SCUOLA: TUTTI AMMESSI ALLE PROVE SCRITTE DEL CONCORSONE I NON ABILITATI

SCUOLA: TUTTI AMMESSI ALLE PROVE SCRITTE DEL CONCORSONE I NON ABILITATI DIFESI DAL CODACONS
LO HA DECISO IERI IL TAR DEL LAZIO ACCOGLIENDO IL RICORSO DELL’ASSOCIAZIONE

I docenti non abilitati che avevano fatto ricorso per essere ammessi al concorsone della scuola indetto dal Ministro Profumo, potranno accedere alle prossime prove scritte, che prenderanno il via l’11 febbraio.
Lo ha deciso ieri la III sez. bis del Tar del Lazio, accogliendo il ricorso presentato dal Codacons per conto di un gruppo di candidati i quali, pur privi di abilitazione, avevano sostenuto e superato la prima prova preselettiva del concorso, ma non erano stati convocati per le prove scritte.
Scrive il Presidente Evasio Speranza nel motivare la sua decisione:
“considerato che le prove scritte, come dal diario pubblicato dal MIUR, prenderanno avvio il giorno 11 febbraio 2013; Ritenuto che sussistono i presupposti ex art. 56 per l’ammissione con riserva dei ricorrenti atteso che la prima camera di consiglio utile per la discussione della domanda cautelare proposta con l’istanza è prevista per il 21 febbraio 2013, vale a dire in data posteriore a quella in cui avrà inizio la prova scritta, ACCOGLIE la domanda cautelare monocratica ai fini della ammissione con riserva dei ricorrenti”.
Ora – spiega l’associazione – i candidati che avevano aderito al ricorso promosso dal Codacons, non solo hanno visto riconosciuti i propri diritti, ma potranno, al pari degli altri partecipanti, sostenere le prove scritte nonostante non siano stati convocati dal Ministero.

GdL Roma: inarrestabili le vittorie pettine

GdL Roma: inarrestabili le vittorie pettine ANIEF

 

Le vittorie dell’ANIEF contro il MIUR e le “code della vergogna” sono ormai inarrestabili: il Tribunale di Roma accoglie nuovamente e senza riserve le ragioni del nostro sindacato e dichiara il diritto all’immissione in ruolo in base al punteggio posseduto e al corretto inserimento “a pettine” nelle graduatorie 2009/2011. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, avvalendosi della preziosa collaborazione dei nostri legai sul territorio, ottengono l’ennesimo successo in favore dei nostri iscritti.

 

L’Avv. Salvatore Russo, legale di riferimento dell’ANIEF sul territorio, inanella l’ennesimo successo contro il MIUR e ci trasmette quattro sentenze che danno piena soddisfazione alle ragioni dei ricorrenti a lui affidati.

 

Il Giudice del Lavoro, soffermandosi sull’irragionevolezza dei provvedimenti che stabilivano il collocamento in coda nelle graduatorie 2009/2011, ha ribadito fermamente che “non può ritenersi ragionevole un’interpretazione della legge 296/06 volta ad inserire in coda alla graduatoria provinciale di destinazione i docenti trasferiti da altre province di appartenenza”. La trasformazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento non poteva, infatti, implicare la mortificazione del merito come pervicacemente sostenuto dal MIUR. Questa ulteriore soccombenza contro l’ANIEF costa al Ministero dell’Istruzione 3.600 Euro di spese di lite.

 

L’ANIEF accoglie sempre con soddisfazione la notizia che, dopo anni di battaglie legali, i propri iscritti possano finalmente giovarsi dei benefici di quella nomina a tempo indeterminato che il MIUR aveva ostinatamente negato loro mortificando, senza alcuna remora, il merito e la professionalità da loro posseduta. Ancora una volta quanti si sono affidati con fiducia all’azione attenta e determinata dell’ANIEF, hanno ottenuto giustizia e il doveroso riconoscimento dei propri diritti.

