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27 febbraio Intervento Monti su IMU

Riportiamo di seguito l’intervento svolto, nella 10a Commissione Senato il 27 febbraio, dal presidente Monti sull’IMU:

La presentazione da parte del Governo di un emendamento riguardante l’esenzione dall’imposta comunale sugli immobili – ora imposta municipale propria riservata agli enti non commerciali persegue una precisa finalità: chiarire in modo definitivo la compatibilità della normativa tributaria italiana con il diritto comunitario.
Preliminarmente, desidero ribadire che il Governo considera le attività svolte dagli enti non profit come un valore e una risorsa della società italiana. Tali attività appaiono tanto più meritevoli di riconoscimento e garanzia nell’attuale congiuntura economica. Ritengo infatti corretto e doveroso riconoscere che proprio le attività non commerciali svolte dalle organizzazioni non profit assumono un ruolo centrale anche in termini di coesione sociale e rispondano direttamente ai principi costituzionali di solidarietà e di sussidiarietà, cardini essenziali dell’ ordinamento giuridico italiano.
Non è quindi intenzione del Governo disconoscere il patrimonio di civiltà che connota il settore del non profit, ma proprio per evitare critiche ingiustificate, da un lato, e interpretazioni riduttive, dall’altro, si ritiene necessario definire con assoluto rigore, trasparenza e linearità l’esatto confine tra attività commerciali e attività non commerciali.
La procedura di infrazione avviata In sede europea può essere infatti ragionevolmente superata se gli enti non commerciali sono individuati attraverso un doppio criterio, soggettivo ed oggettivo: il primo, la natura e il fine non lucrativo perseguito dagli stessi enti; il secondo, lo svolgimento da parte dell’ente di attività al di fuori del regime della libera concorrenza di mercato.
Tali criteri tuttavia possono essere considerati ancora insufficienti in termini di accertamento e verifica. Pertanto l’emendamento governativo, che ha il significato di chiarificazione ulteriore e definitiva della questione, rende effettiva la garanzia di tutela per gli enti non profit e pienamente efficace il controllo rispetto ad eventuali abusi o violazioni.
Si introduce conseguentemente l’ulteriore criterio della verifica concreta e non solo astratta, sia del requisito soggettivo sia del requisito oggettivo.
Per il caso specifico delle scuole, è necessario precisare che non è propriamente corretto chiedersi se le scuole, in quanto tali, siano esenti o meno dall’imposta municipale propria, bensì è più corretto domandarsi quali scuole possano essere esenti e quali, viceversa, siano soggette alla disciplina comune.
La risposta chiara ed inequivoca è la seguente: sono esenti le scuole che svolgono la propria attività secondo modalità concretamente ed effettivamente non commerciali.
Fermo restando che la definizione dettagliata degli aspetti più particolari è demandata ad un successivo decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, appare del tutto ragionevole considerare strettamente necessari i seguenti parametri:
1) l’attività paritaria rispetto a quella statale è valutata positivamente se il servizio effettivamente prestato è assimilabile a quello pubblico, sotto il profilo dei programmi di studio e della rilevanza sociale, dell’accoglienza di alunni con disabilità, dell’ applicazione della contrattazione collettiva del personale docente e non docente;
2) il servizio sia aperto a tutti i cittadini alle stesse condizioni, nonchè le modalità di eventuale selezione all’ingresso ovvero successiva esclusione, correlata al rendimento scolastico, siano articolate secondo norme non discriminatorie;
3) l’organizzazione dell’ente – anche con specifico riferimento ai contributi chiesti alle famiglie, alla pubblicità del bilancio, alle caratteristiche delle strutture – sia tale da preservare senza alcun dubbio la finalità non lucrativa ed eventuali avanzi non rappresentino profitto, ma sostegno direttamente correlato ed esclusivamente destinato alla gestione dell’attività didattica.
Non si tratta, però, di circoscrivere la chiarificazione individuata dal Governo ad uno specifico settore, quale quello scolastico.
Al contrario, l’iniziativa serve a consolidare una giurisprudenza ed una prassi che già da tempo hanno affermato che “non rileva l’attività indicata nello statuto dell’ente, ma l’attività effettivamente svolta negli immobili”, nonché “la sussistenza del requisito oggettivo – che in base ai principi generali è onere del contribuente dimostrare – non può essere desunta esclusivamente sulla base di documenti che attestino a priori il tipo di attività cui l’immobile è destinato, occorrendo invece verificare che tale attività, pur rientrante tra quelle esenti, non sia svolta, in concreto, con le modalità di un’attività commerciale”.
Con l’emendamento presentato, il Governo intende rafforzare quanto in sede giurisprudenziale è già stato chiarito, ossia che “al di fuori del perimetro delle ipotesi tipiche e tassative non è possibile ottenere alcuna esenzione. Pertanto, laddove sia risultato accertato m fatto che, benché la destinazione sociale dell’ente soggettivamente esente, rientri nel paradigma della norma agevolativa, ma in concreto si associ ad essa attività diversa, non contemplata, l’esenzione non può essere riconosciuta, stante il divieto non solo di applicazione analogica, ma anche di interpretazione estensiva”.
Desidero infine precisare come, sia nel testo e nella connessa relazione
dell’ emendamento, sia soprattutto in sede europea, non si intende discostarsi dall’ esatta portata della questione oggetto della procedura d’infrazione, che non è affatto limitata ad una specifica attività, quale quella didattica, né tantomeno ad una specifica denominazione soggettiva.
Vi è piena e convinta determinazione, sia da parte delle Istituzioni europee sia da parte del Governo italiano, a considerare i problemi per la loro esatta incidenza nel tessuto economico e sociale, senza pregiudizi, pretesti o approcci ideologici, ascrivibili a qualsiasi derivazione.
I problemi si affrontano con obiettività, serietà ed impegno, e nel caso particolare questo metodo comporta la capacità e l’attitudine delle Istituzioni di comprendere e analizzare tutte le attività – non solo quelle scolastiche – e ovviamente tutti i soggetti, senza preconcetti o ingiustificate disattenzioni, nessuno escluso.

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Permettetemi infine di rivolgere a tutti Voi un sincero ringraziamento per il lavoro che state svolgendo per il decreto liberalizzazioni. Desidero in modo particolare ringraziare – oltre al Presidente Cursi – i due relatori: La senatrice Simona Vicari e il senatore Filippo Bubbico che hanno favorito un esame approfondito e puntuale del decreto legge.
A loro e a tutti Voi ancora il mio convinto apprezzamento.

23 febbraio Conversione DL Milleproroghe alla Camera

Il 23 febbraio l’Aula della Camera, con 477 voti a favore e 75 contrari, ha votato la fiducia posta dal Governo sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

Il 21 febbraio torna ora all’esame della Camera il disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, approvato il 15 febbraio dal Senato, con 255 voti favorevoli, 34 contrari e nessun astenuto, nel testo già approvato il 31 gennaio dalla Camera e modificato dall’emendamento1.1000, su cui era stata posta la questione di fiducia.

Il 26 gennaio la Camera, con 469 voti a favore, 74 contrari e 5 astenuti, ha votato la questione di fiducia, posta dal Governo, sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 4865-A/R).

Odg approvato:

La Camera,
Premesso che:
al comma 2-ter all’articolo 14 nella formulazione ultima uscita dal Senato sono state apportate delle modifiche al testo che così come congegnate rappresentano una oggettiva involuzione rispetto a quello recepito dal governo, nella precedente lettura della Camera, sul quale era stata apposta la “fiducia”;
in tal senso, restano intatte le valutazioni già espresse in più occasioni dalla Camera e dalle relative commissioni interessate al provvedimento. In particolare si richiama, oltre all’emendamento n.14.10 al presente atto, a prima firma Antonino Russo, fatto proprio dal governo, anche l’emendamento Pagano n. 9.25 al dl 70/2011 (decreto legge sviluppo) a suo tempo votato all’unanimità;
inoltre, si rileva il bisogno di esplicitare taluni aspetti che paiono ancora poco chiari sotto il profilo dell’interpretazione del testo. In particolare, preoccupano quelle scelte che in più occasioni hanno coinvolto l’amministrazione in numerosi contenziosi e che sono state peraltro sanzionate dalla Corte Costituzionale, in particolare con le sentenze 168/2004 e 41/2011;
per regolamentare, nel dettaglio, la materia è prevista l’emanazione di un decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per consentire l’inserimento in fascia aggiuntiva nelle graduatorie ad esaurimento, entro l’anno 2012-2013, dei docenti che hanno conseguito l’abilitazione essendo stati iscritti ai corsi universitari abilitanti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011, presso le Facoltà di Scienze della Formazione, le Università, le Accademie a i Conservatori;
Impegna il governo a:
• inserire nella fascia aggiuntiva tutti i docenti che conseguono l’abilitazione presso le facoltà di scienze della Formazione Primaria entro la data di scadenza delle domande prevista dal  decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all’articolo 14;
• inserire nella terza fascia, secondo il rispettivo punteggio delle graduatorie ad esaurimento, i docenti collocati nella fascia aggiuntiva, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento previsto per l’anno scolastico 2014-2015;
• inserire con riserva, all’atto del decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai sensi del comma 2-ter all’articolo 14, coloro che si sono iscritti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011  presso il corso di laurea in scienze della formazione primaria e a sciogliere tale riserva al momento del conseguimento dell’abilitazione, all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per l’anno scolastico 2014 – 2015;
• consentire lo scioglimento della riserva degli abilitati all’insegnamento con i decreti ministeriali 21/05, 85/05, e 137/07; del semestre aggiuntivo del IX corso Siss; nonché degli insegnanti che, pur abilitati, non hanno rinnovato domanda di inserimento all’atto dell’aggiornamento.

O.d.g. accolti dall’Esecutivo:

La Camera,

premesso che:

il decreto-legge 6 dicembre 2011, n°201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 introduce una nuova disciplina previdenziale e l’articolo 24, comma 14 stabilisce che le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore della legge continuano ad applicarsi ai soggetti che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011, senza tener conto della particolare specifica normativa che permette, invece, agli insegnanti di accedere al pensionamento esclusivamente in coerenza con il calendario scolastico;
come dimostrano gli ultimi dati ufficiali forniti dal Miur, che collocano i docenti italiani tra i più anziani dei Paesi Europei, gli interventi volti a ridurre le cessazioni del rapporto di lavoro per pensionamento incidono sull’invecchiamento del corpo insegnante,
impegna il Governo
in sede di discussione del primo provvedimento utile a prevedere un intervento normativo volto a introdurre il termine del 31 agosto 2012 per il personale del comparto scuola che ha maturato i requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
9/4865-AR/79 Ghizzoni, Gnecchi, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Russo, Siragusa.

La Camera,

premesso che:

il comma 2bis all’articolo 14, prevede l’emanazione di un decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per consentire l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, entro l’anno 2012-2013, dei docenti iscritti per il conseguimento dell’abilitazione, negli anni accademici 2008/2009, 2009/2010 e 2010/2011, presso le Facoltà di Scienze della Formazione, le Università, le Accademie e i Conservatori,
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di consentire, in occasione dell’aggiornamento straordinario, nel rispetto di quanto disposto dall’articolo 1, comma 1bis e dall’articolo 2 della legge n. 143 del 4 giugno 2004, il reinserimento nelle graduatorie dei docenti che hanno ripresentato domanda durante l’ultimo aggiornamento disposto ai sensi del D. M. 44 del 12 maggio 2011, l’inserimento dei docenti che risultavano iscritti ai corsi attivati dalle Università ai sensi del D. M. n. 21 del 9 febbraio 2005 e del D. M. n. 85 del novembre 2005, o comunque, provvisti di un’abilitazione conseguita in Italia all’atto della conversione in legge del decreto legge n. 216 del 30 dicembre 2011; a sciogliere la riserva per il personale docente inserito nelle suddette graduatorie in possesso della relativa abilitazione, e a valutare l’opportunità di consentire, altresì, l’inserimento dei docenti che hanno conseguito l’abilitazione all’estero, accertata la conformità ai principi della direttiva comunitaria 2005/36, da parte del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Ordine del giorno n. 9/4865-AR/58 Russo

La Camera,

premesso che:

per i soggetti, di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68 e quelli con patologie oncologiche di cui all’articolo 6, comma 3-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80, il diritto alla riserva e l’inserimento di tale titolo nelle graduatorie provinciali di cui all’articolo 1, comma 605, della legge n. 296 del 2006 viene previsto solo al momento dell’aggiornamento delle stesse, ogni tre anni;
ciò lede gli stessi principi sanciti dalle succitate leggi che hanno come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato,
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di garantire i diritti previsti dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 e dall’articolo 6, comma 3-bis, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80, e a consentire l’inserimento del titolo riserva nelle graduatorie provinciali ad esaurimento con cadenza almeno annuale.
9/4865-AR/81.(Testo modificato nel corso della seduta) Bachelet, Siragusa, Ghizzoni, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Russo.

Il 23 gennaio l’Aula della Camera comincia l’esame del DdL di conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative

15 febbraio Audizione Ministro Istruzione

Rispettivamente il 10 e l’11 gennaio, nelle 7e Commissioni di Camera e Senato, si svolge l’audizione del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

Il seguito del dibattito nelle 7e Commissioni di Camera e Senato sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca prosegue il 31 gennaio (7a Camera) e 25 gennaio, 8 e 15 febbraio (7a Senato).

