Istruzione Professionale ed Orientamento Post Secondario
di Carlo De Nitti[1]
“[…] è il memento di un artigiano che ha sempre amato meditare sul proprio compito quotidiano, il taccuino di un operaio che, pur avendo a lungo maneggiato tesa e livello, non si crede, per ciò, un matematico”
MARC BLOCH, Apologie de l’histoire ou métier d’historien
1. PREMESSA
Le parole di Marc Bloch[2], che fanno da esergo a questo testo – apparentemente eccentriche rispetto al titolo del medesimo – stanno a dire il senso e la legittimità delle pagine che seguono: riflettere, da parte di un ‘pratico’[3] sulle norme in vigore ed applicarle correttamente al fine di creare le migliori condizioni perché possano essere implementate le buone pratiche ed innovata in modo né sporadico né estemporaneo né eclettico la didattica, curriculare e non, curvandola sempre meglio sui bisogni, presenti e potenziali, di istruzione e di formazione dei discenti[4], dall’infanzia all’adultità.
2. ISTRUZIONE SECONDARIA ED ORIENTAMENTO PROFESSIONALE
Il processo riformatore in atto nell’istruzione secondaria di secondo grado – liceale, tecnica e professionale – dovrebbe aver mandato in archivio, una volta per tutte, l’annoso pre-giudizio (sebbene molto duro a morire) secondo il quale i ragazzi e le ragazze che, dopo aver concluso il primo ciclo di istruzione, superando il relativo Esame di Stato, scelgono di iscriversi ad un istituto professionale siano i meno dotati intellettualmente, i meno motivati all’applicazione diuturna ed allo studio costante, insomma, quelli meno ‘predisposti’ all’apprendimento formale.
Il processo riformatore in atto – con il D.P.R. n° 87 del 15.03.2010 (art. 2 c. 1) – ridefinisce l’identità dell’istruzione professionale: “L’identità degli istituti professionali si caratterizza per una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale, che consente agli studenti di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del settore produttivo di riferimento, considerato nella sua dimensione sistemica per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e per l’accesso all’università e all’istruzione e formazione tecnica superiore”.
Ad essa corrisponde una mission importantissima per il presente ed il futuro del Paese: quella di formare studenti che conseguano – come richiamano le Linee Guida per il primo biennio – il Profilo Educativo, Culturale e Professionale (P.E.C.U.P.) definito dal D.Lgs. 17.10.2005, n. 226, allegato A).
Esso consente la crescita educativa, culturale e professionale dei giovani, per trasformare la molteplicità dei saperi in un sapere unitario, dotato di senso, ricco di motivazioni per lo sviluppo dell’autonoma capacità di giudizio finalizzata anche all’esercizio della responsabilità personale e sociale.
In quest’ottica, i percorsi degli istituti professionali si caratterizzano per l’integrazione tra una solida base di istruzione generale e la cultura professionale che consente agli studenti di sviluppare i saperi e le competenze necessari ad assumere ruoli tecnici operativi nei settori produttivi e di servizio di riferimento, considerati nella loro dimensione sistemica.
Nella progettazione dei percorsi da parte dei singoli istituti assumono particolare importanza le metodologie che valorizzano, a fini orientativi e formativi, le esperienze di raccordo tra scuola e mondo del lavoro, quali visite aziendali, stage, tirocini, alternanza scuola lavoro in quanto tali attività permettono di sperimentare una pluralità di soluzioni didattiche per personalizzare l’apprendimento mediante l’inserimento degli studenti in contesti operativi reali del territorio di riferimento..
Le discipline dell’area di indirizzo debbono fondarsi su metodologie laboratoriali che favoriscono l’acquisizione di strumenti concettuali e di procedure funzionali a preparare ad una maggiore interazione con il mondo del lavoro e delle professioni.
L’acquisizione delle competenze chiave di cittadinanza previste a conclusione dell’obbligo di istruzione consentono di arricchire la cultura di base dello studente e di accrescere il suo valore anche in termini di occupabilità.
