14 dicembre Fiducia al Governo

Il 14 dicembre il governo ottiene la fiducia al Senato (162 favorevoli, 135 contrari, 11 astenuti) ed alla Camera (314 favorevoli, 311 contrari, due astenuti).

Il Consiglio dei Ministri è convocato alle ore 8,30 di lunedì 13 dicembre 2010 nella Sala del Governo presso il Senato della Repubblica, ai fini dell’assenso a porre la questione di fiducia sulle dichiarazioni che il Presidente del Consiglio rende alle ore 9,00 nello stesso ramo del Parlamento ed alle 16,00 alla Camera dei Deputati.

Resoconto stenografico – Bozze non corrette redatte in corso di seduta

Signor Presidente, onorevoli senatori, vi ringrazio per questo affettuoso benvenuto e per il vostro sostegno. Spero di poter interpretare, come voi desiderate, i vostri sentimenti. In questo particolare momento di difficoltà del nostro Paese credo che tutti insieme dobbiamo trovare il modo per essere uniti e fare, appunto, soltanto l’interesse del Paese.

Signor Presidente, onorevoli senatori, per la seconda volta nel volgere di poche settimane, il Parlamento è chiamato a decidere sulla fiducia al Governo. Il mio rispetto per le Camere, che sono espressione libera della sovranità popolare e ad essa rispondono di regola ogni cinque anni, mi impone di aprire queste brevi considerazioni con una franca e leale promessa nell’interesse superiore della democrazia.

Abbiamo bisogno di continuità operativa, di un Governo in perfetta efficienza, di una cooperazione istituzionale e politica ampia. Abbiamo bisogno di capacità di decisione. Abbiamo bisogno di tutto tranne che di una crisi al buio, senza che vi siano alternative valide al quadro politico stabilito degli italiani con il loro voto.

Se vi è un dato certo del nostro sistema politico è che oggi, nel popolo italiano, è profondamente radicata la volontà di poter scegliere direttamente da chi essere governati, ad ogni livello, dal sindaco della propria città al Capo del proprio Governo. La gran parte dei cittadini non vuole che le decisioni prese nel momento delle elezioni possano venire modificate da logiche o interessi politici che sono a loro completamente estranei.

Se un Governo non ha ben operato e deve lasciare, deve essere il popolo a deciderlo. Il popolo al quale il primo articolo della nostra Costituzione attribuisce la sovranità. Se questo principio viene violato, si tradisce la lettera e lo spirito della Costituzione.

I liberi Parlamenti sono chiamati a interpretare e a rappresentare la volontà popolare, non a sostituirvisi per ragioni di interesse di parte. Ecco perché la questione che abbiamo di fronte si pone in termini semplici e chiari; in termini comprensibili da tutti i cittadini e da tutti i parlamentari: fiducia o sfiducia, crisi al buio sì, crisi al buio no. Su questi due punti maggioranza e opposizioni discuteranno oggi al Senato e alla Camera. La nostra posizione è assolutamente chiara, come è chiaro il mandato a governare conferitoci dal popolo italiano due anni fa. Prima e al di là delle scelte dei Gruppi e dei singoli, e prima di ogni divisione, tutti abbiamo il dovere e la responsabilità di essere sempre costruttivi quando governiamo e legiferiamo in nome del popolo. Sono costruttive le maggioranze quando sostengono e incalzano i Governi a governare, sono costruttive le opposizioni quando, con le loro contestazioni e le loro proposte, offrono, o almeno prepararono, delle alternative.

Ma non solo la fiducia, anche la sfiducia deve essere costruttiva. Vi sono moderne democrazie parlamentari – penso a quella tedesca – che, proprio per fugare i rischi di instabilità, prevedono addirittura la sfiducia costruttiva come istituto costituzionale.

Si può cambiare un Premier e scomporre una maggioranza votati dagli elettori, ma bisogna provare che un altro Premier e un’altra maggioranza sono possibili. Bisogna dichiarare chi e quale, e poi provare che sono possibili.

