Immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili in organico di diritto

Immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili in organico di diritto

LA SCUOLA E IL NODO DEL PRECARIATO

Una scuola di qualità richiede stabilità e continuità del personale. Le proposte Uil per affrontare la questione del personale precario

 

Sono più di 600 mila (600.839) i posti in organico di diritto. Di questi 591 mila sono coperti da insegnanti con contratto a tempo indeterminato. Nell’anno scolastico 2012/2013 sono ben 9.465 gli insegnanti precari assunti con contratti di durata annuale per coprire posti stabilmente disponibili.
Partire dall’organico di diritto nell’anno in corso  – sottolinea Massimo Di Menna, nell’analizzare la tabella di sintesi della Uil Scuola – significa prendere a riferimento un numero di posti di insegnamento che servono ‘stabilmente’ alla scuola, al netto dei tagli che sono stati fatti.

 

Anno scolastico  2012/2013

DOCENTI

CONTRATTI

ORGANICO DIRITTO

TEMPO INDETERMINATO

31-ago

30-giu

Infanzia

81049

80346

703

6929

Primaria

198614

196664

1950

24744

I grado

132534

128360

4174

28507

II grado

188642

186004

2638

38331

600.839

591.374

9.465

98.511

ATA

CONTRATTI

ORGANICO DIRITTO

TEMPO INDETERMINATO

31-ago

30-giu

Coll. Scol

131698

126678

5020

7309

Tecnici

16053

16038

15

1428

Amm.vi

47837

47827

10

4302

Altri

1322

1195

127

221

Dsga

7978

7978

204.888

199.716

5.172

13.260

(*) compresi11.857( posti accantonati per ex lsu)

L’accordo sottoscritto all’Aran lo scorso anno prevede un piano pluriennale di assunzioni. Un piano che nei tre anni deve portare alla copertura di tutti i posti in organico di diritto. Non c’è alcuna motivazione per non procedere con le nomine in ruolo. Il nuovo Governo – precisa il segretario generale della Uil Scuola –  deve prevedere su tali posti le assunzioni a tempo indeterminato.
Stessa logica, seppur in una situazione diversa perché in questo anno scolastico non ci sono state nomine in ruolo, riguarda il personale Ata. Vanno fatte già nell’anno in corso – ribadisce Di Menna –  le assunzioni dei 5 mila collaboratori scolastici impegnati nelle scuole con contratti a tempo determinato su posti di organico di diritto e su tutti i posti vacanti per le altre categorie.
Il prossimo anno scolastico, conclusivo del piano triennale, oltre alla piena copertura dei posti disponibili in organico di diritto con immissioni in ruolo, si potrà affrontare con il nuovo Governo la migliore soluzione per la copertura delle supplenze in relazione all’organico di fatto, che di determina a seguito di condizioni temporanee.
Sono due le direttrici a cui vogliamo fare riferimento – spiega Di Menna:
1. Organico funzionale di rete
Può consentire di inserire nel piano dell’offerta formativa la copertura delle ore di insegnamento in caso di assenza breve (le attuali supplenze)
2. Incarichi pluriennali
Mantenere gli incarichi annuali sullo stesso posto, evitando che ci siano cambiamenti di insegnanti in corso d’anno.
Ovviamente, per le supplenze lunghe, è ineliminabile il ricorso a supplenti con contratto a termine.
Va considerato – fa notare Di Menna – che l’attuale reiterazione dei contratti annuali sui posti in organico di diritto risulta illegittima perché non legata alle esigenze della scuola. E’ un atto unilaterale dell’amministrazione che penalizza scuole e personale. Su questo punto la Uil scuola ha avuto sentenze favorevoli ai ricorsi promossi in materia.
In assenza di una decisione politica – continua il segretario generale della Uil Scuola – che riporti a normalità la questione, le inadempienze e gli abusi dello Stato italiano saranno sottoposti alla verifica della Corte Europea di Strasburgo.

Tribunale di Napoli sul pettine

Tribunale di Napoli: il Giudice Coppola dà ragione all’ANIEF sul pettine

 

Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Napoli, Dott. Paolo Coppola – il cui nome è salito recentemente agli onori della cronaca per aver rimesso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea la questione pregiudiziale sulla reiterazione dei contratti a termine nella scuola – accoglie le richieste dell’ANIEF e dichiara il diritto all’immissione in ruolo dalle graduatorie 2009/2011 in virtù del corretto inserimento a pettine, così come richiesto dai nostri legali Fabio Ganci e Walter Miceli.

 

Su ricorso proposto in favore di un iscritto ANIEF, e patrocinato sul territorio dall’Avv. Generoso Perna, il Giudice ricorda correttamente che la Sentenza della Corte Costituzionale ottenuta dall’ANIEF nel 2011 “dichiara incostituzionale l’art. 1 comma 4-ter (aggiunto dalla legge di conversione n. 167/2009) evidentemente non nella parte in cui consente l’iscrizione in più graduatorie provinciali, bensì perché, in occasione dell’aggiornamento, blocca gli inserimenti “a pettine” (secondo il criterio meritocratico) dei docenti, imponendo gli inserimenti “in coda”.” e ribadisce che “la stessa Corte Costituzionale, con la sentenza n. 41/11, ha ricostruito in maniera molto chiara il meccanismo meritocratico delle graduatorie”.

 

Il Giudice, inoltre, non ha ritenuto necessaria l’integrazione del contraddittorio ex art. 106 c.p.c. “posto che la regola giuridica che si assume violata riguarda il solo rapporto tra istante e MIUR” e ha dichiarato il pieno diritto dell’iscritto ANIEF all’assunzione con effetti giuridici ed economici dalla data di utile collocazione in graduatoria 2009/2011, condannando il MIUR al pagamento di 1.650 Euro per le spese di lite.

