Corso di Formazione al Concorso per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli del personale docente
“Autonomia, Organi Collegiali, Funzione docente”
IRASE Lecce, Polo Professionale “L. Scarambone”, 25 gennaio 2013
Corso di Formazione al Concorso per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli del personale docente
“Autonomia, Organi Collegiali, Funzione docente”
IRASE Lecce, Polo Professionale “L. Scarambone”, 25 gennaio 2013
Finanziamenti alle scuole / Applicazione accordo Aran del 12 dicembre 2012
Il Miur orientato a inviare alle scuole un acconto continua a perdere tempo
In data 24 gennaio 2013 è proseguito il confronto sulla assegnazione delle risorse contrattuali da distribuire alle scuole in applicazione dell’accordo del 12 dicembre 2012, che ripristina, per il secondo anno, gli scatti di anzianità.
L’incontro si è svolto tra le organizzazioni sindacali del comparto scuola ed una delegazione della Direzione della politica finanziaria del Miur, guidata dal dott. Felisetti. Per la Uil scuola ha partecipato Antonello Lacchei.
La Uil Scuola ha ribadito al necessità di adottare la procedura più rapida per consentire alle scuole e al personale di avere certezza sulle risorse e sui tempi di erogazione delle stesse.
Il Miur è orientato ad inviare un acconto nelle more del perfezionamento del contratto firmato in sede Aran il 12 dicembre.
SCUOLA, GILDA: DIPLOMA A 18 ANNI E’ SCELTA SBAGLIATA
“In un periodo di crisi come quello attuale, la scelta di ridurre di un anno la scuola per i giovani italiani ci sembra, ancora una volta, un facile modo per tagliare le spese dello Stato sull’istruzione e comprimere cattedre, con lo scopo di diminuire il numero degli insegnanti”. Pollice verso della FGU-Gilda degli Insegnanti sulle proposte avanzate dalla Commissione tecnica di esperti nominata dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo per studiare la possibilità di anticipare a 18 anni il conseguimento del diploma.
“Un’ipotesi allo studio che ci lascia perplessi – sottolinea il coordinatore nazionale del sindacato, Rino Di Meglio – soprattutto alla luce delle statistiche sia nazionali che internazionali. Tutti i dati, infatti, fotografano una realtà precisa: l’Italia investe per la scuola, in percentuale sul Pil, meno della media europea”.
Le proposte all’esame della Commissione di esperti, pur con diverse articolazioni, convergerebbero sulla necessità di ridurre di un anno (da 13 a 12) il percorso scolastico degli allievi italiani e quantificano i risparmi che in questo modo si potrebbero ottenere in 1 miliardo e 380 milioni di euro annui. Ma è sulle motivazioni psico-pedagogiche e culturali addotte che la Gilda vuole vederci chiaro: “Su tutte le argomentazioni, compresa quella che ‘è così in tutta Europa’ – continua Di Meglio – sarebbe bene aprire una franca discussione”.
Il sindacato, oltre a ribadire la sua ferma contrarietà alle conclusioni dell’organismo tecnico, rilancia quindi con le sue proposte alla politica: “Abbiamo chiesto – conclude la nota – che il nuovo governo incrementi gli investimenti nell’istruzione, portandoli almeno a livello della media europea, affinché la scuola possa contribuire allo sviluppo futuro del Paese”.
La FLC CGIL nel condividere le motivazioni della manifestazione nazionale del 2 febbraio 2013, organizzata dal Coordinamento Nazionale Scuola, sostiene l’iniziativa e impegna le proprie strutture a partecipare. Appuntamento a Roma con partenza alle ore 14 da Piazza dell’Esquilino.
Il diritto al sapere non può essere piegato alle logiche del mercato e per questa ragione occorre un radicale cambiamento rispetto alle scelte devastanti contro la scuola pubblica dei governi Berlusconi e Monti.
Vanno innanzitutto rimesse in discussione le politiche liberiste che in Italia e in Europa hanno determinato disperazione sociale e maggiori disuguaglianze.
L’intervento pubblico deve tornare ad essere centrale per garantire più occupazione, più beni comuni e più democrazia. Si può uscire dalla crisi solo con un nuovo modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile.
