SECONDA LETTERA APERTA ALL’ON. MINISTRO DEL MIUR, PROF. FRANCESCO PROFUMO da parte dell’ex ispettore tecnico Umberto Tenuta
“…Non lasciate mai che i bambini falliscano;
Fateli riuscire…rendeteli fieri delle loro opere.
Li condurrete così in capo al mondo.”
C. Freinet
ALL’ON. MINISTRO DEL MIUR
PROF. FRANCESCO PROFUMO
VIALE TRASTEVERE, 76 a
00153 ROMA
Oggetto: RIFORMA DELLA SCUOLA, PON E TECNOLOGIE EDUCATIVE
La riforma della scuola, alla quale facevo riferimento nella mia prima lettera aperta, riguardava anche l’aggiornamento del personale della scuola come strumento essenziale del suo rinnovamento.
A tal fine, vorrei evidenziare che, allo stato attuale, l’unico strumento utilizzato sono i PON, realizzati solo in alcune regioni, che funzionano da tre anni.
Ma, dopo i primi tre anni, ora i PON vengono utilizzati solo per l’acquisto di laboratori informatici e per l’aggiornamento degli alunni.
Rare o inesistenti sono le scuole che li utilizzano per l’aggiornamento dei docenti.
Appare evidente che 30 ore di aggiornamento degli alunni, a fronte di un anno scolastico gestito dai docenti, dei quali l’Amministrazione scolastica non si premura di promuovere l’aggiornamento, seppure con opportune strategie[i], non servono a nulla o addirittura risultano controproducenti, perché mettono in contrasto l’attività didattica dei docenti. normalmente ancora fondata sulla lezione (unità didattiche) e l’esperienza dei pon, i quali, nei casi migliori o addirittura molto raramente, si avvalgono dei processi di apprendimento (unità di apprendimento).
E, poi, si verifica uno spreco di denaro pubblico, in quanto un PON per aggiornare 20 docenti ha l’effetto di aggiornare l’attività di apprendimento di 500 alunni, a fronte del 25 dei singoli Pon.
Inoltre, occorre tenere presente come i PON vengono gestiti. Di solito, si chiamano i docenti disciplinari della scuola secondaria, che non hanno alcuna competenza metodologico-didattica per insegnare agli alunni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.
Si rimane ancora alla riforma Gentile, che Mario Casotti, grande pedagogista, criticava con l’affermazione: “Per insegnare il latino a Giovannino occorre conoscere il latino (Gentile) ed anche Giovannino”, cioè conoscere le scienze tutte della formazione.
Di solito, nei pon per la scuola primaria vengono chiamati i docenti disciplinari della scuola secondaria che conoscono l’Italiano, la Matematica, la Storia… ma non la metodologia didattica di cui invece è provveduto il docente della scuola primaria.
Occorrerebbe che nelle tabelle di valutazione degli esperti dei pon si facesse riferimento anche alla preparazione socio-psico-pedagogica e metodologica didattica.
Ma esistono almeno anche altre due questioni che, a mio parere, non vanno sottovalutate.
Innanzitutto, per gestire un buon PON, si dovrebbe avere la possibilità di scegliere nel numero più vasto possibile di richieste di esperti.
Questo non si verifica, perché la comunicazione dei bandi avviene solo negli albi delle singole scuole che le emanano oppure attraverso l’invio a tutte le scuole della provincia, che evidentemente nessun esperto può quotidianamente consultare.
La soluzione sarebbe facilissima ed estremamente economica, perché non impegnerebbe i 200/300 e più operatori scolastici delle singole istituzioni scolastiche di ogni provincia.
Basterebbe che i bandi dei PON fossero pubblicati dagli Uffici scolastici provinciali o, meglio, dagli Uffici scolastici regionali.
Si eviterebbe anche un dispendio di risorse umane impegnate nelle centinaia di scuole della provincia a pubblicizzare nei propri albi i bandi trasmessi dalle altre scuole.
Il lavoro verrebbe fatto solo dall’Ufficio scolastico provinciale o regionale oppure, al limite, da una sola scuola della provincia o dell’intera regione, appositamente incaricata e pubblicizzata.
In questo modo si otterrebbero diversi risultati: un enorme risparmio di lavoro del personale scolastico e una pubblicità estremamente più larga, che garantirebbe una scelta tra un maggior numero di esperti e, quindi, una migliore qualità degli esperti utilizzati nei PON.
Ma una domanda viene spontanea: quanto sono interessati i Dirigenti scolastici a scegliere i migliori esperti?
Ci sono poi un terzo ed un quarto problema.
Il terzo problema riguarda il numero dei giorni assegnati per la presentazione delle domande, che si riduce molto spesso a pochi giorni, mentre dovrebbe essere almeno di 30 giorni come nei concorsi o di 15 giorni, in analogia alla vacatio legis.
Il quarto problema, anch’esso con risvolti economici, riguarda la presentazione cartacea delle domande, in quanto solo alcune scuole accettano quella digitale tramite le email.
Quante raccomandate e quanto ossido di carbonio in meno!
Onorevole Ministro, il sottoscritto (che ha svolto 48 anni di servizio scolastico:11 nella funzione docente, 12 in quella di dirigente e 28 in quella di ispettore tecnico ossia dirigente superiore per i servizi ispettivi, oltre che di coordinatore per 25 anni di tutti i gruppi di lavoro del Provveditorato agli studi di Salerno) ha acquisito una vasta competenza che gli ha consentito di scrivere nove volumi, in pubblicati dalle maggiori case editrici (la scuola editrice di Brescia e la editrice anicia di Roma), nonché centinaia di saggi sulle maggiori riviste a livello nazionale.
