Concorso a cattedra – Il Ministro Profumo continua a fare pasticci

Concorso a cattedra – Il Ministro Profumo continua a fare pasticci: i ricorrenti ammessi con riserva che hanno superato le prove preselettive hanno il pieno diritto di accedere anche agli esami scritti. Ad estrometterli dalla procedura concorsuale può subentrare soltanto un’eventuale decisione di merito contraria emessa dal giudice amministrativo. L’Anief conferma inoltre la volontà di far partecipare alle prove scritte tutti coloro che hanno ottenuto tra 30 e 34 punti alle preselezioni.

 

Nel corso delle dichiarazioni rilasciate il 20 dicembre sul concorso a cattedra, il Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha continuato fare pasticci. Confondendo ammessi, idonei e ricorrenti. Ma soprattutto, a precisa domanda su cosa si devono aspettare ora i candidati che sono stati ammessi attraverso le istanze cautelari, ha dimenticato di dire che il nostro ordinamento prevede che coloro che hanno ottenuto dai giudici l’ammissione con riserva a partecipare alle prove preselettive possono sicuramente partecipare – ovviamente se ammessi – anche alle verifiche scritte.

 

L’unico atto che potrà decretare l’accettazione o meno del ricorso presentato dal nostro sindacato per tutelare il diritto di migliaia di docenti laureati negli ultimi dieci anni a partecipare alla procedura preselettiva – spiega Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – è rappresentato solo dalla decisione di merito che emetterà il giudice amministrativo. Fino a quel momento i ricorrenti non possono essere esclusi. E quindi hanno diritto a prendere parte a tutte le prove in programma”.

 

Analogamente, l’Anief conferma la volontà, supportata da valide motivazioni giuridiche, di tutelare il diritto ad accedere alle prove scritte per tutti coloro che hanno ottenuto tra 30 e 34,5 punti alle preselezioni. Si tratta, infatti, di un’esclusione priva di fondamento, poiché la “soglia” di accesso introdotta dal Miur (pari a 35 punti su 50 totali) va ben oltre, in proporzione, ai 6/10 previsti dal Decreto Legislativo 297/94: una norma “faro” che costituisce, sino a prova contraria, il riferimento normativo cui fanno capo tutte le selezioni dei docenti nella scuola pubblica.

 

Siamo di fronte – sottolinea Marcello Pacifico – ad una evidente alterazione delle indicazioni del legislatore. Tutti coloro che si sentono ingiustamente esclusi possono rivolgersi al nostro sindacato: riceveranno così le istruzioni operative, al fine di ottenere l’ammissione con riserva alle prove scritte la cui calendarizzazione è prevista per il 15 gennaio”.

 

Coloro che sono interessati ad avere informazioni, senza impegno nel fare o meno ricorso, possono scrivere a concorsoacattedra@anief.net.

Situazione delle Scuole e dei corsi di italiano all’estero

DICHIARAZIONE
 DEI
 DOCENTI
 E
 DELL’ASSISTENTE 
AMMINISTRATIVO 
MAE
 IN
 SERVIZIO
 A
 CHARLEROI‐LIEGI
 IN
 MERITO 
ALLA
 SITUAZIONE
 DELLE
 SCUOLE
 E
 DEI
 CORSI
 DI
 ITALIANO 
ALL’ESTERO

DOCUMENTO
 PRODOTTO
 DALL’ASSEMBLEA
 SINDACALE
 SVOLTASI 
PRESSO
 L’UFFICIO
 SCOLASTICO
 DI 
CHARLEROI 
IL 
20 
NOVEMBRE
 2012

L’attuazione
 della
 Spending
 Review
 ha
 creato
 una
 situazione
 che
 pare
 non
 garantire
 un
 “servizio invariato” 
ai
 cittadini,
 contrariamente
 agli
 obiettivi 
dichiarati.
 Per
 quanto
 molte
 delle
 contrazioni
 di
 spesa 
siano
 state
 motivate
 da
 esigenze
 dettate
 dall’appartenenza
 alla
Unione
 Europea, 
emergono 
tuttavia
 incongruenze
 tra
 quanto
 proclamato 
e 
la 
realtà:
 nella
 classifica
 della
 spesa
 pubblica 
destinata 
all’istruzione
 (dati
 OCSE
 desunti
 dal
 rapporto
 annuale
 Education
 at
 a
 Glance 
2012), 
l’Italia
 risulta
 essere
 il
 31°
 Paese, 
uno
 degli
 ultimi, 
con
 appena 
il
 9%
 delle
 risorse.
 Tali
 contrazioni
 hanno
 colpito
 duramente
 le
 scuole
 e
 l’istruzione
 in
 generale
 e
 se
 ne
 annunciano 
altre
 di 
tenore
 analogo
o 
perfino
 più
 severe.

Dal
 settembre
 2011,
 a
 seguito
 della
 chiusura
 del
 Consolato
 di
 Liegi
 e
 del
 corrispondente
 Ufficio
 Scolastico,
 i
 docenti
 che
 vi 
operavano
 sono 
stati
 accorpati
 alla
 Circoscrizione Consolare
 di
 Charleroi.
 Nonostante
 quest’ultima
 si
 estenda
 su
 una
 vasta
 area
 geografica
 e
 fra
 le
 maggiormente
 popolate
 da
 cittadini
 di
 origine
 italiana,
 l’estate
 scorsa
 sono
 stati
 soppressi
 i
 posti
 del
 DS,
 del
 DGSA,
 di
 un
 assistente
 amministrativo
 e
 di
 due
 docenti
 di
 scuola
 primaria.
 Si
 è
 rischiato
 inoltre
 di
 dover
 assistere
 alla
 chiusura
 dell’unica
 scuola
 primaria
 italiana
 ancora
 esistente
 in
 Belgio
 i
 cui
 titoli
 di
 studio
 siano
 legalmente
 validi
 in
 Italia,
 senza
 bisogno
 di
 alcun
 procedimento 
aggiuntivo
 di
 equipollenza.
 Pertanto,
 dall’anno
 scolastico 
in
 corso
 (2012‐13), 
la
 dirigenza
 è
 stata
 affidata
 temporaneamente
 al
 DS
 di
 Bruxelles,
 incaricato
 così
 di
 gestire
 una
 estensione
 territoriale
 transnazionale,
 che 
comprende 
anche 
l’Olanda,
 oltre 
alle 
Fiandre,
 a
 Charleroi
 e
 Liegi.

Ciò
 rende
 oltremodo
 ardua
 la
 necessità
 di
 curare
 con
 la
 dovuta
 attenzione
 i
 problemi
 delle
 varie
 sedi
 sotto 
la 
giurisdizione
 di 
un 
unico
 dirigente, 
analoghi
 per
certi
 versi,
 ma
 assolutamente 
variegati
 per
 molti
 altri.

