REGOLAMENTO VALUTAZIONE ISTITUTI

REGOLAMENTO VALUTAZIONE ISTITUTI

Si va verso un’affrettata approvazione da parte delle Commissioni Cultura. Con le scuole che si vedranno assegnare meriti e fondi sulla base di freddi incartamenti e verifiche – redatti da organi esterni, quali Invalsi, Indire e Corpo ispettivo – che non tengono conto della centralità dell’alunno, del Pof e dell’autonomia scolastica. Con il risultato che le scuole e gli alunni più in difficoltà per motivazioni oggettive, come la provenienza da territori o famiglie svantaggiate, invece di essere adeguatamente sostenute, si ritroveranno ad essere classificate come meno meritevoli.

 

La Commissione Cultura del Senato sembrerebbe orientata ad approvare in tempi brevi il Regolamento sul sistema di valutazione degli istituti: l’accelerazione dei tempi sarebbe dovuta alla necessità di far accedere l’Italia ai finanziamenti previsti dai fondi strutturali europei per i prossimi sette anni.

 

A quanto risulta, i rilievi mossi da Cnpi e dal Consiglio di Stato non avrebbero avuto adeguato accoglimento. Con il risultato che gli istituti scolastici si ritroveranno ad essere valutati da tre istituti – Invalsi, Indire e Corpo ispettivo – che valuteranno gli istituti in modo del tutto avulso rispetto alla realtà: si determinerà l’assurda situazione di assegnare meriti e fondi sulla base di dati teorici, stampati sulla carta ma non nei fatti, senza alcun riscontro degli elementi scolastici che contano. Come la provenienza socio-economica degli alunni, l’analisi e le esigenze del territorio, il livello culturale delle famiglie. Senza contare la mancata considerazione per le indicazioni contenute nel Piano dell’offerta formativa redatto da ogni scuola.

 

Appare evidente che se venisse approvato questo regolamento, le scuole più in difficoltà ed i loro alunni si ritroverebbero affossati. “Il regolamento di valutazione degli istituti in via di approvazione – dichiara Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – non tiene minimamente conto di aspetti centrali per le caratteristiche dell’offerta formativa e dei livelli di didattica raggiungibili. Ignora del tutto, inoltre, l’inevitabile influenza del territorio sulla qualità della didattica. Tutti elementi che influiscono pesantemente sul curricolo degli alunni. E sul Pof di ogni istituto”.

 

Per tutti questi motivi l’Anief non può che opporsi a questo miope modo di classificare gli istituti. “La nostra presa di posizione – spiega Pacifico – non è un volersi opporre all’introduzione del sistema di valutazione delle scuole. Ma, di sicuro, questa non può limitarsi alla fredda compilazione di moduli o slide ministeriali. Né tantomeno alla somministrazione di prove Invalsi, che snaturano la centralità dell’alunno, del Pof e dell’autonomia scolastica. Approvare un modello di questo genere – conclude il presidente Anief – smonterebbe, in poche parole, il processo docimologico avviato nell’ultimo ventennio”.

Quelli che la scuola la vogliono…

Quelli che la scuola la vogliono…

di Cosimo De Nitto

Quello della scuola non è mai stato un argomento di facile approccio e di facile “consumo” nella comunicazione sociale e nei media. Soprattutto in tempi di campagna elettorale come questi in cui ognuno ha impacchettato la propria “Agenda”-manifesto con su scritte le “cose” che si vogliono realizzare. Le “cose” sono elencate e gli elenchi formano i “programmi”. I programmi, si sa, sono una scommessa, sono una carta di intenzioni buone sempre, ma nessuno può scommettere che saranno realizzate tutte-in parte-per niente. Specialmente i “programmi” elettorali la cui finalità prima e ultima è quella di avere il massimo dei voti possibili. Ma allora cosa dovrà fare il povero malcapitato cittadino che di ingegneria istituzionale non si intende, capisce poco di geometria variabile degli ordini di scuola spesso enunciati come schemi di formazioni di calcio (5-3-5, oppure 5-3-4, oppure 4-3-5, oppure 10-3, oppure 5-5-3, oppure ancora 8-5 anticipato ecc. ecc.)? Cosa dovrà fare se si imbatterà nella “dematerializzazione”, lui, che non ha neanche il materiale, e gli dicono che ha un figliolo “nativo digitale”?

Gli direi: caro signore, lasci stare l’elenco puntato, le cifre che  spesso dicono tutto e il contrario di tutto, lasci stare le “cose” cerchi di capire che scuola hanno in testa i vari proponenti, che non lo dicono, purtroppo. Io non le darò una indicazione di voto, non faccio qui campagna elettorale. Cercherò di aiutarla non dico a scegliere, ma almeno ad avere qualche idea chiara, che lo so, non è una “cosa”, ma forse può essere più utile di una “cosa”, reale, apparente o falsa che sia. Per questo le dirò che tra tutti quelli che parlano di scuola ci sono:

1) quelli che la scuola… vogliono trasformarla in un’azienda che produce “pezzi” in serie con tanto di Amministratore Delegato che assume o licenzia a suo insindacabile giudizio di “merito” e di “produttività” certificati con test standardizzati;

2) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in un “servizio” al cittadino “on demand”, come uno “sportello”  dietro al quale ci sono gli impiegati/insegnanti addetti al “costumer care” in funzione del “customer satisfaction”;

3) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in un prolungamento della famiglia, la propria ovviamente, con orientamenti ideologici, religiosi, politici, educativi, che sono della propria famiglia e delle famiglie affini con gli stessi orientamenti;

4) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in uno specchio fedele del proprio “territorio”, con cultura, economia, lingua, usi e costumi propri di quel solo territorio. Una scuola aperta ai soli membri della comunità di origine, compresi gli insegnanti che dovranno necessariamente essere indigeni e autoctoni;

5) quelli che la scuola…vogliono trasformarla in un dopo-scuola che si occupa solo di integrazione sociale, acculturazione generica e minimale, luogo socialmente sicuro in cui evitare i rischi e i pericoli della strada e del territorio degradato circostante;

6) quelli che la scuola vogliono trasformarla in una “fabbrica” di progetti educativi spesso distanti e comunque diversi dagli apprendimenti disciplinari strutturati e strutturanti;

7) quelli che la scuola…persino la vogliono “fai da te”, o “fatta in casa” come le tagliatelle emiliane o le orecchiette pugliesi; la chiamano “homeschooling”, le aule sono le stanze della casa domestica, i proff. sono mamma, papà, eventualmente i fratelli maggiori e alla scuola pubblica si va solo per sostenere gli esami ed avere il titolo;

8) quelli che la scuola…la vogliono trasformare secondo una macedonia di più punti sopra elencati. Tanto per non scontentare gli amici.

 

Poi…

Poi ci sono:

1) quelli che la scuola…vorrebbero facesse solo ed unicamente la scuola, quella che prevede la Costituzione agli Artt. 33, 34 e collegabili ad essi;

2) quelli che la scuola…credono che insegnamento e apprendimento sono organizzati, formali, strutturati, disciplinari, consapevoli, diretti…

3) quelli che la scuola…pensano non possa essere surrogata, sostituita da altre forme di apprendimento più o meno volontario, perché è vero che l’individuo apprende sempre e comunque in ogni situazione, ambiente, occasione, ma quelle sono altre e diverse forme di insegnamento/apprendimento;

4) quelli che la scuola…pensano sia unica a costruire apprendimenti, relazioni, ambienti specifici, tipici, insostituibili che nessuna altra “agenzia” formativa può realizzare;

5) quelli che la scuola…pensano debba essere “bene comune”, pubblica, democratica, integrante, costituzionale, statale, per formare una cittadinanza di persone libere, consapevoli dei propri diritti e doveri, lavoratori capaci.

Per concludere, al mio ipotetico signore/elettore dico: non lo so se ho fatto chiarezza o se, involontariamente, ho contribuito a complicare ulteriormente le cose. Spero solo di aver contribuito almeno a disambiguare non i “programmi” e le “Agende”, ma le idee su cui essi si basano, perché le “cose”, i punti passano, cambiano, evaporano, le idee di riferimento restano e ispirano l’azione di chi governa, ma anche dei cittadini non-sudditi.

 

Applicazione accordo Aran del 12 dicembre 2012

Applicazione accordo Aran del 12 dicembre 2012

Finanziamenti alle scuole

In data 30 gennaio 2013 e stata sottoscritta, dai sindacati Uil, Cisl, Snals e Gilda, l’intesa sulla assegnazione delle risorse contrattuali da distribuire alle scuole, in applicazione dell’accordo del 12 dicembre 2012, che ripristina, per il secondo anno, gli scatti di anzianità. L’incontro si è svolto tra le organizzazioni sindacali del comparto scuola ed i rappresentanti del Miur. Per la Uil scuola ha partecipato Antonello Lacchei.

L’intesa:

  • prevede l’invio immediato alle scuole di un acconto pari al saldo del MOF per il periodo settembre-dicembre 2012 ed al 50% di quanto spettante alle scuole per il periodo gennaio-agosto 2013
  • definisce il riparto complessivo delle somme del MOF con l’indicazione dei relativi parametri di calcolo che consentono di determinare il budget di ogni scuola

Le risorse contrattuali alle scuole

Anno scolastico 2012 – 2013 SCHEDA UIL SCUOLA

TUTTI I PARAMETRI PER CALCOLARE LE RISORSE PER LA RETRIBUZIONE ACCESSORIA DEL PERSONALE

Con la rilevazione del numero

  • delle scuole 9.205
  • delle scuole con complessità organizzative 7.964
  • dei docenti in organico di diritto 664.975
  • del personale ATA in organico di diritto esclusi i DSGA e posti accantonati 184.382;
  • delle classi di istruzione secondaria 189.460

il MIUR e le Organizzazioni sindacali sono stati in grado di dare attuazione all’Accordo sottoscritto il 12 dicembre 2012, determinando i parametri per il calcolo del fondo di istituto relativo a:

>  funzioni strumentali (art. 33);

>  incarichi specifici del personale ATA (art. 47);

>  attività complementari di educazione fisica (art. 87);

>  ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti.

Riportiamo di seguito tutti i parametri per calcolare l’insieme delle risorse assegnate alle singole scuole e destinate alla retribuzione accessoria del personale.

FONDO DI ISTITUTO
Ad ogni singola scuola spetta:
>  € 3.058,90 per ciascun punto di erogazione del servizio
>  € 445,88 per ciascun addetto in organico di diritto del personale docente, educativo e ATA.
Agli istituti secondari di II grado è attribuita una quota aggiuntiva di € 857,00 per ciascun docente in organico diritto destinata alla retribuzione dei docenti che svolgono attività aggiuntive di recupero in favore degli alunni con debiti formativi.

