Nota 3 febbraio 2011, prot.n. 1132

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Ufficio III

Ai Direttori Generali Regionali

Loro Sedi

Ai Dirigenti degli Uffici scolastici provinciali

Loro Sedi

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano

Bolzano

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento

Trento

Al Sovrintendente degli studi per la Regione Valle D’Aosta

All’ Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca

Bolzano

All’ Intendente Scolastico per la Scuola Località Ladine

Bolzano

Oggetto: CONCORSO “Progetta l’Energia”

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ed il Consorzio CEV bandiscono il concorso “Progetta l’Energia”.

Il concorso, a livello nazionale, si rivolge a tutti gli studenti delle scuole primarie e secondarie di prima e seconda grado con l’obiettivo di sviluppare nelle nuove generazioni non solo l’uso consapevole delle risorse energetiche ma, più in generale, una nuova cultura dell’energia in grado di consolidare oggi “i modelli sostenibili” degli adulti di domani.

Considerata la rilevanza dell’iniziativa, si pregano le SS.LL. di darne massima diffusione.

Il Direttore Generale

F.to Massimo Zennaro

——————————

Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Consorzio CEV

CONCORSO NAZIONALE

“Progetta l’energia”

Regolamento

Art. 1

Finalità

Il Ministero dell’Istruzione dell’Università della Ricerca ed il Consorzio CEV bandiscono il

concorso “Progetta l’energia” rivolto a tutte le scuole primarie e secondarie di primo e

secondo grado, con l’obiettivo di promuovere il tema dell’efficienza energetica per

sviluppare nelle nuove generazioni non solo l’uso consapevole delle risorse energetiche ma,

più in generale, una nuova cultura dell’energia in grado di consolidare oggi i “modelli

sostenibili” degli adulti di domani.

In linea con gli obiettivi della campagna europea SEE (Sustainable Energy Europe,

www.sustenergy.org ), che chiede ai Paesi membri di attuare strategie per realizzare il

pacchetto 20-20-20, “Progetta l’energia” coinvolge gli studenti partendo dallo studio attento

dei luoghi d’appartenenza, per i quali dovranno rilevare le inefficienze e pianificare

soluzioni e strategie per migliorarne la qualità energetica.

Gli studenti, quali protagonisti della gestione del proprio territorio, hanno l’occasione di

approfondire la conoscenza sulle tematiche dell’energia, di farsi promotori di nuovi modelli

comportamentali sensibilizzando gli adulti e la società civile in generale.

A supporto delle attività previste dal bando, è previsto uno spazio web dedicato

www.cev-progettalenergia.enea.it, accessibile anche da www.consorziocev.it e da

www.eneascuola.enea.it. Il sito mette a disposizione degli studenti seminari di

approfondimento, sia sul contesto europeo in cui le azioni dello sviluppo sostenibile si

inseriscono, sia sugli strumenti tecnologici che gli studenti dovranno utilizzare per

predisporre gli elaborati.

Al fine di promuovere la massima diffusione del concorso, l’accesso ai seminari sarà

consentito anche tramite i-phone ed i-pod.

Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Art. 2

Attività del Concorso

Il Concorso “Progetta l’energia” propone due attività diversificate a seconda del grado di

istruzione scolastica.

Scuola primaria e secondaria di primo grado

Gli studenti dovranno osservare il territorio in cui vivono (paese o quartiere), e preparare un

breve testo per descrivere l’ambiente in termini di:

Numero di abitanti, scuole presenti, giardini pubblici e parchi, ecc.;

Vocazione economica del territorio, presenza di industrie, attività produttive prevalenti

del settore primario (agricoltura, allevamento, pesca) e terziario (turismo, artigianato);

Trasporti, descrivendo l’intensità del traffico e il tipo di trasporti pubblici esistenti e

maggiormente utilizzati.

Inoltre, gli studenti dovranno porsi i seguenti quesiti:

“Da dove proviene l’energia che consumiamo?”, e quindi segnalare l’esistenza o meno

nell’area d’impianti di produzione d’energia elettrica;

“Quale è la causa di maggior inquinamento nel nostro territorio?”, proponendo

un’indagine, che coinvolga anche le famiglie, per far emergere le possibili cause di

inquinamento ambientale del territorio in esame.

Una volta osservato e descritto il territorio, i ragazzi dovranno individuare in esso una

specifica area “Il Luogo della sostenibilità” e proporre soluzioni per ridurre le cause di

inquinamento, facendo emergere quali sono le azioni che dovrebbero compiere le

amministrazioni locali e quali sono invece i contributi che tutti i cittadini possono dare.

Il progetto potrà essere sviluppato con strumenti diversi, quali, disegni, collage fotografici,

prototipi, video, testi, ipertesti, ecc., che documentino una sorta di “prima e dopo” dei luoghi

prescelti.

Verranno premiate le idee più originali e innovative.

Scuola Secondaria di secondo grado

Il progetto assegna agli studenti un compito di particolare importanza, poiché i loro elaborati

potranno rappresentare un punto di partenza e un valido strumento a supporto delle attività

delle Amministrazioni Comunali.

Infatti, gli studenti dovranno elaborare un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile

(P.A.E.S.), per una particolare area del loro Comune di residenza, scegliendo uno o più

settori di intervento tra quelli individuati come campo di azione di un P.A.E.S., illustrati

nella sezione “Per saperne di Più” del sito www.cev-progettalenergia.enea.it .

Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Il P.A.E.S. è lo strumento grazie al quale i Comuni che hanno aderito alla campagna “Patto

dei Sindaci”, individuano le strategie per ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020.

Per supportare le amministrazioni locali nella preparazione del PAES sono state individuati i

settori di intervento e le azioni che posso essere realizzate.

Settore Edilizio

Infrastrutture Urbane

Mobilità Urbana

Utilizzo di Fonti energetiche rinnovabili

Pianificazione territoriale

Acquisti verdi;

Autosufficienza energetica a livello locale

Sensibilizzazione, formazione e partecipazione di tutte le parti interessate.

Comportamenti intelligenti in fatto di energia da parte di cittadini, consumatori ed

aziende.

Agli studenti viene chiesto di individuare un’area (intero paese, zona o quartiere) del

territorio in cui vivono, di cui fotografare la situazione attuale, rilevando dati

sull’inquinamento atmosferico e sulle fonti di inquinamento presenti.

Focalizzando poi l’attenzione su uno o più settori di intervento tra quelli sopra riportati, si

chiede di preparare un P.A.E.S., cioè individuare e proporre alcune possibili soluzioni volte

a migliorare la situazione ambientale dell’area, con particolare riguardo agli obiettivi di

riduzione delle emissioni di CO2, indicando il ruolo che la Pubblica Amministrazione può

avere e il contributo che i cittadini possono dare per garantire il successo dell’iniziativa.

L’elaborato potrà essere prodotto anche in collaborazione con le Amministrazioni locali

(Comuni e Province) utilizzando, se disponibile, il sistema GIS (Geographic Information

System) come strumento per la pianificazione energetica del territorio.

Sul sito www.cev-progettalenergia.enea.it è disponibile il corso e-learning sul GIS, con la

possibilità di seguire video-lezioni in tempo reale sull’argomento, al fine di supportare

studenti e insegnanti nella stesura dell’elaborato ammesso a concorso.

Art. 3

Iscrizione e termine di consegna degli elaborati

Le scuole che intendono partecipare al concorso dovranno effettuare l’iscrizione sul sito

www.cev-progettalenergia.enea.it .

Gli elaborati dovranno essere inoltrati, entro e non oltre il 31 maggio 2011, accompagnati

da una scheda tecnica del lavoro svolto unitamente ai dati anagrafici dei partecipanti e ai dati

della scuola di appartenenza, secondo le modalità che seguono:

Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

– Scuola primaria e secondaria di primo grado. Gli elaborati dovranno essere

inviati a CONSORZIO PER L’ENERGIA CEV, C.so P.ta Nuova 127 – 37122

Verona.

– Scuola secondaria di secondo grado.

Gli elaborati dovranno essere caricati esclusivamente sul sito del concorso nello

spazio dedicato, www.cev-progettalenergia.enea.it.

Art. 4

Valutazione e premiazione

Una commissione, composta da 3 membri esperti del settore energia, 1 rappresentante del

Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, 1 rappresentante del Ministero

dell’Ambiente, 1 segretario, valuterà i progetti pervenuti ed assegnerà complessivamente

dieci premi, messi a disposizione dal Consorzio CEV. Il budget totale di € 20 mila, da

spendere per l’acquisto di materiale scolastico, è così ripartito:

Scuola primaria e secondaria di primo grado:

€ 3.000 al primo classificato

€ 2.000 al secondo classificato

€ 1.000 al terzo classificato

Scuola secondaria di secondo grado:

€ 5.000 al primo classificato

€ 3.500 al secondo classificato

€ 2.500 al terzo classificato

€ 1.500 al quarto classificato

€ 1.500 al quinto classificato

Per i progetti d’eccellenza, che si distinguono per l’alto valore tecnico e progettuale, il

Consorzio CEV si riserva di verificarne la fattibilità per procedere gratuitamente alla

realizzazione.

Il giudizio della commissione è insindacabile.

Roma, 27 gennaio 2011

Parere Consiglio di Stato 3 febbraio 2011

Parere Consiglio di Stato

Adunanza di Sezione del 12 gennaio 2011

NUMERO AFFARE 05211/2010 data 03/02/2011

Parere Consiglio di Stato 3 febbraio 2011

OGGETTO: Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento funzione pubblica. PRINCIPI E CRITERI DI RAPPRESENTATIVITA’ SINDACALE PER IL PUBBLICO IMPIEGO ALLA LUCE DEL D. LGS. N. 150/2009.

Nota 3 febbraio 2011, Prot.n. 1079

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Ai Direttori Generali Regionali

Loro Sedi

Ai Dirigenti degli Uffici scolastici provinciali

Loro Sedi

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano

Bolzano

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento

Trento

Al Sovrintendente degli studi per la Regione Valle D’Aosta

All’ Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca

Bolzano

All’ Intendente Scolastico per la Scuola Località Ladine

Bolzano

Oggetto: Concorso “Un Ospedale con più sollievo”

La Fondazione Gigi Ghirotti indice la V edizione del concorso “Un ospedale con più sollievo” rivolto esclusivamente agli alunni della V classe della scuola primaria, della III classe della scuola secondaria di primo grado, delle classi del primo biennio della scuola secondaria di II grado e alle classi delle sezioni ospedaliere di ogni ordine e grado nonché agli studenti dei corsi di laurea in materie umanistiche.

L’obiettivo del concorso è sensibilizzare gli studenti, i docenti e le famiglie sul tema del “sollievo” inteso non come la negazione del dolore fisico ma come sostegno amorevole, psicologico e spirituale al malato.

Tutte le informazioni riguardanti le modalità di partecipazione, le caratteristiche degli elaborati e i premi previsti si trovano nel bando di concorso allegato alla presente. Data la rilevanza dell’iniziativa si pregano le SS.LL. di darne la massima diffusione.

Per ulteriori informazioni potete contattare il numero 06/58493997

Il Direttore Generale

F.to Massimo Zennaro

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Concorso Nazionale

“Un ospedale con più Sollievo”

V edizione

organizzano

Fondazione Gigi Ghirotti

UCIIM

Associazione Professionale Cattolica Italiana di Docenti, Dirigenti e Formatori

Fondazione Alessandra Bisceglia – W ALE

In collaborazione con

Università Cattolica del Sacro Cuore

Associazione Culturale Attilio Romanini

A.I.I.R.O.

Associazione Italiana Infermieri di Radioterapia Oncologica

Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

Presentazione

È opinione diffusa che la Sanità nel nostro Paese, mentre risulta in continua crescita nei suoi aspetti tecnologici, sembra al contrario ridurre la sua dimensione umana nel difficile rapporto fra operatori sanitari e pazienti.

Mentre la moderna Medicina, sempre più basata su metodi scientifici rigorosi (medicina delle evidenze) sta registrando risultati molto positivi in tutte le sue specializzazioni, più che mai si avverte una insoddisfazione diffusa e crescente da parte di coloro che sono destinati a beneficiare di tali risultati: i pazienti ed i loro familiari. I vari episodi di malasanità, puntualmente oggetto di ampia diffusione da parte dei media, sono almeno in parte espressione di questi sentimenti. La superspecializzazione e soprattutto la crescita tumultuosa delle applicazioni tecnologiche se, da un lato, interessano quasi morbosamente i pazienti ed i loro familiari sempre più “informati” ed esigenti, dall’altro facilitano questa sensazione di abbandono ad opera degli operatori sanitari.

Per esaltare e far crescere nella coscienza collettiva, nell’ambito di questa relazione di aiuto, il valore insostituibile del “sollievo” inteso non come negazione definitiva del dolore fisico ma piuttosto come sostegno sollecito ed amorevole, psicologico e spirituale al malato, specie se cronico in evoluzione di malattia, da anni si celebra, sia pure in maniera alquanto disomogenea, una lodevole iniziativa nel nostro Paese. Si tratta della GIORNATA NAZIONALE DEL SOLLIEVO, promossa dalla Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti insieme al Ministero della Sanità ed alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, istituita con decreto del presidente del Consiglio nel 2001, celebrata l’ultima domenica di Maggio.

Vista la tendenza ad applicare anche nel nostro Paese modelli di assistenza che privilegiano competenza, appropriatezza ed economicità delle cure sui sentimenti di condivisione del disagio altrui, è urgente trasferire tale consapevolezza al mondo dei “provvisoriamente sani”, cominciando dalla scuola, fin dal livello primario, affinché siano sensibilizzati a tale tema: gli alunni, le loro famiglie e gli stessi insegnanti.

