IL SERVIZIO DI TRASPORTO SCOLASTICO PER DISABILI E’ UN DIRITTO INCOMPRIMIBILE

IL COMUNE DI RAFFADALI PERDE SU TUTTI I FRONTI. IMPORTANTISSIMA VITTORIA DI “NUOVE ALI DI AGRIGENTO”: ANCHE IL SERVIZIO DI TRASPORTO SCOLASTICO PER DISABILI E’ UN DIRITTO INCOMPRIMIBILE.

 

Con un unico ricorso presentato al T.A.R. Palermo, l’associazione “Nuove Ali di Agrigento” ha ottenuto tre importanti vittorie giudiziarie, facendo riconoscere i diritti di una minore diversamente abile illegittimamente disattesi da parte dell’amministrazione Comunale,

E’ l’ennesima ingiustizia a cui l’associazione “Nuove Ali di Agrigento” pone rimedio.

La sentenza emessa dal T.A.R. Palermo è risultata particolarmente significativa perché, per la prima volta, è stata stabilita anche l’inviolabilità del diritto al servizio di “trasporto scolastico” per i minori diversamente abili.

I Giudici amministrativi, infatti, hanno accolto le tesi del legale dell’associazione, Avv. Giovanni Puntarello, che ha sostenuto come, il servizio di “trasporto scolastico” spetti al Comune al pari del servizio di assistenza igienico-personale e del servizio di assistenza all’autonomia e la comunicazione.

Anche il servizio di trasporto scolastico non può essere disatteso dall’Ente locale, neppure a fronte di asserite difficoltà economiche-finanziarie.

Il Comune di Raffadali dovrà pertanto provvedere ad attivare: il servizio di trasporto scolastico, il sevizio di assistenza igienico personale ed il servizio di assistenza all’autonomia e la comunicazione.

Inoltre, dovranno essere risarciti i danni non patrimoniali cagionati alla minore che il T.A.R. ha quantificato nella misura di euro 550,00 a far data dall’inizio dell’anno scolastico e fino all’effettiva attivazione dei servizi sopra evidenziati.

Con le citate ordinanze  il T.A.R. Palermo ha affermato, per l’ennesima volta,che gli Enti Locali non possono, per pretese ragioni di bilancio, ledere i diritti dei minori disabili;  diritti che sono stati qualificati dai Giudici Amministrativi  come “diritti fondamentali incomprimibili”.

L’Associazione Nuove Ali di Agrigento, incoraggiata dagli importantissimi risultati conseguiti continuerà a battersi  a fianco dei soggetti disabili e delle loro famiglie e si auspica che tali pronunce inducano i Comuni Siciliani ad adoperarsi tempestivamente per contribuire al percorso di integrazione scolastica dei soggetti disabili fornendo le figure assistenziali, le quali in collaborazione con gli insegnanti di sostegno, rendano possibile l’effettivo esercizio del diritto allo studio.

 

 

Il Vice Presidente dell’Associazione

Giovanna Librici

Nascosto al mondo, presente nei cuori. Pellegrino verso l’Eterno

Nascosto al mondo, presente nei cuori. Pellegrino verso l’Eterno.

Grazie Santo Padre!

 

Oggi 28 febbraio 2013 alle ore 17, Papa Benedetto XVI ha lasciato la sede pontificia in Vaticano per raggiungere Castel Gandolfo dove vivrà nei prossimi mesi e, dalle ore 20, il soglio petrino resterà vacante. Un evento straordinario che, per la prima volta nella storia degli ultimi secoli, ci consente di rivolgere direttamente a Lui il nostro grazie con affetto e stima e di augurarGli lunga vita pur nel nascondimento dal mondo.

A circa otto anni dall’inizio del Suo pontificato, il Santo Padre sceglie la “parte migliore” nella meditazione e nel raccoglimento accanto a Gesù, per poter servire la Chiesa in una vita dedicata alla preghiera, vera fonte di comunione con Cristo Redentore.

Il Papa che avevamo imparato a conoscere e ad amare per la Sua particolare delicatezza nei modi e per la fermezza delle idee, il Papa “teologo” ci lascia una lezione di vita rivoluzionaria e si “ritira sul monte”, ma, assicura, “resterà sempre con noi e pregherà per la Chiesa, l’Italia, il mondo”.

L’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) nel salutare il Pontefice con affetto filiale invita a non disperdere il ricco patrimonio del Suo alto Magistero e a recuperare motivi di sostegno e sollecitazione all’impegno di ciascuno attraverso la memoria di tanti insegnamenti e la reinterpretazione di un breve, quanto intenso pontificato.

