Ricorsi per la perequazione dei dirigenti scolastici del tutto fondati

Sentenza favorevole del Tribunale di Roma sui ricorsi per la perequazione dei dirigenti scolastici del tutto fondati

Il Tribunale di Roma, con sentenza del 30 novembre 2012, ha accolto un ricorso presentato da 36 dirigenti scolastici volto ad ottenere il riconoscimento della RIA: “La domanda merita pertanto integrale accoglimento”, così ha stabilito il giudice.
Confermiamo che il ricorso è stato patrocinato dall’avv. Eva Utzeri del Foro di Roma, mentre la relazione tecnica relativamente agli aspetti contrattuali è stata predisposta da chi scrive.
Prima di entrare nel merito, va detto che la sentenza appena emessa dal Tribunale di Roma costituisce la prova provata che i ricorsi contro le sperequazioni retributive subite dai dirigenti scolatici sono fondati, come sempre sostenuto dalla DIR-PRESIDI-SCUOLA, anche contro il parere di autorevoli giuslavoristi e delle OO.SS. rappresentative dell’Area V, a cominciare dall’ANP.
Vediamo il dispositivo della sentenza, andando per punti.
1.I ricorrenti hanno diritto a veder integrata la loro retribuzione in misura pari alla “retribuzione individuale di anzianità”, calcolata in modo analogo a quanto a suo tempo fatto per i dirigenti ex Presidi o Direttori Didattici; l’importo è stato determinato dal giudice singolarmente per ognuno dei ricorrenti
2.Il MIUR è quindi condannato ad integrare la retribuzione dei ricorrenti come indicato al punto 1, nonché a corrispondere gli arretrati a partire dalla data dell’immissione in ruolo; anche in questo caso, l’importo è stato determinato dal giudice singolarmente per ognuno dei ricorrenti
3.Il MIUR è stato condannato anche a corrispondere gli interessi legali
4.Il MIUR infine è stato condannato al pagamento delle spese processuali, determinate in 5.100 euro.
Per quanto attiene alle motivazioni, il giudice ravvede nella mancata attribuzione della RIA ai nuovi dirigenti vincitori del concorso ordinario, provenienti dalla carriera docente, la violazione di fondamentali principi costituzionali (Artt. 3 e 97Cost, nonché art 36Cost): “…appare evidente la sperequazione connessa alla disparità di trattamento che assegna al dirigente scolastico elementi della retribuzione a seconda della modalità di reclutamento”.
In effetti, argomenta il giudice, nella scuola è sempre esistito un riconoscimento per i dirigenti scolastici dell’anzianità maturata nella carriera precedente, sia nel regime pubblicistico precedente il D.Lgs 29/1993 che nel susseguente regime contrattuale; i contratti dell’Area V prevedono in effetti la corresponsione della RIA per gli ex Presidi o Direttori Didattici e dell’Assegno ad Personam per gli ex Presidi Incaricati.
Il Giudice evidenzia che in ambedue i casi, di fatto si tratta di un riconoscimento dell’anzianità, sia pure in forme diverse.
Non costituisce certo un ostacolo, continua il giudice, il fatto che i contratti non prevedano in modo specifico la corresponsione della RIA ai dirigenti ex docenti, perché è possibile “estrapolare per stretta analogia, la relativa disciplina dai principi generali dell’ordinamento…e dal sistema concernente il trattamento economico dei dirigenti scolatici tutti appartenenti all’Area V MIUR”.
Il giudice conclude: “La parificazione dei dirigenti sotto l’aspetto giuridico non può che condurre alla parificazione economica sicché la retribuzione del dirigente scolastico vincitore del concorso ordinario non può essere inferiore rispetto a quella dei dirigenti provenienti da altri ruoli”; si tratta di principi costituzionali, ma si potrebbe dire che si tratta anche di buon senso.
Il ricorso di cui stiamo parlando riguarda solo la perequazione interna, ma appare del tutto evidente che i principi sono applicabili anche alla perequazione esterna: perché dirigenti appartenenti alla medesima amministrazione, il MIUR, debbono percepire una retribuzione sperequata, non motivata da alcuna differenza nella posizione giuridica e nella prestazione lavorativa?
Anche qui, rimandiamo a quanto da noi sostenuto più di un anno fa.

di Pietro Perziani

F. Cassano, L’umiltà del male

L’uomo di Cassano

di Antonio Stanca

Non un messaggio ma un richiamo è da considerare quello espresso da Franco Cassano nel suo recente, breve volume L’umiltà del male pubblicato dalla casa editrice Laterza di Bari nella “Serie Economica”. Cassano è nato ad Ancona nel 1943, insegna Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari, è membro del comitato scientifico “Laboratorio Progetto Poiesis”, della redazione della rivista “da QUI” e presiede, a Bari, il movimento “Città plurale”. E’ stato uno dei maggiori rappresentanti del marxismo meridionale e senza rinunciare a tali prime posizioni si è, poi, mostrato impegnato in altri ambiti.

Nuovo e libero è stato nei suoi studi, aperto al confronto tra discipline diverse. La sua opera più nota è Il pensiero meridiano, comparsa nel 1996 presso Laterza. In essa l’autore si mostra convinto che il Sud del mondo non è in condizioni di arretratezza rispetto al Nord, che è soltanto diverso da questo perché diverso è stato ed è il suo procedere, diversa la sua vita, la sua cultura, diversi i suoi luoghi. Ha diritto, perciò, a vedersi riconosciuta una sua autonomia, ad essere apprezzato nel suo spirito, nei suoi valori, nelle sue espressioni. In altre opere Cassano insiste nella ricerca di una comunicazione estesa tra i paesi, i popoli del mondo, di una modernità da controllare perché non annulli la dimensione umana, di uno scambio tra discipline e culture diverse per affrontare i problemi del futuro. Di sociologia, filosofia, letteratura, scienza, politica si nutrono i suoi lavori, da ovunque attingono, autori ed opere, pensieri e correnti, passato e presente, e tutto riportano all’uomo, alla sua condizione, alla sua realtà. Per chiarirle, spiegarle si muove Cassano, per l’uomo pensa, per l’uomo scrive. Un esempio di moderno umanesimo è il suo e continui sono, nelle opere, i riferimenti a quanti prima di lui e insieme a lui, studiosi, intellettuali, artisti, hanno detto e scritto dell’uomo. A volte accetta, conferma, a volte discute le loro posizioni poiché col suo pensiero le confronta, con la sua convinzione che serve l’azione, che l’agire è più importante del subire, l’essere più del dover essere.

