Con la legge 3 agosto 2007, n. 126 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 189 del 16 agosto 2007) il Parlamento italiano ha istituito la ‘Giornata nazionale del Braille‘, da celebrarsi annualmente il giorno 21 del mese di febbraio, quale momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti delle persone non vedenti.
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Villaggio Italia
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sarà in visita istituzionale al Cairo dall’11 al 13 febbraio 2025 per consolidare la cooperazione tra Italia ed Egitto nel settore dell’istruzione e della formazione tecnico-professionale. L’iniziativa si pone nel quadro del Piano Mattei e delle iniziative attuative del Memorandum d’Intesa sull’Istruzione, siglato il 17 marzo 2024 al Cairo.
Il 12 febbraio, il Ministro Valditara visiterà l’Istituto Salesiano Tecnico e Professionale “Don Bosco” del Cairo e, insieme al Ministro dell’Istruzione e dell’Istruzione Tecnica della Repubblica Araba d’Egitto, Mohamed Abdel Latif, inaugurerà “Villaggio Italia”, la prima fiera educativa italiana all’estero.
Parteciperanno all’evento 44 ITS Academy e 7 Scuole della Filiera 4+2, con l’allestimento di 13 stand dedicati alle Fondazioni ITS Academy e uno alla Filiera tecnologico-professionale.
L’iniziativa nasce da una collaborazione con Confindustria, SIMEST e oltre 50 aziende.
Oltre agli spazi espositivi, il “Villaggio Italia” ospiterà diversi momenti formativi, tra cui un workshop per i docenti egiziani di lingua italiana. L’iniziativa, ispirata al format delle fiere educative internazionali e realizzata con la collaborazione del Salone dello Studente e di Job&Orienta, rappresenta un importante momento di incontro tra scuole, associazioni e imprese italiane ed egiziane, con l’obiettivo di condividere le migliori esperienze formative italiane in un dialogo costante con il mondo delle imprese.
Il programma proseguirà con un Seminario istituzionale sulla cooperazione italo-egiziana nel settore dell’istruzione tecnica e professionale, con un focus sul ruolo degli ITS Academy italiani (“Technical and Vocational Education: ITS supporting growth and prosperity”).
L’iniziativa è organizzata dal MIM con l’Ambasciata d’Italia al Cairo, in collaborazione con Confindustria, SIMEST, il Ministero dell’Istruzione egiziano e la Federazione delle imprese egiziane (FEI).
Nei prossimi giorni, racconteremo la missione in Egitto su questa pagina e sui canali social istituzionali, condividendo aggiornamenti, immagini e momenti salienti dell’evento.
Si chiudono le iscrizioni: quanti iscritti alla filiera tecnologico-professionale 4+2?
da Tuttoscuola
Scade oggi, 10 febbraio, per circa tre milioni di famiglie il termine ultimo per le iscrizioni dei propri figli alle prime classi del prossimo anno scolastico.
Il termine ultimo delle iscrizioni, già fissato al 31 gennaio, era stato prorogato di una decina di giorni, soprattutto per consentire l’iscrizione alla filiera 4+2, la riforma dell’istruzione tecnica e professionale arrivata al secondo anno di sperimentazione, che rappresenta certamente la più importante novità ordinamentale del sistema di istruzione da molti anni a questa parte.
Pochi giorni prima dell’apertura delle iscrizioni (precedentemente prevista per l’8 gennaio), il ministero aveva pubblicato l’avviso pubblico per “Attivazione di nuovi percorsi quadriennali sperimentali inerenti alla filiera formativa tecnologico-professionale per l’anno scolastico 2025/2026”.
L’avviso precisava che “La proposta di candidatura deve prevedere la progettazione di percorsi sperimentali di istruzione tecnica e/o professionale strutturati su base quadriennale e l’integrazione con almeno un percorso per il conseguimento del diploma professionale di IeFP ove esistente e affine o correlato alla filiera, e con almeno un percorso di istruzione tecnologica superiore (ITS Academy), coerente con l’area tecnologica e le figure professionali di filiera”.
Si precisava anche che “quei percorsi quadriennali sperimentali assicurano l’insegnamento di tutte le discipline previste dall’indirizzo di studi di riferimento, mediante il ricorso alla flessibilità didattica e organizzativa consentita dall’autonomia delle istituzioni scolastiche”, e che i corsi di studio “devono ad ogni modo assicurare agli studenti il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento e delle competenze previsti per il corrispondente profilo in uscita del quinto anno di corso”.
Alla fine circa 400 istituti hanno aderito alla presentazione, come annunciato dal Ministero dell’istruzione con accenti piuttosto trionfalistici.