Tra
 l’altro, 
gli
 insegnanti
 e 
il
 personale
 ATA
 sottolineano
 che
 il
 Governo 
italiano
 ha 
rinnovato
 una
 Charte
 di
 partenariato
 con
 il
 Governo
 belga
 per
 il
 quinquennio
 2012‐2017,
 senza
 tener
 conto
 dei
 tagli
 già
 previsti.
 Questo
 accordo
 bilaterale,
 vincolante
 per
 entrambi
 gli
 Stati,
 prevede
 la
 presenza
 di
 docenti
 MAE
 nelle
 scuole
 locali.
 La
 riduzione
 continua
 del
 contingente
 e
 i
 limiti
 progressivamente
 imposti
 ai
 docenti
 MAE
 dall’Italia
 minano
 gravemente
 il
 rispetto
 di
 tale
 patto,
 grazie
 al
 quale
 oggi,
 tra
 Charleroi
 e
 Liegi,
 28
 docenti
 e
 un
 solo
 assistente
 amministrativo 
gestiscono 
più
 di
 400
 corsi
 per
 oltre 
7000 
alunni.

Le
 condizioni
 di 
lavoro
 dei
 docenti 
e
 degli
 ATA
 di
 ruolo
 inviati 
oltre confine
 diventano
 sempre
 più
 incerte,
 perché
 i
 loro
 contratti
 vengono
 continuamente
 disattesi
 o
 modificati 
in
 corso 
d’opera,
 senza
 alcun
 rispetto
 per
 vincoli,
 regolamenti 
e
 diritti
 dei
 lavoratori 
della 
scuola
 pubblica,
 indipendentemente 
dal
 Paese
 in
 cui 
svolgono
 il
 loro 
compito.

Inoltre,
 le
 spinte
 privatistiche,
 di
 natura
 più
 o
 meno
 elettorale,
 e
 la
 serie
 continua
 di
 interventi
 inopportuni
 da
 parte
 di
 alcuni
 Enti
 Gestori,
 cominciano
 a
 interferire
 sul
 consolidamento
 degli
 apprezzabili
 risultati
 ottenuti
 dai
 docenti 
MAE, 
che
 hanno 
intessuto 
negli
 anni
 una 
efficace 
sinergia
 didattica
 con 
le
 scuole
 e
 i 
territori
 locali.

Gli
 insegnanti
 e
 gli
 ATA
 denunciano
 la
 prassi
 che
 si
 va
 consolidando
 presso
 il
 MAE,
 e
 altri
 organi
 istituzionali
 di
 varia
 natura,
 per
 effetto
 della
 quale
 vengono
 prese
 decisioni
 repentine,
 e
 sovente
 discutibili,
 su
 questioni
 riguardanti i
l 
loro 
lavoro,
 senza 
che 
siano 
in 
alcun 
modo 
consultati, 
se 
non 
altro 
per 
rispetto 
della 
loro
 professionalità
 e
 nel
 quadro,
 non
 meno
 importante,
 della
 salvaguardia
 dei
 loro
 diritti.
 Le
 organizzazioni
 sindacali
 di
 categoria
 sono
 spesso
 costrette
 a
 prendere
 atto
 delle
 scelte
 ministeriali,
 dovendo
 intervenire
 ex
 post,
 con
 sempre
 meno
 peso
 nelle
 decisioni
 che
 concernono
 la
 qualità
 dell’insegnamento
 e
 quella
 di
 chi
 la
 dovrebbe
 garantire.

I
 lavoratori
 della
 scuola
 assegnati
 all’estero
 per
 la
 promozione
 della
 lingua
 e
 della
 cultura
 italiana
 vedono 
quindi
 le
 loro
 competenze 
e
 professionalità 
annientate
 da
 logiche
 di
 parte
 che 
tendono 
a
 preservare 
o
 promuovere
 interessi
 troppo
 spesso
 di
 tipo
 politico,
 privatistico
 e
 locale,
 e
 piuttosto
 incoerenti
 con
 gli
 intenti
 dichiarati
 dal
 MAE
 e 
i
 propositi
 espressi
 nero 
su
 bianco
 negli
 Accordi
 Bilaterali.

Per
 quanto
 riguarda
 la
 promozione
 della
 lingua
 e
 della
 cultura
 italiana,
 sarebbe
 auspicabile
 un
 confronto
 sia
 con
 gli
 altri
 Paesi
 in
 partenariato
 con
 il
 Belgio
 (che
 aumentano
 di
 anno
 in
 anno
 il
 numero
 dei
 docenti
 impegnati
 sul
 territorio),
 sia
 con
 paesi
 come
 la
 Francia,
 che
 per
 storia
 e
 caratteristiche
 del
 patrimonio
 culturale
 rappresenta
 un 
utile 
riferimento
 per 
l’Italia.

I
 docenti
 e
 gli
 ATA
 con
 incarico
 MAE
 ribadiscono
 la
 priorità
 dell’intervento
 pubblico
 in
 un
 ambito
 fondamentale
 come
 quello
 dell’istruzione
 e
 della
 promozione
 linguistico‐culturale,
 soprattutto
 per
 uno
 Stato
 e/o
 un 
Governo 
che
 firmano 
accordi 
in
 nome
 dell’Italia
 e 
che 
poi 
creano, 
ipotizzano 
o 
pretendono 
di 
applicare,
 leggi,
 decreti
 e 
altre 
misure
 di 
varia
 natura
 in
 contrasto 
con
 quanto 
appena
 sottoscritto.

È
 proprio
 ciò
 che
 è
 accaduto
 il
 7
 novembre
 2012,
 quando
 il
 Ministro
 degli
 Affari
 Esteri,
 nello
 stesso
 momento
 in
 cui
 i
 docenti
 MAE
 erano
 degnamente
 accolti
 al
 parlamento
 della
 Fédération
 Wallonie–Bruxelles
 per
 celebrare
 un
 nuovo
 anno
 di
 partenariato,
 rispondeva
 a
 una
 interrogazione
 parlamentare,
 affermando:
 “i
 veri
 e
 propri
 corsi
 scolastici
 possono
 essere
 organizzati
 esclusivamente
 dagli
 enti
 gestori”,
 dichiarazione
 in
 contrasto
 con
 il
 D.L.vo
 297 
del 
’94.