 

Ad ogni singola scuola spetta:

FUNZIONI STRUMENTALI (art. 33)

  • una quota fissa di € 2.365,00
  • una quota aggiuntiva per ogni complessità organizzativa* di € 1.244,00
  • una ulteriore quota per la dimensione della scuola pari ad € 78,00 x n° docenti in organico di diritto inclusi i docenti di sostegno

Le complessità organizzative comprendono:

  • istituti comprensivi
  • istituti di istruzione secondaria di II grado
  • sezioni carcerarie
  • sezioni ospedaliere
  • CTP
  • corsi serali
  • convitti ed educandati

Pertanto un istituto di istruzione secondaria di II grado, con una sezione ospedaliera, una sezione carceraria ed un corso serale per adulti, presenta 4 complessità ed ha diritto ad una quota aggiuntiva di € 4.976,00 (1.244,00 x 4)

 

INCARICHI SPECIFICI DEL PERSONALE ATA ( art. 62 CCNL 2006/09)

Ad ogni singola scuola spettano € 198,00 x il numero dei posti in organico di diritto di detto personale (esclusi i DSGA ed i posti accantonati).

 

ATTIVITA’ COMPLEMENTARI DI EDUCAZIONE FISICA (art. 87)

Ad ogni singola scuola di istruzione secondaria spettano € 215,00 x il numero di classi di istruzione secondaria in organico di diritto.

Per ottenere il finanziamento la scuola deve comunicare all’USR: l’approvazione e l’avvio dei progetti di avviamento alla pratica sportiva;

I compensi spettanti per le attività complementari di educazione fisica vengono erogati a consuntivo, al termine del progetto.

Una ulteriore quota sarà assegnata alle scuole di titolarità dei docenti coordinatori provinciali pari ad Euro 5.940,00.

 

ORE ECCEDENTI PER LA SOSTITUZIONE DEI COLLEGHI ASSENTI

Ad ogni singola scuola dell’infanzia e primaria spettano € 30,00 x il numero dei docenti in organico di diritto

Ad ogni singola scuola di istruzione secondaria spettano € 57,00 x il numero dei docenti in organico di diritto

Come di consueto, con successivo accordo saranno assegnate le risorse per il finanziamento dei progetti aree a rischio e l’utilizzo delle economie del FIS (indennità di bilinguismo e trilinguismo, indennità di turno notturno e festivo per il personale dei convitti ecc.).

Libri di testo: il Ministro faccia chiarezza

Libri di testo: il Ministro faccia chiarezza su gratuità e tempi di avvio

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

Sui libri di testo scolastici si rischia una ulteriore situazione d’incertezza e di confusione. Infatti, la legge 221/12, cosiddetta “agenda digitale” stabilisce che dovranno essere totalmente digitali o in formato misto.  Ma tra le norme che vengono abrogate e quelle che prevedono l’avvio delle novità dal 2014-2015 si produce un vuoto normativo per l’anno scolastico prossimo. Inoltre, risulta incomprensibile se e come venga garantita la gratuità totale o parziale dei libri di testo per il primo ciclo e per il primo biennio della secondaria di II grado, prevista da norme tuttora in vigore. La nota emanata dal Miur non aiuta a far chiarezza.

C’è il rischio di discriminare alunni e studenti le cui famiglie non posseggono attrezzature informatiche e/o competenze per utilizzarle. Vista la situazione di criticità finanziarie delle scuole come può essere possibile fornire alle famiglie le attrezzature necessarie e  la stampa di prodotti forniti  su supporti digitali? E chi dovrebbe pagare contenuti digitali e supporti tecnologici necessari alla loro fruizione?  Siamo di fronte all’ennesimo tentativo  di apparire come grandi innovatori scaricando oneri e disagi sulle famiglie e sulle scuole.

Chiediamo al Ministro Profumo di essere immediatamente convocati per affrontare seriamente i problemi e trovare le necessarie soluzioni.

Concorso a cattedra: proroga con limitazioni per aderire al ricorso Soglia 35

Concorso a cattedra: proroga con limitazioni per aderire al ricorso Soglia 35

Per consentire la partecipazione alle prove scritte dei candidati che hanno ottenuto tra 30 e 34,5 punti alle preselezioni. Proroga subordinata alla consegna a mano e personale della documentazione presso gli sportelli straordinari attivati dall’Anief nei giorni e negli orari indicati. Istruzioni operative da richiedere entro e non oltre il 3 febbraio 2013 a proroga.soglia35@anief.net. Consulta l’elenco degli sportelli attivi.

 

Viste le numerosissime richieste di ulteriore proroga pervenute dopo il successo ottenuto dal ricorso pilota e in considerazione dell’ormai esiguo tempo per la consegna della documentazione, ANIEF proroga fino al 3 febbraio i termini per aderire al ricorso contro la soglia di 35/50 alle preselezioni.

 

Pertanto, gli interessati dovranno:

 

1)    inviare una mail all’indirizzo proroga.soglia35@anief.net per ricevere in tempo reale le istruzioni aggiornate.

 

2)    Predisporre tutta la documentazione indicata nelle istruzioni e recarsi esclusivamente presso le sedi e negli orari di seguito indicati per la consegna e la firma del mandato al legale. Si raccomanda di recarsi personalmente presso lo sportello e non delegare terzi. Non potranno essere accettate adesioni con documentazione incompleta oppure inviate per posta alla segreteria nazionale o alle sedi territoriali.

 

In tal modo i nostri legali potranno depositare e notificare il ricorso in tempo utile per ottenere un provvedimento cautelare prima dell’inizio delle prove scritte.