La proposta, meritevole di attenzione anche per il respiro europeo che la connota, è arrivata probabilmente troppo a ridosso del termine di iscrizione, e non ha fruito di adeguato sostegno di comunicazione. Se si ricerca in rete “spot filiera tecnologico professionale 4+2”, oltre a diversi articoli di Tuttoscuola non viene fuori granché. A parte l’ammirevole impegno personale di alcuni uffici preposti al Ministero e alcune iniziative di qualche USR, non si è visto molto, mentre in queste settimane si è notata la grandeur comunicativa dei mega eventi di #ScuolaFutura, l’ultimo dei quali sulle nevi di Cortina, senza risparmio di mezzi e risorse.
Eppure per la sua natura innovativa avrebbe avuto bisogno anche di testimonial in grado di catturare l’attenzione di molti giovani. Bisogna arrivare agli studenti e alle loro famiglie, altrimenti una riforma così strategica resta tale solo agli occhi degli addetti ai lavori. Che per definizione non si iscrivono alle superiori…
Al primo anno delle superiori sono attesi circa 550mila iscritti, di cui circa 270 mila all’istruzione tecnica e professionale.
Tra questi ultimi, quanti, se adeguatamente informati, hanno raccolto l’invito, iscrivendosi alla filiera sperimentale? Lo si saprà tra pochi giorni. Il tam tam che arriva da qualche territorio, se confermato su scala nazionale, fa temere un risultato molto deludente in termini di numero di iscritti. Sarebbe un peccato, perché la strada verso la auspicata riduzione del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, mentre il nostro paese “sforna” ogni anno schiere di Neet, passa certamente anche da qui (segnaliamo a riguardo il nostro approfondimento “Verso una scuola superiore quadriennale/1. Prende corpo il “doppio canale”).
Per approfondimenti:
– Filiera 4+2 /1. Un’autostrada verso un lavoro qualificato che può gonfiare le vele dell’economia
– Riforma 4+2: rettifica del MIM. L’elenco aggiornato delle scuole autorizzate
In Italia mancano ancora le competenze digitali di base per metà della popolazione. E a scuola?
da Tuttoscuola
Mentre le punte più avanzate della ricerca spostano avanti le frontiere tecnologiche, dall’intelligenza artificiale al quantum computing, in Italia il livello di competenze digitali di base è tra i più bassi in Europa: solo il 45,8% della popolazione italiana ne è in possesso (quintultimo posto in Europa), con uno scarto di circa 10 punti percentuali in negativo rispetto alla media europea.
Ma che si intende per livello di base? In pratica, in maniera un po’ cruda, si può metaforicamente equiparare a chi è ancora alle prese con aste e bastoncini rispetto a chi fa un dottorato di ricerca, che è il livello che servirebbe per stare al passo con i tempi, tra Large Language Model e quantum computing.
E non sembra esserci un vero piano per raggiungere l’obiettivo fissato dalla UE nel Piano “Digital Decade”: entro il 2020 (che è dietro l’angolo) almeno l’80% dei cittadini europei dovrà possedere competenze digitali almeno a livello base.
Con quel 45,8% del 2024 (indice DESI 2024) siamo ben lontani dal target. In 6 anni dovremmo recuperare 34,2 punti percentuali. Se si considera che tra il 2023 e il 2024 il miglioramento è stato dello 0,2% (l’indice DESI 2023 era del 45,6% di cittadini con competenze digitali di base), di questo passo si resterà distanti anni luce dall’obiettivo.
Anche considerando lo “sconto” che la Commissione europea ha fatto all’Italia (tenuto conto del nostro ritardo si accontenterebbe che il nostro paese arrivasse nel 2030 al 74,6%), senza un piano strutturato che coinvolga milioni di cittadini non si arriverà mai all’obiettivo. E il sistema di istruzione non può che essere al centro di questo piano. Il PNRR fa frequenti richiami ai framework europei sulle competenze digitali (DigComp 2.2 e DigCompEDU), ma le scuole ne hanno compreso l’importanza per gli studenti e per il personale?
Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 33
Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 32
Nuova legge su bullismo e cyberbullismo: quali compiti e responsabilità per la scuola
da Tuttoscuola
di Gianfranco De Lorenzo
La nuova legge n. 70 del 17 maggio 2024 inerente le “Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo”, apporta notevoli novità modificando la legge n. 71 del 2017, con l’obiettivo di estenderne l’applicazione anche al bullismo, di coinvolgere maggiormente le scuole con l’adozione di diversi strumenti quali un codice interno con riferimento alle procedure da adottare per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo ed un tavolo di monitoraggio del quale fanno parte rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie ed esperti di settore. A questi si aggiungono altri strumenti previsti dalle Linee di orientamento del Ministero dell’istruzione del 2021 quali il team antibullismo, il team per l’emergenza, il regolamento specifico, nonché garantire ai genitori di essere tempestivamente informati riguardo a questi episodi. Questa legge attraverso una serie di misure diversificate, mira a prevenire i due fenomeni e a rieducare i minori coinvolti in tali comportamenti aggressivi, attribuendo compiti a tutto il personale scolastico ed ai suoi organismi, alle famiglie, agli studenti già previsti dalle Linee di orientamento sopra citate che, attraverso l’art. 4 della norma, sono entrate a far parte dell’impianto normativo.
La nuova legge, con l’art. 2, interviene anche sulle diverse ipotesi che consentono l’adozione delle misure rieducative del minore aggiungendo alla irregolarità per condotta e per carattere del minore, il riferimento a condotte aggressive, anche in gruppo, e per via telematica, nei confronti di persone, animali o cose ovvero lesive della dignità altrui. La novità più rilevante della riforma consiste nella previsione di un intervento preliminare rispetto alle misure rieducative che consiste nell’attivazione di un percorso di mediazione oppure nello svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa; queste ultime vengono anche sottolineate dalle Linee di orientamento del 2021 laddove si citano le sanzioni che può infliggere la scuola e che devono avere le stesse finalità.
Considerato che sia il bullismo che il cyberbullismo non esistono come reati specifici nel nostro codice, la normativa mette l’accento sulle azioni che i bulli ed i cyberbulli mettono in atto e che, in quanto comportamenti non corretti, possono essere oggetto di specifici provvedimenti perché le stesse azioni sono già previste e sanzionate dal nostro codice come le minacce, le percosse, il danneggiamento, le lesioni, la violenza privata.
La legge n. 70/2024, in base al nuovo comma 1 dell’art. 1, attribuisce maggiore responsabilità al dirigente scolastico che, nell’esercizio delle sue funzioni, qualora venga a conoscenza di atti di bullismo e cyberbullismo, realizzati anche in forma non telematica, che coinvolgono a qualsiasi titolo studenti iscritti all’istituto scolastico che dirige, deve applicare le procedure previste dalle linee di orientamento ministeriale del 2021; informare tempestivamente i genitori dei minori coinvolti; promuovere iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori medesimi e, nei casi più gravi, se trattasi di condotte reiterate e, comunque, quando le iniziative di carattere educativo adottate dall’istituzione scolastica non abbiano prodotto esito positivo, il dirigente scolastico deve segnalare alle autorità competenti per l’eventuale attivazione di misure rieducative.
Si può certamente affermare che il bullismo ed il cyberbullismo rientrano in quei comportamenti che fanno parte del disagio e della violenza giovanile e che rientrano, sulla base dei comportamenti agiti, nell’art. 5 del Testo coordinato del decreto-legge n. 123 del 15 settembre 2023 più noto come decreto Caivano. In questo Testo si prevede che la procedura di ammonimento, prevista in materia di stalking (art. 612-bis c.p.) e già ripresa dall’art. 7 della legge 71/2017 in materia di cyberbullismo, venga ora ulteriormente estesa, in alcuni casi, anche ai minori di età compresa tra i 12 ed i 14 anni e che, nelle ipotesi di ammonimento conferito a questi minorenni, è applicata una sanzione amministrativa pecuniaria nei confronti del soggetto tenuto alla sorveglianza del minore o al soggetto tenuto all’assolvimento degli obblighi educativi.
Infine, è importante la modifica che l’art. 5 della legge n. 70/2024, prevede per il Regolamento recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, perché impegna la scuola a porre progressivamente in essere le condizioni per assicurare l’emersione di episodi di bullismo e cyberbullismo, di situazioni di uso o abuso di alcool o di sostanze stupefacenti e di forme di dipendenza, impegnando le stesse famiglie attraverso il Patto di corresponsabilità.
Una legge che in sostanza vuole creare una sinergia tra i diversi attori per sviluppare maggiore consapevolezza e responsabilità civile al fine di proteggere i più vulnerabili e promuovere una cultura del rispetto.
Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 31
Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 30
Giubileo degli studenti: attesi a Roma 9 mila bus dal 28 luglio al 3 agosto
da La Tecnica della Scuola
Di Pasquale Almirante
Il Giubileo continua ad attirare pellegrini a Roma, così come fu pensato nel 1300 da Bonifacio VIII, e tra coloro che si metteranno in marcia per ottenere l’Indulgenza plenaria ci sono anche gli studenti.