Gli
 insegnanti
 e
 gli
 ATA
 statali
 chiedono
 che
 tale
 incoerenza
 abbia
 fine
 e
 che
 i
 tagli,
 se
 necessari,
 aderiscano
 almeno
 a
 criteri
 precisi
 che
 tengano 
conto 
della
 qualità
 dell’insegnamento
 e
 non
 siano 
modificabili
 in
 corso
 d’opera. 
Si 
dichiarano 
stanchi
 di 
essere 
merce
 di
 scambio 
per 
giochi
 politico‐elettorali
 di 
dubbia 
liceità,
 soprattutto
 da
 parte
 di
 chi
 presenta
 interrogazioni
 parlamentari
 tese
 a
 stravolgere
 l’organizzazione
 didattico‐ amministrativa
 in
 essere,
 dimostrando
 però,
 contestualmente,
 di
 non
 conoscere
 in
 maniera
 approfondita
 il
 mondo
della
scuola.

A
 tale 
proposito
 è
 opportuno
 sottolineare 
che 
in
passato
 il
 Belgio
 è
 stato 
il
 luogo
 in
 cui 
la
 forza
 lavoro 
di
 esseri 
umani, offerta
 in
 cambio
 di
 interessi
 economici
 nazionali,
 ha
 prodotto
 drammi
 ben
 più
 eclatanti 
e 
tragici
 come
 quello
 del
 Bois
 du
 Cazier
 a
 Marcinelle,
 che
 probabilmente
 pochi
 dei
 politici
 deliberanti
 conoscono
 o
 ricordano.
 I
 discendenti
 di
 quegli
 Italiani,
 partiti
 in
 massa
 per
 salvarsi
 da
 condizioni
 economiche
 penose
 e
 per
 rispettare 
i 
termini
 di
 un
 patto 
fra 
i
 due
 Stati,
 sono
 sul 
punto
 di
 essere 
privati
 di
 un
 diritto 
riconosciuto 
loro 
per
 anni:
 quello
 di
 non
 perdere
 il
 contatto
 con
 le
 loro
 radici,
 la
 loro
 lingua
 e
 cultura
 di
 origine,
 di
 cui
 mostrano
 di
 andare
 fieri.
 Realtà
 che
 i
 docenti
 MAE
 hanno
 avuto
 modo
 di
 verificare
 e
 apprezzare
 concretamente
 nello
 svolgimento
 del 
loro 
lavoro
 pluriennale 
sul
 territorio.

I
 diritti
 e
 le
 aspettative
 degli
 italiani
 d’origine
 non
 potrebbero
 essere
 garantiti
 da
 corsi
 organizzati
 da
 comitati
 locali,
 benché
 finanziati
 dallo
 Stato
 italiano,
 se
 questi
 fossero
 concepiti
 “esclusivamente”
 in
 sostituzione
 dei
 corsi
 finora
 gestiti
 da
 personale
 ministeriale
 e
 affidati
 ai
 docenti
 MAE,
 che
 alimentano
 un
 prezioso
 scambio
 culturale
 con
 le
 istituzioni
 scolastiche
 belghe,
 presso
 le
 quali
 prestano
 servizio
 in
 virtù
 dei
 titoli
 abilitanti
 acquisiti
 in
 Italia, 
integrandosi 
attivamente
 e
 fruttuosamente
 nei
 percorsi
 educativi
 del
 Paese
 che
 li
 accoglie.
 I
 comitati
 locali
 dovrebbero
 invece
 continuare
 a
 operare
 di
 concerto
 con
 i
 docenti
 MAE,
 testimoni
 dell’evoluzione
 della 
nostra 
lingua
 e
 della
 nostra
 cultura.

Visto
 quanto 
sopra,
 i 
sottoscritti 
docenti
 e
 membri
 del
 personale 
ATA, 
facendo
 appello 
alla 
Costituzione,
 che
 sancisce
 la
 centralità
 dell’intervento
 pubblico
 in
 tutto
 ciò
 che
 concerne
 l’istruzione,
 chiedono
 al
 MAE
 e
 al
 MIUR 
di
dichiarare 
apertamente
 le 
propri e
posizioni 
in 
merito 
alle 
problematiche 
qui 
evidenziate
 e
 di 
aprire 
un
 reale 
confronto
 con
 i 
lavoratori 
della 
scuola.

Ad
 attendere
 risposte 
non
 sono 
solo 
i 
docenti 
e 
gli 
ATA
 incaricati 
all’estero, 
ma 
anche 
i 
tanti
 che 
hanno
 partecipato
 alle
 ultime
 prove
 di
 accertamento
 linguistico
 indette
 dal
 MAE
 con
 D.I.
 4377‐2011,
 espletate
 nel
 corso
 del
 mese
 di
 dicembre
 2011
 e
 per
 la
 cui
 OM
 relativa
 alle
 graduatorie
 si
 è
 dovuto
 aspettare
 un
 anno:
 ulteriore
 elemento
 atto
 a
 denunciare
 quanto
 l’assegnazione
 e
 il
 ruolo
 all’estero
 risultino
 perennemente
 e
 contraddittoriamente
 messi 
in
 discussione
 da
 chi
 dovrebbe 
piuttosto
 difenderne 
l’esistenza.

I
 docenti
 e
 il
 personale
 ATA
 di
 ruolo
 della
 Circoscrizione
 Consolare
 Charleroi‐Liegi

Chiudere due scuole significa distruggere due comunità

Chiudere due scuole significa distruggere due comunità

Di fronte alla situazione indecente – chiusura a tempo indeterminato dei due istituti a causa della presenza di materiale isolante presumibilmente pericoloso e di tempi incredibili per il risanamento degli edifici stessi – che coinvolge i colleghi docenti ed ata e gli studenti del Liceo Scientifico Niccolò Copernico e dell’istituto Tecnico Rosa Luxemburg di Torino la CUB Scuola Università Ricerca

rileva che risorse ingentissime vengono investite in opere pubbliche inutili e dannose o in spese militari mentre un numero spaventoso di istituti scolastici è allo sfascio;
che si espongono lavoratori e studenti a rischi gravissimi per la salute senza che mai emergano precise responsabilità e, soprattutto, un’azione forte ed efficace per porre rimedio alla situazione;
che in questo caso lo sparpagliare i due istituti, l’imporre orari indecenti è inaccettabile. Le vittime della situazione pagano, per il passato, con l’esposizione al rischio e per il futuro con la fine della propria comunità educante;

è, di conseguenza necessario:

provvedere al risanamento ambientale dei due istituti in tempi celeri;
in ogni caso garantire, utilizzando gli edifici a disposizione, che i due istituti mantengano la loro identità e che il personale non venga sottoposto a gravi disagi