Di seguito ci piace riportare il testo della “Lettera al Malato” che Nicasia Teresi, Direttore generale della Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti, ha composto in occasione della 1a Giornata:

Caro paziente, eroe sconosciuto dai mille volti che si sovrappongono nella memoria, vorrei sentire la tua voce in questa Giornata dedicata a te. Caro amico, grazie per la pazienza che mi hai insegnato quando ascoltavi le ruote di quel carrello spinto lungo un corridoio infinito, quando si fermava nelle stanze vicine, contando quanto avrebbe impiegato a raggiungere la tua stanza con la soluzione a quel dolore. A volte hai aspettato con silenziosa dignità il tuo turno, altre volte hai urlato il tuo bisogno impellente suonando insistentemente quel gracchiante campanello che disturbava l’udito, ma non scuoteva le coscienze. “Non si agiti, stia calmo, un po’ di pazienza, di educazione….” Parole facili, scontate, a volte taglienti… é un “sano” che parla.

Quante notti insonni trascorri in cui la luce dell’alba sembra non arrivare mai, lunghe notti in cui ricordi, angosce, paure si intrecciano in ragnatele inestricabili! Grazie per il grato sorriso che mi hai regalato, in una calda giornata estiva, per un

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

po’ di acqua fresca. Grazie per avermi onorato dalla tua amicizia e confidenza raccontandomi frammenti della tua vita. Ho pianto con te, abbiamo riso insieme su storie buffe a volte inventate solo per evadere da quell’angoscia; ho stretto la tua mano, tu hai stretto la mia. Grazie per avere arrestato le mie stressate e insensate corse del quotidiano ed avermi insegnato a fermarmi per assaporare la gioia di ogni attimo del tempo che scorre. Nonostante il tempo trascorso insieme, io sono “sana” e scopro di non poter capire fino in fondo i tuoi bisogni, le tue angosce, il tuo dolore.

La tua intimità e il tuo corpo violato da tante mani sconosciute. In palazzi, in stanze colme di sapienza si parla di te, del tuo dolore, dei tuoi bisogni. Si decide, si giudica e a volte… ci si “commuove”. Si scrive la tua storia a volte solo per potere o per interessi personali. Caro amico, forse non posso comprenderti fino in fondo, ma se vuoi ecco la mia mano, stringila, ti aiuterò a salire sul palco, chiederò ai dotti di tacere. Oggi vogliamo ascoltare solo la tua voce. Tu hai diritto di essere ascoltato.

Perché solo tu sai e puoi dirci di che cosa hai bisogno.

Per sensibilizzare allo spirito originario della Giornata del Sollievo, una delle iniziative a livello nazionale coinvolge il settore dell’istruzione primaria e secondaria attraverso un concorso che sollecita la creatività di bambini e adolescenti.

Il concorso è rivolto anche a bambini e ragazzi che, vivendo una situazione di ospedalizzazione, frequentano le scuole di ogni ordine e grado operanti presso strutture ospedaliere. Ciò nella consapevolezza che, se è urgente sensibilizzare il mondo dei “provvisoriamente sani”, ancora più pregnante è dar voce a chi, bambino o ragazzo, vive in prima persona la situazione di disagio e può, a maggior ragione, indicare con la creatività, strategie per il sollievo da tale disagio.

www.laretedelsollievo.net

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

Regolamento

Art.1

Lo scopo del concorso è quello di sensibilizzare alunni, docenti e famiglie sul tema del Sollievo, inteso non come la negazione definitiva del dolore fisico, ma piuttosto come sostegno sollecito ed amorevole nel dolore fisico, psicologico e spirituale al malato specie se cronico in evoluzione di malattia.

Art.2

Il concorso è riservato esclusivamente agli alunni/studenti di:

V classe della scuola primaria.

III classe della scuola secondaria di primo grado.

Classi del primo biennio della scuola superiore.

Classi delle sezioni ospedaliere di ogni ordine e grado.

Corsi di laurea universitari in materie umanistiche.

Art.3

Gli elaborati devono riguardare la tematica del sollievo e consistono in:

• V classe della scuola primaria: prodotto iconografico o testo.

• III classe della scuola secondaria di primo grado: un prodotto iconografico con didascalie esplicative oppure un fumetto.

• Primo biennio della scuola superiore: videoclip.

• Per la scuola ospedaliera: prodotto iconografico o testo o videoclip.

• Per la sezione universitaria, elaborato scritto e iconografico: una fiaba illustrata per bambini sulla tematica del sollievo e del sorriso.

Art.4

Caratteristiche degli elaborati che possono essere individuali o di gruppo:

• Il prodotto iconografico può essere un disegno o una composizione arricchita da ritagli di giornali, illustrazioni, fotografie, fumetti. Può essere accompagnato da una breve descrizione dell’elaborato.

• Il testo (poesia, prosa, filastrocca, altro) non deve superare i 600 caratteri (spazi esclusi).

• Il videoclip: deve essere in formato video-DVD (16/9 o 4/3) della durata massima di 1,5 minuti (compresi l’introduzione e i titoli di coda).

• Le scuole ospedaliere dovranno inviare, insieme all’elaborato, un elenco di materiale o attrezzature finalizzate al miglioramento dell’attività didattica.

• La fiaba illustrata non deve superare le otto cartelle.

Art.5

È obbligatorio partecipare al concorso con un solo elaborato per classe scolastica o per studente universitario.

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

Art.6

Gli elaborati dovranno pervenire, entro e non oltre il 15 aprile 2011, a:

Fondazione Nazionale “Gigi Ghirotti”

Via Fratelli Ruspoli, 2

00198 Roma

Art.7

Il videoclip dovrà essere spedito per posta ordinaria, masterizzato su supporti ottici DVD o CD.

Art.8

Il plico degli elaborati, che non deve essere firmato, né deve evidenziare il nome dei concorrenti o della Scuola di provenienza, dovrà contenere, in busta chiusa non intestata: una scheda indicante i riferimenti della Scuola che partecipa al concorso (Denominazione, Via, Città, C.A.P., Telefono), del dirigente scolastico, dell’insegnante che ha guidato gli alunni nell’elaborazione dei lavori (Cognome e nome, Via, Città, C.A.P., telefono) e l’elenco degli alunni che hanno partecipato al lavoro (come scheda allegata in ultima pagina); nominativo dello studente universitario, corso ed anno di laurea frequentato, università d’appartenenza e recapito telefonico.

Art. 9

Il giudizio della giuria, che è composta da rappresentanti delle organizzazioni promotrici, è insindacabile.

Art.10

Sono posti in palio cinque premi, quattro offerti dalla Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti, uno dalla Fondazione Alessandra Bisceglia, da assegnare come segue:

1 premio di € 500,00 al miglior elaborato prodotto dagli alunni della V classe della scuola primaria;

1 premio di € 500,00 al miglior elaborato prodotto dagli alunni della III classe della scuola secondaria di primo grado;

1 premio di € 500,00, intitolato a “Anna Maria Verna”, al miglior elaborato prodotto dagli alunni del primo biennio della scuola superiore.

1 premio di € 500,00 massimo, destinato esclusivamente all’acquisto del materiale o delle attrezzature indicate nell’elenco di cui all’art.4, per il miglior elaborato iconografico o testuale o video prodotto dagli alunni della scuola ospedaliera.

1 premio di € 500,00, intitolato ad “Alessandra Bisceglia”, destinato alla migliore fiaba prodotta da uno o più studenti universitari.

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

Alla scuola di appartenenza degli alunni vincitori verrà assegnata la targa della Giornata Nazionale del Sollievo. Agli insegnanti che hanno curato gli elaborati dei vincitori verrà attribuita una medaglia di riconoscimento. A tutti gli studenti che parteciperanno al concorso verrà rilasciato il diploma di partecipazione.

Alla scuola che avrà partecipato con più elaborati verrà consegnata una targa di riconoscimento. I premi e i diplomi si ritirano personalmente.

Art.11

Le buste contenenti le schede di partecipazione verranno aperte a premio assegnato e verrà data notizia dell’esito agli organi di informazione ed agli interessati con lettera personale.

Art.12

Gli elaborati pervenuti resteranno di proprietà della Fondazione Gigi Ghirotti, dell’U.C.I.I.M. e dell’Associazione Culturale Attilio Romanini, che si riservano la possibilità di pubblicarli successivamente.

Art.13

La cerimonia di premiazione avrà luogo al Policlinico “Agostino Gemelli” durante la celebrazione della X Giornata Nazionale del Sollievo (29 maggio 2011).

Art.14

La partecipazione al concorso comporta l’incondizionata accettazione di tutti gli articoli del presente regolamento. 5

Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

Approfondimenti

Lungo viaggio nel tunnel della malattia

Nel 1972 il famoso giornalista Gigi Ghirotti si ammalò di una grave malattia del sangue, un tumore chiamato “linfoma di Hodgkin”, oggi di questa malattia si può anche guarire, ma negli anni in cui si ammalò Gigi Ghirotti non c’erano ancora farmaci e cure efficaci. Lui sapeva della gravità della malattia e anziché abbattersi e chiudersi in se stesso rinunciando alla vita, decise di impegnarsi e lottare fino in fondo. Era giornalista, e quindi il modo migliore di affrontare questo periodo difficile della sua vita, ritenne fosse quello di continuare a fare il proprio lavoro. Ghirotti in tanti anni di lavoro era stato inviato in varie città e regioni italiane per raccogliere direttamente informazioni sulle più svariate questioni o eventi e scrivere articoli e inchieste. Così gli italiani potevano essere informati e conoscere molte realtà della nostra Italia senza che si spostassero da casa, ma grazie all’occhio attento e la capacità narrativa di Gigi Ghirotti. Ebbene, ammalatosi, Ghirotti decise di continuare a fare l’inviato speciale, ad informare gli italiani, questa volta dai luoghi che, diceva Ghirotti, si incontrano attraversando “il lungo tunnel della malattia”. Da bravo giornalista e cronista fece conoscere agli italiani, attraverso i giornali e la televisione, ciò che accade a chi, suo malgrado, si ammala ed è costretto a farsi curare negli ospedali.

Ghirotti ha aperto all’Italia di quegli anni una finestra sul mondo del malato e della malattia e ha indicato tante questioni e problemi da conoscere, affrontare e risolvere. Ha indicato tanti ostacoli al sollievo dalla sofferenza; un sollievo che per essere vissuto, non ha solo bisogno della liberazione dal dolore fisico o da altri sintomi, ma anche di rispetto della persona malata, della vicinanza di persone care, di medici e infermieri che sanno relazionarsi con attenzione e cura, di speranza. Alcune frasi raccolte qua e là da quello che ha scritto e detto Ghirotti possono aiutarci a capire cosa vuole realmente la persona malata e come vive nella sua condizione di fragilità.

Quello che importa, sia durante la vita, sia di fronte alla morte, è non sentirsi abbandonati e soli.

Mi trovo impegnato in una partita difficile, su terreno fangoso, con un avversario che è furbo e anche sleale. Ma non sono solo. C’è mia moglie, Mariangela, che mi aiuta, mi dà fiducia, mi dà il braccio se vacillo. […], finché dura l’incontro, ogni possibilità è sospesa: non ho vinto io, ma nemmeno lui, siamo pari. E vero, il signor Hodgkin deve tirare il suo terribile calcio di rigore. È pauroso pensarci, ma in fin dei conti anche i più famosi campioni talvolta sbagliano il rigore. E in ogni caso è giusto che quel pallone mi trovi sulla porta, quando arriverà.

Non abbiate paura di disturbare. Una volta si usava girare in punta di piedi attorno all’ospedale. Ma è un’usanza sparita da un pezzo: adesso pare che gli indici più drammatici della rumorosità urbana si vadano registrando appunto in coincidenza

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

con gli ospedali. Non fatevi scrupoli, dunque, per il “disturbo”; l’importante è che il malato non sia lasciato solo.

Gli ospedali sono pieni di bambini infelici, la cui infelicità è accresciuta dalla mancanza di amicizie e di collegamenti con i coetanei in buona salute. […] Qualcosa anche uno scolaro può già fare: andando per esempio negli ospedali alla ricerca dei piccoli ricoverati. Per conoscerli, per sentire se, ad esempio, volessero praticare lo scambio delle figurine.

Il messaggio di Gigi Ghirotti continua ancora oggi anche senza di lui, grazie alla Fondazione Nazionale che porta il suo nome. La Fondazione Ghirotti è convinta che il sollievo è raggiungibile anche nelle malattie più gravi e invalidanti; anche quando non è possibile guarire. Lungo la strada che porta al sollievo si incontrano: terapie e cure del dolore e della sofferenza, il generoso e gratuito aiuto di volontari, l’ascolto di persone esperte come psicologi, il facile accesso ai servizi sociali e sanitari e soprattutto l’affettuosa presenza di persone care accanto al malato.

Alcuni malati hanno raccontato alla Fondazione Gigi Ghirotti come si sentono quando sperimentano il sollievo:

Sollievo è uno spiraglio di luce che si fa strada in mezzo a tanta sofferenza.

Dopo tanto buio, tanto dolore e paura ho incominciato a vedere il mondo in bianco e nero, ho iniziato a respirare. Oggi c’è colore, ci sono i profumi nel mio mondo e… ci sono io.

Il sollievo è la quiete dopo la tempesta.

Il sollievo è riprendere fiato.

Per me sollievo è essere compresa e coccolata e parlare con qualcuno che mi capisca.

È la voglia di vivere dopo il dolore è come una grossa nube che va via dopo il dolore.

Il sollievo per me è sentirmi libero e leggero da ogni dolore fisico e morale.