MIUR E MEF, ministeri dell’inefficienza e dell’arroganza

MIUR E MEF, ministeri dell’inefficienza e dell’arroganza

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

I Ministri dell’Istruzione e del Tesoro – pur Ministri tecnici – meritano senz’altro il titolo di Ministri dell’inefficienza e dell’arroganza.

Ministri dell’inefficienza perché, invece di predisporre i servizi informatici di trasmissione dati per il pagamento delle supplenze (il provvedimento che prevedeva ciò risale a luglio), ad oggi non hanno saputo fare di meglio che varare un sistema che non funziona mandando in tilt il lavoro delle scuole.
Ministri dell’inefficienza perché non hanno trovato di meglio che predisporre un sistema che programma il pagamento a ben due mesi di distanza dal lavoro svolto.

Ministri dell’inefficienza e dell’arroganza perché, con un puro atto amministrativo, unilaterale ed arbitrario, impongono la sottrazione dalle tasche dei lavoratori dei giorni di ferie maturati corrispondenti ai periodi di sospensioni delle lezioni a partire da gennaio e non da settembre 2013 (come prevede chiaramente la norma).

Il risultato, inaccettabile e inqualificabile, è che un gran numero di supplenti attende di essere pagato da novembre, il lavoro svolto sarà costantemente pagato dopo due mesi, ai lavoratori saranno ingiustamente sottratte delle risorse, anzitempo, in spregio della stessa legge. E le segreterie nel frattempo sono precipitate nel caos organizzativo.

La FLC CGIL diffida dal proseguire su questa linea.
Ogni azione, anche a carattere legale, a tutela dei supplenti e della dignità del lavoro delle scuole, e per il rispetto della legge, sarà messa in campo dalla nostra Organizzazione sindacale.

Ferie coatte ai precari – Il Miur continua a fare “orecchie da mercante”

Ferie coatte ai precari – Il Miur continua a fare “orecchie da mercante”.

Prima asseconda i dirigenti-sceriffo che mettono a riposo il personale con atti unilaterali. Ora invia alle amministrazioni periferiche dei modelli di contratto, da proporre ai supplenti con contratti inferiori al 31 agosto, con una clausola illegittima che contrasta il Ccnl e le stesse indicazioni della Legge di Stabilità: qualsiasi diversa modifica all’assetto tradizionale di fruizione delle ferie non può essere infatti attuata prima dell’inizio dell’anno scolastico 2013/14.

 

L’Anief è costretto ancora una volta a tornare a chiedere il corretto rispetto della normativa vigente in merito alla fruizione delle ferie del personale a tempo determinato: qualsiasi modifica all’assetto tradizionale di fruizione delle ferie maturate dal personale a tempo determinato – con contratto breve, in attesa dell’avente diritto o fino al 30 giugno – non può essere attuata prima dell’inizio dell’anno scolastico 2013/14. Adottando un’interpretazione miope dalla spending review della scorsa estate, il Miur ha prima assecondato quei dirigenti scolastici che hanno collocato coattivamente in ferie i loro dipendenti precari con contratti inferiori al 31 agosto 2013.

 

Ma con l’approvazione a fine 2012, da parte del Parlamento, dell’articolo unico della Legge di Stabilità, l’amministrazione stavolta si è superata: ha estrapolato, infatti, solo gli articoli più convenienti alla propria linea erronea, ignorando colpevolmente il comma 56 della stessa Legge, nel quale si specifica che “le disposizioni di cui ai commi 54 e 55 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 1° settembre 2013”.

 

Tanto è vero che nei nuovi modelli di contratto da stipulare con il personale precario, in vigore dal 1° gennaio 2013, è presente una clausola restrittiva priva di fondamento: “la liquidazione relativa alle ferie non godute – si legge nei modelli di contratto – spetta esclusivamente nel limite di quelle non godibili per incapienza rispetto ai giorni di sospensione delle attività didattiche compresi nel contratto”.