Una scuola non è ente burocratico ma un organismo vivente che va salvaguardato

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Cosimo Scarinzi

Tutti cuochi ma nessun calzolaio. Le iscrizioni ai professionali in aumento

da Tecnica della Scuola

Tutti cuochi ma nessun calzolaio. Le iscrizioni ai professionali in aumento
In otto anni le iscrizioni alle scuole professionali sono aumentate da 25 mila a 240 mila, mentre, forse per il dilagare in Tv di programmi di cucina, il percorso professionale più richiesto è quello dello chef. E se i professionali diventano alternativi ai licei, alcuni mestieri, seppure richiesti stentano a trovare adepti, come il calzolaio
Questi dati sulle scuole professionali sono stati presentati alla Prima Conferenza Nazionale dei Servizi sull’Istruzione e la Formazione Professionale (IeFP), promossa dal Ministero dell’Istruzione e dal Ministero del Lavoro e d’intesa con la IX Commissione della Conferenza delle Regioni. E dai dati illustrati è emerso come con una qualifica professionale i ragazzi riescono a trovare lavoro più facilmente. “Dal 2004 al 2012 i giovani iscritti alla IeFP sono passati da 25.000 a più di 240.000, di cui oltre 124.000 iscritti presso i CFP – ha spiegato il Sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini – Il nostro Paese comincia ad avere un sistema alternativo a quello scolastico, come nella maggioranza dei Paesi dell’Europa. Dare più forza alla IeFP, come dimostra la Germania, significa fornire più occasioni di lavoro ai giovani e maggiori opportunità di crescita alle imprese.”. Tra gli studenti che scelgono un percorso triennale, al termine del quale possono conseguire una qualifica, circa il 68% si concentra in soli cinque indirizzi, di cui “Operatore della ristorazione” da sola raccoglie il 32% della adesioni. Tra le aspirazioni dei quattordicenni è evidente che c’è, senza dubbio, quella di diventare cuochi, camerieri e baristi. Tra i Corsi di Formazione Professionale che vanno per la maggiore c’è anche “Operatore del benessere”, preferito in maniera particolare dalle ragazze. L’ambizione a lavorare con l’immagine, a migliorare l’aspetto fisico degli altri, la fa da padrona tra il gentil sesso, mentre i ragazzi preferiscono “sporcarsi le mani”. In questo caso, è giusto dare un’interpretazione letterale a queste parole, visto che i maschietti preferiscono iscriversi a qualifiche del settore meccanico ed elettro – elettronico. Ci sono però anche corsi che vengono attivati e non trovano nessun candidato. Lo scorso anno formativo ha visto zero studenti iscriversi al corso di “Operatore delle calzature” così come a quello di “Operatore delle produzioni chimiche” ed “Operatore del montaggio e della manutenzione delle imbarcazioni da diporto”.

Preoccupano i dati Istat su scuola e università

da Tecnica della Scuola

Preoccupano i dati Istat su scuola e università
di A.G.
Udu, Uds e Rete della Conoscenza ritengono grave che nel 2010 gli studenti che hanno conseguito la laurea siano calati di 3.700 unità. E che si siano ridotte le iscrizioni alla scuola superiore: colpa dell’aumento dei costi per i contributi volontari, vere e proprie tasse obbligatorie. Intanto l’Anief ricorda: un basso tasso di scolarizzazione è quasi sempre l’anticamera dell’emarginazione sociale.
I dati diffusi dall’Istat nell’Annuario Statistico 2012 non piacciono proprio agli studenti. Secondo Michele Orezzi, coordinatore dell’UdU, siamo di fronte a “solo l’ennesima dimostrazione della profonda crisi che denunciamo da tempo. Il calo delle immatricolazioni che ci portiamo avanti dal 2004 continua e nell’ultimo anno si è registrato un calo, proprio per le immatricolazioni, del 2,2%. Nel 2010 gli studenti che hanno conseguito la laurea sono calati di 3.700 unità. Il rapporto tra immatricolati all’università e studenti diplomati, ovvero il rapporto tra gli studenti usciti dalle scuole superiori e quelli che si iscrivono all’università, cala ancora raggiungendo il 61,3 %, due punti in meno dell’anno precedente.”
Continua Orezzi: “Gli obiettivi Europei ci chiedono di ridurre la dispersione scolastica e di aumentare il numero di laureati. Non è vero né che abbiamo troppe università né che abbiamo troppi laureati. Solo un piccolo gruppo di ideologi che non guardano alla realtà sostiene oggi queste assurde tesi”.
L’Unione degli Universitari ha già denunciato da tempo anche il pesante aumento delle tasse universitarie, le terze più alte in Europa, e i drastici tagli imposti al sistema di Diritto allo Studio Universitario, già sotto finanziato. “Serve una risposta – ha detto Orezzi – per i 46 mila studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi che non ricevono la borsa di studio per mancanza di fondi, serve una risposta al continuo aumento della tassazione studentesca”.
Sotto accusa, infine, il dato allarmante sul calo delle immatricolazioni. E quello sul calo del rapporto tra gli studenti diplomati che entrano nel mondo universitario.
Ma anche che non entrano nel mondo del lavoro (un under 35 su tre). O che nemmeno si iscrivono al biennio delle superiori. “I dati del 2011 –  ha detto Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti – mostrano come calino anche le iscrizioni alla scuola superiore: un dato che deriva dall’aumento dei costi per i contributi volontari che troppo spesso sono vere e proprie tasse obbligatorie, esattamente come dei tagli sui servizi e delle difficoltà che sempre più famiglie incontrano per l’acquisto di libri o per pagare le ripetizioni. Per questo crediamo sia indispensabile investire realmente nella scuola pubblica, evitando la dispersione e permettendo agli studenti e alle studentesse di avere una loro autonomia sociale rispetto alla propria famiglia”
Sulla stessa lunghezza d’onda si posizione Federico Del Giudice, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza: “Riteniamo drammatici questi dati: dimostrano infatti che la situazione della nostra generazione è estremamente difficile”. Basta dire che “il lieve aumento dell’occupazione nell’ultimo anno non ha minimamente toccato gli under 35”.
Ma non sono stati solo i rappresentanti degli studenti ad aver mostrato preoccupazione per il rapporto annuale dell’Istat. Secondo l’Anief, ciò conferma che in Italia il quadro non è solo stagnante, ma sta peggiorando di anno in anno. Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, “è impossibile negare il nesso logico che si è venuto a determinare tra la sempre più modesta considerazione sociale verso l’istruzione superiore-universitaria e lo scarso investimento dei Governi degli ultimi anni nei confronti dell’istruzione. È un dato emblematico. Perché uno Stato che non investe nella scuola, non si capisce perché dovrebbe investire nelle famiglie”.
Ma l’Istat ci dice anche che la disoccupazione sta anche diventando sempre più di tipo intellettuale: i laureati tra i 25 e i 29 anni che non lavorano sono infatti il 16 per cento, mentre i diplomati della stessa fascia d’età privi di occupazione si fermano al 12,6 per cento. “È un altro dato su cui bisognerebbe far riflettere i nostri parlamentari – sostiene Pacifico – perché mentre in Italia non valorizziamo coloro che conseguono i titoli di studio più elevati, mettendo anche ciclicamente in discussione il loro valore legale, nei Paesi europei più sviluppati avviene esattamente l’opposto. Con incentivi sia sul fronte della formazione, sia in fase di spendibilità del diploma. Questi Paesi sanno bene che un basso tasso di scolarizzazione è quasi sempre l’anticamera dell’emarginazione sociale”.
Anche la volontà espressa dal Miur di chiudere il concorso a cattedra ai laureati degli ultimi dieci anni è davvero un brutto segnale: “in questo modo – ha concluso il leader dell’Anief – il Miur ha letteralmente tarpato le ali di centinaia di migliaia di giovani che hanno investito nello studio. E a cui si dice, senza nemmeno il supporto di una norma, che si devono accomodare in sala di attesa”.