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

Il CALORE DI UN SORRISO

Alessandra Bisceglia, nasce a Venosa (Potenza) il 30 ottobre 1980, giornalista, autrice televisiva. Affetta, fin dalla nascita, da una malformazione vascolare gravissima e rara, che in fase adolescenziale l’ha costretta su una sedia a rotelle, comincia la sua battaglia insieme alla sua famiglia con determinazione, dignità, coraggio e costanza superando problemi quotidiani e ostacoli di ogni genere. Come diceva Alessandra “sono le condizioni peggiori a rendere le situazioni straordinarie”. E lei era straordinaria per il suo modo di reagire alle negatività della vita. E’ proprio in uno dei suoi racconti che scrive: “Ho capito che c’è un tempo per tutto… per arrivare a queste conclusioni nella mia vita ho dovuto combattere per tutto il tempo…”.

Il 3 settembre a soli 28 anni, “ha lasciato le rotelle per mettere le ali” e ricordarla è il modo più bello che abbiamo oggi per ritrovarla accanto a noi, sentirla vicina e averla come guida silenziosa. La sua è una storia comune a molti giovani che scelgono di costruire la propria professionalità lontano dalla propria città di origine, scegliendo le università più prestigiose, perseguendo i propri obiettivi con tanta determinazione.

Quella di Alessandra è anche la storia speciale di una ragazza che ha trascorso molti momenti della sua vita in ospedale, che ha dovuto combattere ed abbattere barriere architettoniche e culturali, che ha dovuto organizzare la propria quotidianità anche in funzione della presenza di servizi e luoghi “accessibili”. Eppure è riuscita a frequentare la facoltà universitaria che aveva scelto (e che oggi grazie alle sue battaglie ha un servizio di trasporto per disabili), a trasferirsi a Roma, a realizzare il sogno di diventare giornalista.

Determinata nelle scelte, forte nelle difficoltà, serena nel suo guscio familiare Alessandra è un esempio di vitalità per tutti noi che spesso ci perdiamo dietro ad un naso storto o un brufolo di troppo.

L’aggettivo che viene in mente pensando ad Alessandra è…….Straordinaria. Straordinario era il suo sorriso, capace di sussistere nonostante tutto, tutte le sue sofferenze erano annullate, inesistenti, invisibili anche a chi ne conosceva mole e fattezze.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerla e ancor di più essere “amica adorata” di Alessandra dice di lei: “aveva una grande capacità di ascoltare, di cogliere occasioni, di inserirsi in ogni circostanza con l’armonia e la consapevolezza del momento che viveva. Entrava in modo tranquillo in ogni situazione dando forza a chi lavorava con lei, aiutando a credere che di fronte ai problemi si può lottare e farcela. È il messaggio forte che ha distribuito insieme all’amore, alla familiarità tra le persone, un messaggio che non deve andare disperso” (Lorenza Lei).

Chi invece l’ha conosciuta attraverso i suoi scritti, i servizi, il progetto, le testimonianze di amici, dice di lei: ”mi ha arricchito, mi ha suggerito pazienza nell’affrontare situazioni e momenti delicati, mi ha insegnato a perseverare, a non lasciarmi abbattere, a cercare strade diverse da quelle solite, che non portano da nessuna parte. Mi ha fatto scoprire persone, tante, che hanno a cuore il bene di se stessi insieme a quello degli altri, che vogliono diffondere ed ampliare un pensiero, fare del bene a chi è stato meno fortunato, mettersi al servizio di chi chiede, a volte in silenzio, aiuto”( Lorena Fiorini).

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

È un esempio grande e semplice quello di Alessandra Bisceglia, giornalista, autrice televisiva, giovane donna dotata di grandi capacità professionali ed umane, oltre che di un talento e un coraggio fuori dal comune.

Alessandra ci ha fatto vivere un’esperienza meravigliosa e ci ha insegnato che ogni difficoltà è superabile, ma soprattutto ci insegna a vivere e a soffrire, a lottare e a riuscire, e che non bisogna essere grandi eroi per vincere le battaglie, ma basta apprezzare la vita e non smettere mai di sognare.

Ha dimostrato che con l’impegno, la determinazione, la tenacia è possibile “farcela nonostante tutto”.

Alessandra lascia un’eredità preziosa…. Continua a brillare e la sua luce trasmette calore ed energia per altre storie, altre vite….

Ha sempre guardato alla vita con gioia ed entusiasmo, sfidando il modo tradizionale di vivere la disabilità, combattendo i pregiudizi e superando tutti gli ostacoli, raggiungendo mete che le sembravano negate.

Numerose sono le testimonianze che parlano di lei: amici, colleghi, parenti, persone che hanno avuto la fortuna di essere accarezzati da quel sorriso che li aveva conquistati tutti!

Come la ricorda Lorena Bianchetti “ la sua vita è stata una carezza di Dio agli altri”. E il dono di quella carezza oggi può essere forza per tutti noi!

Grazie ad Alessandra, al suo sorriso, tutti noi ci carichiamo di energia per dare spazio al dono. È lei che ci invita a fare qualcosa per gli altri, lei che non ha mai fatto le cose solo per se stessa, e che qualsiasi cosa abbia fatto lo ha sempre fatto pensando che poteva essere utile anche agli altri.

Una fondazione oggi ricorda Alessandra.

Fortemente voluta dai suoi amici più cari, la Fondazione Alessandra Bisceglia W ALE Onlus si fa promotrice di attività di ricerca sulle anomalie vascolari in campo pediatrico per approfondire la comprensione della patologia ed elevare le possibilità terapeutiche, ma anche formando specialisti per conoscere e studiare malattie rare e più semplicemente per aiutare chi vive nella difficoltà e non sa a chi rivolgersi.

Il destino non è una catena

Ma un volo…

E da giornalista ho iniziato a volare…

In radio a 28 minuti,

poi ho iniziato a muovermi nell’aria

del Corriere della Sera,

Mi manda Rai Tre.

E ancora nel “cielo stellato” del TG2.

Nuove emozioni poi nel pianeta

Di “Ragazzi c’è Voyager”e “Domenica In”

E ora eccomi qua…Il volo continua….

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Una breve riflessione sulla sofferenza

Giovanni Villarossa

dirigente scolastico – presidente nazionale UCIIM

La sofferenza è legata alle caratteristiche psicofisiche di ogni singola persona, le reazioni al dolore dipendono della sua sensibilità, del suo carattere, della tipologia di lavoro che esercita o ha esercitato, dallo stile di vita che conduce e dai principi etico-religiosi a cui si ispira.

La reattività al dolore è rapportata alla tipologia del dolore stesso che può essere fisico, psichico, della coscienza o dell’anima.

A seconda della persona si hanno risposte di diversa intensità sul piano etico, esistenziale ed ontologico.

La presenza del dolore crea un turbamento nell’equilibrio della persona.

Quando il dolore è fisico si hanno reazioni psico-fisiche tipiche del mondo animale; quando è psichico vengono coinvolti aspetti specifici dell’uomo e crea reazioni di tipo umorale e comportamentale; quando è della coscienza siamo ancor più nella specificità umana e le reazioni sono di tipo intellettuale ad una riflessione problematica del proprio agire etico e dei propri orientamenti esistenziali; quando è dell’anima coinvolge la spiritualità dell’uomo ed è frutto del peccato verso Dio e verso il prossimo.

La sofferenza fa scoprire all’uomo i propri limiti e la capacità di rifiutarla, sopportarla o accettarla.

Il rifiuto comporta abbattimento, isolamento o ribellione al proprio stato.

La sopportazione è frutto della presa d’atto di una condizione che va comunque vissuta.

L’accettazione è consapevolezza, valorizzazione del dolore e affinamento della propria sensibilità e spiritualità.

Le attuali terapie mediche del dolore si sono correlate alla psicologia medica, che studia le reazioni del singolo paziente, per contenere il suo dolore entro limiti sopportabili.

La conoscenza dei fattori che concorrono alla genesi del dolore consente alla medicina di ottenere livelli di miglioramento della qualità della vita anche in pazienti affetti da inguaribili malattie.

La persona consapevole della propria condizione sofferente riesce meglio a pervenire alla presa di coscienza della sua intima essenza, infatti la frattura che coglie tra ciò a cui ha aspirato e l’impossibilità della realizzazione creatagli dalla sofferenza gli dà la misura del limite della propria corporeità e la percezione della precarietà di una vita non necessariamente corrispondente alle attese in essa riposte.

Ma lo sperimentare direttamente la fragilità dell’esistenza, attraverso la sofferenza, se si accompagna alla difficoltà di riuscire a darle un senso, può diventare un dramma esistenziale, che aggiunge dolore a dolore.

Allora sorge il lamento sempre più intenso nei confronti di una Natura o di una condizione umana, che viene accusata di mancanza di logica e di giustizia.

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In alternativa la sofferenza è intesa come prova permessa da Dio per purificare e verificare la fedeltà dell’uomo. E diventa occasione di salvezza e di liberazione.

Nasce così la resa, la donazione di tutto se stesso a Dio, mistero insondabile.

La sofferenza va, allora, collocata nel piano di Dio, il cui agire nella storia è sempre imprevedibile ed inconoscibile.

L’esperienza della sofferenza può creare condizioni di apertura alla trascendenza, dove, forse, dopo tanto dolore, si può incontrare quel Dio, che a lungo si è cercato e dal quale ognuno è stato cercato.

Si attribuisce così una senso al vivere anche nelle situazioni più difficili, senza abdicare alla propria dignità di persona umana.

Soffrire davanti a Dio non va confuso con forme di ascetismo, con sopportazione stoica, con provvidenzialità del dolore, con rassegnazione.

Soffrire davanti a Dio è un chiedergli conto, è un consegnarli il proprio dolore o meglio un consegnarsi con il proprio dolore.

La presenza Dio accanto all’uomo, la sua compassione, è stata rivelata dalla passione di Cristo e dalla sua resurrezione che attestano la possibilità del superamento della sofferenza e della morte.

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Il rapporto con la sofferenza in prospettiva educativa e didattica: orientamenti per gli insegnanti

prof. Andrea Porcarelli

Consigliere Centrale UCIIM – Direttore Scientifico del Portale di Bioetica (www.portaledibioetica.it)

Un concorso come quello che ha a tema il “sollievo della sofferenza”, in rapporto al nostro modo di concepire anche il ruolo delle strutture ospedaliere e rapportarci con esse, può essere considerato come una significativa “occasione educativa” per mettere a tema alcune questioni di grandissima attualità, che – peraltro – sono state anche al centro di recenti e accesi dibattiti culturali.

Prima ancora di addentrarsi nel cuore della progettualità didattica un insegnante ha bisogno di mettere a fuoco alcune idee guida, la “posta in gioco” sul piano culturale, cercando – contestualmente – di farne emergere le potenzialità in prospettiva educativa. Scopo di queste brevi note è proprio quella di accompagnare quel momento di focalizzazione mentale che sta a monte della progettazione didattica e, in qualche misura, ne costituisce l’anima in senso profondo. Cercheremo dunque di tratteggiare – in prima battuta – una sintetica “mappa problematica” che possa offrire il senso della complessità delle questioni direttamente o indirettamente coinvolte (anche per non confondere realtà diverse, mediante sovrapposizioni indebite); ci soffermeremo poi sul tema della sofferenza, cercando di metterne in luce alcuni risvolti culturali più significativi in prospettiva educativa.

Una “mappa problematica” con diverse questioni che si intrecciano

La sofferenza come dimensione dell’esperienza umana

Dal punto di vista biologico la sofferenza rappresenta un “campanello d’allarme”, un indicatore mediante il quale gli organismi viventi e dotati di vita sensitiva reagiscono a situazioni che potrebbero essere nocive per loro e, pertanto, possono assumere comportamenti conseguenti per salvaguardare se stessi e la propria salute. Ovviamente la sofferenza non è solo di natura fisica, ma spesso si radica in problematiche di tipo psicologico e relazionale, che a loro volta retro-agiscono sulla stessa fisicità (somatizzazione), così come è possibile concepire dei dinamismi per cui alcune esperienze di privazione e di sofferenza sul piano fisico, si traducono in un irrobustimento del carattere e della personalità, portando benefici sul piano spirituale.

L’approccio medico, ma anche psicologico, alle diverse forme di sofferenza dipende pertanto da un’attenta considerazione delle condizioni complessive in cui si trova la persona con cui ci si rapporta e non può limitarsi a soluzioni affrettate e superficiali.

La terapia del dolore

L’approccio al problema del dolore, in medicina, ha avuto in tempi recenti una evoluzione, nel senso che – soprattutto nel caso dei malati cronici acuti – è stata sviluppata una vera e propria terapia del dolore, intesa non solo come una sorta di

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elemento “a latere” della terapia mirante alla cura della malattia, ma intesa come un complesso di interventi terapeutici che hanno la sintomatologia dolorosa come oggetto diretto. In realtà si tratta di una ripresa (in termini più moderni e con l’ausilio di conoscenze e tecniche più evolute) dell’antico detto della scuola salernitana: “divinum sedare dolorem”, che precisa uno degli elementi essenziali della medicina ippocratica.