Anche adesso, a sessantanove anni, con L’umiltà del male si propone un obiettivo, tende ad una meta. Non concede riposo Cassano al suo uomo, lo vuole sempre all’opera e soprattutto al giorno d’oggi quando più difficile è diventato conservare la propria identità poiché teso ad annullare le differenze, amalgamare, massificare è ormai l’ambiente sociale. Al potere dei mezzi di comunicazione, dei pensieri, delle azioni correnti, delle mode, dei gusti, del costume diffuso tende esso ad assoggettare intere masse. Disperdere vuole il nuovo ambiente ogni segno distintivo in nome di una parità, di un’uguaglianza estesa, di un comportamento diventato di tutti poiché tutti lo hanno accolto. E’ stato comodo, tutti si sono lasciati prendere, sono stati deboli, non hanno resistito, non hanno pensato che era un male diventare vittime di un sistema, rafforzarlo al punto da renderlo stabile, unico, definitivo. Anche chi sarebbe venuto dopo sarebbe stato da esso assorbito e non avrebbe potuto sperare in una liberazione. Il male sarebbe stato ancora accolto ed avrebbe determinato per sempre la vita degli uomini.

Pochi, pochissimi sarebbero sfuggiti poiché diversi dalla moltitudine, diverso il loro pensare, sentire, fare. Sarebbero stati i forti di spirito, avrebbero rappresentato il bene ma avrebbero considerato il loro un privilegio, un segno di distinzione e sarebbero rimasti lontani dagli altri. Da una parte ci sarebbe stata la moltitudine dei deboli, dei sottomessi, dall’altra la solitudine dei forti, dei liberi. Questi dovrebbero, secondo Cassano, adoperarsi per portare, convertire alla propria posizione anche gli altri, per liberarli dalla grave dipendenza nella quale sono caduti. Non è un’operazione facile, non hanno, quei pochi forti, i tanti mezzi dei quali dispone l’ambiente per tenere in subordinazione la gente ma non dovrebbero essi rinunciare all’impresa poiché sarebbe come accettare che si aggravasse sempre più quello che è un pericolo per l’umanità. L’impegno, l’azione chiede Cassano ai forti di spirito, ai diversi, il loro bene vuole confrontare col male dilagante. E a sostegno di questo suo intento adduce, nell’opera, tre esempi illustri di confronto tra male e bene.

Il primo è ricavato dal Libro quinto de I fratelli Karamazov, romanzo dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij. Cassano cita il racconto che Ivan fa al fratello Alioscia della “Leggenda del Grande Inquisitore”, il lungo monologo di questi di fronte al Cristo che ha fatto arrestare in una piazza di Siviglia, dove era comparso durante il periodo dell’Inquisizione spagnola nel XV secolo ed aveva fatto dei miracoli. L’Inquisitore rappresenta il potere della Chiesa e dello Stato che per tenere assoggettati migliaia, milioni di fedeli e cittadini perseguita, punisce, condanna, diffonde la paura, il terrore, egli è il segno del male. Cristo rappresenta quel bene che è di pochi e che egli vorrebbe far giungere a tutti.

Nel secondo esempio, tratto dal romanzo I sommersi e i salvati di Primo Levi, Cassano identifica il male con la “zona grigia”, con quella parte, cioè, di prigionieri che nel lager di Auschwitz, dove Levi era stato tenuto, si mostra disposta a collaborare con i tedeschi, a tradire i propri compagni, e il bene con la constatazione di una simile disgrazia da parte di chi ne subisce le conseguenze e con l’impossibilità di porvi rimedio.

Il terzo esempio è rappresentato da un dialogo radiofonico avvenuto molti anni fa tra i filosofi Arnold Gehlen e Theodor Adorno. Il Gehlen, conservatore, sosteneva l’importanza delle istituzioni perché la società non sfociasse nel disordine, perché gli uomini sapessero dell’esistenza di un potere costituito e ad esso si adeguassero. Adorno, progressista, pensava che in tal modo non si sarebbe mai progredito e che per farlo bisognava che l’uomo mettesse in discussione quanto aveva ereditato e creasse delle nuove maniere di essere, di vivere. Per Cassano il primo va paragonato all’Inquisitore, a chi vuol far rimanere per sempre l’uomo debole e assoggettato, il secondo al Cristo che vuole l’uomo forte, libero di pensare, di fare, capace di rinnovarsi, il primo al male, il secondo al bene.

Esempi di forza, di resistenza da parte del bene di pochi al male di molti ha voluto fare lo studioso nel libro e molto originale è riuscito poiché per testimoniare di un problema umano, sociale dei tempi moderni e contemporanei si è riferito al passato,  ne ha fatto un problema di sempre, esistenziale. Come altre volte il Cassano, con un linguaggio chiaro e scorrevole, con continui riferimenti ad altre opere, si sofferma su quanto avviene nella vita, ne coglie gli aspetti più complicati ed esorta ad impegnarsi per una loro correzione. Se si tiene conto che altri pensatori, non solo in Italia, si sono adeguati al sistema costituito si capisce l’importanza del pensiero e dell’opera del Cassano, il significato di una figura che  non si è arresa alla situazione e non intende farlo perché ancora convinta è delle possibilità dell’uomo.

DIRIGENTI SCOLASTICI E PEREQUAZIONE INTERNA

SANATA UNA PALESE INGIUSTIZIA
IL TRIBUNALE di ROMA DA’ RAGIONE ai DIRIGENTI SCOLASTICI sulla PEREQUAZIONE INTERNA

La questione è semplice: i dirigenti scolastici vincitori del penultimo concorso, assunti dall’a.s. 2007/08, hanno “goduto”, si fa per dire, di una palese sperequazione retributiva, rispetto ai vincitori del concorso riservato, previsto per chi aveva lavorato anche un solo anno come preside incaricato. Infatti, una volta assunti, a parità di funzioni, ai secondi veniva corrisposta, come’è giusto, la retribuzione individuale di anzianità (RIA), maturata nel precedente ruolo da docenti, come a suo tempo fatto per gli ex Presidi o Direttori Didattici divenuti dirigenti con l’attuazione dell’autonomia; mentre dal 2007, ai vincitori del concorso ordinario, a parità di funzioni, lo stipendio veniva attribuito come se avessero zero anni di anzianità alle spalle.

