Archivi categoria: Governo e Parlamento

31 dicembre Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica

(Palazzo del Quirinale, 31/12/2011) Buona sera e buon anno. E innanzitutto, grazie. E’ un grazie che debbo a tanti di voi, a tanti italiani, uomini e donne, di tutte le generazioni e di ogni parte del paese, per il calore con cui mi avete accolto ovunque mi sia recato per celebrare la nascita dell’Italia unita e i suoi 150 anni di vita. Grazie per la partecipazione sentita e significativa a quelle celebrazioni, per lo spirito di iniziativa che si è acceso nelle più diverse istituzioni e comunità, accompagnando uno straordinario risveglio di memoria storica e di mobilitazione civile, e portando le celebrazioni del Centocinquantenario a un successo, per quantità e qualità, superiore anche alle previsioni più ottimistiche.

Il mio è, in sostanza, un grazie per avermi trasmesso nuovi e più forti motivi di fiducia nel futuro dell’Italia. Che fa tutt’uno con fiducia in noi stessi, per quel che possiamo sprigionare e far valere dinanzi alle avversità : spirito di sacrificio e slancio innovativo, capacità di mettere a frutto le risorse e le riserve di un’economia avanzata, solida e vitale nonostante squilibri e punti deboli, di un capitale umano ricco di qualità e sottoutilizzato, di un’eredità culturale e di una creatività universalmente riconosciute.

Non mi nascondo, certo, che nell’animo di molti, la fiducia che ho sentito riaffiorare e crescere nel ricordo della nostra storia rischia di essere oscurata, in questo momento, da interrogativi angosciosi e da dubbi che possono tradursi in scoraggiamento e indurre al pessimismo. La radice di questi stati d’animo, anche aspramente polemici, è naturalmente nella crisi finanziaria ed economica in cui l’Italia si dibatte.

Ora, è un fatto che l’emergenza resta grave : è faticoso riguadagnare credibilità, dopo aver perduto pesantemente terreno ; i nostri Buoni del Tesoro – nonostante i segnali incoraggianti degli ultimi giorni – restano sotto attacco nei mercati finanziari ; il debito pubblico che abbiamo accumulato nei decenni pesa come un macigno e ci costa tassi di interesse pericolosamente alti. Lo sforzo di risanamento del bilancio, culminato nell’ultimo, così impegnativo decreto approvato giorni fa dal Parlamento, deve perciò essere portato avanti con rigore. Nessuna illusione possiamo farci a questo riguardo. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Specie se l’economia riprenderà a crescere : il che dipende da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale.

Parlo dei sacrifici, guardando specialmente a chi ne soffre di più o ne ha più timore. Nessuno, oggi – nessun gruppo sociale – può sottrarsi all’impegno di contribuire al risanamento dei conti pubblici, per evitare il collasso finanziario dell’Italia. Dobbiamo comprendere tutti che per lungo tempo lo Stato, in tutte le sue espressioni, è cresciuto troppo e ha speso troppo, finendo per imporre tasse troppo pesanti ai contribuenti onesti e per porre una gravosa ipoteca sulle spalle delle generazioni successive.

Nella seconda metà del Novecento, il benessere collettivo è giunto a livelli un tempo impensabili portando l’Italia nel gruppo delle nazioni più ricche. Ma a partire dagli anni Ottanta, la spesa pubblica è cresciuta in modo sempre più incontrollato, e ormai insostenibile. E c’è anche chi ne ha tratto e continua a trarne indebito profitto : a ciò si legano strettamente fenomeni di dilagante corruzione e parassitismo, di diffusa illegalità e anche di inquinamento criminale. Né, quando si parla di conti pubblici da raddrizzare, si può fare a meno di mettere nel mirino l’altra grande patologia italiana : una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale. Che ci si debba impegnare a fondo per colpire corruzione ed evasione fiscale, è fuori discussione. Sapendo che è un’opera di lunga lena, che richiede accurata preparazione di strumenti efficaci e continuità : ed è quanto si richiede egualmente per un impegno di riduzione delle disuguaglianze, di censimento delle forme di ricchezza da sottoporre a più severa disciplina, di intervento incisivo su posizioni di rendita e di privilegio.
Ma mentre è giusto, anzi sacrosanto, fare appello perché si agisca in queste direzioni, è necessario riconoscere come si debba senza indugio procedere alla puntuale revisione e alla riduzione della spesa pubblica corrente : anche se ciò comporta rinunce dolorose per molti a posizioni acquisite e a comprensibili aspettative.

Per procedere con equità si deve innanzitutto stare attenti a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, o a non aggravare rischi di povertà cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma più in generale occorre definire nuove forme di sicurezza sociale che sono state finora trascurate a favore di una copertura pensionistica più alta che in altri paesi o anche di provvidenze generatrici di sprechi.

Bisogna dunque ripensare e rinnovare le politiche sociali e anche, muovendo dall’esigenza pressante di un elevamento della produttività, le politiche del lavoro : per la fondamentale ragione che il mondo è cambiato, che l’epicentro della crescita economica – e anche di quella demografica – si è spostato lontano dall’Europa, e non solo il nostro paese, ma il nostro continente vedono ridursi il loro peso e i loro mezzi, e debbono rivedere il modo di concepire e distribuire il proprio benessere, e concentrare i loro sforzi nel guadagnare nuove posizioni e opportunità nella competizione globale. Senza mettere in causa la dimensione sociale del modello europeo, il rispetto della dignità e dei diritti del lavoro.

Mi si consenta una piccola digressione personale : vengo da una lontana, lunga esperienza politica concepita e vissuta nella vicinanza al mondo del lavoro, nella partecipazione alle sue vicende e ai suoi travagli. Mi sono formato, da giovane, nel rapporto diretto, personale con la realtà delle fabbriche della mia Napoli, con quegli operai e lavoratori. E’ un sentimento e un’emozione che ho visto rinnovarsi in me ogni volta che ho visitato da Presidente una fabbrica, incontrandone le maestranze. Comprendo dunque, e sento molto, in questo momento, le difficoltà di chi lavora e di chi rischia di perdere il lavoro, come quelle di chi ha concluso o sta per concludere la sua vita lavorativa mentre sono in via di attuazione o si discutono ancora modifiche del sistema pensionistico. Ma non dimentico come nel passato, in più occasioni, sia stata decisiva per la salvezza e il progresso dell’Italia la capacità dei lavoratori e delle loro organizzazioni di esprimere slancio costruttivo, nel confronto con ogni realtà in via di cambiamento, e anche di fare sacrifici, affermando in tal modo, nello stesso tempo, la loro visione nazionale, il loro ruolo nazionale.

Non è stato forse così negli anni della ricostruzione industriale, dopo la liberazione del paese? Non è stato forse così in quel terribile 1977, quando c’era da debellare un’inflazione che galoppava oltre il 20 per cento e da sconfiggere l’attacco criminale quotidiano e l’insidia politica del terrorismo brigatista?

Guardiamo dunque con questa consapevolezza alle grandi prove che abbiamo davanti : come superare i rischi più gravi di crisi finanziaria per il nostro paese, e come reagire alle minacce incombenti di recessione. L’Italia può e deve farcela ; la nostra società deve uscirne più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa.

Rigore finanziario e crescita. Crescita più intensa e unitaria, nel Nord e nel Sud, da mettere in moto con misure finalizzate alla competitività del sistema produttivo, all’investimento in ricerca e innovazione e nelle infrastrutture, a un fecondo dispiegarsi della concorrenza e del merito. E’ a queste misure che ha annunciato di voler lavorare il governo, nel dialogo con le parti sociali e in un rapporto aperto col Parlamento. Obbiettivo di fondo : più occupazione qualificata per i giovani e per le donne.

Si è diffusa, ormai, la convinzione che dei sacrifici siano inevitabili per tutti : ma la preoccupazione maggiore che emerge tra i cittadini, è quella di assicurare un futuro ai figli, ai giovani. E’ questo obbiettivo che può meglio motivare gli sforzi da compiere : è questo l’impegno cui non possiamo sottrarci.
Perseguire questi obbiettivi, uscire dalle difficoltà in cui non solo noi ci troviamo è impossibile senza un più coerente sforzo congiunto al livello europeo. E’ comprensibile che anche in Italia si manifesti oggi insoddisfazione per il quadro che presenta l’Europa unita. Ma ciò non deve mai tradursi in sfiducia verso l’integrazione europea.

Quel che abbiamo costruito, insieme, tenacemente, è stato decisivo per garantirci sempre di più pace e unità nel nostro continente, progresso in ogni campo, crescente benessere sociale, salvaguardia e affermazione nel mondo dei nostri comuni interessi e valori europei.
E oggi, ben più di cinquant’anni fa, solo uniti potremo ancora progredire e contare come europei in un quadro mondiale radicalmente cambiato. All’Italia tocca perciò levare la sua voce perché si vada avanti verso una più conseguente integrazione europea, e non indietro verso anacronistiche chiusure e arroganze nazionali. Occorrono senza ulteriori indugi scelte adeguate e solidali per bloccare le pressioni speculative contro i titoli del debito di singoli paesi come l’Italia, perché il bersaglio è l’Europa, ed europea dev’essere la risposta.

Risposta in termini di stabilità finanziaria e insieme di rilancio dello sviluppo. E non ci siamo. Particolarmente sottovalutata è la prospettiva della recessione, con tutte le sue conseguenze. In quanto all’Italia, è tempo che da parte di tutti in Europa si prendano sul serio e si apprezzino le dimostrazioni che il nostro paese ha dato e si appresta a dare, pagando prezzi non lievi, della sua adesione a principi di stabilità finanziaria e di disciplina di bilancio, nonché del suo impegno per riforme strutturali volte a suscitare una più libera e intensa crescita economica. Abbiamo solo da procedere nel cammino intrapreso, anche per far meglio sentire, in seno alle istituzioni europee – in condizioni di parità – il nostro contributo a nuove, meditate decisioni ed evoluzioni dell’Unione.

In questo senso sta svolgendo il suo mandato il governo Monti, la cui nascita ha costituito il punto d’arrivo di una travagliata crisi politica di cui il Presidente del Consiglio, on. Berlusconi, poco più di un mese fa, ha preso responsabilmente atto. Si è allora largamente convenuto che il far seguire precipitosamente, all’apertura della crisi di governo, uno scioglimento anticipato delle Camere e il conseguente scontro elettorale, avrebbe rappresentato un azzardo pesante dal punto di vista dell’interesse generale del paese. Di qui è venuto quel largo sostegno in Parlamento al momento della fiducia al governo, con una scelta di cui va dato merito a forze già di maggioranza e già di opposizione.

