UNA BOCCATA D’OSSIGENO PER LE SCUOLE

UNA BOCCATA D’OSSIGENO PER LE SCUOLE

L’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) prende atto con soddisfazione dell’ erogazione straordinaria di 54 milioni di euro a 1.076 istituzioni scolastiche italiane che vantavano crediti nei confronti del MIUR.

E’ una positiva inversione di tendenza, che finalmente cerca di risolvere i problemi finanziari causati dalla scarsa attenzione, per non dire della manifesta ostilità dei decisori politici del recente passato verso le scuole autonome del nostro Paese.

L’ANDIS rivolge un particolare ringraziamento al sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, al quale erano state prospettate anche da parte dell’Associazione le sofferenze finanziarie delle istituzioni scolastiche. Siamo lieti che il suo impegno sia andato a buon fine e che abbia aperto uno squarcio di sereno nel nebuloso cielo della scuola italiana.

 

IL PRESIDENTE NAZIONALE

Gregorio Iannaccone

TFR – Ormai siamo alla vicenda kafkiana

TFR – Ormai siamo alla vicenda kafkiana: la Presidenza del Consiglio dei Ministri smentisce se stessa, sovvertendo quanto stabilito tredici anni fa, facendo finta che nel frattempo non sia accaduto nulla.

Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, delle due posizioni solo una può essere esatta: se l’istituzione non ammette di aver sbagliato per tutto questo tempo, allora significa che abbiamo ragione noi a chiedere la restituzione dell’aliquota (in media 5-6mila euro) indebitamente sottratta dalla busta paga dei lavoratori.

 

Quella sul Tfr dei dipendenti sta diventando sempre più una vicenda kafkiana: l’ondata di diffide dell’Anief ha infatti costretto nelle ultime ore la Presidenza del Consiglio dei Ministri ad uscire allo scoperto sulla indebita sottrazione dallo stipendio dei lavoratori (in particolare di mezzo milione di dipendenti del Pubblico impiego, la metà dei quali in servizio nella scuola) del contributo previdenziale del 2,5% per l’accantonamento del trattamento di fine rapporto.

 

Contraddicendo se stessa e la Consulta, che con la sentenza 223 dell’ottobre scorso ha stabilito che lo Stato, in quanto datore di lavoro, non può versare un Tfr inferiore a quello di un’azienda privata, ora dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri giunge una nota web attraverso cui si sostiene che per lei rimane valido l’art. 9, comma 2, del d.l. n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, in l. 122 del 2010, e che pertanto “non ha competenza ad operare la restituzione degli importi operata in base alla predetta norma che è stata successivamente dichiarata incostituzionale dalla Corte“.

 

Secondo l’Anief si tratta di una spiegazione davvero inadeguata: come fa la Presidenza del Consiglio dei Ministri a dichiararsi incompetente dal momento che, il 20 dicembre del 1999, ha emesso un decreto nel quale si stabilisce che “a decorrere dalla data dell’opzione prevista dall’art. 59, comma 56, della legge n. 449 del 1997 ai dipendenti che transiteranno dal pregresso regime di trattamento di fine servizio, comunque denominato, al regime di trattamento di fine rapporto non si applica il contributo previdenziale obbligatorio nella misura del 2,5 per cento della base retributiva previsto dall’art. 11 della legge 8 marzo 1968, n. 152, e dall’art. 37 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1032”?

 

Per Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato, tutto questo ha dell’incredibile: “quel decreto, emesso dalla stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri tredici anni fa, stabiliva che a partire dal 1° gennaio 2001 ai lavoratori passati dal regime di TFS al regime di TFR, regolato dall’art. 2120 del Codice civile per i privati, l’aliquota del 2,5% non si sarebbe mai dovuta applicare. Come mai – continua il rappresentante dell’Anief – oggi la stessa istituzione si dimentica quanto stabilito da lei stessa, nero su bianco, a suo tempo? Delle due strade solo una può essere percorribile. E siccome oggi la Presidenza del Consiglio dei Ministri sembra avere cambiato idea, almeno porga le dovute scuse e ammetta le sue colpe. Sostenendo che per tutti questi anni ha sostenuto una posizione sbagliata. Altrimenti sbaglia ora. Ed in tal caso l’Anief ha ragione a chiedere il rimborso di quei soldi indebitamente sottratti dalla busta paga dei lavoratori”.

 

09/01/2013 – Avviso per la “Realizzazione di prototipi di azioni educative in aree di grave esclusione sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle reti esistenti”

Oggetto: PON FSE “Competenze per lo sviluppo” – Avviso per la “Realizzazione di prototipi di azioni educative in aree di grave esclusione sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle reti esistenti” – Anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014 – Attuazione dei Programmi Operativi FSE Regioni Ob. Convergenza – Piano Azione Coesione. II fase della procedura avviata con nota AOODGAI/11666 del 31.07.2012

Circolare n. 199 del 8 gennaio 2013
Linee Guida Parte II
Pianificazione costi partner

09/01/2013 – Progetto sperimentale di valutazione “VALeS – Valutazione e Sviluppo Scuola” – A.S. 2012/2013

Oggetto: PON FSE “Competenze per lo sviluppo” – Obiettivo/Azione H.9 “Definizione interventi per potenziare lo sviluppo del sistema di valutazione nazionale”. Progetto sperimentale di valutazione “VALeS – Valutazione e Sviluppo Scuola” – A.S. 2012/2013. Trasmissione graduatorie definitive delle scuole del I e II ciclo ammesse a partecipare alla sperimentazione nazionale sulla valutazione.