 

Proroga Ricorso Soglia 35 – sportelli straordinari ANIEF

 

REGIONE

 

 

LUOGO

 

GIORNI E ORARI

Abruzzo

Studio Legale via Milano, 2 – Lanciano (CH) su appuntamento al numero 0872676070 o all’ indirizzo abruzzo@anief.net

Studio Legale Avv. Verticelli Via Cristoforo Colombo, 184

San Nicolò a Tordino – Teramo previo appuntamento e/o contatto email : rodrigoverticelli@hotmail.com cell. 3473605572

31 gennaio, 1 e 2 febbraio 9.30 – 13.30 e 16.30 – 18.30

3 febbraio 10.00 – 12.00 e 17.00 – 19.00

31 gennaio e 1 febbraio 16.00 – 18.00

2 e 3 febbraio 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00

Basilicata

Da concordarechiamando i numeri 3884724275 oppure 3382464179, 3208247009 o scrivendo a basilicata@anief.net

31 gennaio, 1,2 e 3 febbraio   9.30 – 18.00

 

Calabria

Studio Legale Avv.ti Mendicino e Longo Via N. Serra n. 125 – Cosenza

31 gennaio, 1, 2 e 3 febbraio

9.00 – 13.00 e 15.00 – 20.00

 

Campania

Studio Legale Avv. Speranza

Via Firenze n. 32

31 gennaio, 1, 2 e 3 febbraio 9.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00

Emilia Romagna

Studio Legale Avv. Sponga

Via Giuseppe Dozza n. 5 – Bologna

previo contatto telefonico al numero 3282933044

31 gennaio 10.00 – 13.00 e 14.00 – 19.00

1 e 2 febbraio 10.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00

3 febbraio 10.00 – 16.00

Friuli Venezia Giulia

Da concordarechiamando i numeri Ettore Michelazzi 3277970640

Cristiano Procentese 3889412532

31 gennaio e 1 febbraio dalle 9.00 alle 19.00

2 febbraio dalle 9.00 alle 17.00

Lazio

Studio Legale Avv. Ersilia De Nisco

Via Germanico, 172 – Roma

31 gennaio e 1 febbraio 9.30 – 13.30 e 15.30 – 18.30

2 e 3 febbraio 10.00 – 13.00

Liguria

 

Sig. Gorgo – Via Salvatore Caboto, 28

Andora (SV)

cell. 3284840475

3 febbraio 9.00 – 16-00

Lombardia

Studio Legale Avv. Galleano

Corso Lodi 19 – Milano

31 gennaio 15.00 – 17.00 cell. 3891957328

1 febbraio 9.00 – 13.00 e 15.00 – 17.00 cell. 3899063774

2 febbraio 9.00 – 13.00 e 15.00 – 18.00 cell. 3894468757 o 3899505998

3 febbraio 9.00 – 13.00 e 15.00 – 17.00 cell. 3899505998

Marche

Studio Legale Avv. Verticelli Via Cristoforo Colombo, 184

San Nicolò a Tordino – Teramo  previo appuntamento e/o contatto email : rodrigoverticelli@hotmail.com cell. 3473605572

31 gennaio e 1 febbraio 16.00 – 18.00

2 e 3 febbraio 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00

Molise

 

Solo previo contatto telefonico al numero: 3334110692

Studio Legale Avv. Fratangelo

Via Insorti d’Ungheria, 15

Campobasso

Studio Legale Avv. Niro Via Mario Pagano, 15 Termoli (CB)

31 gennaio 11.00 – 13.00 e 18.00 – 20.00

1 febbraio 16.00 – 20.00

2 febbraio 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00

3 febbraio su richiesta chiamando il numero 3334110692

Piemonte

Torino

Studio Legale Bragatto

Via San Tommaso, 4 – Torino

Cell. 3206028269

Biella

Studio Legale Rinaldi

Via Tripoli 13 – Biella

338.7428879

 

Sede Anief Biella

Via Delleani, 35 –Biella

Cell. 3395377929

Cuneo

Studio Legale Gorgo

Via del Canale, 14 Racconigi (CN)

cell. 3284840475

 

Sede Anief Cuneo Acli Cuneo Piazza Virginio, 13

Cell. 3278105011

31 gennaio 15.00 – 18.00

1 e 2 febbraio 9.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00

3 febbraio 8.00 – 11.00

 

 

31 gennaio 15.00 – 19.00

2 febbraio 9.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00

3 febbraio 9.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00

31 gennaio 9.00 – 13.00

1 febbraio 9.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00

31 gennaio e 1 febbraio 15.00 – 18.00 2 febbraio 9.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00

31 gennaio 14.30 – 18.00

1, 2 e 3 febbraio solo previo contatto telefonico da richiedere al numero 3278105011 dalle 15.00 alle 18.00

Puglia

Studio Legale Ursini

Piazza Umberto I, 32 – Bari

Sede Anief Puglia di Polignano a Mare (BA) Via Cardinale Ciasca, 40

Tel. 0804249254 – cell. 3288522929

31 gennaio, 1 e 2 febbraio dalle 17.00 alle 20.30

3 febbraio mattina solo previo contatto telefonico 0805237738

 

 