Mettere a tema la morte senza banalizzarla

Dal punto di vista biologico la morte rappresenta la cessazione irreversibile delle funzioni vitali di un soggetto vivente, quindi sembrerebbe una nozione relativamente semplice. Ma nelle questioni complesse è bene non dare nulla per scontato, per cui quando parliamo – ad esempio – di eutanasia richiamiamo l’idea della morte come se fosse un concetto chiaro che ci aiuta a spiegarne uno più oscuro e pare che l’unico problema sia quello di stabilire se e a quali condizioni essa possa venir chiamata “buona”. In realtà parlare della morte non è così banale, essa non rappresenta un “dato immediato” dell’esperienza, ma un’interpretazione di alcuni segni visibili di una realtà che non si vede. Più ancora è complessa la questione dell’interpretazione “esistenziale” di ciò che abbiamo designato con il termine “morte”. Oggi si tende a banalizzare fortemente la morte, spesso “rimossa” dall’orizzonte delle nostre considerazioni, talora “spettacolarizzata” (con funzione probabilmente catartica), talaltra addirittura “ricercata” (si pensi ai “comportamenti a rischio” di alcuni adolescenti), ma in tutti questi casi destituita del suo profondo significato esistenziale, come “evento supremo”

In tema di accertamento di morte, al di là della problematicità stessa del termine, vi è stata un’evoluzione notevolissima delle metodiche, soprattutto in questi ultimi anni. Per secoli, per accertare l’avvenuta morte, si è utilizzato il criterio di constatare l’arresto dei battiti cardiaci e della respirazione; il che lasciava comunque aperto un certo margine di dubbio di cui gli stessi operatori erano consapevoli1. L’invenzione dei respiratori artificiali e l’approfondimento – da parte del personale curante – di pratiche come il massaggio cardiaco, hanno messo radicalmente in discussione tali criteri: grazie alle tecniche di rianimazione è possibile assicurare per settimane (o anche per mesi) la circolazione sanguigna, la respirazione, l’escrezione e il nutrimento di un organismo, ma si tratta di un essere umano ancora vivo o di tecniche che consentono il funzionamento di alcuni organi di un cadavere?

Negli anni 1955-1960 alcuni rianimatori si trovarono di fronte a casi particolarmente impressionanti di corpi umani che presentavano i segni evidenti della morte ma che, secondo i criteri allora ammessi, erano da considerare vivi: sussistevano respirazione e circolazione sanguigna. Apparve presto evidente che tali stati dipendevano da una distruzione irreversibile del cervello2, tanto che nel 1959,

1 Si pensi, ad esempio, al racconto evangelico circa le risurrezione di Lazzaro, in cui non solo si dice che l’amico era morto, ma che era sepolto da tre giorni e già “mandava cattivo odore” … in tal modo ogni possibile dubbio viene fugato.

2 Furono le autopsie effettuate su malati tenuti a lungo in vita artificialmente che consentirono di verificare che il cervello aveva già cessato da tempo le proprie funzioni. 13

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in occasione del XXIII Convegno neurologico internazionale3, fu resa la prima descrizione del coma dépassé o “morte cerebrale” (espressione decisamente più precisa e – per questo – preferibile). Infatti il termine “coma” indica una perdita prolungata dello stato di coscienza (il che si rileva soprattutto a livello di vita di relazione), ma non comporta l’abolizione della funzione di regolazione dell’organismo.

L’accompagnamento del morente

Il dolore fisico non è sempre l’elemento peggiore della condizione esistenziale del malato grave, spesso il problema è più profondo: parliamo di quel malessere dell’anima che caratterizza chi si avvicina al momento supremo della vita, soprattutto se ciò avviene sotto il segno della solitudine. La sofferenza e la morte vengono sempre affrontate “in prima persona”, nel senso che nel momento supremo ciascuno è fisiologicamente “solo”, ma questa esperienza (unica nella vita) diviene opprimente se viene affrontata in modo “solitario”, sentendosi abbandonati.

Diversi testi4 hanno preso in esame la condizione psicologica e relazionale del malato terminale, fino a tracciare una sorta di percorso in cui si collocano alcuni degli atteggiamenti più ricorrenti:

Il rifiuto. All’inizio la persona, pur essendo consapevole della gravità del suo male, tende a rifiutarlo, accusa i medici di essersi sbagliati, consulta altri sanitari, si impegna febbrilmente in nuove attività.

La collera. Non potendo negare la realtà alcuni malati reagiscono in modo aggressivo (“perché proprio a me?”), alcuni credenti sperimentano anche una fase di ribellione contro Dio.

La depressione. Può essere di due tipi: la depressione reattiva per cui non ci si rassegna alle menomazioni o limitazioni imposte dalla malattia, la depressione silenziosa, in cui il malato non vuole essere disturbato dagli amici o dai visitatori, ma desidera stare con una sola persona che si sieda al suo fianco e lo conforti.

L’accanimento terapeutico (medico)

Con il termine “accanimento terapeutico” si designò inizialmente il ricorso a terapie “sproporzionate” rispetto agli esiti possibili di guarigione o anche solo di recupero di funzionalità, ma tale indicazione risulta piuttosto vaga ed è oggi necessario precisare meglio. Anche lo stesso termine può essere messo in discussione: un’azione autenticamente “terapeutica” (cioè tale da rappresentare una cura efficace e proporzionata rispetto alle condizioni fisiche complessive di un determinato malato) può essere legittimamente “tenace” (non usiamo il termine “accanita”), mentre quando parliamo di “accanimento” è segno che l’azione che si sta compiendo – in quelle determinate condizioni – non è più autenticamente “terapeutica”, quindi si potrebbe addirittura preferire l’espressione accanimento medico, perché si allude ad

3 Cfr. Patrick VERSPIEREN, Eutanasia? Dall’accanimento terapeutico all’accompagnamento dei morenti, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1985, p. 75 e sgg.

4 Cfr. E. KÜBLER – ROSS, La morte e il morire, Cittadella, Assisi 1976, ripresa anche da Patrick VERSPIEREN, Eutanasia? Dall’accanimento terapeutico all’accompagnamento dei morenti, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1985, p. 183 e sgg. 14

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un’azione di tipo medico, che non ha il rango di autentica terapia. Il rifiuto dell’accanimento medico trova concordi tanto coloro che si ispirano ad una concezione etica di tipo personalista (ivi incluso il Magistero della Chiesa cattolica), quanto coloro che fanno riferimento a concezioni materialiste o utilitariste: il vero problema è quello di stabilire la linea di confine tra una terapia legittima e doverosa (la cui mancata erogazione si configurerebbe come “abbandono terapeutico”) ed una terapia sproporzionata (accanimento medico).

La stessa questione si pone anche per le terapie rianimative, per cui si potrebbe parlare anche di “accanimento rianimativi”. Quando l’EEG è piatto si ammette la sconfitta, e si desiste da azioni di rianimazione che non farebbero altro che mantenere attiva la funzionalità di alcuni organi di un cadavere. Vi sono però dei casi (coma respiratorio o iperazotemico) in cui l’EEG non è piatto ed allora è necessario interrogarsi sulle possibilità reali di un recupero del paziente: se esiste uno scompenso funzionale di determinati organi, tale da rendere impossibile il recupero, allora le azioni terapeutiche ed anche le pratiche di rianimazione sono un semplice prolungamento di un’agonia già in corso.

L’eutanasia

Il termine, letteralmente, significa “bella morte” (dal greco eu = bene e thanatos = morte) o “buona morte” ed è stato utilizzato per secoli senza alcun riferimento alla pratica che oggi viene indicata con tale nome che, peraltro, era esplicitamente esclusa dal Giuramento di Ippocrate.

Solo alla fine del XIX secolo – in pieno clima culturale positivista – l’espressione eutanasia assume il nuovo significato di procurare una morte dolce … mettendo fine deliberatamente alla vita del malato. Il termine nel linguaggio bioetico contemporaneo ha assunto progressivamente due significati:

1.

(ormai in disuso) “l’intervento della medicina diretto ad attenuare i dolori della malattia e dell’agonia, talora con il rischio di sopprimere prematuramente una vita”,

2.

(prevalente) “un’azione o un’omissione che di natura sua, o nelle intenzioni di chi la compie, procura la morte, allo scopo di eliminare radicalmente le ultime sofferenze o di evitare il prolungarsi di una vita infelice, segnata da gravi handicap fisici o mentali”, sia che il soggetto risulti consenziente (se è capace di intendere e di volere al momento della richiesta), sia che egli non possa esprimere il proprio consenso (nel qual caso portatori della richiesta sono i parenti più stretti).

Spesso capita oggi di notare – nel dibattito bioetico – una sovrapposizione tra questioni di fatto diverse, come se la cosiddetta uccisione pietosa, potesse essere considerata una forma di “terapia del dolore” o peggio ancora un modo di “accompagnare” la persona gravemente ammalata verso la morte ormai imminente. La stessa confusione si realizza – a maggior ragione – nella comunicazione mediatica e più ancora nelle menti dei giovani che spesso trovano nei media la loro principale fonte non solo di informazione, ma anche di “formazione” di una

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mentalità e di un’opinione. In tale situazione si coglie con maggiore evidenza il ruolo chiarificatrice che può avere la scuola.

Il tema della sofferenza in prospettiva educativa

Brevi cenni su alcune linee di tendenza nella nostra cultura

Questi brevi cenni, data l’esiguità dello spazio che ad essi possiamo dedicare, hanno semplicemente la funzione di collocare le proposte di tipo didattico-formativo nel contesto di un’analisi culturale da cui non possiamo prescindere se vogliamo svolgere un’azione educativa efficace: i nostri ragazzi non sono dei marziani, provenienti da un altro mondo, ma sono persone che respirano a pieni polmoni la mentalità in cui sono immersi e la respirano proprio in quella stagione della vita in cui non hanno ancora quegli strumenti di discernimento critico che spetterebbe anche a noi aiutarli a formarsi.

L’incapacità di concepire la sofferenza

L’uomo d’oggi non è capace di concepire la sofferenza e cerca una sorta di raffinato equilibrio tra piaceri fisici e relazionali, “calcola” quali preferire in vista della propria utilità e fa di tutto per sfuggire la tristezza, la noia, il dolore: l’uomo ha paura del dolore, della sofferenza, della morte, ma come si difende da tutte queste cose che pure esistono? Per lo più si difende cercando di non pensarci, come suggeriva Epicuro: la morte non è nulla, il dolore si può sopportare …

Più ancora dobbiamo osservare come la nostra cultura dell’immagine ci presenti una sorta di mito dell’eterna giovinezza e per di più i nostri ritmi di vita sono sempre più assorbenti e fagocitano in modo impressionante le nostre energie e la nostra attenzione, tanto che per una persona mediamente attiva il livello di efficienza richiesto è notevolissimo: viviamo in una società in cui i ritmi di vita esigono un grado tale di efficienza che la malattia non è “prevista”, per cui chi si ammala (e mi riferisco soprattutto a chi si ammala in modo cronico e grave) si trova a dover fronteggiare una duplice sofferenza: 1) da un lato sperimenta la sofferenza fisica dovuta alla malattia (che, già di per sé, è qualcosa di fastidioso e seccante); 2) dall’altro lato poi sperimenta il senso di emarginazione sociale che la malattia oggi come oggi generalmente provoca e, visto che per lo più la nostra cultura tende a favorire una sorta di identificazione tra “identità personale” e ruolo sociale. La malattia porta anche a una progressiva perdita del senso del proprio ruolo sociale e, conseguentemente, sperimenta una crescente solitudine esistenziale.

La radice profonda dell’incapacità di soffrire va ricercata nella perdita della virtù della speranza: si vuole la ricetta sicura di un certo tipo di felicità; anche nell’età ellenistica si diffondeva tale sensibilità: si era perduta la capacità di gettare sull’universo uno sguardo meravigliato e attonito, perdeva terreno lo slancio speculativo del pensiero umano per ripiegare su problemi pratici, lo scibile veniva “incasellato” in sistemi rigidi e assoluti, l’agire affidato a poche semplici norme di facile attuazione e di sicura efficacia. Anche oggi si pretende qualcosa del genere: si esige che la scienza, la politica, la società creino presto un paradiso in terra e tale

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esigenza è tanto più urgente quanto più si è smesso di guardare con speranza verso il cielo.

Se poi ci spostiamo dalla percezione della sofferenza a quella della morte notiamo ancora di più le difficoltà della nostra cultura; è stato giustamente osservato come una visione secolarizzata della vita, prevalentemente orientata verso beni materiali di natura edonistica, riveli la propria incapacità di dare senso al dolore e alla morte e come tale incapacità si traduca in due atteggiamenti solo apparentemente opposti: “da una parte la si ignora e la si bandisce dalla coscienza, dalla cultura, dalla vita e, soprattutto, la si esclude come criterio veritativo e valutativo dell’esistenza quotidiana; d’altro canto la si anticipa per sfuggire al suo urto frontale con la coscienza”5. La morte si viene dunque a configurare come una sorta di tabù che dev’essere esorcizzato in vario modo (al limite “giocando” con la propria vita o con quella altrui).

Dall’incapacità all’intolleranza

Se è vero che l’uomo cerca di non pensare alla sofferenza è vero anche che, quando la incontra, non ha un atteggiamento positivo verso di essa: la sofferenza, in realtà fa più paura a chi la vede negli altri che a chi la sperimenta in se stesso. Chi vede qualcuno soffrire, mentre sta bene, viene subito turbato, viene colto dalla paura che qualcosa del genere potrebbe capitare anche a lui e questo “qualcosa” è particolarmente stridente rispetto alla situazione di relativo benessere in cui magari si trova. Chi invece sperimenta in se stesso il dolore e la sofferenza ha quanto meno la certezza “esistenziale” che ormai non la può evitare e allora tutti i suoi sforzi, pur con comprensibili momenti di sconforto, saranno volti a “reagire” contro le cause o gli effetti della propria sofferenza. La radice profonda dell’intolleranza verso chi soffre è proprio il fatto che vede in queste persone una sorta di attentato al proprio benessere, alla propria tranquillità, al proprio quieto vivere.