Mi si obietterà, magari dalle stesse tribune che, un giorno sì e un altro pure, invocano il modello tedesco anche per l’Italia, che la democrazia parlamentare italiana è un’altra cosa. Ebbene, per quanto la democrazia parlamentare italiana possa essere diversa dai modelli più acclamati, nessuno è autorizzato a pensare e ad agire come se la nostra democrazia possa essere ridotta a teatro di inconcludenti velleità.

Nessuno può dimenticare che il grande mutamento del sistema politico, cui in molti, a destra e sinistra, abbiamo collaborato, si fonda anche sulla decisione di assicurare la stabilità della funzione di Governo, indicando sulla scheda il nome del candidato Premier e imponendo a tutti chiare scelte di programma e di alleanza davanti agli elettori.

Ora, ripeto, comprenderei chi volesse sfiduciare il Governo ed aprire una crisi invocando elezioni anticipate o, almeno, potendo indicare un Premier diverso ed essendo sicuro di poter formare una maggioranza diversa. Non riesco, viceversa, a comprendere quale spirito animi chi vuole a tutti i costi aprire una crisi al buio.

A chi serve una crisi al buio? A cosa serve una crisi al buio? A cosa mira chi la pretende? Forse spera che dalla confusione e dalla paralisi nasca il doppio risultato di ribaltare questo Governo e di evitare elezioni anticipate? Vana speranza quella di chi vuole azzerare i risultati delle elezioni politiche, anche di quelle europee e di quelle regionali, e di chi vuole mandare all’opposizione chi ha vinto e portare al Governo chi ha perso.

Ecco perché oggi l’Italia ha bisogno di tutto tranne che di personalismi, tranne che di spirito di fazione, tranne che di logiche di piccolo gruppo e di una stagione in cui, di nuovo, come negli anni tristi di decadenza della Prima Repubblica, si manifesti quella logica di autolesionismo che conduce ineluttabilmente le istituzioni a perdere la fiducia del Paese reale.

Dal voto delle Camere dipendono la prospettiva di stabilità e la speranza di crescita di un sistema economico e finanziario impegnato in una competizione durissima e in una sfida, finora vincente, contro una costellazione di forze che vorrebbero trascinare il Paese in una spirale di declassamento e di dequalificazione che gli Italiani certo non meritano.

L’Italia è percorsa, come del resto tutti i Paesi occidentali, da serie tensioni che riguardano il cuore del sistema economico, ovvero la credibilità finanziaria dello Stato. Affrontiamo queste tensioni forti di un lavoro straordinario e di una disciplina rigorosa e intelligente dei conti pubblici. Abbiamo condotto in porto e tenuta ben salda la riforma delle riforme: il passaggio da una legge finanziaria che tutti giudicavano inadatta alla governabilità di una grande e ordinata democrazia moderna (con quello che veniva definito il famoso assalto alla diligenza) ad una legge di stabilità, che protegge con maggiore efficacia i conti pubblici e il bilancio dello Stato e, quindi, il nostro lavoro e, quindi, le nostre imprese, i redditi e i risparmi delle famiglie, le pensioni, i servizi sociali, l’istruzione e la ricerca.

Gravati come siamo dal terzo debito pubblico del mondo, pur non avendo la terza economia del mondo, in una fase di tensione dei debiti sovrani di piccoli e medi Paesi europei, ci siamo battuti e ci battiamo sui mercati internazionali ed all’interno dell’Unione europea, per affermare la nostra vitalità, la robustezza reale della nostra economia, il nostro buon diritto nell’ideare e negoziare un futuro di crescita dell’Unione e dell’area dell’euro.

Facciamo tutto questo, non soltanto con la riduzione degli sprechi e degli eccessi in spese pubbliche ed improduttive, ma anche ribadendo la centralità e il carattere virtuoso dell’alto tasso di risparmio privato; un dato che ci protegge da avverse pressioni finanziarie esterne e da rischi istituzionali e politici.