Elenco scuole Calabria e comunicazione all’USR Calabria
Elenco scuole Campania e comunicazione all’USR Campania
Elenco scuole Puglia e comunicazione all’USR Puglia
Elenco scuole Sicilia e comunicazione all’USR Sicilia

Su 20mila precari della scuola decide Strasburgo

da lastampa.it

Su 20mila precari della scuola decide Strasburgo

Il giudice del lavoro di Napoli ha rinviato alla Suprema Corte un ricorso. La sentenza sarà vincolante per l’Italia
flavia amabile

Il giudice del lavoro di Napoli ha alzato le mani e rinviato il 2 gennaio 2013 alla Suprema Corte di Strasburgo un ricorso di uno dei 20mila precari della scuola con contratti a tempo determinato per un periodo superiore a 36 mesi che chiedono che sia riconosciuta l’illegittimità della loro situazione dal punto di vista delle norme comunitarie.  La sentenza sarà vincolante per ogni giudice nazionale che, quindi, anche in presenza di una sentenza della Corte di cassazione o della Corte costituzionale italiana, dovrà adeguarsi.

 

Tutto inizia nel gennaio 2010 quando l’associazione di categoria Anief lancia sulla stampa la campagna di denuncia di violazione della direttiva comunitaria 1999/70/CE da parte dello Stato italiano che, in un decennio, ha utilizzato più di 300mila precari per coprire incarichi anche su posti vacanti e disponibili che dovrebbero essere assegnati in ruolo dopo 36 mesi di servizio, come nel privato. Nel 2011 partono i ricorsi dell’Anief per migliaia di precari. Sono veri e propri ricorsi seriali a cui fanno seguito anche quelli di altre organizzazioni sindacali, con condanne alle spese che nelle prime udienze di merito arrivano fino a 30mila euro di risarcimento danni a carico dell’amministrazione per abuso del contratto a termine e in alcuni – pochi – casi alla stabilizzazione. Il governo Berlusconi, a quel punto, decise di presentare con decreto legge in Parlamento una norma derogatoria.

A fine giugno, la Cassazione ha considerato legittimo il continuo ripetersi dei contratti di supplenza, nei loro confronti non è dovuta alcuna forma di risarcimento e di stabilizzazione. L’Anief ha presentato ricorso alla Corte Europea di Strasburgo a cui è seguito l’invio di altre migliaia di denunce dal contenuto analogo da parte dei precari della scuola. E, ora, il giudice del lavoro di Napoli rimette gli atti a Strasburgo e chiede ai colleghi europei di pronunciarsi sulla legittimità dell’intervento retroattivo e derogatorio del legislatore italiano in tema di stabilizzazione dei precari della scuola. In caso di risposta negativa, ovvero di censura della norma italiana, ogni giudice del lavoro dovrà adeguarsi e ordinare la stabilizzazione del ricorrente precario oltre a condannare alle spese legali il Miur. Per i processi in corso, a questo punto, l’Anief annuncia di voler chiedere la sospensione.

Il Garante scrive a Profumo: “La scuola si attivi contro i pericoli di Internet”

da lastampa.it

il 28 gennaio la Giornata europea della privacy

Il Garante scrive a Profumo: “La scuola si attivi contro i pericoli di Internet”

Lettera aperta di Soro al ministro dell’Istruzione dopo il “caso Novara”: l’educazione al rispetto on-line venga insegnata in classe

 «Unire gli sforzi» nella battaglia «per garantire il rispetto a ognuno di noi, a partire dai più giovani che sono i più esposti ai pericoli di una terra incognita qual è spesso Internet»: è il senso della lettera aperta del Garante Privacy Soro al ministro dell’Istruzione Profumo dopo i recenti suicidi e contro il cyberbullismo.
«Gli ultimi terribili casi di giovanissimi che hanno deciso di porre fine alla loro vita per essersi sentiti violati nella loro dignità da insulti e offese diffusi on line così laceranti per loro da indurli a questo gesto estremo, pongono con forza la necessità inderogabile di affrontare il tema dell’uso responsabile dei social network», esordisce Soro nella lettera, riferendosi a recenti casi della ragazza che si è suicidata a Novara e del giovane che si è tolto la vita a Roma e annunciando la presentazione, sul sito dell’Autorità, di «un video di istruzioni per l’uso dei social network» in occasione della Giornata europea della privacy del 28 gennaio.
«Non si tratta solo dei pericoli legati all’autoesposizione, al divulgare senza remore anche gli aspetti più intimi, al postare foto e video di cui soprattutto i giovani potrebbero pentirsi in futuro. I rischi che stiamo – sottolinea Soro – sperimentando riguardano l’enorme potenziale di danno che, come nel caso del cyberbullismo, i nuovi strumenti di comunicazione, proprio per la loro stessa primaria qualità di raggiungere con un click un numero elevatissimo di persone, portano con sé».
Di qui la richiesta al ministro «e a tutta la realtà della scuola, affinché il tema della tutela della riservatezza e della dignità delle persone nel mondo on line venga assunto come momento imprescindibile di formazione dei nostri giovani. È aiutandoli a conoscere realmente gli strumenti che abitualmente usano, ma di cui spesso ignorano i pericoli, che potremmo garantire loro un’autentica capacità di costruire se stessi, di sviluppare in libertà e armonia la loro identità». «La sua adesione all’iniziativa dedicata proprio ai social network e al corretto uso delle nuove tecnologie, con la quale la nostra Autorità intende quest’anno celebrare il prossimo 28 gennaio la Giornata europea della protezione dei dati personali, è lì del resto a testimoniare, oltre che la sua personale sensibilità sul tema e il concreto impegno fin qui prodigato, anche questo comune obiettivo», conclude il Garante.