Il prossimo Governo deve assumere politiche a favore dell’istruzione pubblica che garantiscano maggiori investimenti, un grande progetto per la realizzazione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, più risorse per il diritto allo studio, un credibile piano pluriennale di aumento degli organici e di stabilizzazione dei precari, il rinnovo dei contratti nazionali e l’allargamento degli spazi di democrazia.
da Mosaico di Pace
Scusate se oggi mi permetto di scrivere un po’ di più del solito. Mi limito a trascrivere il messaggio che mi è giunto oggi da Isoke. Non ve la presento. Capirete leggendo.
Ciao Tonio, succede che a Palermo il pastore valdese Vivien, nigeriano, una delle persone più impegnate contro la tratta, ha subito un attentato alla sua vita, gli hanno distrutto due volte l’auto, riceve di continuo minacce. È alla testa di un Coordinamento contro la tratta nato alla fine dello scorso anno dopo che a Palermo sono state assassinate, una dopo l’altra, due giovani nigeriane. Padre Vivien guida la sua comunità e accoglie moltissime ragazze in quello che è noto col nome di Pellegrino della Terra, uno dei tanti servizi che assicura ai migranti. Il Coordinamento è nato, e io ne sono parte, perché mi hanno chiamata e subito sono andata contro la tratta e a sostegno, in particolare, del lavoro di padre Vivien e di altri (suor Valeria Gandini) particolarmente attivi. Sono rimasta una decina di giorni, sono andata nelle scuole, nelle Università, nelle librerie, nelle sedi delle associazioni, per parlare e per presentare documenti, film e sostenere quel che molte associazioni che sono entrate nel coordinamento sostengono e, cioè, che la tratta è un problema drammatico e che a Palermo dove si tenta di arginarla sul serio, chi è impegnato rischia molto perché a gestirla è una vera e propria mafia.
Mentre ero a Palermo una giovane nigeriana è stata massacrata di botte, voleva lasciare il suo black boy, voleva denunciare chi la vuole in strada e così le hanno dato una lezione. La cosa è successa mentre in Comune il Sindaco Leoluca Orlando, con un gesto molto speciale, riconosceva la cittadinanza onoraria alle due giovani assassinate. In Ospedale per parlare con la ragazza ci sono andata io, insieme a padre Vivien, fino a quando ha accettato di entrare in una struttura protetta; ma siccome non è possibile tagliarla fuori dal mondo, attraverso il telefono e altre ragazze è continuamente sollecitata con le buone o con le minacce a ritrattare tutto e prima o poi lo farà…
Padre Vivien è tornato qualche giorno in Nigeria per salutare i suoi genitori, per continuare il lavoro di informazione e sensibilizzazione e per spezzare il legame tra gente di là e gente di qua che gestisce il traffico delle persone: è lì che gli sono entrati in casa cercandolo, hanno sfasciato i mobili e hanno aggredito i suoi genitori perché lui non c’era.
Il resto succede a Palermo e siccome al telefono anche io a Genova sono minacciata, credo che la situazione sia grave. Quando sono andata a Palermo ho vissuto giorno belli e bruttissimi al tempo stesso: sono stata nei luoghi degli omicidi, dove ci sono
semplici targhe che le ricordano ed ho avuto uno choc emotivo; l’emozione è stata molto intensa per tutti… Claudio e le donne di Palermo mi ricordano che le mie parole erano BASTA, NON NE POSSO PIU’ DI TUTTE QUESTE MORTI…ma la scossa è stata molto forte. Le ragazze nigeriane che ancora si prostituiscono sono scese in strada
a protestare, le altre le ho riunite al Pellegrino della terra per progettare qualcosa tutte insieme…a “Joy” la chiamo così ma non è il suo nome, che zoppicherà per tutta la vita perché le hanno sparato addosso e ad altre con storie anche peggiori, e ad altre che le storie manco le possono raccontare. Come Izogie, assassinata a Catania e ritrovata con addosso documenti con gli stessi dati di quelli riportati sul documento con il quale nel 2000 trafficarono me.
Al mio rientro a Genova sono stata chiamata perché a Terni hanno ucciso un’altra ragazza, a Bologna dove ne hanno trovata in strada una morta “non si sa” perché… e a Reggio Emilia dove hanno fatto i funerali di un’altra …di Milano, morta in uno strano incidente stradale: un’auto di nigeriani va addosso ad un pulmino pieno di nigeriane e nigeriani, sei/setto/otto morte e morti…
In un modo o nell’altro il dramma continua e chi, come padre Vivien, va in prima fila rischia; oggi a Palermo molti chiedono che sia protetto, ma nessuno protegge le sue, le mie ragazze che se denunciano, come sarebbe teoricamente giusto facessero, dovrebbero essere tutelate, ma non è così: chi tutela le famiglie rimaste in Nigeria, chi tutela le ragazze stesse che dopo la denuncia restano sole, sole contro la comunità nigeriana, contro i trafficanti, contro le famiglie che chiedono “perché non mandi più soldi e ci metti in pericolo?”.