Addio alla vecchia indennità di disoccupazione

da Tecnica della Scuola

Addio alla vecchia indennità di disoccupazione
di L.L.
Dal 1° gennaio 2013 arrivano l’ASpI e la Mini Aspi. Previsto anche un regime transitorio con la Mini Aspi 2012
Dal prossimo 1° di gennaio l’Inps non erogherà più le indennità di disoccupazione ordinaria con requisiti normali e con requisiti ridotti, che saranno sostituite, rispettivamente, dalla ASpI (Assicurazione Sociale per l’Impiego) e dalla Mini ASpI.
I due nuovi trattamenti di sostegno al reddito sono stati introdotti dalla legge 28 giugno 2012, n. 92 di riforma del mercato del lavoro e sono stati recentemente illustrati dall’Inps con le circolari n. 140 del 14/12/2012 e n. 142 del 18/12/2012 e con messaggio n. 20774 del 17/12/2012.
Con particolare riferimento alla Mini ASpI, sarà previsto un regime transitorio – definito Mini ASpI 2012 – che consentirà di percepire l’indennità anche da parte di coloro che hanno maturato nel 2012 i requisiti per la “vecchia” indennità di disoccupazione con requisiti ridotti.
Indipendentemente dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, la domanda per il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione mini-ASpI 2012, riferita a periodi di disoccupazione intercorsi appunto nel 2012, dovrà essere presentata per via telematica tra il 1° gennaio e il 2 aprile 2013 (31 marzo e 1 aprile sono giorni festivi).
La prestazione sarà riconosciuta qualora risultino accertate per l’anno 2012 le condizioni richieste per la prestazione di disoccupazione ordinaria con requisiti ridotti (anzianità assicurativa di due anni, almeno 78 giornate di lavoro individuate, come di consueto, con riferimento alla durata contrattuale) e indipendentemente dallo stato di inoccupazione del lavoratore richiedente.
Il calcolo avverrà però nella misura prevista per la mini-ASpI (75% della retribuzione di riferimento come regolata dall’articolo 2, comma 6 e comma 7, della legge di riforma) e per una durata pari alla metà delle settimane lavorate nell’ultimo anno (2012), nel limite di quelle disponibili, avendo detratto dal massimale di 52 le settimane lavorate e le settimane non indennizzabili.
Per evitare la sovrapposizione di liquidazioni di prestazioni aventi uguale natura ma differente disciplina, la liquidazione della prestazione in argomento avverrà in un’unica soluzione e non mensilmente.

Scrima (CislScuola): troppe demagogie sui precari

da Tecnica della Scuola

Scrima (CislScuola): troppe demagogie sui precari
di P.A.
“C’è uno scarto enorme tra domanda e offerta di lavoro”, dice Francesco Scrima, il segretario della CislScuola, se si considera che il numero dei partecipanti al concorso, 320mila, è la metà dell’attuale organico di docenti, circa 700mila
Questa enorme scarto rende la realtà del precariato scolastico assai vulnerabile nei confronti di tensioni e conflitti, diventando terreno facile per le scorribande di tanti demagoghi. Con questi numeri è difficile, dice Scrima, governare in modo equilibrato il reclutamento dei docenti, rispettando i diritti dei precari in attesa di stabilizzazione e aprendo le porte alle leve più giovani. Dai tempi del governo Prodi, quando si decise di bloccare gli ingressi nelle graduatorie, “sono trascorsi cinque anni e non si è fatto nulla, salvo bandire – senza cambiare le regole – un concorso che ha ulteriormente alimentato polemiche e contrapposizioni.” E questo concorso ha contribuito, con procedure discutibili a partire da una preselezione affidata alla casualità generica e sommaria dei test, ad alimentarle. Per dare senso e prospettiva ad una politica del reclutamento sono necessarie, a monte, altre scelte: fermare la logica dei tagli, stabilizzare il lavoro precario. La risposta concreta, continua Scrima, è l’intesa che ha reso possibile il piano triennale di assunzioni per il quale la Cisl dice di impegnarsi “con determinazione e senza cedere alla tentazione delle facili demagogie”