Nuovi requisiti di pensionamento e mantenimento in servizio del personale scolastico

Incontri del SAB sui nuovi requisiti di pensionamento e mantenimento in servizio del personale scolastico.

 

Alla luce delle nuove disposizioni in materia di pensionamento e mantenimento in servizio del personale scolastico dettate con D.M. n. 97/12 e C.M. n. 98/12 ed in vista delle scadenze delle domande da presentare entro il 25 gennaio, esclusivamente on line, il sindacato SAB ha inteso indire una serie di incontri fra il personale interessato, nelle sedi sindacali, secondo il seguente calendario:

–       ROSSANO- 10 gennaio ore 16,30 –giovedi- c/o  sede SAB VIA CASSIODORO n. 21;

–       TREBISACCE- 11 gennaio ore 16,30 –venerdi- c/o SAB  V.le della Libertà (sopra INPS);

–       SAN GIOVANNI IN FIORE- 12 gennaio ore 15 –sabato- c/o SAB Via dei Cappuccini 36;

–       PAOLA- 16 gennaio ore 16 -mercoledi- c/o SAB Via Lao n.9 rione Sant’Agata;

–       PRAIA A MARE- 18 gennaio ore 15,30 –venerdi- Via dell’Industria c/o liceo linguistico “Lanza”, dietro supermercato CONAD, x le altre sedi SAB secondo i normali orari di ricevimento;

I requisiti da possedere al 31/12/2011, per il pensionamento, sono:

–       36 anni di contributi congiunti ad almeno 60 anni di età anagrafica

–        35 di contributi congiunti ad almeno 61 anni di età anagrafica. Per raggiungere la “quota 96” si possono sommare ulteriori frazioni di età e contribuzione (es. 60 anni e 4 mesi di età, 35 anni e 8 mesi di contribuzione).

Restano anche confermati sia il diritto alla pensione di anzianità al raggiungimento dei 40 anni di contributi che il diritto alla pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 65 anni di età per gli uomini e 61 anni per le donne.

Per le donne resta in vigore, fino al 31 dicembre 2015, la norma prevista dall’art. 1 comma 9 della Legge 243/2004, che consente l’accesso alla pensione con 57 anni di età anagrafica e 35 di anzianità contributiva, requisiti posseduti entro il 31/12/2012, optando per il calcolo contributivo.

Dal 1 gennaio 2013 i requisiti, da possedersi al 31 dicembre 2013, sono così modificati:

Pensione di vecchiaia: 66 anni e 3 mesi di età per uomini e donne, con almeno 20 anni di anzianità contributiva al 31/12/2013.

Pensione anticipata: 41 anni e 5 mesi di anzianità contributiva per le donne; 42 anni e 5 mesi di anzianità contributiva per gli uomini,  senza operare alcun arrotondamento.

La valutazione delle istanze di permanenza in servizio deve tener conto:

–       delle situazioni di esubero provinciale, con riferimento non solo agli organici di diritto dell’a.s. 2012-2013, ma anche alla prevedibile evoluzione dei medesimi per l’a.s. 2013/2014;

–       deve essere considerata, con particolare attenzione, la capienza della classe di concorso, posto o profilo di appartenenza, non solo per evitare esuberi, ma anche nell’ottica di non vanificare le aspettative occupazionali del personale precario.

Tale tipologia di istanza può essere presentata da coloro che, avendo maturato i requisiti per il diritto a pensione entro il 31.12.2011, compiono 65 anni di età entro il 31 agosto 2013 e da coloro che raggiungono 66 anni e 3 mesi di età al 31 agosto 2013.

Nessuna modifica ha subìto la disciplina dei mantenimenti in servizio per raggiungere il minimo ai fini del trattamento di pensione (art. 509, comma 2, del d.lgs. n. 297 del 1994). Nel 2013, pertanto, potrà chiedere la permanenza  in servizio il personale che compiendo 66 anni e 3 mesi di età al 31 agosto 2013 non è in possesso di 20 anni di anzianità contributiva entro tale data. Con la riforma viene invece meno il concetto di massima anzianità contributiva e, quindi, sono resi inapplicabili, dal 1.1.2012, tutte le disposizioni che consentivano al personale interessato di proseguire il servizio sino al raggiungimento del massimo pensionabile (art. 509, comma 2, del d.lgs. n. 297 del 1994).

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

CHIUSURA CNPI: GRAVE VUOTO LEGISLATIVO DA COLMARE

CHIUSURA CNPI, GILDA: GRAVE VUOTO LEGISLATIVO DA COLMARE

“La scuola e gli insegnanti italiani restano orfani di un importante organismo in grado di esprimere pareri e proposte e di dare almeno un minimo di garanzie circa la libertà di insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione”. Così il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, commenta la chiusura del Cnpi (Consiglio nazionale della pubblica istruzione) decaduto definitivamente dopo 14 anni di proroghe.

“Quanto avvenuto in questi quasi tre lustri – sottolinea Di Meglio – rappresenta un monumento all’incapacità legislativa della classe politica. Ci auguriamo che in campagna elettorale questo problema incontri sensibilità nei programmi che ancora stentiamo a intravedere perché tutti gli schieramenti politici si stanno limitando alle solite e generiche attestazioni sull’importanza della scuola per il futuro del Paese”.