31 gennaio, 1 e 2 febbraio 9.00 – 12.00 e 17.00 – 21.00

3 febbraio solo previo contatto telefonico 0804249254

Sardegna

Studio Legale Marras

Via Tiziano, 62 – Cagliari

Cell. 3277970642

31 gennaio e 1 febbraio 16.00 – 19.00

Sicilia

Segreteria nazionale Anief

Corso Pisani, 254

Palermo

31 gennaio, 1, 2 e 3 febbraio 8.30 – 18.30

Toscana

Studio Legale Fabbrini – Rotundo

Via XX Settembre, 96 – Firenze

Cell. 3486042980

Studio Fabbrini

Via Roma, 156

Montevarchi (AR)

Cell. 3486042980

31 gennaio e 1 febbraio 9.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00

 

 

 

2 e 3 febbraio 9.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00

Trentino Alto Adige

Studio legale avv. Rosa

via Caneve, 6

Mestre (VE)

31 gennaio 13.30 – 19.30

1 e 2 febbraio 9.30 – 13.00 e 14.30 – 19.00

Umbria

Studio Legale Avv. Verticelli Via Cristoforo Colombo, 184

San Nicolò a Tordino – Teramo

previo appuntamento e/o contatto email: rodrigoverticelli@hotmail.com Cell. 3473605572

31 gennaio e 1 febbraio 16.00 – 18.00

2 e 3 febbraio 10.00 – 12.00 e 16.00 – 18.00

Veneto

Studio Legale avv. Rosa

Via Caneve, 6

Mestre (VE)

31 gennaio 13.30 – 19.30

1 e 2 febbraio 9.30 – 13.00 e 14.30 – 19.00

 

BENE SBLOCCO RISORSE FONDO D’ISTITUTO

SCUOLA, GILDA: BENE SBLOCCO RISORSE FONDO D’ISTITUTO

“Siamo soddisfatti per l’esito dell’incontro al Miur di questa mattina. Un appuntamento che rafforza l’accordo Aran del 12 dicembre scorso sul recupero degli scatti di anzianità 2011 ma che dà il via libera anche alla relativa rimodulazione del Miglioramento dell’offerta formativa (Mof) per gli anni 2012 e 2013”. A dirlo è il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, al termine della riunione a viale Trastevere.
“Superate tutte le perplessità iniziali, infatti – sottolinea Di Meglio – sono state accolte le proposte e le osservazioni che abbiamo presentato insieme a Snals, Cisl e Uil Scuola”.

La Gilda considera un risultato importante proprio il via libera alla distribuzione alle scuole del Fondo d’istituto e delle altre risorse del Mof:  “Abbiamo evitato che il taglio previsto sugli stanziamenti del 2012 gravasse totalmente sull’anno scolastico 2012/13. Non solo – conclude il sindacato –  ma l’intesa raggiunta quest’oggi, con la sola opposizione della Cgil, ha portato alla definizione delle somme totali che verranno messe a disposizione delle scuole sulle varie voci del Mof e dato l’ok alla distribuzione di un congruo acconto che permetterà loro di attivare la contrattazione di istituto”.

Dietrofront sui tagli, la scuola «recupera» 800 presidi

da Il Sole 24 Ore

Dietrofront sui tagli, la scuola «recupera» 800 presidi

La scuola «recupera» 811 dirigenti scolastici. Il ministero dell’Istruzione ha predisposto la nuova bozza sul dimensionamento della rete scolastica che sarà discussa con le Regioni nella conferenza unificata convocata il prossimo 7 febbraio.

Complessivamente, il contingente di presidi da assegnare a ciascuna regione sale a 8.787 unità (esclusi i 55 posti da dirigenti da assegnare ai centri provinciali per l’istruzione per gli adulti). Nella precedente bozza, valevole per l’anno scolastico in corso, il contingente di presidi è stato stabilito in 7.976 unità. Rispetto allo scorso anno si recuperano quindi 811 presidi, ma rispetto all’anno scolastico 2011/2012 (quando è partita la complessa operazione del dimensionamento della rete scolastica) c’è stato un taglio di 1.434 scrivanie da preside (visto che le scuole titolari di dirigenza erano 10.221, mentre oggi sono scese a 8.787).

Si parte, con gradualità, il prossimo anno scolastico
Le nuove regole varranno a decorrere dal prossimo anno scolastico (il 2013-2014), e per un triennio. Ma è previsto un avvio graduale. Nell’ambito del contingente assegnato, ciascuna regione potrà definire autonomamente il numero di alunni per ogni istituzione scolastica a seconda delle diverse realtà territoriali, come riconosciuta espressamente dalla sentenza della corte costituzionale del giugno scorso.

Ripartizione regionale
Secondo la nuova bozza sul dimensionamento, in Lombardia saranno assegnati 1.247 presidi, in Campania, 1.013, in Sicilia, 885, nel Lazio, 784, in Emilia Romagna, 598. Il criterio per definire il nuovo contingente di presidi è stato quello di dividere per 900 il numero di alunni iscritti alle scuole statali nell’organico di diritto del primo anno scolastico di riferimento del triennio, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro-quadrato (Kmq).

Per un governo democratico della scuola

Si svolgerà nella mattina del prossimo 5 febbraio, presso l’Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Lettere e Filosofia, l’incontro seminariale organizzato dall’Associazione Nazionale Docenti sul tema: Per un governo democratico della scuola.

Presentazione

Nel nostro Paese l’attribuzione dell’autonomia alle scuole è avvenuta nel quadro di un generale processo di ammodernamento della pubblica amministrazione, ma i limiti di un’autonomia scolastica incentrata sugli aspetti organizzativi e gestionali sono sempre più evidenti, tanto da rendere indifferibile una riforma del sistema di governo delle istituzioni scolastiche e dello stato giuridico dei docenti.

