“Un boom informatico rivoluziona la scuola”

da la Repubblica

“Un boom informatico rivoluziona la scuola”

di Mario Pirani 

È quanto meno singolare che, dopo più di un decennio di assenza di concorsi per accedere all’insegnamento scolastico (per la precisione 13 anni), invece di accoglierlo con fuochi d’artificio e plausi generali, l’atteso evento sia stato salutato da raffiche di protesta perché qualche quesito, tra le migliaia d’altri, appariva troppo ostico o per la difficoltà complessiva che non avrebbe consentito, specie a una parte dei precari, di mettersi troppo facilmente in tasca l’agognata abilitazione. Forse sarebbe bene che l’opinione pubblica, almeno quella ancora interessata all’insegnamento, si rendesse conto della qualità e delle dimensioni che la gigantesca immissione dell’informatica sta introducendo nelle fin qui vetuste pareti scolastiche italiane, senza lasciarsi incantare dalle vanità e bischeraggini di chi, storcendo il naso di fronte al computer, si finge cultore di accademici studi, in realtà percorsi solo alla lontana. Chi ama rimettersi, invece, alla memoria dei fatti, ricorderà come fastidio burocratico assai recente l’iter di ogni tipo di concorso, anche di piccola taglia e ancor più quelli più specifici e corposi.

Per legge, lo Stato doveva impegnare se stesso, sovrintendendo a un complesso sistema di imbustamenti per raccomandata, previo deposito degli elenchi, verifica delle qualifiche e loro invio, effettuati sotto la sorveglianza di pattuglie di carabinieri che, malgrado i simboli dell’Arma, non riuscivano sempre ad evitare imbrogli e sotterfugi. Dopo di che la procedura concorsuale si prolungava per tre o quattro anni.
Questa volta, fin dalle domande del primo turno, tutto è avvenuto per via digitale. La composizione degli elenchi degli ammessi alle prove, divisi per provincia, è avvenuta automaticamente. Lo smistamento dei candidati nelle oltre 2200 aule attrezzate per tutto il territorio nazionale, si è realizzata in maniera immediata, così come le prove selettive. I risultati sono stati comunicati ai singoli interessati il giorno stesso per via telematica. In questo modo le seconde prove, che utilizzeranno anch’esse soluzioni di elevata automazione, potranno essere avviate a concluse entro il mese di febbraio, un tempo record.

Qualche domanda, tra le migliaia immesse in rete, è stata giudicata impropria o troppo impervia. Può essere. Le selezioni d’altra parte vengono effettuate da banche dati, professionalmente attrezzate come supporto ad ogni tipo di concorso. Non è detto che non incorrano in qualche imprecisione. Piccoli incidenti che non inficiano il concorso, come comprovato da una evidenza statistica: nel diagramma, quasi del tutto allineato e parallelo, tra le prime province in classifica dell’attuale concorso per insegnanti e la più recente classifica PISA per studenti, le province in testa con i migliori studenti e quelle con i migliori insegnanti combaciano, a riprova ultima della validità dei test. Quindi la prova va valutata nella sua organicità: conoscere la materia e sapere insegnare saranno le due fasi successive. Rispetto ai concorsi dominati dalle raccomandazioni, questa prima parte è risultata un esame di assoluta trasparenza, in cui nessuno poteva copiare perché il computer generava ogni volta un set di domande nuove, non prevedibile da alcun candidato. L’efficienza e l’organizzazione sono state verificate dal completamento e dalla consegna dei risultati ai 320.000 candidati in soli due giorni. I concorrenti sono stati messi tutti nella stessa condizione di partenza. Sono stati scaricati 8 milioni di moduli di 50 domande che permettevano a tutti di esercitarsi. Nessuno ha avuto alcun quesito in anticipo rispetto agli altri. Non si ricorda un precedente simile a memoria d’uomo.