L’appello che appare più pressante per noi educatori è quello di sviluppare una mentalità libera e responsabile, di credere e difendere la dignità della vita umana, dismettere i panni di “predicatori” per divenire sempre più testimoni credibili.

Grazie Santo Padre! Il Signore Le conceda di vivere giorni sereni e fecondi di Grazia in comunione con la Chiesa e la comunità dei credenti che, oggi, si colloca in una dimensione certamente nuova, ma non per questo meno reale.

 

La presidenza nazionale AIMC

SCATTI ANZIANITA’ 2013: DECRETO SUL BLOCCO SAREBBE DI GRAVITA’ INAUDITA

SCATTI ANZIANITA’ 2013, GILDA: DECRETO SUL BLOCCO SAREBBE DI GRAVITA’
INAUDITA

“E’ molto strano che circoli una bozza di decreto ministeriale riguardante ulteriori blocchi dei contratti e degli scatti di anzianità relativi al 2013 mentre si attende l’insediamento del nuovo governo. Se la notizia venisse confermata, sarebbe molto grave, considerato anche che i docenti sono ancora in attesa del pagamento degli scatti del 2012 nonostante l’impegno assunto dal governo con una legge. A un atto di gravità così inaudita, non potrebbe che corrispondere un’azione sindacale altrettanto dura”. Così il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, commenta la notizia secondo cui a giorni dovrebbe essere pubblicato un decreto ministeriale che bloccherebbe gli scatti di anzianità per il 2013.

Invertire il trend delle basse retribuzioni nella scuola

Uil: Invertire il trend delle basse retribuzioni nella scuola

Inaccettabile l’ipotesi di blocco delle retribuzioni e dei contratti fino al 2014

La questione sarà posta con forza, a governo insediato. Le risorse vanno trovate eliminando sprechi e privilegi

Le basse retribuzioni degli insegnanti e del personale della scuola sono una delle questioni da affrontare con il nuovo Governo – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, rispetto all’ipotesi di blocco delle retribuzioni e del rinnovo dei contratti fino al 2014.
Una misura che la Uil Scuola definisce del tutto inaccettabile.
Da 4 a 10 mila euro in meno è questo il divario, rispetto alla media tra lo stipendio di un insegnante italiano, a inizio e a fine carriera, rispetto ai suoi colleghi degli altri paesi dell’Unione europea ( la tabella di dettaglio, in basso) . Al massimo della carriera, dopo 35 anni, un docente di scuola superiore in Italia arriva a guadagnare quasi 39 mila euro lordi l’anno ( la media Ue è di quasi 49 mila) un tedesco ne guadagna 63 mila, uno spagnolo 48 mila, un francese 47 mila.
La questione dei livelli delle retribuzioni del personale della scuola – continua Di Menna – a governo insediato, sarà posta con forza.
La questione del rinnovo del contratto, per il triennio 2014 -2016, andrà collocata all’interno di una nuova centralità della scuola pubblica.
Un piano triennale di adeguamento degli stipendi, ormai non più sostenibili per una professione così importante attraverso un riequilibrio del rapporto tra spesa per l’istruzione e spesa pubblica, individuando risorse con l’eliminazione di sprechi e privilegi.

 

Retribuzione lorda annua docenti zona euro

primaria

sec. Inf.

sec. Sup.

min max min max min max
Belgio

28.935

49.269

29.818

51.276

37.648

63.280

Germania

38.214

51.371

42.148

57.882

45.412

63.985

Irlanda

31.972

59.359

33.041

59.359

33.041

59.359

Grecia

11.820

19.992

11.820

19.992

11.820

19.992

Spagna

29.257

40.826

34.554

48.021

34.554

48.021

Francia

22.430

44.518

24.779

47.477

25.004

47.230

Italia

22.903

33.740

24.669

37.055

24.669

38.745

Cipro

17.946

39.292

17.946

39.292

17.946

39.292

Lussemburgo

63.895

112.736

72.332

125.671

72.332

125.671

Malta

16.690

22.211

16.690

22.211

16.690

22.211

Olanda

32.648

48.097

34.440

60.947

34.440

60.947

Austria

27.135

54.036

30.804

65.188

30.804

65.188

Portogallo

21.261

43.285

21.261

43.285

21.261

43.285

Slovenia

18.507

28.710

18.507

28.710

18.507

28.710

Slovacchia

5.988

8.112

5.988

8.112

5.988

8.112

Finlandia

29.786

39.109

32.118

42.238

33.119

44.700

Media zona Euro

26.212

43.416

28.182

47.295

28.952

48.670

Elaborazione UIL Scuola su dati Eurydice

Pagamento supplenze precari

Pagamento supplenze precari: secondo l’ANIEF non c’è più tempo. Scarica ed invia il modello di diffida e messa in mora