Scopo dell’incontro è di discutere e di analizzare con i rappresentanti delle forze politiche e delle autonomie locali linee di proposte per promuovere riforme che possano contribuire a dare alle nostre scuole un assetto organizzativo democratico, basato sui criteri della partecipazione ad ogni livello del processo decisionale che valorizzi nel contempo la dimensione di comunità di apprendimento e di comunità professionale, proprie di ogni istituzione scolastica, e riforme che delineino per i docenti un modello di sviluppo professionale fondato su merito e responsabilità.

Programma

Coordina
Francesco Greco
Presidente Associazione Nazionale Docenti

Saluti
Gino De Vecchis
Presidente Associazione Italiana Insegnanti di Geografia

Interventi
Anna Maria Poggi
Presidente Fondazione per la scuola
Domenico Pantaleo
Segretario Nazionale FLC CGIL
Massimo Di Menna
Segretario Nazionale Uil Scuola
Rino Di Meglio
Segretario Nazionale Gilda degli insegnanti
Franco Michetti
UPI – Unione Province Italiane
Moreno Gentili
Lega Autonomie
Francesca Puglisi
Partito Democratico
Elena Centemero
Popolo della Libertà
Ezio Paluzzi
Rivoluzione Civile
Umberto Guidoni
Sinistra Ecologia e Libertà
Franco Peracchi
Fare per Fermare il Declino

Contributi scolastici delle famiglie

Contributi scolastici delle famiglie
La CUB Scuola denuncia il diffondersi di abusi inaccettabili

I tagli ai finanziamenti alle scuole imposti dal governo producono a cascata comportamenti illegittimi da parte di diversi istituti scolastici.
Se la logica del governo è quella di “affamare la bestia”, i morsi conseguenti ricadono sugli studenti e delle famiglie, in particolare su quelli a reddito più basso.

Siamo al momento delle iscrizioni e molte scuole chiedono, con le tasse di iscrizione, un “contributo” senza specificare che è facoltativo oppure mascherandolo con spese generali che poi, magari, non rendiconteranno.
In alcuni casi si richiede una certificazione fiscale per esserne esenti; implicitamente si fa ritenere il contributo obbligatorio.
Per istituti tecnici e professionali il contributo è più gravoso in quanto giustificato dalla presenza di laboratori ecc… quando tali scuole sono, di norma, frequentate dai ceti meno abbienti.
La richiesta è vie più odiosa se rivolta a corsi serali dove gli studenti sono in maggioranza immigrati, o figli di immigrati, in condizioni economiche non certo floride.
In realtà lo stesso Ministero con una nota del 20 marzo 2012, che alleghiamo, ricorda che siffatti comportamenti sono illegali ma molti, troppi dirigenti scolastici, forzano la normativa.

La CUB Scuola diffida i Dirigenti Scolastici a non darsi a pratiche simili e, assieme alle associazioni dei genitori e degli studenti, denuncerà tutti gli abusi dei quali verrà a conoscenza.

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Cosimo Scarinzi

Università, arriva il “bollino di qualità” per atenei, facoltà e corsi di laurea

Università, arriva il “bollino di qualità” per atenei, facoltà e corsi di laurea

Profumo firma decreto per valutazione e accreditamento atenei
Coinvolte anche le università on line

Obiettivo: migliorare la qualità del sistema universitario

(Roma, 30 gennaio 2013) Migliorare e valorizzare la qualità del sistema universitario attraverso l’introduzione dell’accreditamento e la valutazione di atenei, sedi universitarie e corsi di laurea. E’ questo l’obiettivo del Decreto Ministeriale – firmato oggi dal Ministro Francesco Profumo – che definisce il nuovo sistema di autovalutazione, valutazione, accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio universitari. Il provvedimento, che completa il percorso di attuazione della legge 240 e per la prima volta sintetizza in un unico documento i criteri e le linee guida per la valutazione negli atenei, rappresenta un vero e proprio Testo Unico sulla materia e riguarda le università pubbliche e private, compresi gli atenei telematici.

Le attività di valutazione, che saranno svolte dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), dovranno verificare e accertare la qualità della didattica e della ricerca, dei corsi di laurea, dell’organizzazione delle sedi e dei corsi di studio, nonché la presenza e i requisiti delle strutture al servizio degli studenti, come le aule e le biblioteche, il resto degli strumenti didattici e tecnologici e, non ultimo, la sostenibilità economico finanziaria dell’ateneo. Il rispetto di tali requisiti sarà condizione necessaria per ricevere l’accreditamento iniziale, ovvero l’autorizzazione da parte del Miur ad attivare i corsi di studio, aprire sedi universitarie o istituire nuovi atenei. Ma la permanenza dei requisiti che hanno condotto all’accreditamento iniziale sarà verificata anche in seguito ai fini dell’accreditamento periodico, insieme al raggiungimento di ulteriori standard di qualità ed efficienza. Viene introdotto, dunque, una sorta di “controllo di qualità” da rinnovare ogni cinque anni per le sedi universitarie e almeno ogni tre anni per i corsi di studio. In particolare, nella valutazione periodica saranno presi in considerazione i risultati conseguiti dalle singole università nell’ambito della didattica e della ricerca.

Decisivi ai fini della valutazione e dell’accreditamento saranno le visite in loco delle Commissioni di esperti della valutazione (CEV), l’analisi dei dati della relazione annuale redatta da Nuclei di Valutazione Interna, il monitoraggio e il controllo della qualità dell’attività didattica e della ricerca svolta da tutti i soggetti coinvolti nel sistema di qualità dell’ateneo, comprese le valutazioni elaborate dagli studenti.

