La Corte Costituzionale sull’accorpamento degli istituti scolastici

La Corte Costituzionale sull’accorpamento degli istituti scolastici (Sent. 147/12)

di Salvatore Nocera

Nuova sentenza collettiva sul massimo delle ore di sostegno

Nuova sentenza collettiva sul massimo delle ore di sostegno (TAR Lazio 5123/12)

di Salvatore Nocera

Indicazioni a passo di gambero?

Indicazioni a passo di gambero?

di Maurizio Tiriticco

Una storia difficile, che ci aiuta a capire

Quando nel 1962 con la legge 1859 innalzammo l’obbligo da 5 a 8 anni, ci limitammo a unificare due cicli di istruzione, quello primario e quello secondario di primo grado. E fu una operazione intelligente anche quella di unificare orizzontalmente la scuola media, ereditata da Bottai (la Carta della scuola del 1939), e la scuola di avviamento, che lo stesso Bottai aveva cancellato, ma che con l’immediato dopoguerra restaurammo per una duplice necessità: “produrre” forza lavoro di primo ingaggio e dare una prima risposta ad una nascente nuova domanda di cultura e di formazione che con gli anni Cinquanta emergeva da parte di una popolazione che cominciava ad “assaggiare” un benessere mai conosciuto nella nostra storia. Ciò in concomitanza con il boom socioeconomico di buona memoria: quel boom che in pochi anni ci permise di occupare uno dei primi posti nel mondo come Paese industriale. Potremmo anche dire che allora costruivamo un futuro, mentre oggi…

Torniamo al dunque! Allora sapevamo poco o nulla di curricoli, tanto meno di competenze. Pertanto la semplice operazione di collegare due gradi di scuola, che pure erano nati da storie assolutamente diverse, sembrava essere “naturalmente” vincente. La scuola elementare rimaneva tale, con i suoi programmi e il suo esame terminale; le due scuole successive vennero unificate come primo grado di una scuola secondaria. La Costituzione indicava che ciascun ciclo di istruzione dovesse terminare con un esame di Stato e i due esami, della scuola elementare e della scuola media, erano più che legittimi, anche sotto un profilo educativo. Infatti, nella scuola elementare gli alunni apprendevano contenuti a livello elementare, appunto, e nella scuola successiva apprendevano gli stessi contenuti a livello avanzato: lo stesso concetto di ciclo, di ritorno quindi, imponeva questo tipo di scelta. E Garibaldi te lo studiavi alle elementari, poi alle medie, conclusive dell’obbligo, e poi anche alle “superiori”, con tutte le problematiche che accompagnano il suo ruolo nel nostro Risorgimento!

Solo con il corso degli anni e dopo le prime sonore bocciature di migliaia di “nuovi” alunni cominciammo a renderci conto che qualcosa non andava nella nuova scuola dell’obbligo e – per non farla lunga – solo alla fine degli anni Sessanta, dopo le critiche di Don Milani e i primi assaggi della programmazione curricolare, i due cicli cominciarono a dare i loro frutti! E l’istruzione obbligatoria ottonnale ebbe così il grande merito di infliggere nel giro di pochi anni un grosso colpo a quell’endemico analfabetismo che nessun governo prima di allora era mai riuscito ad abbattere. Però, i vizi di origine delle due scuole non li abbiamo mai sanati. In effetti,con il correre degli anni e l’acquisizione dei concetti di curricolo e di abilità (ancora non era matura la “stagione delle competenze”) ci rendemmo conto che sarebbe stata opportuna una rivisitazione curricolare, appunto, dei due “pezzi” di istruzione che forse dovevano essere ricostruiti come un percorso comprensivo verticale, continuo, progressivo: concetti oggi ormai di uso comune. E demmo luogo a due leggi famose, per una innovazione sostanziale nella scuola dell’obbligo, la 517 e la 348 del ’77. Con la prima abolimmo voti e pagelle (quale audacia!); con la seconda rafforzammo l’educazione linguistica, quella matematica e scientifica e quella tecnica. Per non dire dei Nuovi programmi del ‘79 della scuola media, tutti incentrati sulla strategia del curricolo!