Una situazione incredibile, tanto più perché avvallata dai Sindacati rappresentativi (?) dell’Area V a cominciare dall’ANP che anzi ha siglato nel 2010 un contratto che non sanava questa palese violazione costituzionale, dopo aver però assicurato i suoi iscritti nelle assemblee, che in tal caso mai avrebbe firmato. Di più, quando i neodirigenti si stavano organizzando individualmente per presentare i ricorsi, ha incaricato un giuslavorista che con un parere articolato dissuadeva gli eventuali ricorrenti. Strano modo davvero di tutelare gli interessi della categoria.
Ma per fortuna la farina del diavolo…
E infatti il Tribunale di Roma, con sentenza del 30 novembre 2012, ha accolto il ricorso presentato da 36 dirigenti scolastici volto ad ottenere il riconoscimento della RIA: “La domanda merita pertanto integrale accoglimento”, così ha stabilito il giudice che ha addirittura calcolato l’importo dovuto, più gli arretrati dalla data dell’immissione in ruolo, per ogni singolo ricorrente, comprensivi degli interessi legali che dovranno essere corrisposti dal MIUR, condannato anche al pagamento delle spese processuali.
Per quanto attiene alle motivazioni, è emblematico il fatto che il giudice abbia ravvisato la violazione di fondamentali principi costituzionali (Artt. 3 e 97 Cost, nonché art. 36 Cost): “…appare evidente la sperequazione connessa alla disparità di trattamento che assegna al dirigente scolastico elementi della retribuzione a seconda della modalità di reclutamento”.
Il giudice ha poi concluso: “La parificazione dei dirigenti sotto l’aspetto giuridico non può che condurre alla parificazione economica sicché la retribuzione del dirigente scolastico vincitore del concorso ordinario non può essere inferiore rispetto a quella dei dirigenti provenienti da altri ruoli”; si tratta di un principio costituzionale, ma sarebbe bastato anche un pò di buon senso.

Per un’analisi più approfondita della sentenza rimandiamo all’articolo di P. Perziani, autore della relazione tecnica del ricorso, sul sito www.governarelascuola.com

 

Appello per una assemblea cittadina delle scuole

Appello per una assemblea cittadina delle scuole

lunedì 10 dicembre ore 16.30

Salone della Chiesa Valdese, via Spezio n. 43 (dietro il Teatro Politeama)

In queste ultime settimane, docenti, Ata, studenti e genitori hanno dimostrato che la Scuola non accetta supinamente ulteriori tagli.

Due scioperi nella scuola, le grandi manifestazioni del 27 ottobre a Roma, poi il 14 e il 24 novembre in tante città d’Italia, hanno bloccato l’aumento dell’orario di lavoro a parità di retribuzione e il disegno di legge Aprea-Ghizzoni.

Profumo e Monti sono in grande difficoltà: il primo sconfessa se stesso affermando la propria contrarietà al DdL Aprea-Ghizzoni, il secondo inveisce contro i docenti rei di “usare i giovani per perpetuare il loro corporativismo” e di essere indisponibili a lavorare di più gratis.

Affinché questi primi successi non rimangano isolati, invitiamo a discutere tutti insieme, docenti, Ata, studenti e genitori come proseguire e allargare le mobilitazioni in atto a Palermo e in tutto il paese.

Pertanto convochiamo un’assemblea cittadina, lunedì 10 dicembre alle ore 16.30 presso il Salone della Chiesa Valdese, in via Spezio n. 43 (dietro il Teatro Politeama).

Rsu,  docenti e Ata delle scuole:

S.M.S “GRAMSCI” – Palermo
L.S. “SAVARINO” – Partinico
L.A.S. “DAMIANI ALMEYDA” – Palermo
L.A.S. “CATALANO” – Palermo
S.M.S “LEONARDO DA VINCI” – Palermo
S.M.S. “BORGESE” – Palermo
I.C.S “ABBA-ALIGHIERI” – Palermo
I.T.C. “PARETO” – Palermo
I.T.I. “VOLTA” – Palermo
I.I.S.S. “MEDI” – Palermo
I.C.S. Vittorio Emanuele III
IPSOEA P.Piazza
L.S. B.Croce
L.S. Cannizzaro
L.S. Einstein
Liceo Danilo Dolci
Liceo  Margherita.

DISABILI E SCUOLA

da SIR

Sabato 08 Dicembre 2012

DISABILI E SCUOLA

Rischio discriminazione

In Italia per 215.590 alunni permangono molteplici barriere

Potenziamento della cultura dell’inclusione scolastica, valorizzazione della funzione del docente per il sostegno, interventi personalizzati per alunni con bisogni educativi speciali. Sono alcuni dei punti contenuti nella direttiva presentata in questi giorni dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) che definisce, dopo trentacinque anni dalla legge che diede avvio al processo d’integrazione nelle classi comuni, un’unica strategia di inclusione condivisa tra scuola, territorio e famiglie. Per riflettere sulle linee guida tracciate dal Miur e fare il punto della situazione, Riccardo Benotti ha intervistato, per il Sir, Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale della Fish (Federazione italiana superamento handicap) e già presidente del Movimento apostolico ciechi, esperto di politiche di integrazione scolastica.

Quali sono gli elementi più importanti della nuova direttiva?

“L’intesa con il Ministero della salute è certamente importante, come lo è la scelta di valutare gli alunni sulla base degli Icf (classificazione del funzionamento, della disabilità e della salute promossa dall’Oms, ndr). In relazione a questo grande lavoro, tuttavia, abbiamo delle perplessità. Le Asl, infatti, sostengono di non avere personale sufficiente per far fronte ad un impegno simile: la diagnosi in base all’Icf è decisamente più lunga rispetto a quella strettamente sanitaria. Ho timore che, malgrado l’intesa, i criteri dell’Icf saranno difficilmente attuati. Altro grave aspetto, poi, è che in alcune regioni, come ad esempio la Lombardia, solo la prima visita di incontro è a spese dell’Asl mentre le successive sono a carico degli utenti. È un fatto molto grave perché genera discriminazione ai danni delle persone con disabilità: gli altri studenti, infatti, non hanno bisogno di questa macchinosa e costosa documentazione”.