Diffidato il Miur, con richiesta di accesso agli atti

da Tecnica della Scuola

Diffidato il Miur, con richiesta di accesso agli atti
Sarebbero addirittura due le diffide: una del 13 dicembre 2012 da parte dall’Associazione per il Software Libero, l’altra dal Codacons per retribuire i docenti precari, assentati da scuola per la prova preselettiva del concorso.
L’Associazione per il software, insieme ad altri, avrebbe diffidato il Miur a far svolgere la prova preselettiva del concorso docenti con le domande di “Competenze Digitali” rese note attraverso l’Esercitatore online. Verrebbe contestato che “il set di domande in questione risulta essere a tratti fuorviante, scritto con linguaggio improprio, con numerosi errori. Ma, soprattutto, il set di domande quasi nulla ha a che fare con la valutazione del grado di ‘cultura digitale’ dei candidati e comunque è discriminatorio dal punto di vista tecnologico ed in particolare nei confronti degli utenti di software libero”. Viene inoltre sottolineato come “la citazione di specifici programmi discrimina gli utenti che normalmente usano altri programmi o altri sistemi operativi, fra questi gli utenti di software libero. Peraltro, quando i software citati sono proprietari, ovvero non liberi, si ottiene l’effetto di pubblicizzare de facto, attraverso il test, questi software”. Infatti, viene esplicitato: “106 fanno riferimento a dettagli relativi solo ai sistemi operativi Windows” che “sono di tipo proprietario e sottoposti a specifico acquisto di licenza d’uso e quindi non dovrebbero essere acquisiti dalla Pubblica Amministrazione se non in casi eccezionali”, mentre prodotti come fogli Excel, usati per rendere nota la percentuale degli ammessi alla prova scritta, sono apribili solo ai “possessori” di un prodotto Microsoft Office. Da qui dunque sarebbe partita la diffida al Miur per ottenere “la cancellazione immediatamente da esso tutte le domande che hanno risposte errate e/o contengono riferimenti a software e/o a formati proprietari specifici” e “la copia, ai sensi dell’art 22 e seguenti, L. 241-90, dell’elenco completo delle domande e risposte di cui sopra e degli atti tutti relativi ai procedimenti amministrativi che hanno portato all’elaborazione delle suddette domande e risposte”. L’Associazione per il Software Libero avrebbe pure chiesto un accesso agli atti e una istanza d’intervento nel procedimento per chiedere “ai sensi dell’art. 9 della legge n. 241/1990, di intervenire nel procedimento de quo e di interloquire in relazione alle future fasi di quesito”, poiché ritengono che “i procedimenti amministrativi che hanno portato all’elaborazione delle suddette domande discriminano gli utenti di software libero e recano pregiudizio agli interessi che le stesse Associazioni rappresentano” e si dicono “consapevoli che la realizzazione del concorso con domande così viziate aprirà inevitabilmente alla possibilità che, a valle del concorso, ne venga domandato l’annullamento”. l’altra diffida arriva dal Codacons che chiede al Miur di retribuire i docenti precari che si sono assentati da scuola per sostenere la prova preselettiva del concorso docenti. La diffida è stata presentata affinché il Miur paghi, entro 30 giorni, il “legittimo pagamento” dell’assenza dal posto di lavoro in base all’articolo 13 del Ccnl. del 16 maggio 2001 sui “permessi retribuiti per motivi di studio”.

Profumo: nuovo regolamento per i concorsi

da tuttoscuola.com

Profumo: nuovo regolamento per i concorsi

”Entro i primi dieci giorni di gennaio avremo una bozza del nuovo regolamento per i concorsi della scuola”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo che, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Chigi sul processo civile telematico, ha precisato che ”si è preferito aspettare i risultati della prima fase del concorso a cattedre che si è concluso ieri”.

Non si hanno altre notizie su come potrebbero cambiare le regole del concorso. E’ certo tuttavia che se ne occuperà il prossimo governo, considerati i tempi lunghi delle procedure che riguardano i regolamenti. Però l’attuale ministro, sull’onda del successo organizzativo del concorso ora avviato con la prova preselettiva, intende lasciare al suo successore una bozza da cui partire. Per quanto lo riguarda, ha ripetuto anche oggi che il suo futuro non sarà in politica ma nell’università e nella ricerca. “Sono un professore…”

Ok per la preselezione del concorso? Per la Cgil-scuola è un colossale inganno

da tuttoscuola.com

Ok per la preselezione del concorso? Per la Cgil-scuola è un colossale inganno

La preselezione per il concorso docenti, per quanto riguarda l’aspetto organizzativo, si è conclusa con un esito positivo che certamente va ben oltre le caute e preoccupate previsioni che diversi osservatori esterni avevano espresso alla vigilia.

La tempestività degli esiti, con immediata informativa statistica sui profili dei candidati ammessi, è un’ulteriore conferma del grado di efficienza dello strumento selettivo voluto dal ministro Profumo. Uno strumento, è bene precisare, non nuovo nei concorsi pubblici e che prescinde dall’accertamento delle competenze di base della professione insegnante, rinviato alle prove concorsuali vere e proprie successive.

Ma un conto è l’efficienza organizzativa, un altro conto è l’efficacia dello strumento adottato.

Proprio sui contenuti delle prove, infatti, si concentrano alcune riserve di fondo. Dopo ‘Famiglia cristiana’ che aveva liquidato i test come una lotteria per il posto, anche la Cgil-scuola critica pesantemente la preselezione parlando di ‘colossale inganno’.

Nei test d’ingresso non vi è alcun rapporto con la misurazione delle competenze professionali, didattiche e pedagogiche. – dichiara Pantaleo, segretario della Flc-cgil – In realtà si è trattato di un meccanismo esclusivamente finalizzato a tagliare il più possibile il numero dei concorrenti. Una lotteria a premi che umilia la scuola pubblica”.

Pantaleo conclude le considerazioni sulla prova, esprimendo una negativa valutazione sul ministro: “È l’ultima prova della incapacità del Ministro Profumo nella gestione delle politiche per i settori della conoscenza. Al prossimo Governo chiederemo .. nuove regole per il reclutamento per ristabilire un effettivo rapporto tra il miglioramento della qualità della scuola pubblica, gli organici, il superamento del precariato e il rinnovamento generazionale dei docenti. Un concorso con queste modalità e finalità non deve più ripetersi!”

Libri digitali dal 2014/2015

da tuttoscuola.com

Libri digitali dal 2014/2015

È stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la legge 221 del 17 dicembre 2012, relativa a misure per la crescita del Paese.

L’articolo 11 della legge modifica le norme finora vigenti per le adozioni dei libri di testo delle scuole di ogni ordine e grado.

In particolare, la legge dispone che “il collegio dei docenti adotta per l’anno scolastico 2014-2015  e successivi, esclusivamente libri nella versione digitale … o mista, costituita da: un testo in formato cartaceo e da contenuti digitali integrativi, oppure da una combinazione di contenuti digitali e digitali integrativi accessibili o acquistabili in rete anche in modo disgiunto. L’obbligo riguarda le nuove adozioni a partire progressivamente dalle classi prima e quarta della scuola primaria, dalla prima classe della scuola secondaria di primo grado e dalla prima e dalla terza classe della scuola secondaria di secondo grado”.

Conseguentemente, viene abrogato il vincolo pluriennale di adozione dei libri di testo (cinque anni per la scuola primaria, sei per le scuole secondarie di primo e secondo grado), previsto dalla legge 169/2008.

L’articolo 11 specifica anche che la delibera del collegio dei docenti relativa all’adozione dei libri di testo è soggetta, per le istituzioni scolastiche statali e limitatamente alla verifica del rispetto del tetto di spesa al controllo contabile.