 

La soddisfazione per questa vittoria da parte dell’ANIEF è ancora maggiore visto che l’ulteriore conferma della validità delle tesi sostenute dal nostro sindacato sul Pettine arriva da parte di quel Giudice che ha rimesso gli atti alla Corte di Giustizia lussemburghese chiedendo – come da tempo auspicato dal nostro sindacato – ai giudici europei di pronunciarsi sulla legittimità degli interventi posti in essere dal legislatore italiano in tema di stabilizzazione dei precari della scuola.

22 gennaio Erasmus e Trasparenza in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 22 gennaio, esamina la possibilità del voto all’estero per gli studenti Erasmus ed approva due decreti legislativi su pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte della PA.

Di seguito un estratto del comunicato stampa:

Il Consiglio ha valutato approfonditamente, grazie alle relazioni dei Ministri dell’interno e degli affari esteri, la possibilità di consentire agli studenti Erasmus la partecipazione al voto dall’estero per le prossime elezioni politiche, come auspicato in precedenza.

La discussione ha posto in evidenza delle difficoltà insuperabili: anzitutto di tempo e di praticabilità e, soprattutto, di costituzionalità nel selezionare unicamente gli studenti Erasmus – escludendo tutti gli altri soggetti che si trovano all’estero per ragioni di studio, ma senza una borsa Erasmus – come nuova categoria di elettori temporanei. La discrezionalità di scelta che eserciterebbe il Consiglio con questa decisione contrasta con i principi di partecipazione democratica, eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti dalla Costituzione.

Il Consiglio ha auspicato che la prossima riforma elettorale tenga in debita considerazione le esigenze dei giovani temporaneamente all’estero per ragioni di studio e di lavoro.

(…)A. PUBBLICITÀ, TRASPARENZA E DIFFUSIONE DI INFORMAZIONI DA PARTE DELLE PA

Il Consiglio ha approvato, su proposta del Ministro della pubblica amministrazione e semplificazione, due decreti legislativi che attuano la legge 190 del 2012 (“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”).

Il primo provvedimento riordina tutte le norme che riguardano gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle PA e introduce alcune sanzioni per il mancato rispetto di questi vincoli. Di seguito, in sintesi, i punti principali del provvedimento:

1. viene istituito l’obbligo di pubblicità: delle situazioni patrimoniali di politici, e parenti entro il secondo grado; degli atti dei procedimenti di approvazione dei piani regolatori e delle varianti urbanistiche; dei dati, in materia sanitaria, relativi alle nomine dei direttori generali, oltre che agli accreditamenti delle strutture cliniche.

2. viene data una definizione del principio generale di trasparenza: accessibilità totale delle informazioni che riguardano l’organizzazione e l’attività delle PA, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.

Il provvedimento ha infatti lo scopo di consentire ai cittadini un controllo democratico sull’attività delle amministrazioni e sul rispetto, tra gli altri, dei principi costituzionali di eguaglianza, imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza dell’azione pubblica.

3. la pubblicazione dei dati e delle informazioni sui siti istituzionali diventa lo snodo centrale per consentire un’effettiva conoscenza dell’azione delle PA e per sollecitare e agevolare la partecipazione dei cittadini. Per pubblicazione si intende la diffusione sui siti istituzionali di dati e documenti pubblici e la diretta accessibilità alle informazioni che contengono da parte degli utenti.

4. si stabilisce il principio della totale accessibilità delle informazioni. Il modello di ispirazione è quello del Freedom of Information Act statunitense, che garantisce l’accessibilità di chiunque lo richieda a qualsiasi documento o dato in possesso delle PA, salvo i casi in cui la legge lo esclude espressamente (es. per motivi di sicurezza).

5. si prevede che il principio della massima pubblicità dei dati rispetti le esigenze di segretezza e tutela della privacy. Il provvedimento stabilisce che i dati personali diversi dai dati sensibili e dai dati giudiziari possono essere diffusi attraverso i siti istituzionali e possono essere trattati in modo da consentirne l’indicizzazione e la tracciabilità con i motori di ricerca. È previsto l’obbligo di pubblicazione dei dati sull’assunzione di incarichi pubblici e si individuano le aree in cui, per ragioni di tutela della riservatezza, non è possibile accedere alle informazioni.

6. viene introdotto un nuovo istituto: il diritto di accesso civico. Questa nuova forma di accesso mira ad alimentare il rapporto di fiducia tra cittadini e PA e a promuovere il principio di legalità (e prevenzione della corruzione). In sostanza, tutti i cittadini hanno diritto di chiedere e ottenere che le PA pubblichino atti, documenti e informazioni che detengono e che, per qualsiasi motivo, non hanno ancora divulgato.

7. si disciplina la qualità delle informazioni diffuse dalle PA attraverso i siti istituzionali. Tutti i dati formati o trattati da una PA devono essere integri, e cioè pubblicati in modalità tali da garantire che il documento venga conservato senza manipolazioni o contraffazioni; devono inoltre essere aggiornati e completi, di semplice consultazione, devono indicare la provenienza ed essere riutilizzabili (senza limiti di copyright o brevetto).

8. si stabilisce la durata dell’obbligo di pubblicazione: 5 anni che decorrono dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui decorre l’obbligo di pubblicazione e comunque fino a che gli atti abbiano prodotto i loro effetti (fatti salvi i casi in cui la legge dispone diversamente).

9. si prevede l’obbligo per i siti istituzionali di creare un’apposita sezione – “Amministrazione trasparente” – nella quale inserire tutto quello che stabilisce il provvedimento.

10. viene disciplinato il Piano triennale per la trasparenza e l’integrità – che è parte integrante del Piano di prevenzione della corruzione – e che deve indicare le modalità di attuazione degli obblighi di trasparenza e gli obiettivi collegati con il piano della performance.

11. Altre disposizioni riguardano la pubblicazione dei curricula, degli stipendi, degli incarichi e di tutti gli altri dati relativi al personale dirigenziale e la pubblicazione dei bandi di concorso adottati per il reclutamento, a qualsiasi titolo, del personale presso le PA.