A questo punto è tragicamente facile capire come si arrivi a “sacrificare” ogni cosa sull’altare di questi idoli: un bambino sta per nascere segnato dal marchio della sofferenza? Meglio ucciderlo, non tanto per lui (che non ci guadagna granché), quanto per tutti gli altri, perché l’immagine della sua sofferenza non vada a disturbare il quadro patinato del loro benessere. Un vecchio sta avviandosi alla morte tra le sofferenze? Sarebbe meglio sopprimerlo, così il suo pianto di dolore non turberà la vita di chi ha estromesso il dolore dall’orizzonte della propria esperienza. Si noti che queste considerazioni hanno di mira solo il problema “culturale”, della precomprensione che la nostra civiltà da rivista patinata offre di fronte al dolore o alla sofferenza; non si vuole nemmeno prendere in considerazione il caso ancora più tragico, ma purtroppo non infrequente, in cui il motivo della scelta di sopprimere o emarginare chi soffre sia dovuto al puro e semplice egoismo di chi dovrebbe prendersene cura e non lo vuole fare.

5 Elio Sgreccia, Manuale di Bioetica, Vita e Pensiero, Milano 1988, p. 466.

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Il valore della sofferenza

Abbiamo visto come i problemi più seri della nostra cultura siano, in fondo, quello di non sapere accettare la sofferenza e di aver perso la capacità di sperare; se dunque vogliamo accorrere in aiuto di questa cultura e di coloro che in essa maturano e crescono dovremo ridarle motivi di speranza ridarle motivo di capire il senso della sofferenza.

C’è un valore nella sofferenza dal punto di vista umano?

Non è facile, parlando in termini puramente umani, dar senso alla sofferenza, è difficile dire che essa sia un “valore”, qualcosa di bello in se stessa, ma possiamo tentare di intuire i motivi di una certa “ragionevolezza” in lei: durante un’alba in montagna, ad esempio, il nostro sguardo è attirato dal sole, dalle nubi che si tingono dei colori più svariati, ma non possiamo fare a meno di vedere i monti ancora parzialmente avvolti nell’oscurità perché anch’essi fanno parte allo stesso titolo dello stesso spettacolo; così di fronte al mistero della vita siamo attratti e affascinati dalla bellezza e dalla serenità, ma non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza, perché anche lei ci rivela qualcosa dell’esistenza umana. Per sommi capi cerchiamo di individuare (in funzione educativa) alcuni spunti per una “pedagogia della sofferenza”; ne elenco alcuni in modo schematico:

la sofferenza è parte dell’esperienza di vita, aiuta a crescere, rende “saggi”: chiunque ha affrontato delle difficoltà e delle prove si rende conto di esserne uscito “cresciuto”, similmente a quanto capita agli atleti, i cui allenamenti iniziano a diventare efficaci a partire dal momento in cui il loro fisico fa effettivamente fatica; la sofferenza è un “allenarsi a vivere” in modo attivo e reattivo, è un velato (anche se non sempre gradito) invito a trascendere se stessi ed i propri limiti;

la sofferenza è occasione d’amore, perché dà all’uomo la possibilità di “farsi prossimo” in modo concreto e tangibile del proprio fratello che soffre;

la morte pone di fronte al mistero della vita nella sua interezza: se non ci fosse questo appuntamento molti sarebbero tentati di “vivere alla giornata” senza vere motivi seri per mettere in dubbio quello che sia il modo migliore di vivere, senza fare “bilanci” e senza chiedersi come si sta spendendo la propria vita; la domanda è tanto più significativa quanto più prendiamo sul serio il fatto che di vita ne abbiamo una soltanto … e ad un certo punto finirà.

La sofferenza e la morte sono comunque sintomo che qualcosa non va, quasi un tacito richiamo all’altra realtà misteriosa che è quella del peccato ed al profondo bisogno di redenzione che bisognerebbe perlomeno riuscire a far intravvedere ai nostri ragazzi, in una cultura che tende ad ostracizzare il problema.

La sofferenza come “luogo d’incontro” dell’uomo con l’amore di Dio

Il mistero della Redenzione è un mistero di unione, dell’unione intima, amorosa e amichevole di Dio e degli uomini, che dopo il fatto del peccato deve avere una “modalità” tutta particolare, cioè quella della Redenzione. Prescindendo da una piena articolazione dei vari aspetti del mistero della Redenzione ci limitiamo a porre

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l’accento sul fatto che la sofferenza costituisce per più di un motivo il luogo d’incontro dell’uomo con l’amore di Dio:

1.

il Verbo di Dio assume fino in fondo la natura umana che vuole redimere, condivide “in tutto” fuorché nel peccato la condizione umana, e – per quanto concerne il peccato – ne assume il fardello accettando le conseguenze del peccato, cioè la sofferenza;

2.

la sofferenza di Cristo è anche l’aspetto attivo del suo amore per gli uomini (nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i nostri amici…);

Per sintetizzare tutto questo in un’immagine, possiamo paragonare la sofferenza al “luogo d’incontro” con l’amore di Dio, come una panchina, un parco in cui due innamorati si diedero appuntamento per la prima volta: il luogo in sé potrebbe non avere particolari attrattive, ma i due saranno ugualmente molto affezionati a quel luogo, perché è lì che è nato il loro amore ed in forza di questo amore ameranno anche quella povera panchina sbrecciata. Per questo possiamo dire che Cristo dà un nuovo significato al dolore e alla sofferenza: la via che porta al Padre passa attraverso Cristo, passa attraverso il suo insegnamento, attraverso il suo esempio, ma è una via che passa anche dalla cima del Calvario. Il mistero della sofferenza e della morte risulta dunque unito in modo ineffabile al cuore stesso del mistero d’amore che è Cristo: è dunque evidente quanto sia poco saggio disprezzare la sofferenza, emarginare chi soffre, uccidere chi si suppone che potrebbe soffrire: nel volto piangente di chi soffre sulla terra è impressa in modo indelebile l’impronta luminosa dell’amore di Dio e della Passione di Cristo.

In tale prospettiva acquista tutto il suo splendore quel “vangelo della vita” da cui la nostra cultura ha in qualche modo preso le distanze: riconoscendo il valore della vita come tale si coglie, all’interno di una considerazione analogica della gerarchia di perfezione delle diverse realtà viventi, il valore specifico della vita umana personale (in cui il credente non stenta a riconoscere impressa l’immagine del suo Creatore), tale valore però rischia di venire in parte offuscato dall’esperienza del dolore, della morte, dell’infelicità, del peccato: di fronte a tali realtà l’enigma dell’umana esistenza si fa più fitto, ma la nostra intelligenza si rifiuta di proclamarne irrevocabilmente il non-senso e, in qualche modo, ne “postula” un significato ad un livello superiore. Di fronte a questa aspirazione suprema dell’uomo la fede viene incontro all’umana ragione con la rivelazione del significato salvifico del dolore di Cristo che, liberando dal peccato, libera anche dalla sofferenza e dalla morte e conferisce un senso al nostro stesso soffrire terreno in attesa della promessa felicità futura.

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Umanizzazione ed organizzazione della cura ambulatoriale e domiciliare dell’ammalato oncologico

ATTI del Terzo Congresso Nazionale di Supportoterapia in Oncologia;

Roma 14 – 15 marzo 1984

Introduzione al congresso del Prof. Attilio Romanini (Ordinario di Radiologia e primo Direttore Sanitario del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma)

Dieci anni fa, quando ci incontrammo nel primo corso convegno sulla Umanizzazione della Medicina, organizzato prima in Europa, dalla nostra Università, concentrammo la nostra attenzione sulle necessità di supporto, non sanitario, dell’ammalato ricoverato in ospedale. Quella riunione fu la scintilla da cui scaturì il volontariato clinico che tanto ha fatto tra noi ed ha portato qui a poco a poco al ricupero dei valori che sempre caratterizzavano il rapporto tra personale sanitario e ammalato. Rapporti che negli ultimi anni erano stati gravemente compromessi per l’avvento nei nostri ospedali della lotta politica e sindacale da un lato e della burocratizzazione dall’altro.

Questo riferimento ha uno scopo preciso, ci troviamo in presenza di una nuova crisi nella cura dell’ammalato, crisi che colpisce soprattutto l’ammalato inguaribile nella fase terminale della sua malattia.

I nostri ospedali infatti, progettati per l’assistenza all’ammalato acuto, sono poco adatti per la cura di questi ammalati che, in genere, non hanno bisogno tanto

di cure attive, quanto di una terapia di supporto e di tanto calore d’affetto umano.

Si tratta di assistenza sanitaria assai meno costosa di quella dell’ospedale per acuti e assai più gradita anche perché, l’esperienza ci insegna, che essa può esser data nella maggior parte dei casi, al domicilio dell’ammalato o in piccole strutture che per loro natura devono avere più affinità colla casa che coll’ospedale. si veda ad esempio l’esperienza degli “Hospice programs” in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Questo tipo di assistenza è stato incluso dal legislatore nella Riforma Sanitaria del 1978. si tratta però, come sappiamo, nel nostro caso, di una Riforma progettata da un architetto ardito ed antiveggente che peraltro, proprio per l’arditezza sua, ha messo non poco in difficoltà gli ingegneri che devono realizzarla. La difficoltà è particolarmente sentita perché non esistono in Italia sperimentazioni su cui potersi basare per l’attuazione su vasta scala.

Abbiamo ritenuto opportuno proporre questo argomento come oggetto del convegno di quest’anno, non solo per la sua urgenza ma anche e soprattutto perché il nostro gruppo raccoglie persone fortemente interessate ed impegnate nella realizzazione e proprio soltanto da professionisti autoresponsabilizzantisi come noi può nascere quella sperimentazione (atta a risolvere problemi magari parziali) che può fornire una conoscenza oggettiva a chi ha, per legge, il dovere di attuare, su tutto il territorio nazionale, quell’assistenza domiciliare e ambulatoriale strettamente integrata con quella ospedaliera, che forma uno dei concetti “fondamentali della Riforma Sanitaria in attuazione.

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Unità di Cura Continuativa (UCC)

Soluzione più umana ed economica per la cura dell’ammalato oncologico in fase terminale

Attilio Romanini; Rivista bimestrale: Progressi Clinici, 1988

L’indiscusso aumento di efficacia delle cure antiblastiche e di quelle di supporto consente oggi di guarire molti pazienti che quindici anni fa non avrebbero potuto esserlo ed inoltre di prolungare notevolmente la vita della maggior parte dei pazienti inguaribili.

La cura di questi ultimi si effettua nello spazio di parecchi mesi, quasi sempre di anni durante i quali si possono distinguere due fasi. La prima di relativo benessere durante la quale il paziente svolge una vita quasi normale, detta «fase di stato» e la seconda di più o meno rapido declino, durante la quale si assiste al più o meno rapido venir meno della possibilità di vita indipendente dapprima, e poi delle varie funzioni vitali dell’organismo.

Tutto ciò rende necessaria una impostazione terapeutica completamente differente da quella che deve essere tenuta nei pazienti in cui elevate sono le possibilità di ottenere una guarigione clinica durevole.

Da un lato infatti, è necessario attuare la terapia antiblastica con modalità tipicamente palliative, evitando cioè di determinare al paziente sofferenze, pur ottenendo una regressione della neoplasia, od almeno un rallentamento della sua evoluzione.

Dall’altro lato è ancora più necessario, se non addirittura indispensabile, attuare nel modo più completo le varie terapie di supporto così da assicurare al paziente una qualità di vita quanto migliore possibile.

Tra queste è indispensabile evitare all’ammalato un senso di solitudine; in particolare che egli abbia l’impressione di dover affrontare da solo la sua malattia, curato cioè or da questo or da quel gruppo di medici nessuno dei quali si sente responsabile di lui, di risolvere i suoi problemi.

Se questo è vero per ogni malattia ed anche nel campo oncologico per gli ammalati destinati a guarire, lo è in modo tragico per gli ammalati inguaribili.

In questi ammalati la necessità di integrare interventi specialistici differenti aggrava il problema che è reso ancor più attuale dall’illogica separazione oggi esistente anche da noi tra medicina domiciliare ed ospedaliera.

È estremamente opportuno che tutti gli ammalati inguaribili, ed in modo particolare quelli oncologici, siano curati da un’unica equipe sanitaria che sia in grado di assisterli sino alla loro morte, e nel con tempo sia in grado:

1)

di consentire loro, nella « fase di stato» della malattia, una vita rimanente quanto più gradevole e, a questa condizione, lunga possibile. (Prolungare la vita di un paziente senza essere in grado di alleviarne le sofferenze sarebbe crudeltà). Da questo principio è possibile derogare solo su espressa richiesta fatta dal paziente per motivi personali suoi, che il medico può sindacare solo sino al punto da essere certo che quella è realmente la volontà del suo paziente;

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2)

di assicurare loro, nella «fase terminale» della malattia, non solo la soppressione dei dolori e la minimizzazione delle sofferenze non sopprimibili, ma anche il determinante supporto psicologico di sapere che pur nell’aggravarsi del proprio stato l’equipe terapeutica (che l’ha curato per anni, e è diventata perciò stesso gruppo di amici cui lui ha affidato la sua vita) non lo abbandona ora che chiaramente è destinato a morire, ma anzi rimane accanto a lui, responsabile della sua cura sino alla fine, amici attivamente accanto all’amico, che muore;

3)

di essere disponibile ed attrezzata a curarlo anche a casa sua

Per la maggior parte degli ammalati (e dei loro familiari) morire in ospedale è estremamente traumatizzante sia sul piano fisico che su quello psicologico.

Essi vi si rassegnano solo in quanto non esistono concrete possibilità di agevole cura domiciliare.

