordato una effettiva parità scolastica come era logico che avvenisse. In Germania gli istituti vengono finanziati al 100% sulle persone e al 95% sulla gestione, mentre in Italia i pregiudizi ideologici del laicismo sono ancora un ostacolo. Persino in Thailandia, Singapore, Malaysia dove i cattolici sono una piccola minoranza, le autorità incoraggiano la nostra attività pedagogica fondata sulla centralità della persona e la sua formazione integrale. Nel mondo ci sono un miliardo di studenti e 58 milioni di insegnanti, in tutto questo, le scuole cattoliche sono 250 mila, sono frequentate da 42 milioni di allievi e hanno tre milioni e mezzo di docenti».
C’è un boom di iscrizioni?
«Sì. Adesso le scuole cattoliche sono ritornate di moda per la loro serietà, perché non si fanno scioperi e funzionano meglio, ma ad un certo punto erano quasi disprezzate. Come fissato dalla stessa Costituzione, gli istituti privati hanno il diritto di essere sostenuti a livello giuridico ed economico: offrono un servizio e il loro finanziamento pubblico sarebbe un enorme risparmio per lo Stato perché nelle scuole cattoliche il costo medio per alunno è molto inferiore rispetto a quelle statali. La parità scolastica non è un privilegio, ma un diritto».
Quali sono le richieste della Chiesa?
«Di poter offrire il servizio educativo per la formazione delle giovani generazioni. Serve una valorizzazione delle potenzialità educative del mondo cattolico e anche il Parlamento europeo ha stabilito l’obbligo di rendere possibile la libertà di insegnamento sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie. E ciò in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici, senza discriminazione nei confronti dei gestori, dei genitori, degli alunni e del personale. E’ un traguardo di civiltà che gli italiani ancora attendono».