E siccome, come è noto, essi sono tanti, sarebbero stati previsti, per il loro trasporto nella Capitale, almeno 9 mila autobus che li trasferiranno a Tor Vergata dal 28 luglio al 3 agosto. Ad organizzare l’evento particolarmente impegnativo il Commissario straordinario per i Giubileo, Agostino Miozzo.
Riepilogando i dati, resi noti dalle agenzie, circa 400 mila ragazzi, su un totale di un milione attesi per quelle date, avranno necessità di trovare un’accoglienza notturna in scuole, palestre e altri centri. A oggi sono stati reperiti già 200 mila posti in strutture dentro e fuori Roma.
Inoltre, per tutto l’Anno Santo, si stima che nella Capitale arriveranno 32 milioni di fedeli e fra le varie organizzazioni, forze armate, sanità, ecc. è previsto pure l’arrivo di oltre 100 mila partecipanti per il Giubileo degli adolescenti tra il 25 e il 27 aprile.
In ogni caso, al di là di queste cifre così importanti, si stima in un milione di persone la presenza di ragazzi per il Giubileo dei giovani” ai quali bisognerà dare ospitalità “analoga a quella che fu assicurata ai giovani nel 2.000, aprendo le scuole, mettendo a disposizione le palestre e le aule più grandi delle strutture sportive. Nell’ultima riunione svolta a Palazzo Chigi la scorsa settimana abbiamo calcolato che siamo ben oltre le 200 mila unità reperite”.
Un elemento prioritario – dopo i servizi igienici, l’assistenza sanitaria e la protezione civile – sarà la gestione della mobilità e per tale motivo i 9 mila pullman che porteranno a Roma gli studenti “saranno posteggiati quasi completamente fuori dalla città”.
Restituzione somme non utilizzate e recuperi per errati pagamenti, ecco i nuovi IBAN validi dal 1° gennaio
da La Tecnica della Scuola
Di Lara La Gatta
Il Ministero ha comunicato alle scuole i nuovi codici IBAN, in sostituzione di quanto precedentemente indicato nella nota del Programma Annuale a.s. 2024/25, prot. n. 36704 del 30 settembre 2024, da utilizzare per le restituzioni delle somme a valere sui capitoli di spesa dell’entrata del bilancio dello Stato.
Il MIM ha infatti fatto sapere che la circolare MEF n. 41 del 16 dicembre 2024, avente ad oggetto la revisione dell’architettura informatica del servizio di tesoreria – RE.TES., ha chiarito che a seguito dell’adozione del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, è stata modificata la legge di affidamento alla Banca d’Italia del servizio di tesoreria per conto dello Stato.
Pertanto, è stato disposto il superamento della distinta soggettività delle Tesorerie, con l’eliminazione dei riferimenti alle Sezioni di tesoreria provinciale. In virtù di tale modifica, ne deriva “l’unitarietà della Tesoreria statale, quale unico centro di gestione delle attività di incasso e pagamento per conto dello Stato, in coerenza con la dematerializzazione dei flussi finanziari e funzionale all’attuazione del programma Re.Tes.”
Questi sono dunque i nuovi codici IBAN:
- “Restituzione risorse finanziarie afferenti a progetti e finanziamenti diversi dalla dotazione Ordinaria” sul Capo XIII- Capitolo 2598 – Art. 00, l’IBAN IT 81F 01000 03245 350 0 13 2598 00 è sostituito dal nuovo IBAN: IT 96Y 01000 03245 BE000000017X.
- “Recuperi per errati pagamenti” sul Capo XIII- Capitolo 3638 – Art. 04, l’IBAN IT 05Y 01000 03245 350 0 13 3638 04 è sostituito dal nuovo IBAN: IT 40P 01000 03245 BE00000002ZH.
LA NOTA
Nuove Indicazioni Nazionali, Valditara: ‘Dalla primaria elementi base di Informatica. Formazione mirata per i docenti sull’IA e sui suoi rischi’
da Tuttoscuola
L’intelligenza artificiale è destinata a giocare un ruolo sempre più rilevante nella scuola del futuro. Ma per evitare rischi legati a un suo uso improprio, il Ministero dell’Istruzione ha deciso di avviare una formazione mirata per i docenti. Lo ha annunciato il Ministro Giuseppe Valditara a margine del primo summit italiano dedicato alla scuola e all’IA, “Next Gen AI”, tenutosi a Milano. Secondo il Ministro, l’introduzione delle nuove tecnologie in aula richiede competenze specifiche, per cui sono stati destinati ben 450 milioni di euro, provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), proprio per la formazione del corpo docente.