È difficile non rilevare come siano pretestuose, generiche e qualunquistiche le critiche con le quali si attacca l’operato del Governo per legittimare la contestazione nei suoi confronti; così si lavora contro l’interesse nazionale. Forse non si vuole vedere quanto è successo e quanto sta succedendo intorno a noi; forse si è dimenticato che l’Italia è entrata nella crisi in condizioni assai più difficili di altri Paesi perché ha dovuto affrontare la crisi finanziaria, la crisi economia globale, con un debito pubblico imponente e più alto tra i Paesi in Europa. Un debito – non dimentichiamocelo mai – ereditato dai Governi del compromesso storico. Questo debito sovrano dell’Italia la esponeva più di altri ad attacchi speculativi.

All’inizio, nell’acronimo PIGS, con cui da tempo si indicano i Paesi a rischio di sostenibilità finanziaria, la «I» stava per Italia.; oggi questa «I» non si riferisce più a noi e il nostro debito sovrano non è sotto attacco. Le aste dei titoli del debito italiano procedono regolarmente e non incontrano ostacoli. Solo chi è in malafede può ritenere che ciò non sia dovuto alle politiche responsabili messe in campo da questo Governo e alla tenuta complessiva di un sistema Paese che è formato da imprenditori e operai, da lavoratori autonomi e da lavoratori dipendenti, da un sistema creditizio solido, da famiglie che risparmiano, da un sistema sostanzialmente sano e positivo.

Abbiamo capito tempestivamente la portata della crisi e, soprattutto, abbiamo capito i pericoli che correva l’Italia per la fragilità delle sue finanze pubbliche, ereditata dal passato. Non abbiamo seguito le sirene, sia domestiche che internazionali, che ci invitavano a contrastare la crisi con stimoli fiscali, cioè con maggiore spesa pubblica. Così, mentre molti Paesi raddoppiavano nel corso della crisi il proprio debito in rapporto al PIL, l’Italia non ha voluto andare in quella direzione. Sarebbe stato da irresponsabili allargare la spesa pubblica per sostenere la crescita nel corso di una crisi in cui l’aumento del rapporto debito-PIL era già dettato dalla recessione, cioè dalla diminuzione del denominatore del rapporto; diminuendo il denominatore, il prodotto interno lordo, è chiaro che automaticamente si aumenta il numeratore.

Per questa via, l’Italia si è assunta le proprie responsabilità nel contribuire al mantenimento della stabilità finanziaria e monetaria in Europa e ha sempre trovato sui mercati finanziari convinti sottoscrittori dei propri titoli pubblici. Questo lo si deve alla politica seguita dal nostro Governo, che ha fatto sì che il deficit pubblico italiano sia oggi fra i più bassi dei Paesi avanzati, ma lo si deve soprattutto al fatto che questo Governo, assumendosi le proprie responsabilità, ha acquisito reputazione e credibilità sui mercati.

Posso dire con assoluta sicurezza che l’Italia non è più parte dei problemi dell’economia dell’Europa: è diventata parte della soluzione di questi problemi. Grazie a tale credibilità, l’Italia ha potuto svolgere anche un ruolo propulsivo nella politica europea. Mi riferisco a uno dei più importanti temi oggi in discussione, un tema fondamentale per il futuro dell’Europa e del nostro Paese: la necessità di un controllo centrale ed unitario dei debiti sovrani e di uno strumento europeo di stabilizzazione finanziaria.

Ora, con la franchezza di sempre, chiedo a voi, onorevoli senatori, di riflettere in piena libertà di coscienza su quello speciale genere di follia politica che sarebbe oggi l’apertura di una crisi senza prevedibili e visibili soluzioni. Di fronte alle campagne antiparlamentari in corso, vogliamo dare ancora una volta prova di quella piena responsabilità che il Paese pretende dalle Camere.

Ma ora, con la stessa certezza morale e – se permettete – con il coraggio politico che considero tutt’uno con il mio ruolo, voglio rivolgermi direttamente a tutti i parlamentari che nel 2008 sono stati eletti nelle liste del Popolo della Libertà, a coloro che hanno votato la fiducia a questo Governo più volte e in special modo il 29 settembre di quest’anno, e a coloro che hanno fatto parte di questo Governo e ben conoscono quanto di buono tutti insieme si è fatto.