E’ importante ora che l’Italia possa contare su una fase di stabilità e di serenità politica. Ciò non toglie che ogni partito mantenga la sua fisionomia e si caratterizzi in Parlamento con le sue proposte rispetto all’azione che l’esecutivo deve portare avanti. Soprattutto, un vasto campo è aperto per l’iniziativa dei partiti e per la ricerca di intese tra loro sul terreno di riforme istituzionali da tempo mature. Queste sono necessarie anche per creare condizioni migliori in vista di un più costruttivo ed efficace svolgimento della democrazia dell’alternanza nello scenario della nuova legislatura dopo il ritorno alle urne.
Mi auguro che i cittadini guardino con attenzione, senza pregiudizi, alla prova che le forze politiche daranno in questo periodo della loro capacità di rinnovarsi e di assolvere alla funzione insostituibile che gli è propria di prospettare e perseguire soluzioni per i problemi di fondo del paese. Non c’è futuro per l’Italia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica.

Solo così ci porteremo, nei prossimi anni, all’altezza di quei problemi di fondo che sono ardui e complessi e vanno al di là di pur scottanti emergenze. Avvertiamo quotidianamente i limiti della nostra realtà sociale, confrontandoci con la condizione di quanti vivono in gravi ristrettezze, con le ansie e le incertezze dei giovani nella difficile ricerca di una prospettiva di lavoro. E insieme avvertiamo i limiti del nostro vivere civile, confrontandoci con l’emergenza della condizione disumana delle carceri e dei carcerati, o con quella del dissesto idrogeologico che espone a ricorrenti disastri il nostro territorio, o con quella di una crescente presenza di immigrati, con i loro bambini, che restano stranieri senza potersi, nei modi giusti, pienamente integrare.
Ci si pongono dunque acute necessità di scelte immediate e di visioni lungimiranti. Occorre una nuova “forza motivante” perché si sprigioni e operi la volontà collettiva indispensabile ; occorrono coraggio civile e sguardo rivolto “con speranza fondata verso il futuro”. Questo ci hanno detto nei giorni natalizi alte voci spirituali. Esse si sono in effetti rivolte al più vasto mondo in cui si collocano i travagli della nostra Italia e della nostra Europa. Un mondo nel quale sono emerse di recente nuove correnti e forze portatrici di aspirazioni alla libertà e alla giustizia, ma anche difficoltà e tensioni, e ancora feroci repressioni. Mentre restano aperti antichi focolai di contrapposizione e di conflitto, e si manifestano ciechi furori religiosi, fino a dar luogo a orribili stragi di comunità cristiane.

L’Italia non può restare, e non resta, estranea a ogni possibile iniziativa di pace e umanitaria : come dice la nostra partecipazione – anche con dolorosi sacrifici di giovani vite – a quelle missioni militari e civili internazionali che vedono migliaia di nostri connazionali farsi onore. Nel salutarli e ascoltarli in occasione del Natale, ho colto accenti confortanti di alto senso di responsabilità e di forte vocazione al servizio del bene comune.

Sono accenti che colgo, qui in Italia, in tante occasioni di incontro con le molteplici espressioni dell’universo della solidarietà, del volontariato, dell’impegno civile. Sono accenti che trovo in lettere toccanti che mi vengono indirizzate da persone anziane, da giovani e ragazzi, da uomini e donne che raccontano i loro propositi operosi e le loro esperienze. Lasciatemi dunque ripetere : la fiducia in noi stessi è il solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella comunità nazionale come nella famiglia.

E allora apriamoci così al nuovo anno : facciamone una grande occasione, un grande banco di prova, per il cambiamento e il nuovo balzo in avanti di cui ha bisogno l’Italia.

A voi tutti, con affetto, buon 2012 !

27 dicembre Nuovo Capo di Gabinetto MIUR

Il 27 dicembre Luigi Fiorentino diventa il nuovo Capo di Gabinetto del MIUR

Di seguito il comunicato stampa del MIUR:

Governo, Luigi Fiorentino nuovo Capo di Gabinetto del Miur

(Roma, 27 dicembre 2011) Luigi Fiorentino è il nuovo Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo. Fiorentino, 52 anni, si è laureato in giurisprudenza ed ha conseguito il Diploma di perfezionamento in Diritto Amministrativo e scienza dell’Amministrazione presso l’Università di Napoli. Dal 1° agosto 2007 è stato Segretario Generale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dove ha ricoperto il ruolo di Capo di Gabinetto dal 10 marzo 2005 al 31 luglio 2007.

Dal 15 giugno 2004 al 9 marzo 2005 è Capo del Dipartimento per le risorse umane e strumentali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e, dal 1 ottobre 2002 al 14 giugno 2004, Capo del Dipartimento per le risorse strumentali. E’ stato reggente del Dipartimento per le risorse umane e l’organizzazione dal 1 al 14 giugno 2004.

Già Vice Capo di Gabinetto dei Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica Ciampi e Amato dal 20 dicembre 1998 al 25 aprile 2000, è stato Direttore del Servizio centrale per gli affari generali, la qualità dei processi e dell’organizzazione del Ministero dell’economia e delle finanze dal 5 novembre 1998 al 30 settembre 2002. In tale veste ha promosso l’adozione di un sistema integrato di gestione dei servizi e della manutenzione (c.d “global service”) per l’edificio demaniale di via XX Settembre a Roma. Ha fatto parte inoltre del gruppo di start-up Consip – Ministero del tesoro del bilancio e della programmazione economica.

Provveditore generale dello Stato dal 1° agosto 2000 fino all’entrata in vigore del Dpr del 22 marzo 2001, che ha soppresso il Servizio Centrale del Provveditorato generale dello Stato e ha disposto l’assorbimento delle relative competenze da parte del Servizio Centrale per gli affari generali e la qualità dei processi e dell’organizzazione.

23 dicembre Prorogato il CNPI

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 23 dicembre; approva un decreto-legge che proroga alcuni termini previsti da disposizioni legislative: prorogati al 31 dicembre 2012 (art. 14) il Consiglio nazionale della pubblica istruzione ed il Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica e musicale.

22 dicembre Senato approva DdL conversione Manovra Finanziaria

Il 22 dicembre il Senato con 257 voti favorevoli e 41 contrari ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici, già approvato il 16 dicembre dalla Camera con 495 voti favorevoli e 88 contrari.

4 dicembre CdM approva Manovra Finanziaria

Si svolge a Palazzo Chigi il Consiglio dei Ministri convocato per l’approvazione della manovra finanziaria.

Di seguito un estratto del comunicato stampa:

Il Consiglio dei Ministri, appositamente convocato, ha approvato un decreto legge che contiene un pacchetto di misure urgenti per assicurare la stabilità finanziaria, la crescita e l’equità.
L’intervento urgente si è reso necessario per affrontare una crisi finanziaria gravissima che ha investito in queste settimane l’area dell’euro e specificamente il debito sovrano, anche italiano. Il Governo ha deliberato un complesso pacchetto di interventi che tuttavia, pur nell’emergenza, danno il via a una fase di riforma strutturale dell’economia italiana e determinano una prima fase di significativa riduzione dei costi della politica. Tutte le componenti della società italiana devono partecipare allo sforzo per la salvezza e il rilancio del Paese.
L’insieme degli interventi ammonta a circa 20 miliardi di euro strutturali per il triennio 2012- 2014 con una forte componente permanente di risparmi conseguiti. La correzione lorda è di oltre 30 miliardi in quanto sono previsti interventi di spesa a favore della crescita, del sistema produttivo e del lavoro per oltre 10 miliardi. All’interno del pacchetto è inclusa e consolidata in norme la correzione dei saldi pari a 4 miliardi previsti quale “clausola di salvaguardia” nella manovra di agosto 2011.
I risparmi conseguiti in parte sono destinati a un considerevole pacchetto di interventi a favore della crescita, del sistema produttivo e del lavoro. Attraverso la deducibilità integrale dell’IRAP-lavoro vengono favorite le imprese che assumono lavoratori e lavoratrici per un importo di 1,5 miliardi nel 2012, e 2 miliardi nel 2013 e nel 2014. Vengono previsti con l’IRAP interventi a favore di donne e giovani per 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni del periodo considerato.; con l’introduzione del meccanismo denominato ACE di favore fiscale alla raccolta di capitale di rischio, in modo da favorire la patrimonializzazione delle imprese, si interviene con un’azione di 1 miliardo di euro nel 2012, 1,5 nel 2013 e 3 nel 2014. Viene rifinanziato il trasferimento alle regioni per il trasporto pubblico locale; viene finanziato un programma per accelerare l’utilizzo dei fondi strutturali europei, che altrimenti l’Italia rischia di perdere; viene rifinanziato il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese con l’obiettivo di mettere a disposizione delle PMI garanzie per circa 20 miliardi di credito. Vengono resi duraturi nel tempo tutti gli incentivi per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico estendendoli alle aree colpite da calamità naturali.
E’ stato deciso il completamento della riforma della previdenza con l’estensione dal primo gennaio 2012 a tutti del metodo contributivo per il calcolo delle pensioni per le anzianità future. Viene istituito un sistema flessibile per l’età di pensionamento, che viene elevata a 62 anni per le donne con una fascia di uscita flessibile incentivata fino a 70 anni, per gli uomini la fascia di flessibilità è tra 66 e 70 anni. Le regole per le lavoratrici del settore privato raggiungono l’equiparazione ai lavoratori nel 2018.
Malgrado la situazione estremamente difficile, è stata garantita l’indicizzazione piena delle pensioni minime e parziale per quelle fino a due volte il minimo in circostanze estremamente difficili.
Viene anticipata l’introduzione sperimentale dell’IMU.
Tale intervento accresce il contributo che viene chiesto al patrimonio e alla ricchezza allo sforzo per superare la crisi. A ciò si aggiunge l’intervento fiscale una tantum con una aliquota dell’1,5% a carico dei capitali rientrati in Italia con il cosiddetto “scudo fiscale”. Si aggiungono altresì le imposte su taluni beni di lusso (auto di grossa cilindrata, barche, aerei).
L’aumento dell’IVA è deliberato in 2 punti percentuali a decorrere dal primo settembre 2012, a copertura della clausola di salvaguardia e da attuare solo nel caso in cui sia necessario. In tal modo si evita che scatti la riduzione automatica di tutte le deduzioni e detrazioni fiscali in particolare sulla famiglia. La ridefinizione delle agevolazioni andrà a finanziarie il Fondo per la Famiglia istituito dal decreto approvato oggi.
Viene attuato un pacchetto antievasione che prevede il divieto di uso del contante per pagamenti superiori ai 1000 euro; i pagamenti telematici per la PA; una fiscalità di favore per le imprese individuali e artigiane che consenta l’emersione.
E’ stato deliberato un insieme di liberalizzazioni per la vendita di farmaci, per i trasporti, e per gli orari degli esercizi commerciali; vengono potenziate le funzioni dell’Antitrust.
Il Governo ha avviato un’azione di selezione e di riordino dei programmi di spesa con l’abolizione di una serie di enti ritenuti non più utili.
In particolare, le Province vengono riportate alla funzione di organi di indirizzo e coordinamento. Vengono abolite le giunte, ridotti a 10 i consiglieri provinciali, e ridotte drasticamente le spese in funzioni già svolte da altri enti territoriali.
A seguito della nomina a Ministro senza portafoglio del prof. Filippo Patroni Griffi, il Presidente Monti ha comunicato al Consiglio la sua intenzione di conferirgli l’incarico per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Consiglio ha condiviso l’iniziativa.