Il Ministero ha fatto passi avanti sui Disturbi specifici di apprendimento (Dsa)…

“Il lavoro sui Dsa è davvero positivo. D’altra parte, come risvolto contrario, si deve ancora una volta rilevare l’aumento considerevole del lavoro per le Asl. Fino ad ora, infatti, questi disturbi non andavano certificati. Dal momento che sembra siano circa 350.000 gli studenti affetti da Dsa, il lavoro a carico delle Asl sarà certamente oneroso. Sarebbe necessario che i due Ministeri, d’intesa con la Conferenza Stato regioni, intervengano. Certamente le parole del presidente Monti riguardo al Sistema sanitario nazionale (Ssn), che potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento, gettano inquietudine per tutte le persone con disabilità che hanno bisogno del Ssn oltre che per la propria salute anche per delle prestazioni di carattere socio-assistenziale o sanitario”.

In un recente rapporto, Cittadinanzattiva ha rilevato una situazione deficitaria della scuola italiana: scalini all’ingresso, ascensori assenti o non funzionanti, barriere architettoniche, assenza di bagni accessibili…
“È una fotografia veritiera dello stato dei fatti. In molte scuole, almeno per l’accesso, sono state trovate soluzioni con scivoli mobili o entrate secondarie. Il problema, però, resta per la mobilità all’interno dei locali. Gli studenti con disabilità motoria sono circa il 20% sul totale di quelli con disabilità. Non c’è dubbio che si tratta di un problema grave. Il ministero si era impegnato a predisporre un piano di eliminazione delle barriere architettoniche ma ora non ci sono più i fondi. Non si può negare che il Miur stia facendo sforzi incredibili per garantire la qualità dell’integrazione. Ma i risultati non sono all’altezza”.

In Italia sono 215.590 gli alunni con disabilità. L’attuale sistema di insegnanti di sostegno è sufficiente per fare fronte alle diverse necessità?

“La media è di un insegnante di sostegno ogni due alunni, che sarebbe accettabile se non fosse per la distribuzione non omogenea sul territorio. È molto più alta al Sud, dove si raggiunge la media di un insegnante ogni alunno e mezzo, e bassa al Nord, con un’insegnante ogni due alunni e mezzo, nonostante il numero di certificazioni sia in proporzione superiore che nel Meridione. Quando il rapporto è rispettato, la didattica funziona bene”.

Cosa fanno le famiglie nel caso di inosservanza delle norme?

“Laddove un genitore non si sente soddisfatto, ricorre al Tar. Ci sono due impedimenti principali per la qualità dell’integrazione: il primo è costituito dalle classi sovraffollate, nonostante il Miur abbia emanato una norma che stabilisce il numero massimo di 20 alunni; il secondo è dato da quegli insegnanti curriculari che dovrebbe occuparsi dell’integrazione scolastica con l’aiuto dell’insegnante di sostegno e che, invece, si disinteressano dello studente con disabilità demandando interamente il compito all’insegnante di sostegno. I genitori, quindi, sono costretti a fare causa. Stiamo arrivando all’assurdo che ormai le ore di sostegno non le assegna più l’Ufficio scolastico ma il Tribunale. Quello che abbiamo chiesto come Fish è un rispetto della normativa sul numero massimo di alunni per classe e l’istituzione di corsi di formazione obbligatoria, sia iniziale che in servizio, per i docenti curriculari”.

E la notte bianca ‘riscatta’ la scuola piegata dai tagli

da L’Unita’.it

E la notte bianca ‘riscatta’ la scuola piegata dai tagli

Pochi bidelli, si fanno i conti con i centesimi e si risparmia persino sui libretti per le assenze. Scatta la protesta: «Notte bianca». E alla media Moscati di Roma è subito successo. VIDEO: 12 – | GALLERY: prof-bidelli a cura di Maristella Iervasi 
Un modo per dire che i tagli alla scuola sono qualcosa che dovrebbe far perdere il sonno – e non solo a chi ogni giorno deve fare conti che non tornano.
Prof che fanno i bidelliE così la scuola media Moscati – del neo istituto comprensivo via padre Semeria di Roma, alla Garbatella a Roma – ha deciso per una sera di tenere le porte aperte per mostrare alle famiglie tutto quello che, di sforbiciata in sforbiciata, rischia di essere perduto.

– PARLA LA PRESIDE LUPERTO a cura di Maristella Iervasi GUARDA IL VIDEO

ECCO PERCHE’ LA NOTTE BIANCA
VIDEOINTERVISTA ALLA PROF MONACI a cura di Maristella Iervasi
| GUARDA

GALLERY: prof-bidelli a cura di Maristella Iervasi

DOPO LA PROTESTA-FESTA TOCCA AI DOCENTI RIPULIRE LA SCUOLA a cura di Maristella Iervasi | GUARDA IL VIDEO

Voleva essere un’assemblea condita con qualche laboratorio dalle 19 alle 23, si è trasformata in un’invasione di campo che ha lasciato sopresi e persino commossi gli organizzatori, che non si aspettavano la partecipazione di centinaia di persone: quasi una manifestazione di reciproca solidarietà, a dimostrazione di quanto le famiglie sentano – e sappiano – dei rischi che corre la scuola pubblica. «Volevamo far sapere che cosa succede, informare i genitori», dice la preside Annamaria Luperto. Fondi alla didattica tagliati, insegnanti che si auto-tassano per procurare il necessario, riduzione drastica dei bidelli, «a volte non abbiamo nemmeno i soldi per acquistare i detersivi per le pulizie».

sCUOLA MOSCATI IN PROTESTASi fanno i conti con i centesimi, chiedendo alle famiglie di risparmiare persino sui libretti per le assenze: non ce ne sono per tutti. Da settembre i supplenti non sono pagati e da tre anni agli insegnanti non ricevono gli straordinari. E intanto le esigenze della scuola crescono e non ci sono i mezzi per affrontarle. «Alla scuola elementare Principe di Piemonte abbiamo dovuto far intervenire i vigili del fuoco per verificare delle infiltrazioni», dice ancora la preside. Intanto, però, la notte bianca è un successo.