Con questo nuovo e organico sistema di valutazione l’Italia si allinea alla gran parte dei Paesi europei, recependo le esperienze che essi hanno già sviluppato in materia di valutazione per migliorare gli standard di qualità dei rispettivi sistemi universitari, a partire dall’Olanda nei primi anni ‘80. Successivamente, tutti gli altri Paesi Ue hanno adottato procedure simili, ispirandosi al sistema di valutazione europeo ENQA. Tra i pochi ad esserne ancora privi c’era l’Italia.

Programmi elettorali 2013 e scuola

Programmi elettorali 2013 e scuola
Non sanno quello che dicono

di Enrico Maranzana

Programmi elettorali a confronto.

La formazione dei giovani è una priorità che tutti i partiti enunciano; una dichiarazione d’intenti che esaurisce il loro impegno programmatico: nessuna proposta  significativa è stata elaborata, anzi ..

I tratti che accomunano le promesse elettorali sono molti: l’assenza d’una visione d’insieme, la confusione fini/mezzi, la genericità, il mancato riconoscimento dell’inconciliabilità della mission dell’università con quella della scuola. Svarioni che sarebbero stati evitati se le ordinarie metodologie progettuali fossero state applicate e se la formulazione delle promesse ai cittadini fosse stata preceduta dallo studio dello spazio in cui nascono i problemi educativi.

POLITICA E DOCENTI SU FUTURO ISTRUZIONE

SCUOLA, CONVEGNO GILDA: POLITICA E DOCENTI SU FUTURO ISTRUZIONE

Dalle risorse per la scuola statale alla valorizzazione della professione docente, dal sistema di reclutamento del personale precario alla riforma degli organi collegiali. Saranno questi i temi centrali dell’assemblea- convegno ‘Quale futuro per la scuola statale?’, promosso dalla FGU- Gilda degli Insegnanti che si terrà domani, 31 gennaio, presso il President Park Hotel di Acicastello (Catania).
I lavori inizieranno alle ore 10:30 e saranno un’occasione di confronto tra i docenti e il mondo della politica, a meno di un mese dalle elezioni.

“La scuola non può più essere relegata in secondo piano, ma deve essere la protagonista delle scelte future del Paese – evidenzia il sindacato in una nota – A maggior ragione, in questa fase, con la competizione elettorale in corso, è necessario che tutte le forze politiche facciano chiarezza sulle prospettive del sistema d’istruzione e formazione nazionale, sempre più stretto tra logiche di aziendalismo e dismissioni”.

A fare gli onori di casa ci sarà Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che aprirà l’incontro. Al convegno interverranno, tra gli altri, Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd, Elena Centemero, deputata del Pdl e membro della commissione Scuola della Camera, e Antonio Recca, rettore dell’Università di Catania che, sospesosi dal suo incarico, è candidato Udc al Senato nella lista Monti.
A moderare il dibattito sarà Daniela Girgenti, direttore di ‘Tecnica della scuola’.