QUISQUILIE

QUISQUILIE

(poi dicono che bisogna valutare la “qualità” delle scuole)

 

Nel modulo standard predisposto dal MIUR  per le iscrizioni on line per il 2013-2014 (CM 96/2012), nella parte dedicata all’informativa per la privacy, si legge, fra l’altro: “…in attesa del regolamento previsto obbligatoriamente dal Garante con provvedimento a carattere generale del 30/6/2005…..” .

Peccato che il regolamento invece esiste ed è il DM 7/12/2006, n.305: “Regolamento recante identificazione dei dati sensibili e giudiziari trattati e delle relative operazioni effettuate dal Ministero della pubblica istruzione, in attuazione degli articoli 20 e 21 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, recante «Codice in materia di protezione dei dati personali».

 

Naturalmente niente di grave e nessuno vuole accusare nessuno; una svista può capitare a chiunque. L’occasione é buona tuttavia per sottolineare ancora l’enorme e incontrollata proliferazione di norme, decreti, regolamenti, adempimenti, pareri, statistiche etc (molti dei quali inutili) che rendono la vita impossibile alle amministrazioni pubbliche. Con anche alcuni risvolti comici, come per la vicenda del “certificato delle competenze”:

a) che ormai non interessa a nessuno;

b) le recenti norme sull’autocertificazione obbligatoria impediscono di fatto agli alunni di impiegare il certificato rilasciato dalle scuole e li costringe ad autocertificarselo da sé.

Forse un atto di buon governo sarebbe proprio quello di cominciare a sfoltire l’enorme massa delle norme.

 

Il presidente provinciale

Giuseppe Guastini

Incontro con Alessandro Gallo

Incontro con Alessandro Gallo

di Maria Piazza, adattamento di Mario Coviello

 

Maria Piazza ha intervistato Alessandro Gallo, autore di  Scimmie, Navarra Editore, 2011, pp. 80, euro 10,00, che sarà nelle scuole di Bella, Rionero, Muro Lucano e Potenza il 17, 18 e 19 gennaio 2013, nell’ambito della sesta edizione del Torneo di Lettura fra undici scuole in rete della provincia di Potenza

galloAlessandro Gallo (Napoli, 1986) è scrittore, attore e regista. Ha ricevuto dei riconoscimenti per il suo operato e lavora anche nelle scuole di Bologna, occupandosi di legalità.

Salve, Alessandro. Ho letto con interesse il suo romanzo e sono rimasta colpita dalla storia, dalla capacità di descrivere con immediatezza i personaggi, dallo stile vivace ed espressivo. Vorrei porle delle domande che, sono sicura, interesseranno anche i lettori di Temperamente. La prima, e forse la più scontata, è: da dove nasce questo libro? Quali necessità espressive l’hanno spinta a scriverlo?

Scimmie nacque dall’esigenza di dover raccontare ad un gruppo di studenti del nord l’egemonia della camorra a partire dagli anni più violenti: gli anni 80. Non ho avuto particolari necessità, dico sempre che il romanzo è nato da solo, giorno dopo giorno ne scrivevo un capitolo a partire da ciò che raccontavo durante le mie incursioni nelle classi superiori.

Il testo tocca la tematica, molto attuale, della criminalità organizzata in Italia, e in Campania nello specifico. Pensa che un libro come il suo possa essere utile per diffondere la conoscenza su un argomento di cui si parla molto, ma spesso non a ragion veduta? Qual è la sua opinione sul valore didattico e di insegnamento per i giovani di un romanzo come il suo?

Da nord a sud non possiamo credere di combattere la camorra e tutte le altre mafie solo con gli arresti o le confische dei beni. Ci vuole informazione sui fenomeni ma soprattutto formazione alla legalità, senza un buon progetto culturale le mafie non si sentiranno mai contrastate e per fare questo bisogna partire dal basso, dalla radici: educare i giovani per sottrarli ai giochi violenti, perversi e squallidi delle mafie e credo che Scimmie possa contribuire, nel tempo, a tutto questo.

Sappiamo che ogni autore mette molto di sé nei propri libri. Quanto c’è di autobiografico in questo romanzo? Quanto è evidente il suo portato personale nella figura del protagonista? Quante tracce ci sono, nei diversi personaggi, di persone che conosce nella sua vita reale?

Non smetterò mai di dire che in Scimmie, se pur ambientato in un periodo storico molto distante dalla mia adolescenza (io sono nato nel 1986 e ho vissuto gli anni 90), sono stato mille volte Panzarotto, mille volte Bacchettone, mille volte Pummarò ma oggi mi sento mille volte Giancarlo.

Il suo stile è personale e intenso. È complicato armonizzare la forma e il contenuto? I protagonisti sono tre adolescenti. È stato difficile rendere la freschezza e la spontaneità espressiva di tre ragazzini?

A tutte queste domande delego sempre la “colpa” al teatro: io non mi sento uno scrittore ma un buon narratore che dopo aver ascoltato il mondo non fa altro che, per questioni di praticità, scrivere. Scrivo ciò che vedo, ciò che sento e spesso mi capita di scrivere di getto, di pancia, e ciò credo che si traduca in una scrittura fresca e spontanea proprio come il registro teatrale che amo usare quando recito.