Più tardi, con la legge 148/90, che rendeva operativi i nuovi programmi della scuola elementare dell’85, affrontammo la questione della “Continuità educativa”. Così è intitolato l’articolo 2 di detta legge, in cui si sottolinea tra l’altro la necessità del “coordinamento dei curricoli degli anni iniziali e terminali” e di “favorire opportune armonizzazioni della programmazione didattica”. In nome di tale assunto, il 16 novembre del ’92 varammo un dm e una cm ricchissimi di suggerimenti per attuare in concreto l’auspicata continuità. Però, ad ottime intenzioni non seguirono affatto i risultati sperati: in effetti la continuità educativa non si evoca né si suggerisce, la si attua rendendo effettivamente continui e progressivi i due percorsi, in primo luogo sotto il profilo ordinamentale. Ma metter mano a ordinamenti richiede tempo e fatica nonché un impegno legislativo non indifferente. La separazione tra i due gradi, quello elementare delle maestre e quello secondario di primo grado dei professori, non poteva affatto essere superata solo dalle buone intenzioni di un dm e di una cm. Tanto più che rimanevano in piedi due esami, perché la Costituzione vuole che ogni ciclo si concluda con un esame di Stato.

Ricordo che in tempi non sospetti (il mio La scuola che progetta è del 1990) ebbi a scrivere che forse non sarebbe stato più il caso di concludere un obbligo di istruzione con il classico esame di sempre, che vuole promossi e bocciati, ma con un documento che certificasse semplicemente – senza note di merito o di demerito – le concrete conoscenze che l’alunno avesse raggiunto! Ma i tempi non erano maturi! E forse non lo sono ancora! E non è un caso che dopo tante annose fatiche volte a superare la valutazione decimale con la valutazione di criterio, un recente improvvido provvedimento – mi si perdoni l’ossimoro – abbia restaurato i voti nella scuola primaria e nella scuola media!

Da tutto ciò che ho detto consegue che non mi meraviglia affatto che la scuola media, nel corso degli anni, sia diventata l’anello debole dell’intero sistema di istruzione! Siamo noi stessi ad averla messa all’angolo! E non è un caso che ciò si avverte ancora di più dopo che l’obbligo di istruzione è stato innalzato di altri due anni (i dm 139/07 e 9/10). Il mancato riordino dell’intero percorso obbligatorio decennale vanifica lo stesso innalzamento dell’obbligo che, com’è noto, nella gran parte degli istituti secondari di secondo grado è avvertito come un’inutile ritualità. Il fatto poi che il riordino dell’intera istruzione secondaria proceda tra mille difficoltà aggiunge un ulteriore problema alla continuità verticale – e potremmo anche dire orizzontale – dell’intero nostro “Sistema educativo nazionale di istruzione e formazione”! Ma questo è un altro discorso!

 

Perché solo un restyling?

La lunga premessa mi ha consentito di fare emergere che i mali della nostra scuola media non riguardano solo questo grado di scuola, ma l’intera catena dell’istruzione obbligatoria, di cui la scuola media costituisce l’anello debole, a fronte di altri anelli, anch’essi di fatto deboli! Sono motivi più che sufficienti per avere atteso con ansia che il Nucleo redazionale del Miur rilanciasse le nuove Indicazioni nazionali relative al primo ciclo.