All’ingresso della scuola una tavolata imbandita con quello che hanno portato le famiglie, perché la protesta è anche un po’ una festa e un modo di dire che la scuola vuole continuare a mettere nelle mani di questi ragazzini pezzetti di carta che diventano copie della vetrata della «Notte di Natale» di Matisse. O latte che diventa formaggio, offerto con pane carasau e olio d’oliva a mamme e papà. O una banana che non serve per fare merenda ma per estrarne il dna, in un angolo della stessa aula magna che giorni fa è stata concessa ai ragazzini di terza che chiedevano di potersi riunire in assemblea per parlare dei guai della scuola pubblica.

A fine serata sono i professori a rimettere in ordine e a spazzare per terra. Gli stessi docenti che hanno annunciato, per protesta contro i tagli, che sospenderanno le attività extra-curriculari, ma poi sono i primi a dirti che «insomma, vedremo». «Ci contestano 18 ore di lavoro a settimana, ma noi lavoriamo molto di più. Poi c’è il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Per pagare ora quelli del 2010 ci hanno detto che verrà decurtato il fondo dell’istituto – dice la professoressa Rossana Monaci, tra i promotori dell’iniziativa -. Noi non chiediamo la luna, ma che ci venga riconosciuto il lavoro che facciamo».

“Tagli alla scuola per pagare i professori”

da la Repubblica

“Tagli alla scuola per pagare i professori”

Proposta del governo ai sindacati. La Cgil: in Toscana quindici milioni in meno

MARIO NERI

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CORSI di recupero, lezioni di inglese e francese pomeridiane, gite scolastiche, attività didattiche e laboratori per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie e dell’informatica. Perfino i corsi di alfabetizzazione per gli immigrati e per le fasce deboli. I dirigenti scolastici delle scuole sono in subbuglio. Non sanno se potranno garantire fino alla fine dell’anno scolastico tutte le attività aggiuntive ed extracurriculari finora organizzate per gli studenti.
E questa volta non perché a interromperle saranno i maestri e i prof in segno di protesta contro i tagli e l’ipotesi dell’aumento dell’orario di lavoro avanzata e poi ritirata dal ministro Profumo. Ma perché le scuole della Toscana, come quelle italiane, stanno per essere travolte da un’altra ondata di tagli. Per pagare ai docenti gli scatti di anzianità maturati in questi anni, ma congelati dal 2009 per effetto della finanziaria Tremonti, il ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia il 22 novembre hanno presentato ai
sindacati un piano che prevede di recuperare le risorse necessarie decurtandole dai fondi di istituto (Fis). Cioè dai finanziamenti che le scuole ricevono per migliorare l’offerta formativa. Giovedì, in un nuovo incontro, il taglio è stato confermato e per l’istruzione in Toscana potrebbe arrivare a 15 milioni. «Una stima al ribasso – dice Alessandro Rapezzi, segretario regionale della Cgil scuola da noi ci sono 500 istituti che quest’anno avrebbero dovuto ricevere dagli 80mila ai 140mila euro. Considerando una media di
100mila euro per istituto il totale del fondo di istituto per la Toscana si attesta sui 50 milioni. Beh, il governo ci chiede di prendere il 25-30 per cento di quei soldi per pagare gli scatti di anzianità ai docenti che hanno maturato il diritto all’aumento a fine 2011. In sostanza ci ha proposto una partita di giro. Noi non l’accettiamo. Primo: perché si tratta comunque di un taglio allo stipendio. Quei fondi servono proprio a retribuire i docenti che organizzano le lezioni aggiuntive, i corsi di recupero, che preparano i progetti.
Secondo: in questo modo il governo punta ancora una volta a delegittimare la figura degli insegnanti. Il messaggio da far passare è quello di una categoria corporativa che pur di ottenere adeguamenti contrattuali è disposta a svilire la qualità della scuola». Una posizione netta quella della Flc-Cgil. L’unica sigla, insieme ai Cobas, finora contraria all’operazione. Cisl, Uil e Snals hanno detto sì. «Utilizzare il salario accessorio – scrive in un comunicato la Cisl-scuola – è l’unica via praticabile per salvaguardare la retribuzione
tabellare di tutti. Abbiamo già perso tempo per la latitanza del governo, la questione va chiusa al più presto». E anche sulle cifre ci sono visioni diverse. Se il Fis italiano vale 1 miliardo e 386 milioni, per la Cgil nel 2012-2013 le scuole si ritroveranno con 474 milioni in meno, 234 per il 2013-14. Per la Cisl il taglio è da 300 milioni. E non comporterebbe alcuna paralisi nelle scuole. Per sapere come andrà a finire bisognerà aspettare il milleproroghe
di fine anno.