Nella medesima vision, le Linee guida secondo biennio e ultimo anno postulano che per la progettazione, realizzazione e valutazione dei percorsi di orientamento, le scuole stipulano apposite convenzioni con i soggetti interessati, quali, ad esempio, Università e Istituti Tecnici Superiori, o altre istituzioni, enti, associazioni e imprese, rappresentanze del mondo del lavoro e delle professioni, organizzazioni di volontariato ecc. anche consorziandosi in rete per promuovere azioni congiunte.
Un ruolo cruciale debbono avere i Dipartimenti per assi culturali, i Comitati Tecnico Scientifici, i Collegi dei docenti ed i Consigli di classe nell’organizzazione di attività che mettano in grado lo studente, a conclusione del percorso quinquennale, di:
- acquisire gli strumenti per la ricerca attiva del lavoro o di opportunità formative;
- valutare le proprie capacità, i propri interessi e le proprie aspirazioni (bilancio delle competenze) anche nei confronti del lavoro e di un ruolo professionale specifico;
- riconoscere i cambiamenti intervenuti nel sistema della formazione e del mercato del lavoro;
- sviluppare competenze metodologiche finalizzate alla presa di decisione e all’elaborazione di un piano d’azione per l’inserimento nel mondo del lavoro.
Tali finalità e processi danno subito conto della sfida complessa rappresentata in particolare
dall’azione orientativa in uscita ai percorsi di studio, in quanto essa racchiude forti elementi culturali di cambiamento e deve tener conto delle caratteristiche del territorio e della realtà economica e produttiva. Ciò implica l’unitarietà e l’integrazione tra i diversi interventi orientativi, la circolarità informativa tra il soggetto che deve prendere decisioni e i differenti enti ed istituzioni che hanno specifici compiti di comunicazione e sostegno.
L’art. 2 del decreto 14 gennaio 2008 n. 21 prevede espressamente che gli Istituti d’istruzione secondaria, nell’ambito della propria autonomia, assicurino il raccordo con le Università anche consorziate tra loro, realizzando percorsi di orientamento e di autovalutazione delle competenze, organizzando attività formative idonee alla preparazione iniziale degli studenti che intendano accedere all’alta formazione e coordinando le attività di metadidattica, al fine di rendere più efficace ed efficiente il percorso formativo di formazione post-secondaria.
3. LA CONVENZIONE DI TIROCINIO DI FORMAZIONE SANTARELLA/ POLITECNICO
Nell’implementazione di questa visione, che ambisce a collegare sempre più e sempre meglio la formazione come leva principe della promozione dell’occupabilità, si situa la CONVENZIONE DI TIROCINIO DI FORMAZIONE triennale stipulata tra il più antico Istituto Professionale della città di Bari, l’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato “Luigi Santarella”[5], e la più importante realtà universitaria a carattere scientifico-tecnologico del Meridione quale il Politecnico di Bari.
La Convenzione, di durata triennale e rinnovabile, nel rispetto assoluto e totale della normativa vigente sulla materia di cui si discorre, si ubica nella direzione che il Piano del sud (2011) indica.
Essa è lo strumento giuridico operativo attraverso cui il Politecnico di Bari accoglierà presso le strutture laboratoriali dei Dipartimenti di Elettrotecnica ed Elettronica e di Ingegneria Meccanica e Gestionale studenti dell’I.P.S.I.A. “L. Santarella” iscritti alle classi terze, quarte e quinte dei settori meccanico/termico ed elettrico, dando vita a tirocini formativi, come statuiti dalla legge n. 196 del 1997.
Durante lo svolgimento del tirocinio l’attività di formazione ed orientamento degli studenti sarà seguita e verificata congiuntamente da un docente (classe di concorso 20/A e 35/A) dell’I.P.S.I.A. “L. Santarella” e da un responsabile tecnico, indicato dal Politecnico.
Per ciascun tirocinante verrà predisposto un progetto formativo individualizzato contenente gli obiettivi, le modalità ed i tempi di svolgimento del tirocinio presso i Dipartimenti ed instaurando così un vero e proprio patto formativo tra l’Istituzione scolastica, il discente e la sua famiglia.