Se ciò attualmente si verifica ancora su vasta scala, pur essendo più costoso dell’assistenza specialistica domiciliare, è solo per un residuo della separazione tra cura domiciliare ed ospedaliera realizzata, per motivi organizzativo-finaziari, durante gli ultimi lustri della gestione INAM.

L’attuale legge sul Servizio Sanitario Nazionale stabilisce infatti l’unicità strutturale della cura dell’ammalato (nell’ambito dell’Unità Sanitaria Locale) e pertanto, sul piano concettuale, viene pienamente incontro al desiderio degli ammalati di essere curati a casa loro nella « fase terminale » della loro vita, e non nell’igienico e freddo squallore di una stanza d’ospedale.

Esistendo le premesse giuridiche è ora necessario realizzare praticamente questa modalità terapeutica.

A questo scopo è possibile far tesoro dell’ampia esperienza della cura domiciliare di questi pazienti attuata oltre oceano dagli Hospice Programs (Kutscher 1985).

La loro esperienza però non è trasferibile come tale in Italia sia per la grande differenza socio-psicologica esistente tra il nostro ed il loro modo di vivere che per l’ancor maggiore differenza tra le legislazioni sanitarie delle due nazioni.

Essa però può essere ampiamente utilizzata nell’integrare funzionalmente le nostre strutture sanitarie così da curare in modo unitario gli ammalati che lo desiderano; integrazione realizzabile mediante l’adattamento delle nostre strutture che va sotto il nome Unità di Cura Continuativa (UCC) e ha le seguenti caratteristiche:

a)

L’UCC ha come oggetto delle sue cure l’intero gruppo familiare e non il solo ammalato. Malato + familiari sono considerati un tutt’uno che va aiutato.

b)

L’UCC è la continuazione domiciliare delle cure che l’ospedale normalmente fornisce nelle degenze e nei day-hospital e che il medico di famiglia, da solo non è in grado di attuare.Essa consente anzi di dimettere precocemente il paziente in cura domiciliare e ricoverarlo nuovamente in modo altrettanto agevole quando nuova sintomatologia faccia ritenere opportune cure che solo l’ospedale può consentire.

c)

L’UCC non è né un reparto né una nuova specializzazione terapeutica. Essa infatti è essenzialmente una organizzazione di assistenza infermieristica e volontariale generica, che utilizza le competenze specialistiche più varie, integrandole al fine di ottimizzare la cura del paziente.

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d)

A tale scopo l’UCC ha una struttura semplice e ad un tempo particolarmente funzionale. Diretta da un medico coadiuvato da un infermiere esperto dotato anche di capacità organizzative, essa è costituita da due distinti gruppi di persone:

un gruppo operativo costituito da infermieri e volontari, che effettuano l’assistenza domiciliare.

un gruppo di consulenza composto da medici delle diverse specialità e da psicologi preparati nel campo, assistenti sociali e spirituali.

e)

Operativamente infermieri e volontari, scelti tra persone motivate e particolarmente equilibrate dal punto di vista psicologico, si recano due o più volte la settimana a casa dei pazienti assistiti per svolgervi l’assistenza e la terapia prescritta dai medici dell’UCC cui riferiscono le notizie cliniche dei pazienti assistiti, per averne eventuali variazioni terapeutiche. Queste discussioni avvengono, quando possibile, in incontri di gruppo in presenza dei componenti il Gruppo di Consulenza più interessati (medici specialisti, psicologi, assistenti sociali e spirituali). A questi gli infermieri espongono non solo l’evolversi della malattia del paziente ma anche i problemi familiari che colla sua assistenza si interconnettono onde poterne avere i consigli opportuni. Compito loro è infatti non solo il guidare i parenti nella cura del malato, ma anche l’assistenza ai parenti stessi, che in questa fase possono presentare scompensi sul piano psico-affettivo anche gravi. I medici e gli altri componenti del gruppo di consulenza intervengono raramente a domicilio del paziente, sebbene ciò sia tutt’altro che escluso. Tutt’altro che raro è invece l’intervento domiciliare dell’assistente spirituale.

f)

L’UCC, sul piano organizzativo, può assumere fisionomia differente. Può essere parte del presidio ospedaliero così come gli ambulatori ed il Day Hospital, od essere struttura differente da quella ospedaliera (Gruppo di Volontariato, Cooperativa terapeutica, ecc.). Essenziale è la stretta collaborazione tra medici curanti in ospedale e componenti dell’UCC affinché il malato ed i suoi familiari si sentano sempre rispettivamente curato e guidati dallo stesso gruppo di sanitari. Questo fa in genere preferire le soluzioni direttamente parte dell’ospedale o di cui facciano parte integrante sanitari, infermieri e personale dei vari livelli di competenza dell’ospedale. Il carattere determinante della sua funzione sul piano del supporto psicologico dell’unità paziente-famiglia fa ritenere preferibile la realizzazione della UCC come parte integrata nella divisione ospedaliera. Meglio si realizza infatti così la continuità della cura dell’ammalato, usque ad finem, da parte della stessa equipe.

Oggi quando l’ammalato non è più abbisognevole di cure ospedaliere, viene dimesso e avverte un troncarsi del legame con i sanitari dell’ospedale; legame che gli apporta quel senso di sicurezza, di sostegno psicologico proprio del rapporto di fiducia.

Nel caso di malattia prolungata od a prognosi infausta questo legame è di solito sostituito in modo altrettanto efficiente da quello con il medico di famiglia. Cio è dovuto in parte al fatto che in genere quest’ultimo ha difficoltà organizzative

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concrete ad attuare stretta collaborazione con i metodi dell’ospedale ove pure ha indirizzato il paziente. Quasi sempre è privo di collaborazione infermieristica e, pertanto, gli risulta piuttosto difficile proseguire a domicilio dell’ammalato l’assistenza specialistica di cui questi ha bisogno. Pure difficile gli è spesso ottenerne nuovamente, se necessario, il ricovero in ospedale.

Tutto ciò fa sì che la dimissione dall’ospedale possa essere sentita da questi ammalati come un abbandono da parte dei curanti e che i parenti si sentano improvvisamente «responsabili» delle cure ulteriori di cui l’ammalato ha bisogno; situazione psicologica tutt’altro trascurabile in presenza di una prognosi infausta a non lunga scadenza.

L’UCC sopprime tutto questo dando un valore permanente al legame terapeutico e al rapporto di fiducia tra sanitari, ammalato e parenti.

L’ammalato non si sente più «dimesso» ma sa che va a casa senza interrompere le cure, sa che sarà seguito anche a casa, dal gruppo di sanitari dell’ospedale, in collaborazione (ove possibile) col medico di famiglia del paziente di cui l’UCC diviene ad un tempo consulente e, tramite la sua struttura infermieristica collaboratore diretto.

Parenti ed ammalato sanno inoltre che qualora si verifichi la necessità di un nuovo ricovero questo potrà avvenire senza difficoltà perché l’ammalato è sempre in carico terapeutico all’ospedale.

I parenti, a loro volta, si sentono sempre supportati dall’equipe dell’UCC che provvede a consigli ed aiuti non solo nel campo sanitario ma anche in quello sociale e psicologico.

Particolarmente importanti questi due ultimi in caso di morte dell’ammalato e perciò stesso prolungati, quando necessari anche durante il periodo immediatamente successivo all’exitus.

Compito dell’UCC è infatti la cura del malato e della sua famiglia come un tutt’unico.

L’assistenza domiciliare, come è noto è assai meno costosa di quella ospedaliera.

Sull’argomento esistono tutta una serie di ricerche specificamente impostate che consentono di affermare non solo l’esistenza di un risparmio netto ma anche che esso oscilla attorno al 40% (Pontarollo 1985).

Nell’attuale situazione sanitaria italiana la cosa non sembra trascurabile.

L’UCC come mezzo di assistenza domiciliare trova un ovvio limite là ove il paziente vive solo e non ha parenti che lo possano ospitare in casa propria (evenienza relativamente rara in Italia) o quando la casa non sia idonea alla cura domiciliare del paziente nella fase terminale della malattia.

In questi casi ovviamente il paziente dovrà continuare ad essere curato in ospedale come ora avviene, o se opportuno in un ospedale più vicino al domicilio dell’ammalato così da favorire l’accesso dei parenti.

Il caso però, in base alla nostra esperienza non è molto frequente.

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Documenti on-line

www.fondazioneghirotti.it

www.uciim.it

www.fondazionealessandrabisceglia.it

www.aiiro.it

www.unicatt.it

www.policlinicogemelli.it

www.portaledibioetica.it

Indichiamo di seguito una sobria lista di documenti, utili per approfondire il tema, tra quelli attualmente presenti sul Portale di Bioetica.

1)

Tema caldo Eutanasia [http://www.portaledibioetica.it/documenti/000632/000632.htm]: si tratta di un’area del Portale che raccoglie articoli e contributi sul tema dell’Eutanasia ed un’insieme di problematiche ad esso collegate, tra cui la questione – frutto di un fraintendimento culturale – della “morte pietosa” come modalità per porre fine alle sofferenze di una persona.

2)

Documenti del Comitato Nazionale di Bioetica:

La terapia del dolore: orientamenti bioetici (30 Marzo 2001) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/001720/001720.htm]

Etica, sistema sanitario e risorse (17 Luglio 1998) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/001725/001725.pdf]

Parere del CNB sulla convenzione per la protezione dei diritti dell’uomo e la biomedicina (21 Febbraio 1997) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/001732/001732.htm]

Questioni bioetiche relative alla fine della vita umana (14 Luglio 1995) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/001671/001671.htm]

Bioetica e formazione nel sistema sanitario (7 Settembre 1991) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/001748/001748.htm]

Parere sulla proposta di risoluzione sull’assistenza ai pazienti terminali (6 Settembre 1991) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/001670/001670.htm]

3)

Magistero Chiesa cattolica:

Il rispetto della dignità del morente. Considerazioni etiche sull’eutanasia. (Pontificia Accademia per la vita – 9 Dicembre 2000) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/000300/000300.htm]

“Salvifici doloris”, Lettera apostolica (Giovanni Paolo II – 11 febbraio 1984) [http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/documents/hf_jp-ii_apl_11021984_salvifici-doloris_it.html]

“Evangelium vitae” Lettera enciclica (Giovanni Paolo II – 25 marzo 1995) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/000376/000376.htm]

“Donum vitae” (Congregazione per la dottrina della fede – 22 Febbraio 1987) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/000399/000399.htm]

Dichiarazione sull’eutanasia (Congregazione per la dottrina della fede – 5 Maggio 1980) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/000281/000281.htm]

4)

Altre chiese e confessioni religiose:

Eutanasia e suicidio (Gruppo di lavoro Valdese) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/000380/000380.htm]

Quando la sofferenza ha un limite (programma radiofonico ebraico) [http://www.portaledibioetica.it/documenti/000363/000363.htm]

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SCHEDA IDENTIFICATIVA DELL’ELABORATO

Riferimenti della Scuola

Denominazione:

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___________________________________________

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Indirizzo:

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___________________________________________

___________________________________________

Telefono:

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Dirigente Scolastico

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Riferimenti della Classe

Classe:

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Insegnati che hanno guidato gli alunni nell’elaborazione dei lavori

(Cognome e nome)

___________________________________________

___________________________________________

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___________________________________________

elenco degli alunni che hanno partecipato al lavoro

(Cognome e nome)

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Concorso Nazionale Un ospedale con più Sollievo

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SCHEDA IDENTIFICATIVA DELL’ELABORATO

STUDENTI UNIVERSITARI

Nome:

___________________________________________

Cognome:

___________________________________________

Indirizzo:

___________________________________________

Città:

___________________________________________

Telefono:

___________________________________________

Corso di Laurea:

___________________________________________

Università:

___________________________________________

N.B. Qualora l’elaborato sia stato prodotto non da un singolo studente ma da un gruppo, la scheda dovrà essere compilata dal rappresentante delegato a ritirare il premio, che si assume la responsabilità di condividerlo con i suoi colleghi, i cui nominativi devono essere riportati qui di seguito.

NOME COGNOME

Avviso 3 febbraio 2011

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per gli Ordinamenti e per

l’Autonomia Scolastica

– Ufficio Nono –

Abilitazioni all’insegnamento.

Si segnala la presenza in internet di numerose offerte formative, rivolte esclusivamente a cittadini italiani laureati, per il conseguimento di abilitazioni all’insegnamento di altri Paesi comunitari.

Le abilitazioni così conseguite non appaiono conformi ai principi della Direttiva comunitaria 2005/36.

L’Amministrazione ha avanzato richieste di chiarimenti alle Autorità competenti dei Paesi comunitari interessati.

In tale attesa, i riconoscimenti di formazione professionale così conseguiti sono sospesi.

Nota 3 febbario 2011, Prot. n. 1082

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ai Direttori Generali Regionali

Loro Sedi

Ai Dirigenti degli Uffici scolastici provinciali

Loro Sedi

Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano

Bolzano

Al Dirigente Generale per la Provincia di Trento

Trento

Al Sovrintendente degli studi per la Regione Valle D’Aosta

All’ Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca

Bolzano

All’ Intendente Scolastico per la Scuola Località Ladine

Bolzano

e p.c. Ai Presidenti delle Consulte provinciali degli studenti

Al Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola

Al Forum Nazionale delle Associazioni Studentesche

Al Forum Nazionale delle Associazioni professionali

dei docenti e dei dirigenti della scuola

Oggetto: 10 febbraio “Giorno del ricordo”

Il “Giorno del Ricordo” è stato istituito dal Parlamento italiano con la legge 30 marzo 2004, n. 92, e viene celebrato il 10 febbraio con l’obiettivo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra.