Accordo sull’apprendistato nelle scuole non statali

da tuttoscuola.com

Accordo sull’apprendistato nelle scuole non statali

Un comunicato della Filins (Federazione Italiana Licei e Istituti non Statali) rende noto che “lo scorso 19 novembre 2012, a Roma, presso la sede della Cisal di via Torino, la CEFIR (Confederazione Enti di Formazione Istruzione e Ricerca), che raggruppa le federazioni più rappresentative delle scuole non statali appartenenti al sistema nazionale di istruzione – Filins, Fiinsei, Fidef – rappresentata dal prof.Giovanni Piccardo, e la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori CISAL rappresentata dal Dott. Fulvio De Gregorio e la CISAL scuola, rappresentata dal prof. Raffaele Di Lecce, hanno sottoscritto un importante accordo interconfederale sull’apprendistato applicabile a tutti i settori della scuola non statale. Anche in considerazione dell’attuale congiuntura economica, la disoccupazione giovanile rappresenta una delle emergenze più rilevanti per il nostro Paese e il contratto di apprendistato costituisce la strada maestra per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

L’accordo, depositato il 13.12.2012 presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è finalizzato a dare piena ed immediata operatività al nuovo Testo Unico dell’apprendistato.

Le parti sindacali si incontreranno al tavolo della concertazione nei prossimi giorni, anche con l’UGL scuola, per definire la relativa disciplina contrattuale, in via sussidiaria e cedevole rispetto a quanto sarà disciplinato dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria”.

Concorso dirigenti tecnici, finalmente gli ammessi all’orale

da tuttoscuola.com

Concorso dirigenti tecnici, finalmente gli ammessi all’orale

Sono stati pubblicati oggi sul sito del Ministero gli esiti delle prove scritte del concorso a dirigente tecnico, bandito quasi cinque anni fa (gli scritti risalgono a febbraio/marzo 2011).

Sono complessivamente 79 i candidati al concorso a dirigente tecnico che hanno superato le tre prove scritte; alcuni, però, sono presenti in più settori, da due (11 candidati) a tre (3 candidati) a fronte di circa un migliaio di aspiranti  e dei 145 posti messi a concorso.

Il gruppo più consistente è quello degli ammessi per il primo settore – infanzia e primaria – che sono 28 (ma i posti a concorso erano 44), di cui 6 presenti anche in altri settori.

Sono 16 gli ammessi per il terzo settore – linguistico espressivo nelle scuole secondarie (6 presenti anche in altri settori); tre invece gli ammessi per il sesto settore relativo all’educazione fisica e sportiva. Soltanto uno il candidato che ha superato la prova per il settore 7 (settore artistico, sottosettore discipline plastiche) e due per il settore 8 (discipline musicali).

Sono 9 gli ammessi per il settore 9 – scienze matematiche e fisiche, mentre sono 6 per il settore delle scienze chimiche e naturali. Per il settore storico-sociale, sono 11 gli ammessi del sottosettore delle scienze umane e 6 per quello delle scienze economiche e giuridiche.

Infine, 2 candidati hanno superato gli scritti per il sottosettore delle discipline elettroniche ed elettrotecniche, 3 per le discipline informatiche ed uno soltanto per le discipline architettoniche.

Non tutti i settori, quindi, presentano dei candidati ammessi agli orali; rimarranno senza dirigenti tecnici i settori per le scuole in lingua slovena.

Punteggi e date degli orali sono stati comunicati direttamente ai candidati ammessi all’orale mediante raccomandata.

Dieci anni… di solitudine!

Dieci anni… di solitudine!
ovvero il concorso della vergogna

di Maurizio Tiriticco

Ho già avuto modo di elevare fiere critiche nei confronti del concorso con cui la nostra amministrazione si è voluta divertire ad umiliare e offendere circa trecentomila insegnanti che, invece, avrebbe dovuto in qualche modo incoraggiare e premiare per i sacrifici che da anni sono costretti ad affrontare e sopportare!

Non sarebbe stato meglio spendere soldi per cominciare ad assumere per via breve e straordinaria, anche cadenzata nel tempo, cittadini che da anni accumulano punteggi sperando in una di quelle tante sanatorie che ogni tanto caratterizzano il nostro strano e pressappochista assetto legislativo? Per anni l’amministrazione li ha costretti ad accedere a graduatorie che di volta in volta si sono venute sempre più impinguando fino ad allargare a dismisura la platea della precarietà. Per anni li ha illusi che “andavano bene” per coprire cattedre a tempo! E a un certo momento ha detto no! “Ora faccio sul serio e vi voglio mettere alla prova, giovani e vecchi, precari storici e precari novelli! Verifichiamo se siete all’altezza del vostro compito!” Ma come! Prima li avete spremuti come limoni con il miraggio della sanatoria finale e poi… Quale governo amministra così i suoi cittadini? Ma siamo veramente cittadini di una Repubblica che è fondata sul lavoro? O sul precariato? Questo è veramente il concorso della vergogna!

Ma non è finita qui! E questa è la beffa più… beffarda! “Vi sottopongo a un test di logica, perché a monte di qualsiasi attività lavorativa ci deve sempre essere un cervello capace di ragionare! E a un test di comprensione della lettura perché anche l’interpretazione di un testo è garanzia di una competenza professionale”. Tutto in nome del nuovo che avanza! Ed ecco affacciarsi i dieci anni di… silenziosa solitudine! E ne spiego il perché.

Negli anni Sessanta, in seguito alle prime sonore bocciature in atto nella rinnovata scuola dell’obbligo (legge 1849/62) e alle accalorate rimostranze di Don Milani che nella sua Lettera del ’67 denunciava l’incapacità degli insegnanti e la diretta responsabilità delle istituzioni, fummo in molti a interrogarci per capire in che cosa stavamo sbagliando! E scoprimmo che avevamo avviato una scuola obbligatoria ottonnale con una semplice operazione ordinamentale: avevamo unificato la scuola media con l’avviamento ma avevamo lasciato che il diaframma di sempre tra il quinquennio della scuola elementare e il triennio della media unificata rimanesse tale e quale. Per di più la scuola elementare “dei maestri” continuava a concludersi con l’esame di rito che fino al 2005 è stato pienamente in vigore. E quella “dei professori” costituiva pur sempre il primo grado della scuola secondaria! E fu una circostanza che non valutammo come avremmo dovuto. In effetti, nessuno di noi negli anni Cinquanta, nel lungo dibattito che precedette l’istituzione dell’obbligo ottonnale, si era mai preoccupato di un’altra cosa, cioè di come costruire, sotto il profilo metodologico-didattico la rinnovata scuola dell’obbligo. Solo le bocciature ci costrinsero a ripensare all’operazione che avevamo attivato.