Valditara ha sottolineato l’importanza di attuare “buone pratiche” nell’uso delle tecnologie, ricordando anche la necessità di affrontare temi cruciali come il cyberbullismo. “Vogliamo avviare una serie di iniziative per sensibilizzare e diffondere pratiche che possano contribuire a ridurre i rischi online e promuovere un uso responsabile della tecnologia”, ha aggiunto. In questa direzione, il Ministro ha annunciato anche un incontro a Roma, presso il Ministero, per condividere esperienze e soluzioni tra le scuole che già applicano politiche di contrasto al cyberbullismo.
L’intelligenza artificiale, secondo Valditara, deve essere “governata” e utilizzata in modo consapevole, senza mai dimenticare l’importanza della personalizzazione nell’insegnamento e il ruolo centrale dei docenti. Il Ministro ha ricordato che l’Italia è tra i primi Paesi a sperimentare l’uso dell’IA nella didattica, con progetti pilota già attivi in diverse regioni italiane. In particolare, la Calabria, con il Comune di Palmi nella Locride, è stata la prima a iniziare questo percorso, seguita da scuole in Lombardia, Lazio e Toscana. Valditara ha anche anticipato che il prossimo anno l’iniziativa si estenderà a un numero maggiore di scuole e regioni.
Una delle novità più significative che accompagneranno l’introduzione dell’IA nel sistema scolastico è l’integrazione di elementi di informatica sin dalla scuola primaria. Valditara ha spiegato che, nelle nuove Indicazioni Nazionali, i bambini inizieranno a conoscere concetti di base legati all’informatica e agli algoritmi fin dai primi anni di scuola, un passo fondamentale per prepararli al futuro digitale.
L’uso dell’intelligenza artificiale nella didattica si articolerà su due livelli. Il primo consiste nell’impiego di assistenti virtuali, che aiutano nel correggere gli esercizi e nell’indicare le lacune, permettendo ai docenti di personalizzare maggiormente il percorso educativo. Il secondo livello riguarda l’intelligenza artificiale generativa, che è in grado di creare contenuti didattici specifici per ciascun studente, adattandosi alle sue necessità e permettendo una didattica ancora più mirata.
Il Ministro ha infine ribadito che l’introduzione dell’IA in aula non dovrà mai compromettere il valore umano dell’insegnamento. “L’intelligenza artificiale è una risorsa, ma è il docente a rimanere il protagonista dell’insegnamento“, ha concluso Valditara, esprimendo soddisfazione per i riscontri positivi ricevuti finora. Il prossimo passo, infatti, sarà l’organizzazione di un summit internazionale sull’IA nella scuola, in cui si discuterà di come sfruttare al meglio queste nuove tecnologie, mantenendo sempre al centro il benessere degli studenti e la qualità dell’insegnamento.
Scuola del futuro, Valditara: ‘Ritorno alle radici, ma con un’attenzione alle nuove tecnologie’
da Tuttoscuola
La scuola del futuro, secondo il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, sarà sempre più centrata sulla persona, con l’obiettivo di permettere a ogni studente di realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni. A raccontarla in un’intervista video al quotidiano Il Giornale, è lo stesso Valditara che ha tracciato le linee guida di una riforma che mira a rafforzare l’insegnamento della lingua italiana e a recuperare il valore di materie umanistiche, come il latino, considerate essenziali per la formazione culturale dei giovani.
“Abbiamo deciso di intervenire sui programmi, partendo da un rafforzamento dello studio della lingua italiana, dopo decenni di spontaneismo espressivo, di mancata attenzione a grammatica e sintassi sparite per via di programmi che si sono succeduti dalla fine degli anni 70″, ha spiegato il ministro. Secondo Valditara, negli ultimi decenni, il sistema scolastico ha visto un progressivo allontanamento dall’insegnamento rigoroso della grammatica, a favore di approcci più spontanei e meno focalizzati sull’aspetto tecnico della lingua.
“Anche lo studio del latino significa perfezionare la grammatica e la nostra lingua“, ha aggiunto il ministro, sottolineando che il recupero del latino non riguarda solo la lingua, ma anche il recupero di un patrimonio culturale che, secondo lui, è fondamentale per un giovane che cresce in un contesto globalizzato. “Vogliamo il recupero di un insegnamento della storia che valorizzi la nostra identità in un momento in cui i nostri giovani vengono a contatto con tanti altri giovani di altre culture. Anche i giovani stranieri, per integrarsi al meglio, devono conoscere la nostra storia e i valori di riferimento della nostra società“, ha dichiarato.