Mi rivolgo in particolare a coloro che hanno aderito ad altri Gruppi parlamentari che, insieme all’intera opposizione, hanno presentato alla Camera una mozione di sfiducia al Governo eletto dai loro stessi elettori. Sono certo che in questo momento nessuno di voi può avere dimenticato la lunga strada che abbiamo percorso insieme dal 1994 ad oggi, le battaglia che abbiamo condotto insieme, le mete che abbiamo raggiunto, quei traguardi che fino a pochi anni fa sembravano addirittura irraggiungibili. Sono altrettanto certo che nessuno di voi intende gettare via così frettolosamente tutto ciò che in questi anni abbiamo costruito insieme, dal bipolarismo alla nascita del partito unitario dei moderati, dall’alternativa alla sinistra italiana alla guida di un Governo riformatore.

Sono certo che ciascuno di voi, nel proprio intimo e nella propria coscienza, sa che l’attuale Governo non ha affatto demeritato, non ha affatto tradito il mandato del popolo sovrano. Ognuno di voi sa che ciò che abbiamo fatto in questi due anni è stato tanto, soprattutto se pensiamo alle condizioni difficili ed impreviste che abbiamo dovuto affrontare. Non è certo casuale che il sostegno del popolo italiano nei confronti di questo Governo sia di gran lungo il più alto di ogni Governo europeo; non è certo un fatto casuale che siamo l’unico Governo ad avere vinto le elezioni di medio termine. E questi sono fatti, non sono opinioni di parte.

Sono assolutamente convinto, infine, che ciascuno di voi sa che qualunque dissenso è legittimo, che qualunque critica è possibile, ma la rottura no, la sfiducia al Governo no, la divisione del campo dei moderati no! Tutto si può dire e tutto si può fare, ma non progettare un’alleanza con la sinistra in questa legislatura, camuffata da un Governo di transizione, e neppure unire i propri voti a quelli dell’opposizione, sommando grottescamente i voti sottratti al Popolo della Libertà a quelli del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori.

Tutto si può fare, ma non si può tradire il mandato ricevuto dagli elettori. Chi persegue questi obiettivi lo può fare ad una sola condizione, che si torni dagli elettori e che si spieghi loro perché si è cambiato opinione, presentando al popolo italiano le proprie idee, le proprie critiche, i propri programmi e le alleanze politiche attraverso cui si ritiene di poterli realizzare.

Se, invece, è sincera e reale la preoccupazione per la situazione difficile in cui si trova l’Italia, al pari di tutti gli altri Paesi europei, allora l’unica strada possibile è quella di rinnovare la fiducia all’attuale Governo. Di rinnovarla perché il Governo ha ben agito. Di rinnovarla per senso di responsabilità nazionale. Ciò vale ancor più in questo difficile momento per il Paese per chi non era con noi nel 2008. Un voto di fiducia così motivato sarà testimonianza di realismo e di saggezza politica. Un voto di fiducia così motivato consentirà di evitare una crisi al buio, di cui l’Italia non ha alcun bisogno, e aprirà una fase politica nuova. Un voto di fiducia così motivato consentirà di completare, entro la fine della legislatura, le cinque azioni strategiche sancite dal Parlamento il 29 settembre con la più ampia fiducia mai ottenuta dal nostro Governo e già realizzate in grandissima parte da questo Esecutivo.

Abbiamo già approvato il federalismo fiscale, che serve anche a contrastare in maniera nuova ed efficace l’evasione fiscale. Abbiamo approvato il piano per la sicurezza dei cittadini, per contenere anche l’immigrazione clandestina.

Abbiamo approvato il Piano per il Sud, che pone fine agli interventi a pioggia usati dalla vecchia politica e mette a disposizione 100 miliardi di euro, cioè 200.000 miliardi di vecchie lire, per alcuni grandi progetti strategici che produrranno lavoro e benessere per tutti, a cominciare dai giovani.