In occasione di questa giornata, è pertanto prevista l’organizzazione da parte delle scuole di iniziative volte a diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di Italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare i loro territori, spezzando secoli di permanenza continuativa nelle terre natie.

È necessario, attraverso lo studio e l’approfondimento valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.

È inoltre di grande importanza sensibilizzare le giovani generazioni e fornire loro gli strumenti per analizzare un periodo tragico della storia italiana ed Europea per poter ricordare ciò che è accaduto ed evitare il ripetersi di forme di violenza e razzismo.

Si invitano pertanto le SS.LL. ad impegnare i giovani in questa importante ricorrenza nella ricerca per l’approfondimento, anche con il coinvolgimento delle Associazioni degli esuli, di un quadro storico, circostanziatamente documentato, che, tenendo conto della particolare situazione dell’Italia del dopoguerra, possa fornire un contributo di analisi e di studio di questi fatti.

IL MINISTRO

f.to Mariastella Gelmini

Avviso 3 febbraio 2011

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica

Esami di Stato conclusivi del II ciclo di istruzione – Anno scolastico 2010-11. Indirizzo TF51 – Elettrotecnica ed automazione

Per mero errore di digitazione nella fase di registrazione a sistema, nell’«Allegato Ordinamento» al decreto ministeriale n. 6/2011, si è verificato lo scambio di posto tra i termini “INTERNO” ed “ESTERNO” con riferimento all’indirizzo TF51 – Elettrotecnica ed automazione. Pertanto, a correzione, si deve intendere che la prima prova scritta – Italiano è affidata al commissario interno e la seconda prova scritta – Impianti elettrici è affidata al commissario esterno.

IL DIRETTORE GENERALE

Carmela Palumbo

Circolare Ministeriale 3 febbraio 2011, n.9

PROT. n. 749

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica

Ufficio Sesto

AI DIRETTORI GENERALI DEGLI UFFICI SCOLASTICI REGIONALI

LORO SEDI

AL SOVRINTENDENTE SCOLASTICO PER LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

ALL’INTENDENTE SCOLASTICO PER LA SCUOLA IN LINGUA TEDESCA BOLZANO

ALL’INTENDENTE SCOLASTICO PER LA SCUOLA DELLE LOCALITA’ LADINE BOLZANO

AL DIRIGENTE DEL DIPARTIMENTO ISTRUZIONE PER LA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO TRENTO

AL SOVRINTENDENTE AGLI STUDI PER LA REGIONE AUTONOMA DELLA VALLE D’AOSTA AOSTA

Oggetto: Limiti di reddito per l’esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per l’anno scolastico 2011/2012.

L’art. 21, comma 9, della legge 11-3-1988, n. 67 (legge finanziaria 1988) stabilisce, tra l’altro, che i limiti di reddito previsti dall’art.28, comma 4, della legge 28-2-1986, n.41 (legge finanziaria 1986) sono rivalutati, a decorrere dall’anno 1988,in ragione del tasso d’inflazione annuo programmato.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro – Direzione Generale Analisi Economica e Finanziaria ha comunicato in data 14 gennaio 2011 che il tasso d’inflazione programmato per il 2011 è pari all’1,5 per cento.

I limiti massimi di reddito, ai fini dell’esenzione dalle tasse scolastiche, pertanto, sono rivalutati, per l’anno scolastico 2011/2012, come dal seguente prospetto in euro:

per i nuclei familiari formati dal seguente numero di persone limite massimo di reddito  per l’anno scolastico  2010/2011riferito all’anno d’imposta 2009 rivalutazione in ragione dell’1,5%
con arrotondamento all’unità di euro superiore
limite massimo di reddito espresso in euro per l’a.s. 2011/2012 riferito all’anno d’imposta 2010
1 4.945,00 75,00 5.020,00
2 8.203,00 124,00 8.327,00
3 10.544,00 159,00, 10.703,00
4 12.593,00 189,00 12.782,00
5 14.640,00 220,00 14.860,00
6 16.593,00 249,00 16.842,00
7 e oltre 18.540,00 279,00 18.819,00

La misura delle tasse scolastiche è stata determinata dal D.P.C.M. 18 maggio 1990 (G.U. Serie Generale n.118 del 23-5-1990.

Con la C.M. n. 2 del 4-1-2006 e con la C.M. n.13 del 30-1-2007 è stato comunicato che gli studenti che si iscrivono al primo, secondo e terzo anno dei corsi di studio degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado sono esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche erariali.

L’articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n.296 (legge finanziaria 2007) ha disposto, tra l’altro, che resta fermo il regime di gratuità ai sensi dell’articolo 28, comma 1 del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n.226.

L’art.1, comma 1 del D.M. 22 agosto 2007, n 139 – regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione – ha stabilito che l’istruzione obbligatoria è impartita per almeno dieci anni e si realizza secondo le disposizioni indicate all’articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006,n.296.

Da ultimo, si rammenta che l’obbligo di istruzione, in base all’art. 64,comma 4 bis, della legge 6 agosto 2008, n. 133, può essere assolto anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226 (cfr. C.M. 30 dicembre 2010, n.101, concernente le iscrizioni alle scuole dell’infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2011/2012).

Con il conseguimento di un titolo di studio di istruzione secondaria di secondo grado o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il 18° anno di età si assolve anche il diritto dovere di cui al Decreto legislativo n.76/2005.

Resta, pertanto, confermato l’esonero dal pagamento delle tasse scolastiche erariali per gli studenti che si iscrivono al primo, al secondo e terzo anno dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore.

Con l’occasione, in relazione al versamento della tassa erariale e del contributo da parte dei candidati esterni agli esami di Stato, non sembra inopportuno far presente in questa sede che, come già precisato con la O.M. n.44 del 5 maggio 2010, art.22, il versamento del contributo da parte di candidati esterni nella misura richiesta, regolarmente deliberata dal Consiglio di Istituto, è dovuto esclusivamente qualora essi intendano sostenere esami con prove pratiche di laboratorio.

La misura del contributo, pur nel rispetto delle autonome determinazioni ed attribuzioni sia delle istituzioni scolastiche statali che di quelle paritarie, deve, comunque, essere stabilita con riferimento ai costi effettivamente sostenuti per le predette prove di laboratorio. Il pagamento della tassa erariale, nonchè dell’eventuale contributo, deve essere effettuato e documentato all’istituto di assegnazione dei candidati, successivamente alla definizione della loro sede d’esame da parte del competente Direttore Generale.

IL DIRETTORE GENERALE

Carmela Palumbo

Nota 3 febbraio 2011, Prot. n. 0001081

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Ufficio III

Ai Direttori Generali degli

Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

Al Dipartimento per l’Istruzione

per la Provincia di

T R E N T O

Al Sovrintendente Scolastico per

la scuola in lingua italiana

B O L Z A N O

All’Intendente Scolastico

per la scuola in lingua tedesca

B O L Z A N O

All’Intendente Scolastico per la

scuola delle località ladine

B O L Z A N O

Al Sovrintendente Scolastico

per la Regione Valle d’Aosta

A O S T A

Oggetto: 23 maggio 2011 – XIX anniversario della strage di Capaci Bando di concorso “IL MONDO CHE VORREI”

In occasione del XIX anniversario della strage di Capaci il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” indicono il concorso “IL MONDO CHE VORREI – Il trionfo della legalità, le minacce dell’ecomafia e il valore della memoria” allo scopo di stimolare il coinvolgimento delle studentesse e degli studenti nel ruolo di promotori di azioni, visioni e comportamenti volti alla legalità.

In considerazione del valore dell’iniziativa le SS.LL. sono pregate di adempiere alle richieste previste per ciascun Ufficio scolastico regionale dal bando allegato alla presente, indispensabili per assicurare ad ogni regione una delegazione rappresentativa di studenti e docenti alle iniziative che si terranno a Palermo il prossimo 23 maggio 2011 e al viaggio della Nave della legalità e di assicurare al bando allegato la massima diffusione preso le Istituzioni scolastiche di competenza.

Per assicurare continuità si prega inoltre le SS.LL. di voler coinvolgere opportunamente i docenti referenti regionali e provinciali alla legalità nell’opera di sensibilizzazione verso le scuole e di valutazione degli elaborati.

Per ulteriori chiarimenti potete contattare il Dirigente dell’Ufficio III della scrivente Direzione generale – dottoressa Giovanna Boda – al numero telefonico 06 5849 3337 o all’indirizzo mail giovanna.boda@istruzione.it.

Si ringrazia per la consueta e fattiva collaborazione

Il Direttore Genarale

f.to Massimo ZENNARO

Nota 3 febbraio 2011, Prot. n. 0001081

Nota 3 febbraio 2011, Prot. n. 0001130 R.U.

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione, la Comunicazione

Ufficio VI

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

p.c.

Al Coordinatore nazionale PLS

prof.re Nicola Vittorio

Ai referenti regionali PLS

LORO SEDI

Ai Dirigenti Scolastici delle scuole secondarie di 2° grado

Oggetto: Piano nazionale Lauree Scientifiche: Sperimentazione del sistema nazionale di test di verifica delle conoscenze in ingresso per l’ingresso ai corsi di laurea scientifici, anno accademico 2011/2012. Trasmissione nota.

La Conferenza Nazionale dei Presidi di Scienze e Tecnologie con la collaborazione del MIUR – Piano Lauree Scientifiche ha definito le modalità per la sperimentazione delle prove di verifica delle conoscenze per l’ ingresso ai propri corsi di laurea, destinate agli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori, nel periodo 11 – 26 marzo p.v.

Dette prove potranno essere offerte soltanto a un numero limitato di scuole e studenti, che saranno individuati da ciascuna sede universitaria in collaborazione con i coordinatori dei progetti locali PLS nella sede, con le altre sedi che si trovano sul territorio e con gli Uffici Scolastici Regionali, al fine di realizzare, anche in questo caso, una sinergia di azioni tra il sistema universitario e il sistema scuola.

Il numero limitato dei partecipanti è una diretta conseguenza del carattere ancora sperimentale dell’iniziativa e della sua organizzazione molto complessa.

Le prove, costituite da due moduli, uno denominato mat_base, relativo al linguaggio matematico di base e modellizzazione, l’altro denominato sci_base relativo alle scienze di base, saranno somministrate esclusivamente on-line attraverso il portale e il sistema informativo realizzato dal CINECA per conto del MIUR – Piano Lauree Scientifiche.

Gli studenti, che avranno sostenuto la prova, riceveranno la certificazione con indicazione dei punteggi ottenuti nelle diverse parti del test. Coloro che avranno ottenuto punteggi superiori alle soglie indicate dai corsi di laurea, saranno esonerati dalla partecipazione alle analoghe prove organizzate, di norma, a settembre, per l’immatricolazione ai corsi di laurea.

Tanto premesso, si invitano le SS.LL. a dare la massima diffusione alla nota allegata tra le scuole coinvolte nel Piano Lauree Scientifiche e a concordare con i coordinatori locali del PLS le modalità di individuazione e partecipazione di scuole e studenti.

Si ringrazia per la collaborazione e si resta a disposizione per eventuali ulteriori informazioni.

f.to IL DIRETTORE GENERALE

Massimo Zennaro

Allegato

Nota 3 febbraio 2011, Prot. n. 0001080

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Ai Direttori Generali degli

Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

Al Dipartimento per l’Istruzione

per la Provincia di

T R E N T O

Al Sovrintendente Scolastico per

la scuola in lingua italiana

B O L Z A N O

All’Intendente Scolastico

per la scuola in lingua tedesca

B O L Z A N O

All’Intendente Scolastico per la

scuola delle località ladine

B O L Z A N O

Al Sovrintendente Scolastico

per la Regione Valle d’Aosta

A O S T A

E p.c. Ai Dirigenti scolastici delle scuole di ogni

ordine e grado

LORO SEDI

Oggetto: “Io non abbocco!” – Autorità Garante della concorrenza e del mercato

L’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, bandisce il concorso “Io non abbocco!” per le scuole primarie e secondarie di I e II grado statali e paritarie.

Scopo dell’iniziativa è formare i ragazzi verso una più ampia conoscenza delle dinamiche concorrenziali del mercato e degli strumenti a tutela dei consumatori e realizzare un percorso formativo per favorire la consapevolezza dei diritti degli studenti, in qualità di potenziali consumatori.

In considerazione del valore dell’iniziativa si pregano le SS.LL. di dare la massima diffusione presso le istituzioni scolastiche interessate dei materiali allegati alla presente, che sono già consultabili anche sul sito internet di questa Amministrazione all’indirizzo: www.istruzione.it.

Il Direttore Genarale

f.to Massimo ZENNARO

—————————–

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Progetto scuola in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

“IO NON ABBOCCO!”

2° Bando di concorso nazionale

Per le scuole primarie e secondarie di I e di II grado statali e paritarie

A.S. 2010-2011

Nell’ambito delle attività di sviluppo di progetti di formazione e di cooperazione tra l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato e le scuole primarie e secondarie di I e II grado statali e paritarie, è indetto anche per l’anno 2010-2011 il concorso “IO NON ABBOCCO!”, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per formare i ragazzi verso una più ampia conoscenza delle dinamiche concorrenziali del mercato e degli strumenti a tutela dei consumatori.

Il concorso, a carattere nazionale, ha la finalità di realizzare un percorso formativo per favorire la consapevolezza dei diritti degli studenti, in qualità di potenziali consumatori. In una età nella quale

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inizia a svilupparsi la personalità individuale, i ragazzi verranno formati a diventare soggetti attivi, in grado di esercitare il proprio diritto a ricevere tutte quelle informazioni commerciali corrette e determinanti per le proprie scelte economiche, quando diventano destinatari di comunicazioni pubblicitarie o delle pratiche commerciali scorrette.