(7a Commissione Senato, 11 gennaio 2012) Il ministro PROFUMO osserva anzitutto che, nel panorama delle amministrazioni centrali e periferiche in cui si articola l’organizzazione statale, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si contraddistingue per alcune peculiarità specifiche tra le quali l’imponenza dell’organizzazione. Non solo esso ha infatti un organico estremamente cospicuo, ma si compone anche di una molteplicità di sedi che ad avviso del Ministro occorre razionalizzare onde ottimizzare spazi e costi. Fra l’altro, ritiene che le Agenzie debbano godere di una terzietà anche geografica.
Egli si sofferma indi sui temi della ricerca, a partire dalle difficoltà riscontrate dall’Italia nell’accedere ai fondi europei e dalla necessità di inserire meglio il Paese nellacompetizione internazionale. Ad esempio, sul VII Programma Quadro, che ha impegnato circa 50 miliardi di euro complessivi, il contributo dell’Italia è stato pari circa al 15 per cento, ma lo sfruttamento non ha superato l’8,5 per cento circa. Il differenziale ammonta quindi a circa mezzo miliardo all’anno che, rispetto alle risorse complessive del settore, non è certo indifferente. In vista dell’VIII Programma Quadro, denominato Horizon 2020, che muoverà risorse per 80 miliardi circa, è dunque assolutamente indispensabile recuperare margini di competitività. I ricercatori italiani sono del resto estremamente brillanti come singoli, ma rilevano difficoltà nell’azione di gruppo. Egli preannuncia quindi l’intenzione di utilizzare i due anni che ci separano dall’avvio del prossimo Programma Quadro per stimolare le capacità dei ricercatori italiani a lavorare insieme su grandi temi, in una sorta di “grande palestra”.
Anche sul fronte delle politiche di coesione, la performance dell’Italia nell’utilizzazione dei fondi strutturali è molto scarsa: il Paese è infatti al penultimo posto, davanti alla Romania, con situazioni particolarmente critiche nelle Regioni della convergenza.
A titolo di ulteriore esempio, il Ministro riporta l’ultimo bando di grant da parte dell’European Research Conuncil per progetti proposti da singoli ricercatori, che rappresenta un’opportunità di grande rilievo, atteso che investe anche le capacità gestionali dei ricercatori, i quali possono decidere dove utilizzare il grant ottenuto. Anche in questo caso l’Italia, pur figurando al primo posto per numero di progetti avanzati, è assai più bassa in classifica in termini di assegnazioni, confermando un dato costante dal 2007. Negli anni di operatività di detti grant, l’Italia se ne è aggiudicati infatti solo 72 in tutto, a dimostrazione dell’evidente difficoltà del sistema a trasformare ottimi progetti in progetti Paese.
Dopo aver illustrato una tabella in cui sono riportate le specifiche azioni in essere e quelle in fase di avvio, il Ministro riferisce di aver avviato, nello scorso mese di dicembre, i progetti FIRB giovani e PRIN, attraverso cui spera si realizzi quella sorta di “palestra” in cui i ricercatori potranno allenarsi in vista di Horizon 2020.
Egli comunica indi di aver stanziato alcune somme residue (pari a 100 milioni del MIUR e 100 milioni dell’Ambiente) per stimolare la trasformazione di alcuni progetti in progetti Paese. In particolare, ritiene che la città rappresenti il centro reale della domanda dei cittadini, rispetto alla quale la digitalizzazione sta diventando dirompente. Occorre pertanto configurare delle città intelligenti, nelle quali sia possibile utilizzare proficuamente la grande quantità di dati esistente, attraverso modalità di comunicazione diverse. L’enorme disponibilità di dati cambia infatti il nostro modo di essere e deve essere gestita in modo intelligente. A tal fine, egli ha individuato sette verticalizzazioni, fra cui la scuola, la sanità, la mobilità, l’ambiente, l’energia e il binomio cultura-turismo. Partendo dalla domanda pubblica in ciascuno di questi settori, occorrerà mettere i dati a disposizione di comunità più ampie attraverso associazioni temporanee di imprese che coprano competenze diverse. Sul territorio opereranno dunque micro imprese per sviluppare i progetti di imprese più grandi. Per superare le difficoltà che esse potranno incontrare nel divenire stabili nel tempo, occorrerà supportarle con capitali di rischio ed incentivarne il lavoro sinergico in distretti. Si tratta di un progetto, prosegue il Ministro, che partirà dal Sud, instaurando un meccanismo virtuoso per tutto il Paese.
Per il medesimo progetto al Centro-Nord è prevista la devoluzione di 700 milioni di euro, di cui una quota parte a fondo perduto e una quota parte sul fondo rotativo.
Passando ai temi dell’università, il Ministro rileva anzitutto come sia necessario ringiovanire le università e assicurare periodicità al reclutamento.
E’ poi necessaria la riforma dei dottorati di ricerca, atteso che attualmente solo il 20 per cento dei dottorati trova sbocco presso l’università o enti di ricerca. Occorre dunque che l’investimento abbia una maggiore ritorno verso la comunità, sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende, e si migliori la percezione dei dottorati, allo stato di età troppo elevata e con buona esperienza di laboratorio ma non di gestione. A titolo di esempio cita il bando da lui emesso per quattro figure di consigliere, per le quali ha richiesto proprio un’età giovanile e il possesso del dottorato.
Dopo aver accennato all’obiettivo della valutazione, il Ministro si sofferma sul diritto allo studio, informando che il decreto legislativo previsto dalla legge n. 240 del 2010 sta per essere trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni.
Quanto alla revisione del finanziamento dell’università, egli pone l’accento sulla specificità del Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), che rappresenta solo un segmento di un sistema complesso. L’università può infatti contare su tre distinte linee di finanziamento statale: le risorse a copertura delle spese correnti, i fondi infrastrutturali e i fondi per la ricerca. Quanto al primo canale, pari a 7,5 miliardi di euro, esso si compone del FFO, della programmazione triennale e delle economie da turn over, che consentono di liberare molte risorse vincolate. A tale riguardo, egli comunica di aver destinato al FFO 300 dei 400 milioni disponibili sul cosiddetto “fondo Letta”.
Con riferimento al secondo canale, sul quale pure sono dirottate alcune risorse del “fondo Letta”, egli si sofferma in particolare sul Fondo edilizia ed infrastrutture, sul Fondo per le residenze di cui alla legge n. 338 del 2000, sulle risorse per collegi e residenze, nonché sul Piano per il Sud già avviato dagli ex ministri Gelmini e Fitto per 1,2 miliardi di euro. Si tratta in particolare di completare tutte le strutture esistenti e di promuoverne l’ottimizzazione energetica. A tale canale afferiscono anche il PON A3-Rafforzamento strutturale (di cui il 30 per cento è destinato alle università), nonché la rinegoziazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti alla luce della riduzione degli interessi e in vista di un allungamento del debito. Occorre peraltro che le risorse liberate tornino alle università con il vincolo di essere utilizzate per la riduzione del debito. Tale canale assomma complessivamente a 1,7 miliardi di euro. Il terzo canale di finanziamento riguarda, infine, i fondi per la ricerca, per un totale di 3,3 miliardi di euro. Si tratta dei fondi PRIN 2010-2011, FIRB 2012, PON 2 – Distretti e laboratori, PON 1 – Ricerca industriale, distretti Centro-Nord e dottorati di ricerca.
Nel complesso, le risorse disponibili assommano perciò a circa 12,5 miliardi.
Quanto poi al settore dell’istruzione, evidenzia l’urgenza di mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici e dare concretezza all’autonomia scolastica in un’ottica di responsabilità. Atteso che non è realistico un incremento di risorse disponibili nel breve periodo, occorre peraltro utilizzare meglio quelle che ci sono, realizzando le possibili razionalizzazioni. Individua dunque alcune azioni prioritarie di intervento, fra cui innanzitutto ilrilancio e lo sviluppo dell’autonomia nelle scuole; un nuovo modello di governance del servizio scolastico; la revisione delle Indicazioni nazionali e dei curricula, in senso più cooperativo e meno autorizzativo; la valorizzazione della professionalità dei docenti, con adeguati investimenti; lo sviluppo del sistema nazionale di valutazione; ilrecupero delle aree scolastiche più compromesse, di cui sottolinea la complessità; l’integrazione tra i sistemi di istruzione, formazione e lavoro per il rilancio della cultura tecnica e scientifica e il sostegno all’occupazione; la promozione del merito e dell’eccellenza; interventi a favore dell’edilizia scolastica e messa in sicurezza degli edifici scolastici. A questo ultimo riguardo, il Ministro riporta che il patrimonio edilizio scolastico assomma a 64 milioni di metri quadri, di cui il 75 per cento costruita prima degli anni Ottanta. Si tratta perciò di un’edilizia piuttosto povera, di cui il 10 per cento è in affitto e il 30 per cento si trova in aree ad elevato valore immobiliare. Rispetto ad una popolazione di 8 milioni di studenti, il dato è di 8 metri quadri a studente, che risulta addirittura maggiore della media europea (pari a 6 metri quadri). Gli spazi non tuttavia ben utilizzati perché in gran parte originariamente costruiti con altre finalità. Inoltre, quasi tutte le scuole si trovano in classe G dal punto di vista energetico, facendo registrare un costo di 200 euro a metro quadro, per un totale di 12 miliardi, che si scarica sugli enti locali. Se si riuscisse a portare buona parte degli edifici scolastici in classe B, il costo energetico scenderebbe a 60 euro a metro quadro, per un totale di 4 miliardi. Se poi si riuscisse a trasformarli in classe A, il costo energetico scenderebbe addirittura a 35 euro a metro quadro, per un totale di 3 miliardi. Il Ministro assicura pertanto il massimo impegno in questo senso. Fra gli altri interventi prioritari in materia scolastica, egli cita infine la semplificazione delle modalità di finanziamento della scuola paritaria nel sistema pubblico di istruzione e l’innovazione digitale nella scuola.

Dopo un breve dibattito sull’ordine dei lavori in cui intervengono i senatori PROCACCI (PD) e VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI), cui risponde il PRESIDENTE, prende la parola il senatore GIAMBRONE (IdV) il quale ringrazia anzitutto il Ministro per la sua ampia esposizione. Chiede tuttavia di chiarire se vi sia un’effettiva inversione di tendenza rispetto al passato e, in particolare, se le politiche formative abbiano finalmente guadagnato il centro dell’azione di Governo. In tal senso, le dichiarazioni del Ministro sulla difficoltà di reperire risorse aggiuntive non sembrano incoraggianti. Gli ultimi anni hanno del resto visto numerosi interventi che hanno falcidiato il mondo dei saperi, dalla riduzione del tempo scuola, all’aumento degli alunni per classe, alla revisione delle classi di concorso. Occorre dunque un cambio di passo, che marchi la differenza con il passato.
Dopo aver apprezzato le parole del Ministro sulla sicurezza nelle scuole, l’oratore chiede che il Ministro si pronunci sull’istituzione di dotazioni organiche aggiuntive, sulla gestione del personale docente in esubero, con particolare riguardo al difficile equilibrio fra giovani e precari, e sulla possibilità di abilitare all’insegnamento musicale coloro che ne sono rimasti esclusi per una normativa irragionevole.
In tema di università, chiede ragguagli in ordine al finanziamento delle borse di studio e alla sorte degli idonei, assicurando il sostegno del suo Gruppo all’azione del Ministro, nella misura in cui saprà segnare una forte discontinuità con il passato.

La senatrice Vittoria FRANCO (PD) non esita a definirsi sconvolta dall’enunciazione del Ministro, che ha illustrato un programma indubbiamente destinato a sconvolgere gli assetti del Paese. Dopo più di due anni caratterizzati da riforme ispirate da intenti punitivi nei confronti della ricerca e dell’università, le parole del Ministro non possono non essere salutate con entusiasmo. La realizzazione del programma illustrato contribuirà infatti certamente alla crescita del Paese.
Ella dichiara poi di condividere l’obiettivo del Ministro di svecchiare l’università e la ricerca italiane e si augura che ciò possa essere conseguito nella fase applicativa della riforma.
Quanto al diritto allo studio, ella auspica l’ampliamento del numero dei diplomati e dei laureati, ponendo l’accento sull’importanza di creare le condizioni affinché tutti possano competere ad armi pari, piuttosto che inseguire la meritocrazia. In proposito, chiede delucidazioni sulle sorti del Fondo per il merito introdotto dalla legge n. 240 e indi trasformato in Fondazione, sottolineando l’esigenza di garantire eguale cittadinanza a tutti. Concorda altresì sull’obiettivo di assicurare periodicità al reclutamento, evidenziando nel contempo la necessità di evitare la formazione di nuovo precariato. Apprezza inoltre l’intenzione di assicurare maggiore dignità ai dottorati di ricerca.
Rivolge indi due domande specifiche al Ministro, di cui la prima sui criteri di assegnazione dei PRIN, che rischiano di penalizzare le scuole di eccellenza e la ricerca di base, nonché sui parametri di valutazione elaborati dall’ANVUR, pur nella sua autonomia.
Quanto alla scuola, ella ritiene infine indispensabile rimotivare i docenti, recuperando il ruolo fondamentale della scuola rispetto ad altre agenzie formative che, negli ultimi anni, hanno contribuito alla diffusione di disvalori.