Il Ministro ha anche commentato le critiche ricevute, specialmente quelle provenienti dal Partito Democratico e dalla Cgil, riguardo al ritorno dello studio del latino e al rafforzamento della lingua italiana. “Mi fa specie che proprio il Pd e la Cgil abbiano criticato il ritorno dello studio del latino e il rafforzamento della lingua italiana, dimenticando le importanti lezioni di Antonio Gramsci o di Concetto Marchesi e buttando a mare un rapporto che la cultura comunista aveva coltivato bene“, ha detto Valditara, evidenziando come queste forze politiche sembrino aver dimenticato il valore che la sinistra ha attribuito storicamente alle materie umanistiche.
Oltre al rafforzamento delle discipline umanistiche, Valditara ha ribadito l’importanza di non trascurare le materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). “Avere la consapevolezza dei nostri valori di riferimento, delle nostre radici, coltivare la memoria nell’epoca di internet e pc e cellulari, è fondamentale“, ha affermato il ministro, che ha anche sottolineato l’importanza di pratiche tradizionali come il corsivo, fondamentale per la relazione interpersonale e il rispetto reciproco. “Anche il riassunto è importante, significa sapersi relazionare con gli altri in modo più rispettoso. È importante anche il ritorno del corsivo: ho corretto gli scritti elaborati in stampatello a studenti che dovevano diventare avvocati“, ha detto Valditara.
Infine, il ministro ha menzionato una delle iniziative più innovative avviate dal Ministero: il primo summit sull’intelligenza artificiale (IA) nella scuola. “L’IA deve essere sempre al servizio dell’uomo, la figura del docente è centrale, è lui il protagonista dell’insegnamento e per questo abbiamo fatto partire un percorso di formazione dei docenti siamo tra i primi al mondo, anche in questo“, ha dichiarato Valditara, ribadendo l’importanza di non vedere le tecnologie come una minaccia, ma come uno strumento al servizio della didattica e del docente, figura centrale nel processo educativo.
Il 6 in condotta è educativo?
da Tuttoscuola
Ne sembra convinto il ministro del MIM Giuseppe Valditara, che ha sostenuto su Il Giornale che occorre restituire un valore concreto al voto in condotta, per farne un elemento chiave nella crescita e nella formazione degli studenti. “L’aumento della violenza giovanile nella società e persino nelle scuole pone l’accento sull’urgenza di ridare centralità alla cultura del rispetto, a iniziare proprio dall’educazione dei nostri giovani”, sono le parole Valditara.
Fino allo scorso anno nelle scuole secondarie di primo grado la valutazione del comportamento veniva espressa con un semplice giudizio, e non influiva sulla promozione. Ora invece entrerà a far parte della media scolastica e assumerà un ruolo determinante: con un voto inferiore a sei decimi lo studente non sarà ammesso alla classe successiva né all’esame di fine ciclo.
Nelle scuole superiori chi riceverà un 5 in condotta dovrà ripetere l’anno, mentre con il 6 sarà “rimandato a settembre” e per essere promosso dovrà superare una prova avente per oggetto i valori di cittadinanza. La valutazione della condotta negli ultimi tre anni inciderà infine sul voto finale dell’Esame di Stato. Inoltre “chi sarà ammesso alla maturità con il minimo della condotta dovrà preparare una ricerca specifica sui temi del comportamento e della cittadinanza”, e se non lo farà non sarà ammesso all’esame.
Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari niente più sospensione dalle lezioni: fino a due giorni gli studenti puniti dovranno restare più tempo a scuola. Per sanzioni superiori ai tre giorni, dovranno svolgere attività socialmente utili come assistenza nelle mense per poveri, supporto nelle case di riposo o cura degli spazi scolastici.
“Vogliamo far comprendere ai ragazzi l’importanza della società, delle regole e del rispetto verso gli altri, i compagni e i docenti. Alla fine, si tratta anche di rispetto verso sé stessi, come cittadini maturi e consapevoli”, conclude Valditara.
Come prevedibile sono piovute le critiche sulla idoneità di tali misure, considerate da alcuni “punitive” dal punto di vista socio-pedagogico, ma per valutarne l’efficacia “educativa”, come vorrebbe Valditara, bisognerà comunque studiarne gli effetti in concreto su un periodo sufficientemente lungo.
Per approfondimenti:
– Voto in comportamento: l’applicazione dell’insufficienza rinviata al 2025/26?