28 novembre Nomina Sottosegretari di Stato

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 28 novembre, ha provveduto alla nomina del prof. Filippo Patroni Griffi come ministro senza portafoglio per la pubblica amministrazione e per la semplificazione e di 28 sottosegretari di Stato (contro i 40 del precedente esecutivo), di cui 4 presso la Presidenza del Consiglio.

Questi i nuovi Sottosegretari di Stato:

Alla Presidenza del Consiglio:
– Rapporti con il Parlamento, Giampaolo D’Andrea e Antonio Malaschini
– Editoria, Carlo Malinconico
– Informazione e Comunicazione, Paolo Peluffo
Agli Affari esteri, Marta Dassù e Staffan de Mistura
All’Interno, Carlo De Stefano, Giovanni Ferrara, Saverio Ruperto
Alla Giustizia, Salvatore Mazzamuto e Andrea Zoppini
Alla Difesa, Filippo Milone e Gianluigi Magri
All’Economia e Finanze, Vittorio Grilli (Vice Ministro), Vieri Ceriani e Gianfranco Polillo
Allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti e Massimo Vari
Alle Politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Braga
All’Ambiente, tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli
All’Infrastrutture e trasporti, Mario Ciaccia (Vice Ministro) e Guido Improta
Al Lavoro e alle Politiche sociali, Michel Martone (Vice Ministro) e Cecilia Guerra
Alla Salute, Adelfio Elio Cardinale
All’Istruzione, Università e Ricerca, Elena Ugolini e Marco Rossi Doria
Ai Beni e Attività culturali, Roberto Cecchi.

18 novembre Crisi di Governo

Il 18 novembre il nuovo esecutivo ottiene anche la fiducia dalla Camera con 556 voti favorevoli e 61 contrari.
Il 17 novembre il Presidente del Consiglio dei Ministri svolge le sue comunicazioni al Senato ed ottiene la fiducia con 281 voti favorevoli e 25 contrari.

Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 637 del 17/11/2011

MONTI Mario, presidente del Consiglio dei ministri e ministro dell’economia e delle finanze ad interim. Signor Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, è con grande emozione che mi rivolgo a voi, come primo atto del percorso rivolto ad ottenere la fiducia del Parlamento al Governo ieri costituito. L’emozione è accresciuta dal fatto che prendo oggi la parola per la prima volta in quest’Aula, nella quale mi avete riservato qualche giorno fa un’accoglienza che mi ha commosso. Sono onorato di entrare a far parte del Senato della Repubblica.

Desidero rivolgere un saluto deferente al Capo dello Stato, presidente Napolitano; che con grande saggezza, perizia e senso dello Stato ha saputo risolvere una situazione difficile, in tempi ristrettissimi, nell’interesse del Paese e di tutti i cittadini. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS e dei senatori Colombo, Astore e Del Pennino). Vorrei anche rinnovargli la mia gratitudine per la fiducia accordata alla mia persona, per il sostegno e la partecipazione che mi ha costantemente assicurato nei miei sforzi per comporre un Governo che potesse soddisfare le richieste delle forze politiche e, al contempo, dare risposte efficaci alle gravi sfide che il nostro Paese ha di fronte a sé.

Rivolgo il mio saluto ai Presidenti emeriti della Repubblica, ai senatori a vita e a tutti i senatori.

Mi auguro di poter stabilire con ciascuno di voi anche un rapporto personale come vostro collega, sia pure l’ultimo arrivato. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS e dei senatori Colombo, Astore e Del Pennino).

Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate, attraverso l’azione quotidiana di ciascuno di noi, dignità, credibilità e autorevolezza. Da parte mia, da parte nostra, vi sarà sempre una chiara difesa del ruolo di entrambe le Camere quali protagoniste del pubblico dibattito.

Un ringraziamento specifico e molto sentito desidero, infine, esprimere al vostro, al nostro, Presidente. Il presidente Schifani (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo) ha voluto accogliermi, fin dal primo istante di questa mia missione – come potete immaginare, non semplicissima – svoltasi, in gran parte, a Palazzo Giustiniani, con una generosità e una cordialità che non potrò dimenticare. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

Rivolgo, infine, un pensiero rispettoso e cordiale al presidente, onorevole dottor Silvio Berlusconi (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, Misto-MPA-AS e dei senatori Colombo, Astore, Del Penninoe dai banchi del Governo), mio predecessore, del quale mi fa piacere riconoscere l’impegno nel facilitare in questi giorni la mia successione nell’incarico.

Il Governo riconosce di essere nato per affrontare in spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza. Vorrei usare questa espressione: Governo di impegno nazionale. Governo di impegno nazionale significa assumere su di sé il compito di rinsaldare le relazioni civili e istituzionali, fondandole sul senso dello Stato. È il senso dello Stato, è la forza delle istituzioni, che evitano la degenerazione del senso di famiglia in familismo, dell’appartenenza alla comunità di origine in localismo, del senso del partito in settarismo. Ed io ho inteso, fin dal primo momento, il mio servizio allo Stato non certo con la supponenza di chi, considerato tecnico, venga per dimostrare un’asserita superiorità della tecnica rispetto alla politica; al contrario, spero che il mio Governo e io potremo, nel periodo che ci è messo a disposizione, contribuire, in modo rispettoso e con umiltà, a riconciliare maggiormente – permettetemi di usare questa espressione – i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica. (Prolungati applausi dai Gruppi PdL, PD, CN-Io Sud-FS, IdV, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo).

Io vorrei, noi vorremmo, aiutarvi tutti a superare una fase di dibattito – che fa naturalmente parte della vita democratica – molto, molto, acceso, e consentirci di prendere insieme, senza alcuna confusione delle responsabilità, provvedimenti all’altezza della situazione difficile che il Paese attraversa, ma con la fiducia che la politica che voi rappresentate sia sempre più riconosciuta, e di nuovo riconosciuta, come il motore del progresso del Paese.

Le difficoltà del momento attuale. L’Europa sta vivendo i giorni più difficili dagli anni del secondo dopoguerra. Il progetto che dobbiamo alla lungimiranza di grandi uomini politici, quali furono Konrad Adenauer, Jean Monnet, Robert Schuman e – sottolineo in modo particolare – Alcide De Gasperi (Applausi dai Gruppi PdL, PD, CN-Io Sud-FS, IdV, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore e Del Pennino), e che per sessant’anni abbiamo perseguito, passo dopo passo, dal Trattato di Roma – non a caso di Roma – all’atto unico, ai Trattati di Maastricht e di Lisbona, è sottoposto alla prova più grave dalla sua fondazione.

Un fallimento non sarebbe solo deleterio per noi europei. Farebbe venire meno la prospettiva di un mondo più equilibrato in cui l’Europa possa meglio trasmettere i suoi valori ed esercitare il ruolo che ad essa compete, in un mondo sempre più bisognoso di una governance multilaterale efficace.

Non illudiamoci, onorevoli senatori, che il progetto europeo possa sopravvivere se dovesse fallire l’Unione monetaria. La fine dell’euro disgregherebbe il mercato unico, le sue regole, le sue istituzioni. Ci riporterebbe là dove l’Europa era negli anni Cinquanta.

La gestione della crisi ha risentito di un difetto di governance e, in prospettiva, dovrà essere superata con azioni a livello europeo. Ma solo se riusciremo ad evitare che qualcuno, con maggiore o minore fondamento, ci consideri l’anello debole dell’Europa, potremo ricominciare a contribuire a pieno titolo all’elaborazione di queste riforme europee. Altrimenti, ci ritroveremo soci di un progetto che non avremo contribuito ad elaborare, ideato da Paesi che, pur avendo a cuore il futuro dell’Europa, hanno a cuore anche i lori interessi nazionali, tra i quali non c’è necessariamente un’Italia forte.

Il futuro dell’euro dipende anche da ciò che farà l’Italia nelle prossime settimane. Anche: non solo, ma anche. Gli investitori internazionali detengono quasi metà del nostro debito pubblico. Dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Quel rapporto è oggi al medesimo livello al quale era vent’anni fa, ed è il terzo più elevato tra i Paesi dell’OCSE.

Per raggiungere questo obiettivo, intendiamo far leva su tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità.

Nel ventennio trascorso l’Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l’imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita. L’assenza di crescita ha annullato i sacrifici fatti. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.

Ciò che occorre fare per ricominciare a crescere è noto da tempo. Gli studi dei migliori centri di ricerca italiani avevano individuato le misure necessarie molto prima che esse venissero recepite nei documenti che in questi mesi abbiamo ricevuto dalle istituzioni europee. Non c’è nessuna originalità europea nell’aver individuato ciò che l’Italia deve fare per crescere di più. È un problema del sistema italiano riuscire a decidere e poi ad attuare quanto noi italiani sapevamo bene fosse necessario per la nostra crescita.

Non vediamo i vincoli europei come imposizioni. Anzitutto, permettetemi di dire, e me lo sentirete affermare spesso, che non c’è un “loro” e un “noi”. L’Europa siamo noi! (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo). E sono per lo più, quelli che poi ci vengono, in un turbinio di messaggi, di lettere e di deliberazioni dalle istituzioni europee, provvedimenti volti a rendere meno ingessata l’economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate del nostro Paese. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino edai banchi del Governo).

L’obiezione che spesso si oppone a queste misure è che esse servono, certo, ma nel breve periodo fanno poco per la crescita. È un’obiezione dietro la quale spesso si maschera – riconosciamolo – chi queste misure non vuole, non tanto perché non hanno effetti sulla crescita nel breve periodo (che è vero che non hanno), ma perché si teme che queste misure ledano gli interessi di qualcuno. Ma, evidentemente, più tardi si comincia, più tardi arriveranno i benefici delle riforme. Ma, soprattutto, le scelte degli investitori che acquistano i nostri titoli pubblici sono guidate sì da convenienze finanziarie immediate, ma – mettiamocelo in testa – sono guidate anche dalle loro aspettative su come sarà l’Italia fra dieci o vent’anni, quando scadranno i titoli che acquistano oggi.