Il senatore ASCIUTTI (PdL), dopo aver ringraziato il Ministro per la sua esposizione, gli chiede quali siano le sue intenzioni in ordine all’imminente scadenza del mandato di alcuni rettori, a fronte dell’ancora incompiuta riforma delineata dalla legge n. 240.
Sollecita altresì ragguagli in ordine alle nuove assunzioni, tanto più che è ancora vigente il vincolo di non superare il 90 per cento del FFO per la spesa destinata al personale. A fronte delle continue riduzioni del Fondo, tale soglia è stata infatti incolpevolmente sforata da molti atenei, con gravi ripercussioni su un’intera generazione di talenti. Chiede quindi al Ministro di esprimersi al riguardo, con particolare riferimento alle idoneità in scadenza.
Egli evidenzia poi la difficoltà dei docenti che abbiano conseguito un finanziamento privato ad assumere ricercatori e sollecita un aggiustamento della normativa relativa alle borse di studio e di ricerca.
Dopo aver condiviso l’intenzione di valorizzare i dottorati di ricerca, suggerendo di estendere l’azione alle specializzazioni in medicina, si sofferma indi sull’edilizia scolastica, invitando a verificare con attenzione le situazioni di emergenza denunciate.
Quanto infine all’autonomia, ritiene che dovrebbe estendersi alla gestione del personale docente ed in tal senso chiede al Ministro di pronunciarsi sul futuro delle graduatorie.

Il senatore RUSCONI (PD) ringrazia il Ministro per il messaggio positivo trasmesso, secondo cui la formazione non è più un settore di spesa ma di investimento ed auspica che in questo modo la funzione docente possa recuperare centralità.
Chiede poi al Ministro di precisare come intenda coniugare la promessa attenzione ai giovani con il dovuto rispetto dei diritti acquisiti dai precari in questi anni, augurandosi che il reclutamento venga bandito con costante periodicità biennale.
In merito all’edilizia scolastica rileva che solo il 40 per cento delle scuole ha il certificato di idoneità. Ritiene pertanto che i comuni dove ha sede il restante 60 per cento degli edifici scolastici dovrebbero essere autorizzati a sforare il patto di stabilità.
Sollecita infine procedure più agili per l’accreditamento delle risorse alle scuole.

Il senatore PITTONI (LNP) rivendica al suo Gruppo l’impegno per riequilibrare la situazione delle università sottofinanziate, incrementando la consistenza dei fondi assegnati per merito. A tal fine, mancano tuttavia alcuni decreti attuativi della legge n. 240, come quello sui costi standard per studente, su cui chiede informazioni al Ministro.
Sottolinea poi le disfunzioni legate alla limitazione degli accessi per determinate facoltà, come ad esempio medicina, e ne sollecita un ripensamento.
Dopo aver convenuto sull’urgenza di assicurare la sicurezza nelle scuole, pur con le verifiche sollecitate dal senatore Asciutti, si sofferma sulla problematica del reclutamento degli insegnanti, le cui aspettative sono state finora largamente disattese. Pone quindi in luce la necessità di intervenire con urgenza e dà conto del suo impegno a favore di una proposta, oggetto di ampio confronto con gli operatori del settore, che coniuga merito e capacità nell’interesse di tutti, per migliorare la qualità dei docenti e, di conseguenza, degli studenti.

In considerazione dell’elevato numero degli iscritti a parlare, il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 16,20.

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(7a Commissione Senato, 25 gennaio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta dell’11 gennaio scorso.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il senatore ASCIUTTI (PdL) chiede che il Ministro anticipi la risposta ad alcuni quesiti urgenti posti nell’ultima seduta, affinché i parlamentari si possano regolare in relazione all’esame del decreto-legge n. 216, cosiddetto “mille proroghe”. Fra gli altri, ricorda il superamento del vincolo del 90 per cento fra spese per il personale e finanziamento ordinario delle università ai fini delle assunzioni, la prossima scadenza dell’idoneità conseguita da molti ricercatori e la imminente conclusione del mandato di numerosi rettori.

Intervenendo anch’ella sull’ordine dei lavori, la senatrice SOLIANI (PD) sottolinea come la Commissione stia procedendo con ritardo alla discussione delle dichiarazioni programmatiche del ministro Profumo. Si augura tuttavia che ragioni di urgenza non impediscano ai commissari di esporre con agio le proprie posizioni politiche, interloquendo con il Ministro in tempi certi e garantiti.

Il PRESIDENTE, accogliendo le sollecitazioni testè espresse, propone che al termine della seduta odierna il ministro Profumo anticipi la risposta ai quesiti più urgenti, fermo restando il diritto di ciascun senatore di intervenire nel dibattito, al cui termine si svolgerà la replica complessiva del Ministro.

Conviene la Commissione.

Nel dibattito interviene quindi il senatore VITA (PD), il quale, approfittando della delega del ministro Profumo sull’innovazione, gli chiede se sia favorevole alla sperimentazione nelle scuole del software libero, che consentirebbe cospicue economie di scala. Con riferimento al progetto delle smart cities, sollecita poi una particolare attenzione al digital divide il quale, se sommato al cultural divide, rischia di diventare esplosivo ed addirittura distruttivo se ad esso si aggiunge anche la povertà economica in senso classico. Egli si sofferma indi sull’attuazione della legge n. 240 del 2010, sottolineandone le incongruenze. In particolare, evidenzia che le nuove abilitazioni nazionali non sono ancora state avviate e rischiano di non esserlo per tutto il 2012, sicché viene a mancare proprio uno degli elementi di maggiore novità della riforma. Chiede quindi ragguagli in proposito, con riguardo fra l’altro all’utilizzazione dei fondi 2012 del Piano straordinario di reclutamento dei professori associati. Passando alla ricerca, chiede al Ministro di precisare i suoi intendimenti per infondere nuova linfa al settore, anche al fine di onorare la prestigiosa tradizione italiana al riguardo. Segnala inoltre il discutibile “criterio della mediana” proposto dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), che rischia di penalizzare i giovani e lamenta una scarsa attenzione per le scienze umane. Dopo aver sollecitato il Ministro ad esprimere la propria opinione sul mantenimento del valore legale del titolo di studio e sui tempi di attuazione della riforma Gelmini, per la parte relativa al diritto allo studio, conclude osservando che per la realizzazione delle misure illustrate dal Ministro occorrono consistenti risorse, che si augura il Governo voglia dedicare ai campi del sapere.

Il senatore DE ECCHER (PdL) rimarca il prevalere, negli ultimi decenni, di un approccio all’istruzione teso a portare il maggior numero di studenti possibile ai massimi livelli formativi, con conseguente scadimento della selezione e dequalificazione dei titoli di studio conseguiti. A questa filosofia egli oppone invece la necessità di una precisa programmazione del fabbisogno, estesa anche alla scuola secondaria superiore, onde evitare di condurre fino alla laurea un numero eccessivo di studenti, una parte dei quali sarebbe inevitabilmente priva di avvenire. Censura poi le difficoltà manifestate dal mondo dell’istruzione ad aprirsi verso i settori produttivi, in un’ottica sostanzialmente autoreferenziale.

Il senatore LEONI (LNP) raccoglie con entusiasmo le idee fortemente innovative illustrate dal Ministro, ad esempio con riguardo all’edilizia scolastica, e si dichiara pronto a seguirle a partire dalla sua città, purchè ne siano chiariti i contorni. Chiede poi al Ministro conferma sulle prospettive di un polo tecnologico a Genova e sollecita la promozione di università di eccellenza, dotate di adeguate infrastrutture.

Il senatore CERUTI (PD) esprime apprezzamento per la cornice culturale delle dichiarazioni programmatiche del Ministro, che dà respiro all’urgenza dei problemi e imprime un cambio di marcia, prefigurando un vero e proprio nuovo umanesimo. Questa sfida stride tuttavia, a suo avviso, con il nostro sistema di istruzione e formazione, che necessità con urgenza di una vera riforma dell’università rispetto al modello a suo tempo delineato. Al di là delle disquisizioni sul valore legale del titolo di studio, egli rileva infatti che manca il necessario contesto di regole sulla competitività. Chiede quindi al Ministro quale ruolo ritenga che debba avere lo Stato nella definizione di detto contesto di regole, che a suo giudizio dovrebbero essere volte a consentire a tutti gli atenei di tendere insieme verso l’eccellenza. In tal senso, pone l’accento sull’opportunità di stimolare le università ad integrarsi, sul modello dei reti territoriali. Egli domanda poi al Ministro se corrisponda al vero che anche nel 2012 saranno congelati gli squilibri nel finanziamento degli atenei, come è già accaduto nel 2011. Al riguardo, richiama l’articolo 11 della legge n. 240, introdotto su iniziativa della Lega, che prevedeva l’attribuzione dell’1,5 per cento del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) agli atenei sottofinanziati. Tale norma è stata disattesa nel 2011 e, a quanto pare, rischia di restare lettera morta anche per il 2012. Alcuni atenei non possono tuttavia competere adeguatamente proprio per un vistoso sottofinanziamento e si ritrovano ai margini della legalità per il mancato rispetto del vincolo percentuale relativo alle tasse di iscrizione degli studenti. Auspica pertanto uno sblocco del sistema di riequilibrio. Passando alla ricerca, egli rammenta che il 27 dicembre scorso il Ministero ha bandito i PRIN e i progetti FIRB, che rappresentano le due leve più importanti per sviluppare la ricerca universitaria, soprattutto a favore dei giovani. Esprime tuttavia perplessità sulla scelta di svolgere una preselezione a livello di ateneo e di adottare criteri di carattere quantitativo. In questo modo, teme infatti che risultino favoriti i grandi atenei a danno di quelli più piccoli e la ricerca scientifica rispetto a quella umanistica. Pone infine l’accento sulle problematiche relative all’Alta formazione artistica e musicale (AFAM), sottolineando l’esigenza di ridefinire con sollecitudine lo stato giuridico dei docenti. Evidenzia altresì la criticità dei titoli di studio dei restauratori.

La senatrice SOLIANI (PD) esprime a sua volta apprezzamento per l’inversione di tendenza impressa dal ministro Profumo, dichiarando di condividerne gli intenti di semplificazione ed essenzialità. Dopo aver rilevato come la finalità fondamentale dell’istruzione consista nel costruire le basi per la democrazia e la cittadinanza, nazionale ed europea, invita il Ministro a fare in fretta per dare quanto prima il segno di un possibile cambiamento. In particolare, si augura che il Ministro possa dimostrare che è possibile, attraverso la scuola, combattere le disuguaglianze e, contestualmente, responsabilizzare i giovani. Ella dichiara poi di condividere le considerazioni del Ministro in ordine alla unicità di Governo e alla ricerca di sinergie con le altre amministrazioni, nazionali ed europee, per un ben preciso “progetto Paese”. In questa prospettiva, ritiene strategico anche un rapporto saldo con le Regioni e gli enti locali ed in tal senso apprezza l’impegno del Ministro a favore del Sud. Dopo aver sollecitato il Ministro a conferire autonomia responsabile alle scuole, attraverso l’erogazione di adeguate risorse di cui controllare l’efficacia con una precisa verifica dei risultati, si sofferma sui problemi di governance, ponendo in luce la connessione con la riforma delle autonomie locali. Auspica indi una effettiva terzietà degli organi di valutazione quali l’ INVALSI e l’ANVUR, sollecitando un approccio che non sia solo di risultato immediato ma anche di lunga gittata. Ella sottolinea altresì il ruolo fondamentale dei docenti, che tuttavia appaiono allo stato sempre più depressi. Si augura quindi che il concorso annunciato dal Ministro per i giovani docenti possa essere l’occasione per rivitalizzare la categoria. Invita tuttavia il Ministro ad adoperarsi affinché il Ministero non compia gli stessi errori del recente passato, quali quelli riscontrati in ordine al concorso per presidi o per insegnanti all’estero. Conclude richiamando le difficoltà della Scuola per l’Europa di Parma, i cui recenti concorsi non sono esenti da criticità e zone d’ombra. Invoca perciò maggiore trasparenza, tanto più in considerazione della dimensione europea in cui opera l’istituzione.

Il senatore VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI) osserva in primo luogo come l’orizzonte temporalmente definito del Governo induca a concentrare l’attenzione su poche misure, ma di qualità. In tale prospettiva, egli raccoglie con soddisfazione gli intendimenti illustrati dal Ministro con riguardo all’edilizia scolastica, che rappresenta a suo avviso un settore idoneo a rilanciare la qualità dell’insegnamento e a rimettere in moto segmenti produttivi importanti. Al riguardo, suggerisce peraltro il ricorso al project financing, in analogia a quanto già disposto dal Governo per le carceri. Sollecita altresì il Ministro a dare una risposta al mondo del precariato attraverso la definizione di regole certe, che consentano ai docenti di prefigurare precisi percorsi di carriera. Quanto alla riforma della governance degli istituti, condivide l’esigenza di uno stretto rapporto con gli enti locali ma ritiene fondamentale anche quello con il mondo delle imprese. Il tema di finanziamento privato alla scuola, ricorda, era stato del resto sfiorato nella XV legislatura dall’allora ministro Fioroni, ma poi non adeguatamente perseguito. Reputa invece che la riforma del reclutamento abbia bisogno di tempi più lunghi. Il concorso nazionale preannunciato dal Ministro potrebbe tuttavia rappresentare una prospettiva importante. Dopo aver suggerito che le università virtuose possano superare il vincolo del 50 per cento attualmente imposto al turn over, eventualmente istituendo un fondo ad hoc sul modello francese o tedesco, si sofferma sulle criticità dei PRIN, denunciando criteri spesso insufficienti ad evitare opacità. Chiede altresì quali siano i tempi per i prossimi concorsi universitari e quali incentivi il Ministro abbia in animo di introdurre per inserire i dottori di ricerca nelle imprese. Avviandosi alla conclusione, rammenta che nella riforma Gelmini si erano mantenuti gli scatti meritocratici per i docenti, successivamente abrogati dal ministro Tremonti ma infine recuperati. Al riguardo permane tuttavia negli atenei una qualche incertezza, per cui sollecita il Ministro a fare chiarezza. Auspica infine un deciso impegno del Ministro a favore della internazionalizzazione dell’accademia.