Abbiamo avviato e stiamo già lavorando alla riforma del fisco con quattro tavoli tecnici in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori degli imprenditori.

Stiamo per varare definitivamente la riforma dell’università, già approvata alla Camera, che rappresenta una svolta di grande importanza per l’avvenire dei nostri giovani, come ha riconosciuto la gran parte degli osservatori, anche i più lontani e i più critici verso questo Governo, contro la demagogia di chi sale sui tetti per intestare la protesta alla propria parte politica.

È per questo che la sinistra, incurante dei veri interessi degli studenti, cerca di combattere questa riforma alimentando tutte le proteste che mirano di fatto a conservare una situazione che non premia gli insegnanti migliori, che non promuove il merito degli studenti migliori, anche se appartenenti alle classi sociali più deboli, e non contribuisce allo sviluppo del Paese. Ma noi andremo avanti, perché vogliamo aprire ai giovani la strada del merito, dello studio e della ricerca, affinché possano competere in Europa sul piano di parità con i Paesi migliori, come hanno riconosciuto molti osservatori.

È pronta anche la riforma della giustizia, che presenteremo al Parlamento dopo un ulteriore confronto. Senza contare tutti gli altri provvedimenti in corso di gestazione, che vanno dalle professioni all’agricoltura.

Non solo, dopo aver seguito la linea del rigore, che ha messo l’Italia al riparo dai contraccolpi derivanti dalle crisi finanziarie internazionali che si sono succedute dal 2000 ad oggi, e tenendo conto di questo quadro, riprenderemo il dialogo con le parti sociali – come, d’altronde, abbiamo sempre fatto in passato -, anche sulla base delle proposte recentemente avanzare insieme da Confindustria e sindacati, cercando di coniugare il necessario rigore con gli interventi per la crescita.

Su questo punto terremo anche conto dei suggerimenti e delle proposte di tutti, comprese quelle del Partito Liberale in ordine alle privatizzazioni.

Il nostro è da sempre il Governo dell’ascolto e dell’apertura a quanto di meglio propone la società civile, perché vogliamo perseguire il bene comune di tutta l’Italia e di tutti i suoi cittadini, senza alcuna distinzione sociale e geografica. Riprenderemo con vigore anche l’azione per portare avanti le riforme istituzionali. Vi è già un’intesa sui princìpi fondamentali riguardanti tre questioni: l’aumento dei poteri del Presidente del Consiglio, la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo.

In rapporto con questa azione riformatrice si pone il problema di una modifica della legge elettorale che per noi ha un solo limite invalicabile, la difesa del bipolarismo perché vogliamo che il cittadino sappia in anticipo chi sarà il leader, quale sarà l’alleanza di Governo, quale il programma di modernizzazione del Paese.

Onorevoli senatori, come avete potuto ascoltare, come potete vedere, la nostra posizione è chiara, e a questo punto chi ha più responsabilità la deve dimostrare.

Per parte mia, considero mia responsabilità non trascurare ogni possibilità di dialogo con l’opposizione. È mia responsabilità ricomporre e rinnovare l’alleanza di tutte le forze moderate che sono state all’origine del nostro impegno politico e che oggi ritroviamo, oltre che nel Popolo della Libertà, nella Lega, nel FLI e nell’UDC, l’unità dei moderati italiani.

Questo patrimonio storico e politico è il frutto più prezioso di questa fase e – consentitemi di sottolinearlo – del mio personale e ultradecennale impegno politico. L’unità dei moderati italiani è un patrimonio inestimabile e nessuno può essere così irresponsabile da distruggerlo volontariamente o involontariamente. Non dobbiamo mai dimenticare che il popolo dei moderati è davvero un popolo unito che condivide gli stessi valori e la stessa visione del futuro, che condivide la stessa visione della libertà, della persona umana, della patria, della famiglia, del lavoro e dell’impresa.