Quindi, non c’è iato tra le cose che dobbiamo o fare oggi o avviare oggi, anche se avranno effetti lontani, perché anche gli investitori, che ci premiano o ci puniscono, agiscono oggi, ma guardano anche agli effetti lontani.

Riforme che hanno effetti anche graduali sulla crescita, influendo sulle aspettative degli investitori, possono riflettersi in una riduzione immediata dei tassi di interesse, con conseguenze positive sulla crescita stessa.

I sacrifici necessari per ridurre il debito e per far ripartire la crescita dovranno essere equi. Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia – mi auguro – sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. Equità significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società, quelle che hanno la forza di associarsi, ma anche sui giovani e sulle donne. Dobbiamo renderci conto che, se falliremo e se non troveremo la necessaria unità di intenti, la spontanea evoluzione della crisi finanziaria ci sottoporrà tutti, ma soprattutto le fasce più deboli della popolazione, a condizioni ben più dure.

La crisi che stiamo vivendo è internazionale: questo è ovvio, ma conviene ripeterlo ogni volta, anche ad evitare demonizzazioni. (…) È internazionale, ma l’Italia ne ha risentito in maniera particolare. Secondo la Commissione europea, al termine del prossimo anno il prodotto interno lordo dell’Italia sarebbe ancora quattro punti e mezzo al di sotto del livello raggiunto prima della crisi. Per la stessa data, l’area dell’euro nel suo complesso avrebbe invece recuperato la perdita di prodotto dovuta alla crisi. Francia e Germania raggiungerebbero il traguardo di riportarsi al livello precrisi nell’anno in corso.

La relativa debolezza della nostra economia precede l’avvio della crisi. Tra il 2001 e il 2007 il prodotto italiano è cresciuto di 6,7 punti percentuali, contro i 12 della media dell’area dell’euro, i 10,8 della Francia e gli 8,3 della Germania. I risultati sono deludenti al Nord come al Sud. E non vi propongo un paragone con la Cina o con altri Paesi emergenti, ma con i nostri colleghi ed amici stretti della zona euro.

La crisi ha colpito più duramente i giovani. Ad esempio, nei 15 Paesi che componevano l’Unione europea fino al 2004, tra il 2007 e il 2010 il tasso di disoccupazione nella classe di età 15-24 anni è aumentato di cinque punti percentuali; in Italia, di 7,6 punti percentuali.

Il nostro Paese rimane caratterizzato da profonde disparità territoriali. Il lungo periodo di bassa crescita e la crisi le hanno accentuate. Esiste una questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalità (Applausi dal Gruppo PD). I problemi nel Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più, ma di una razionale modulazione delle risorse. Esiste anche una questione settentrionale: costo della vita, delocalizzazione, nuove povertà, bassa natalità. (Applausi del senatore Valditara).

Il riequilibrio di bilancio, le riforme strutturali e la coesione territoriale richiedono piena e leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Occorre riconoscere il valore costituzionale delle autonomie speciali, nel duplice binario della responsabilità e della reciprocità. (Applausi dei senatori Fosson, Peterlini e Garavaglia Mariapia).

In quest’ottica, per rispondere alla richiesta formulata dalle istituzioni territoriali che, devo dire, ho ascoltato con molta attenzione (…), ho deciso di assumere direttamente in questa prima fase le competenze relative agli affari regionali. Spero in questo modo di manifestare una consapevolezza condivisa circa il fatto che il lavoro comune con le autonomie territoriali debba proseguire e rafforzarsi, nonostante le difficoltà dell’agenda economica. In tale prospettiva, si dovrà operare senza indugio per un uso efficace dei fondi strutturali dell’Unione europea.

Sono consapevole che sarebbe un’ambizione eccessiva da parte mia e da parte nostra pretendere di risolvere in un arco di tempo limitato, qual è quello che ci separa dalla fine di questa legislatura, problemi che hanno origini profonde e che sono radicati in consuetudini e comportamenti consolidati. Ciò che ci prefiggiamo di fare è impostare il lavoro, metterndo a punto gli strumenti che permettano ai Governi che ci succederanno di proseguire un processo di cambiamento duraturo.

Per questo il programma che vi sottopongo oggi si compone di due parti, che hanno obiettivi e orizzonti temporali diversi. Da un lato, vi è una serie di provvedimenti per affrontare l’emergenza, assicurare la sostenibilità della finanza pubblica, restituire fiducia nelle capacità del nostro Paese di reagire e sostenere una crescita duratura ed equilibrata. Dall’altro lato, si tratta di delineare con iniziative concrete un progetto per modernizzare le strutture economiche e sociali, in modo da ampliare le opportunità per le imprese, i giovani, le donne e tutti i cittadini, in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale.

In considerazione dell’urgenza con la quale abbiamo dovuto operare per la formazione di questo Governo – ed in questo senso voglio ringraziare le diverse forze politiche che, nei miei confronti, figura estranea al vostro mondo, si sono gentilmente e con sollecitudine apprestate all’ascolto e all’offerta di contributi, dei quali ho cercato di tenere conto – quello che intendo fare oggi è semplicemente presentarvi gli aspetti essenziali dell’azione che intendiamo svolgere. Se otterremo la fiducia del Parlamento, ciascun Ministro esporrà alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, queste azioni verranno avviate.

È in discussione in Parlamento una proposta di legge costituzionale per introdurre un vincolo di bilancio in pareggio per le amministrazioni pubbliche, in coerenza con gli impegni presi nell’ambito dell’Eurogruppo. L’adozione di una regola di questo tipo può contribuire a mantenere nel tempo il pareggio di bilancio programmato per il 2013, evitando che i risultati conseguiti con intense azioni di risanamento vengano erosi negli anni successivi, come è accaduto in passato. Affinché il vincolo sia efficace, dovranno essere chiarite le responsabilità dei singoli livelli di governo.

A questo proposito, e anche in considerazione della complessità della regola – ad esempio, con riguardo all’aggiustamento per il ciclo – sarà opportuno studiare l’esperienza di alcuni Paesi europei che hanno affidato ad Autorità indipendenti la valutazione del rispetto sostanziale della regola, dato che in questa materia la credibilità nei confronti di noi stessi e del mondo è un requisito essenziale. Sarà anche necessario attuare rapidamente l’armonizzazione dei bilanci delle amministrazioni pubbliche. Opportunamente la proposta di legge in discussione in Parlamento già prevede l’assegnazione allo Stato della potestà legislativa esclusiva in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici.

Nell’immediato, daremo piena attuazione alle manovre varate nel corso dell’estate, completandole attraverso interventi in linea con la lettera di intenti inviata alle autorità europee. Nel corso delle prossime settimane valuteremo la necessità di ulteriori correttivi.

Una parte significativa della correzione dei saldi programmata durante l’estate è attesa dall’attuazione della riforma dei sistemi fiscale ed assistenziale. Dovremmo pervenire al più presto ad una definizione di tale riforma e ad una valutazione prudenziale dei suoi effetti. Dovranno inoltre essere identificati gli interventi, volti a colmare l’eventuale divario rispetto a quelli indicati nella manovra di bilancio.

Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini, sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi. I soggetti che ricoprono cariche elettive, i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato finanziate con risorse pubbliche, più in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello politico e amministrativo dovranno agire con sobrietà e attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto ed immediato. Si dovranno rafforzare gli interventi effettuati con le ultime manovre di finanza pubblica, con l’obiettivo di allinearci rapidamente alle best practices europee.

Per quanto di mia diretta competenza, avvierò immediatamente una spending review del Fondo unico della Presidenza del Consiglio.

Ritengo inoltre necessario ridurre le sovrapposizioni tra i livelli decisionali e favorire la gestione integrata dei servizi per gli enti locali di minori dimensioni. Il riordino delle competenze delle Province può essere disposto con legge ordinaria. La prevista specifica modifica della Costituzione potrà completare il processo, consentendone la completa eliminazione, così come prevedono gli impegni presi con l’Europa. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, IdV e Misto-MPA-AS).

Per garantire la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri, decisa con la legge di stabilità, andrà definito rapidamente il programma per la riorganizzazione della spesa previsto dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, in particolare per quanto riguarda l’integrazione operativa delle agenzie fiscali, la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato, il coordinamento delle attività delle forze dell’ordine, l’accorpamento degli enti della previdenza pubblica, la razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria. Gli interventi saranno coordinati con la spending review in corso, che intendo rafforzare e rendere particolarmente incisiva con la precisa individuazione di tempi e responsabilità.

Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Ma il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento fra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio.

Il rispetto delle regole e delle istituzioni, e la lotta all’illegalità, riceveranno attenzione prioritaria da questo Governo. Per riacquistare fiducia nel futuro dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni che caratterizzano uno Stato di diritto. Quindi, lotta all’evasione fiscale e all’illegalità. Non solo per aumentare il gettito (il che non guasta), ma anche per abbattere le aliquote. Questo può essere fatto con efficacia prestando particolare attenzione al monitoraggio della ricchezza accumulata (ho detto monitoraggio) e non solo ai redditi prodotti.

L’evasione fiscale continua a essere un fenomeno rilevante: il valore aggiunto sommerso è quantificato nelle statistiche ufficiali in quasi un quinto del prodotto. Interventi incisivi in questo campo possono ridurre il peso dell’aggiustamento sui contribuenti che rispettano le norme. Occorre ulteriormente abbassare la soglia per l’uso del contante, favorire un maggior uso della moneta elettronica, accelerare la condivisione delle informazioni tra le diverse amministrazioni, potenziare e rendere operativi gli strumenti di misurazione induttiva del reddito e migliorare la qualità degli accertamenti.

Il decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011 prevede per il 2014 l’entrata in vigore dell’imposta municipale che assorbirà l’attuale ICI (escludendo tuttavia la prima casa) e l’IRPEF sui redditi fondiari da immobili non locati, comprese le relative addizionali. In questa cornice intendiamo riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare. Tra i principali Paesi europei, l’Italia è caratterizzata da un’imposizione sulla proprietà immobiliare che risulta al confronto particolarmente bassa. L’esenzione dall’ICI delle abitazioni principali costituisce, sempre nel confronto internazionale, una peculiarità – se non vogliamo chiamarla anomalia – del nostro ordinamento tributario.

Il primo elenco di cespiti immobiliari da avviare alla dismissione sarà definito nei tempi previsti dalla legge di stabilità, cioè entro il 30 aprile 2012. La lettera di intenti inviata alla Commissione europea prevede proventi di «almeno 5 miliardi all’anno nel prossimo triennio». A tale scopo verrà definito un calendario puntuale per i successivi passi del piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico.