Come convenuto ad inizio di seduta, il ministro PROFUMO risponde quindi ai quesiti più urgenti, riservandosi di intervenire più diffusamente in sede di replica.
Con riguardo alla possibilità per le università che abbiano superato la soglia del 90 per cento nel rapporto fra spese per il personale e finanziamento ordinario, comunica che è in fase di elaborazione finale lo schema di decreto legislativo previsto dalla legge n. 240, che prevede la definizione di nuovi parametri. In particolare, saranno prese in considerazione anche altre categorie di spesa, ad esempio per il personale a tempo determinato e per infrastrutture, nonché altre entrate come le tasse degli studenti e il piano triennale. Verranno così a incrociarsi due parametri, di cui uno relativo alle spese per il personale a tempo determinato e indeterminato, e un altro relativo alle spese per infrastrutture, che consentiranno una maggiore gradualità e una diversa premialità. Le università virtuose potranno infatti superare la soglia del 50 per cento di turn over.
Quanto alla scadenza delle idoneità, di cui sottolinea il legame con le ridotte disponibilità finanziarie delle università, osserva che occorre compiere un’attenta ricognizione e presumibilmente indirizzarsi verso una proroga.

Il senatore PROCACCI (PD), riservandosi di intervenire in discussione generale, chiede al Ministro di esprimersi in ordine all’emendamento, approvato dalle Commissioni I e V della Camera dei deputati al decreto-legge n. 216 del 2011 (“milleproroghe”), che prevede espressamente la possibilità per le università di derogare alla soglia del 90 per cento ai fini delle assunzioni.

Il ministro PROFUMO tiene a precisare la differenza tra i criteri per la distribuzione del FFO e la possibilità per gli atenei di procedere ad assunzioni. Con particolare riguardo all’emendamento, si dichiara favorevole ad una maggiore attenzione per le università in condizioni critiche e quindi ad un conseguente allentamento dei vincoli attuali, sia pure con le opportune differenziazioni.

Il ministro consegna indi alla Commissione una documentazione recante le linee guida della sua azione di Governo.

Il PRESIDENTE avverte che tale documentazione sarà resa disponibile per la pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione.

Prende atto la Commissione.

Il PRESIDENTE rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

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(7a Commissione Senato, 8 febbraio 2012) Seguito del dibattito sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta del 25 gennaio scorso.

Interviene il senatore LIVI BACCI (PD), il quale pone l’accento sull’esigenza di una maggiore internazionalizzazione degli atenei. Al riguardo, rileva con rammarico che gli studenti italiani sono fra i minori utilizzatori del programma europeo Erasmus, benché con significativi squilibri a livello territoriale interno. Egli suggerisce pertanto alcune politiche mirate, atte ad aumentare la percentuale di connazionali che usufruiscono del programma. Fra queste cita ad esempio la possibilità di sgravi fiscali alle famiglie che documentino spese connesse al programma, la corresponsione di prestiti d’onore in linea con quanto previsto dal prossimo programma Erasmus per tutti, nonchè un più certo riconoscimento dei crediti acquisiti all’estero ed una loro maggiore spendibilità nel sistema formativo nazionale.
Quanto al finanziamento della ricerca, egli conviene con il Ministro sull’opportunità di sostenere i grandi progetti che vedano la collaborazione di atenei italiani con i loro omologhi stranieri, nonché la messa in rete di collaborazioni fra diverse università nazionali. Ritiene tuttavia altrettanto proficuo incentivare i piccoli progetti, anche individuali, attraverso procedure più snelle.

Il senatore PROCACCI (PD) si sofferma anzitutto sui temi dell’università, dichiarando di condividere le affermazioni del Ministro sulla necessità di ringiovanire del personale docente e assicurare periodicità al reclutamento. Richiama tuttavia l’attenzione del Ministro sul Piano straordinario per l’assunzione di professori di seconda fascia, previsto dall’articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010. Su tale atto, entrambe le Commissioni parlamentari hanno espresso un parere, vincolante per legge, che sollecitava il Ministro a superare il criterio del 90 per cento del rapporto fra finanziamento ordinario e spese per il personale ai fini delle assunzioni. Il Ministro non ha tuttavia recepito tale indicazione, limitandosi a calcolare predetta percentuale al 31 dicembre 2010, all’uopo inserendo un’apposita copertura legislativa nel decreto-legge n. 216 del 2011, cosiddetto “milleproroghe”, attualmente all’esame del Senato. Nel corrispondente decreto-legge “milleproroghe” dell’anno scorso, infatti, non era stata inserita analoga norma di adeguamento della soglia al 2011. Egli ricorda tuttavia che il Piano straordinario era stato concepito, nell’ambito della legge n. 240, per consentire assunzioni a tutte le università, mentre l’applicazione del vincolo ha escluso ben 16 atenei, che pure avevano regolarmente bandito i concorsi prima dei tagli imposti nel 2008 dagli allora ministri Tremonti e Gelmini. Ritiene pertanto ingiusto applicare il vincolo a quelle assunzioni, in quanto penalizzerebbe talenti del tutto incolpevoli. Osserva poi che la virtuosità di un’università non può essere considerata solo dal punto di vista finanziario. Occorre infatti tenere conto anche di altri parametri, come il numero degli esoneri, certamente più cospicuo nel Meridione, nonché la consistenza dei finanziamenti privati, senz’altro più rilevante al Nord. Ciò nonostante, la Costituzione impone di tutelare tutti gli studenti meritevoli, ancorché privi di mezzi, e di consentire loro di giungere ai gradi più elevati di istruzione. Tutte le università devono quindi essere poste in condizioni di competere fra loro. Si augura pertanto che il Ministro voglia dimostrare una precisa volontà politica in tal senso, ricusando la prospettiva di accompagnare all’eccellenza solo un ristretto numero di sedi. Sul piano concreto, lo invita a sostenere l’emendamento al decreto-legge n. 216 che egli si accinge a presentare recependo l’indicazione unanime a suo tempo espressa dalla Commissione.
Con riferimento alla scuola, apprezza indi le considerazioni del Ministro circa le aree disagiate del Paese ed auspica una riflessione sull’opportunità di destinare a tali zone un contingente di docenti particolarmente preparati, che potrebbe fra l’altro determinare cospicui risparmi in termini di sicurezza.

La senatrice Mariapia GARAVAGLIA (PD) esprime piena sintonia con le dichiarazioni programmatiche del Ministro. Registra tuttavia con rammarico la scarsa propensione dei giovani laureati a restare in ambito universitario, per assoluta mancanza di prospettive certe. Il percorso di tenure track, individuato dalla legge n. 240, non è infatti sufficiente in assenza di una programmazione triennale dotata di adeguate risorse.
Quanto alla scuola, chiede al Ministro di chiarire come intenda mettere in pratica il tirocinio formativo attivo, manifestando condivisione sull’obiettivo di coniugare autonomia e responsabilità. Concorda altresì sulla prospettiva di tenere le scuole aperte il più a lungo possibile, anche se non può esimersi dal constatare che attualmente il tempo pieno è ridotto e la sicurezza degli edifici non è assicurata. Sollecita inoltre la piena operatività degli strumenti di monitoraggio dell’autonomia, stigmatizzando l’incertezza normativa in ordine all’Agenzia nazionale, ora nuovamente trasformata in Istituto, con una fase di transizione che non giova a nessuno.
Avviandosi alla conclusione, si sofferma sul diritto allo studio e sulla valorizzazione del merito, chiedendo ragguagli sull’apposita Fondazione. Si associa altresì al suggerimento di promuovere le capacità individuali che giudica indispensabili per incentivare la competizione fra atenei.

La senatrice BLAZINA (PD) sottolinea anzitutto l’importanza di incentivare la collaborazione fra università, anche straniere, ad esempio attraverso progetti transfrontalieri, come quelli condotti dagli atenei di Trieste ed Udine.
Pone poi l’accento sulle problematiche delle scuole con lingua di insegnamento slovena e bilingui, che partecipano a pieno titolo al sistema scolastico italiano, presentando tuttavia qualche specificità da tenere nel debito conto. E’ infatti un diritto inalienabile di tutti i bambini essere istruiti nella propria madre lingua. In questi anni, le predette scuole sono state tuttavia oggetto di trasformazione, nell’ambito dei processi di riordino che hanno interessato l’intero sistema nazionale, con conseguenze negative che impongono un’urgente riflessione. Tali scuole hanno peraltro registrato, recentemente, un aumento delle iscrizioni, dovuto a famiglie miste ovvero di lingua italiana che le scelgono come strumento di integrazione. In due comuni della Regione le scuole italiane sono state addirittura trasformate in bilingui e, in un caso, anche trilingue.
Ella evidenzia quindi le problematiche di maggiore rilievo in attesa di soluzione: la formazione iniziale del personale docente, atteso che non è stato ancora emanato il decreto previsto dall’articolo 15, comma 25, del decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 2010; lo stato giuridico di tutto il personale delle scuole bilingue, in assenza del contingente organico specifico; l’istituzione della sezione di lingua slovena presso il conservatorio di Trieste.
Nel ricordare di aver presentato uno specifico disegno di legge in materia, di cui si augura l’approvazione prima della fine della legislatura, sollecita un dialogo costruttivo con il Ministro nell’auspicio che le scuole di lingua slovena rientrino nell’ambito delle innovazioni che egli ha esposto.

Il senatore PITTONI (LNP) coglie l’occasione per segnalare al Ministro le criticità connesse al possibile inserimento di nuovi insegnanti abilitati nelle graduatorie ad esaurimento, previsto da un emendamento approvato dalla Camera dei deputati al decreto-legge “milleproroghe”. In proposito, reputa ingiusto consentire ai nuovi insegnanti abilitati di scegliere la provincia di inserimento conoscendo i punteggi di tutti gli altri candidati già inseriti. Inoltre, in occasione dell’ultimo aggiornamento era stato garantito che le graduatorie sarebbero state bloccate per tre anni senza nuovi aggiornamenti o inserimenti. Assumere ora una decisione in direzione diametralmente opposta lederebbe fortemente i diritti di chi ha scelto una determinata provincia e finirebbe per essere scavalcato da nuovi inseriti, aprendo un contenzioso infinito. Inoltre, diventerebbe difficilissimo, se non impossibile, reclutare docenti attraverso concorso.
Il risultato pratico della norma contenuta nel “milleproroghe” sarebbe dunque, prosegue l’oratore, solo quello di offrire alle associazioni di avvocati specializzate nel settore un’altra occasione di arricchimento, dopo quella conseguente alle incertezze sulle immissioni in coda o a pettine. Né va trascurato il fatto che si ridarebbe così fiato a chi in questi anni ha lavorato contro la riforma del reclutamento in senso meritocratico e vorrebbe boicottare il tentativo di correggere l’accentuata disomogeneità di valutazione sul territorio con un progetto organico. Il salto all’indietro di cinque anni rappresentato dal ritorno di fatto alle liste permanenti, oltre a vanificare il lavoro dell’allora ministro Fioroni, verrebbe peraltro presto affiancato dalla richiesta di recuperare “provvisoriamente” anche i vecchi concorsi, con un salto complessivo all’indietro di ben dodici anni.
A suo giudizio, il problema dei circa 23.000 nuovi abilitati senza collocazione si inserisce invece nella più ampia questione del precariato degli insegnanti, che va affrontata alla radice varando il più presto possibile un nuovo meccanismo di reclutamento. In proposito, egli rammenta il progetto elaborato dalla sua parte politica, che ha da tempo la disponibilità a discuterne della quasi totalità delle forze sindacali e delle parti interessate. Si tratta di una proposta, precisa, in linea con il suggerimento, incluso su sua richiesta nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione sugli effetti connessi all’eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio, di dare meno importanza al punteggio di laurea, privilegiando invece l’esito delle prove di valutazione nella determinazione della graduatoria dei bandi di concorso per assunzione nella Pubblica amministrazione. Anche la summenzionata riforma del reclutamento prevede infatti che l’inserimento dei giovani nuovi abilitati nella “sezione aperta” degli albi a carattere regionale avvenga sulla base della somma di un punteggio, costituito per 1/5 dai titoli e per 4/5 da una valutazione approfondita effettuata a parità di condizioni con gli altri iscritti all’albo regionale, e dei punti del concorso, che dovrebbe vertere su direttive nazionali – uguali per tutti – ma gestito a livello regionale. Libera sarebbe la scelta della regione ove collocarsi. Gli albi regionali avrebbero altresì una “sezione ad esaurimento”, con una diversa percentuale di cattedre assegnate.
Dopo aver sottolineato come il progetto illustrato sia pienamente conforme alla Costituzione e alla normativa europea, egli pone in luce come esso porrebbe al riparo dal rischio di essere scavalcati, in quanto perderebbero appetibilità i corsi on line più o meno fasulli, spesso ridotti a puro “mercato” dei punti, nonché lo scambio di favori tra strutture private e docenti. Tali meccanismi inciderebbero infatti solo su 1/5 del punteggio base e non garantirebbero la preparazione necessaria per ottenere una buona valutazione nelle prove di preparazione, che inciderebbero per i restanti 4/5.