Io sono furiosa, ma non voglio ammalarmi per questo, sono stanca di soffrire e di non sapere offrire a quelli come padre Vivien altro che la mia parola; posso condividere i rischi e i pericoli perché in Sicilia opero con lui, non mi tiro indietro, e lo faccio anche altrove, in tante città italiane…
Ma spero che parlando di padre Vivien si possa cambiare qualcosa; suor Eugenia Bonetti ha fondato l’associazione Slaves no more, e a Palermo insieme a suor Valeria Gandini anche altre “chiese” si muovono,… suor Valeria che ha lasciato Verona dove la situazione era troppo brutta e venire a Palermo dove è anche peggio, ma dove Nino, Stella, Pasqua,
Tindara e altre splendide persone che non posso mettere tutte in elenco, sono quotidianamente schierate contro la mafia nigeriana!
Sto mandando questo messaggio a persone che contano. L’ho mandato a Roberto Saviano, ora lo mando a te sperando che tu e magari don Ciotti, possiate magari andare a Palermo, fare un gesto simbolico e pubblico a sostegno di padre Vivien, a lanciare un segnale alla mafia nigeria, magari invitare padre Vivien alla giornata di marzo, se non potete andare voi a Palermo.
Scusa se ti dico cose in fretta che Claudio sta trascrivendo in diretta da quel che gli dico e da quel che sto dicendo al telefono con alcuni di Palermo.
Un abbraccio
Isoke Aikpitanyi
da lastampa.it
Nell’anno scolastico 2011-2012 sono circa 145 mila gli alunni con disabilità in Italia (il 3,1% del totale degli alunni), di cui circa 81 mila nella scuola primaria (pari al 2,9% del totale degli alunni) e poco più’ di 63 mila nella scuola secondaria di primo grado (il 3,5% del totale).
E’ quanto emerge dall’Report dell’Istat per l’anno accademico 2011-2012.
La percentuale più elevata si riscontra nella Provincia autonoma di Bolzano per entrambi gli ordini scolastici (5,2% degli alunni della scuola primaria e 9,2% degli alunni della scuola secondaria di primo grado), quella minore in Basilicata (2,0% degli alunni della scuola primaria e 2,4% di quelli della scuola secondaria di primo grado).
Rispetto all’anno precedente si riscontra un aumento complessivo di circa 6 mila alunni, in entrambi gli ordini scolastici, in linea con la tendenza degli ultimi 10 anni.
I maschi rappresentano più del 60% degli alunni con disabilità di entrambi gli ordini scolastici. Si registrano 211 maschi ogni 100 femmine nella scuola primaria e 173 maschi ogni 100 femmine in quella secondaria di primo grado.
L’eta’ media si attesta a 9,8 anni per gli alunni con disabilià’ iscritti nella scuola primaria ed è pari a 13,6 anni per quelli che frequentano la scuola secondaria di primo grado, non evidenziando differenze territoriali apprezzabili rispetto al valore medio nazionale. Il dato sull’età media è frutto di una percentuale elevata di alunni con disabilità che permane nella scuola oltre l’eta’ prevista: l’11% degli studenti con problemi della scuola primaria ha un’eta’ superiore agli 11 anni e il 21% di quelli della scuola secondaria ha più di 14 anni.
Il ritardo mentale riguarda in media il 36,3% dei ragazzi nella scuola primaria e il 42,9% di quella della scuola secondaria di primo grado. Nella scuola primaria tale problema è seguito dai disturbi per l’attenzione, da quelli del linguaggio e dai disturbi dell’apprendimento, che riguardano rispettivamente il 27,0%, 24,7% e il 20,1% degli alunni con disabilità.
Nella scuola secondaria di primo grado, dopo i disturbi mentali, i problemi più frequenti sono legati ai disturbi dell’apprendimento, a quelli dell’attenzione e ai disturbi affettivi relazionali che colpiscono, rispettivamente, il 24,9%, 23,3% e 18,2% degli alunni con disabili.