 

Migliaia di supplenti sono attualmente senza stipendio a causa del solito “pasticcio all’italiana”  causato da chi non conoscendo i nostri mari ha tentato di navigarli. Il caso del personale incaricato tramite supplenze brevi è alquanto singolare; la loro retribuzione non viene corrisposta da mesi a fronte di regolare servizio svolto, eppure la Costituzione, agli artt. 35 e 36, afferma che “la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni” e che “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto“.

La violazione degli articoli della Costituzione citati, a nostro avviso, non fa altro che infierire sulle pessime condizioni lavorative che i docenti della scuola italiana ogni giorno affrontano e che purtroppo si ripercuotono sul “servizio” offerto alle nuove generazioni che dovranno garantire il futuro di questo paese.

Ma veniamo all’origine del problema: fino al 31 dicembre 2012 gli oneri retributivi derivanti da supplenze brevi e saltuarie erano a carico dei singoli istituti, ma in caso di mancanza di fondi nelle casse scolastiche, i presidi si trovavano costretti a liquidare i pagamenti con qualche mese di ritardo. Ovviamente qualche preside insolvente alle volte si prendeva anche la responsabilità di firmare il contratto di supplenza consapevole della mancanza dei fondi stessi; dal 1° gennaio 2013, secondo quanto stabilito dalla Legge sulla ‘Spending review” del luglio scorso, spetta al Ministero dell’Economia farsi carico dei pagamenti per i supplenti della scuola. Questa novità avrebbe dovuto portare ad una semplificazione delle procedure, visto l’accentramento delle competenze nelle mani di un solo organo, ma non ha fatto altro che generare un corto circuito nel sistema, lasciando senza stipendio più di 25.000 supplenti brevi che garantiscono allo Stato italiano l’erogazione di un servizio fondamentale.

I tentativi di trovare una soluzione a questa triste vicenda sono stati molteplici: il Miur aveva promesso, infatti, un’emissione “speciale” di pagamento per il 12 febbraio 2013 che poi è saltata rimandando l’erogazione al lunedì successivo. Entro le ore 18 di quel giorno le scuole avrebbero dovuto caricare online i dati di ogni supplente, ma un ulteriore incidente ha fatto saltare l’appuntamento: diecimila istituti nelle stesse ore hanno effettuato l’accesso allo stesso server e il sistema informatico è andato in tilt con conseguenti interruzioni, malfunzionamenti e ulteriori ritardi. Di conseguenza, alle ore 15 del 18 febbraio il ministero inviava una mail collettiva a tutte scuole italiane in cui si avvisava di inserire anche i rimborsi di novembre, dicembre e la tredicesima. Non tutte le scuole, però, si sono accorte per tempo di tale comunicazione e a causa del mancato e intempestivo inserimento di tutti i dati a sistema, numerosi supplenti brevi sono rimasti senza stipendio.

ANIEF, pertanto, mette a disposizione il modello di diffida e messa in mora che il personale interessato dovrà inviare con urgenza alla Ragioneria territoriale di competenza (ufficio pagatore della provincia in cui si è svolto il servizio) e presso la scuola attuale sede di servizio.

Nel caso in cui l’amministrazione, in seguito alla ricezione del modello di diffida, non provveda entro 8 giorni a corrispondere le somme dovute, ANIEF invita gli interessati a segnalarlo alla casella e-mail stipendi.supplenti@anief.net, al fine di stabilire le strategie legali per la risoluzione del caso.

PA, un’altra proroga del blocco dei contratti pubblici?: Sarebbe inaccettabile

Faverin e Scrima – “PA, un’altra proroga del blocco dei contratti pubblici?: Sarebbe inaccettabile”

Questo il secco commento dei segretari generali FP e Scuola della Cisl, Giovanni Faverin e Francesco Scrima, sull’ipotesi circolata in questi giorni di congelare i contratti dei dipendenti pubblici fino al 2014.