Quando si parla di semplificazione e modernizzazione del Paese si intende esattamente questo tipo di snellimento burocratico che permette ai cittadini di ottenere risultati e risposte in tempi e modi adeguati e trasparenti, come in questo caso. Chissà se sarà possibile estendere questo metodo in tutti gli altri comparti della Pubblica amministrazione, come sarebbe logico?

L’augurio di Natale al proprio dirigente è buona educazione ma il “regalo al Ds” è sanzionabile

da Tecnica della Scuola

L’augurio di Natale al proprio dirigente è buona educazione ma il “regalo al Ds” è sanzionabile
di Lucio Ficara
Anche i dirigenti scolastici, come i docenti di ogni ordine e grado, sono vincolati ad obblighi deontologici scritti perfino nei contratti di lavoro. Il CCNL scuola 2006 e 2009 all’art. 92 richiama alcuni principi deontologici, come per esempio quello di non chiedere né accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità in connessione con la prestazione lavorativa.
Anche nel CCNL del personale dirigente dell’Area V all’art. 14 si indicano con chiarezza gli obblighi del dirigente scolastico.
Il DS è chiamato ad anteporre il rispetto della legge e l’interesse pubblico agli interessi privati propri ed altrui, e deve astenersi dal chiedere e dall’accettare omaggi o trattamenti di favore, se non nei limiti delle normali relazioni di cortesia e salvo quelli d’uso, purché di modico valore. In buona sostanza mentre l’augurio di Natale fatto al proprio dirigente, magari con l’invito a consumare un aperitivo, è da considerarsi buona educazione, il regalo fatto al DS, da mettere sotto l’albero è sanzionabile.
Per cui sono sanzionabili per il DS che li riceve, quei regali fatti da gruppi di docenti, che hanno deciso di regalare per le feste natalizie, in modo da metterlo sotto l’albero, l’Ipad o un qualsiasi altro Tablet o addirittura un costosissimo Iphone 5. Vogliamo ricordare a quali sanzioni va incontro il DS vanitoso, che ama ricevere regali da parte di componenti del collegio della scuola che esso stesso dirige. È tutto scritto negli articoli 15 e 16 del CCNL del personale dirigente Area V.
Le violazioni, da parte dei dirigenti, degli obblighi di cui all’art. 14, secondo la gravità dell’infrazione ed in relazione a quanto previsto dall’art. 16 (codice disciplinare), previo procedimento disciplinare, danno luogo all’applicazione delle seguenti sanzioni:

a) sanzione pecuniaria da un minimo di € 150,00 ad un massimo di € 350,00;
b) sospensione dal servizio con privazione della retribuzione, secondo le previsioni del successivo art. 16 (codice disciplinare);
c) licenziamento con preavviso;
d) licenziamento senza preavviso.

Queste norme deontologiche risultano troppo spesso disattese e tenute in poco conto, mentre invece rappresenterebbero quel principio cardine per il buon funzionamento dell’autonomia scolastica. Il fallimento dell’autonomia scolastica è dovuto principalmente all’inosservanza dei codici deontologici e disciplinari ed ad una carenza dell’etica della responsabilità.