Nel mezzogiorno si riscontra uno svantaggio nel numero e nelle tipologie di problemi della popolazione studentesca con problemi. In queste regioni la percentuale di alunni con disabilità della scuola primaria in cui si rileva la coesistenza di almeno tre problemi raggiunge il 31,6%, quota che scende al centronord rispettivamente a 24,4% e 22,5%. Le differenze territoriali permangono anche nella scuola secondaria di primo grado: nel mezzogiorno si riscontra il 26,6% degli alunni con almeno tre problemi, mentre nelle restanti ripartizioni geografiche il dato e’ del 18,6% al centro e del 17,5% al nord.
La maggioranza degli alunni ha una certificazione in base alla Legge 104 del 1992, anche se permane una quota superiore all’11% di alunni senza alcuna certificazione nella scuola primaria e del 14% nella scuola secondaria di primo grado, nonostante questa sia normativamente prevista ai fini dell’erogazione dei servizi di sostegno scolastico.
La percentuale più alta di alunni con disabilità in possesso di almeno una delle certificazioni si riscontra nelle regioni del nord. La quota più elevata senza certificazione si osserva, invece, al centro con una percentuale pari al 22,7%. Analoghe differenze territoriali si riscontrano anche tra gli alunni della scuola secondaria di primo grado: il nord è la ripartizione con la percentuale maggiore di alunni con almeno una certificazione e il centro quella con la percentuale maggiore di alunni senza certificazione (26,2%).
La certificazione delle competenze formali, non formali ed informali
di Carmela De Marco
In ambito scolastico, la certificazione delle competenze costituisce l’esito di un processo che ha inizio con la progettazione e viene completato, in un primo momento, con la valutazione, e ,in un secondo momento , con la certificazione delle competenze.
Le scuole hanno l’obbligo di certificare le competenze al termine:
Quali competenze certificare
Il sistema scolastico italiano si propone che gli studenti acquisiscano “le competenze chiave per l’apprendimento permanente” definite dal parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE.
Le otto competenze chiave a cui fa riferimento l’UE devono essere un punto di riferimento della programmazione non solo delle scuole italiane, ma di tutte le scuole europee.
Si tratta di competenze che consentono e promuovono la realizzazione e lo sviluppo personali,la cittadinanza attiva,l’inclusione sociale e l’occupazione.
Le Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del primo ciclo d’istruzione evidenziano che ,anche se per tutti gli stati dell’UE deve essere un obiettivo comune far raggiungere a tutti i cittadini le suddette competenze,ciò non implica l’adozione di Ordinamenti e Curricoli uguali, ma ,al contrario, può comportare l’adozione di modalità diverse nella progettazione ,sia nella scelta degli obiettivi, sia in quella dei contenuti, sia nei metodi, pur tendendo sempre all’acquisizione delle stesse competenze .
Certificazione delle competenze non formali ed informali
In attuazione della legge n.92/2012, riguardante la riforma del mercato del lavoro per la crescita, emanata per rispondere alle sollecitazioni rivolte dall’Unione europea ai Paesi membri perché, in un periodo di crisi economica globale, si dotino degli strumenti legislativi comuni che consentano al maggior numero di persone di valorizzare le competenze acquisite in contesti non formali e informali, soprattutto sul lavoro, nella vita quotidiana e nel tempo libero,in data 11 gennaio 2013 il Consiglio dei Ministri ha approvato un provvedimento sul Sistema nazionale di certificazione delle competenze.
Il decreto in questione si propone di rispondere alle esigenze dei giovani in cerca di prima occupazione e dei giovani neet (né al lavoro né in formazione), al fine di far emergere e far crescere il capitale umano rappresentato dalle competenze acquisite in tutti i contesti: sul lavoro,nella vita quotidiana e nel tempo libero.
Il Sistema nazionale di certificazione delle competenze non formali e informali si propone, inoltre, di:
Sicuramente si rende necessaria l’emanazione di ulteriori riferimenti normativi che chiariscano quali sono le competenze non formali e informali che possono essere certificate e quali sono gli enti accreditati per la certificazione .
Si aprono, pertanto, nuovi scenari che vanno a completare quanto finora è stato fatto in Italia per adeguare la normativa sulla certificazione a quella dei paesi membri.
Il sistema nazionale di certificazione delle competenze potrà costituire, pertanto, una fondamentale infrastruttura di raccordo tra le politiche di istruzione, formazione, lavoro, competitività, cittadinanza attiva e welfare in sintonia con le dinamiche e gli indirizzi di crescita e sviluppo dell’Unione europea.