Senza riforma dell’istruzione la ripresa è uno slogan

da Il Messaggero

Senza riforma dell’istruzione la ripresa è uno slogan

 Giorgio Israel

«L’economia è un sistema sociale creato dalle persone per le persone». Qualsiasi opinione si abbia del pensiero del Nobel per l’economia statunitense Paul Krugman, è difficile non sottoscrivere questo aforisma. Eppure per molti l’economia è un mondo di transazioni tra “agenti” regolato da procedure formali che si sono create da sole e il cui fine è sé stesse, cioè di ottimizzare alcuni parametri: un fine che definisce anche il comportamento “razionale” degli “agenti”. Parlare di “persone” quando si tratta di economia è quasi un vezzo ridicolo e desueto. Si parla piuttosto di “capitale umano”. Si proclama che questa è la società della conoscenza, ma intendendo che le conoscenze e le competenze del capitale umano sono un “valore aggiunto”, per giunta misurabile (anche se nessuno ha un’idea seria di come si possa fare). Anche il miglioramento dell’istruzione è ridotto a un parametro quantitativo: creare altro valore aggiunto.
Questo linguaggio burocratico è divenuto così stucchevole che ogni “persona” che non si consideri solo un’utilità marginale, dovrebbe offendersi nel sentirsi definire “capitale umano”. Quanto precede non è una chiacchiera passatista ma è pertinente alla nostra situazione: elezioni da cui dipendono le sorti del Paese nel mezzo di una crisi senza precedenti e in cui latita un linguaggio rivolto alle persone per dir loro quale idea di società, quali progetti positivi si vogliono perseguire, tali da suscitare il coraggio di affrontare sacrifici. Inquadrando la soddisfazione dei parametri economici come sottoprodotto di questi progetti e non come loro essenza. È poco concreto dir questo? L’autentica astrattezza è credere che un Paese possa riprendersi mentre i suoi cittadini vegetano depressi e senza prospettive, affidati passivamente alle cure di chi ne sa. Si parla molto di “ripresa” e “sviluppo”, ma quale sviluppo economico può darsi se la società non è animata in profondità da forze vitali, se non crede in sé stessa, se non si muove verso fini positivi, verso sfide da vincere per un futuro migliore? Come avrebbe potuto riprendersi e realizzare il “miracolo economico” un’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale e immersa nella cultura contadina, senza l’esplosione della voglia di fare, della creatività che caratterizzò quegli anni? Nessun piano Marshall sarebbe bastato.
Si parla continuamente di futuro, ma il futuro sono i giovani ai quali, invece di offrire progetti capaci di suscitare interesse e anche entusiasmo, si riservano epiteti come “bamboccioni”, “sfigati” o “choosy”, come se questi difetti non fossero quelli della società vuota di valori in cui li abbiamo messi. Prendiamo il caso dell’istruzione, di cui molti non vogliono parlare perché è un tema “noioso”. Le agende elettorali, nello scarso spazio che gli concedono, sono desolanti fotocopie su cui domina il mantra di un vacuo managerialismo. “I numeri da cambiare”, è intitolato uno dei più corposi documenti prodotti in materia. Quale curioso ossimoro declinare la “società della conoscenza” in termini di numeri! Qui, altro che numeri, si tratta di definire i contenuti di un’istruzione capace di formare una generazione che faccia restare il Paese sulla scena mondiale. Allora si capisce che la vera questione è che ruolo pensare per il futuro del Paese. Forse non vi è molto futuro in una competizione con i Paesi asiatici nel produrre magliette e sarebbe meglio puntare su una cultura tecnologica avanzata che permetta di avere un ruolo nella riorganizzazione dell’ambiente, delle comunicazioni, dell’energia nei Paesi emergenti. Ma, se così è, l’istruzione va pensata nei termini di qualificazioni elevate e la ricerca va pensata in grande, non riducendo le università a centri studio per la piccola e media impresa. Invece, siamo impantanati tra ricette tecnocratiche numerologiche, o che surrogano l’assenza di idee con le agende digitali, e la demagogia delle scuole come “centri civici”.
La “spending review” nella sanità e nell’istruzione ha indicato dove conduca l’assenza di progetti: a penalizzare indistintamente centri di eccellenza e realtà mediocri, perché i criteri puramente statistici sono ciechi e astratti. La sanità è un altro dei grandi temi del Paese che non ha senso affrontare in termini di “razionalizzazione” e “tagli” senza una chiara idea preliminare di quale tipo di sanità vogliamo. È inaccettabile che si gabelli come scelta tecnica una modificazione della natura della sanità, introducendo surrettiziamente forme di privatizzazione senza che ciò discenda da una decisione di merito. Il che significa affrontare di petto l’idea del welfare che vogliamo avere nel futuro. E non si dica che di questa tematica si discute, perché le riflessioni in materia troppo spesso si concentrano nei due poli dell’ideologia e della tecnocrazia. Più in generale, non si dovrebbe considerare che l’idea del Paese futuro non può prescindere dal fatto che le principali risorse che l’Italia possiede sono i beni culturali e ambientali? Non sarebbe quindi prioritario, per stimolare lo “sviluppo”, formulare tanti grandi e piccoli progetti che mobilitino le persone suscitando la passione di fare qualcosa autenticamente interessante? Né è possibile dimenticare che una delle qualità caratteristiche del lavoro italiano da difendere e sviluppare è la capacità di produrre cose “belle” e artistiche, il che riconduce ancora al tema della cultura.
Non continuiamo con gli esempi perché al lettore ne verranno in mente tanti da poter riempire pagine. Forse non è troppo tardi perché in questa campagna elettorale le forze politiche riescano a suscitare l’interesse dei cittadini parlando di progetti autentici e di contenuti, anziché propinare ideologia o snocciolare cifre previsionali che, com’è noto, non hanno alcuna credibilità, soprattutto se presentate come una sorta di andamento “naturale” del processo economico. In fin dei conti, vi è bisogno non di meno ma di più politica, beninteso della politica nel senso nobile del termine.

Vacanze estive, ora nessuno vuole toccarle

da Tecnica della Scuola

Vacanze estive, ora nessuno vuole toccarle
di A.G.
Bersani: prima di parlare di allungarle o accorciarle, teniamo le scuole aperte tutto il giorno per svolgere le attività didattiche. E Monti chiude l’argomento: non ho proprio capito come sia nata questa proposta, di tagli sono stato costretto a farne tanti ma non ho mai pensato di aprire gli istituti d’estate. Ma allora chi è stato?
Ma se nessuno si dice d’accordo con la riduzione delle vacanze estive, perché negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare di questa proposta? La domanda sorge spontanea. Difficilmente avremo però una risposta. Almeno fino al voto politico di fine febbraio. Dopo il coro di no, sarebbe un’uscire allo scoperto che comporterebbe troppi rischi d’immagine. Meglio attendere.
Per il momento, allora, godiamoci le ultime settimane di proclami. Con la scuola osannata. E considerata finalmente una risorsa.
“Prima di parlare di allungare o accorciare vacanze estive, teniamo le scuole aperte tutto il giorno per svolgere le attività didattiche”, scrive su twitter il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani,.
“Le scuole devono stare in piedi – aggiunge Bersani -. Per questo allentare patto stabilità sui Comuni per un grande piano di piccole opere locali”.
E Monti non è da meno. “La scuola è un tema di cui Scelta Civica si occupa molto, perchè è centrale per la società, l’economia, la crescita oltre che per la civiltà. Ma non so come sia nata la storia delle vacanze”, ha ribadito il premier uscente al Tg5.
Monti h voluto così chiudere la questione, specificando che la sua Scelta Civica non ha mai pensato ridurre le vacanze degli studenti. La “storia” del taglio delle vacanze scolastiche “non ho proprio capito come sia nata: di tagli sono stato costretto a farne tanti ma tagliare le vacanze non mi è mai passato per la mente”. E agli italiani nemmeno.