Ricordo che in prima battuta si trattava di dovere “armonizzare” (dpr Gelmini 89/09, art. 1) le Indicazioni per i piani di studio personalizzati, della Moratti, con le Indicazioni per il curricolo, di Fioroni: operazione impossibile perché si tratta di documenti che discendono da due modi non solo diversi, ma contrapposti, di fare scuola: per farla breve, per il primo occorre “dare a ciascuno quello che chiede”; per il secondo occorre “dare a ciascuno quello di cui ha bisogno”! Due concezioni divergenti delle finalità che un sistema di istruzione pubblica deve proporsi! Così il Nucleo ha lavorato solo sulle Indicazioni per il curriculum di Fioroni e ha operato un dignitoso restyling, ma…

E’ certo che il mandato affidato al Nucleo era quello che era né era possibile andare oltre, ma… penso che a tutti i membri del Nucleo sia noto che un semplice restyling non salverà il comprensivo verticale infanzia-primaria-media, proprio perché occorrerebbe un’altra logica di comprensivo: infanzia il più possibile generalizzata, percorso obbligatorio decennale continuo verticale e progressivo senza interruzioni formali per norma, ma con tutte le ovvie cesure che lo sviluppo di diverse fasce di età rappresenta e di cui chi insegna è solito tenere il debito conto. Pertanto, va dato per scontato che il lavoro prodotto dal Nucleo è valido, condotto, però, all’interno di una logica che non osa mettere in discussione il sistema complessivo né avrebbe potuto farlo, stante il mandato!

Però… ecco un però grosso così! Che cosa vietava al Nucleo di allegare alla proposta un documento che accennasse alla necessità di andare oltre un restyling e di affrontare l’intera questione in termini di riordino? Ciò avrebbe consentito di sollecitare l’amministrazione, il governo e le stesse forze politiche ad assumere, forse in tempi futuri migliori, iniziative di più ampio respiro! Il rischio è che il restyling finisca con l’essere un pannicello caldo che non cambierà di molto lo stato del nostro percorso infanzia/primaria/media. Ecco, a mio vedere, i punti deboli che la proposta contiene e i punti forti che un documento introduttivo, invece, avrebbe dovuto contenere.

–> Nella proposta, in cui l’obbligo di istruzione decennale dovrebbe essere enfatizzato e perseguito, la parola obbligo compare solo una volta e viene per di più chiamato “obbligo scolastico”, che è un’altra cosa! E in effetti è così che lo chiamano tutti coloro che a un obbligo decennale effettivo non credono affatto!

–> In apertura sono riproposte puntualmente le competenze chiave di cittadinanza quali garanzia per l’apprendimento permanente, di cui alla Raccomandazione europea del 18 dicembre 2006, fatte proprie dal dm 139/07 relativo all’innalzamento dell’obbligo (dm che non viene neanche citato), in cui sono assunte come conclusive di un obbligo di istruzione decennale Nelle Indicazioni, invece, vengono proposte come “obiettivo generale del processo formativo del sistema pubblico di istruzione” Il che non solo vanifica l’impegno che, invece, abbiamo assunto nel 2007 di far conseguire tali competenze al termine dell’istruzione obbligatoria decennale, ma sollecita le istituzioni scolastiche a non proporsele come obiettivi da perseguire, ma come generici punti di riferimento.

–> Non si capisce perché non vengano anche citate le competenze culturali, di cui al medesimo dm 139/07, alle quali i percorsi ottonnali potrebbero e dovrebbero ancorarsi per curvarle ai loro traguardi terminali. Tale carenza fa sì che le scuole medie continueranno ancora a certificare competenze da loro “inventate” – sulla base di generici traguardi di sviluppo – che già da alcuni anni costituiscono un pasticcio per quanto riguarda l’attendibilità formale delle licenze da loro rilasciate. Né si dice una parola sulla necessità di andare verso il superamento di un esame di Stato di terza media che non ha più alcuna ragion d’essere, essendo stato innalzato l’obbligo di due anni: esame che peraltro continua ad essere gestito come se costituisse ancora un traguardo terminale. Sarebbe sufficiente affermare che il primo ciclo termina con la certificazione dell’obbligo decennale e l’adempimento costituzionale dell’esame di Stato conclusivo sarebbe egualmente rispettato.