Quando parliamo del futuro dei moderati, dobbiamo sempre ricordarci che prima viene il popolo dei moderati, prima vengono le nostre donne e i nostri uomini e solo dopo vengono i partiti e i loro leader: in una democrazia è il popolo che sceglie i leader e non sono i leader che scelgono il popolo!

Sono convinto che le difficoltà e le divisioni interne, che sono insorte non siano affatto insormontabili. Devono tornare a prevalere il buon senso ed il senso della misura. Questo è quanto il popolo dei moderati ci chiede. Non ci chiede di dividerci: ci chiede di unirci per il bene dell’Italia. A tutti i moderati di questo Parlamento propongo quindi un patto di legislatura per garantire coerenza e continuità con il programma elettorale e con le scelte condivise, rinnovando quello che c’è da rinnovare nel programma e nella compagine di Governo. Decidiamo insieme quale sia la strada e quale sia lo strumento più indicato.

Onorevoli senatori, oggi non è in gioco la persona del Presidente del Consiglio; oggi è in gioco la scelta tra il proseguimento di un progetto di cambiamento e la restaurazione ovvero il ritorno all’indietro, il ritorno a quei vizi tradizionali della politica che sono all’origine dei problemi di cui ora soffre l’Italia.

Il nostro Paese ha bisogno di stabilità e di governabilità, condizioni indispensabili per realizzare quelle riforme di cui vi è urgente necessità. Garantire oggi la stabilità è la prima condizione per mettere al sicuro gli interessi del Paese e cercare di comporre l’area moderata.

Se il Governo otterrà la fiducia da domani lavoreremo per questa finalità, per ricomporre l’area moderata, per allargare quanto possibile l’attuale maggioranza a tutti coloro che condividono i valori e i programmi dei moderati, a partire da chi si richiama alla forza politica più forte in Europa, alla grande famiglia della democrazia e della libertà che è il Partito del Popolo Europeo. Lavoreremo anche per rafforzare la squadra di Governo e sono fermamente convinto che alla fine la ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre sull’irragionevolezza e sull’irresponsabilità. Sono convinto che il bene comune prevale sempre sugli egoismi interessati e che per questo – penso – andremo avanti e continueremo a lavorare nell’interesse di tutti.

Se questo non dovesse avvenire sono certo che, quando verrà il momento, il popolo italiano, dal quale questo Governo e questa maggioranza hanno avuto un chiarissimo mandato ed una piena legittimazione a guidare il Paese, saprà valutare con buon senso e giustizia i meriti e le responsabilità.

Decreto Ministeriale 14 dicembre 2010, n. 144

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Decreto Ministeriale 14 dicembre 2010, n. 144

IL MINISTRO

VISTA la Legge n°170 dell’8 ottobre 2010, con la quale vengono

riconosciute la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia

quali disturbi specifici di apprendimento, in ordine al diritto

all’istruzione, al raggiungimento del successo scolastico e alle

ulteriori forme di tutela previste nell’art. 2 della Legge in parola;

VISTO l’art. 7, comma 3, della Legge citata, che prevede l’istituzione

presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di

un Comitato tecnico-scientifico, composto da esperti di comprovata

competenza sui disturbi specifici di apprendimento, con compiti

istruttori in ordine alle funzioni spettanti a questa Amministrazione;

CONSIDERATA la necessità di tenere nella dovuta considerazione, nella costituzione

di detto Comitato, la complessità dei disturbi specifici di

apprendimento, con particolare riguardo alla ricerca neurologica,

alle conseguenti iniziative educativo-didattiche per la

compensazione del disturbo medesimo, nonché al coinvolgimento

delle Amministrazioni interessate;

CONSIDERATO che, per quanto appena detto, sono stati individuati esperti e

rappresentanti delle Amministrazioni coinvolte, anche al fine della

eventuale costituzione di gruppi di lavoro per aree tematiche;

VISTI

i curricula vitae di ciascun componente e ritenuta la loro attinenza

con le competenze chiamate a svolgere nell’ambito del Comitato in

questione;