La direttiva ministeriale sui BES – Bisogni Educativi Speciali (Dir. 27/12/2012)
di Salvatore Nocera
da Tecnica della Scuola
Riaperti i termini per fare parte delle commissioni di concorso | ||
di Reginaldo Palermo | ||
La decisione del Miur legata soprattutto alle scarse candidature per alcune classi di concorso. Ma le norme della legge di stabilità potrebbero dare il colpo definitivo: stop agli esoneri e compensi dimezzati. Ci sarà comunque tempo fino al 31 gennaio per decidere. | ||
Con una nota del 22 gennaio scorso il Ministero comunica di aver riaperto i termini per la presentazione delle domande di inserimento nelle commissioni di concorso in qualità di presidente, commissario e membro aggregato. Per uniformare la procedura su tutto il territorio nazionale, la nota è stata diramata in data 24 gennaio. A partire dalla stessa data e fino al 31 gennaio il personale interessato potrà registrare la propria candidatura utilizzando la piattaforma disponibile nel sito del Ministero. Con la stessa nota il Miur invita i dirigenti scolastici a pubblicizzare adeguatamente la riapertura dei termini anche per “assicurare la più ampia e qualificata risposta, in particolare per quelle classi di concorso per le quali si è registrata una bassa partecipazione nella fase ordinaria di presentazione delle istanze”. La nota ministeriale fa intendere dunque che le candidature fin qui pervenute potrebbe essere insufficienti. Ma è difficile che possa bastare la riapertura dei termini per risolvere la situazione anche perché la legge di stabilità in vigore ha cancellato la possibilità di ottenere l’esonero dal servizio e ha ridotto in modo significativo i compensi previsti per i membri delle commissioni. C’è anzi il rischio che anche chi ha già dato la propria disponibilità l’abbia già ritirata o la ritiri nelle prossime settimane. |
da Tecnica della Scuola
Anief, 300mila famiglie dovranno rifare l’iscrizioni online: il 20% degli istituti tornerà presto autonomo | ||
“In questi giorni non si fa che parlare di problemi di connessione al sito del Miur e della capacità del sistema informatico approntato dal Ministero dell’Istruzione per accogliere circa 1 milione e 700 mila iscrizioni scolastiche in poco più di 30 giorni. Nessuno però si preoccupa del fatto che almeno 300 mila di queste iscrizioni sono illegittime e dovranno essere riformulate”. E’ quanto sostiene Anief in una nota | ||
E questo perché, come sottolineato di recente dalla Corte Costituzionale attraverso la sentenza n. 147/12, il 20 per cento degli istituti sono stati immotivatamente soppressi o accorpati dal Miur”. “L’Anief nei giorni scorsi ha mosso i primi passi perché ciò avvenga, scrivendo ai governatori di tutte le regioni italiane per chiedere spiegazioni sulla mancata applicazione della sentenza della Consulta, che ha sottratto all’amministrazione centrale la potestà sul dimensionamento scolastico e affidato proprio alle regioni il potere decisionale sulla materia. Ma non solo: il giovane sindacato presto raccoglierà tutti gli elementi utili e si rivolgerà ai Tribunali amministrativi regionali. Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, quella di far iscrivere di nuovo i propri figli in istituti diversi dagli attuali è quindi molto più che una eventualità. “Saranno i giudici – spiega Pacifico – a cassare quello su cui il premier Monti e il suo esecutivo all’ultimo momento hanno deciso di soprassedere: sto parlando dei decreti di rideterminazione della rete scolastica, in particolare il c. 4, art. 19, della Legge 111/11, attraverso cui l’ultimo governo Berlusconi aveva illegittimamente deciso, senza l’indispensabile parere della Conferenza Stato-Regioni, di sopprimere dall’anno scolastico in corso ben 2.611 istituti pubblici”. Quanto accaduto è ancora più grave, dal momento che il governo è di fatto ritornato sui propri passi, stralciando quanto riportato nel disegno di legge di stabilità (n. 5534) presentato ad ottobre dallo stesso esecutivo: il comma 36 dell’art. 1, infatti, prendeva atto della decisione della Corte costituzionale e preannunciava una nuova intesa Stato-Regioni per l’attuazione di un nuovo dimensionamento in base al numero di 900 alunni per le scuole di ogni ordine e grado, precisando che valeva soltanto per l’a.s. 2012/13 quanto previsto dal c. 5, art. 19 dalla stessa L. 111/11 per le scuole superiori dove, peraltro, doveva essere disciplinata la reggenza e non