La senatrice BASTICO (PD), anche alla luce delle misure in materia di scuola contenute nei decreti-legge cosiddetti “milleproroghe” e “semplificazione”, sollecita alcuni approfondimenti sui temi dell’autonomia e dell’edilizia scolastica.
Con riferimento al primo, chiede al Ministro se intenda collegare la valorizzazione dell’autonomia con la ridefinizione della governance. Pur comprendendo che spetta al Parlamento l’iniziativa in materia, ritiene infatti utile sapere se la riforma degli organi collegiali rientra fra le priorità del Governo, atteso che la disciplina attuale risale agli anni Settanta e quindi ad un’epoca molto precedente l’autonomia. Ella ritiene altresì che l’autonomia scolastica debba essere fortemente connessa alle autonomie locali, ivi compresi i soggetti del territorio come il volontariato e l’associazionismo. Apprezza indi la scelta del Governo in ordine all’organico funzionale. Chiede tuttavia quale sia il punto di partenza da cui si intendano avviare le nuove modalità. Benché non sia necessario un numero maggiore di docenti quanto piuttosto la stabilizzazione del personale per le funzioni ordinarie, di supplenza, di sostegno, nonché di cura di alcuni progetti di particolare rilievo, risulta infatti cruciale la base da cui si intende partire per la ridistribuzione del personale secondo criteri oggettivi e trasparenti. Invita poi il Ministro ad esprimersi sulla natura che intende attribuire alle reti di scuole. In particolare, vorrebbe sapere se il Ministro le intende giuridicamente strutturate e titolari di contratti, ovvero come mere associazioni.
Passando all’edilizia scolastica, reputa piuttosto centralistico il piano predisposto dal Ministero. Invita pertanto a rifinanziare la legge n. 23 del 1996 e a svincolare gli investimenti in questo settore dal patto di stabilità. Suggerisce inoltre di destinare all’edilizia scolastica una quota dell’8 per mille del gettito IRPEF.
L’oratrice solleva infine alcune tematiche specifiche. Dopo aver chiesto al Ministro le proprie intenzioni in ordine al reclutamento dei docenti, lo interroga sulle sorti della scuola dell’infanzia. Gli organici non sono stati infatti ampliati e molti bambini non hanno avuto accesso quest’anno ad un segmento così importante della loro formazione. Domanda quindi al Ministro se intenda applicare la normativa che dispone la generalizzazione del servizio e come intenda procedere con le sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni, anche alla luce del disegno di legge di iniziativa popolare presentato in materia.
Conclude augurandosi che il Ministro voglia sostenere l’estensione al 31 agosto 2012 del termine per la maturazione dei requisiti di pensionamento per i docenti, in considerazione della specificità del lavoro da loro svolto.

Il senatore MARCUCCI (PD) pone anzitutto in luce il rapporto fra ricerca, innovazione e imprese, stigmatizzando i tempi generalmente troppo lunghi del Ministero per l’approvazione dei progetti di ricerca e l’erogazione degli stanziamenti, che spesso giungono fuori tempo massimo per la realizzazione dei progetti stessi.
Prende indi atto delle dichiarazioni del Ministro circa la difficoltà di destinare risorse aggiuntive alla scuola nei prossimi anni. Sottolinea tuttavia le condizioni di sussistenza in cui si trovano numerose istituzioni scolastiche, ormai prive dei fondi indispensabili per la gestione ordinaria e quotidiana. Fra l’altro, censura la scelta di vietare l’esonero dall’insegnamento per i vice presidi di istituti comprensivi dislocati su più sedi, considerato il carico di lavoro da svolgere. Invita perciò ad attenuare il progressivo depauperamento delle scuole, con particolare riferimento ai territori montani, disagiati e periferici.
Segnala infine l’esperienza positiva dell’Istituto di alti studi di Lucca, che rappresenta a suo avviso un modello da estendere ad altre realtà del Paese.

Il senatore PETERLINI (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) sottolinea l’importanza di integrare la formazione con il mondo del lavoro, come del resto perseguito dalle scuole professionali della provincia di Bolzano che operano secondo un modello duale.
Apprezza altresì le dichiarazioni del Ministro a favore del risparmio energetico nelle scuole richiamando il progetto “casa-clima” della provincia di Bolzano che ha consentito risparmi pari al 90 per cento.
Dopo aver invitato a restituire dignità alla professione docente, attualmente un po’ scolorita, si sofferma su alcuni problemi specifici della provincia di Bolzano. In primo luogo, ricorda che, nel parere sullo schema di regolamento relativo alla riforma degli istituti professionali, su sua richiesta fu inserito un richiamo all’esigenza di consentire alle regioni e province autonome di realizzare corsi annuali per completare la formazione professionale dei ragazzi con l’esame di Stato. Occorre però ora accelerare le previste intese con il Ministero affinché detti corsi possano partire il prima possibile. Rammenta del resto che nel suo territorio gli alunni delle scuole professionali sono pari al 35 per cento della popolazione studentesca, contribuendo in modo determinante a mantenere basso il tasso di disoccupazione.
Evidenzia altresì la necessità di predisporre programmi per la formazione degli insegnanti nelle lingue locali ed a tal fine auspica una delega alla provincia autonoma di Bolzano, in linea con quanto già disposto a favore di Trento.
Invita poi ad attivare rapidamente i tirocini formativi attivi, atteso che nel suo territorio le graduatorie sono esaurite ed è quindi viva l’esigenza di coprire gli organici.
Dopo aver auspicato la facoltà per l’università di Bolzano di prevedere specifiche discipline per l’insegnamento, si sofferma sul reclutamento del personale, raccomandando che possa provenire anche dall’estero. Sollecita inoltre una delega per il riconoscimento delle qualifiche professionali per i docenti e stigmatizza la disparità di trattamento fiscale relativo alle borse di studio. Invita infine ad ammettere i contratti stagionali per l’apprendistato nelle scuole professionali.

Il senatore FIRRARELLO (PdL) lamenta che, a fronte di 500.000 posti, il reclutamento ipotizzato si fermi a 300.000. Prospetta altresì un uso più razionale delle risorse europeea favore della scuola, per esempio per l’adeguamento retributivo del personale precario rispetto a quello di ruolo, nonché per la sua stabilizzazione.
Deplora altresì che le scuole professionali ad indirizzo turistico e alberghiero abbiano perduto ore preziose di insegnamento e invoca una revisione della riforma Gelmini sotto questo profilo.
Dopo aver stigmatizzato le molteplici competenze delle Amministrazioni dello Stato in ordine all’edilizia scolastica, pone in luce le difficoltà a realizzare il tempo pieno al Sud, per mancanza di locali. Analoghi problemi ritiene tuttavia che si registrino anche in altre aree del Paese.
Invoca poi maggiore flessibilità per la refezione scolastica, affinché le scuole possano intervenire con fondi propri.
Accenna indi al numero programmato di accessi a talune facoltà universitarie che, a suo avviso, fa solo gli interessi delle società di formazione. Avanza perciò la proposta di abolire il numero chiuso, lasciando più spazio alla selezione nel corso degli studi.
Denuncia infine una situazione di estrema confusione circa le deroghe al dimensionamento scolastico, raccomandando al Ministro di dettare una linea univoca.

Interviene infine il presidente POSSA (PdL), il quale comunica di aver già chiesto informalmente al Ministro alcuni chiarimenti sulle sue dichiarazioni programmatiche e di aver ricevuto le relative risposte in un documento che si mette a disposizione della Commissione.
Con riferimento al progetto sulle smart cities, considerate le plurime competenze che investono numerose Amministrazioni dello Stato, chiede se per quanto riguarda il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca la partecipazione sarà assicurata attraverso progetti bandiera del CNR, ovvero con altre azioni.
Sollecita altresì una riflessione sulle cifre fornite in ordine al risparmio energetico nelle scuole, che a suo avviso appaiono eccessive.

Il seguito della procedura informativa è indi rinviato.

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(7a Commissione Senato, 15 febbraio 2012) Replica del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca a conclusione del dibattito sulle comunicazioni rese nella seduta dell’11 gennaio 2012, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Riprende la procedura informativa, sospesa nella seduta antimeridiana dell’8 febbraio scorso, nel corso della quale – ricorda il PRESIDENTE – si era concluso il dibattito sulle comunicazioni rese dal Ministro.