L’iscrizione on line, un vero incubo

da ItaliaOggi

L’iscrizione on line, un vero incubo

La nuova procedura, che è partita ieri, testata da una mamma. che non ce l’ha fatta

Premessa: per molti sarà andata benissimo, e il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo vi racconterà che «sì, c’è stato qualche problemino, ma comunque alla fine il sistema ha retto bene». Ma a me non è andata affatto bene. Sto parlando dell’iscrizione online di mia figlia alla prima classe della primaria per il prossimo anno. Un’operazione che mi ha assorbito per diverse ore e che più volte sono stata tentata di mollare a metà. Prima che fosse lei a mollare me. Si partiva ieri 21 gennaio su www.iscrizioni.istruzione.it e teoricamente tutto sarebbe dovuto andare per il meglio, visto che la cosa era stata abbondantemente propagandata su giornali e tv nelle settimane precedenti. Il mio approccio è stato dunque abbastanza fiducioso. Pia illusione. Intanto, accedere alla maschera, per poter procedere alla registrazione di utente e password, ha richiesto almeno tre quarti d’ora di attesa al pc. Completata la registrazione, l’invio per posta elettronica del nome utente è stato abbastanza veloce. Di lì, è partita la fase di iscrizione vera e propria. Primo passo: trovare il codice della scuola a cui iscrivere il proprio figlio: sono stati altri venti minuti di attesa per riuscire a entrare nel sito dedicato, chiamato «Scuola in chiaro» . Inserisco il primo criterio di ricerca: scuola primaria statale «intorno a me», cioè vicino a dove sto. Appare l’inquietante scritta: «Con i criteri di ricerca impostati si è superato il limite massimo di visualizzazione delle scuole. Utilizzare la funzionalità «…intorno a me» restringendo i criteri di ricerca». Che era esattamente quanto avevo fatto. Vabbé, ricomincio daccapo e questa volta riesco a trovare la scuola. Clicco su «scheda», dove immagino sia riportato il codice che sto cercando. Si blocca tutto e appare una schermata bianca. Intanto sono passate circa due ore da quando mi sono messa davanti alla tastiera. Esasperata, digito su Google «codice meccanografico scuola…» e alla fine riesco a trovarlo. Riparto daccapo con la procedura, stavolta cambiando browser (magari quello di prima era più lento), ma sciroppandomi comunque un altro po’ di attesa. Dopo vari «il server non risponde» riesco a entrare nella schermata di iscrizione. Si inizia con le opzioni relative ai «Tempi scuola». Le istruzioni (?) dicono: «Tempi Scuola visualizzati sono quelli indicati dalla scuola. Se sono presenti più opzioni, hai la possibilità di scegliere indicando la priorità dall’elenco. La stessa priorità non può essere assegnata a due differenti Tempi Scuola. Se non c’è scelta, va comunque selezionato l’unico Tempo Scuola presente, selezionando priorità 1. Se il tempo scuola è unico va comunque selezionato con priorità 1». Per i cinefili, amanti di Amici miei, una classica «supercazzola». Insomma, sarà un problema mio, ma al momento non ci ho capito niente. Ci ragiono. Suppongo che per ogni tipologia di orario io debba dare una priorità. Dunque: priorità 1 per le 40 ore, 2 per le 30 ore etc etc. Mi butto e in appena due tentativi (le priorità sembravano quattro ma si poteva darne al massimo tre) riesco ad azzeccare il mix giusto. Riempio tutti i riquadri con codici fiscali, date di nascita, domicili eccetera eccetera e alla fine salvo. Dai, mi dico, ce l’ho fatta. Compare la scritta: «Non è stato possibile completare l’operazione…riprovare più tardi». In parole povere, devo rifare tutto. Bene, mi fermo qui. Quando leggerete queste righe probabilmente starò ancora al computer a tentare di iscrivere mia figlia a scuola on line.

Amanda Ghiengi-Milano

Quella valutazione è a rischio ricorso

da ItaliaOggi

Quella valutazione è a rischio ricorso

Davide Colombo

L’avviso ministeriale del 15 gennaio, che indica i criteri di valutazione del concorso, travalica l’ambito che gli compete sia nel definire criteri omogenei di valutazione delle prove scritte per tutto il territorio nazionale sia nello stabilire le modalità di attribuzione del voto. Non che non si avverta l’urgenza di un’omogenea attività di revisione e valutazione degli scritti ma lo strumento scelto, un avviso nemmeno firmato, non è giuridicamente idoneo a modificare o integrare le norme che regolano lo svolgimento del concorso, il bando n. 82 del settembre 2012 e il decreto del presidente della repubblica n. 487 del 1994. Ai sensi del regolamento tocca alle singole commissioni esaminatrici decidere «i criteri e le modalità di valutazione delle prove concorsuali» (art. 12, primo comma) e non al ministero. Se lo vuol fare deve proporre una modifica del regolamento. E non tocca nemmeno al ministero decidere che ogni singolo quesito dei tre o quattro che costituiscono ciascuna prova deve essere valutato con un punteggio da zero a dieci e poi sommare i voti per ottenere la valutazione in quarantesimi o trentesimi. Il bando prevede espressamente che ogni commissione assegni a ciascuna prova, complessivamente considerata, una valutazione in quarantesimi (art. 7, quarto comma, del bando), e non valutazioni espresse in decimi sui singoli quesiti che compongono la prova da sommare alla fine per ottenere il risultato. Si tratta, forse, di mere formalità procedurali ma buone per attivare un contenzioso, di cui il panorama dei concorsi indetti dal ministero dell’istruzione è già così ricco e variegato. C’è solo da sperare che le singole commissioni facciano propri i criteri proposti dal ministero e li adottino a loro volta, sanando un procedimento che altrimenti sarebbe facilmente censurabile.

