E. De Luca, I pesci non chiudono gli occhi

De Luca di nuovo bambino

di Antonio Stanca

Nel 1989 aveva esordito con il romanzo Non ora, non qui, nel 2011 ha scritto I pesci non chiudono gli occhi, edito dalla Feltrinelli di Milano nella serie “I Narratori”. In entrambe le opere dice dei tempi dell’infanzia anche se di due bambini diversi. Nella prima narra della sua infanzia trascorsa a Napoli, nella seconda di quella di un bambino che soggiorna durante le vacanze estive nell’isola d’Ischia insieme alla madre perché il padre è emigrato in America in cerca di lavoro. Anche nelle vicende di questo bambino è possibile, però, rinvenire momenti, aspetti della vita dell’autore. Non riesce a staccarsi dal suo passato Erri De Luca, vi è tornato di nuovo anche se per poco e con un romanzo di formazione.

Nato a Napoli nel 1950, De Luca aveva abbandonato gli studi a diciotto anni, intorno agli anni ’70 a Roma aveva fatto parte del movimento comunista e rivoluzionario Lotta Continua, ne era divenuto uno dei dirigenti, in seguito aveva lavorato in posti e ambienti diversi, nella Fiat di Torino, presso l’aeroporto di Catania, era stato camionista, muratore in cantieri italiani, africani, francesi, durante la guerra nella ex Jugoslavia aveva fatto parte del gruppo di volontari impiegati nei trasporti a favore dei bosniaci. Contemporaneamente a queste circostanze avveniva la sua formazione da autodidatta, leggeva, studiava, apprendeva alcune lingue straniere compresa quella ebraica antica, traduceva parti della Bibbia e soprattutto scriveva senza pubblicare i suoi lavori. Nel 1989, quando ha trentanove anni, un’amica di Milano presenta alla casa editrice Feltrinelli, dopo averglielo sottratto di nascosto, il manoscritto di Non ora, non qui ed avviene la sua prima pubblicazione. In seguito molti altri lavori vedranno la luce, un autore prolifico si rivelerà De Luca. Sarà poeta, drammaturgo, saggista, giornalista, reportagista ma sarà la scrittura di romanzi ad assorbire i suoi maggiori interessi. Intorno agli anni ’90 cominceranno ad essere tradotti in inglese, spagnolo e soprattutto francese. In Francia otterranno importanti riconoscimenti.

Le sue sono narrazioni di vita vissuta da lui o da chi lui ha visto, sentito, seguito, amato, i loro luoghi, i loro tempi sono stati della sua vita, i loro temi quelli voluti da uno spirito alla ricerca di quanto può soddisfare pensieri semplici, sentimenti naturali, di quanto possono richiedere la comprensione, la partecipazione, la comunicazione, la collaborazione. Religiosa diviene a volte l’atmosfera della sua scrittura e tanta spiritualità le fa superare la dimensione quotidiana, estende il suo significato.

Così ne I pesci non chiudono gli occhi dove il bambino dell’isola d’Ischia con i suoi dieci anni e i problemi dei quali soffre a casa, a scuola, in società, con i difetti che non riesce a correggere, diviene il simbolo di un’età difficile, di una fase particolare della vita che può determinare in maniera negativa il suo resto. Il nuovo bambino di De Luca, rimasto solo con la madre in un ambiente ancora sconvolto dalle conseguenze della seconda guerra mondiale, corre questo pericolo e abile si mostra lo scrittore nel rappresentarlo tra tante difficoltà, incertezze e paure. Tutto è un problema per lui, lo è il suo corpo, il rapporto con i compagni di scuola, con la madre, con la bambina conosciuta sull’isola, con gli altri bambini del posto, la sua è la vita dei “pesci che non chiudono gli occhi” perché sempre esposti si sentono a pericoli provenienti dall’esterno.

Nel libro il bambino è divenuto adulto e ricorda la sua infanzia, ripercorre i tempi della sua formazione anche se non mostra di ritenerli finiti, conclusi ché ancora esposto si sente all’assalto dei pensieri di allora, dei problemi che erano stati della sua anima, ancora aspira al bene, all’amore necessari per risolverli.

Anche di sé parla il De Luca del libro, come da bambino anche da scrittore egli è alla ricerca di quella “poesia che può salvare l’uomo dalla barbarie, può salvare chi ha perso tutto”.