Libri di testo digitali, avanti sempre più adagio

da Tecnica della Scuola

Libri di testo digitali, avanti sempre più adagio
di Alessandro Giuliani
La commissione Industria di Palazzo Madama ha rallentato ulteriormente i tempi: nel maxiemendamento al decreto sviluppo, in un colpo solo è stata posticipata di un anno, al 2014/2015, l’adozione di “libri nella versione digitale o mista”. E pensare che il Governo Berlusconi prevedeva che già da quest’anno li avrebbero dovuti adottare tutte le classi. L’ultima parola spetta ora alla Camera.
Il destino dei libri di testo scolastici va certamente verso delle versioni sempre più digitali e meno cartacee. Solo che ciò avverrà con tempi decisamente distesi.
Nei giorni scorsi avevamo riportato la notizia sulla volontà espressa dal Governo di far approvare un emendamento al dl Sviluppo, attraverso la commissione Industria al Senato, per far adottare dal prossimo anno scolastico i libri digitali o misti solo nelle seconde classi della scuola secondaria di I grado e nella secondaria di II grado che aderiscono al piano “Scuola digitale-Classi 2.0”. Dal 2014/15 i libri ‘informatici’ avrebbero dovuto trovare spazio anche nelle le seconde classi della scuola secondaria di I grado e nelle prime classi della scuola secondaria di II grado che non aderiscono al progetto nazionale. Dal successivo, 2015/16 sarebbe toccato alle classi rimanenti.
Il provvedimento rappresentava, se approvato, già un bel passo indietro rispetto a quanto stabilito nella Legge 133 del 2008, che aveva previsto la messa a regime del passaggio progressivo al formato misto-digitale già dall’anno scolastico in corso. E anche rispetto alla prima versione del decreto sviluppo approvato un paio di mesi fa dal Governo Monti, secondo cui che introduceva le versioni “miste” già dal 2013/14 in tutte le scuole superiori. E nel successivo nella primaria e nella secondaria di primo grado.
Ora, però, la commissione Industria di Palazzo Madama ha rallentato ulteriormente i tempi. Nel maxiemendamento al decreto sviluppo passato, con la fiducia, il 6 dicembre al Senato, in un colpo solo è stata infatti posticipata di un anno, al 2014/2015, l’adozione di “libri nella versione digitale o mista, costituita da un testo in formato digitale o cartaceo e da contenuti digitali integrativi, accessibili o acquistabili in rete anche in modo disgiunto”. E, tra l’altro, solo nelle prime classe o in quelle che devono iniziare delle materie nuove. Quindi solo nelle prime e quarte classi della primaria, nelle prime classi delle medie, nelle prime e terze delle superiori. Per avere un’introduzione completa delle versioni digitali bisognerà aspettare l’a.s. 2016/17. Ora il testo passa alla Camera.
Ci dobbiamo aspettare ulteriori slittamenti? Probabilmente no. Ci sono ancora diversi anni per approvarli…

Regolamento delle classi di concorso. Per Flc-Cgil, trucchi e sciocchezze

da Tecnica della Scuola

Regolamento delle classi di concorso. Per Flc-Cgil, trucchi e sciocchezze
Dopo l’invio della nuova proposta sulle classi di concorso al CNPI per il parere, il Miur sarebbe intenzionato all’emanazione del regolamento optando per un “semplice” Decreto ministeriale
Assurdo, tuona la Flc-Cgil, ed è come dire: finora abbiamo scherzato.
Dopo il coinvolgimento di decine di persone e di confronti con le organizzazioni sindacali e con associazioni più o meno rappresentative, compresi i pareri reiterati del CNPI, alla fine si cancella tutto con un colpo di spugna: proposta illegittima e inaccettabile. Non si può intervenire così pesantemente sull’ordinamento con un semplice decreto che risulta un vero e proprio sgarbo istituzionale nei confronti del Parlamento e della Conferenza Unificata Stato Regioni e del Consiglio di Stato.
L’affondo del sindacato di Pantaleo contro una simile decisione è infatti assai motivato proprio perché i tagli di oltre 130mila cattedre attuati dal governo Belusconi nel 2008 prevedevano, come dice la legge 133/08, l’adozione di un regolamento per la revisione complessiva delle classi di concorso; regolamento che il ministero, approfittando della potestà di intervenire con propri decreti, vuole scavalcare per evitare tutto l’iter dei numerosi pareri istituzionali.
Ancor di più la scelta di questo strumento “non regolamentare”, già condannato più volte dal Consiglio di Stato e dalla Corte dei Conti, impedisce qualsiasi intervento sulla riconversione del personale in esubero e su tutte le questioni connesse al riordino delle classi di concorso. Nella bozza inviata al CNPI, si tenta perfino di intervenire sulle graduatorie ad esaurimento e sulle graduatorie d’istituto di III fascia, sulla costituzione degli organici, sui requisiti per l’accesso ai concorsi, sul sostegno e su altre materie che nulla hanno a che vedere con quanto prescrive l’art. 405 del Dlgs 297/94: “Il Ministro della pubblica istruzione, provvede, con proprio decreto, sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, alla revisione periodica della tipologia delle classi di concorso [omissis]”.
Ad accentuare lo sgarbo istituzionale, continua la Flc-Cgil,. non possiamo che rilevare che il testo proposto non è altro che quello che ci era stato illustrato lo scorso maggio e che ora si cerca di spacciare in forma di Decreto capace di “ottimizzare la gestione delle risorse umane”, razionalizzare le procedure di abilitazione e di concorso”, “realizzare risparmi”, “maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti” ecc.

Indicazioni sui prestati servizi

da Tecnica della Scuola

Indicazioni sui prestati servizi
di L.L.
Le operazioni che le segreterie devono compiere per evitare la sospensione del pagamento dello stipendio ai supplenti
Con riferimento alla nuova modalità di gestione dei prestati servizi, le segreterie scolastiche sono chiamate, mese per mese, a confermare la prestazione di servizio del personale supplente in carico. La mancata conferma comporterà l’assenza, per quel mese, del prestato servizio nel flusso trasmesso da Sidi a Spt e quindi una sospensione del pagamento dello stipendio corrente. In questi casi, la segreteria potrà recuperare la situazione il mese successivo.
Al fine di evitare l’inconveniente, con la nota prot. n. 5357 del 6 dicembre 2012 il Miur illustra i principali passaggi operativi da seguire per la gestione dei “prestati servizi”:
1)     Attraverso la voce del menu SIDI “Assunzioni (gestione corrente) => Gestione flussi MEF”, vengono proposti all’utente i periodi di prestato servizio, per il personale in carico alla scuola con contratto di supplenza in attesa dell’avente diritto o per maternità nell’anno scolastico di riferimento o al massimo nell’anno solare di riferimento.
2)     L’utente potrà acquisire i prestati servizi nei modi seguenti: selezione di tutti i periodi come proposti dal sistema oppure esclusione di singoli periodi (agendo con appositi check-button). A partire dal giorno 16 di ogni mese verranno proposti i periodi per il mese corrente, per i contratti ancora aperti nel mese. I periodi riguarderanno l’intero mese, a meno che non sia presente la data di termine del contratto. È gestita l’eccezione del mese di dicembre, prevista dagli accordi Miur-Mef: nel corso del mese di novembre l’applicazione propone anche i prestati servizi di dicembre, in quanto devono essere trasmessi a Mef entro il giorno 5 del mese stesso. È possibile annullare uno o più prestati servizi precedentemente inseriti purché non convalidati e non trasmessi.
3)     Attraverso la voce del menu SIDI “Assunzioni (gestione corrente) => Gestione flussi MEF” il Dirigente dovrà unicamente convalidare l’insieme dei prestati servizi predisposti dalla segreteria e non ancora trasmessi. Il Dirigente ha la possibilità comunque di annullare la convalida, entro la “finestra di disponibilità” su indicata.
4)     La funzione Interrogazione stato di avanzamento trasmissione permette di visualizzare gli esiti delle elaborazioni del flusso delle comunicazioni di termine della supplenza.