“Non un atto dovuto, ma un atto sbagliato che colpirebbe il bersaglio sbagliato” attaccano Faverin e Scrima, che mettono all’indice la contraddizione “non è la spesa per il personale che zavorra le finanze pubbliche, ma gli sprechi e la cattiva organizzazione. Dal 2006 in 5 anni il numero dei dipendenti pubblici è calato del 7,5%, nella scuola il calo è stato ancora più marcato. Le retribuzioni sono ferme dal 2010. Mentre la spesa pubblica continua a crescere”.

“E di fronte a questo cosa si fa?” proseguono  i due segretari generali. “Si pensa di fare il risanamento togliendo alla contrattazione le risorse che servono ad aumentare la produttività, a migliorare i servizi, a riconoscere la professionalità dei lavoratori. E nella scuola si insiste nella doppia penalizzazione: salari bloccati e scatti congelati. Ma dov’è la strategia per la crescita se invece che riorganizzare servizi pubblici e scuola, si fa di tutto per affossarli?”.

“I lavoratori pubblici hanno diritto ad un rinnovo di contratto così come i colleghi del privato” scandiscono Faverin e Scrima. “Senza chiedere altri soldi ai cittadini, ma prendendoli dai risparmi di spesa che si possono ottenere tagliando i centri di costo, snellendo i livelli amministrativi, riorganizzando gli enti, mettendo mano al sistema delle società partecipate”.

“Tre anni di blocco sono già un tempo intollerabile, che pesa come un macigno sui bilanci di famiglie colpite dalla crisi. Basta pensare che nella scuola gli stipendi sono già nettamente più bassi che nel resto del mondo, e nel pubblico impiego la media della retribuzione netta è di 26.600 euro all’anno. Ma se dalla media si escludono i dirigenti si passa a poco più di 20mila per i ministeri, meno di 22mila per le autonomie locali, a 23mila per la sanità. Bloccare queste retribuzioni è inaccettabile, soprattutto quando stipendi e prebende di posizioni apicali, dirigenza non contrattualizzata, corpi diplomatici continuano pesare sui contribuenti con retribuzioni a sei cifre”.

Le inutili polemiche per la contrattazione integrativa d’istituto

Politica scolastica

Le inutili polemiche per la contrattazione integrativa d’istituto

La recente diffusione del dispositivo, datato 7 febbraio 2013, di una sentenza del Tribunale di Lucca con cui è stato confermato un decreto dello stesso Tribunale che aveva in precedenza (14 luglio 2011) accolto un ricorso per condotta antisindacale a seguito della decisione di un dirigente scolastico di attenersi al dettato del d.lgs. 165/2001 in materia di contrattazione collettiva integrativa a livello d’istituzione scolastica ha immediatamente riacceso, nelle OO.SS. del comparto scuola, il desiderio di ignorare le disposizioni di legge e di far compiere ai dirigenti scolastici degli atti in contrasto con esse.

 

A tal proposito, ed allo specifico fine di evitare che qualche collega sia erroneamente indotto a seguire linee di azione contra legem, è bene ribadire che:

 

  • ogni sentenza fa stato tra le parti e, di conseguenza, la sentenza di Lucca obbliga l’Amministrazione scolastica a comportarsi come stabilito dal Giudice in quello specifico caso e solo in quella specifica istituzione scolastica;
  • fino ad oggi, ben sei diversi Tribunali (Venezia, Bologna, Napoli, Oristano, Nuoro, Catanzaro) hanno emesso altrettante sentenze di primo grado sulla stessa questione e sono stati tutti di avviso contrario a quello del Tribunale di Lucca;
  • naturalmente, tale sentenza è impugnabile – e non dubitiamo che l’Amministrazione provvederà in tal senso appena saranno depositate le relative motivazioni – di fronte al Giudice d’appello e attendiamo rispettosamente gli esiti di tale nuovo giudizio;
  • ad oggi, nulla risulta immutato rispetto al passato – se non si vuole considerare stravolgente il passaggio dalla situazione di vantaggio tennistico per “6-0” a quella, altrettanto tennistica, di “6-1” – e permane quindi la assoluta prevalenza della linea interpretativa secondo cui le materie di cui alle lettere h), i) ed m) del secondo comma dell’art. 6 del CCNL scuola non possono più essere oggetto di contrattazione.

A prescindere, però, dalle richiamate vicende giudiziarie e dall’inevitabile braccio di ferro che ne scaturisce, dovrebbe apparire di immediata evidenza a tutti il principio generale – di natura logica prima ancora che giuridica– secondo cui a determinate responsabilità conseguono necessariamente determinati poteri.