“La mia laurea è inutile Mi sono iscritta all’Its”

da lastampa.it

“La mia laurea è inutile Mi sono iscritta all’Its”

Marina, 31 anni: “Facevo la ricercatrice, ora torno tra i banchi”
flavia amabile

roma

Chissà a quale categoria dei tanto citati e discussi «gggiovani» appartiene Marina Franco, 31 anni, una laurea in chimica alla Sapienza a Roma e poi una borsa di studio vinta per partecipare ad un dottorato in «Chimica analitica e dei sistemi reali». Ha partecipato fino alla fine, ha iniziato anche la sua carriera all’università come ricercatrice. Sei mesi da precaria senza uscita, quando ha capito si è sfilata dalla casella in cui era finita e, come in un gioco dell’oca dalle regole rovesciate, ha scelto di non andare avanti ma di tornare indietro e di sedersi fra i banchi di chi ha anche più di dieci anni di meno e all’università non è mai andato e mai ci andrà. Ma troverà lavoro.

 

È il popolo degli Its, gli Istituti tecnici specializzati nati nel 2008 ma andati davvero in funzione due anni fa con la promessa di dare una formazione superspecializzata e poi un lavoro. Ce ne sono 59 in tutt’Italia, ognuno ha la propria area tecnologica, dalla moda alla nautica all’efficienza energetica o alla mobilità sostenibile. Due soli Its in tutt’Italia formano i futuri esperti nelle nuove tecnologie della vita, uno in Lombardia, l’altro a Pomezia, alle porte di Roma.

 

Marina Franco ha ricominciato da qui a rincorrere i suoi sogni. La vita, no, quella corre comunque a dispetto di chi sostiene che i giovani si fanno mantenere da mamma e papà e che non hanno voglia di fare nulla. Al mattino va ad insegnare in una scuola superiore, supplente precaria – ma i prof di chimica sono abbastanza richiesti -, tutto sommato il lavoro non le manca. «Ma non è il mio sogno nel cassetto», racconta. Il sogno è la chimica, la ricerca, i laboratori, che stavano per diventare una chimera se fosse rimasta a aspettare chissà che cosa tra le file dei ricercatori. E che invece dal prossimo anno potrebbero diventare qualcosa di concreto già dal prossimo anno quando Marina terminerà l’Its e i due anni di studi previsti, pari a duemila ore di lezione di cui almeno 1800 sono obbligatorie altrimenti si viene respinti. Lezioni pomeridiane, Marina dalla cattedra passa ai banchi nel giro di un’ora. In aula dalle 14,30 alle 19 dal lunedì al sabato (di mattina, però) tra lezioni in italiano e in inglese, esperimenti, provette, stage. E poi a casa ad occuparsi della famiglia. Ha una figlia di 15 mesi, un marito e un secondo bebè in arrivo. «Non credo che non si trovi lavoro, chi rimane fermo non ottiene molto, non è che il lavoro scenda dal cielo», spiega.

 

E quindi va bene anche tornare indietro perché il 2011 quando si è trovata con l’università che non aveva fondi per rinnovarle il contratto di dottorato e le aziende poco disposte a assumere un laureato con tanta teoria e quasi nessuna pratica ha capito che non aveva scelta, poteva salvarla solo un Its.

 

Un pensiero che stanno avendo in tanti. Il Miur ha affidato al sito Skuola.net il compito di raccontare questi istituti in rete attraverso dei video. Alla fine dell’inchiesta Daniele Grassucci, cofondatore del sito, spiega: «La reazione più comune è: “Se avessi saputo della loro esistenza ne avrei fatto uno anche io”».

 

È anche per questo motivo che l’Italia scivola sempre più lontana dagli obiettivi europei, che vogliono per il 2020 laureato il 40% della popolazione di età 30-34 anni mentre noi rimaniamo fermi al 20%, contro il 37% nel complesso dei Paesi Ocse. Ed è anche per questo motivo che sono sempre meno numerosi i giovani che si avvicinano al mondo universitario. In parte è colpa del calo demografico, in parte della crisi economica e della diminuzione degli immatricolati in età più adulta, ma soprattutto del senso di inutilità di cinque anni di studio, della percezione che si stanno buttando via soldi e tempo.

 

In classe con Marina in tanti hanno abbandonato l’università. Come Veronica Aprile, 20 anni, si era iscritta a Giurisprudenza ma ci è rimasta pochi mesi, quanto bastava per capire di non avere alcun futuro lì.. «Mi sono resa conto che l’università è una specie di metropolitana: tanta gente di passaggio e c’è chi scende e chi sale. Io sono scesa».

Iscrizioni on line: circa un milione di accessi e 52.501 domande inserite

Iscrizioni on line: circa un milione di accessi e 52.501 domande inserite
Lombardia, Lazio, Veneto e Piemonte
le regioni con il maggior numero di iscrizioni effettuate

(Roma, 22 gennaio 2013) Sono 52.501 le domande inserite per le iscrizioni on line alle 13.00 di oggi, di cui 36.384 inoltrate alle scuole. Questi i dati relativi alla seconda giornata dopo l’avvio del processo di registrazione telematica che, per la prima volta nella storia della scuola, consente alle famiglie di effettuare le iscrizioni alla scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado esclusivamente in rete. Le Regioni dove si è registrato il più elevato numero di domande inserite sono: la Lombardia (14.248 domande), il Lazio (6.403), il Veneto (4.581) e il Piemonte (4.348). Anche il sito ha registrato nella sola mattinata un numero elevato di accessi, pari a 977.312 con dei picchi nelle fasce orarie che vanno dalle 09.00 alle 13.00.

La pagina delle FAQ in homepage è costantemente aggiornata proprio per supportare al meglio le famiglie e le scuole.
Si fa inoltre presente che per le famiglie con più figli, non è necessario iscriversi più volte. La registrazione infatti serve per ottenere un codice di accesso al servizio delle iscrizioni on line e con questo possono essere presentate tutte le domande necessarie.