DECRETA

Art. 1

Per le finalità indicate in premessa il Comitato tecnico-scientifico è così composto:

Arcà Silvia Direttore Ufficio III della Dir. Gen. Programmazione

Sanitaria

Cacciamani Roberta Dipartimento Università – Direzione Studente

Cornoldi Cesare Professore ordinario, Dipartimento psicologia generale,

Università Statale di Padova

Curatola Armando Rappresentante Conferenza dei Presidi Facoltà Scienze

della Formazione

D’Alonzo Luigi Professore ordinario, Facoltà Scienze della formazione,

Università Cattolica – Milano

Della Concordia Mirella Funzionario Direzione Generale per lo Studente,

l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione –

Ufficio VII

Ghidoni Enrico Neurologo – Arcispedale S. Maria Nuova – Reggio Emilia

Lucangeli Daniela Professore ordinario – Università di Padova

Genovese Elisabetta Rappresentante CNUDD (Conferenza nazionale

universitaria delegati disabilità)

Papacella Elisabetta Leslie Psicopedagogista e consulente pedagogica sui DSA –

Roma

Pardi Pasquale Dirigente Direzione Generale per lo Studente,

l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione –

Ufficio VII

Penge Roberta Docente universitario – Neuropsichiatria Infantile –

Università La Sapienza Roma

Pilo Giampaolo Dirigente Ufficio I – Direzione Generale per il personale

scolastico

Raimondi Mariarosa Dirigente tecnico – USR Lombardia

Silvestro Mariarosa Dirigente scolastico – Direzione Generale per gli

Ordinamenti scolastici

Simoneschi Giovanni Docente – Direzione Generale per lo Studente,

l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione –

Ufficio VII

Stella Giacomo Professore ordinario – Psicologia clinica – Università di

Modena e Reggio Emilia

Zappaterra Tamara Docente universitario – Facoltà Scienze della Formazione

– Università di Firenze

Art. 2

Il Comitato tecnico-scientifico resterà in carica due anni dalla data di costituzione.

Art. 3

Ai componenti del Comitato tecnico-scientifico non spetta alcun compenso.

Art. 4

L’Ufficio VII della Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la

Partecipazione e la Comunicazione assicura il necessario supporto organizzativo e di

segreteria.

Art. 5

Il rimborso delle spese di trasporto, vitto ed alloggio graverà sul relativo capitolo di

spesa del bilancio del MIUR.

Art. 6

Il presente decreto è sottoposto ai controlli di legge.

F.to IL MINISTRO

Intesa Formazione 14 dicembre 2010

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca Dipartimento per l’istruzione Direzione generale per il personale scolastico

Direttiva n. 87/2010 – Attività di formazione e aggiornamento del personale della scuola

Oltre ad 1/3 della somma complessiva di 31.000.458,76 assegnata alle istituzioni scolastiche per l’immediata utilizzazione a totale ripartizione regionale 978.000,00

INTESA AI SENSI DELL’ARTICOLO 3 DEL CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE INTEGRATIVO PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DOCENTE, EDUCATIVO, AMMINISTRATIVO, TECNICO E AUSILIARIO SOTTOSCRITTO IN DATA 14 LUGLIO 2010

L’anno 2010, il giorno 14 dicembre, alle ore 10,30, presso il Ministero

dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), ai sensi dell’art. 3, comma 3,

lettera b del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo al personale del

comparto scuola 2006-2009, tra la delegazione di parte pubblica (costituita ai sensi

del D.M. n. 24 del 10.03.2010) e la delegazione sindacale (composta ai sensi dell’art.

7 del Contratto Collettivo nazionale di lavoro 2006-2009), secondo quanto previsto al

III comma dell’art. 3 del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo 14 luglio 2010, si

stipula la seguente Intesa sull’utilizzo delle risorse finanziarie, di cui all’allegato A,

destinate, per l’esercizio finanziario 2010, dalla legge 18 dicembre 1997, n. 440 ad

implementare, per la formazione del personale della scuola, i capitoli di bilancio degli

Uffici Scolastici Regionali ed il piano gestionale 2 del capitolo 1332 del

Dipartimento per l’istruzione.