Dal che discende che, se si accetta la (esclusiva) responsabilità del servizio in capo al dirigente non ci si può, poi, esimere dall’accettare anche il necessario corollario, consistente nell’attribuzione allo stesso dirigente del potere (altrettanto esclusivo) di gestire le risorse umane. Potere che, è bene ricordarlo, ha come unico fine la garanzia di un adeguato livello di servizio scolastico.

Di contro, è palesemente iniqua la pretesa di responsabilizzare un unico soggetto (il dirigente) per le conseguenze delle scelte che gli si vorrebbe far condividere con la parte sindacale, costringendolo a contrattare aspetti non più negoziabili.

L’unica strada per modificare questo stato di cose consisterebbe nell’attribuire, per legge e non per contratto, una “responsabilità congiunta” a dirigente e parte sindacale anche per quanto riguarda le eventuali ricadute negative sul servizio provocate dalla gestione condivisa dei rapporti di lavoro. Pur a voler ignorare le colossali difficoltà che si presenterebbero per inserire un tale monstrum nel nostro ordinamento, questo approccio allontanerebbe le nostre scuole ancora di più dai migliori riferimenti esteri. Siamo sicuri di averne bisogno?

Pensioni scuola: domande all’Inps entro il 30 giugno 2013

da Tecnica della Scuola

Pensioni scuola: domande all’Inps entro il 30 giugno 2013
di Lara La Gatta
Prevista l’esclusività della presentazione on-line direttamente o tramite Patronato
Qualche giorno fa abbiamo descritto la procedura per la presentazione via web delle domande di pensione.
Due giorni fa l’Inps ha pubblicato il messaggio n. 3295 del 25 febbraio 2013 con il quale spiega alle proprie sedi come trattare le domande di pensionamento del personale del comparto scuola.
Per quel che ci interessa, il messaggio chiarisce che le domande di pensione devono essere presentate da parte degli iscritti entro il 30 giugno avvalendosi anche dell’assistenza gratuita delle organizzazioni di Patronato che dovranno trasmetterle all’Istituto utilizzando il canale telematico ad essi dedicato, oppure compilando e trasmettendo direttamente la domanda di pensione on-line previa autenticazione che sarà possibile effettuare accedendo all’apposita sezione del sito www.inpdap.it.
Per il personale della scuola, che cesserà dal servizio dal 1° settembre 2013, gli Uffici scolastici provinciali provvederanno ad inviare i dati con appositi flussi informatici secondo le scadenze di seguito riportate ed indipendentemente dalla tipologia della scuola:
  • 9 maggio;
  • 23 maggio;
  • 6 giugno;
  • 20  giugno;
  • 4 luglio;
Gli Uffici scolastici provinciali dovranno inviare alle rispettive sedi territoriali della gestione ex Inpdap, in concomitanza con la trasmissione informatica dei dati, i prospetti cartacei relativi alle pratiche inserite nel flusso.
Il flusso conterrà anche i dati del personale che ha trasformato il rapporto di lavoro a tempo parziale ai sensi del DM n. 331/1997.
La competenza alla lavorazione della pratica è attribuita alla sede provinciale dove è ubicata l’ultima sede di lavoro del pensionando. Per tale ragione è fondamentale che le scuole trasmettano correttamente i dati richiesti, in particolare il CAP e il COP della scuola.

Indennità di vacanza contrattuale: cancellata o bloccata?