–> E ancora! E’ notorio che una reale certificazione delle competenze è un’operazione complessa, che si progetta e si realizza in itinere, che mette in discussione la stessa progettazione curricolare, e che comunque non può essere materia di un esame finale, esame che dovrebbe essere assolutamente superato, almeno nelle forme con cui ancora oggi viene gestito. Invece, ancora si persiste nell’equivoco che si possano coniugare due eventi così diversi (esame su contenuti appresi e certificazione di competenze acquisite) con l’esame di sempre!

–> Dal documento discende una proposta tutta autoreferenziale! Sembra che tutto si debba concludere con questa benedetta terza media! Quand’è che, invece, ci proporremo di istituire un comprensivo che duri dieci anni e non otto (oppure tredici, se vogliamo generalizzare veramente la scuola dell’infanzia)?

–> Non c’è alcun cenno sulla necessità che l’obbligo di istruzione venga assolto solamente all’interno dei soli percorsi di istruzione (licei, istituti tecnici e professionali) Di fatto, con il silenzio, si riprende e si ribadisce la volontà perversa di Moratti e di Gelmini di dirottare gli “incapaci” e i “demeritevoli” all’apprendistato e alla formazione professionale regionale (come recitano le leggi 133/08 e 183/10). Ovviamente con tutto il rispetto che ho – e che si deve avere – nei confronti di questi percorsi che, invece, da decenni, vengono considerati per legge ricettacolo di quegli alunni più deboli che dieci anni di istruzione obbligatoria non sono stati capaci di rendere, invece, “capaci e meritevoli”!

–> E’ sufficiente continuare a giocherellare con i traguardi per lo sviluppo ecc? Nulla cambia rispetto al pasticcio che da anni costringe tutte le scuole medie e le relative commissioni d’esame ad arrangiarsi a scrivere cose generiche su diplomi che nessuno legge e che non servono a niente!

Tutte queste “belle cose”, scritte ovviamente con penna migliore e più suadente, non potevano essere scritte in un documento di premessa? Come a dire: il Nucleo obbedisce al suo mandato, ma non può fare a meno di evidenziare nodi che potranno essere veramente sanati solo con un coraggioso riordino ordinamentale! Non sarebbe stato il caso di dire: se le competenze dei sedicenni, di cittadinanza e culturali, sono quelle di cui al 139/07, quali possono essere quelle dei quattordicenni? Di qui una riscrittura a scendere! E spezzare così una lancia anche per una presa di posizione del Miur sulla necessità di certificare veramente i sedicenni e non continuare a far finta! Come in effetti sta avvenendo in quasi tutti i bienni!

Ovviamente, so bene che il documento deve avere i suoi limiti, per il mandato che è stato assegnato al Nucleo. In effetti, il documento ha una sua forte omogeneità culturale e non fa sconti alle infauste suggestioni morattiane. Ciò che lamento è il fatto che sembra che tutto finisca alla fine della terza media, come ai tempi dei tempi (interessante l’ultimo numero di “Insegnare” sui tempi andati della scuola media: ci sono pezzi interessanti di Ronchey, di Vertecchi, di Pasolini, che la scuola media obbligatoria voleva addirittura abolirla! Perché illude culturalmente e non promuove socialmente). E invece per i nostri studenti l’istruzione continua, almeno per altri due anni. Non sarebbe opportuno – e siamo ancora in tempo – un documento di premessa di ampio respiro, che dia il senso che le nuove Indicazioni lasceranno il tempo che trovano se non si punta più in alto, per costruire un percorso obbligatorio decennale senza scansioni formali se non quelle, come ho osservato più sopra, che derivano dalle fasi di sviluppo dall’infanzia all’adolescenza?