DATI REGIONALI

Dati aggiornati alle ore 13:03 del 22/1
Regione Domande Inserite Domande Inoltrate
     
ABRUZZO 732 508
BASILICATA 164 105
CALABRIA 853 612
CAMPANIA 3.118 2.198
EMILIA ROMAGNA 3.469 2.273
FRIULI-VENEZIA GIULIA 1.248 903
LAZIO 6.403 4.253
LIGURIA 1.747 1.193
LOMBARDIA 14.248 10.090
MARCHE 827 552
MOLISE 102 68
PIEMONTE 4.348 2.990
PUGLIA 2.389 1.676
SARDEGNA 1.022 738
SICILIA 3.217 2.268
TOSCANA 3.427 2.349
UMBRIA 606 422
VENETO 4.581 3.186
TOTALE 52.501 36.384

 

TABELLA CONNESSIONI Ore 00:00-00:59 : 52344
Ore 01:00-01:59 : 5832
Ore 02:00-02:59 : 2520
Ore 03:00-03:59 : 2488
Ore 04:00-04:59 : 2416
Ore 05:00-05:59 : 5824
Ore 06:00-06:59 : 15464
Ore 07:00-07:59 : 45920
Ore 08:00-08:59 : 123072
Ore 09:00-09:59 : 180944
Ore 10:00-10:59 : 243048
Ore 11:00-11:59 : 140976
Ore 12:00-12:59 : 144656
Ore 13:00-13:59 : 11728  (parziale perché l’estrazione è terminata alle 13:05)
Tot : 977.312

Iscrizioni on line: euforia Miur, critiche le associazioni dei consumatori

da Tecnica della Scuola

Iscrizioni on line: euforia Miur, critiche le associazioni dei consumatori
di A.G.
Il Ministero parla di prima giorno storico: sono state inserite 23.179 domande, con un milione e mezzo di accessi al sito. Per il Codacons il 43% degli interessati avrà però difficoltà per via dei propri limiti informatici. Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum: preoccupano Meridione e aree più svantaggiate, dove l’Adsl non arriva.
Sono dati ufficiali più che incoraggianti, malgrado gli intoppi informatici ed i frequenti blocchi di connessione, quelli relativi alla prima giornata di attivazione delle iscrizione on line a tutti gli ordini scolastici, esclusa la materna, solo attraverso la rete internet.
In serata, il Miur ha reso note l’alta mole di interesse e di connessioni, aggiornate alle ore 19,00 del 21 gennaio. Questi i risultati più importanti: il picco orario di connessioni si è avuto alle ore 9, con ben 313.520 richieste di visualizzazione; alle 17 erano già 21.464 le domande inserite.
In base a quanto riferisce viale Trastevere, che parla di “grande successo dell’iniziativa”, sono state “inserite 23.179 domande. Il sito ha avuto 1.529.936 accessi con dei picchi notevoli, particolarmente tra le 8 e le 13”. Viale Trastevere sottolinea, inoltre, “che per la prima volta nella storia della scuola”, questa opportunità “consente alle famiglie di effettuare le iscrizioni alla scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado esclusivamente in rete”.
Ma non tutti la pensano allo stesso modo. Dopo gli studenti, anche le associazioni dei consumatori hanno molto da ridire contro l’iniziativa ministeriale. Per il Codacons, ad esempio, “è sicuramente positivo incentivare l’uso di internet, ed è fondamentale che la pubblica amministrazione accetti le domande on line dei consumatori e, ancor di più, che invii le risposte e la documentazione richiesta dai cittadini via email, cosa più unica che rara. Cosa ben diversa, però, è invertire l’obbligo, gravando le famiglie di questo onere”.
“Secondo gli ultimi dati Istat infatti – prosegue il Codacons – nel 2011 solo il 56,8% delle famiglie italiane ha un personal computer. Il che vuol dire creare difficoltà al 43,2% degli italiani. Nel mezzogiorno, poi, la percentuale di chi possiede un computer scende al 49,5% delle famiglie, il che vuol dire che oltre il 50% non lo possiede. E persino laddove le cose vanno meglio, nel Centro, la percentuale sale al 60,7%, il che si traduce comunque in una difficoltà per quasi il 40% dei genitori”.
“Il rischio, inoltre, considerato che le scuole devono comunque offrire un servizio di assistenza a coloro che non possiedono un computer o un collegamento internet, anche perché altrimenti il provvedimento del ministro dell’Istruzione Profumo sarebbe stato illegale (e sarebbe stato impugnato dal Codacons…), è che il vantaggio economico di gestire obbligatoriamente on line tutte le pratiche sia poi vanificato dal lavoro aggiuntivo delle segreterie delle scuole che devono rendersi disponibili a supportare chi non ha gli strumenti e le competenze necessarie”, conclude l’associazione.
Forti critiche arrivano anche dall’Adiconsum, il cui segretario generale, Pietro Giordano, “pone interrogativi sull’effettiva possibilità per tutte le famiglie di procedere in modo autonomo e con facilità alla registrazione sul sito del Ministero e alla compilazione della domanda di iscrizione. Infatti – prosegue – nonostante la circolare 96/2012 del Ministero preveda che gli istituti destinatari delle domande in primis, ma in subordine anche quelli di provenienza, offrano supporto alle famiglie prive delle necessarie dotazioni informatiche, occorre intervenire soprattutto nel Meridione e nelle aree più svantaggiate, dove la penetrazione di Internet e degli stessi strumenti informatici è più scarsa. Vi è poi il problema della mancata copertura del servizio ADSL in molte zone, dove – continua Giordano – solo in un’ottica di servizio universale e non di mercato si potranno finalmente realizzare le necessarie infrastrutture”.
Il rappresentante Adiconsum invita quindi le famiglie “a segnalare al Ministero e per conoscenza anche alle nostre sedi territoriali e al gruppo Facebook ‘Adiconsum Scuola’, le eventuali criticità che si dovessero presentare”.