Previdenza: i nuovi servizi on-line

da Tecnica della Scuola

Previdenza: i nuovi servizi on-line
di Lara La Gatta
Dal 3 dicembre sono in linea nuovi servizi telematici relativi alle prestazioni della Gestione ex Inpdap
Nell’ambito del processo di informatizzazione delle procedure avviato già da tempo dall’Inps, altri servizi relativi alle prestazioni della Gestione ex Inpdap sono stati resi disponibili in versione on-line.
Così, dal 3 dicembre scorso, sarà possibile presentare le seguenti domande in modalità telematica, ma solo dopo aver convertito il PIN “on line” in PIN “dispositivo” attraverso la funzione “Converti PIN” sul sito Inps:
 
Domanda web di Riconoscimento del servizio militare: il servizio consente la compilazione e l’invio telematico della domanda di riconoscimento del servizio militare ai sensi dell’articolo 1 della legge 274 del 1991 e dell’articolo 8 del DPR 1092 del 1973.
Domanda web di Riconoscimento della maternità: il servizio consente la compilazione e l’invio telematico della domanda di accredito figurativo per il riconoscimento dei periodi corrispondenti all’astensione obbligatoria per maternità verificatisi al di fuori del rapporto di lavoro ai sensi dell’articolo 25, comma 2, Decreto legislativo 151del 2001.
Domanda web di Contribuzione Volontaria: il servizio consente la compilazione e l’invio telematico della domanda di autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi nelle ipotesi di sospensione, interruzione o cessazione del rapporto di lavoro.
Domanda web Riscatti ai fini pensionistici: il servizio consente la compilazione e l’invio telematico della domanda di riscatto per la valutazione onerosa ai fini pensionistici di periodi o servizi non coperti da contribuzione altrimenti non utili.
Domanda web Computo Servizi: il servizio consente la compilazione e l’invio telematico della domanda di computo ai sensi degli articoli 11, 12 e 15 del D.P.R. 1092 del 1973 per il riconoscimento gratuito agli iscritti alla Cassa Trattamenti Pensionistici dei dipendenti Statali dei servizi resi allo Stato o altri Enti pubblici con contribuzione versata all’Inps o a speciali fondi di previdenza.
Domande web Prestiti Pluriennali ad Iscritti e Pensionati: il servizio consente ad iscritti e pensionati aderenti al Fondo Credito l’invio telematico della domanda di prestito pluriennale.
Domanda web Piccoli Prestiti agli iscritti (cui abbiamo fatto cenno in una precedente notizia pubblicata su questo sito): il servizio consente agli iscritti, esclusi  gli appartenenti all’Arma dei Carabinieri e il personale gestito dal Service Personale Tesoro, l’invio telematico della domanda di piccoli prestiti. Il personale delle amministrazioni che utilizzano i servizi in cooperazione applicativa (MEF-SPT) non accede al servizio Domanda Piccoli Prestiti  attraverso Area Risevata Inps – Servizi ex Inpdap,  ma dal portale NoiPA.
Domanda di anticipata estinzione: il servizio consente la richiesta di anticipata estinzione dei prestiti in ammortamento.
Simulatore dei riscatti Tfs/Tfr. Il servizio consente di simulare il calcolo dell’onere di riscatto ai fini delle prestazioni di buonuscita, indennità premio di servizio e trattamento di fine rapporto. Per accedere al servizio è sufficiente il Pin non dispositivo.

Dal Miur ai Comuni 38milioni di euro per la raccolta dei rifiuti

da Tecnica della Scuola

Dal Miur ai Comuni 38milioni di euro per la raccolta dei rifiuti
di R.P.
Prima di ottenere il contributo i Comuni dovranno però dichiarare di ritenersi “soddisfatti” della somma stanziata. In caso contrario non riceveranno nulla. Un piccolo premio per i Comuni che fanno la raccolta differenziata.
Con un’avviso datato 6 dicembre (di cui abbiamo già fatto cenno in altra notizia pubblicata su questo sito, dalla quale si può leggere la tabella, riportata in allegato al suddetto avviso ministeriale, con gli importi dettagliati per i Comuni delle varie Province da corrispondere per l’anno 2012) il Ministero dell’Istruzione rende noto di aver disposto la liquidazione del contributo dovuto ai Comuni per il servizio di raccolta dei rifiuti nelle scuole statali.
Lo stanziamento complessivo è di poco inferiore ai 38 milioni di euro e, quest’anno, a seguito di un accordo sottoscritto fra Stato, Regioni ed Enti Locali verrà attribuito tenendo anche conto dei risultati ottenuti da ciascun Comune in materia di raccolta differenziata.
In pratica ai Comuni che hanno superato il tetto del 50% di raccolta differenziata verrà riconosciuto un contributo aggiunto (per la verità di modesta entità).
Per evitare il consueto contenzioso il Ministero ha però stabilito una clausola.
Le somme definite con il provvedimento del 6 dicembre saranno erogate ai Comuni interessati “a condizione che con la riscossione si dichiarino totalmente quietanzati per l’annualità in oggetto e che, nei casi in cui la gestione del servizio rifiuti, unitamente alla riscossione della relativa entrata, sia o sia stata per la parte del periodo in argomento, affidata dal Comune ad un terzo gestore affidatario in regime di TIA, il Comune percettore delle somme di cui al presente accordo provvederà al riversamento delle quote di rispettiva competenza al gestore stesso, sollevando il MIUR da ogni diritto, pretesa o ragione che potrebbe aver vantato dal terzo gestore affidatario”.
L’importo complessivo del contributo è infatti ampiamente inferiore a quanto “preteso” dai Comuni negli anni passati. In molti casi i Comuni avevano contestato l’entità del versamento del Miur che questa volta ha pensato bene di mettersi al riparo di possibili rivalse o richieste.