da Tecnica della Scuola

Indennità di vacanza contrattuale: cancellata o bloccata?
di Lucio Ficara
La notizia arriva dai Cobas Scuola e va ulteriormente verificata. L’indennità di vacanza contrattuale è  prevista dal protocollo sulla politica dei redditi e dell’occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo del 23 luglio 1993 e serve a tutelare – in modo parziale – i lavoratori nel caso di ritardi dei rinnovi contrattuali
La scuola ha un contratto scaduto il 31 dicembre 2009, si tratta del CCNL 2006-2009, che non verrà rinnovato, come appare ormai chiaro, prima del 2015. Dal primo gennaio 2010 siamo entrati in regime di indennità di vacanza contrattuale, un esercizio provvisorio in attesa del rinnovo del contratto collettivo della scuola. Per essere precisi l’indennità di vacanza contrattuale è un elemento provvisorio della retribuzione previsto dal protocollo sulla politica dei redditi e dell’occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo del 23 luglio 1993, al fine di tutelare i lavoratori nel caso di ritardi nella stipula dei rinnovi contrattuali. Il predetto protocollo individua le decorrenze, le misure percentuali e gli elementi della retribuzione che vanno a comporre l’indennità di vacanza contrattuale, stabilendo , con estrema precisione temporale, che dopo 3 mesi di vacanza contrattuale deve essere corrisposto, al lavoratore privo di rinnovo contrattuale, il 30% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi e, nel caso in cui si dovessero oltrepassare i 6 mesi di vacanza contrattuale, al lavoratore deve essere corrisposto il 50% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi. L’istituto dell’indennità di vacanza contrattuale è stato corrisposto a tutto il personale della scuola dal 2010 per il mancato biennio contrattuale 2010-2012, come previsto dalla legge finanziaria 2009, che all’articolo 2, comma 35, ne ha reso obbligatoria la corresponsione, ed anche ai sensi del decreto legislativo n. 150/2009 che ha previsto chiare misure di tutela retributiva nei confronti dei dipendenti pubblici in caso di ritardo nella stipula dei contratti collettivi di lavoro. In questo caso il termine ritardo è un semplice eufemismo, in quanto la scuola è entrata in un vero e proprio tunnel di vacanza contrattuale, destinata a durare almeno un lustro. Tra le altre cose stiamo parlando di stipendi minimi molto bassi e di tassi di inflazione programmata del 1,5%, percentuali lontane dall’inflazione reale.
L’indennità di vacanza contrattuale corrisposta nei nostri cedolini sotto il codice 888/K78 oscilla per tutto il personale scolastico dagli 8 ai 20 euro. ora, secondo i Cobas Scuola questa indennità di vacanza contrattuale verrà tolta dalla busta paga del personale della scuola. Infatti la Legge di stabilità appena varata dal Governo Monti, incalza ancor di più sulla riduzione delle retribuzioni. Il blocco dei rinnovi contrattuali è stato prorogato fino a tutto il 2014, e dulcis in fundo (sempre secondo i Cobas), da febbraio 2013 l’importo dell’indennità di  vacanza contrattuale non potrà essere aggiornato o incrementato.

Seconda sentenza record, giudice del lavoro risarcisce supplente di elettronica

da Tecnica della Scuola

Seconda sentenza record, giudice del lavoro risarcisce supplente di elettronica
A distanza di pochi giorni, rende noto l’ Anief, un altro insegnante precario, stavolta di elettronica ed elettrotecnica, ha avuto un risarcimento per motivazioni analoghe ancora più consistente: il supplente ha infatti elevato il record di indennizzo per questo genere di ricorsi a 169.700 euro
Il giudice, lo stesso della prima sentenza, nel rigettare la domanda di conversione del contratto ha confermato il precedente orientamento, su ricorso notificato dall’avvocato Corso, coordinato dagli avvocati Ganci e Miceli, sempre per conto dell’Anief, dichiarando l’illegittimità delle clausole apposte nel contratto a termine: nel prendere in considerazione soltanto le annualità dal 2006 al 2012, durante le quali il ricorrente è stato assunto senza il pagamento delle mensilità estive e degli scatti di anzianità, ha quindi disposto il pagamento degli stessi nella misura di 28.500 euro netti, oltre accessori. Per il risarcimento del danno relativo alla mancata stabilizzazione, inoltre, cagionato dal comportamento illecito dell’amministrazione che aveva assunto il ricorrente fin dal 2001 e che con ogni probabilità continuerà a reiterare i contratti a termine, al netto della posta attiva del risarcimento, atteso che il ricorrente dovrebbe percepire in futuro le stesse retribuzioni, per evitare locupletazioni, il giudice ha inoltre condannato il Miur al pagamento di 137.000 euro netti, oltre interessi da capitalizzare. Di questi, 55.000 euro riguardano i mesi di luglio e agosto di ciascun anno futuro, 46.000 euro per la mancata progressione economica futura e 36.000 euro per gli anni in cui il ricorrente non verrà retribuito perché non assunto, individuati in via equitativa nel 10% del periodo lavorativo residuo. Lo stesso giudice ha infine riconosciuto al ricorrente il punteggio di servizio per i mesi estivi di ciascun anno a decorrere dal 2005. Ha compensato, infine, le spese di lite per la metà tra i convenuti, e per l’altra a carico dell’amministrazione per un totale di 4.200 euro oltre Iva e Cpa, essendo la causa del valore tra i 100.000 euro e i 500.000 euro ai sensi del D.M. 140/12. Cosa accadrà ora è facile da immaginare. Siamo, infatti, appena all’inizio di una nuova stagione di ricorsi che riscattano gli abusi nei confronti dei precari della scuola. Nei prossimi giorni si attendono le altre sentenze, stavolta patrocinate dall’avvocato Adamo, sempre per conto dell’Anief. “Anche se ogni controversia presenta situazioni specifiche – dichiara Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir alla scuola e alle alte professionalità – abbiamo seri motivazione per pensare che i giudici del lavoro non vogliano assecondare l’abuso cronico del datore di lavoro, in questo caso lo Stato, nello stipulare contratti a termine e ‘contra legem’. Oltre che nel negare l’assegnazione di cattedre nella loro interezza, compresi i periodi estivi, e di quegli scatti stipendiali concessi erroneamente sino ad oggi solo al personale di ruolo”. “Per quanto riguarda la corposità delle cifre corrisposte in questi giorni – continua il sindacalista Anief-Confedir – non dobbiamo sorprenderci: rappresentano un equo indennizzo. E presto diventeranno la regola. Facendo sborsare allo Stato, braccato anche dai giudici di Lussemburgo, centinaia di milioni di euro. A meno che il nuovo Governo non decida finalmente di adottare finalmente il buon senso, recependo la clausola 5 della direttiva 1999/70/Ce che apre alle assunzioni in ruolo per tutti i lavoratori che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, anche non continuativi. Che significherebbe assumere 80mila precari, metà docenti e metà Ata. Con buona pace del ministro Patroni Griffi, che a pochi giorni dalla sua uscita di scena a capo della Funzione Pubblica – conclude Pacifico – vorrebbe incredibilmente escludere proprio la scuola dell’accordo quadro nazionale riguardante tutto il resto della pubblica amministrazione”.