Agli intervenuti nel dibattito replica il ministro PROFUMO, il quale si sofferma anzitutto sulle considerazioni avanzate in tema di università. Fra queste, cita in primo luogo il diritto allo studio, riconoscendo che l’anno accademico 2011-2012 ha evidenziato difficoltà in numerose regioni. Ciò, da un lato per la riduzione dei fondi statali e, dall’altro, per le minori disponibilità regionali. Occorre tuttavia una soluzione stabile nel tempo, che dia certezze in anticipo agli studenti. Dopo aver riferito che l’apposito schema di decreto legislativo, attuativo della legge n. 240 del 2010, è in attesa del parere della Conferenza Stato-Regioni, anticipa che la quota di investimento del Ministero per il 2012-2013 deve essere aumentata a 170 milioni. Inoltre, occorre un impegno degli studenti che, pur tenendo conto delle diverse esigenze, ammonti a circa 160/170 milioni. Per dare una risposta soddisfacente a tutti gli idonei, per reddito e per merito, è tuttavia necessario anche un impegno delle regioni per ulteriori 50/60 milioni. In tal modo saranno disponibili circa 400 milioni, che consentirebbero di coprire tutte le richieste ammissibili, anche in caso di aumento degli idonei a causa della situazione economica generale.
Passando al dottorato, informa che il relativo schema di decreto è quasi pronto. A suo avviso l’esperienza delle scuole di dottorato è positiva in quanto idonea a conferire una certa uniformità, a sua volta foriera di maggiore trasversalità sulla formazione. Occorre tuttavia porre mente al fatto che, mentre all’inizio degli anni Ottanta vi era rispondenza fra numero di borse e numero di candidati che potevano essere assunti nell’università o nei centri di ricerca, oggi queste condizioni non si verificano più. Lo sbocco dei dottorati negli atenei e negli enti di ricerca copre infatti appena il 15 per cento del numero complessivo. Il restante 85 per cento deve pertanto rivolgersi ad altri settori della società. Il curriculumdei dottorandi deve perciò consentire loro di acquisire professionalità spendibili anche nella Pubblica amministrazione e nelle aziende pubbliche, eventualmente attraverso una formazione differenziata. Non va del resto dimenticato, prosegue, che il sistema industriale italiano ha dimensioni medio piccole ed è quindi inadeguato a svolgere molta ricerca; ha pertanto bisogno di chi sappia dialogare con la ricerca pubblica.
Quanto all’attuazione della “riforma Gelmini”, comunica che a fine febbraio saranno stati rivisti dal Ministero tutti i nuovi statuti degli atenei. In proposito, ritiene che la situazione sia discreta, anche se forse si sarebbe potuto fare meglio. Sarebbe stato infatti preferibile – a suo avviso – un indirizzo di policy più attento, una minore ricerca del dettaglio e una maggiore dose di autonomia responsabile. Comunque, il processo è quasi concluso ed occorre pertanto partire da qui per valutare eventuali profili di criticità e di positività.
Circa l’assunzione dei professori associati, rammenta che erano previste due tranches, rispettivamente per l’anno accademico 2011-2012 e per l’anno accademico 2012-2013. Le risorse della prima tranche sono state assegnate a dicembre. Nel prossimo riparto del Fondo di finanziamento ordinario (FFO), che egli si augura possa essere approvato entro il 31 marzo, saranno comprese le risorse per il 2012-2013. Sottolinea infatti l’esigenza di regolarizzare la contribuzione statale agli atenei onde consentire loro una adeguata programmazione. Sulle modalità di attribuzione dei fondi per l’assunzione degli associati, ricorda che per il 2011-2012 erano previsti 78 milioni, da destinare solo alle università che non avessero sforato la soglia del 90 per cento del finanziamento ordinario rispetto alle spese per il personale. Per il 2012-2013 sono invece stanziati 90 milioni, da ripartire fra tutti gli atenei, utilizzando il vincolo del 90 per cento solo come parametro.
Il Ministro dà conto altresì del suo impegno per accelerare i nuovi concorsi. Al riguardo comunica che tutte le università hanno deliberato i propri regolamenti interni, sui quali egli esprime un giudizio in linea di massima favorevole. Ricorda inoltre che la valutazione sarà riferita a tre categorie: gli abilitati; gli idonei; i trasferiti, a livello nazionale o dall’estero. Pone altresì in luce che un 20 per cento non dovrà appartenere all’università per favorire una maggiore mobilità culturale.
Quanto alla presunta scarsa attenzione alle scienze umane nel finanziamento alla ricerca, egli richiama l’esigenza di utilizzare il biennio 2012-2013, che precede il settennato di programmazione europea 2014-2020, per aumentare la capacità di competizione dell’Italia rispetto al resto d’Europa. Il nostro Paese si caratterizza infatti per grandi talenti, che tuttavia incontrano difficoltà nel confrontarsi con culture più organizzate della nostra. Nel sottolineare come l’Italia perda 500 milioni all’anno sul VII Programma quadro di ricerca, evidenzia che il nuovo Programma Orizzonte 2020 vedrà un aumento considerevole di risorse a disposizione. Se l’Italia non migliora le proprie capacità di partecipazione, rischia quindi di perdere ben 800 milioni all’anno.
Attraverso i PRIN, egli si ripromette pertanto di allenare il Paese a competere in vista di Orizzonte 2020, nei campi previsti da quest’ultimo. In tal modo, l’Italia affinerà le proprie capacità di acquisire fondi europei e potrà dedicare maggiori risorse nazionali ai campi non coperti dalla ricerca europea, come la ricerca di base, ovvero le scienze umanistiche e sociali.
Sul valore legale del titolo di studio, rammenta che il Consiglio dei ministri ha deciso di avviare una consultazione pubblica che rappresenta, a suo avviso, un lodevole meccanismo di democrazia di stampo anglosassone.
Egli afferma indi che le regole di competizione fra atenei devono essere definite ex ante e poi conservate. Non ritiene quindi che debbano essere modificate nel 2012, che rappresenta un anno di transizione, mentre occorrerà lavorarci dal 2013, quando saranno disponibili le valutazioni dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR).
Il Ministro dà conto poi del nuovo programma comunitario Erasmus per tutti, che unifica i precedenti programmi in materia, con riferimento al quale precisa la tempistica prevista. Poiché le prime votazioni sono previste per il prossimo autunno, egli invita il Parlamento a fargli pervenire tutte le osservazioni che ritiene opportune, impegnandosi a farne tesoro in vista della discussione comunitaria.
Passando ai temi della ricerca, ritiene di aver già parzialmente risposto alle osservazioni relative ai PRIN. Aggiunge peraltro che la fase di prevalutazione nelle università si è resa necessaria per scremare l’elevato numero di domande rispetto ai limitati fondi a disposizione. In occasione del bando precedente, sono state infatti presentate 5.000 domande a fronte di risorse pari a 100 milioni di euro. Il bando attuale reca una dotazione di 170 milioni, con una previsione di 7-8.000 domande. Considerato che i fondi scadono al termine del 2012, in queste condizioni il Ministero non è in grado di fare una valutazione seria. La preselezione degli atenei si rende pertanto necessaria. Il Ministro è peraltro certo che essa sarà svolta con il massimo rigore, valorizzando i progetti migliori che potranno giungere al finanziamento.
Sul progetto di un Villaggio tecnologico a Genova, sulla collina degli Erzelli, egli reputa che si tratti una grande opportunità che occorre tuttavia governare con prudenza considerato che coinvolge fondi pubblici. Egli ha pertanto posto alla regione Liguria la condizione che il progetto veda l’integrazione dell’università, della ricerca e del mondo imprenditoriale. Solo così è ipotizzabile il finanziamento pubblico. L’università deve peraltro cambiare missione, andando oltre le tradizionali formazione e ricerca, per comprendere anche il trasferimento delle conoscenze, il servizio al territorio, la messa a disposizione di spazi comuni, in un’ottica di anticipazione dell’ingresso nel mondo del lavoro. Occorre altresì che il progetto sia sostenibile e non si traduca in un indebitamento dell’università. Altre condizioni da soddisfare sono un’adeguata viabilità e un forte sostegno alla ricerca, ai fini di stabilire rapporti continuativi fra università e imprese in una logica di partenariato positivo.
Il Ministro si sofferma indi sulle misure da adottare per promuovere una maggiore internazionalizzazione, osservando che la scarsità delle risorse impone di compiere scelte prioritarie a favore di determinati Paesi. Dopo aver riferito che alcuni atenei, come il Politecnico di Milano, si sono impegnati ad offrire quanto prima tutte le lauree magistrali in inglese per attirare un maggior numero di studenti stranieri, illustra nel dettaglio i quattro interventi promossi dal Ministero: il portale unico dell’offerta formativa di tutti gli atenei del Paese, affinché gli utenti abbiano precise informazioni in ordine ai servizi, ai laboratori, alle relazioni internazionali, agli indicatori di prestazione, oltre che all’offerta formativa, delle diverse sedi; il coinvolgimento contestuale delle strutture diplomatiche, del sistema dei ricercatori e degli studenti all’estero e delle aziende in un’ottica integrata volta ad attirare talenti che poi mantengano strette relazioni con il nostro Paese; riconoscimento dei test di ingresso svolti dall’università di Cambridge (Cambridge assessment) quali certificati spendibili in tutti gli atenei; sostegno all’espletamento delle pratiche burocratiche da parte degli studenti stranieri direttamente presso le università.
Sul progetto “Comunità intelligenti”, riferisce che il primo bando riguarderà le Regioni di convergenza nonché ulteriori quattro Regioni (Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise). Il secondo bando sarà invece diretto al Centro-Nord, onde coprire tutto il Paese. Il programma prevede che l’hardware resti nei territori, mentre il software sia eliminato dai server e spostato sulla “nuvola”. Altri progetti sono poi indirizzati ai distretti (cluster), con risorse più importanti per sostenere quelli già esistenti e più contenute per avviarne di nuovi.
Con riferimento alla scuola, il Ministro osserva che l’Amministrazione è ancora a carattere fortemente autorizzativo. Reputa invece preferibile unapolicy di obiettivi e valutazione dei risultati. A tal fine è indispensabile un riordino, che egli ha avviato a partire dalla copertura dei due dipartimenti finora scoperti. Circa le nomine effettuate, sottolinea la profonda esperienza specifica del nuovo capo dipartimento per la scuola, nonché l’elevata competenza del nuovo capo dipartimento per l’università, che proviene da un’esperienza europea di altissimo livello. A seguire, occorrerà ridefinire le direzioni generali, iniziando da quella per la ricerca il cui responsabile ha recentemente assunto l’incarico di segretario generale del Ministero dell’ambiente. In proposito, egli rivolge un ringraziamento al direttore generale uscente per il grande contributo offerto in questi anni e si augura che il nuovo incarico sia di stimolo per proficue sinergie fra i due Dicasteri, ad esempio con riguardo all’ottimizzazione energetica delle strutture edilizie universitarie.
Per quanto riguarda invece l’edilizia scolastica, egli richiama l’attenzione sul finanziamento disposto dal CIPE lo scorso mese di gennaio, pari a 550 milioni, di cui 450 destinati a migliorare la sicurezza degli edifici esistenti e 100 per la costruzione di nuove scuole. Egli riferisce altresì che sono in corso intese con enti come l’INAIL per investimenti nel settore. Si tratta di progetti importanti, su cui non mancherà di riferire al Parlamento in un’ottica di piena collaborazione. Sottolinea altresì l’urgenza di conseguire risparmi energetici anche negli edifici scolastici, realizzando un’attenta valutazione delle condizioni di partenza e di quelle finali. Ritiene quindi che il tema debba essere affrontato in una logica integrata fra sicurezza primaria, adeguamento antisismico e ottimizzazione energetica.
Circa l’accreditamento delle scuole, dà conto di recenti misure introdotte in provvedimenti governativi. Ricorda inoltre che l’analogo processo del percorso universitario è stato strutturato, dalla legge Ruberti, in quattro momenti: valutazione, governance, autonomia gestionale e finanziaria, autonomia di reclutamento. Dopo l’autonomia statutaria, quella finanziaria e quella di reclutamento, il processo sta per completarsi peraltro solo ora, con l’entrata in funzione dell’ANVUR. Occorre dunque avviare un analogo percorso per le scuole, con l’apposizione di adeguate risorse.
Un’altra esigenza fondamentale per la scuola, prosegue il Ministro, è la formazione del personale docente, sia iniziale che permanente. A fronte dei rapidi mutamenti della società, serve infatti che gli educatori siano adeguatamente preparati per affrontare con successo le nuove sfide. In tale ottica, lancia la proposta di un ampio momento di confronto con il mondo della scuola sul modello degli “stati generali” già svolti, che possa essere un’occasione di dialogo e partecipazione importante.
Egli registra poi con rammarico la debolezza dell’istruzione e formazione professionale in Italia, nonostante che in passato sia stata al contrario un elemento di forza del nostro Paese. Occorre dunque non solo migliorare l’orientamento sui suoi contenuti, ma anche ripensarne l’articolazione rafforzando la parte pratica di laboratorio e tirocinio. L’eccessiva licealizzazione ha infatti depauperato il segmento delle sue specificità, a danno sia degli studenti sia del Paese nel suo complesso. Ritiene peraltro che gli istituti tecnici superiori debbano essere autonomi rispetto all’università.
Dà conto infine di un progetto in corso con alcuni assessori comunali a favore delle aree a rischio, che egli si augura si possa trasformare presto in un progetto Paese con policy definite a livello nazionale.

Il PRESIDENTE ringrazia il ministro Profumo per i numerosi e puntuali spunti offerti anche in sede di replica e dichiara conclusa la procedura informativa.

3 febbraio Stellacci e Liberali nuovi Capi Dipartimento MIUR

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, conferisce alla dottoressa Lucrezia STELLACCI l’incarico di Capo di Dipartimento per l’istruzione e al dottor Raffaele LIBERALI l’incarico di Capo di Dipartimento per l’università, l’alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca.

I due nuovi Capi Dipartimento affiancano Giovanni BIONDI, già Capo del Dipartimento per la Programmazione ministeriale e per la gestione ministeriale del Bilancio, delle risorse umane e dell’informazione.

Di seguito il comunicato stampa del MIUR:

Miur, nominati i Capi Dipartimento Istruzione e Università, AFAM e Ricerca

(Roma, 03 febbraio 2012) Il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro Profumo ha nominato stamattina due nuovi Capi Dipartimento del Miur. A dirigere il Dipartimento per l’Istruzione è stata nominata la dott.ssa Lucrezia Stellacci mentre al Dipartimento per l’Università, l’AFAM e per la Ricerca il dott. Raffaele Liberali.

Lucrezia Stellacci, fino ad ora Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico della Puglia ha una lunga esperienza direttiva all’interno dell’amministrazione, dove ha diretto tra gli altri gli uffici regionali di Emilia Romagna, Calabria e Puglia. Raffaele Liberali, fino ad ora direttore per l’Energia presso la Direzione Generale per la Ricerca e l’Innovazione della Commissione Europea, ha invece una consolidata esperienza negli organismi dell’Ue. Il Ministro Profumo, proponendo queste due nomine, ha quindi voluto valorizzare da un lato l’esperienza maturata nei territori a contatto con le diverse problematiche del mondo della scuola, dall’altro portare nell’amministrazione un’esperienza europea, dimensione questa sempre più necessaria nell’attuale fase storica.

3 febbraio DL Semplificazioni in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 3 febbraio, approva in via definitiva il testo del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni e sviluppo.

Di seguito gli articoli riguardanti la Scuola:

Sezione III
Disposizioni per l’istruzione

Art. 50
Attuazione dell’autonomia

1. Allo scopo di consolidare e sviluppare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, potenziandone l’autonomia gestionale secondo criteri di flessibilita’ e valorizzando la responsabilita’ e la professionalita’ del personale della scuola, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, sono adottate, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, nel rispetto dei principi e degli obiettivi di cui all’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, linee guida per conseguire le seguenti finalita’:
a) potenziamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche attraverso l’eventuale ridefinizione nel rispetto della vigente normativa contabile degli aspetti connessi ai trasferimenti delle risorse alle medesime, previo avvio di apposito progetto sperimentale;
b) definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico dell’autonomia, funzionale all’ordinaria attivita’ didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico;
c) costituzione, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, di reti territoriali tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie;
d) definizione di un organico di rete per le finalita’ di cui alla lettera c) nonche’ per l’integrazione degli alunni diversamente abili, la prevenzione dell’abbandono e il contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo, specie per le aree di massima corrispondenza tra poverta’ e dispersione scolastica;
e) costituzione degli organici di cui alle lettere b) e d), nei limiti previsti dall’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni e integrazioni, sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilita’ per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale.
2. Gli organici di cui al comma 1 sono determinati, complessivamente, nel rispetto dell’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, fermo restando quanto previsto dall’articolo 19, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e fatto salvo anche per gli anni 2012 e successivi l’accantonamento in presenza di esternalizzazione dei servizi per i posti ATA.
3. Dall’attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 51
Potenziamento del sistema nazionale di valutazione

1. Nelle more della definizione di un sistema organico e integrato di valutazione delle istituzioni scolastiche, dell’universita’, della ricerca e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, l’INVALSI assicura, oltre allo svolgimento dei compiti di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, e all’articolo 1, comma 613, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il coordinamento funzionale del sistema nazionale di valutazione di cui all’articolo 2, comma 4-undevicies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10. A tale fine, in via sperimentale, l’Invalsi si avvale dell’Agenzia per la diffusione di tecnologie per l’innovazione. Le Amministrazioni provvedono all’attuazione del presente comma con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le istituzioni scolastiche partecipano, come attivita’ ordinaria d’istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 2007, n. 176.