Quindi, il sottoscritto una certa competenza dovrebbe averla per dialogare da tecnico della scuola con un Ministro tecnico dell’istruzione, mosso unicamente dalla fiducia che egli nutre nelle possibilità di riforma della scuola, come il leopardiano venditore di almanacchi.
Secondo quesito: le tecnologie educative!
Dovrebbe risultare lapalissiano che i più bei laboratori informatici di una scuola a poco servono, data la limitatezza dei tempi, la scansione delle utilizzazioni e la scarsa disponibilità di software.
La sua precedente collega della pubblica istruzione, ma anche i suoi predecessori tutti, hanno favorito i laboratori centralizzati.
Peraltro, chi l’ha preceduta, abrogando di fatto la più grande riforma che della scuola sia stata mai fatta, cioè quella delle unità di apprendimento della Moratti, ha avuto la grande possibilità di mettere tutte le scuole nella condizione di poter disporre in ogni aula delle lavagne interattive multimediali (LIM), le quali servono solo per continuare a mantenere in vita le medioevali lezioni cattedratiche: siamo ancora a Giovanni Gentile e all’insegnamento (in-signare, imprimere nella mente degli alunni la cui unica virtù dovrebbe consistere rimanendo seduti, con le orecchie tese e gli occhi spalancati!), alla didattica prevalentemente simbolica che dimentica il motto di Confucio:
Se ascolto dimentico
Se vedo ricordo
Se faccio capisco!
Il primo limite dell’insegnamento è che esso non motiva gli alunni, contraddicendo il grande maestro francese, Celestine Freinet che affermava: puoi portare il cavallo alla fonte, fischiare finché vuoi, ma se il cavallo non vuole bere non beve!
Oggi, quasi tutti gli alunni hanno un PC a casa, ma a scuola si ritrovano con un libro cartaceo, e non hanno nemmeno quello digitale, che peraltro non costituirebbe un grosso guadagno!
Purtroppo, non è disponibile il banco a due piazze di berlingueriana memoria!
Con le stesse utilizzate per le LIM si potevano acquistare kit di 12/13 notebook per ogni aula, al posto dei laboratori informatici quasi sempre inutilizzati e delle LIM, con le quali domina sovrana la lezione, fondata quasi esclusivamente sulla voce dei docenti che spesso viene meno, producendo onerosi licenziamenti per causa di sevizio.
In questa situazione, meraviglia che gli alunni, non certamente motivati dallo star seduti per quattro/cinque ore, producano il fenomeno del bullismo che, tra l’altro ha portato a snaturare la funzione degli ispettori tecnici, ai quali si richiede, come primaria competenza, la conoscenza de codice di procedura penale?
Gli studiosi hanno elaborato il Problem solving, il Master learning, il Cooperative learning.
Dove sono?
Anziché valutare i dirigenti scolastici, operazione estremamente difficile e facilmente burocratizzabile, comunque inutile, si aggiornino i dirigenti scolastici, i docenti, gli altri operatori e si crei una scuola che sia vissuta dagli alunni, non come luogo di pena, ma come luogo di gioia, di gioia di crescere, di gioia di sentirsi diventare adulti, di gioia di imparare, come il Goleman[ii] va predicando, anche se purtroppo è ascoltato solo dalle aziende industriali e nelle scuole non è di casa!
Signor Ministro, se proprio una valutazione dei Dirigenti scolastici e anche dei Docenti la si vuole fare, costituisca una Commissione che studi come rilevare oggettivamente, non tanto la preparazione degli alunni[iii], quanto il loro amore per lo studio, che è la cosa più importante, sia per l’apprendimento scolastico che per l’Educazione permanente.
Faccia valutare l’amore degli studenti per le discipline, Signor Ministro tecnico, dal quale molto ci aspettiamo, rispetto ai Suoi precedenti Ministri politici, dei quali, di recente, solo la Moratti aveva realizzato la Riforma delle riforme, quella delle unità di apprendimento, che chi l’ha preceduta si è affrettato ad abrogare di fatto, lo ripeto, con le LIM, sciupando ingenti somme di euro, coi quali si sarebbe potuta dotare ogni aula di una decina di notebook per il lavoro di Problem solving e di Cooperative learning, i soli strumenti efficaci per garantire il successo formativo a tutti gli alunni, ipodotati, normodotati ed iperdotati, come oggi si richiede a livello europeo.
Finisco, quando, giustamente, Signor Ministro si è già seccato delle mie preoccupazioni per le sorti della scuola, che purtroppo continuo ad amare, come il primo giorno, il lontano primo ottobre del 1953, ricordando il quale, purtroppo prendo atto che in più di mezzo secolo nulla nella scuola è cambiato!
[i] In merito cfr.: Aggiornamento dei docenti in rete di Umberto Tenuta, in RIVISTA DIGITALE DELLA DIDATTICA (www.rivistadidattica.com); Starnet: una rete di star─Al di là delle funzioni-obiettivo ─ Nuovi compiti ed articolazioni della funzione docente di Umberto Tenuta, in www.edscuola.it/archivio/didattica/starnet.html
[ii] GOLEMAN D., Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 1997; GOLEMAN D, Lavorare con Intelligenza Emotiva, Rizzoli, Milano, 1999. Goleman D., Lavorare con intelligenza emotiva. Come inventare un nuovo rapporto con il lavoro, Ed. Rizzoli, Milano, 2000.
[iii] Ma finiamola di chiamarli alunni o, peggio, scolari ed utilizziamo il termine studente, da studium che in latino significa anche “passione, desiderio, impulso interiore“. Al riguardo, scrive F. Ferrarotti che <<La scuola non sembra in grado di stimolare e far scoprire ai giovani la gioia della lettura, e di riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura>> (Presentazione: FERRAROTTI F., Leggere, leggersi, Donzelli, Roma, 1998).
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