Ma è necessario volgere tutte le politiche pubbliche, a livello sia macroeconomico sia microeconomico, a sostegno della crescita, sia pure nei limiti che sono determinati dal vincolo di bilancio.

La pressione fiscale in Italia è elevata nel confronto storico e in quello internazionale (nel testo scritto che avrete a disposizione si danno ulteriori elementi). Nel tempo, e via via che si manifesteranno gli effetti della spending review, sarà possibile programmare una graduale riduzione della pressione fiscale. Ma anche prima, a parità di gettito, la composizione del prelievo fiscale può essere modificata in modo da renderla più favorevole alla crescita. Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che l’accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI e IdV).

Dal lato della spesa, un impulso all’attività economica potrà derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture. Gli incentivi fiscali stabiliti con legge di stabilità sono un primo passo, ma è anche necessario intervenire sulla regolamentazione del project financing, in modo da ridurre il rischio associato alle procedure amministrative. Occorre inoltre operare per raggiungere gli obiettivi fissati in sede europea con l’Agenda digitale.

Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, IdV e Misto-MPA-AS).

Le riforme in questo campo dovranno avere il duplice scopo di rendere più equo il nostro sistema di tutela del lavoro e di sicurezza sociale e anche di facilitare la crescita della produttività, tenendo conto dell’eterogeneità che contraddistingue in particolare l’economia italiana. In ogni caso, il nuovo ordinamento che andrà disegnato verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavori regolari e stabili in essere. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

Intendiamo perseguire lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, come ci viene chiesto dalle autorità europee e come già le parti sociali hanno iniziato a fare. Questo va accompagnato da una disciplina coerente del sostegno alle persone senza un impiego volta a facilitare la mobilità e il reinserimento nel mercato del lavoro, superando l’attuale segmentazione. Più mobilità tra impresa e settori è condizione essenziale per assecondare la trasformazione dell’economia italiana e sospingerne la crescita. È necessario colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato, superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi. Tenendo conto dei vincoli di bilancio, occorre avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali, volta a garantire a ogni lavoratore che non sarà privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro. Abbiamo da affrontare una crisi, abbiamo da affrontare delle trasformazioni strutturali, ma è nostro dovere cercare di evitare le angosce che accompagnano questi processi. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, IdV e Misto-MPA-AS). È necessario, infine, mantenere una pressione costante nell’azione di contrasto e di prevenzione del lavoro sommerso.

Uno dei fattori che distinguono l’Italia nel contesto europeo è la maggiore difficoltà di inserimento o di permanenza in condizione di occupazione delle donne. Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa, ma anche sociale e civile, del Paese è una questione indifferibile. È necessario affrontare le questioni che riguardano la conciliazione della vita familiare con il lavoro, la promozione della natalità (Applausi dei senatori Carloni e Peterlini) e la condivisione delle responsabilità legate alla maternità, o alla paternità, da parte di entrambi i genitori, nonché studiare l’opportunità di una tassazione preferenziale per le donne. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI e IdV).

C’è poi un problema legato all’invecchiamento della popolazione, che si traduce in oneri crescenti per le famiglie. Andrà quindi prestata attenzione ai servizi di cura agli anziani, questioneche oggi è una preoccupazione sempre più urgente nelle famiglie, in un momento in cui esse affrontano difficoltà crescenti. (Applausi dal Gruppo PD).

Infine, un’attenzione particolare andrà assicurata alle prospettive per i giovani; io direi «in fine», nel senso di fine come di tutta la nostra azione. Questa sarà una delle priorità di azione di questo Governo, nella convinzione che ciò che restringe le opportunità per i giovani si traduce poi in minori opportunità di crescita e di mobilità sociale per l’intero Paese. Dobbiamo porci l’obiettivo di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai giovani di sfruttare le proprie potenzialità in base al merito individuale, indipendentemente dalla situazione sociale di partenza. Per questo, ritengo importante inserire nell’azione di governo misure che valorizzino le capacità individuali ed eliminino ogni forma di cooptazione. L’Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti: deve essere lei, Italia, orgogliosa dei suoi talenti, e non trasformarsi in un’entità di cui i suoi talenti non sempre sono orgogliosi. Per questo la mobilità è la nostra migliore alleata: mobilità sociale, ma anche geografica, non solo all’interno del nostro Paese, ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.

L’ultimo punto che desidero brevemente presentarvi – ed è una caratteristica spero distintiva del nostro Esecutivo, se consentirete al nostro, o vostro, Governo di nascere – è quello delle politiche microeconomiche per la crescita.

Un ritorno credibile a più alti tassi di crescita deve basarsi su misure volte a innalzare il capitale umano e fisico e la produttività dei fattori.

La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale. Sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli di istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo – identificando i fabbisogni anche mediante i test elaborati dall’INVALSI – e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti. Nell’università, varati i decreti attuativi della legge di riforma approvata lo scorso anno, è ora necessario dare rapida e rigorosa attuazione ai meccanismi d’incentivazione basati sulla valutazione previsti dalla riforma.

Gli investimenti in infrastrutture, di cui tante volte e giustamente si è parlato negli corso degli anni, sono fattori rilevanti per accrescere la produttività totale dell’economia. A questo scopo, abbiamo per la prima volta valorizzato in modo organico nella struttura del Governo le politiche di sviluppo dell’economia reale con l’attribuzione ad un unico Ministro delle competenze sullo sviluppo economico e sulle infrastrutture e i trasporti. Questo vuole indicare quasi visivamente e in termini di organigramma del Governo che pari attenzione e centralità vanno attribuite a ciò che mantiene il Paese stabile, la disciplina finanziaria, e a ciò che ad esso consente di crescere e, quindi, di restare stabile a lungo termine, cioè appunto la crescita.

Occorre anche rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita, affrontando resistenze e chiusure corporative. In tal senso, è necessario un disegno organico, volto: a ridurre gli oneri e il rischio associato alle procedure amministrative; a stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni regolamentate, anche dando attuazione a quanto previsto nella legge di stabilità in materia di tariffe minime. Intendiamo anche rafforzare gli strumenti d’intervento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato in caso di disposizioni legislative o amministrative, statali o locali, che abbiano effetti distorsivi della concorrenza; accrescere la qualità dei servizi pubblici, nel quadro di un’azione volta a ridurre il deficit di concorrenza a livello locale; ridurre i tempi della giustizia civile in modo tale da colmare il divario con gli altri Paesi, anche attraverso la riduzione delle sedi giudiziarie; rimuovere gli ostacoli alla crescita delle dimensioni delle imprese, anche attraverso la delega fiscale.

Un innalzamento significativo del tasso di crescita è condizione essenziale non solo del riequilibrio finanziario, ma anche del progresso civile e sociale. In tal senso, una strategia di rilancio della crescita non può prescindere da un’azione determinata ed efficace di contrasto alla criminalità organizzata e a tutte le mafie, che vada a colpire gli interessi economici delle organizzazioni e le loro infiltrazioni nell’economia legale. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV e Misto-MPA-AS).

Il risanamento della finanza pubblica e il rilancio della crescita contribuiranno a rafforzare la posizione dell’Italia in Europa e, più in generale, la nostra politica estera. Vocazione europeistica, solidarietà atlantica, rapporti con i nostri partner strategici, apertura dei mercati, sicurezza nazionale e internazionale rimarranno i cardini di tale politica. Voglio qui ricordare i nostri militari impegnati in missioni all’estero, le Forze armate e i rappresentanti delle forze dell’ordine, che sono in prima linea nella difesa dei nostri valori e della democrazia. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS e dai banchi del Governo). L’Italia ha bisogno di una politica estera coerente con i nostri impegni e di una ripresa di iniziativa nelle aree dove vi siano significativi interessi nazionali.

Dimenticavo di dirvi, a proposito di militari impegnati in missioni all’estero, che se non vedete ancora in questi banchi il nostro collega Ministro della difesa è perché l’altra sera l’ho svegliato alle tre di notte in Afghanistan, pensando che fosse a Bruxelles dove si trova la sua sede ordinaria di lavoro. Ho notato prima una certa esitazione e poi grande entusiasmo nell’accettazione della proposta. (Applausi dai Gruppi PdL e PD). Ecco un esempio di militare impegnato all’estero che sta facendo i salti mortali per arrivare a giurare nelle mani del Capo dello Stato nelle prossime ore. Scusate quindi la sua assenza.

La gravità della situazione attuale richiede una risposta pronta e decisa nella creazione di condizioni favorevoli alla crescita, nel perseguimento del pareggio di bilancio, con interventi strutturali e con un’equa distribuzione dei sacrifici.

Il tentativo che ci proponiamo di compiere, onorevoli senatori, e che vi chiedo di sostenere, è difficilissimo. E’ difficilissimo, sennò ho il sospetto che non mi troverei qui oggi. I margini di successo sono tanto più ridotti, come ha rilevato il Presidente della Repubblica, dopo anni di contrapposizioni e di scontri nella politica nazionale.

Se sapremo cogliere insieme questa opportunità per avviare un confronto costruttivo su scelte e obiettivi di fondo, avremo l’occasione di riscattare il Paese e potremo ristabilire la fiducia nelle sue istituzioni. (Applausi dai Gruppi PdL, PD, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI-PSI, Per il Terzo Polo:ApI-FLI, CN-Io Sud-FS, IdV, Misto-MPA-AS, dei senatori Colombo, Astore, Del Pennino e dai banchi del Governo. Congratulazioni.)

Il 16 novembre il presidente incaricato Mario Monti si reca al Quirinale ed accoglie il mandato conferitogli dal Capo dello Stato.
Alle ore 17,oo si svolge il giuramento del nuovo esecutivo. Dopo il passaggio delle consegne con il precedente presidente del consiglio si svolge il primo Consiglio dei Ministri.

Questa la composizione del nuovo esecutivo (17 ministeri):
– 12 ministeri con portafoglio:
Economia, Mario Monti (interim)
Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata
Interno, Anna Maria Cancellieri
Giustizia, Paola Severino
Difesa, Giampaolo Di Paola
Sviluppo-Infrastrutture, Corrado Passera
Agricoltura, Mario Catania
Ambiente, Corrado Clini
Lavoro-Pari Opportunità, Elsa Fornero
Salute, Renato Balduzzi
Istruzione, Francesco Profumo
Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi
– 5 ministeri senza portafoglio:
Affari Europei, Enzo Moavero Milanesi
Turismo-Sport, Piero Gnudi
Coesione Territoriale, Fabrizio Barca
Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda
Cooperazione Interna e Internazionale, Andrea Riccardi
– Sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà

Il 15 novembre proseguono le consultazioni del presidente incaricato con le forze politiche, le rappresentanze delle parti sociali, della Rete Nazionale delle Consigliere e dei Consiglieri di Parità, della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell’ANCI e dell’UPI e del Forum nazionale dei giovani.