Art. 52
Misure di semplificazione e promozione dell’istruzione tecnico-professionale e degli istituti tecnici superiori – ITS

1. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, adottato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono adottate linee guida per conseguire i seguenti obiettivi:
a) realizzare un’offerta coordinata, a livello territoriale, tra i percorsi degli istituti tecnici, degli istituti professionali e di quelli di istruzione e formazione professionale di competenza delle regioni;
b) favorire la costituzione dei poli tecnico-professionali di cui all’articolo 13 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40;
c) promuovere la realizzazione di percorsi in apprendistato, anche per il rientro in formazione dei giovani.
2. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, adottato d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definite linee guida per:
a) realizzare un’offerta coordinata di percorsi degli istituti tecnici superiori (ITS) in ambito nazionale, in modo da valorizzare la collaborazione multiregionale e facilitare l’integrazione delle risorse disponibili con la costituzione di non piu’ di un istituto tecnico superiore in ogni regione per la medesima area tecnologica;
b) semplificare gli organi di indirizzo, gestione e partecipazione previsti dagli statuti delle fondazioni ITS.
3. Le Amministrazioni provvedono all’attuazione del presente articolo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 53
Modernizzazione del patrimonio immobiliare scolastico e riduzione dei consumi e miglioramento dell’efficienza degli usi finali di energia

1. Al fine di garantire su tutto il territorio nazionale l’ammodernamento e la razionalizzazione del patrimonio immobiliare scolastico, anche in modo da conseguire una riduzione strutturale delle spese correnti di funzionamento, il CIPE, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approva un Piano nazionale di edilizia scolastica. La proposta di Piano e’ trasmessa alla Conferenza unificata entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e il Piano e’ approvato entro i successivi 60 giorni.
2. Il Piano di cui al comma 1 ha ad oggetto la realizzazione di interventi di ammodernamento e recupero del patrimonio scolastico esistente, anche ai fini della messa in sicurezza degli edifici, e di costruzione e completamento di nuovi edifici scolastici, da realizzare, in un’ottica di razionalizzazione e contenimento delle spese correnti di funzionamento, nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti, favorendo il coinvolgimento di capitali pubblici e privati anche attraverso i seguenti interventi:
a) la ricognizione del patrimonio immobiliare pubblico, costituito da aree ed edifici non piu’ utilizzati, che possano essere destinati alla realizzazione degli interventi previsti dal presente articolo, sulla base di accordi tra il Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, l’Agenzia del demanio, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero della difesa in caso di aree ed edifici non piu’ utilizzati a fini militari, le regioni e gli enti locali;
b) la costituzione di uno o piu’ fondi immobiliari destinati alla valorizzazione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare scolastico ovvero alla promozione di strumenti finanziari immobiliari innovativi, articolati anche in un sistema integrato nazionale e locale, per l’acquisizione e la realizzazione di immobili per l’edilizia scolastica;
c) la messa a disposizione di beni immobili di proprieta’ pubblica a uso scolastico suscettibili di valorizzazione e dismissione in favore di soggetti pubblici o privati, mediante permuta, anche parziale, con immobili gia’ esistenti o da edificare e da destinare a nuove scuole;
d) le modalita’ di compartecipazione facoltativa degli enti locali.
3. In coerenza con le indicazioni contenute nel Piano, il Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare promuovono, congiuntamente la stipulazione di appositi accordi di programma, approvati con decreto dei medesimi Ministri, al fine di concentrare gli interventi sulle esigenze dei singoli contesti territoriali e sviluppare utili sinergie, promuovendo e valorizzando la partecipazione di soggetti pubblici e privati.
4. Nella delibera CIPE di cui al comma 1 sono inoltre disciplinate le modalita’ e i termini per la verifica periodica delle fasi di realizzazione del Piano, in base al cronoprogramma approvato e alle esigenze finanziarie, potendosi conseguentemente disporre, in caso di scostamenti, la diversa allocazione delle risorse finanziarie pubbliche verso modalita’ di attuazione piu’ efficienti.
5. Nelle more della definizione e approvazione del Piano, al fine di assicurare il tempestivo avvio di interventi prioritari e immediatamente realizzabili di edilizia scolastica coerenti con gli obiettivi di cui ai commi 1 e 2:
a) il CIPE, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, approva un Piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici, anche favorendo interventi diretti al risparmio energetico e all’eliminazione delle locazioni a carattere oneroso, nell’ambito delle risorse assegnate al Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca dall’articolo 33, comma 8, della legge 12 novembre 2011, n. 183, pari a cento milioni di euro per l’anno 2012.
b) le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 626, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, si applicano anche nel triennio 2012/2014, con estensione dell’ambito di applicazione alle scuole primarie e dell’infanzia, subordinatamente al rispetto dei saldi strutturali di finanza pubblica.
6. Al fine di semplificare le procedure relative alle operazioni di cui al presente articolo, il vincolo di destinazione a uso scolastico e’ acquisito automaticamente per i nuovi edifici con il collaudo dell’opera e cessa per gli edifici scolastici oggetto di permuta con l’effettivo trasferimento delle attivita’ scolastiche presso la nuova sede;
7. Al fine di adeguare la normativa tecnica vigente agli standard europei e alle piu’ moderne concezioni di realizzazione e impiego degli edifici scolastici, perseguendo altresi’, ove possibile, soluzioni protese al contenimento dei costi, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono adottate le norme tecniche-quadro, contenenti gli indici minimi e massimi di funzionalita’ urbanistica, edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e risparmio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili, e didattica indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale.
8. All’attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
9. Gli enti proprietari di edifici adibiti a istituzioni scolastiche, le universita’ e gli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, adottano entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, misure di gestione, conduzione e manutenzione degli immobili finalizzate al contenimento dei consumi di energia e alla migliore efficienza degli usi finali della stessa, anche attraverso il ricorso, in deroga all’articolo 12 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, ai contratti di servizio energia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 e al decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, secondo le linee guida predisposte dal Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 27 gennaio, esamina un Decreto-Legge relativo a Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni e sviluppo.

Su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e semplificazione, Filippo Patroni Griffi, del Ministro per lo sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera, e del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, il Consiglio ha esaminato e approvato un decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo.

E’ la terza iniziativa di spessore in due mesi” – ha dichiarato il Presidente del Consiglio Mario Monti – “per dare all’Italia un’economia più produttiva e competitiva e dunque più forte, liberando il suo potenziale di crescita e di occupazione. Questo pacchetto di misure intende modernizzare i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, puntando sull’agenda digitale e l’innovazione. I cittadini in particolare avranno grandi benefici dalla semplificazione della burocrazia. Il provvedimento dimostra, ancora una volta, l’impegno dell’Italia nelle riforme, in linea con le raccomandazioni dalla Commissione Europea e di altre istituzioni autorevoli, semplificando la burocrazia amministrativa, compreso l’uso delle nuove tecnologie per stimolare la produttività e la crescita”.

Con l’entrata a regime delle disposizioni del provvedimento verranno eliminate dall’ordinamento un numero consistente di leggi che non si giustificano più in un’economia moderna, chiamata a crescere e a creare occupazione.

Le misure del decreto riguardano i cittadini, le imprese e le pubbliche amministrazioni.

Le misure di semplificazione per i cittadini si propongono di migliorare la qualità dei rapporti che ciascuno di noi ha quotidianamente con le strutture pubbliche. Non più, dunque, lunghi tempi di attesa per ottenere un documento, moduli amministrativi complicati e uffici pubblici inaccessibili.

Sarà possibile ottenere attraverso il web con pochi e semplici passaggi :

• il cambio di residenza;

• l’iscrizione nelle liste elettorali;

• i certificati anagrafici o il rinnovo dei documenti di identità

• partecipazione ai concorsi pubblici

Le persone affette da disabilità potranno usare il verbale di accertamento dell’invalidità (anziché le attuali attestazioni medico-legali) per ottenere i contrassegni per parcheggiare nel centro storico. Godranno inoltre dell’esenzione dal bollo e di un regime agevolato di IVA.

Viene previsto anche un nuovo programma di sperimentazione della social card nei Comuni con più di 250mila abitanti. Il programma è finalizzato alla eventuale estensione come strumento di contrasto alla povertà. Con questa finalità, dovrà coinvolgere attivamente soggetti pubblici e non-profit e favorire l’inclusione attiva dei beneficiari.

Particolarmente importanti, sia per le imprese che per i cittadini, in particolare i giovani, le misure riguardanti l’università. Con l’approvazione del decreto-legge si introduce il Portale unico delle università: la verbalizzazione e la registrazione degli esiti degli esami di profitto e di laurea sostenuti dagli studenti universitari si effettuerà esclusivamente per via telematica.

Grande spessore è dato all’agenda digitale. Quest’ultima è stata finora uno dei punti deboli delle politiche di governo. “Semplifica Italia” la rende obiettivo prioritario. Le misure del provvedimento intendono aumentare l’efficienza dell’azione amministrativa, potenziare gli strumenti informatici di negoziazione, alleggerire le procedure di contrattazione per il mercato elettronico della pubblica amministrazione e incrementare la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici.

L’agenda digitale consta di quattro punti fondamentali:

– Primo, la costituzione di una cabina di regia per lo sviluppo della banda larga e ultra-larga. Ancora oggi, il 5,6 % della popolazione, pari a 3,5 milioni di italiani si trovano in condizione di “divario digitale” e più di 3000 località soffrono un “deficit infrastrutturale” che rende più complessa la vita dei cittadini.

– Secondo, apertura all’ingresso dell’open data, ossia la diffusione in rete dei dati in possesso delle amministrazioni, nell’ottica della totale trasparenza.

– Terzo, utilizzo del cloud, ovvero la dematerializzazione e condivisione dei dati tra le pubbliche amministrazioni.

– Quarto, gli incentivi alle smart communities, gli spazi virtuali in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e, soprattutto, stimolare soluzioni condivise.

Semplificazione per le imprese vuol dire anzitutto crescita. Ci sono agevolazioni per chi intende avviare un’attività imprenditoriale. Si riduce radicalmente il numero di controlli e verifiche per costituire un’impresa. Quelli che, invece, sono già titolari di un’attività imprenditoriale potranno acquisire tutte le informazioni utili per la loro attività accedendo alle nuove banche dati consultabili attraverso i siti degli sportelli unici comunali.

Una parte consistente delle semplificazioni a favore delle imprese riguarda gli appalti pubblici. Oggi, in media, la stessa impresa presenta 27 volte la stessa documentazione. Con “Semplifica” Italia tutti i documenti contenenti i requisiti di carattere generale, tecnico-organizzativi ed economico-finanziario delle aziende vengono acquisiti, e gestiti, dalla Banca dati nazionale dei contratti pubblici. In questo modo, si risparmia due volte. Le amministrazioni avranno la possibilità di consultare rapidamente il fascicolo elettronico di ciascuna impresa ed effettuare i controlli necessari, con un risparmio stimato di circa 1,3 miliardi l’anno. Le piccole e medie imprese risparmieranno sui costi vivi della gestione amministrativa. Il risparmio, per loro, è stimato in oltre 140 milioni di Euro all’anno.

Per le pubbliche amministrazioni, l’obiettivo principale è quello di accelerare i tempi medi di conclusione dei procedimenti amministrativi. Per farlo, si introducono due strumenti:

1) Il primo interessa i manager pubblici. I ritardi e gli inadempimenti incideranno direttamente sulla valutazione della performance individuale dei dirigenti (oltre che sulla responsabilità disciplinare e contabile dei funzionari).

2) Con il secondo strumento si affida ai fruitori dei servizi pubblici – i cittadini e le imprese – il ruolo di “controllori” del buon operato delle amministrazioni. Chiunque, a fronte di un ritardo ingiustificato, potrà rivolgersi a un dirigente diverso da quello responsabile dell’inadempimento. Quest’ultimo avrà il compito di portare a conclusione il procedimento nel minor tempo possibile

Il Governo è consapevole del fatto che la riduzione degli oneri burocratici non può essere realizzata efficacemente in tempi brevi. “Semplifica” Italia lavora sul lungo periodo. Per questo motivo si crea un nuovo sistema di monitoraggio: tutte le amministrazioni dovranno inviare ogni anno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una relazione dettagliata sulle semplificazioni introdotte e sul rispetto dei tempi per i procedimenti. La valutazione negativa da parte del Governo – svolta con la partecipazione delle associazioni di imprenditori e consumatori – determina il taglio automatico degli oneri aggiuntivi per l’amministrazione.

Di seguito, in sintesi, i principali punti del provvedimento, suddivisi per tipologia.

SEMPLIFICAZIONI PER I CITTADINI

1. CAMBI DI RESIDENZA IN TEMPO REALE – Le disposizioni hanno il duplice obiettivo di consentire l’effettuazione del cambio di residenza con modalità telematica e di produrre immediatamente, al momento della dichiarazione, gli effetti giuridici del cambio di residenza in modo da evitare i gravi disagi e gli inconvenienti determinati dalla lunghezza degli attuali tempi di attesa. I cambi di residenza tra Comuni diversi sono circa 1.400.000 all’anno (dati Istat).

2. PROCEDURE ANAGRAFICHE E DI STATO CIVILE PIU’ VELOCI – Oltre 7 milioni di comunicazioni verranno effettuate esclusivamente in via telematica. I cittadini avranno tempi più rapidi nella trascrizione degli atti di stato civile, essenziale a fronte dei fondamentali eventi della vita (nascita, matrimonio e morte), nella cancellazione e iscrizione alle liste elettorali e nei cambi di residenza. Inoltre, con la medesima modalità sono previste le comunicazioni tra Comuni e Questure relative ai cartellini delle carte d’identità e alle iscrizioni, cancellazioni e variazioni anagrafiche degli stranieri. Le comunicazioni telematiche consentiranno un risparmio per le amministrazioni quantificabile in almeno 10 milioni di euro all’anno (tenendo conto solo delle spese di spedizione).

3. DOCUMENTI DI RICONOSCIMENTO SCADRANNO NEL GIORNO DEL COMPLEANNO – la norma intende evitare gli inconvenienti che derivano spesso dal non avvedersi della scadenza.