– Nuova valutazione alla primaria: cosa cambia? Tutto e niente
– Valutazione intermedia e finale alla primaria: tutto quello c’è da sapere sulla nuova ordinanza
– Nuova valutazione alla Primaria, Elisabetta Nigris: lettera ai futuri insegnanti
– Documento condiviso per una valutazione educativa
– La valutazione educativa: formare valutando
Dirigenti tecnici, una risorsa sottovalutata per la scuola italiana
da Tuttoscuola
Nel vasto e complesso panorama del sistema scolastico italiano, i dirigenti tecnici con funzione ispettiva rappresentano una figura chiave, ma al tempo stesso drammaticamente dimenticata. Noti più comunemente come ispettori scolastici, questi professionisti svolgono un lavoro cruciale che va ben oltre il semplice controllo amministrativo, offrendo consulenza e supporto strategico a scuole, dirigenti e docenti. Eppure, nonostante i proclami di riforma e attenzione al mondo dell’istruzione che si susseguono con ogni nuovo ministro, il loro ruolo è stato sistematicamente sottovalutato, tanto da ridurli a un’esigua squadra di appena 190 unità in tutto il Paese.
Questa cifra, francamente inadeguata, dovrebbe far riflettere chi ha la responsabilità di guidare il nostro sistema educativo. L’Italia conta più di quasi 10.000 istituti scolastici statali e paritari, e affidare a un numero così ridotto di ispettori il compito di monitorare, valutare e supportare l’intera struttura significa, di fatto, rinunciare a un controllo efficace e a una consulenza capillare.
Nel corso degli ultimi anni, nei discorsi pubblici, i ministri dell’Istruzione che si sono succeduti hanno costantemente sottolineato l’importanza della qualità della formazione, della necessità di una scuola inclusiva e moderna, della tutela degli studenti e dei docenti. E anche dell’importante ruolo della dirigenza tecnica. Se per tanti argomenti l’intervento di questo ultimo Governo è stato incisivo, poca attenzione è stata finora rivolta alla questione della dirigenza tecnica nel suo complesso, se si esclude l’avvio della procedura di concorso che si attendeva e che non consentirà di coprire l’intero organico. Si pensi, in proposito, che il precedente concorso, bandito nel lontano 2008, era destinato al reclutamento di 145 dirigenti tecnici nell’ambito di una dotazione organica di 379 unità, prevista con il decreto ministeriale del 18 dicembre 2007. Una riduzione dell’organico del 50 % rispetto alle molteplici novità che hanno attraversato la scuola italiana in questi anni.
Un ruolo cruciale in un contesto sempre più difficile
Gli ultimi anni hanno messo in luce con particolare evidenza quanto il ruolo degli ispettori scolastici sia centrale per il buon funzionamento del sistema. La cronaca recente ha riportato numerosi episodi di violenza nelle scuole, sia tra gli studenti che verso i docenti, oltre a un preoccupante aumento del disagio psicologico tra i giovani. Non mancano poi le situazioni di conflitto interno alle scuole, le difficoltà amministrative o i problemi legati alla gestione degli istituti in territori di frontiera.
Le funzioni dei dirigenti tecnici
Le modalità di esercizio della funzione tecnico-ispettiva da parte del corpo ispettivo ministeriale sono state ben delineate con decreto n. 41/2022. La funzione tecnico-ispettiva, esercitata dai dirigenti tecnici, sia singolarmente che collegialmente, verifica la realizzazione dei compiti di istruzione e di formazione delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, pubbliche e paritarie; orienta le strategie di innovazione e di valutazione del sistema scolastico, anche verso una prospettiva europea e internazionale; supporta i processi formativi e di assistenza tecnico-didattica a favore delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado; svolge attività di studio, ricerca e consulenza tecnica.
Nell’ambito del quadro delineato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la dirigenza con funzione tecnico-ispettiva è coinvolta nel processo di innovazione che connota la Scuola “motore del Paese”. Scuola chiamata ad accompagnare e sostenere le giovani generazioni nel percorso formativo verso l’età adulta, nel tempo odierno caratterizzato da rapida mutazione tecnologica e necessità di sostenibilità ambientale.
La funzione è parte integrante del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), definito dal decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80. Il dirigente tecnico svolge un ruolo rilevante nella realizzazione della valutazione di sistema, oggi ancor più necessaria ad indicare direzioni di senso e strategie per il miglioramento e l’innovazione nella cornice del principio costituzionale di autonomia delle istituzioni scolastiche.