Blocco degli scatti, la Uil Scuola rassicura. Ma solo per il passato

da tuttoscuola.com

Blocco degli scatti, la Uil Scuola rassicura. Ma solo per il passato

Ieri abbiamo diffuso una notizia, riportata da ItaliaOggi, secondo la quale si prospettava un blocco degli scatti per il personale scolastico. Oggi, sul sito dell’organizzazione sindacale, il segretario della Uil Scuola Massimo Di Menna risponde a un lettore preoccupato ha appreso la notizia dalla stessa fonte, dando rassicurazioni.

Di Menna spiega che il decreto citato nell’articolo “non riguarda le norme e gli accordi sul recupero degli anni di anzianità e relativo pagamento per chi ha maturato gli scatti”. “Su questo – continua il segretario della Uil Scuola –, siamo in attesa dell’ok della corte dei conti per la sottoscrizione definitiva  e relativo pagamento”.

Di Menna sposta invece la questione sul possibile “ulteriore blocco contrattuale per il 2014”, definito come ”inaccettabile e da contrastare”.

Per quanto riguarda la Uil scuola – conclude il segretario della Uil Scuola –, già nei prossimi giorni porremo al nuovo Parlamento ed al nuovo Governo la esigenza di una diversa politica economica che preveda investimenti per la scuola pubblica e il rilancio di una politica contrattuale con un maggiore riconoscimento del lavoro che si svolge nelle scuole”.

Concorsone, ultimi due ‘scritti’ di recupero. Poi il via alle correzioni

da tuttoscuola.com

Concorsone, ultimi due ‘scritti’ di recupero. Poi il via alle correzioni

Ultima tornata di “scritti” del concorso a cattedra, domani e venerdì, 28 febbraio e primo marzo. Si svolgeranno le prove che erano in calendario per l’11 e il 12 febbraio e che sono state rinviate a causa del maltempo, finendo così in coda a tutte quelle previste. Si tratta delle verifiche riguardanti gli aspiranti docenti per la scuola dell’Infanzia e della Primaria, oltre le classi di concorso A017 (discipline Economico-Aziendali) e A033 (Tecnologia).

Come già comunicato da viale Trastevere le sedi di svolgimento delle prove restano quelle già individuate dagli Uffici Scolastici Regionali. Le uniche novità potrebbero essere rappresentate dalla presenza di candidati ricorrenti, ammessi dai giudici a sostenere la prova.