Il 14 novembre si svolgono le consultazioni delle forze politiche da parte del neo incaricato Mario Monti.

Il 13 novembre si svolgono le consultazioni del Presidente della Repubblica che si concludono con il conferimento dell’incarico di costituire un nuovo esecutivo al senatore Mario Monti, che accetta con riserva.

Il 12 novembre, chiuso l’iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di stabilità e del bilancio di previsione dello Stato, al termine del Consiglio dei Ministri, il presidente del Consiglio rassegna le dimissioni del Governo al Capo dello Stato che si riserva di decidere ed invita il Governo dimissionario a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti.

12 novembre Camera approva definitivamente Manovra Finanziaria 2012

Il 12 novembre la Camera approva, con 380 voti favorevoli, 26 voti contrari e 2 astenuti, in via definitiva la manovra di finanza pubblica nei testi già approvati l’11 novembre dal Senato (con 156 voti favorevoli, 12 voti contrari e 1 astenuto).

1. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012)

2. Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014

Di seguito la parte della Legge di Stabilità 2012 che riguarda specificatamente il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca che, come previsto dall’art. 36, entrerà in vigore a partire dal 1º gennaio 2012:

Art. 4 (Riduzioni delle spese non rimodulabili dei Ministeri)
(…)
67. Concorrono al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca le disposizioni di cui ai commi da 68 al 83. Le riduzioni degli stanziamenti relativi allo stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previste dall’articolo 3 e dai commi di cui al primo periodo operano in deroga all’articolo 10, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e successive modificazioni.
68. All’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e successive modificazioni, la parola: «cinquecento» è sostituita dalla seguente: «trecento».
69. All’articolo 19, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la parola: «500» è sostituita dalla seguente: «600» e la parola: «300» è sostituita dalla seguente: «400».
70. All’articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, dopo il comma 5 è inserito il seguente:
«5-bis. A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013, alle istituzioni scolastiche autonome di cui al comma 5 non può essere assegnato in via esclusiva un posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA); con decreto del Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale competente il posto è assegnato in comune con altre istituzioni scolastiche, individuate anche tra quelle cui si applichi il medesimo comma 5. Al personale DSGA che ricopra detti posti, in deroga all’articolo 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è riconosciuta, a seguito di specifica sessione negoziale, una indennità mensile avente carattere di spesa fissa, entro il limite massimo del 10 per cento dei risparmi recati dal presente comma».
71. Il riscontro di regolarità amministrativa e contabile presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale, di cui all’articolo 2 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, è effettuato da due revisori dei conti nominati con decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e designati uno dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e uno dal Ministero dell’economia e delle finanze. Ai revisori dei conti presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale non si applica l’articolo 26, quarto comma, della legge 18 dicembre 1973, n. 836. L’incarico di revisore dei conti presso le istituzioni di Alta formazione e specializzazione artistica e musicale dà luogo a rimborsi spese secondo le regole previste per i funzionari dello Stato.
72. Per l’anno 2012 si applica l’articolo 48, comma 1-ter, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31.
73. Per il personale degli enti, accademie ed istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica statali (AFAM), il periodo dal 1º gennaio 2012 al 31 dicembre 2014 non è utile ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti.
74. Il personale docente del comparto dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, può usufruire di permessi per attività di studio, di ricerca e di produzione artistica nel limite di dieci giorni per anno accademico, compatibilmente con le attività programmate dalle Istituzioni di appartenenza e senza riduzione dell’impegno orario di servizio definito dal Contratto collettivo nazionale di lavoro di comparto.
75. I giorni di permesso previsti dalle disposizioni contrattuali relative al comparto AFAM non goduti entro l’anno accademico 2010-2011 non sono più cumulabili e possono essere fruiti fino al loro esaurimento nel limite di trenta giorni per anno accademico.
76. L’assenza del docente per i periodi di permesso di cui ai commi 74 e 75 non può essere coperta con contratti di lavoro a tempo determinato.
77. I permessi eventualmente già autorizzati per l’anno accademico 2011-2012 sono revocati qualora eccedenti il limite annuo di cui al comma 75.
78. Le autorizzazioni di cui all’articolo 17, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, di cui all’articolo 10 della legge 18 marzo 1958, n. 311, e di cui all’articolo 8 della legge 18 marzo 1958, n. 349, possono essere concesse al medesimo soggetto per un periodo complessivamente non superiore ad un anno accademico in un decennio e non oltre il compimento del trentacinquesimo anno di anzianità di servizio. Nel concedere le autorizzazioni, il Rettore tiene conto delle esigenze di funzionamento dell’Università ivi incluso il contenimento della spesa per la didattica sostitutiva. I conseguenti risparmi di spesa rimangono alle università.
79. Le disposizioni di cui ai commi da 74 a 78 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dalla data di entrata in vigore della presente legge.
80. Nel caso di esonero dalle attività didattiche dei docenti incaricati della Direzione, le Istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica individuano, nell’ambito della propria dotazione organica del personale docente, il posto da rendere indisponibile alla copertura a tempo determinato per l’intera durata dell’incarico.
81. Allo scopo di evitare duplicazioni di competenza tra aree e profili professionali, negli istituti di scuola secondaria di secondo grado ove sono presenti insegnanti tecnico-pratici in esubero, è accantonato un pari numero di posti di assistente tecnico.
82. A decorrere dall’anno 2012, conseguentemente alle economie di spesa recate dai commi da 68 a 70 e da 73 a 81 e non destinate al conseguimento dell’obiettivo di cui all’articolo 10, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, è iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca un Fondo di parte corrente denominato «Fondo da ripartire per la valorizzazione dell’istruzione scolastica, universitaria e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica», con lo stanziamento di euro 64,8 milioni nell’anno 2012, 168,4 milioni nell’anno 2013 e 126,7 milioni a decorrere dall’anno 2014, destinato alle missioni dell’istruzione scolastica, dell’istruzione universitaria e della ricerca ed innovazione. Al riparto del fondo tra le relative finalità si provvede con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
83. All’articolo 8, comma 14, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, dopo il primo periodo è inserito il seguente: «Alle stesse finalità possono essere destinate risorse da individuare in esito ad una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato e nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica».

3 novembre Riorganizzazione Rete scolastica alla Camera

Il 3 novembre si svolge in Aula, alla Camera, la seguente interpellanza urgente relativa al tema del dimensionamento e della riorganizzazione della rete scolastica:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per sapere – premesso che:
l’articolo 19, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, prevede che «a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti comprensivi per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche»;
la norma precedente (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) fissava un range tra i 500 e i 900 alunni e, quindi, ben al di sotto dell’attuale soglia minima;
l’assetto attuale della rete scolastica è quello delineato dai piani regionali di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998;
dopo aver definito i primi piani di dimensionamento, le regioni hanno provveduto all’attuazione delle modifiche parziali che di anno in anno si rendevano necessarie e dopo aver acquisito i pareri degli enti locali e delle istituzioni interessate. Invece, con questa norma si è messo in discussione l’assetto di gran parte delle istituzioni del primo ciclo e, quindi, l’impianto complessivo dei piani di dimensionamento;
in questo quadro, numerose regioni italiane hanno impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte costituzionale, considerandolo lesivo delle loro competenze esclusive in materia di organizzazione della rete scolastica;
del resto, sulla stessa materia, la Corte costituzionale si è già espressa in favore di ricorsi presentati dalle regioni, sancendo l’illegittimità delle misure contenute nel piano programmatico che intervengono sulla riorganizzazione della rete scolastica;
pertanto, appare evidente come la definizione dei nuovi piani di dimensionamento regionali richieda tempi adeguati di consultazione tra tutti i soggetti interessati (istituzioni scolastiche, comuni, province, uffici scolastici regionali) e tali da consentire la condivisione più ampia possibile, come previsto dalla normativa in materia (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) –:
se non ritenga opportuno, considerata la mancanza dei tempi necessari per la corretta applicazione della norma, tenuto conto dell’oggettiva complessità e della delicatezza del percorso di ridefinizione dei piani regionali di dimensionamento della rete scolastica, assumere le opportune iniziative normative per rinviare i tempi di applicazione della norma stessa.
(2-01231) «Coscia, Ghizzoni, Bachelet, De Pasquale, Levi, Rossa, Siragusa, Pes, Argentin, Fogliardi, Carella, Barbi, Fiorio, Duilio, Causi, De Biasi, Ferrari, Albonetti, Naccarato, D’Incecco, Bocci, Castagnetti, Colaninno, Gentiloni Silveri, Giulietti, Motta, Oliverio, Laratta, Lucà, Morassut, Sanga, Gianni Farina, Gasbarra, Tidei, Baretta». (12 ottobre 2011)

Iniziative per rinviare i tempi di applicazione delle disposizioni concernenti l’organizzazione della rete scolastica – n. 2-01231

PRESIDENTE. L’onorevole Coscia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01231, concernente iniziative per rinviare i tempi di applicazione delle disposizioni concernenti l’organizzazione della rete scolastica (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).