E così tutto lo scorcio degli anni Sessanta e l’intero decennio successivo fu completamente dedicato al “come” rendere veramente promozionale sotto il profilo civile-educativo, istruttivo e formativo, la nuova scuola che avevamo istituito “per legge”. E imparammo tante cose, anche dagli Americani – se si può dir così – comunque da quei tanti studiosi d’oltralpe che da decenni si misuravano con scuole che si prefiggevano non tanto di bocciare o promuovere quanto di promuovere veramente sotto il profilo culturale, sociale, professionale. Fu così che la nostra tradizione pedagogica dei Lombardo Radice, della Montessori, delle sorelle Agazzi, di Ernesto Codignola e di tanti altri, a cui l’idealismo gentiliano e poi il fascismo avevano tarpato fortemente le ali (conoscemmo Dewey in traduzione italiana soltanto nel 1949, con Democrazia e Educazione, tradotto da Enriques Agnoletti e Paolo Paduano per i tipi della Nuova Italia), venne riassunta e con forza come motivo di ricerca e di studio. E in quegli anni conoscemmo Bruner, i De Landsheere, Bernstein. Flanders, Gagné, Bloom, Husén, Nicholls, Skinner, Stenhouse e tanti tanti altri. E dovemmo ai nostri Laporta, Visalberghi, Gattullo, Calonghi, Pippo Codignola, Lydia Tormatore, Clotilde Pontecorvo e tanti tanti altri il rilancio della nostra ricerca pedagogica con cui la nostra migliore tradizione veniva implementata da ciò che le altre scuole ci offrivano.

Fu allora che cominciammo a parlare di curricolo verticale, unitario e progressivo, di programmazione educativa e didattica, di misurazione e valutazione, di prove di verifica, di prove oggettive, strutturate e semistrutturate, di questionari, test, reattivi e via dicendo! Le ricerche, le sperimentazioni le pubblicazioni furono molteplici. Quando nel ’77 abolimmo voti e pagelle nella scuola dell’obbligo sostituendoli con giudizi e schede di valutazione, potemmo farlo proprio perché a monte avevamo ormai un ricco corredo di ricerca che giustificava tale scelta. E non solo! I nuovi programmi del ’79 e dell’85 delle scuole medie ed elementari ospitarono largamente l’esito di questi contributi. Gli stessi Programmi Brocca, le sperimentazioni assistite che riguardavano l’istruzione di secondo grado avevano a monte tutti i suggerimenti che questa ventennale copiosa attività di ricerca era andata producendo. E gli insegnanti non furono lasciati soli! Attività di aggiornamento e di formazione in servizio furono molteplici e intense. Ma poi?

Poi il diluvio! Con l’amministrazione Moratti, dal giugno 2001 – l’inizio del decennio nero – tutto il patrimonio che con tanta fatica avevamo costruito negli anni precedenti fu letteralmente polverizzato. La Moratti sosteneva con grande convinzione che le difficoltà della nostra scuola dipendevano tutte dal curricolo. Secondo lei, con il curricolo la scuola imponeva agli alunni obiettivi che di fatto non potevano raggiungere. Occorreva quindi rovesciare il sistema: “non più alunni a servizio della scuola ma una scuola a servizio degli alunni”! E le Indicazioni nazionali, di cui alla legge 53/03 e ai successivi decreti legislativi, proponevano Piani di studio personalizzati. Il che significava che agli insegnanti venivano proposti, disciplina per disciplina, una miriade di obiettivi, tra i quali avrebbero dovuto scegliere quelli più adatti per ciascuno dei loro alunni: una scuola ad personam! La scuola azienda! La scuola del “mercato”: dove un alunno “compra” ciò che vuole! Addio alla scuola nazionale! Non solo si gettava a mare la didattica curricolare, ma si scardinava la ragione stessa della scuola pubblica: il fatto cioè che, dalle Alpi al Lilibeo ai nostri studenti della scuola obbligatoria, devono essere proposti gli stessi obiettivi, ovviamente con tutte le curvature del caso, in grado di garantire non solo l’unitarietà del sistema, ma anche l’unitarietà di una cultura essenziale di base per tutti i nostri cittadini.

Con la parentesi di Fioroni, in effetti troppo breve per riparare ai danni inferti dalla Moratti, un ritorno netto alla didattica curricolare non ebbe luogo e le sue Indicazioni per il curricolo della scuola di base per altro avevano anche un carattere sperimentale. Con la Gelmini, com’è noto, le cose sono andate solo di male in peggio. Se poi si aggiunge che il vero ministro dell’istruzione era Tremonti, il cui compito era solo quello di tagliare, non c’era nessuno spazio perché il problema di una didattica curricolare venisse riproposto. In parallelo però partivano le iniziative Invalsi a gettare su una scuola assolutamente impreparata prove di verifica – per altro scientificamente non sempre ineccepibili – che invece avrebbero richiesto a monte una solida cultura della misurazione e della valutazione (peraltro, concetti e pratiche ben diversi), cultura che in un decennio era stata letteralmente gettata a mare!

Che cosa è successo ora con Profumo? Dopo oltre un decennio di silenzio assoluto sull’uso dei test nella didattica e di silenzio più che assoluto sulle prove di logica, si è avuto il coraggio di proporre a trecentomila insegnanti prove su cui non si è mai avviata alcuna sollecitazione, alcuna riflessione, alcuna esperienza!!!

Non ho nulla per principio – e l’ho scritto più volte – contro le prove oggettive! Anzi, credo di esserne uno studioso e un fautore. Non ho nulla neanche contro le prove di logica! Ma sono assolutamente contrario alla scelta che è stata effettuata, perché “inventata” a tavolino non si sa da chi e perché, solo per un vago ed ingiustificato sentito dire che queste cose si fanno in altri Paesi più avanzati del nostro! O meglio, per buttare a mare il maggior numero possibile di candidati! Ma che giustificazioni sono? Quanti saranno scivolati sulle prove di logica pur essendo ottimi insegnanti? E tu ministero, non solo non vai incontro ai “tuoi dipendenti”, ma addirittura ti inventi un sistema per gettarli a mare e per sempre! Quando mai i duecentomila che “non sanno ragionare” potranno riprovarci a raggiungere un contratto a tempo indeterminato? Tra altri dieci anni! O venti! Per loro suona amaro l’adagio che bisogna apprendere sempre, “dalla culla alla tomba”! E il prossimo ministro che cosa si inventerà per umiliare e offendere chi vuole soltanto insegnare?

I trecentomila avrebbero dovuto far saltare ministro e ministero! Come avvenne per il concorsone di Berlinguer! Se non lo hanno fatto è solo perché, quando si è alla fame, anche il sapore di una briciola sembra contare qualcosa! Purtroppo!