Nel testo è frequente l’inserimento di espressioni in dialetto napoletano. Non ha pensato che potesse essere un rischio?

Sì, ma ho pensato che era più rischioso non far sentire la visceralità della lingua napoletana mischiata con un linguaggio ricco di slang. Sarebbe stato per me e per i miei personaggi una forzatura che non avrei sopportato.

La storia che ha raccontato è ambientata nella Napoli degli anni Ottanta. Come si è documentato sull’argomento?

Quando nasci in un quartiere di periferia ad alta densità mafiosa è inevitabile non crescere ascoltando storie e leggende legate a personaggi della camorra come è inevitabile che tu non cresca provandone perfino aspirazione. È inevitabile che il sorriso della tua adolescenza venga spezzato dal dolore che la camorra provoca, dentro o fuori le mura domestiche. Si diventa vittime, inconsapevoli, ma nello stesso tempo si è consapevolmente carnefici.

gallo2Il personaggio di Giancarlo è liberamente ispirato alla figura di Giancarlo Siani. Per quale motivo? Pensa che i giovani conoscano a sufficienza la figura del giornalista Siani, ucciso dalla camorra nel 1985?

Giancarlo fin dalla mia adolescenza è sempre stato una figura presente, un simbolo costantemente vivo al quale non potevo non dedicare il mio lavoro. Mi piace sempre ricordare a tutti i miei lettori che da piccolo mi avvicinai al mondo della scrittura e del teatro grazie ad una punizione perché ero un bullo irrequieto e scostumato. Il primo spettacolo che scrivemmo e mettemmo in scena vinse il premio Giancarlo Siani. Grazie a quel premio mi legai a quel mondo che oggi sembra, se pur con ancora un pizzico di incredulità, sia il mio lavoro.

Sappiamo che il suo romanzo ha vinto un concorso letterario nazionale, Giri di Parole, promosso da Navarra Editore. Cosa ne pensa dei concorsi letterari? Qual è la sua esperienza? Si sentirebbe di consigliarli ai giovani che vogliono approcciarsi alla scrittura?

Credimi se ti dico che la mia è stata “buona la prima”, non avevo mai spedito nulla a nessun concorso letterario. In passato, anche con esiti buoni, ho sempre inviato i miei testi teatrali ma mai un racconto o romanzo. Sono stato convinto da un’amica scrittrice e giornalista, Marina Indulgenza, già autrice di Navarra, a tentare di partecipare al concorso. La ringrazio ancora oggi. Quindi non posso che dire a tutti i giovani come me di non smettere mai di parteciparvi. Scrivere, impacchettare e spedire il proprio lavoro.

Passando ad altri argomenti, quali sono gli autori che predilige, e quali quelli che pensa abbiano influenzato in maniera maggiore il suo modo di scrivere?

Dal teatro ho preso il cinismo e l’ironia della scrittura di un autore contemporaneo, Mario Gelardi (autore e regista di Gomorra a teatro) diventato oggi amico e collaboratore. Per la letteratura: Irvine Welsh, “Trainspotting”. Diego De Silva, “Certi Bambini”. Silvia Ballestra, “Il disastro degli Antò”. Antonio Pennacchi, “Il fasciocomunista”, Nicolai Lilin, “Educazione siberiana”. Già che ci sono ti dico pure i miei due autori/registi di cinema preferiti: Matteo Garrone e Paolo Sorrentino.

Infine, ci faccia una confidenza: sta preparando un nuovo romanzo? Quando uscirà? Ci puoi accennare qualcosa della storia? La tematica dell’impegno alla legalità sarà ancora presente?

In verità sto preparando lo spettacolo tratto dal romanzo che debutterà durante il festival del libro di Palermo “Una Marina di libri”. Sì lo so, speravi che ti dicessi un titolo in anteprima, che ti raccontassi una storia ma, come ho già detto prima, non è colpa mia se non riesco a scrivere romanzi, è “colpa” del teatro.

Alessandro, la ringrazio davvero per averci tenuto compagnia nel salotto virtuale di Temperamente, e per aver avuto la pazienza di rispondere alle mie domande. C’è qualcosa che vuole dire a me e ai suoi lettori e che io non ho chiesto? Grazie ancora, e ancora complimenti!

Faccio io una domanda a te e ai lettori. Da grandi voi cosa pensate di fare? Io poter tornare adolescente…

Tirocinio formativo: la voce della scuola

Venerdì 18 gennaio 2013 (dalle 9 alle 18.30) si terrà a Milano, presso l’Istituto Professionale di Stato per i Sevizi Commerciali e Turistici “Marignoni-Polo” (www.marignonipolo.it), il seminario

“Tirocinio formativo: la voce della scuola”

organizzato in collaborazione con l’A.N.F.I.S. (www.anfis.eu).

Hanno preannunciato la loro presenza: Valentina Aprea, Assessore regionale della Lombardia all’Occupazione e politiche del lavoro, all’ Istruzione, Formazione e Cultura; Mariapia Garavaglia, membro della VII Commissione Cultura del Senato; Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord e membro della VII Commissione Cultura del Senato.
Partecipano alla discussione docenti della scuola e dell’università coinvolti nei percorsi di formazione iniziale degli insegnanti, dirigenti scolastici, tirocinanti e studenti in Scienze della Formazione.

Il seminario è rivolto a tutti coloro che sono interessati a un coinvolgimento nella formazione iniziale degli insegnanti in questo momento particolarmente delicato di avvio dei percorsi previsti dal D.M. 249/2010.

