La direzione della scuola italiana

La direzione della scuola italiana

di Stefano Stefanel

Penso sia di un qualche interesse cercare di capire qual è la direzione che ha preso la scuola italiana. Dopo una decina d’anni di autonomia, indagini Ocse-Pisa, Invalsi, curricoli, riforme, ecc. ci sono segnali molto consistenti che indicano come la scuola italiana non intenda in alcun modo modificarsi secondo quelli che sono gli indirizzi europei o dell’Ocse. E’ significativo notare come i richiami all’Europa e alle esperienze internazionali siano sempre parziali, strumentali e di parte: i richiami utilizzano parti dei sistema citati per rendere più forti le tesi espresse, senza andare ad approfondire in che modo quello specifico provvedimento gradito si inserisce nel sistema di istruzione citato. L’elemento più eclatante è quello relativo alle retribuzioni dei docenti, che citando quelle basse italiane non mettono mai in relazione il dato numerico della retribuzione con il numero dei docenti (in Italia più alto che altrove) in rapporto agli studenti. Un altro dato interessante è quello relativi alla lotta alla dispersione, che non prevede in alcuna proposta “italiana” di adeguarsi ai sistemi che hanno eliminato le bocciature degli alunni (intese come ripetizione l’anno successivo di quanto fatto nell’anno precedente) o di prevedere l’abolizione del valore legale del titolo di studio (che aprirebbe una reale strada alla personalizzazione).

Di particolare interesse è poi verificare come la richiesta di assunzioni fatta da parte dei sindacati e dei precari “storici”non passi mai per un’analisi del reclutamento che si fa altrove: quelle modalità non interessano perché non hanno alcun rapporto con le graduatorie permanenti, il ruolo nazionale, la professione priva di carriera e di valutazione. Sintomatico è poi l’atteggiamento verso la valutazione del personale anche dirigente, con un accanimento tutto italiano verso i valutatori e i sistemi di valutazione da parte di soggetti che non hanno alcuna competenza in merito (sindacati, docenti, dirigenti, ecc.) e che citano le valutazioni estere senza mai dire che sono realizzate in forma indipendente da soggetti che non intrattengono nessun rapporto con il valutato e che non sottomettono ad alcuna verifica da parte del valutato il loro operato, che poi viene verificato solo dalla parte datoriale (Ministero, Comuni, Enti di ricerca, ecc.) e dall’opinione pubblica.

La scuola italiana non vuole rinunciare ad alcune sue peculiarità, anche se queste vengono unanimemente additate come elementi di freno da parte degli organismi di valutazione nazionali o internazionali. Tutta la vicenda dell’autonomia scolastica italiana ruota attorno al mantenimento di elementi centralisti che collidono col sistema autonomistico, ma che fanno comunque parte della storia nazionale (classi di concorso, valore legale del titolo di studio, graduatorie permanenti, assunzioni da graduatoria e non a chiamata diretta, rigidità degli organici, tempo scuola, ecc.). La preoccupazione che viene spesso manifestata è che il sistema scolastico nazionale vada sempre di più verso situazioni critiche e perda quel ruolo centrale che comunque ha avuto nella storia italiana. Le risposte a questa preoccupazione invece ribadiscono l’attaccamento alle procedure che hanno portato alla crisi.

L’insistenza ad inviare lettere aperte al Ministro Profumo perché spazzi via le “riforme” Gelmini (ordinamenti), Tremonti (organici), Brunetta (organizzazione del lavoro) stanno cedendo il passo alle invettive contro il Ministro accusato di essere in continuità col precedente Governo, quasi a negare la realtà che comunque mai il Ministro Profumo ha dichiarato che avrebbe abrogato provvedimenti emanati dal precedente Governo. Accanto a questa idea, da parte dei sindacati e dei docenti si è fatta strada la convinzione che l’innovazione sia solo quella considerata da loro come tale e che l’espansione della spesa scolastica sia comunque un dato positivo da ripristinare indipendentemente dalla finalità di tale aumento di spesa. Permane poi molto forte il rapporto tra problemi dell’occupazione intellettuale italiana e organici della scuola, argomenti non in diretto rapporto, ma che invece da noi sono correlati.

Come venire a capo da una situazione che sembra sempre più avvitarsi su se stessa? Come coniugare innovazione, allineamento con l’Europa, obiettivi comunitari con prassi italiane che contraddicono tutto questo? Probabilmente l’unico modo è tagliare la questione alla radice, senza cercare aggiustamenti o piccoli passi. Sarebbe insomma necessario decidere se si vuole cercare di rendere omogeneo il sistema scolastico italiano a quelli dell’area Ocse e quindi agire di conseguenza o se si preferisce mantenerlo nella tradizione italiana e a quel punto sganciarlo da qualsiasi sistema di valutazione e di confronto internazionale. Credo che sia necessario in tempi brevi decidere se cercare di rimanere in Europa o uscirne non curandosi più di quello che fanno gli altri. Indico di seguito alcuni elementi del dibattito di questi giorni che mostrano come con metodi ordinari difficilmente si possa andare lontano.