MARIA COSCIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, con la nostra interpellanza poniamo una questione molto delicata al Governo, che già ha creato moltissime difficoltà nelle scuole, compresa la difficoltà di una tenuta quotidiana del loro lavoro e del loro compito così importante e fondamentale.
Le istituzioni scolastiche, come sappiamo, sono già duramente provate dai tagli indiscriminati di questi tre anni e si sono trovate quest’anno sulla loro testa a dover procedere alla applicazione di una norma francamente incomprensibile. Abbiamo già sollevato questa questione in sede di espressione del parere della VII Commissione (Cultura) sulla manovra di luglio (decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011).
Infatti, il comma 4 dell’articolo 19 prevede una norma assolutamente inapplicabile, cioè, addirittura, che con questo inizio di anno scolastico si dovesse procedere ad aggregare tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado in istituti comprensivi da un giorno all’altro.
Si tratta di un iter che sappiamo essere piuttosto complesso e delicato e che assolutamente non poteva avvenire in piena estate. Infatti, così non è stato, e la norma non è stata applicata.
Tuttavia, questo ha creato difficoltà, apprensioni, tensioni e malesseri pesantissimi nelle istituzioni scolastiche, allarmando inoltre genitori e interi quartieri e comuni, perché questa norma si dice debba essere applicata in tempo utile per il prossimo anno scolastico.
Signor sottosegretario, lei lo sa, perché è da tempo che segue queste questioni: non è semplice andare a riaggregare e, quindi, a rifare sostanzialmente in tutto il Paese, in ogni regione, il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Infatti, di questo si tratta alla fine: riguarderà, cioè, un numero apparentemente limitato. In realtà, siccome bisogna riaccorpare tutte le istituzioni scolastiche, vengono messi in discussione piani definiti oltre dieci anni fa e che ogni anno subivano dei semplici aggiustamenti, resi necessari dai cambiamenti periodici che sopraggiungevano.
Peraltro, questa norma, ancora una volta, si muove in modo improvvido, perché rischia di vanificare una questione che noi riteniamo, invece, importante, ovvero quella di far decollare gli istituti comprensivi in tutto il Paese come strutturazione del sistema delle autonomie scolastiche capaci di garantire lo sviluppo della continuità didattica. Si tratta, in altre parole, di consentire ai bambini che iniziano la scuola dell’infanzia, poi vanno alla scuola elementare e poi alla scuola media, di avere un percorso didattico di continuità.
Questo obiettivo fondamentale rischia di essere vanificato, perché si interviene in modo burocratico e autoritario. Si pretende, da un momento all’altro, di passare dal range prima previsto di 500 a 900 o oltre 1.000 alunni. Peraltro, si procede, così come si sta facendo, in modo forzoso ad accorpare scuole a chilometri di distanza, senza che vi sia stato quel percorso di sviluppo e di continuità didattica. È veramente un delitto dal punto di vista della progettazione e della programmazione didattica.
Si sta procedendo in alcune realtà, dove magari anche gli enti locali sono stati insensibili a certe richieste, accorpando scuole elementari con scuole medie che sono in altri quartieri, come per esempio avviene a Roma e in altre realtà dove i bambini e i ragazzi andranno in altre scuole medie. Pertanto, viene meno la funzione fondamentale degli istituti comprensivi.
Ora, dunque, si tratta di un percorso importante e delicato che richiederebbe una maggiore attenzione ed un Governo molto più attento a quelle che sono le esigenze e i diritti dei bambini all’istruzione e alla formazione. Pertanto, riteniamo che sia una scelta assolutamente non solo non condivisibile ma anche non praticabile prevedere di applicare tutto questo il prossimo anno, se si hanno a cuore, appunto, i diritti fondamentali dei bambini e la qualità della nostra scuola pubblica.
Che cosa succede? Nel frattempo, le regioni (che sono, ovviamente, più legate al territorio rispetto a questo Governo) che cosa hanno fatto? Una buona parte delle regioni ha presentato ricorso alla Corte costituzionale, come già era avvenuto nel 2008 – lo ricorderà, sottosegretario -, impugnando l’articolo 64 del «decreto-legge Tremonti» e, tra l’altro, ottenendo soddisfazione dalla Corte costituzionale, tanto che si dovette poi modificare il piano programmatico. Dall’altra parte, altre regioni, come per esempio la regione Piemonte, come al solito con la duttilità di cui sono capaci, hanno deciso autonomamente di applicare la norma con un piano triennale. Quindi, signor sottosegretario, vi è maggiore ragionevolezza nei territori e nei governi dei territori di quanto, purtroppo, non avviene a livello statale e centrale.
Pertanto, chiediamo a lei e, suo tramite, al Ministro e al Governo, di sospendere l’applicazione di questa norma e di aprire un tavolo di concertazione con le regioni e con la Conferenza unificata – quindi, anche con le rappresentanze degli enti locali – perché, appunto, è previsto un percorso nella definizione del dimensionamento che vede le proposte delle scuole, poi i pareri dei comuni, i piani provinciali e, alla fine, il piano regionale. Dunque, chiediamo di aprire un tavolo di confronto serio da questo punto di vista, per vedere come procedere in modo ragionevole.
La seconda cosa che le chiedo non è scritta nell’interpellanza urgente. Tuttavia, la faccio presente in questa sede. Chiedo di avere la sua disponibilità ad una discussione serrata in Commissione cultura proprio perché – lo ripeto – con ragionevolezza si possa evitare di alimentare disagi e malesseri così profondi nelle scuole e nei territori e assumere, piuttosto, un comportamento tale che ci aiuti a salvare quello che c’è di buono in un obiettivo condiviso come quello di far decollare gli istituti comprensivi facendo salvo, però, quello che è il loro obiettivo fondamentale e non con comportamenti e gestioni burocratiche e autoritarie come, appunto, sta avvenendo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signor Presidente, l’onorevole interpellante richiede che vengano assunte iniziative finalizzate a rinviare i tempi di applicazione delle norme di cui all’articolo 19, comma 4, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, che ha introdotto nuove modalità in materia di riorganizzazione della rete scolastica. Tale norma prevede che «per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi (…)».
Preliminarmente, si rappresenta che, essendo già stati a suo tempo definiti i piani di dimensionamento per il corrente anno scolastico 2011-2012, la nuova normativa potrà trovare applicazione dall’anno scolastico successivo.
Si conviene con l’onorevole interpellante che le operazioni relative ai piani di dimensionamento debbano essere svolte in tempi adeguati di consultazione tra i vari soggetti coinvolti, in modo da consentire che sui piani stessi venga raggiunta la più ampia condivisione possibile.
A tal fine, si comunica che, proprio in considerazione della delicatezza e della complessità della materia, sono in corso interlocuzioni per l’apertura di un tavolo con la Conferenza unificata. Il Ministero, da parte sua, metterà a disposizione dati ed elementi utili alla definizione del piano di dimensionamento che ogni regione dovrà elaborare allo scopo di ottemperare alla disposizione.
Quanto ai ricorsi presentati da alcune regioni circa la legittimità costituzionale dell’articolo 19, commi 4 e 5, del citato decreto-legge n. 98 del 2011, cui l’onorevole interpellante fa cenno, si fa presente che il Ministero sta predisponendo la memoria per la difesa innanzi alla Corte costituzionale.
Vorrei anche aggiungere che trovo fondate le motivazioni addotte dall’onorevole Coscia nella sua interpellanza e che – come Ministero – mi dichiaro pronto ad aprire in Commissione un tavolo in vista di un migliore e maggiore funzionamento del sistema scolastico.

PRESIDENTE. L’onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, prendo atto della disponibilità del sottosegretario a ragionare in termini pacati sulla questione. Mi auguro che questa disponibilità si traduca poi in atti concreti e che – come chiedevo – si apra veramente questo tavolo e si sospenda l’applicazione di questa norma fino al momento in cui non si arrivi ad un accordo con la Conferenza unificata e ad una condivisione in sede di Commissioni.

2 novembre Maxiemendamento manovra finanziaria in CdM

Il Consiglio dei Ministri, convocato in via straordinaria il 2 novembre

ha esaminato un complesso di misure urgenti a sostegno della economia italiana nello scenario di una sfavorevole congiuntura che sta investendo l’Europa. A seguito degli indirizzi da parte della Banca Centrale europea e delle intese raggiunte nell’ultimo Vertice dell’Unione, il Consiglio ha in particolare approvato un maxi emendamento al disegno di legge di stabilità, che recepisce sul piano normativo gli impegni assunti dal Presidente Berlusconi nella sua lettera all’Unione europea del 26 ottobre scorso.

2 novembre 7a Senato su Manovra di Finanza pubblica

Il 2 novembre la 7a Commissione del Senato chiude l’analisi di:
1. Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 (2969)
2. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012) (2968)
per poter trasmettere il proprio rapporto alla 5a Commissione Bilancio entro il 3 novembre.

Il 26 ottobre la 7a Commission, presente il sottosegretario GALATI, accoglie tre ordini del giorno alla Legge di stabilità 2012.

Di seguito gli OdG accolti dall’esecutivo:

ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE N. 2968

G/2968/1/7
POSSA
La 7ª Commissione del Senato,
in sede di esame del disegno di legge di stabilità per l’anno 2012,
premesso che per l’anno 2011 era stata autorizzata dalla legge di stabilità 2011 la spesa di 100 milioni di euro per finanziare la concessione di un credito d’imposta a favore delle imprese che avessero affidato nell’anno 2011 attività di ricerca e sviluppo a università o enti pubblici di ricerca, credito d’imposta spettante in misura percentuale dei costi sostenuti per tali attività di ricerca e sviluppo, percentuale da stabilire con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il Ministro dello sviluppo economico,
avendo riscontrato che non risulta nel disegno di legge di stabilità in esame né per l’anno 2012, né per i successivi due anni del triennio, alcun finanziamento per la concessione di un credito d’imposta a favore delle imprese che affidano attività di ricerca e sviluppo a università o enti pubblici di ricerca,
convinta che l’applicazione di norme di promozione della ricerca industriale come quella sopra richiamata introdotta per l’anno 2011, norme assai efficaci anche per sviluppare un collegamento sinergico tra sistema delle imprese da una parte e università ed enti pubblici di ricerca dall’altra, consegua il massimo effetto positivo quando tali norme diventano stabili nel tempo,
consapevole della urgente necessità di stimolare il nostro sistema delle imprese ad aumentare l’investimento in ricerca e sviluppo, gravemente carente rispetto a quello dei sistemi industriali degli altri grandi Paesi europei,
impegna il Governo
compatibilmente con le condizioni della finanza pubblica, a continuare anche per l’anno 2012 e gli anni successivi del triennio l’esperimento iniziato nel 2011, finanziando con almeno 100 milioni di euro all’anno la concessione di un credito d’imposta a favore delle imprese che affidano attività di ricerca e sviluppo a università o enti pubblici di ricerca.

G/2968/2/7 (testo 2)
PITTONI
La 7ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame del disegno di legge di stabilità per l’anno 2012,
premesso che:
le istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), con la legge 21 dicembre 1999, n. 508, hanno intrapreso un radicale processo di riforma che, a tutt’oggi, non è stato ancora completato;
in assenza di procedure concorsuali per le assunzioni a tempo indeterminato, le istituzioni suddette hanno garantito il funzionamento amministrativo e la copertura delle cattedre in organico con bandi pubblici, sempre più selettivi, secondo disposizioni ministeriali;
il ricorso sistematico ai contratti a tempo determinato pone il sistema AFAM in una condizione di “precarietà”, poiché il continuo mutamento degli incarichi di docenza, individuati su graduatorie nazionali o su graduatorie d’istituto ricostituite ogni tre anni, mette a dura prova la programmazione pluriennale dei corsi di studio. Allo stesso modo il disagio colpisce il personale tecnico-amministrativo, dove il fenomeno di migrazione verso altre amministrazioni è in aumento. Le difficoltà sono evidenti: il precariato aumenta, per effetto del turn-over, stimato intorno al 20 per cento all’anno;
l’assunzione a tempo indeterminato del personale summenzionato non costituirebbe un ulteriore aggravio di spesa in quanto sarebbero rispettati i limiti previsti per la determinazione degli organici;
impegna il Governo, nei limiti delle disponibilità finanziarie:
a valutare l’opportunità di autorizzare, a decorrere dall’anno accademico 2011-2012, l’assunzione a tempo indeterminato, sulle cattedre vacanti e disponibili, di un contingente non superiore a 1000 unità di docenti inseriti nelle graduatorie nazionali ad esaurimento, nonché il personale docente, con tre anni di servizio, inserito nelle graduatorie d’istituto;
a consentire altresì alle istituzioni in parola di procedere all’assunzione a tempo indeterminato di personale amministrativo e coadiutore, per un contingente complessivo non superiore a 450 unità, finalizzato alla copertura dei posti vacanti in organico contestualmente alla cessazione dall’incarico di un corrispondente numero di unità di personale assunte in servizio con contratto a tempo determinato.