Aggiornamenti e informazioni sulla giornata di studio presto sul sito dell’ANFIS.

L’evento organizzato da soggetto qualificato per la formazione degli insegnanti, da’ diritto all’esonero dal servizio a docenti e dirigenti scolastici.

E’ possibile registrarsi online compilando il modulo a questo indirizzo. Il numero di posti è limitato. La compilazione del modulo e’ necessaria anche per: a) partecipare al forum di discussione on line (a partire dal 2.1.2013); b) assicurarsi l’eventuale invio del materiale prodotto sulle relazioni e i contributi della giornata; c) per essere contattati in occasione di future iniziative.

Il Miur in campo contro bullismo e cyberbullismo

Il Miur in campo contro bullismo e cyberbullismo

(Roma, 9 gennaio 2013) Il Miur assicura da tempo un presidio costante di attenzione, prevenzione e promozione di iniziative di contrasto al fenomeno del bullismo nelle scuole, di cui il cyberbullismo è solo un aspetto. Questi tipi di comportamento, sempre da biasimare in ogni espressione e sfumatura, si manifestano in forme diverse, spesso difficili da prevedere, ma soprattutto legate in molti casi a una coincidenza di forme di disagio sociale non ascrivibili solo al contesto educativo scolastico. Purtroppo, in alcuni casi gli atti di bullismo e cyberbullismo assumono i contorni più tragici, come testimoniano alcune vicende di cronaca assurte all’attenzione generale dei cittadini attraverso i Media.

Per queste ragioni il Ministero porta avanti, sin dal 2007, programmi di prevenzione e intervento per affrontare i delicati fenomeni del bullismo e del cyberbullismo.
Il modello di intervento, che prevede la nostra diretta presenza sul territorio nei casi che richiedono una presenza più forte e determinata, prevede una serie di strumenti costantemente a disposizione di scuole, genitori e vittime stesse, attraverso numerose e diversificate attività.

Tra di esse si segnalano:

– Il numero verde 800.66.96.96, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00;

– Il sito Internet smontailbullo.it, che si occupa di inquadrare il fenomeno da un punto di vista psico-sociologico e culturale, fornendo utili strumenti e suggerimenti per fronteggiarlo, ed indicando una ricca bibliografia e filmografia sull’argomento;

– L’indirizzo mail bullismo@istruzione.it che, così come il numero verde, accoglie segnalazioni di casi ma anche richieste di informazioni e consigli;

– Gli Osservatori Regionali Permanenti sul Bullismo, istituiti con la D.M. n.16 del 5 Febbraio 2007 e attivi presso gli Uffici Scolastici Regionali, che vanno a rappresentare un importante riferimento a livello territoriale.
In particolare, in merito al cyberbullismo, il gruppo nazionale “Più scuola meno mafia” ha organizzato nel Dicembre 2011 il seminario “IrRETIti – impigliati nella rete”, all’interno del quale sono state presentate due iniziative esemplari:

a) il progetto di Milano “Open Eyes: safenet use”, un osservatorio per informare e formare studenti, famiglie e scuole sull’uso lecito e illecito della rete web e sui possibili rischi ad esso associati, nonché uno sportello per la gestione dei casi di stalking, cyberbullismo, bullismo online e per il sostegno alle vittime di comportamenti persecutori;

b) il progetto di Caserta “Nausicaa”, un osservatorio di ricerca, formazione, intervento e sostegno psicologico per le vittime di reato e per casi di disagio giovanile legati al fenomeno del bullismo oltre che alla criminalità organizzata.

Inoltre, il 27 Dicembre 2012 è stato organizzato un convegno internazionale dal titolo “Cyberbullismo e rischio di devianza. Strategie di promozione e interventi mirati” dove sono state presentate le best practice elaborate nell’ambito del progetto europeo “Tabby in Internet”, (Threat Assessment of Bullying Behavior: Valutazione della minaccia di cyberbullismo nei giovani) approvatonel quadro del programma Daphne III (2007-2013) finalizzato a promuovere una cultura della rete ‘sana’, ad accrescere la conoscenza delle minacce derivanti dall’uso di Internet e/o di altri mezzi di comunicazione informatizzata e ad attivare strategie e interventi mirati alla prevenzione di comportamenti devianti.
Il Miur ha aderito al progetto “Tabby” come Associate Partner.

Rossi Doria tranquillizza la scuola: ci sono fondi, il concorsone continuerà

da la Repubblica

Rossi Doria tranquillizza la scuola: ci sono fondi, il concorsone continuerà

Il sottosegretario all’Istruzione esclude eventuali provvedimenti che metterebbero ancora più in difficoltà gli istituti nelle ultime settimane di vita del governo Monti. “Ci tengo a rassicurare sulla certezza dei finanziamenti”

di Salvo Intravaia

Marco Rossi Doria a tutto campo: fondi, concorsone e Indicazioni nazionali. Il sottosegretario all’Istruzione tranquillizza il mondo della scuola sui pericoli, paventati da alcuni organi di informazione, su eventuali provvedimenti dell’ultimo momento che metterebbero ancora più in difficoltà insegnanti, alunni e dirigenti scolastici. E assicura che nelle ultime sette settimane del governo Monti la scuola non avrà brutte sorprese. “Siamo in una fase di transizione davvero complicata e stiamo cercando di gestirla nel migliore dei modi: con buon senso, per cercare di portare in porto almeno l’ordinaria amministrazione”.