la soppressione indebita di 236 scuole superiori. Il risultato è che nell’anno scolastico in corso ci ritroviamo con 2.611 scuole soppresse illegittimamente: 1.404 appartengono all’infanzia, sono primarie e circoli didattici, 2.375 nel primo ciclo di istruzione, 39 istituti professionali, 174 istituti tecnici e 23 licei. Quasi la metà dei tagli al Sud in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, anche il Lazio a quota meno 300 istituti. È indicativo, a tal proposito, che persino, l’ARAN, sempre dopo un’articolata denuncia dell’Anief, sia intervenuto sulla questione il 22 novembre scorso, chiarendo che le RSU elette lo scorso marzo nelle scuole dimensionate rimarranno in carica per tutto il loro mandato, viste le novità normative previste proprio nel disegno di legge di stabilità (n. 5534) presentato ad ottobre dal Governo”. “Giunti a questo punto – conclude Pacifico – per l’Anief sarà inevitabile ripercorrere quella via giudiziaria il cui iter era stato sospeso lo scorso autunno in virtù delle nuove regole che sembrava dovessero essere approvate. Rimane il rammarico, perché si sono persi mesi preziosi. E perché ora si stanno ingannando oltre 300 mila famiglie: presto quelle scuole dove stanno iscrivendo i figli torneranno ad avere la loro autonomia. E loro dovranno rifare l’iscrizione”. |
da Tecnica della Scuola
Un giorno da non dimenticare | ||
di Andrea Toscano | ||
Istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 211/2000, per ricordare le leggi razziali in Italia, lo sterminio del popolo ebraico e le persecuzioni subite da tutti i deportati nei campi nazisti, il “Giorno della memoria”si celebra il 27 gennaio. Quest’anno la ricorrenza coincide con la domenica e quindi le scuole, in un momento in cui riaffiorano preoccupanti rigurgiti di ideologie nazi-fasciste, si adopereranno per organizzare iniziative e momenti di riflessione nei giorni precedenti o durante la settimana successiva. | ||
Un giorno da non dimenticare il 27 gennaio (giorno dell’abbattimento, da parte delle truppe sovietiche che avanzavano verso Berlino, dei cancelli del campo di concentramento presso la città polacca di Oświęcim, nota con il nome tedesco di Auschwitz) per ricordare le leggi razziali in Italia (introdotte nel 1938 dal regime fascista e firmate dall’allora re d’Italia), la Shoah e le persecuzioni subite da tutti i deportati nei campi nazisti, anche da omosessuali, dai sinti e dai rom, da altre minoranze e dai deportati militari e politici italiani.
Ma la ricorrenza serve anche per ricordare il ruolo di coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria incolumità hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Partendo dalla considerazione che “chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo”, il ricordo della Shoah rappresenta un monito per il presente ed il futuro, in un momento in cui affiorano nuovamente in Europa preoccupanti rigurgiti nazi-fascisti, e permette di far maturare nei giovani un’etica della responsabilità individuale e collettiva, dando un contributo alla promozione di una cittadinanza attiva e consapevole ed alla realizzazione di una pacifica convivenza, contrastando il pregiudizio e il razzismo.
La scuola rappresenta il luogo più idoneo per trasmettere alle nuove generazioni l’importanza della memoria e per diffondere i valori contenuti nella Carta costituzionale e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo; gli istituti di ogni ordine e grado, pertanto, sono invitati ad organizzare cerimonie e momenti di riflessione al fine di mantenere vigile la memoria per impedire che la tragedia del nazi-fascismo e gli orrori delle deportazioni e dell’Olocausto possano ripetersi.
Ricordiamo che quest’anno la ricorrenza coincide con un giorno festivo (domenica) e quindi le scuole si adopereranno per organizzare nei giorni precedenti o nella settimana successiva le varie iniziative, senza far cadere nel silenzio il ricordo del genocidio nazista e le riflessioni sulle complicità.
Un forte impatto emotivo hanno gli incontri organizzati con persone che vissero quei tragici fatti e soprattutto le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di sterminio o dei familiari di vittime delle persecuzioni. Ma possono essere organizzati anche semplici momenti di riflessione, magari proponendo nel contempo la lettura in aula di alcune pagine storiche e/o letterarie che rimandano a quei tragici eventi.