Durante lo svolgimento del tirocinio formativo gli studenti, oltre che svolgere le attività previste dal progetto formativo, impareranno a rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro ed a mantenere l’indispensabile riservatezza per quanto attiene alla divulgazione di dati, informazioni o conoscenze, acquisiti durante lo svolgimento del tirocinio.
A conclusione del tirocinio formativo, ai tirocinanti che avranno adempiuto a tutti gli obblighi l’I.P.S.I.A. “L. Santarella” ed il Politecnico rilasceranno congiuntamente un attestato valido a tutti gli effetti di legge in cui saranno certificate le attività svolte e le competenze implementate.
E’ auspicio del “Santarella” che i discenti coinvolti possano utilizzare le conoscenze e le competenze acquisite per partire in pool position nella preparazione di esami ammissione ai corsi del Politecnico medesimo o di Istituti di Formazione Tecnica Superiore – ove sia questo il loro desiderio – oppure nella ricerca di un lavoro qualificato ed in linea con gli studi compiuti – se ciò sia nei loro intendimenti.
4. LA CONVENZIONE DI TIROCINIO SANTARELLA/CENTRO TERRITORIALE PER L’IMPIEGO
Nella medesima prospettiva del miglioramento della propria offerta formativa al fine di promuovere l’occupabilità, l’I.P.S.I.A. “L. Santarella” è sede in cui è possibile da parte di giovani ambosessi svolgere stages formativi, giusta la Convenzione di tirocinio di orientamento siglata con il Centro Territoriale per l’Impiego di Bari.
Essa persegue come obiettivo prioritario quello di coinvolgere giovani meridionali che risultano essere contemporaneamente al di fuori del sistema formativo e contemporaneamente del mondo del lavoro: essi sono quelli a maggior rischio di esclusione e la cui occupabilità decade velocemente al persistere della condizione. La fascia di età c:he va dai 15 ai 29 anni rappresenta un bacino nel quale si riversano i drop out della scuola, senza che per questi siano più previste azioni specifiche di recupero e integrazione sociale (formativa e lavorativa), se non quelle genericamente rivolte alla popolazione adulta.
Questa seconda Convenzione consente, da un lato di rendere meno autoreferenziale l’istituzione scolastica rispetto al proprio contesto territoriale di riferimento – di quartiere e cittadino -, dall’altro, di costruire un percorso/ponte per accompagnare i propri ex alunni verso la prima occupazione ed anche oltre.
In questo senso, la duplice ’iniziativa del “Santarella” si situa all’interno di quanto statuiti dal recente “Piano per il Sud” dove si ipotizzano percorsi formativi mirati per i giovani “né-né”, quelli cioè che né studiano né lavorano che incontrano, di certo, maggiori difficoltà nel passaggio dal mondo della scuola verso il lavoro, massimamente se giovani donne, a causa di gravi difficoltà di ordine culturale e sociale nell’accesso e nella permanenza al lavoro.
Non a caso, il Piano per il Sud enuclea due linee portanti di intervento da parte delle istituzioni pubbliche: il rafforzamento degli interventi per la promozione ed il sostegno delle scuole ed il piano di razionalizzazione e ammodernamento dei plessi scolastici.
La riorganizzazione complessiva degli indirizzi di studio, promossa dalla riforma in atto, ha inteso offrire nuove e più efficaci opportunità per l’inserimento nel mondo del lavoro. La rivisitazione delle qualifiche e dei curricula consentirà, inoltre, di far sì che i profili di uscita degli studenti siano maggiormente aderenti ai bisogni delle aziende e consentano di creare ambienti di apprendimento maggiormente aderenti agli interessi ed ai linguaggi dei giovani nativi digitali.