I candidati dovranno rispondere a quattro quesiti a risposta aperta. Ogni commissione disporrà, per la valutazione di criteri definiti a livello nazionale (pertinenza, correttezza linguistica, completezza e originalità). A ogni quesito sarà attribuito un punteggio da zero a dieci. Le prove composte da quattro quesiti potranno quindi arrivare a una votazione massima pari a quaranta. Superano lo “scritto” coloro che ottengono una votazione minima pari a 28/40 (4 quesiti) e a 21/30 (nel caso di 3 quesiti, previsti nelle classi di concorso dove è prevista una prova di laboratorio).

Chi supererà gli scritti – le correzioni degli elaborati partono subito dopo la conclusione – sarà ammesso (la convocazione arriverà anche stavolta via mail) a sostenere gli orali (lezione simulata e discussione finale di carattere sempre disciplinare).

Precariato, nuovo risarcimento record per la mancata stabilizzazione

da tuttoscuola.com

Precariato, nuovo risarcimento record per la mancata stabilizzazione

Ora nessuno potrà dire che era un caso isolato la sentenza con cui, il 15 febbraio scorso, il giudice Petrusa di Trapani aveva disposto un risarcimento record di oltre 150mila euro netti, più accessori e interessi, nei confronti di un docente precario di educazione fisica e di sostegno come compensazione per l’abuso dei contratti a tempo determinato, mancati scatti di anzianità, mensilità estive non corrisposte per gli anni passati e per quelli futuri fino all’età pensionabile. A distanza di pochi giorni, un altro insegnante precario, stavolta di elettronica ed elettrotecnica, ha avuto un risarcimento per motivazioni analoghe ancora più consistente: il supplente ha infatti elevato il record di indennizzo per questo genere di ricorsi a 169.700 euro!“. È quanto si legge in una nota dell’Anief.

La stessa organizzazione, ormai specializzata nel promuovere e spesso vincere ricorsi, sottolinea che “il giudice, lo stesso della prima sentenza, nel rigettare la domanda di conversione del contratto ha confermato il precedente orientamento (…), dichiarando l’illegittimità delle clausole apposte nel contratto a termine: nel prendere in considerazione soltanto le annualità dal 2006 al 2012, durante le quali il ricorrente è stato assunto senza il pagamento delle mensilità estive e degli scatti di anzianità, ha quindi disposto il pagamento degli stessi nella misura di 28.500 euro netti, oltre accessori. Per il risarcimento del danno relativo alla mancata stabilizzazione, inoltre, cagionato dal comportamento illecito dell’amministrazione che aveva assunto il ricorrente fin dal 2001 e che con ogni probabilità continuerà a reiterare i contratti a termine, al netto della posta attiva del risarcimento, atteso che il ricorrente dovrebbe percepire in futuro le stesse retribuzioni, per evitare locupletazioni, il giudice ha inoltre condannato il Miur al pagamento di 137.000 euro netti, oltre interessi da capitalizzare“.

Siamo appena all’inizio di una nuova stagione di ricorsi che riscattano gli abusi nei confronti dei precari della scuola” commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir alla scuola e alle alte professionalità.

Al via oggi e domani le prove scritte del «concorsone» della scuola

da Il Sole 24 Ore

Al via oggi e domani le prove scritte del «concorsone» della scuola

di Francesca Milano

Dopo la pausa elettorale riprendono le prove scritte del concorsone della scuola. Oggi e domani si svolgeranno in tutta Italia gli scritti che erano stati rimandati a causa del maltempo e che erano inizialmente previste per l’11 e il 12 febbraio. Le prove riguardano gli aspiranti insegnanti della scuola dell’infanzia (stamattina) e quelli delle discipline economico-aziendali (oggi pomeriggio), mentre domani sarà il turno degli aspiranti maestri della scuola primaria (in mattinata) e di quelli che vorrebbero insegnare Tecnologia (nel pomeriggio).

Le sedi di svolgimento delle prove restano quelle già individuate dagli Uffici scolastici regionali. I candidati dovranno rispondere a quattro quesiti a risposta aperta, che saranno valutati in base ai criteri di pertinenza, correttezza linguistica, completezza e originalità. A ogni quesito sarà attribuito un punteggio da zero a dieci. Per superare lo scritto il candidato dovrà ottenere almeno 28/40 (nel caso di quattro quesiti) o almeno 21/30 (nel caso di prove che prevedano tre quesiti, oltre a una prova di laboratorio). Appena concluse le prove scritte, le commissioni si metteranno immediatamente al lavoro per la correzione. L’esito dello scritto e la conseguente convocazione per la prova orale arriverà via mail.