“Agenda Monti”: molti dubbi e interrogativi

da Tecnica della Scuola

“Agenda Monti”: molti dubbi e interrogativi
di R.P.
Monti parla di premi per i docenti che ottengono risultati migliori, ma l’idea è in netta controtendenza persino rispetto allo schema di regolamento sulla valutazione delle scuole approvato dallo stesso Governo nell’agosto scorso.
L’ “Agenda Monti” di cui il nostro sito ha già dato notizia è certamente un documento di grande interesse che però pone non pochi dubbi e interrogativi.
“La scuola e l’università – si legge nel documento – sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali. La priorità dei prossimi cinque anni è fare un piano di investimenti in capitale umano”.
Parole nobili, nobilissime, la domanda è d’obbligo: con quali iniziative concrete il professor Mario Monti pensa di raggiungere questi obiettivi ?
Anche l’aumento dell’orario di cattedra era stato presentato da Monti come una operazione finalizzata a migliorare la qualità del sistema di istruzione.
Monti parla anche di motivare i docenti e di riconoscerne il contributo, ma subito dopo sottolinea la necessità di “completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire” e si spinge fino a prevedere “un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati”.
L’idea non piacerà di certo a gran parte del “popolo della scuola” che da anni combatte contro l’uso delle prove Invalsi e contro ogni altri strumento che possa in qualche modo “misurare” risultati e prestazioni.
Ed è facile prevedere che l’ipotesi non troverà d’accordo neppure i sindacati del comparto.
D’altronde lo schema di regolamento sulla valutazione e l’autovalutazione della scuola approvato a fine agosto dal Governo (e di cui non si è saputo più nulla) aveva avuto il via libera del Cnpi e di una parte del mondo sindacale solo perché non prevedeva né premi né altri meccanismi di incentivazione.
Il programma contenuto nell’”Agenda Monti” risulta dunque in controtendenza persino rispetto ad una precedente decisione del suo stesso Governo e proprio per questo appare debole e poco credibile.
Anche se, come si sa, in politica vale sempre la regola del “mai dire mai”.

L’Agenda Monti “prende sul serio” la scuola

da Tecnica della Scuola

L’Agenda Monti “prende sul serio” la scuola
di Anna Maria Bellesia
L’Agenda Monti “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa”, appena pubblicata su internet, è diventata subito un documento cliccatissimo. Da professore “bocconiano”, a primo ministro “tecnico”, a vero leader in grado di scompaginare la scena politica italiana per indirizzare le forze in campo nella direzione da lui voluta: questo in pochi mesi il percorso del senatore a vita Mario Monti.
L’Agenda è presentata come “un primo contributo ad una riflessione aperta”. Una delle 25 pagine riguarda la scuola ed espone in sintesi il Monti-pensiero, che ricalca pari pari le strategie europee del programma Lisbona 2020, dallo sviluppo delle competenze appropriate per vivere e lavorare nel mondo della globalizzazione, alla riduzione del tasso di abbandono, all’incremento del numero di laureati.
“La scuola e l’università sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali”, è l’esordio.
“La priorità dei prossimi cinque anni è fare un piano di investimenti in capitale umano”, è il punto saliente, tanto da essere ripetuto due volte in poche righe.
Non è comunque una novità, perché già al suo debutto al Senato, il 17/11/2011, l’allora neo-premier aveva detto, parlando di istruzione e università, che “la valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale”, tanto da suscitare un certo ottimismo nel mondo della scuola post Gelmini.
Dalla prossima legislatura si fa sul serio. Il paragrafo si intitola proprio così: “Bisogna prendere l’istruzione sul serio” e investire sulla qualità. Con prudenza, perché prima c’è sempre la questione del contenimento della spesa pubblica: “Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione”.
Quanto agli insegnanti “devono essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto”. Come si era capito nei mesi scorsi, la tendenza è di procedere decisamente nel senso della flessibilità e della valutazione.
“Il modello organizzativo deve cambiare puntando su autonomia e responsabilità come principi fondanti”.
Inoltre,
“da subito occorre completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire, basato su indici di performance oggettivi e calibrati
sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti. Occorre inserire con gradualità meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici basati sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata, e degli insegnanti, ad esempio attraverso un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati”.
Quanto all’Università,
“è prioritario accrescere gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione, incentivando in particolare gli investimenti del settore privato, anche mediante agevolazioni fiscali e rafforzando il dialogo tra imprese e università. Bisogna rendere le università e i centri di ricerca italiani più capaci di competere con successo per i fondi di ricerca europei, sulla scorta del lavoro avviato nei mesi passati”.
Dal richiamo all’Europa alla continuità con quanto seminato nell’ultimo anno, non c’è che dire, l’Agenda Monti almeno per la scuola ha tutta
l’aria di essere un programma accoglibile da una vasta platea di forze politiche.