Dopo il pagamento degli scatti stipendiali bloccati dal precedente governo, si era diffusa la paura che i fondi per il cosiddetto Miglioramento dell’offerta formativa – quasi un miliardo e 300 milioni, prima della sforbiciata per pagare gli scatti – venissero ulteriormente decurtati. Ma Rossi Doria comunica che il “decreto è ormai pronto”. E fra poche settimane le scuole dovrebbero ricevere quelle somme che consentiranno, anche se ad anno scolastico abbondantemente avviato, di programmare le attività fino a giugno. “Ci tengo a tranquillizzare sulla certezza dei finanziamenti”.

E interviene, precisando, anche sul comma contenuto nella legge di Stabilità che riguarda i finanziamenti per il cosiddetto Funzionamento didattico e amministrativo. “Scuole finanziate in base ai risultati? Sì, ma solo per quel che riguarda la loro capacità di adeguarsi alla disposizione che prevede che gli acquisti di materiali e servizi – dalla cancelleria all’assistenza tecnica per fotocopiatrici o altro – vengano fatti attraverso il Mepa, il mercato elettronico della Pubblica amministrazione. Non si tratta quindi in alcun modo di una norma tendente a premiare o a punire le scuole”.

E per quelle istituzioni scolastiche in grande difficoltà a pagare supplenti e fornitori è in arrivo una buona notizia: “Il ministero ha previsto uno stanziamento straordinario – spiega il sottosegretario – di 54,4 milioni di euro che andranno alle mille scuole circa che hanno avanzato richieste circostanziate”. Nei mesi scorsi, il ministero aveva avviato un monitoraggio per verificare le reali condizioni finanziarie delle scuole. Niente più, quindi, finanziamenti senza reali esigenze. Ma a temere – per la chiusura anticipata della legislatura e per le incognite sul nuovo esecutivo – in questi giorni, sono anche gli 88 mila precari e aspiranti docenti che hanno superato la prova preselettiva del concorsone a cattedre, bandito dopo ben 13 anni di attesa.

“Il concorsone – precisa Rossi Doria – continuerà. Il 15 gennaio in Gazzetta verranno pubblicate le date per la prove scritte e riteniamo che si possa arrivare fino alla fine della selezione senza rallentamenti”. L’obiettivo dichiarato del ministro Francesco Profumo è quello di concludere l’intera procedura entro agosto per assumere gli 11.542 vincitori di concorso entro il primo settembre di quest’anno.

E le prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio e il conseguente avvicendamento a Palazzo Chigi non dovrebbero interferire, a parere di Rossi Doria, neppure sulle Indicazioni nazionali del primo ciclo riscritte da viale Trastevere. “Anche sulle indicazioni nazionali del primo ciclo, all’interno delle quali troviamo le linee guida sulle competenze e le conoscenze che devono avere gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado alla fine dei rispettivi percorsi di studio, si sta procedendo senza rallentamenti. Abbiamo in tal senso attivato le cosiddette Misure di accompagnamento: un comitato scientifico che dialoga con le scuole e gli insegnanti affinché le Indicazioni recepiscano i suggerimenti della base e siano condivise. Il ministero sta anche cercando di rispondere alle esigenze di formazione manifestate dai docenti in questo senso”.