I dirigenti tecnici sono incaricati di verificare eventuali situazioni problematiche che possono avere luogo nelle scuole, quali accese conflittualità, comportamenti patologici, disagi estremi, rilevanti carenze professionali e istituzionali. L’attività di ispezione presuppone imparzialità ed autonomia di giudizio, caratteristiche che qualificano la professionalità del dirigente tecnico.
L’attività ispettiva, strumentale rispetto a possibili azioni disciplinari da parte dall’Amministrazione, non va però disgiunta da iniziative a più ampio raggio: i dirigenti tecnici non solo esercitano attività di controllo per individuare e risolvere disfunzioni, inefficienze ed anomalie, ma intervengono anche ai fini della prevenzione e deflazione del contenzioso, della ricerca di soluzioni e del contemperamento delle diverse posizioni, fornendo ausilio e proposte.
L’attività di monitoraggio, controllo e verifica sulle istituzioni scolastiche paritarie e non paritarie, infine, mira ad accertare il possesso ed il permanere dei requisiti previsti dalla legge. Ha altresì più generali finalità conoscitive e di miglioramento del servizio scolastico.
In tutti questi casi, la figura del dirigente tecnico ispettivo rappresenta un punto di riferimento essenziale a supporto dell’azione della scuola: un professionista capace di intervenire con competenza e autorevolezza per analizzare i problemi, proporre soluzioni e sostenere chi si trova in prima linea, dai dirigenti scolastici agli insegnanti. Ma con numeri così esigui, questo supporto è spesso limitato a interventi isolati, insufficienti per affrontare situazioni che invece richiederebbero una presenza continuativa e strutturata.
Questa situazione non è frutto del caso, ma di scelte politiche poco accorte che si sono stratificate nel tempo. Il ruolo degli ispettori scolastici, che in passato aveva un peso ben diverso, è stato progressivamente ridimensionato. Le assunzioni sono state ridotte al minimo, fino a lasciare vuoti che oggi si rivelano drammatici. Le dichiarazioni di buona volontà non sono mancate, ma i fatti – come spesso accade – raccontano una storia diversa.
Ogni ministro, al suo insediamento, ha sottolineato l’urgenza di migliorare la scuola italiana, ma il tema del potenziamento del servizio ispettivo è stato sistematicamente ignorato. Eppure, il potenziale di questa figura è enorme: gli ispettori non sono solo “controllori”, ma veri e propri consulenti tecnici in grado di promuovere innovazione, monitorare la qualità dell’insegnamento, supportare le dirigenze scolastiche e contribuire alla formazione degli insegnanti.
L’Italia contro l’Europa
Il confronto con gli altri Paesi europei rende ancora più evidente la disparità. In molte nazioni, i servizi ispettivi sono ben strutturati, capillari, dotati di risorse adeguate e considerati una parte essenziale del sistema educativo. In Italia, invece, il loro ruolo è stato relegato ai margini, con il risultato che le scuole spesso devono affrontare da sole situazioni complesse, senza il sostegno di una rete di esperti che possa fare davvero la differenza.
Nel contesto europeo, il ruolo degli ispettori scolastici è strettamente connesso alla capacità di assicurare un monitoraggio continuo e capillare della qualità dell’istruzione. In Inghilterra, ad esempio, l’Office for Standards in Education (Ofsted) può contare su circa 1.760 ispettori, che effettuano valutazioni regolari in tutte le scuole con cadenze programmate. In Francia, dove il corpo ispettivo conta circa 1.500 unità, viene adottato un approccio centralizzato della valutazione sia per gli insegnanti che per le istituzioni scolastiche. I Paesi Bassi, pur avendo dimensioni relativamente piccole, dispongono di un organico di 480 ispettori che garantiscono un controllo sistematico, affiancano le istituzioni scolastiche e contribuiscono ad un miglioramento continuo.
Una scuola che merita di più
L’Italia ha bisogno di una scuola che funzioni, e per farlo ha bisogno di una rete di supporto che lavori a tutti i livelli. I dirigenti tecnici ispettivi rappresentano un tassello fondamentale di questo puzzle, ma da soli – e con un organico così ridotto – non possono reggere il peso di un sistema educativo che serve milioni di studenti.
Ignorare questa realtà significa accettare che le disuguaglianze tra le scuole aumentino, che le emergenze vengano affrontate solo quando ormai sono scoppiate, che dirigenti scolastici e docenti restino isolati di fronte a problemi spesso più grandi di loro. È tempo che il Ministero dell’Istruzione riconosca il valore di questa figura e faccia quello che finora non ha fatto: investire seriamente nella scuola, non solo a parole, ma con azioni concrete.