Lotta alla dispersione e organico funzionale

La ventilata e richiesta assunzione di 10.000 precari da destinare all’organico funzionale delle scuole (uno per istituto grossomodo) mostra come l’elemento occupazionale venga fatto precedere rispetto a quello progettuale. E’ possibile che la lotta alla dispersione si possa fare stabilizzando un po’ di precari. Ed è possibile che la lotta alla dispersione si possa fare aggiungendo un insegnante per istituto con compiti “funzionali”. Ma è una possibilità per ora non dimostrata e che soprattutto contraddice quanto fanno gli altri. Le charter school americane, le free school inglesi, l’eliminazione delle classi e delle bocciature in Finlandia, il sistema integrato dei Länder tedeschi, la stessa esperienza trentina, ecc. mostrano come  la dispersione venga combattuta ampliando l’autonomia scolastica, slegando le scuole dai curricoli e dai quadri orari nazionali, collegando il progetto a forme snelle di assunzione del personale, sviluppando un progetto e a questo legando dirigenti, docenti, studenti. Con i curricoli bloccati e i quadri orari decisi a livello normativo e nazionale, con esami di fine ciclo tanto faraonici quanto nozionistici, difficilmente un’immissione di personale nella scuola diminuisce la dispersione. Il dato su cui ragionare è che la dispersione che c’è adesso c’era anche prima dei provvedimenti di taglio dell’organico voluti da Gelmini e Tremonti (anzi la Gelmini ha cercato di occultare i dati che segnalavano una diminuzione del numero dei bocciati).

Le assunzioni lombarde

L’esperimento lombardo di far assumere i docenti con contratto annuale dalle scuole in base a parametri che costituiscono una chiamata diretta e che sono slegati dalle graduatorie permanenti non è altro che il tentativo, fatto ancora una volta da destra, di scardinare il sistema dei Contratti collettivi nazionali. Se la questione fosse solo ideologica potrebbe restare lì dov’è e vinca il più forte (la destra e i cattolici che vogliono forzare il sistema delle assunzioni, la sinistra e i sindacati che vogliono mantenere le garanzie sindacali anche a scapito del servizio). Ma il problema è un po’ più complesso e va al di là di Formigoni e della sua Giunta. La proposta di Formigoni sulle assunzioni da parte delle scuole in base all’adesione del soggetto al Pof e previo procedure dirette di selezione prende spunto dalla gestione municipale delle assunzioni in vigore in tutti i Paesi del Nord Europa. Chi deve assumere il personale? L’assunzione diretta fuori graduatoria è una scelta solo di destra o anche anticostituzionale? Anche qui a decidere se una procedura è costituzionale o meno si mettono in campo soprattutto coloro che non hanno alcun titolo per farlo. Esiste una Corte Costituzionale per questo e se Formigoni e Profumo si accordano per una sperimentazione o la Corte costituzionale dice che è contro la Costituzione o si può fare. Mi pare che su questo Antonio Valentino abbia manifestato dubbi condivisibili (Reclutamento nel segno di Formigoni, in Scuolaoggi.org del 7 febbraio 2012), perché la questione del reclutamento, della regionalizzazione degli organici come vuole la Costituzione (art. 117 modificato dalla legge costituzionale 3/2001) e della dismissione dell’apparato ministeriale non sono questioni di poco conto e non sono questioni ideologiche. Anche qui è necessaria una scelta drastica: o si accetta il confronto sul reclutamento o si mantiene per sempre il sistema delle graduatorie, dei concorsi riservati, delle mille scappatoie per non entrare nella logica degli altri che prevedono meccanismi molto rapidi di assunzione su base locale.

MIUR – Open Data

Il MIUR, in Scuola in Chiaro, apre una nuova sezione nella quale rende disponibile l’insieme delle informazioni, aggiornate con la periodicità delle revisioni istituzionali, su alunni, corpo insegnante, localizzazione georeferenziata e indirizzo delle scuole italiane.

I dati possono essere riutilizzati liberamente secondo i termini della licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 (CC-BY).

Di seguito il comunicato:

Perché rendere disponibili i dati del MIUR
Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca è impegnato a valorizzare il proprio patrimonio informativo condividendo i dati a propria disposizione con i cittadini per favorire la trasparenza amministrativa nella gestione, la partecipazione al miglioramento del sistema scolastico e la nascita di una nuova generazione di servizi per studenti, insegnanti e famiglie.

Come posso utilizzare i dati
I dati scaricabili da questo sito possono essere utilizzati per ogni scopo, personale o commerciale, e senza vincoli, al fine di comprendere meglio il mondo della scuola e creare servizi innovativi. L’aggiornamento è previsto a cadenza periodica e segue specifici eventi amministrativi, quali l’iscrizione degli studenti e la distribuzione dell’organico del personale docente.

Sviluppi futuri
La pubblicazione di questi dataset rappresenta il primo passo di una strategia che ha l’obiettivo di rendere disponibile e riutilizzabile il patrimonio informativo detenuto dagli uffici dell’Istruzione Pubblica nell’ottica di promuovere un modello di “governo aperto”, fondato su un rinnovato rapporto di fiducia e collaborazione tra pubblico e privato. L’evoluzione del progetto include ulteriori interventi volti a replicare lo stesso modello di condivisione su altre basi di dati a disposizione del MIUR e perfezionarne la qualità tecnica.