Interdizione obbligatoria per maternità e superamento dell’anno di prova

da Tecnica della Scuola

Interdizione obbligatoria per maternità e superamento dell’anno di prova
di Lucio Ficara
La “condicio sine qua non” per superare l’anno di prova, da parte di una docente che attende l’arrivo di un figlio, è quella di poter contare, nell’anno scolastico in corso, 180 giorni di effettivo servizio. Ricordiamo che la normativa prevede che il primo mese di congedo obbligatorio per maternità è considerato come servizio effettivo al fine del computo dei 180 giorni necessari per il superamento del periodo di prova.
A conforto di quanto detto ricordiamo la circolare del ministero della pubblica istruzione n.180/1979, in cui troviamo scritto che: il primo mese di assenza (astensione obbligatoria) per maternità, art. 31 del R.D. 21 agosto 1937, n. 1542 relativo all’anno scolastico al quale si riferisce il periodo di prova (esempio: per l’astensione obbligatoria dal servizio per maternità, che abbia inizio nel mese di luglio, si considera “valido” il primo mese di assenza del nuovo anno scolastico); affermano che ai fini del compimento dei 180 giorni è utile solo il primo mese di congedo per maternità relativo all’anno scolastico al quale si riferisce il periodo di prova (esempio: per il congedo obbligatorio dal servizio per maternità, che abbia inizio nel mese di luglio, si considera “valido” il primo mese di assenza del nuovo anno scolastico.
Questa circolare che è valida tutt’ora, ci conforta nel dire che nel conteggio dei 180 giorni, rientrano anche i primi 30 giorni dell’astensione obbligatoria. Ma quando, la docente in attesa di partorire, è costretta obbligatoriamente ad entrare nel periodo di interdizione obbligatoria?
Solitamente l’interdizione obbligatoria, interviene due mesi prima della data presunta del parto, ma ci possono essere dei casi particolari e regolarmente certificati, in cui la gravidanza scorre regolare e serena, in cui è possibile andare in interdizione obbligatoria un mese prima del parto, recuperando il mese dopo la nascita. Quindi l’interdizione obbligatoria, di norma è composta dei due mesi prima il parto e i tre mesi successivi alla nascita del pargolo, ma può essere fruita anche nella modalità un mese prima del parto e quattro mesi dopo la nascita.
Quali sono i riferimenti normativi sulla astensione obbligatoria? Nell’art. 16 D. L.vo 26/3/2001 n.151 è scritto che l’interdizione obbligatoria interviene 2 mesi prima della data presunta del parto e 3 mesi dopo il parto; ma nell’art.. 20 D.L.vo 26/3/2001 si configura la possibilità di entrare in interdizione obbligatoria un mese prima della data presunta del parto e proseguire per i 4 mesi dopo il parto. Quindi l’interdizione obbligatoria è considerata una norma flessibile e non assolutamente rigida. La domanda di flessibilità, tendente ad ottenere l’autorizzazione a continuare l’attività lavorativa durante l’ottavo mese di gravidanza, che può essere svolto per intero o anche in parte (dunque per esempio 10 giorni oppure 15 giorni) , ai sensi dell’art. 20 del D.L.vo 26/3/2001 n. 151, ferma restando la durata complessiva del congedo di maternità, è accettabile anche qualora sia presentata oltre il settimo mese di gravidanza .
L’art. 20 del D.L.vo n. 151/2001, prevedendo la facoltà di astenersi “a partire” dal mese precedente la data presunta del parto, ha quindi individuato in un mese il periodo minimo obbligatorio di astensione prima della data presunta del parto; è evidente perciò che il periodo di “flessibilità” dell’astensione obbligatoria può andare da un minimo di un giorno ad un massimo di un mese.
In ogni caso se non si dovessero raggiungere i 180 giorni, nemmeno con i 30 giorni del primo mese di interdizione obbligatoria di maternità, l’anno di prova potrà essere rinviato all’anno scolastico successivo, e poiché tale rinvio è dovuto a congedo per maternità, la decorrenza giuridica ed economica del contratto di lavoro a tempo indeterminato resterà invariata. Per cui le future mamme possono stare tranquille e svolgere la loro attività lavorativa, pargolo permettendo, anche durante tutto l’ottavo mese di gravidanza, in modo da completare il servizio che consentirà il superamento dell’anno di prova.

Come incentivare gli studenti migliori a diventare insegnanti migliori?

da Tecnica della Scuola

Come incentivare gli studenti migliori a diventare insegnanti migliori?
di Aldo Domenico Ficara
Una strada percorribile per migliorare l’istruzione è quella di valorizzare la figura professionale dell’insegnante, rendendola appetibile anche agli occhi dell’opinione pubblica e quindi dei giovani
Andreas Schleicher, vicedirettore per l’educazione dell’Ocse, apprezza le ultime riforme scolastiche dell’Italia, infatti, attraverso queste ultime è aumentata l’autonomia delle nostre scuole, mettendo in moto un meccanismo di valutazione dell’istruzione primaria e secondaria di primo grado. L’Italia dispone di un numero elevato di docenti, ma non riesce a valorizzare pienamente le loro competenze professionali.
La qualità di un sistema educativo non può prescindere da quella dei suoi insegnanti e dei suoi Dirigenti scolastici, infatti, facendo un paragone con il mondo aziendale anche i sistemi scolastici, per raggiungere alti livelli qualitativi, devono prestare particolare attenzione al modo con cui selezionare e formare il proprio personale.
Una strada percorribile è quella di valorizzare la figura professionale dell’insegnante, rendendola appetibile anche agli occhi dell’opinione pubblica.
Tentare di fare scattare, con adeguati incentivi professionali ed economici, dinamiche innovative nei percorsi formativi e nei curricula degli studenti migliori, attirando la loro attenzione verso la carriera dell’insegnamento.
In altre parole per migliorare la qualità del corpo docente, già nei ruoli, bisogna studiare nuove strategie per rafforzare la pratica e la condivisione di conoscenze, mentre per attirare nuove intelligenze all’interno delle scuole bisogna creare giuste motivazioni e prospettare adeguate aspettative professionali. Insomma per una scuola migliore sono indispensabili le competenze e le intelligenze migliori.