G/2968/3/7 (testo 2)
MARIAPIA GARAVAGLIA, RUSCONI, CERUTI, VITTORIA FRANCO, MARCUCCI, PROCACCI, SOLIANI, VITA, BASTICO, MERCATALI, LEGNINI, BLAZINA, GIAMBRONE
La 7ª Commissione permanente del Senato,
in sede di esame del disegno di legge di stabilità per l’anno 2012,
premesso che:
il comma 74 dell’articolo 4 prevede la riduzione a 300 del numero di unità, tra dirigenti scolastici e docenti, dei quali il MIUR può avvalersi presso i propri uffici per compiti connessi con l’autonomia scolastica, con – come si legge nella relazione al disegno di legge – “conseguente minor fabbisogno di personale supplente”;
i commi 75 e 76 dell’articolo 4 prevedono che alle istituzioni scolastiche autonome “particolarmente piccole” non può essere assegnato, in via esclusiva, un posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi, prevedendone invece l’assegnazione in comune con altre istituzioni scolastiche e l’innalzamento dei limiti di numero di alunni (da 500 a 600 e da 300 a 400) sotto i quali si provvede alle predette mancate assegnazioni;
questi nuovi “criteri” per l’autonomia scolastica appaiono fortemente penalizzanti per le piccole realtà nelle quali, di fatto, verrà a crearsi una situazione di vero e proprio abbandono dell’istituzione scolastica;
questa manovra di “dimensionamento” finalizzata al contenimento della spesa rischia di creare pesanti danni non solo dal punto di vista quantitativo, ma soprattutto dal punto di vista qualitativo: già ora, infatti, ci sono migliaia di scuole senza preside affidate “in reggenza” ai presidi superstiti costretti così a dividere il proprio impegno su almeno due scuole;
dei 3.138 istituti coinvolti, almeno uno su due perderà il direttore dei servizi generali e amministrativi;
anche in questa manovra economica il Governo, invece di valorizzare l’istruzione scolastica, continua perseverare in una irrazionale e poco lungimirante politica di tagli che sta mettendo a rischio il funzionamento degli istituti scolastici;
impegna il Governo:
a non penalizzare ulteriormente un settore fondamentale per la vita di un Paese quale è quello dell’Istruzione scolastica;
a valutare l’opportunità di individuare iniziative nell’ambito del Fondo istituito ai sensi dell’articolo 4, comma 88, per evitare che questa manovra di “dimensionamento” dei dirigenti scolastici, finalizzata al contenimento della spesa, rischi di creare disservizi e mal funzionamento degli istituti scolastici interessati, tenendo conto delle importanti realtà presenti nei piccoli paesi.

14 ottobre Manovra triennale di Finanza pubblica

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 14 ottobre, approva, per il triennio 2012-2014, il disegno di legge relativo alla legge di stabilità ed il disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato.

Di seguito un estratto del comunicato stampa del CdM ed il comunicato del MIUR:

(… ) In coerenza con le dichiarazioni rese dal Presidente Berlusconi alla Camera dei Deputati nella giornata di ieri, sulle quali gli è stata ribadita la fiducia, ed al fine di corrispondere responsabilmente all’obbligo costituzionalmente sancito di dare conto dell’esercizio finanziario dell’anno 2010, il Consiglio ha unanimamente deciso di ripresentare al Parlamento il disegno di legge recante il Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2010, che stamane la Corte dei conti, a Sezioni riunite, ha dichiarato corrispondente a quello parificato il 28 giugno scorso.

Il Consiglio ha approvato, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Giulio Tremonti, il disegno di legge relativo alla legge di stabilità per il triennio 2012-2014 ed il disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato per il medesimo triennio.

I due provvedimenti, in linea con le disposizioni introdotte con la legge n.196 del 2009 (legge di contabilità e finanza pubblica), compongono la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, la legge di stabilità dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2012-2014, esprimendolo principalmente sotto un aspetto tabellare che conferisce al documento contabile una migliore trasparenza e leggibilità.

Per il predetto triennio, la manovra economico-finanziaria recata dai decreti-legge n.98 e n.138 del 2011 si completa con l’odierno disegno di legge di stabilità. Lo stesso infatti è volto anche a recepire le proposte di riduzione di spesa che il Ministeri hanno selettivamente formulato per il triennio 2012-2014 in base a quanto stabilito dall’art.10, commi da 2 a 5, del richiamato decreto-legge n.98 del 2011. Tali proposte concorrono al raggiungimento degli obiettivi programmati di finanza pubblica nel rispetto delle direttive impartite con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 28 settembre 2011. Nel medesimo disegno di legge sono, inoltre, individuati – in apposito elenco – gli interventi da realizzare con le risorse finanziarie accantonate con il citato decreto-legge n.98 per oltre 4.800 milioni di euro.

Il disegno di legge relativo al bilancio di previsione risulta elaborato, a legislazione vigente, anch’esso su base triennale, come previsto dalla normativa contabile.

Il Governo conferma così oggi l’impegno per una politica economica improntata a rigore e a riduzione della spesa, in conformità al programma di Governo presentato agli elettori e in coerenza con la sfavorevole congiuntura economica.

 

Legge stabilità, Gelmini: Più risorse per scuola e università

(Roma, 14 ottobre 2011) Il ministro Mariastella Gelmini esprime, al termine del Consiglio dei ministri, la propria soddisfazione per l’attenzione riservata al sistema scolastico e universitario nella legge di stabilità. In particolare, ringrazia il Presidente Berlusconi per la sensibilità e l’attenzione dimostrata per i giovani, la scuola e l’università.

Il ministro fa rilevare che sono stati destinati, in aggiunta al bilancio 2012, 400 milioni per l’università, di cui 300 per il Fondo di funzionamento (FFO) e 100 per interventi di sviluppo del sistema, e 20 milioni per le università non statali. A questi si aggiungono 150 milioni per le borse di studio per gli studenti universitari.

Nel settore scuola vengono confermati gli incrementi di risorse per il funzionamento degli istituti e sono stati stanziati ulteriori 242 milioni di euro (in aggiunta a quelli già in bilancio 2012) per le scuole paritarie.

Inoltre, le razionalizzazioni operate nel bilancio del Ministero hanno consentito di istituire un nuovo Fondo di 65 milioni nel 2012 (il fondo salirà a 168 milioni nel 2013) destinato alla valorizzazione dell’istruzione scolastica, universitaria e dell’AFAM (alta formazione artistica, musicale e coreutica).

Infine, il capitolo dell’edilizia scolastica. Qui è stata operata una rimodulazione delle risorse e, in particolare, sono stati confermati il primo piano stralcio per la scuola abruzzese e il secondo piano stralcio, già oggetto di convenzioni con gli enti locali per i singoli interventi.

Per quanto riguarda, invece, la rimodulazione del terzo piano stralcio, tuttora da avviare, viene recuperato subito, nel 2012, uno stanziamento di 100 milioni di euro, mentre la parte restante verrà inserita nei fondi FAS (di 2,5 miliardi) espressamente dedicati a “infrastrutture e messa in sicurezza delle scuole”.

11 ottobre 7a Senato approva Direttiva Legge 440

L’11 ottobre la 7a Commissione del Senato esprime all’unanimità parere favorevole con condizioni sullo Schema di direttiva per l’anno 2011 concernente gli interventi prioritari, i criteri generali per la ripartizione delle somme, le indicazioni sul monitoraggio, il supporto e la valutazione degli interventi previsti dalla legge n. 440 del 1997, recante l’istituzione del fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi.

Di seguito il parere approvato:

La Commissione, esaminato, ai sensi dell’articolo 2 della legge 18 dicembre 1997, n. 440,lo schema di direttiva in titolo,

manifestato rammarico per la costante riduzione delle risorse destinate all’offerta formativa, nonostante che il parere favorevole della Commissione sullo schema di direttiva dello scorso anno fosse espressamente condizionato al reperimento di nuovi stanziamenti a favore di un settore assolutamente strategico per il futuro del Paese, anche nell’attuale situazione di difficoltà dell’economia nazionale ed internazionale,

registrato con rammarico anche il mancato recepimento delle altre osservazioni formulate dalla Commissione lo scorso anno ed in particolare l’invito a reintrodurre la valorizzazione delle eccellenze fra gli interventi prioritari e a non abbassare la guardia rispetto all’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva,

rilevata invece positivamente l’introduzione di una specifica attenzione all’alfabetizzazione motoria, con la prosecuzione di una sperimentazione che prevede l’affiancamento dell’insegnante elementare con un esperto laureato in scienze motorie,

preso atto che la scarsità di risorse a disposizione, unita all’ampio e disparato ventaglio di interventi considerati prioritari, rende difficile un’efficace azione di ampliamento dell’offerta formativa a vantaggio degli studenti,

in considerazione delle forti difficoltà economiche nazionali ed internazionali,

esprime parere favorevole con le seguenti condizioni:

1. valuti il Governo se non sia preferibile concentrare i fondi, nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica, su un ristretto numero di grandi obiettivi strategici per la crescita per il Paese. Fra questi, potrebbe trovare collocazione una particolare attenzione alle zone a rischio di devianza minorile, dove sono maggiormente diffusi fenomeni di disagio sociale e dove i docenti, pur capaci sul piano non solo professionale ma anche umano, dovrebbero poter disporre di risorse adeguate al fine di recuperare i giovani alla convivenza sociale pacifica;

2. siano esclusi dal novero dei progetti finanziabili quelli afferenti le discipline tipiche dell’attività curricolare, atteso che la ratio del Fondo è quella di favorire l’ampliamento dell’offerta formativa con iniziative volte a focalizzare l’attenzione dei ragazzi su tematiche di grande rilievo che non trovino spazio nei curricola;

3. l’anno prossimo siano incrementate le disponibilità del Fondo.

14 settembre Approvata stabilizzazione finanziaria

La Camera, con 316 voti favorevoli e 302 contrari, ha approvato definitivamente il DdL di conversione del decreto 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia. Il testo era stato già approvato il 7 settembre U.S. dal Senato con 165 voti favorevoli, 141 contrari e 3 astenuti.