Per non dire di un altro discorso che affronti quell’interrogativo grosso come una casa che aiuti veramente a realizzare l’”equivalenza formativa di tutti i percorsi” dei bienni che succedono alla scuola media. Ovviamente, non è compito del Nucleo! Ma se certi nodi non si affrontano mai e se non si dice neanche che esistono e che sono, invece, macigni, come faremo a recuperare il biennio delle superiori ad un percorso progressivo verticale, continuo, unitario, e via dicendo?

Insomma, se è necessario andare avanti, non si può stare zitti su questioni cruciali! Insomma, vorrei che la riscrittura delle Indicazioni fosse un’occasione per dire molto di più! Per evitare di procedere in avanti… segnando però il passo del gambero!

Nota 11 giugno 2012, Prot. N. 3484

Ministero dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

 

Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
AOSTA

Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana BOLZANO

Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
BOLZANO

Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine
BOLZANO

Dipartimento per l’Istruzione per la Provincia di
TRENTO

Dirigenti scolastici delle scuole di ogni ordine e grado
LORO SEDI

Oggetto: Rilevazione e studio delle problematiche educative connesse all’ inserimento scolastico dei minori adottati. Istituzione gruppo di lavoro nazionale (DDG n 2/I – 8 giugno 2012).

Si comunica che questa Direzione Generale ha istituito un gruppo tecnico nazionale di studio e lavoro per rilevare le problematiche educative e didattiche più ricorrenti, connesse all’inserimento scolastico dei minori adottati e in condizione di affidamento temporaneo etero familiare.

Tale gruppo tecnico – composto da esperti interni e esterni al MIUR – si pone come primo obiettivo di predisporre Linee guida per l’individuazione di soluzioni organizzative e normative idonee ad assicurare l’accoglienza scolastica e la piena integrazione socio-culturale dei minori adottati.

In tale quadro, le esperienze realizzate nei diversi Uffici Scolastici Regionali, anche nei precedenti anni scolastici, potranno rappresentare – oltre che buone pratiche da divulgare – una preziosa documentazione a cui attingere per delineare nuove prospettive normative ed educative in materia.

Risulta, altresì, necessario acquisire ogni utile informazione riguardante le scelte poste in essere dalle istituzioni scolastiche a soluzione delle problematiche di ordine organizzativo e didattico che ricorrono con maggiore frequenza quando si accolgono minori adottati.

In considerazione di quanto esposto, si richiede alle SS LL di far pervenire al gruppo tecnico nazionale notizie e dati relativi agli ultimi anni scolastici in merito agli aspetti di seguito indicati:

a)  attuazione di strategie per l’integrazione degli alunni stranieri adottati e criteri (età anagrafica e/o altro) per l’inserimento nella classe;

b)  promozione di specifiche attività di formazione in servizio riservate al personale scolastico;

c)  elaborazione di percorsi didattici flessibili e rispettosi delle necessità psico-educative dei minori stranieri adottati, anche con l’eventuale supporto di educatori di sostegno linguistico;

d)  individuazione di modalità di valorizzazione degli apprendimenti conseguiti dai minori nei rispettivi Paesi di provenienza;

e)  progettazione di attività extrascolastiche di supporto al piano dell’offerta formativa attinenti l’educazione interculturale e lo studio della lingua italiana come L1 e come L2;

f)  realizzazione di iniziative formative a livello interistituzionale volte a favorire la sensibilizzazione di tutte la componenti scolastiche sulle tematiche dell’adozione;

g)  stipulazionediprotocollid’intesatrapartneristituzionalieorganismidelterzosettorevolte a facilitare interventi a supporto della genitorialità adottiva (ad es. ASL, Enti Locali, Associazioni, Cooperative di servizio).

Tali dati dovranno pervenire entro il prossimo 15 luglio al seguente recapito:

MIUR – Direzione generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione Ufficio III

Viale Trastevere 76/A

dgstudenteuffterzo@istruzione.it

In considerazione dell’attività di studio e di elaborazione che il gruppo tecnico nazionale è chiamato a svolgere , si invitano le SS. LL. a diffondere la presente nota nelle scuole di ogni ordine e grado, facilitando così l’afflusso di informazioni, di dati e di documentazione verso i singoli Uffici Scolastici Regionali.