Premesso che

– la legge 18 dicembre 1997, n. 440 ha istituito un fondo per l’arricchimento e

l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi che ogni anno

destina risorse anche per la formazione e l’aggiornamento del personale della scuola;

– la somma effettivamente disponibile per le finalità della legge per l’esercizio

finanziario 2010 si articola come previsto nell’allegato che fa parte integrante della

presente Intesa;

– la direttiva n. 87 dell’ 8 novembre 2010, registrata alla Corte dei Conti il 29

novembre 2010 reg. 18, foglio 69, che individua gli interventi prioritari e i criteri

generali per la ripartizione di tale somma, al punto 4 prevede che le istituzioni

scolastiche siano destinatarie di un finanziamento finalizzato alla realizzazione del

piano dell’offerta formativa e delle attività di formazione ed aggiornamento del

personale della scuola per una somma complessiva di euro 31.000.458,76, nella

misura di 2/3 per la realizzazione del piano dell’offerta formativa e 1/3 per la

formazione;

– la direttiva n. 87 dell’ 8 novembre 2010 prevede inoltre che siano assegnati euro

11.735.000 per progetti nazionali di formazione e aggiornamento del personale della

scuola, nonché la somma di euro 978.000 per analoghi progetti promossi e realizzati a

livello regionale;

– il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo sottoscritto in data 14 luglio 2010 ha

previsto, all’art.3, che, in relazione agli stanziamenti destinati dalla legge 440/ 1997

per attività di formazione ed aggiornamento del personale della scuola, sia aperto con

le Organizzazioni sindacali un confronto finalizzato al raggiungimento di una

specifica Intesa;

LE PARTI CONCORDANO

Art. 1

L’utilizzo dei fondi, assegnati dalla legge 18 dicembre 1997, n. 440 per l’esercizio

finanziario 2010 per la formazione e l’aggiornamento del personale della scuola, di

cui all’allegato A, deve avvenire nell’ambito delle finalità e degli obiettivi stabiliti

all’articolo 2 del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo sottoscritto in data 14

luglio 2010, con particolare riferimento a :

I – Obblighi contrattuali

II – Processi di innovazione e finalità definite da specifiche norme di legge

III – Iniziative sostenute da finanziamenti provenienti da specifiche disposizioni

normative

IV – Potenziamento dell’offerta di formazione.

Art. 2

Un terzo della somma complessiva di euro 31.000.458,76, assegnata dalla direttiva

n.87 dell’8 novembre 2010 alle istituzioni scolastiche per l’immediata utilizzazione a

livello decentrato, è destinato alle attività di formazione e aggiornamento.

Le scuole utilizzeranno dette risorse finanziarie per le azioni formative che ciascuna

istituzione scolastica avrà definito nel proprio piano annuale di attività, di cui

all’articolo 66 del vigente Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Scuola,

tenuto conto degli Obiettivi formativi del citato CCNI e delle specifiche finalità

richiamate dalla citata Direttiva 87/2010.

Art.3

Gli Uffici Scolastici Regionali utilizzeranno la somma loro assegnata di euro 978.000

ripartita secondo il piano in allegato, per progetti promossi e realizzati a livello

regionale, garantendo, su richiesta delle istituzioni scolastiche, servizi professionali di

supporto alla progettualità delle scuole, azioni perequative e interventi legati a

specificità territoriali e tipologie professionali.

Art. 4

La somma assegnata a livello centrale pari a euro 11.735.000 è utilizzata per l’avvio

e/o la prosecuzione di iniziative coerenti con gli obiettivi previsti dall’articolo 1 della

presente Intesa.

Per l’Amministrazione

Per le OO.SS.

FLC – CGIL

CISL – SCUOLA

UIL SCUOLA

SNALS CONFSAL

Federazione Nazionale GILDA UNAMS

Tabella analitica