L’aumento ai docenti? Si può fare! E anche investire sui giovani

da Tecnica della Scuola

L’aumento ai docenti? Si può fare! E anche investire sui giovani
Prendere dai 30 ai 50 miliardi “di qua” e metterli “di là”: si può fare. Il “di qua” è la spesa pubblica e i suoi sprechi, il “di là” sono gli investimenti nell’occupazione giovanile e nel rilancio del Pil. Due economisti lo dicono: Gustavo Piga sul Corriere della Sera e Alberto Bisin su Repubblica.
Il prof Piga, keynesiano, professore di economia all’università di Tor Vergata, propone di stanziare una somma pari al 2% del Pil, oltre 30 miliardi, ricavabili dal “taglio vero degli sprechi negli appalti pubblici che oggi occupano circa il 12% del nostro Pil e contengono sprechi di prezzi e quantità ben superiori al 20%”.
Con questi 30 miliardi l’associazione “I viaggiatori in movimento” presieduta da Piga vuole realizzare una serie di investimenti:
1) l’aumento delle retribuzioni dei docenti scolastici dello 0,3% del Prodotto interno lordo (5 miliardi di euro) a fronte di una riforma (che dettagliamo) che renda la scuola ancora più efficace nell’insegnamento;
2) l’aumento dello 0,3% del Pil (5 miliardi di euro) delle retribuzioni dei ricercatori universitari e degli enti di ricerca, per avviare il rientro dei cervelli sul serio, a fronte di una riforma (che dettagliamo) delle università che premi la qualità degli atenei su ricerca e didattica;
3) una spesa dello 0,5% del Pil (8 miliardi di euro) per assistere, con le migliori case di consulenza che abbiamo, le piccole e medie imprese nel formarsi sulle funzioni organizzative, dove è dimostrato stentano di più nell’avvio;
4) un credito d’imposta come in Francia (ma da noi riservato solo alle Pmi) per le spese in ricerca e sviluppo dello 0,3% del Pil (5 miliardi di euro);
5) 0,6% del Pil (10 miliardi di euro) riservato a un servizio civile temporaneo e non ripetibile negli uffici pubblici (musei, patrimonio, ospedali, tribunali, università, scuole, parchi ecc.) per giovani disoccupati e inoccupati di 1 o 2 anni così da migliorare al contempo la qualità dell’azione pubblica, caratterizzata da una età media tra le più alte al mondo.
Piga ha anche una proposta per l’Europa: quando sarà approvata la Tobin tax, usarne i proventi per aprire un conto corrente bancario alimentato con 1.500 euro ogni anno per ogni nuovo nato, conto corrente che il giovane europeo potrà utilizzare per la sua istruzione o la sua formazione professionale dopo che avrà compiuto 18 anni.
Per Alberto Bisin, firmatario della piattaforma di Oscar Giannino “Fermare il declino” ed editorialista de Lavoce.info, la cifra individuata è più o meno la stessa indicata da Piga: 35-40 miliardi di euro, che si possono “risparmiare dal bilancio dello Stato, senza riforme strutturali”.
Dai tagli ai costi della politica secondo Bisin si possono recuperare 10 miliardi, mezzo punto di Pil. Quel mezzo punto che l’Italia spende più della Germania nel finanziamento di “Organi esecutivi e legislativi, affari esteri”. Altri 4-5 miliardi si possono reperire dai tagli alla Difesa, agendo soprattutto sulla riduzione del personale (in Italia si spende così il 62% del bilancio della Difesa, contro il 48% della Germania e il 45% della Francia). Bisin propone anche di tagliare i sussidi alle imprese per risparmiare altri 10 miliardi di euro.
Quindi si può intervenire sulla spesa per le pensioni, con “un’azione mirata sulle pensioni più elevate” che dovrebbe “garantire sostanziali ulteriori risparmi sulla spesa previdenziale” per circa 8 miliardi. Si possono ricavare altri 4 miliardi di euro “2 miliardi dei quali solo in Lazio e in Campania”, intervenendo sui consumi intermedi, voce dietro la quale si nascondono gli sprechi nella spesa sanitaria.
Infine Bisin vede possibili interventi sulla riduzione degli stipendi del pubblico impiego: tagliare del 10% le retribuzioni, con un criterio progressivo che sforbici di più sulle buste paga più elevate e di meno sui redditi più bassi, farebbe risparmiare altri 12 miliardi. Un totale di 50 miliardi che secondo Bisin si può destinare alla riduzione delle tasse, a tutto beneficio del Pil.
Lo dicono in maniera diversa, indicano aree di intervento diverse, ma Piga e Bisin dimostrano che “si può fare“. Cosa? Senza grandi riforme, senza morire di deficit o di austerity, si possono recuperare decine di miliardi dagli sprechi e investirli nel rilancio dell’economia e dell’occupazione giovanile (Da Blitz)

Concorso docenti, al Miur parte il sorteggio

da Tecnica della Scuola

Concorso docenti, al Miur parte il sorteggio
Domani, martedì 22 gennaio, al Miur, alle ore 11.30, si sorteggeranno le prove scritte del concorso del personale docente per ciascuna classe di concorso. Sorteggiate anche le commissioni e i presidenti
Gli esiti del sorteggio resteranno secretate fino al giorno dell’inizio della prova.
Inoltre si estrarranno i nomi dei presidenti e dei commissari che andranno a comporre le commissioni regionali.
Nel comunicato del Miur si esprime il compiacimento per il fatto che per la prima volta le tecnologie hanno assunto un ruolo determinante nello svolgimento di procedure concorsuali, consentendo di realizzare un notevole risparmio di risorse e tempo e garantendo così efficienza e trasparenza.
Tutte le estrazioni avverranno utilizzando un sistema automatico governato da un algoritmo di generazione casuale di sequenze numeriche che garantisce l’imparzialità di tutte le operazioni.
Il processo verrà avviato con un “clic” dal presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino alla presenza del ministro Francesco Profumo.
Tutta la procedura avverrà in diretta e proiettata su una Lim.