Inoltre, a seguito di quanto su indicato, si invitano le SS.LL. ad individuare e trasmettere al recapito indicato ed entro il 30 giugno i dati in merito all’Ufficio e al nominativo del funzionario dell’Ufficio Scolastico Regionale che sarà riferimento in materia per l’Amministrazione centrale e per le Istituzioni Scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado.

Si ringrazia per la consueta e fattiva collaborazione.

IL DIRETTORE GENERALE
f.to Giovanna BODA

Nota 11 giugno 2012, MIURAOODGSSSI prot. n. 2806/RU/U

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali

Direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi

 

Ai Direttori Generali degli U.S.R.

Ai Dirigenti delle sedi provinciali degli U.S.R.

Ai Dirigenti Scolastici delle istituzioni scolastiche statali

 

LORO SEDI

 

Oggetto: Anagrafe Edilizia Scolastica – riapertura funzioni per completamento attività

 

 

Si rende noto che sono nuovamente disponibili le funzioni di anagrafe dell’edilizia scolastica per:

 

completare il censimento degli edifici scolastici nei casi in cui l’attività non sia ancora stata effettuata (si tratta di circa 400 istituti principali mancanti e di circa 2.700 scuole non censite all’interno degli edifici). Il dettaglio è stato fornito agli USR tramite il servizio di consulenza territoriale del gestore del sistema informativo;

integrare gli edifici già anagrafati con le informazioni richieste a decorrere dal 20 aprile; ciascun dirigente scolastico può verificare se il censimento degli edifici occupati dalle proprie scuole è incompleto accedendo in interrogazione e visualizzando lo stato di compilazione degli ultimi campi presenti in coda a ciascun edificio. In alternativa può chiedere all’USP competente di verificare lo stato di completamento delle attività di propria competenza tramite l’apposita funzione di monitoraggio analitico messa a disposizione degli USP/USR;

provvedere alla rilevazione delle caratteristiche antincendio, al completamento della quale mancano ancora almeno il 20% delle sedi principali. Anche in questo caso l’USP e l’USR hanno a disposizione appositi monitoraggi analitici per la verifica dell’avanzamento delle attività;

verificare eventuali duplicazioni degli edifici censiti in anagrafe. E’ stato infatti osservato che, in più casi, lo stesso indirizzo è scritto in modi diversi, probabilmente per evitare il controllo che la funzionalità effettua a parità di comune, indirizzo, numero civico. Ad es. Via Leonardo da Vinci può essere scritta come:

– Via L. da Vinci

– Via Da Vinci

– Via Leonardo da Vinci.

Si ricorda che, in caso di edifici condivisi fra istituzioni dipendenti da dirigenti diversi, si è stabilita la seguente regola:

 

I criteri per stabilire chi deve compilare la scheda, in caso di edificio condiviso, sono i seguenti:

qualora all’interno di uno stesso edificio fossero ospitate più istituzioni scolastiche con dirigenti diversi, l’acquisizione è a carico del dirigente dell’istituzione scolastica con il grado più alto;

qualora le istituzioni avessero lo stesso grado l’acquisizione è a carico del dirigente con il maggior numero di alunni presenti all’interno dell’edificio.

Questi casi devono essere rivisti con il supporto dell’USR, che, tramite il servizio di consulenza territoriale del gestore del sistema informativo, riceverà una estrazione aggiornata della banca dati, e sistemati puntualmente.

 

Si ricorda, infine, la regola proposta per i numeri civici da assegnare agli edifici censiti, come riportata nella pagina introduttiva all’acquisizione:

 

“La funzione parte dal presupposto che non possano essere presenti più edifici allo stesso indirizzo. Poiché, però, in casi particolari potrebbe succedere, occorre prevedere la possibilità di inserire due edifci allo stesso indirizzo: in questo caso occorre agire sul numero civico, inserendo il carattere / seguito da un progressivo. Cioè: se l’edificio già inserito ha il recapito Via Ugo Foscolo n. 125, l’eventuale nuovo edificio che avesse lo stesso indirizzo deve essere codificato con indirizzo Via Ugo Foscolo n. 125/1.”