Ma lì dove si formano i super-tecnici il 70% dei ragazzi viene assunto

da la Repubblica

Ma lì dove si formano i super-tecnici il 70% dei ragazzi viene assunto

Filippo Santelli

I giovani cercano, scoraggiati. Ma cercano anche molte aziende. Solo che il ragazzo giusto da assumere, spesso, non si trova. Specie il super-tecnico, il lavoratore specializzato pronto da inserire. Nel 2011, certifica Unioncamere, 117mila profili, quasi il 20%, sono stati «di difficile o impossibile reperimento». E’ per correggere questo squilibrio di competenze, domandate e offerte, che sono nati gli Its, Istituti tecnici superiori. Più avanzati degli istituti professionali, ci si iscrive dopo il diploma. Più pratici di un’università, perché basati sull’alternanza tra teoria e lavoro. E focalizzati sulle esigenze delle aziende, che scrivono il programma insieme a scuole e università, unite in una fondazione. Mettendo a disposizione insegnanti, laboratori e tirocini. I corsi durano due anni, si paga solo una tassa di iscrizione. Ad oggi in Italia ne sono nati 72, tutti legati alle esigenze del territorio. Dalla logistica di Verona, alle calzature di Fermo. Dai sistemi aeronautici in Piemonte, al Turismo a Sassari. «L’idea è quella di allineare il mondo della formazione e quello della produzione », spiega il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini. Un modello destinato a consolidarsi: tra molti tagli, la legge di stabilità approvata a dicembre ha creato un fondo specifico di 14 milioni di euro l’anno. A cui si aggiungono i soldi di enti locali e imprese. Le prime indicazioni sono positive. «Ancora prima di finire la formazione il 70% dei nostri studenti ha già ricevuto un’offerta di lavoro», racconta Raffaele Trivilino, direttore del Consorzio automotive di Chieti. L’associazione, nata attorno allo stabilimento Fiat e il suo indotto, raccoglie quasi 80 società della Regione. Due le figure formate, un tecnico esperto in sistemi produttivi, tra cui il World class manufacturing usato dal Lingotto, e uno nella manutenzione. Il settore è in crisi, ma questo non spaventa Trivilino: «Grazie al legame con l’università, stiamo formando lavoratori addestrati sulle tecnologie che verranno, con una prospettiva a dieci anni». La possibilità di ricalibrare l’offerta di biennio in biennio è una caratteristica degli Its. Una necessità, visto che l’accesso ai fondi ministeriali è legato a criteri come attrattività dei corsi e numero di aziende coinvolte, valutati ogni anno da una commissione del Miur. Nel caso dell’Its per la calzatura di Fermo, che forma tecnici di prodotto ed esperti commerciali, sono i grandi produttori delle Marche, ma anche alcuni laboratori di Napoli. Mentre il corso per la logistica di Verona, finora modulato sulle esigenze dell’interporto cittadino, dal 2013 attiverà un percorso orientato al porto di Venezia. Tra i fattori monitorati dal Miur ci sarà anche il tasso di occupazione dei diplomati. Per l’unico istituto che ha già “laureato” una classe, quello nautico di Genova per ufficiali di marina e di coperta, è prossimo al 100%. «Ora aspettiamo le statistiche per gli altri che arriveranno a fine anno — dice Ugolini — ma il nostro obiettivo è portare le aziende ad assumere i ragazzi in apprendistato già dal secondo tirocinio, ancora prima di finire la formazione ». Senza contare la possibilità per gli studenti di mettersi in proprio, come hanno deciso di fare tre ragazzi dell’istituto di Padova, tecnici per l’efficienza energetica. Un accordo firmato a dicembre tra Stato e Regioni individua sette aree industriali strategiche: agroalimentare, artigianato, meccanica, cultura, turismo, logistica e servizi alla persona. Ogni Regione potrà avere al massimo un Its per ogni settore. Spesso a fare da traino sono le grandi multinazionali: Finmeccanica, per esempio, partecipa attraverso le sue controllate a sette fondazioni Its in tutta Italia, per formare tecnici ferroviari a Caserta o aeronautici a Torino. Ma attorno alle scuole, o anche in modo indipendente, dal 2013 le Regioni potranno creare dei Poli tecnici professionali, reti estese di istituti superiori e aziende. «In modo che l’alternanza scuolalavoro inizi già alla scuola dell’obbligo », conclude Ugolini. «E che anche le piccole imprese, dividendo costi e incombenze, possano accogliere tirocinanti».

Arti e mestieri, la riscoperta dei lavori manuali passa per la scuola

da Tecnica della Scuola

Arti e mestieri, la riscoperta dei lavori manuali passa per la scuola
di A.G.
A sottolinearlo sono le imprenditrici venete della Coldiretti. Che chiedono di ripristinare la tradizionale lezione di applicazioni tecniche alle medie. Subito due iniziative: l’officina itinerante delle arti povere e un master dei mestieri all’università. Ma forse l’inversione di tendenza è già in atto.
Ripristinare la tradizionale lezione di applicazioni tecniche alle medie, al fine di riscoprire il fascino e l’attrazione per quei lavori perduti che hanno fatto la ricchezza dell’Itali ed in particolare del Nord Est: la proposta è del coordinamento di Donne Impresa Coldiretti Veneto ed è stata presentata a Mestre l’8 gennaio assieme all’officina itinerante delle arti povere, un’idea per coinvolgere tutti gli istituti scolastici nell’obiettivo di salvare un patrimonio professionale e culturale in via di estinzione ovvero la capacità di saper fare con le mani.
Le imprenditrici agricole di Coldiretti hanno lanciato un vero e proprio appello per il ritorno alle professioni tradizionali, “almeno come ore di studio affinchè siano tramandate con rinnovato interesse ai giovani”.
Forti del progetto di Educazione alla Campagna Amica, che ogni anno fa aderire circa 10 mila studenti impegnati attivamente in laboratori di cucina, orti sociali, campi verdi, vacanze green, visite in fattorie didattiche, le donne di Coldiretti hanno quindi invitato docenti e presidi a valutare l’ipotesi di introdurre nell’orario scolastico lo spazio per sviluppare attitudini e abilità manuali. “Non si tratta di un attacco nostalgico – ha detto la leader Franca Castellani – ma di una semplice riflessione che parte dal granaio di saperi della campagna, la stessa che ha dimostrato, anche con i numeri, di poter battere la crisi praticando un’economia solidale secondo la tradizione reinterpretata in chiave nuova. Attori di questo ritrovato sviluppo sono proprio i giovani che scelgono di fare i pescatori, i pastori, vivaisti, allevatori, orticoltori”. Significativa la testimonianza di una rappresentante dell’associazione: “Se come dicono le statistiche, tra dieci anni ci saranno solo 3mila casari ovvero gli occupati attuali del settore di età compresa tra i 15 e i 24 anni in quanto quelli over 65 anni sono 17mila, sono a rischio i formaggi della nostra storia, cosi come i salumi e gli insaccati visto che il lavoro del norcino è praticato ormai dagli anziani. Stessa sorte potrebbe essere riservata anche a sarte, ricamatrici, impagliatori, falegnami, potatori”.
Nell’occasione, sempre le donne della Coldiretti hanno anche reso pubblica l’iniziativa di un master dei mestieri all’università.
Vale la pena ricordare che annualmente decine di migliaia di posti di lavoro manuali, non necessariamente sofisticati ma anche “poveri”, rimangono vuoti per la mancanza di aspiranti. Il dato però sembrerebbe destinato a ridursi: da qualche tempo, infatti, il numero di studenti che si iscrivono agli istituti professionali sembrerebbe in deciso aumento.