Concorso, domani il sorteggio con procedura automatica

da tuttoscuola.com 

Concorso, domani il sorteggio con procedura automatica
 Domani nella sala del Consiglio di amministrazione del Miur, alle ore 11.30, sarà fatto il sorteggio delle prove scritte del concorso a posti e cattedre per titoli ed esami per il reclutamento del personale docente nella scuola dell`infanzia, primaria e secondaria di I° e II° grado di ciascuna classe di concorso, prove che resteranno secretate fino al giorno dell`inizio dell’esame. Inoltre si estrarranno i nomi dei presidenti e dei commissari che andranno a comporre  le commissioni regionali.

Lo comunica il Miur spiegando che “tutte le estrazioni avverranno utilizzando un sistema automatico governato da un algoritmo di generazione casuale di sequenze numeriche che garantisce l`imparzialità di tutte le operazioni”.

In questo modo le tecnologie assumono un ruolo determinante nello svolgimento di procedure concorsuali, consentendo di realizzare un notevole risparmio di risorse e tempo e garantendo così efficienza e trasparenza.

Il processo sarà avviato con un ‘clic’ dal presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino alla presenza del ministro Francesco Profumo. E` la prima volta che per il concorso della scuola si agisce attraverso procedure automatizzate. Tutta la procedura avverrà in diretta e sarà proiettata su una Lim.

Nota 22 gennaio 2013, Prot.AOODPIT170

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’istruzione

 

Ai Direttori generali degli Uffici scolastici regionali LORO SEDI
e.p.c. Alla Commissione Istruzione, Lavoro, innovazione e ricerca – regione Toscana Via Parigi, 11 00187 ROMA

Oggetto: Attivazione dei licei ad indirizzo sportivo

 

Pervengono numerose richieste relative all’attivazione, con decorrenza dall’a.s. 2013/2014, del liceo ad indirizzo sportivo.

Al riguardo si fa presente che lo schema di DPR è stato approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta dell’11 gennaio 2013 ed è stato trasmesso, da parte del Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, alla firma del Presidente della Repubblica. Successivamente alla firma, sarà inviato, da questo Ministero, alla Gazzetta Ufficiale che a sua volta, prima di pubblicarlo, lo invierà alla Corte dei conti per la registrazione. Tempo stimato per la conclusione dell’iter, senza tener conto degli eventuali rilievi della Corte dei conti, almeno due mesi.

Ne consegue che la tempistica sopra descritta non è compatibile con il termine del 31 gennaio p.v. previsto per la definizione della rete scolastica e dei piani dell’offerta formativa da parte delle Regioni.

Si comunica, pertanto, che il predetto liceo ad indirizzo sportivo non potrà che essere attivato dall’a.s. 2014/2015.

IL CAPO DIPARTIMENTO

F.to Lucrezia Stellacci

Nota 22 gennaio 2013, Prot. n. AOODGPER 510

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione Direzione Generale per il personale scolastico

Uff. III

Ai Direttori Generali degli UU.SS.RR.
Ai Dirigenti delle sedi provinciali degli UU.SS.RR.
AI Dirigenti Scolastici degli Istituti di ogni ordine e grado Statali e ParitariLORO SEDI

OGGETTO: Divieto di pubblicazione dati sensibili nelle graduatorie ad esaurimento e di circolo e di istituto.

Sono pervenute all’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali alcune segnalazioni che denunciano la pubblicazione sui siti web istituzionali di istituti scolastici, nonché di altri uffici periferici di questo Ministero, di graduatorie relative al personale docente, nonché al personale ATA, recante oltre ai punteggi maturati, al nominativo e alla data di nascita degli interessati, anche dati ulteriori che non rispettano il requisito della “pertinenza, completezza e non eccedenza rispetto alle finalità” (quali il numero di codice fiscale, il numero di figli a carico, l’indirizzo di residenza, nonché recapiti telefonici e di posta elettronica).

Com’è noto, in base alla normativa di cui al DPR 20/12/2000 n. 445, peraltro esplicitamente richiamata nei vari modelli di domanda di partecipazione alle procedure finalizzate alla produzione di elenchi e graduatorie, i dati richiesti al candidato sono acquisiti ai sensi dell’art. 16 del citato DPR solo in quanto strettamente funzionali all’espletamento della procedura stessa ed assumono carattere di riservatezza previsto dal D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196. Pertanto i dati forniti dal Sistema Informativo, come concordato a suo tempo con il gestore informatico, sono realizzati in duplice copia: l’una ai fini della pubblicazione (contenente soltanto i dati strettamente necessari all’individuazione del candidato, quali nome, cognome, punteggi e posizione in graduatoria) e l’altra, riservata ai soli uffici, in forma completa per tutti gli adempimenti procedurali.

Pertanto, si invitano codesti uffici e codeste istituzioni scolastiche a voler prestare la massima attenzione nell’estrarre dal sistema il file con i dati da pubblicare.

Si rinvia inoltre alle disposizioni già impartite da questo Ufficio e in particolare al contenuto della nota prot. n. 45 del 7/03/2008, che si allega nuovamente.

Attesa la delicatezza della materia si pregano i Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali di voler vigilare sulla scrupolosa osservanza, da parte degli uffici territoriali e delle istituzioni scolastiche, sia statali che paritarie, di quanto rappresentato con la presente nota, sollecitando, ove necessario, gli opportuni interventi.

Si ricorda infine che è assolutamente necessario che venga individuato, sia a livello di direzione generale che a livello di Ufficio territoriale, il titolare o il responsabile del trattamento dei dati sensibili.

IL DIRETTORE GENERALE

f.to Luciano Chiappetta