Intanto gli istituti scolastici proclamati vincitori della XI edizione del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, promosso dal Miur in collaborazione con l’Unione delle Comunità ebraiche italiane e rivolto agli alunni al fine di approfondire studi e ricerche, verranno premiati al Quirinale martedì 29 gennaio.
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da Tecnica della Scuola
Iscrizioni on line, è scontro Cgil-Miur: per il sindacato ancora tanti i problemi da risolvere | ||
di A.G. | ||
All’organizzazione di Pantaleo non bastano le rassicurazioni del Ministero. Oltre agli alunni provenienti da famiglie di stranieri prive di permesso di soggiorno, rimangono ancora potenzialmente discriminati i figli di genitori ex conviventi ora separati e i bambini per i quali la procedura di adozione non sia ultimata e che quindi non sono ancora in possesso del codice fiscale. | ||
La veloce risposta del Miur sulle iscrizioni degli alunni figli degli stranieri privi di permesso di soggiorno non piace alla Flc-Cgil: per il sindacato, infatti, dire, come ha fatto il ministero di Viale Trastevere, che questi genitori dovranno “recarsi presso le segreterie delle scuole che provvederanno ad acquisire le domande di iscrizione” rimane un atto discriminatorio.
Il problema è che questi nuclei familiari sono sprovvisti di codice fiscale. Un elemento invece indispensabile per vedersi validata la domanda d’iscrizione scolastica. “Mai prima d’ora in questo paese era stato messo in discussione il diritto di tutti ad andare a scuola”, tuona Mimmo Pantaleo, segretario gnerale Flc-Cgil. Che poi aggiunge: “l’articolo 38 del Testo Unico sull’immigrazione prevede che i minori stranieri presenti sul territorio siano soggetti all’obbligo scolastico e l’articolo 45 del Regolamento di attuazione precisa che i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità dall’acquisizione del permesso di soggiorno e nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani”.
Per il primo sindacato della scuola la questione non è di poco conto. Non si tratta, insomma, di una sfumatura. Tanto che la Flc-Cgil ha deciso di scrivere una lettera al Ministro, nella quale chiede all’amministrazione “di provvedere immediatamente ad eliminare questo ostacolo, di porre immediatamente rimedio, di darne informazione a tappeto, capillare ed efficace, chiarendo che tutti, anche i figli di coloro che non hanno il permesso di soggiorno, hanno diritto di andare a scuola”.
Da Miur la risposta è stata immediata. Già poche ore dopo le dure parole di Pantaleo, l’ufficio stampa del ministero dell’Istruzione sottolineava che non c’è alcun “rischio per le iscrizioni a scuola dei figli di immigrati senza permesso di soggiorno e quindi privi del codice fiscale”.
Controreplica della Flc-Cgil: “è sicuramente positivo aver risolto le difficoltà di iscrizione per i figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. Ma, Contrariamente a quanto afferma il Ministero dell’Istruzione, i problemi non sono affatto risolti”, ribatte il sindacato confederale.
Continuano ad emergere, sempre per il sindacato, diversi “nodi”: “oltre agli immigrati, ai figli di genitori ex conviventi ora separati, segnaliamo anche i bambini per i quali la procedura di adozione non sia ultimata e che quindi non sono ancora in possesso del codice fiscale. Ribadiamo e reiteriamo la nostra richiesta di lasciare aperta per tutti la possibilità di effettuare l’iscrizione secondo le modalità tradizionali. Per tutti, sottolineiamo con forza, e non solo per particolari categorie che il sistema informatico non è in grado di riconoscere, altrimenti il ricorso al cartaceo si tradurrebbe in una sorta di stigma e/o di discriminazione”.
“I processi di dematerializzazione, in un sistema democratico, devono funzionare a garanzia dei principi di universalità, di inclusione, di non discriminazione. Se per riuscirci occorre spendere un po’ più di tempo e risorse occorre trovare l’uno e le altre. Certo quei principi e i diritti che ne conseguono non possono essere sacrificati sull’altare di una presunta modernità tecnologica; sarebbe una tragica confusione tra mezzi e fini.
La Flc-Cgil ricorda, per concludere, di avere scritto al Ministro la mattina del 24 gennaio, “rappresentando queste esigenze. Siamo in attesa di risposte. Urgenti. Ed efficaci”. Quelle dell’ufficio stampa, anche se giunte a stretto giro di posta e bene argomentate, evidentemente non bastano.