4. TEMPI PIÙ BREVI PER IL RINNOVO DELLE PATENTI DI GUIDA DEGLI ULTRAOTTANTENNI –Sarà più semplice e veloce, per i guidatori ultraottantenni, rinnovare la patente. Il rinnovo, di durata biennale, potrà essere effettuato direttamente presso un medico monocratico e non più presso una commissione medica locale.

5. BOLLINO BLU – Il “bollino blu”, che oggi deve essere rinnovato annualmente, sarà contestuale alla revisione dell’auto che avviene la prima volta dopo quattro anni e poi con cadenza biennale, con evidenti risparmi di tempo e denaro.

6. PERSONE CON DISABILITÀ – Verranno eliminate inutili duplicazioni di documenti e di adempimenti nelle certificazioni sanitarie a favore delle persone con disabilità. Il verbale di accertamento dell’invalidità potrà sostituire le attestazioni medico legali richieste, ad esempio, per il rilascio del contrassegno per parcheggio e di accesso al centro storico, l’IVA agevolata per l’acquisto dell’auto, l’esenzione dal bollo auto e dall’imposta di trascrizione al PRA.

7. ASTENSIONE ANTICIPATA DAL LAVORO DELLE LAVORATRICI IN GRAVIDANZA – la norma modifica l’articolo 17 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 in materia di interdizione dal lavoro delle lavoratrici in stato di gravidanza prevedendo diverse fattispecie di astensione obbligatoria in presenza di determinate condizioni

8. PRIVACY – eliminato l’obbligo di predisporre e aggiornare il documento programmatico sulla sicurezza (DPS) che, oltre a non essere previsto tra le misure di sicurezza richieste dalla Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, rappresenta un adempimento meramente superfluo. Restano comunque ferme le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente. Il risparmio stimato per le PMI è di circa 313 milioni di euro all’anno.

9. IMPIANTI TERMICI – Si elimina una inutile duplicazione nelle certificazioni di conformità, con un risparmio stimato in oltre 50 milioni all’anno.

10. DISPOSIZIONI DI SEMPLIFICAZIONE IN MATERIA DI AGRICOLTURA E PESCA – fra le altre quelle in tema di fascicolo elettronico dell’impresa agricola e delle imprese di pesca e la semplificazione, rilevante anche ai fini della lotta all’illegalità diffusa nel settore

11. SEMPLIFICAZIONE NELLE ASSUNZIONI DI LAVORATORI EXTRA UE – la norma riduce gli oneri amministrativi connessi alla stipula del contratto di soggiorno per lavoro subordinato per lavoratori stranieri extra comunitari.

12. SEMPLIFICAZIONE ALL’ACCESSO ALLA PROFESSIONE DI AUTOTRASPORTATORE – viene semplificato l’accesso alla professione di autotrasportatore, esentando dall’obbligo dell’esame di idoneità professionale chi ha superato un corso di istruzione secondaria o chi ha diretto in maniera continuativa, per almeno dieci anni, un’impresa del settore.

SEMPLIFICAZIONI PER IMPRESE, INFRASTRUTTURE, TRASPORTI

1. ADEMPIMENTI PIÙ CELERI DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – La nuova norma prevede l’obbligo della trasmissione alla Corte dei Conti delle sentenze che accertano l’inadempimento dell’amministrazione all’obbligo di attuare un determinato provvedimento. All’interno di ogni amministrazione viene inoltre prevista una figura di vertice a cui saranno attribuite funzioni sostitutive per la conclusione dei procedimenti, nel caso di inerzia da parte dell’amministrazione stessa.

2. BANCA DATI NAZIONALE DEI CONTRATTI PUBBLICI E AFFIDAMENTO SERVIZI FINANZIARI – Con la nuova normativa, la verifica dei requisiti di ordine generale e speciale richiesti per la partecipazione alle gare di affidamento dei contratti pubblici avverrà attraverso la Banca dati nazionale dei contratti pubblici, istituita presso l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. In questo modo saranno fortemente semplificate le procedure di verifica.

3. MODIFICHE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE RIGUARDANTI GLI IMPIANTI PRODUTTIVI – La norma prevede che, dopo un periodo di sperimentazione volontaria in determinate aree del territorio, le procedure amministrative che oggi fanno capo agli sportelli unici per le attività produttive siano radicalmente semplificate tramite decreti del governo. Tutti gli adempimenti dovranno dunque essere aboliti oppure unificati in una procedura unica, rapida e soprattutto semplice, facendo ampio ricorso ad una nuova Conferenza di servizi telematica ed obbligatoria. Grazie ai nuovi strumenti telematici ed alla sinergia fra pubblico e privato le imprese saranno, inoltre, messe in grado di conoscere in modo trasparente gli adempimenti e le opportunità, anche economiche e finanziarie, connesse alle proprie scelte. La norma, proposta dal Ministero dello sviluppo economico e dalla Funzione pubblica e già condivisa dall’Anci e da molte Regioni e associazioni imprenditoriali, mira a creare un clima favorevole alla nascita e allo sviluppo delle iniziative imprenditoriali sul territorio, in un nuovo clima di “amministrazione amica” e di leale cooperazione fra tutti i soggetti coinvolti a livello centrale, regionale e comunale.

4. MODIFICHE DEL TESTO UNICO DELLE LEGGI DI PUBBLICA SICUREZZA E SEMPLIFICAZIONI DEI CONTROLLI – I controlli della pubblica autorità diventano più efficaci e le procedure meno farraginose. Con le modifiche apportate al Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, inoltre, molti controlli sulle imprese diventano successivi e non preventivi rispetto all’inizio delle attività. In questo modo sarà possibile avviare subito l’operatività dell’impresa, sapendo che i necessari controlli di legge saranno effettuati ex post, secondo una tempistica e scadenze congrue. Il governo emanerà appositi regolamenti di delegificazione per far sì che tutti i controlli siano ispirati a criteri di semplicità e proporzionalità. Ogni amministrazione sarà obbligata a pubblicare sul proprio sito (così come su www.impresainungiorno.gov.it) la lista dei controlli a cui è assoggettata ogni tipologia di impresa.

5. AUTORIZZAZIONE UNICA IN MATERIA AMBIENTALE PER LE PMI – Viene introdotta un’unica autorizzazione in materia ambientale, così da concentrare in un solo titolo abilitativo tutti gli adempimenti – al momento di competenza di diverse amministrazioni – cui sono sottoposte oggi le Pmi. L’autorizzazione sarà rilasciata dunque da un unico soggetto attuatore, riducendo di molto le tempistiche e gli oneri che attualmente gravano sulle imprese.

6. PROCEDURE PIÙ SNELLE PER LE IMPRESE AGRICOLE – Per garantire una sempre più ampia liberalizzazione delle attività imprenditoriali, la nuova norma semplifica gli adempimenti amministrativi necessari per l’esercizio dell’attività di vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli in forma itinerante. In particolare, l’imprenditore agricolo potrà iniziare l’attività contestualmente all’invio della comunicazione.

7. IMPRESE DI PANIFICAZIONE APERTE NEI GIORNI FESTIVI – Niente più vincoli per le chiusure domenicali e festive per le aziende di panificazione, in modo da consentire loro di rifornire le altre imprese ed esercizi commerciali che già beneficiano di questo tipo di apertura.

8. CIRCOLAZIONE DEI MEZZI PESANTI E TARATURA DEL TACHIGRAFO – i Divieti di circolazione per i mezzi pesanti potranno riguardare, oltre che le giornate festivi, anche ulteriori giorni individuati contemperati con le esigenze di sicurezza e traffico stradale e gli effetti che tali divieti possono avere sul sistema economico-produttivo nel suo complesso. Inoltre, la taratura del tachigrafo sui veicoli adibiti al trasporto su strada passa da uno a due anni, in linea con gli altri Paesi europei.

8. SCIA – Il Governo, entro il 2012, individuerà in modo tassativo le autorizzazioni da mantenere, le attività sottoposte alla segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA) , quelle per cui basta una semplice comunicazione e le attività del tutto libere; verranno di conseguenza abrogate tutte le disposizioni incompatibili assicurando chiarezza e certezza alle imprese. Inoltre saranno attivati, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa per le imprese, in ambiti territoriali delimitati e a partecipazione volontaria.

9. UNA SOLA AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE: oggi le PMI sono tenute a una serie di adempimenti di competenza di diverse amministrazioni (scarichi, emissioni, rifiuti, ecc.) che generano oneri e costi sproporzionati. E’ stato valutato che l’onere burocratico per le imprese supera oggi 1,3 miliardi di euro all’anno.

10. ELIMINAZIONE DI AUTORIZZAZIONI OBSOLETE e adempimenti più leggeri con le modifiche al TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).

11. COORDINAMENTO E RAZIONALIZZAZIONE DEI CONTROLLI SULLE IMPRESE – in modo da garantire semplicità, efficienza e proporzionalità al rischio: il Governo dovrà provvedere attraverso appositi regolamenti di semplificazione.

12. DELIBERE CIPE PIÙ SNELLE E VELOCI – Via libera a modalità più snelle per l’adozione delle delibere Cipe in modo da semplificarne il funzionamento e ridurre i tempi di attuazione in linea con quanto già disposto dal decreto “Salva Italia” per quanto riguarda i progetti di opere pubbliche.

SEMPLIFICAZIONI PER LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

1. POTERE SOSTITUTIVO – Si prevede che, qualora l’amministrazione non rispetti i tempi di conclusione delle pratiche, cittadini e imprese potranno rivolgersi ad un altro dirigente – preventivamente individuato dal vertice dell’amministrazione – che avrà il compito di provvedere in tempi brevi. Se il funzionario non rispetta i tempi di conclusione delle pratiche, rischia sanzioni disciplinari e contabili.

2. REGULATORY BUDGET: viene introdotto l’obbligo, per le amministrazioni statali, di trasmettere annualmente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una relazione sul bilancio complessivo degli oneri amministrativi, a carico di cittadini e imprese, introdotti e eliminati con gli atti normativi approvati nel corso dell’anno precedente.

Si prevede, inoltre, che il Dipartimento della Funzione pubblica predisponga una relazione complessiva, contenente il bilancio annuale degli oneri amministrativi introdotti ed eliminati, con evidenziato il risultato riferito a ciascuna amministrazione. Il Dipartimento della Funzione pubblica ha stimato in oltre 23 miliardi di euro all’anno gli oneri amministrativi relativi ad 81 procedure particolarmente rilevanti per le imprese, selezionate con la collaborazione delle associazioni imprenditoriali. Gli effetti della norma consentiranno di tagliare i costi della burocrazia per le imprese e disboscare la giungla delle procedure.

3. SCAMBIO DATI TRA AMMINISTRAZIONI IN MATERIA DI SERVIZI SOCIALI – la norma prevede che gli enti erogatori di interventi e servizi sociali inviino unitariamente all’INPS le informazioni sui beneficiari e sulle prestazioni concesse, raccordando i flussi informativi. Lo scambio di dati avviene telematicamente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e nel rispetto del Codice in materia di protezione dei dati personali.

SEMPLIFICAZIONI PER LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

(UNIVERSITA’ E RICERCA)

Di seguito si indicano i principali provvedimenti di semplificazione relativi al sistema universitario e scolastico. Ad esempio il PORTALE UNICO. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca cura la costituzione e l’aggiornamento di un portale unico, consultabile almeno in italiano e in inglese, per il reperimento di ogni dato utile per la scelta da parte degli studenti. Dall’anno accademico 2013-2014, la verbalizzazione e la registrazione degli esiti degli esami di profitto e di laurea sostenuti dagli studenti universitari avvengono esclusivamente con modalità informatiche. Ci sono inoltre le Misure di semplificazione in materia di ricerca universitaria e di istruzione tecnico-professionale; il potenziamento del sistema nazionale di valutazione: vengono poste le basi per una valutazione “al servizio delle scuole”, adottando quello spirito non giudicante che l’INVALSI ha costruito in questi ultimi anni. Infine, sono previste misure di semplificazione che riguardano l’attribuzione di grant comunitari o internazionali.

AGENDA DIGITALE

Il provvedimento dà ufficialmente il via all’agenda digitale per l’Italia, definendo una “road map” per raggiungere gli obiettivi posti dall’Agenda digitale comunitaria dell’agosto 2010 (COM (2010) 245 f/2. A tal fine è prevista l’istituzione di una cabina di regia per l’attuazione dell’agenda, con il compito di coordinare l’azione dei vari attori istituzionali coinvolti (Governo, Regioni, Enti locali, Authority).

Una parte consistente dei provvedimenti già elencati in precedenza si legano all’innovazione digitale. L’elenco che segue si limita a riepilogare i punti chiave dell’agenda digitale:

1. BANDA LARGA E ULTRA-LARGA – la realizzazione della banda larga e ultra-larga. Quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di “divario digitale” e più di 3000 centri abitati soffrono un “deficit infrastrutturale” che rende più complessa la vita dei cittadini. Le nuove misure intendono abbattere questi limiti e allineare il Paese agli standard europei.

2. OPENDATA – i dati in possesso delle istituzioni pubbliche – le università ad esempio – vengono condivisi attraverso la rete, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini.

3. CLOUD – i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, de-materializzati, sono condivisi tra le pubbliche amministrazioni.

4. SMART COMMUNITIES – si avvia la creazione di spazi virtuali sul web in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con le pubbliche amministrazioni.