Una didattica laboratoriale – quale quella messa in campo con la Convenzione Santarella/ Politecnico – orientata verso lo sviluppo delle competenze, più flessibile e “tecnologica” potrà costituire un’efficace risposta alle necessità di una formazione sempre più all’avanguardia ed anche un antidoto alla dispersione scolastica, com’è accaduto negli anni passati in Puglia mediante il progetto “Diritti a scuola”, frutto della sinergia collaborativa tra l’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia,le istituzioni scolastiche e l’Assessorato al Diritto allo studio della Regione Puglia.
I risultati ottenuti dai discenti nelle prove di rilevazione degli apprendimenti messe in atto dall’I.N.Val.S.I. sono stati così strabilianti da fare parlare a livello nazionale di un caso Puglia. Sono essi a rendere fiducioso chi scrive che l’offerta di formazione quantitativamente e qualitativamente la più elevata possibile – quale quella assicurata dai docenti del Politecnico di Bari ai discenti dell’I.P.S.I.A. “Santarella” – sia una strategia, non utopistica né velleitaria, per accompagnare i giovani dai banchi di un istituto professionale all’ingresso qualificato nel mondo del lavoro.
5. TABULA GRATULATORIA
A chi scrive è estremamente gradito rivolgere il proprio deferente pensiero di gratitudine al Capo del Dipartimento per l’Istruzione del M.I.U.R., dott.ssa LUCREZIA STELLACCI, che, da Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, ha accolto con grande favore la Convenzione, approvandola pienamente perché in linea con le direttive tracciate nel Piano per il Sud, disponendo che fosse pubblicata sul sito www.pugliausr.it come una pratica di eccellenza da imitare.
Altresì la proposta di Convenzione non avrebbe potuto superare il limbo delle cosiddette buone intenzioni se non avesse incontrato l’entusiastico favore del Magnifico Rettore del Politecnico di Bari, prof. ing. NICOLA COSTANTINO, e di tutti gli illustri Accademici cui è stata presentata, che hanno consentito a discenti di un istituto di istruzione secondaria di secondo grado di vivere un’esperienza scolastica assolutamente unica e, sia consentito dirlo, innovativa nella didattica: a Loro, il riconoscente ringraziamento dell’I.P.S.I.A. “L. Santarella” e personale di chi scrive.
Un sentito “grazie”, inoltre, a tutti i docenti delle classi di concorso 20/A (Discipline meccaniche e tecnologia) e 35/A (Elettrotecnica) dell’I.P.S.I.A. “L. Santarella” per aver dato corpo all’iniziativa, realizzando un luminoso esempio di didattica laboratoriale ed orientativa, guidando – a mò di novelli Virgilio – i discenti delle classi terze, quarte e quinte di Bari e di Bitetto in un’esperienza scolastica, culturale, professionale ed umana unica, con l’intenzione di operare ancora meglio negli anni a venire in favore degli studenti, l’unica vera ragione sociale di quanto l’I.P.S.I.A. “Luigi Santarella”di Bari progetta, organizza, realizza e verifica.
[1] Dirigente Scolastico dell’I.P.S.I.A. “Luigi Santarella” di Bari.
[2] Marc Bloch (1886-1944), notissimo medievista francese di origine ebraica, fu ucciso il 16 giugno 1944 dalla Gestapo. Apologie de l’histoire ou métier d’historien fu pubblicato postumo (1949) a cura del suo amico Lucien Febvre e tradotto in italiano per i tipi della casa editrice Einaudi (1950) Apologia della storia o mestiere di storico.
[3] Nel senso in cui utilizza questo termine LOREDANA PERLA nel suo volume Didattica dell’implicito, Brescia 2010, La Scuola Editrice.
[4] Il termine discente viene utilizzato, in queste pagine, nel senso letterale della parola, a prescindere dall’età di chi compie l’azione e dalla sua identità di genere.
[5] L‘I.P.S.I.A. “L. Santarella” di Bari attualmente è articolato su quattro indirizzi presenti nelle sue due sedi – centrale a Bari e coordinata a Bitetto, un comune dell’entroterra nella fascia premurgiana – Odontotecnico e Meccanico termico a Bari, Elettrotecnico a Bitetto ed Abbigliamento e moda su entrambe le sedi.
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