Report, si ritorna a parlare di “pillole del sapere”

da Tecnica della Scuola

Report, si ritorna a parlare di “pillole del sapere”
di Lucio Ficara
Secondo la tradizione del miglior giornalismo d’inchiesta, Report torna alla carica, confezionando una nuova trasmissione sul presunto scandalo delle “pillole del sapere”, acquistate a peso d’oro dal Miur
Ricordiamo che le pillole del sapere sono, secondo quanto sostiene il reportage della Gabanelli, video di soli 3 minuti, e non di 13 minuti come invece sostenuto dal direttore generale del Miur dott. Giovanni Biondi, comprati da una commissione mista Miur-Ansas alla bella cifra di 39 mila euro l’uno.
Ma quanto valgono realmente le pillole del sapere? Questo verrà accertato insieme a tutte le responsabilità del caso da alcuni esperti indipendenti che accerteranno il valore commerciale reale delle pillole e ci sarà una commissione di esperti che valuterà l’adeguatezza dei contenuti didattici. Inoltre è stata istituita una commissione per valutare la validità della trasparenza amministrativa e contabile.
La vicenda ha ovviamente indignato l’opinione pubblica principalmente dal lato etico. Il fatto che al ministero dell’istruzione mentre con una mano, si usa il machete per tagliare, attraverso i risparmi di spesa, centinaia di milioni per i prossimi anni, mentre con l’altra mano si elargiscono molti soldi per acquistare prodotti, che possiamo definire, con un eufemismo, discutibili, è motivo di una certa indignazione pubblica.
Alcune testimonianze di dipendenti che hanno realizzato per la Sbressa molte delle 12 pillole acquistate dal Miur, asseriscono che erano pronte centinaia di altre pillole da destinare al Miur, che con una silente complicità le avrebbe acquistate. Lo scandalo si fa ancora più evidente, scoprendo che il Miur avrebbe potuto fruire gratuitamente di equivalenti pillole denominate “pillole della conoscenza”.
Infatti Report svela un retroscena che fino ad ora era sconosciuto e che ci fa porre alcune domande. Qual è questo retroscena? Un professore esperto d’informatica aveva realizzato con un gruppo di studenti di una scuola di Pomigliano d’Arco delle “pillole della conoscenza” e le aveva offerte gratuitamente al Miur, tutto questo prima del tavolo di esperti, che avrebbe deciso di acquistare le pillole della Sbressa.
Il professore aveva solo chiesto pochi euro per farle veicolare tra le scuole, ma dal Miur è arrivato un perentorio : “ non ci sono soldi da spendere”. Se questo fosse vero, perché il MIur ha trovato i soldi per la Sbressa? Non è che i soldi del Miur sono serviti per sanare le difficoltà finanziarie della società diretta dalla Signora Sbressa, moglie del dirigente di mediaset Ambrogetti?
Per capire cosa si nasconde dietro questo groviglio di insinuazioni, causate da una scarsa trasparenza amministrativa, consigliamo di non perdere la prossima puntata di Report, che sicuramente sarà piena di altre scandalose sorprese.

Censis: fuga dalle università, successo degli ITS

da tuttoscuola.com

Censis: fuga dalle università, successo degli ITS

Il rapporto 2012 del Censis segnala che mentre da una parte le immatricolazioni all’università sono calate del 6,3% nel 2010-2011 e del 3% nel 2011-2012, gli ITS (Istituti Tecnici Superiori), attivate nello scorso anno scolastico con la formula della Fondazione di partecipazione, sono state prese d’assalto, tanto che è stato possibile soddisfare solo il 39,5% delle domande di iscrizione, con picchi del 51,6% nelle regioni centrali e minimi del 22,8% in quelle meridionali.

Il calo delle immatricolazioni interessa soprattutto i corsi di laurea di tipo umanistico-sociale, quelli che negli ultimi anni hanno offerto minori sbocchi lavorativi: la percentuale dei nuovi iscritti a questi corsi passa tra il 2007 e il 2010 dal 33% al 29,9% del totale, mentre quella degli iscritti all’area tecnico-scientifica aumenta del 2,7% passando 26% al 28,7% (ma con una presenza femminile ancora limitata al 24,3%).

Il fenomeno si spiega tenendo presente che ormai da anni la domanda di qualifiche tecniche ad alta specializzazione proveniente dalle aziende supera nettamente l’offerta: nel 22,4% dei casi le aziende considerano tali figure professionali “di difficile reperimento”.

Maestri cattolici contro l’Imu per gli istituti paritari

da tuttoscuola.com

Maestri cattolici contro l’Imu per gli istituti paritari
 Non l’imposta Imu alle scuole ma ”più scuola, più scuole, per tutti!”. Così si esprime in una nota l’Associazione italiana maestri cattolici (Aimc).

L’Associazione considera ”fortemente penalizzante per l’intero sistema scolastico pubblico l’imposizione dell’Imposta municipale propria (Imu) alle scuole gestite da enti non profit. Introdurre il pagamento dell’Imu per attività legate al mondo dell’educazione e dell’istruzione non può che avere ripercussioni negative sugli alunni, ragione d’essere di ciascuna e di tutte le scuole appartenenti al sistema scolastico pubblico, così come delineato dalla Legge 62/2000 della Repubblica”.

L’Aimc riconosce le difficoltà attuali e la necessità di provvedimenti volti a superarle, ma afferma che ”aumentare la pressione impositiva in una congiuntura economica già difficile e complessa significa decretare l’inevitabile chiusura di molte istituzioni scolastiche paritarie, in particolare del mondo cattolico, che al pari delle statali fanno del servizio alla persona la loro ragione d’essere”.

In conclusione, secondo i maestri cattolici, ”la contemporanea riduzione di fondi al sistema scolastico pubblico e la richiesta di nuove tasse potrà, forse, riempire un po’ le casse, ma renderà, sicuramente, il nostro Paese più povero di fronte alle nuove generazioni e al loro futuro”.