Informazioni e contatti
Indicazioni, domande e suggerimenti provenienti dai riutilizzatori costituiscono un elemento fondamentale per migliorare il presente progetto del MIUR e costruire un ecosistema informativo utile ed efficace.
Potete inviare domande e richieste all’indirizzo: dati@istruzione.it

Idee e applicazioni
Il processo di riutilizzo è fondamentale per il Ministero che invita tutti coloro che hanno realizzato una soluzione, un servizio, una ricerca con questi dati a comunicarlo a dati@istruzione.it in modo da raccogliere i casi d’uso e offrire loro tutta la visibilità possibile.

Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera

GIORNATA DELL’ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA

(Consiglio dei Ministri, 9 marzo 2012) Il 17 marzo è una data dal forte valore simbolico per l’Italia. È in questa data che centocinquanta anni fa, nel 1861, è stato proclamato il Regno d’Italia. Il 17 marzo rappresenta quindi il punto di arrivo nel percorso dell’unificazione nazionale e, al tempo stesso, il punto di partenza del cammino verso il completamento dell’unificazione del Paese.
Per queste ragioni il Consiglio dei Ministri ha istituito, su proposta del Sottosegretario alla comunicazione e all’editoria, la “Giornata dell’Anniversario dell’Unità d’Italia”, da celebrare il 17 marzo di ogni anno. La nuova solennità civile, che quindi non comporta riduzioni degli orari negli uffici e nelle scuole, rappresenta la sintesi di un anno intenso di celebrazioni ed eventi – quello appena trascorso- durante il quale si è celebrato il Centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, con una vasta partecipazione della società civile e delle Istituzioni. Crea inoltre un’occasione nuova per tenere viva nella società civile e nelle istituzioni la memoria dell’anniversario.
Durante la “Giornata dell’Anniversario dell’Unità d’Italia” è prevista l’organizzazione di iniziative, su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle città e nei luoghi di preminente rilievo per il processo di unificazione e di costituzione dello Stato italiano. Le iniziative comprendono giornate di studio, dibattiti e convegni scientifici, ma anche occasioni ricreative finalizzate a coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini.
Dall’iniziativa non deriveranno nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

17 marzo: una grande emozione comune
Il 17 marzo si celebra la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”. Una grande festa in occasione della ricorrenza del giorno di 152 anni fa in cui è stato proclamato il Regno d’Italia. Il 17 marzo 1861, approdo di un lungo e difficile percorso di unificazione nazionale e allo stesso tempo inizio della nostra Storia comune. La ricorrenza è stata istituita come festività civile, il 23 novembre del 2012 con la legge n. 222, con l’obiettivo di ricordare e promuovere i valori di cittadinanza e riaffermare e consolidare l’identità nazionale attraverso la memoria civica. Per le scuole di ogni ordine e grado – a partire dall’anno scolastico in corso – sono previsti dall’art. 1, percorsi didattici, momenti di riflessione, iniziative e incontri celebrativi. Iniziative che hanno il fine di far conoscere gli eventi e il significato del Risorgimento, nonché di meditare sulle vicende che hanno condotto all’Unità nazionale, alla scelta dell’Inno di Mameli e della bandiera nazionale e all’approvazione della Costituzione, anche alla luce della storia europea. Il comma 2 prevede l’insegnamento dell’Inno di Mameli e dei suoi fondamenti storici e ideali.
La scuola infatti è più di ogni altra istituzione il luogo deputato al consolidamento di radici e principi comuni per la formazione e l’evoluzione dell’unità nazionale. Nell’ambito del proprio ruolo, il Ministro Francesco Profumo ha invitato tutte le istituzioni scolastiche ad organizzare giornate di studio, dibattiti e convegni scientifici. Ma anche occasioni ricreative, aperte alla partecipazione delle famiglie e con l’ambizione di coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini. Tutto questo nel pieno rispetto dell’autonomia didattica e in collaborazione con Enti locali, Associazioni territoriali e Consulte provinciali degli studenti.Alla luce delle esperienze delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, in cui gli alunni con i loro insegnanti sono stati protagonisti assoluti per numero, qualità e creatività di proposte, si invitano le istituzioni scolastiche a inviare (alla casella di posta: celebrazioni.17marzo@istruzione.it) gli eventuali materiali didattici prodotti anche per la ricorrenza del 17 marzo per consentire una condivisione delle esperienze e delle opportunità educative vissute.
I materiali ricevuti saranno pubblicati in questa sezione web del portale del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Un archivio virtuale in cui conservare la memoria di questa grande emozione comune, per mantenere vivo lo spirito condiviso dell’identità nazionale.
Sezione multimediale

 

VideoIntervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Seduta comune del Parlamento in occasione dell’apertura delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia
(17 marzo 2011)

FotoIncontro al Quirinale “Bilancio e significato delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”
(17 marzo 2012)

Foto Il Presidente Giorgio Napolitano con gli studenti in occasione dell’incontro su “Bilancio e significato delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”
(17 marzo 2012)