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da Tecnica della Scuola
Tfa speciali: martedì il parere del Senato | ||
di R.P. | ||
Quasi certa la modifica al testo trasmesso alle Commissioni parlementari, per consentire l’accesso al personale con 360 giorni di servizio. | ||
Lo schema di Regolamento sui TFA speciali è stato finalmente trasmesso in via ufficiale alle Commissioni parlamentari. Per quanto riguarda quella del Senato, il parere potrebbe essere espresso già martedì prossimo. “C’è ormai l’accordo politico fra i diversi gruppi parlamentari per ampliare la platea degli aventi diritto” sostiene il senatore della Lega Mario Pittoni. L’accordo, sul quale pare si sia espresso favorevolmente anche il ministro Profumo, prevede, come già segnalato anche in un precedente articolo, che possano accedere ai TFA speciali tutti i docenti con 360 giorni di servizio. |
da Tecnica della Scuola
Obbligo a 18 anni? No della Cisl | ||
di R.P. | ||
Dalla Cisl-Scuola arriva lo stop all’ipotesi dell’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni. | ||
Sulla questione dell’obbligo scolastico si sta giocando una parte significativa della campagna elettorale. “Sinistra Ecologia Libertà” di Vendola e Cgil stanno chiedendo che nei programmi del futuro Governo sia previsto l’innalzamento dell’obbligo a 18 anni. Ma un stop autorevole arriva proprio in queste ore dalla Cisl. Lo ha dichiarato senza mezzi termini il segretario nazionale della Cisl-Scuola intervenendo al convegno organizzato dal suo sindacato sulla secondaria di secondo grado: “Innalzare l’obbligo scolastico? Una risposta sbrigativa, che rischia di rivelarsi anche inefficace”. “Bisogna fare di tutto per contrastare il fenomeno degli abbandoni scolastici – ha detto ancora Scrima – ma ci sembra improbabile che la questione si possa risolvere innalzando i tempi di permanenza proprio nei percorsi da cui avviene la fuga”. “I fatti – ha spiegato il leader sindacale – ci dimostrano che il contrasto più efficace si realizza in quelle aree in cui è più radicato e forte il sistema della formazione professionale. Noi non lo consideriamo uno scomodo concorrente del sistema di istruzione, ma come un’opportunità diversa e qualificata da offrire ai ragazzi che chiedono percorsi formativi adeguati ai propri stili cognitivi”. “Non è incatenando i ragazzi ai banchi di una scuola che li si può far crescere meglio, valorizzando i loro talenti – ha concluso Scrima – In nove anni sono passati da 20.000 a 240.000 i ragazzi che accedono ai corsi della Formazione Professionale. Non crediamo che abbiano subito una discriminazione, al contrario sono stati molto spesso recuperati a una dimensione formativa dalla quale sarebbero rimasti esclusi”. Adesso si aspettano le reazioni degli altri sindacati. |
da tuttoscuola.com
Non c’è nessun rischio per le iscrizioni a scuola dei figli di immigrati senza permesso di soggiorno e quindi privi del codice fiscale. Lo ribadisce oggi il ministero dell’Istruzione, ribattendo alle critiche formulate dal segretario generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo, ma anche da Laura Boldrini, ex Portavoce dell’Agenzia Onu per i Rifugiati, oggi candidata di SeL alla Camera, che avevano affermato che le iscrizioni on line mettevano a rischio l’universalità del diritto all’istruzione.
“La procedura di iscrizione on line – spiega viale Trastevere – non incide in alcun modo, e in ogni caso non potrebbe farlo, sull’universalità del diritto all’istruzione. Proprio per garantire a tutti gli studenti il diritto dovere di istruzione, come specificato dal comunicato diramato nella serata di ieri e già pubblicato nella home page del sito del Ministero, si ribadisce che i genitori di questi studenti devono recarsi presso le segreterie degli istituti scolastici che provvederanno ad acquisire le domande di iscrizione. Del resto, le scuole hanno già a disposizione e utilizzano da tempo una procedura automatizzata per l’iscrizione per questi casi”.
Il ministero ribadisce pure che continua ad essere valida la possibilità di un’unica registrazione per il genitore che ha più figli da iscrivere.
Per quanto riguarda l’attività di acquisizione delle domande, il ministero assicura che “procede in maniera del tutto regolare anche grazie al continuo monitoraggio e al potenziamento delle capacità di ricezione”. Alle 16.30 di oggi erano 218.086 le domande inserite, di cui 161.721 inoltrate alla Scuola (circa un quarto del totale in Lombardia).