Il tema

Per l’anno 2010-2011 il progetto dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato relativo all’educazione al consumo consapevole prevede, fino alla fine del mese di maggio 2011, di porre al centro del percorso formativo una serie di lezioni in materia di concorrenza e di tutela dei consumatori, svolte dai funzionari messi a disposizione dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, per gli studenti e le studentesse e i loro professori, senza alcun onere per le scuole coinvolte.

Il personale dell’Autorità, nel giorno e orario prestabilito, si recherà presso gli istituti scolastici aderenti al progetto per svolgere un seminario, in qualità di esperti. Le lezioni verranno organizzate rispettando l’ordine cronologico di richiesta di partecipazione al progetto da parte della scuole.

Ogni scuola potrà scegliere, in base al materiale didattico fornito, su quali temi o argomenti lavorare, qualora intendesse partecipare al concorso con la realizzazione di un elaborato. Ogni classe potrà produrre un lavoro, in formato cartaceo, elettronico/digitale o su supporto magnetico, in forma individuale o collettiva.

Obiettivi generali del progetto

Gli obiettivi del percorso formativo riguardano:

– attraverso un linguaggio semplice e diretto, la comprensione dei benefici della libera concorrenza, ma anche le trappole nascoste nella pubblicità alla quale i ragazzi sono continuamente esposti;

– la diffusione fra i ragazzi di una educazione al consumo consapevole;

– l’indicazione degli strumenti che i ragazzi possono avere a disposizione per tutelare i propri diritti di consumatori;

– promozione della sana e corretta competizione nel mercato.

Obiettivi specifici

– accrescere le informazioni riguardanti i principi della concorrenza e della tutela del consumatore nei loro molteplici aspetti, con riferimenti ai casi pratici valutati dall’Autorità;

– promuovere la conoscenza delle forme di tutela a disposizione dei cittadini e delle modalità di accesso alle stesse;

– favorire la capacità di ascolto e di comunicazione.

Articolazione del progetto

La metodologia utilizzata intende valorizzare la partecipazione attiva dei ragazzi, attraverso le seguenti attività:

– per i bambini delle scuole primarie, al fine di rendere più accessibili agli alunni i concetti legati alla concorrenza e alle insidie della pubblicità e dei comportamenti scorretti degli operatori commerciali, sono stati predisposti due fumetti. Le favole contenute all’interno dei libricini hanno un finale aperto in modo da stimolare i ragazzi a proporre possibili conclusioni;

– ai ragazzi delle scuole secondarie di I e II grado, sarà distribuito del materiale informativo sull’attività dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato in materia di concorrenza e pratiche commerciali scorrette che, a seguito dei commenti e delle osservazioni svolti in classe, servirà da base per la realizzazione di eventuali elaborati richiesti per partecipare al concorso;

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– in tutte le scuole che aderiranno al progetto si terrà una lezione formativa da parte dei funzionari dell’Autorità (esperti del settore);

– la formulazione di un questionario da sottoporre ai docenti dopo la lezione formativa, anche sotto forma di domande a risposta multipla, al fine di percepire la qualità e l’efficacia dell’intervento;

– il percorso formativo si concluderà con la facoltà per le scuole statali e paritarie di partecipare al concorso, mediante la realizzazione da parte della classe o dell’istituto scolastico aderente al progetto, di un elaborato da inviare sia attraverso il servizio postale, sia attraverso la posta elettronica o per fax. Il materiale sarà valutato da una Commissione di esperti, formata appositamente, che selezionerà i lavori vincitori. Gli elaborati, ritenuti migliori, saranno premiati con una targa ricordo per la scuola e medaglie per gli alunni, oltre ad essere diffusi come strumenti educativi anche attraverso il sito istituzionale dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (www.agcm.it).

BANDO DI PARTECIPAZIONE AL PROGETTO

Nell’ambito delle attività di formazione dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, è indetto il concorso nazionale “IO NON ABBOCCO!”, rivolto agli studenti delle scuole primarie e delle scuole secondarie di I e II grado, statali e paritarie.

Art. 1. Oggetto

Oggetto del concorso è la realizzazione di un disegno/elaborato scritto o audiovisivo, in formato cartaceo, elettronico/digitale o magnetico, come espressione dei risultati conseguiti a seguito delle lezioni formative svolte presso le sedi delle scuole partecipanti.

Art. 2. Destinatari del progetto

– per le scuole primarie, statali e paritarie: solo gli alunni che frequentano la quarta classe;

– per le scuole secondarie di I grado, statali e paritarie: solo gli alunni che frequentano la seconda classe;

– per le scuole secondarie di II grado, statali e paritarie: solo gli alunni che frequentano il penultimo anno.

Art. 3. Adesione al progetto

Ogni gruppo scolastico partecipante deve spedire entro e non oltre il 18 febbraio 2011, per posta alla sede dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (Piazza Verdi 6a, c.a.p.00198 Roma, o via mail, (progettoscuola@agcm.it), oppure via fax: (Ufficio Stampa: 06-85821.345) la domanda di partecipazione al progetto, il cui modulo di adesione è allegato al presente bando e/o scaricabile dal sito dell’Autorità (www.agcm.it). All’invio della mail di adesione al progetto le scuole partecipanti riceveranno una mail di conferma dell’avvenuta iscrizione. Successivamente verrà comunicata dagli uffici dell’Autorità, previo accordo con l’Istituto scolastico o il docente interessato, la data e l’ora in cui il personale dell’Autorità si recherà per svolgere la lezione.

Nel caso in cui le esigenze organizzative dell’Autorità non permettessero di soddisfare tutte le richieste delle scuole prenotate entro la fine dell’anno scolastico in corso, verrà seguito un criterio cronologico. Per le scuole escluse dal Progetto per l’anno in corso le lezioni del Progetto proseguiranno all’inizio dell’anno scolastico successivo.

Art. 4. Documentazione di supporto alle lezioni

La diffusione del materiale informativo necessario per lo svolgimento delle lezioni sarà fatta sia in formato cartaceo, sia sul sito istituzionale dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (www.agcm.it). Ogni gruppo partecipante potrà scaricare i materiali di supporto, qualora non

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fossero stati ricevuti per tempo dall’Istituto scolastico aderente al Progetto, anche successivamente all’iscrizione.

Art. 5. Concorso nell’ambito del progetto

Le lezioni formative saranno seguite da un concorso che prevede, per le scuole che vorranno partecipare, la realizzazione, in forma individuale o collettiva, di un elaborato da inviare all’Autorità Garante della concorrenza e del mercato.

Art. 6. Soggetti che possono partecipare al concorso nell’ambito del progetto

Ogni lavoro potrà essere presentato in alternativa:

• dalla classe nella sua totalità;

• da un gruppo di studenti appartenenti ad una sola classe;

• da un gruppo di studenti appartenenti a classi diverse dello stesso istituto;

• individualmente.

Ogni gruppo potrà avvalersi del coordinamento e della collaborazione di più insegnanti od operatori, i quali dovranno curare la correttezza ortografica, oltre che formale, degli elaborati.

Art. 7. Tipologia degli elaborati

– Le scuole primarie, statali e paritarie, potranno scegliere di realizzare una fiaba, una canzone o un disegno, presentati in formato cartaceo, elettronico/digitale o magnetico.

– Le scuole secondarie di I grado, statali e paritarie, potranno scegliere di realizzare un fumetto, racconto, o una canzone o un elaborato fotografico o un tema scritto in formato cartaceo, elettronico/digitale o magnetico.

– Le scuole secondarie di II grado, statali e paritarie, potranno scegliere di realizzare un elaborato scritto, oppure un formato audiovisivo (video, spot, cortometraggio, tg, servizio fotografico, ecc.), da presentarsi su supporto cartaceo, elettronico/digitale o magnetico.

Gli autori degli elaborati che hanno dimostrato di aver meglio recepito i concetti esposti e commentati durante le lezioni saranno premiati da una Commissione giudicatrice composta da rappresentanti dell’Autorità, in qualità di esperti e da esponenti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I migliori elaborati, scelti tra uno dei lavori prodotti da ciascuna classe o istituto scolastico statale o paritario appartenente ad ciascun ordine e grado previsto dal presente Bando, saranno diffusi attraverso il sito istituzionale dell’Autorità.

Art. 8. Documenti da allegare agli elaborati del concorso

• denominazione, indirizzo completo, telefono (sia fisso sia cellulare), fax, e-mail della scuola e di un insegnante;

• nome e cognome dei professori coordinatori del lavoro e relative materie di insegnamento;

• nome e cognome del dirigente dell’istituto scolastico;

• nome e cognome dell’alunno dell’istituto scolastico;

• autorizzazione all’uso divulgativo, sottoscritta da uno degli insegnanti coordinatori o dal dirigente.

Art. 9. Modalità di spedizione dei documenti di cui all’art. 7

– Attraverso il servizio postale (indirizzo: Piazza Verdi 6a, c.a.p.00198 Roma);

– via posta elettronica all’indirizzo (progettoscuola@agcm.it);

– via fax: Ufficio Stampa: 06-85821.345).

Solo in caso di elaborati dalle dimensioni cartacee e/o digitali considerevoli, si concorderanno altre

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possibili modalità con gli uffici dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato.

Art. 10. Termine ultimo per la partecipazione al concorso

I lavori dovranno essere spediti entro il 30 settembre 2011 a mezzo servizio postale (farà fede il timbro postale), a mezzo servizio di recapito privato, oppure trasmessi per via elettronica (progettoscuola@agcm.it) o anche con diversa modalità di consegna.

Art. 11. Selezione dei lavori

La Commissione valuterà entro la fine del mese di novembre 2011 i lavori presentati da ciascun istituto scolastico partecipante e selezionerà, in base alla pertinenza dell’elaborato rispetto agli argomenti trattati durante le lezioni, alla qualità del lavoro prodotto ed alla originalità dello stesso, uno tra gli elaborati prodotti e ritenuto più meritevole.

La selezione dei migliori lavori sarà suddivisa in base all’ordine scolastico ed alla tipologia di ciascun lavoro:

– per le scuole primarie, statali e paritarie, delle classi IV elementare, sarà scelto il lavoro ritenuto più meritevole tra una fiaba, una canzone o un disegno;

– per le scuole secondarie di I grado, statali e paritarie,delle classi II media, sarà scelto il lavoro ritenuto più meritevole tra un tema, un racconto, una canzone o un elaborato fotografico;

– per le scuole secondarie di II grado, statali e paritarie, del penultimo anno scolastico, sarà scelto il lavoro ritenuto più meritevole tra un tema, un video o un elaborato fotografico.

Art. 12. Vincitori e premiazione

L’Autorità Garante delle concorrenza e del mercato pubblicherà sul sito www.agcm.it l’elenco delle scuole finaliste e lo comunicherà alle singole scuole.

Come vincitori saranno designati gli istituti scolastici, la classe o i singoli alunni che avranno realizzato su supporto cartaceo, elettronico/digitale o magnetico per ciascuna categoria di scuola uno dei lavori tra quelli selezionati dalla Commissione giudicatrice.

Le delegazioni delle scuole vincitrici riceveranno una targa e medaglie ricordo dalla Commissione giudicatrice. Sarà data ampia notizia degli elaborati designati come vincitori i quali saranno diffusi come strumenti educativi anche sul sito istituzionale dell’Autorità (www.agcm.it), previo consenso scritto da parte dei soggetti interessati, in base al modulo debitamente compilato ed allegato al presente bando di concorso.

Per ulteriori informazioni:

Autorità Garante della concorrenza e del mercato

Piazza Verdi 6/A – 00198 Roma – Tel. 06 85821.842/833 – e-mail (progettoscuola@agcm.it; sito ufficiale www.agcm.it)

Modulo di partecipazione al Progetto “IO NON ABBOCCO!”

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2° Bando di concorso nazionale

Anno scolastico 2010-2011

Con la presente, ……………..…………………………………………………………………………

la scuola, classe/i ………………………………………………………………………………………………………………….

con sede in via/piazza………………………………………..………………..………..n………………..

Cap ………………….. Città ………………….…………………….……. ……………….Prov………..

Tel ………………….……………..…..……………Fax……………………….…………………………

E-mail scuola…………………………………………………………………………………………………

C H I E D E

Di partecipare al Progetto “IO NON ABBOCCO” – 2° bando del concorso nazionale promosso dall’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Dichiara, inoltre, che l’insegnante e Dirigente di riferimento sono:

Nome e Cognome del Docente………………………………………………………………………..

Nome e Cognome del Dirigente.………………………………………………………………………

Tel. fisso:………………………………….tel. cellulare………………………………………………

e.mail…………………………………………………………………………………………………..

L’elaborato per la partecipazione al concorso sarà realizzato dalla scuola (barrare la casella di riferimento):

Primaria

1

Secondaria I° grado

2

Secondaria II° grado

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Con la presente autorizzo, inoltre, l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato alla divulgazione del materiale inviato per partecipare alla II edizione del concorso “IO NON ABBOCCO”.

Data…………………… Firma……………………………………..

La lettera di richiesta di partecipazione potrà essere spedita per posta all’indirizzo seguente:

Ufficio Stampa dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, piazza Verdi 6/A, 00198, Roma.

Oppure all’indirizzo di posta elettronica dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (progettoscuola@agcm.it), con oggetto “Lettera di partecipazione al Concorso ‘IO NON ABBOCCO’

Per maggiori informazioni, è possibile contattare l’Ufficio stampa, tel. 06 85821.842/833.