 

In data 19 giugno sarà resa disponibile agli USR una funzionalità che estrarrà gli edifici ordinandoli per comune e indirizzo, al fine di agevolare i controlli.

 

Si raccomanda la massima accuratezza e tempestività nella verifica dei dati introdotti in quanto a valle di questa fase sarà attribuito un progressivo agli edifici identificati e questi saranno associati agli edifici censiti nell’anagrafe delle Regioni. Eventuali errori in questa fase potrebbero pregiudicare in modo definitivo le attività future.

 

Il Direttore Generale

F.to Emanuele Fidora

 

Circolare ARAN 11 giugno 2012, n. 1

Prot.n.18183

A tutte le Amministrazioni dei comparti
Agenzie fiscali
Enti pubblici non economici
Istituzioni e Enti di ricerca e sperimentazione
Istituzioni di Alta Formazione e Specializzazione Artistica e Musicale
Ministeri
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Regioni e Autonomie locali
Servizio sanitario nazionale
Scuola
Università

All’ASI
AI CNEL
A DigitPA
All’ENAC
Loro Sedi

Oggetto: Chiusura rilevazione dei verbali RSU – modalità di correzione dei dati

Si informano tutte le amministrazioni e gli enti che il Comitato Paritetico, nella seduta del 7 giugno 2012, ha individuato nel 5 luglio 2012 la data di chiusura della rilevazione dei dati relativi ai Verbali RSU.

Nella medesima riunione, il citato Comitato ha deliberato i Criteri per la certificazione dei voti espressi nelle elezioni delle RSU del 5-7 marzo 2012.

In merito si fa presente che tra i criteri è stato previsto che nel caso in cui non vi sia esatta corrispondenza tra la denominazione dell’organizzazione sindacale riportata nel verbale elettorale finale e quella indicata nella scheda elettorale, la denominazione da prendere a riferimento è quella indicata nella scheda elettorale in quanto votata dai lavoratori quale espressione della loro volontà. A tal fine i dati pervenuti possono essere corretti – da parte dell’amministrazione – a richiesta del sindacato, entro la scadenza della rilevazione.

Si ricorda che la correzione dell’errore materiale deve essere effettuata esclusivamente all’interno dell’applicativo web VERBALI RSU, mediante richiesta formale di riapertura del Verbale a firma del responsabile legale dell’ente (RLE) o del responsabile del procedimento RSU (RP RSU). Tale richiesta deve pervenire all’indirizzo email help@pec.aranagenzia.it o via fax al numero 0632483394 in tempo utile per effettuare la correzione entro il termine sopra riportato.

L’amministrazione può procedere alla correzione solo qualora in possesso di un nuovo verbale elettorale o di una comunicazione che devono essere sottoscritti dalla Commissione elettorale. Ove quest’ultima non sia più funzionante e la correzione riguardi la denominazione dell’organizzazione sindacale, l’amministrazione può provvedervi autonomamente qualora dai documenti in suo possesso possa certificare che la lista indicata nella scheda elettorale è diversa da quella indicata nel verbale elettorale. Deli’eventuale modifica deve essere data adeguata pubblicità nei luoghi di lavoro.

Non è mai ammessa la correzione dei dati qualora la comunicazione dell’errore materiale venga effettuata dal solo presidente della Commissione elettorale.

Nell’ottica di concludere al meglio il lavoro già compiuto grazie alla fattiva partecipazione di tutte le amministrazioni coinvolte, si invitano i soggetti interessati a fornire la massima collaborazione possibile.

IL PRESIDENTE
Dott. Sergio Gasparrini