 

L’Anief non può che ribadire l’illegittimità di questa linea di indirizzo, indicata peraltro dal Miur a tutte le proprie amministrazione periferiche: “siamo di fronte – spiega Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – ad una palese violazione delle norme contrattuali in vigore, che garantiscono i lavoratori della scuola da questo genere di sortite. Il fatto che vengano messe in atto da uno Stato che dimentica i suoi doveri e si veste da datore di lavoro, non cambia nulla. Anche perché ci troviamo di fronte ad una elusione delle direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio Ue numero 2003/88/Ce. La quale indica una politica ben precisa, tutt’altro che dogmatica, sull’astensione dal lavoro e sul diritto al risposo settimanale”.

 

È evidente – continua il presidente Anief – che a fronte di atti unilaterali che impongono ai supplenti di fruire coattivamente delle ferie, come già accaduto in corrispondenza della sospensione autunnale e invernale delle attività didattiche, in certi casi in occasione del riposo settimanale dei docenti, adire le vie legali è un percorso inevitabile. Oltre che dall’esito scontato, naturalmente a favore dei lavoratori e a danno di un’amministrazione che – conclude Pacifico – dimostra ogni giorno che passa di non sapere leggere le leggi, stravolgendo i punti fondanti del contratto collettivo nazionale concordati. Producendo, anziché risparmi a favore della cittadinanza, addirittura dei danni all’erario derivanti dalle spese che i giudici le infliggeranno”.

Il MIUR deve sempre valutare il servizio militare

Nuovo successo ANIEF: il MIUR deve sempre valutare il servizio militare

 

L’ANIEF ottiene ancora una volta ragione contro il MIUR: il D.M. 44/2011, laddove stabilisce che “Il servizio militare di leva ed i servizi sostitutivi assimilati per legge sono valutati solo se prestati in costanza di nomina”, è illegittimo e deve essere disapplicato. Il Tribunale di Verona condivide le argomentazioni ANIEF e la favorevole giurisprudenza già ottenuta dagli avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli reputandole “pienamente conformi al principio di non discriminazione e di ragionevolezza”.

 

Accogliendo in pieno le ampie e argomentate motivazioni giuridiche e le citazioni di diversi precedenti giurisprudenziali esposte con competenza dall’Avv. Maria Maniscalco, legale di fiducia dell’ANIEF sul territorio, il Giudice rileva che il D.M. 44/11 si pone “in contrasto con il quadro normativo concernente la prestazione obbligatoria del servizio militare di leva” e conferma che “il servizio militare deve essere sempre valutabile […] ai sensi dell’art. 485 co.7 del D.lgs. 297/1994 […], dal momento che la predetta norma ne prevede la validità a tutti gli effetti, senza distinzioni legate al tipo di servizio svolto”.

 

Dopo un ampio e approfondito excursus di norme e disposizioni ministeriali che suffragano le tesi dell’ANIEF, la sentenza conclude, in accoglimento del ricorso, che “da tali principi giurisprudenziali non ci si può allontanare, stante il quadro normativo che non consente una diversa interpretazione delle norme, dovendosi pure rilevare la disomogeneità nella disciplina adottata dall’Amministrazione per la stessa identica fattispecie e che introduce elementi di disparità di trattamento a parità di situazioni, come correttamente dedotto da parte ricorrente”.

 

Ancora una volta l’ANIEF vede accolte le proprie tesi in tribunale a difesa dei diritti dei propri iscritti e costringe il MIUR a ristabilire all’interno delle graduatorie a esaurimento il rispetto dell’imprescindibile principio di ragionevolezza e di non discriminazione.

APPELLO ELETTORALE A TUTTI I PARTITI

APPELLO ELETTORALE DELL’AESPI A TUTTI I PARTITI

 

Le recenti riforme della Scuola (Berlinguer, Moratti, Gelmini) lungi dal determinare cambiamenti epocali l’una rispetto all’altra, si sono succedute nel segno di una sostanziale continuità.

Sono state infatti riforme che hanno operato o cercato di operare sull’architettura dei cicli, accorpando o suddividendo o eliminando segmenti del percorso degli studi.

Accanto e al di sotto di questa sorta di lungo meccano,  scorreva  un lutulento fiume carsico di innovazioni didattico-peagogiche il quale pure non trovava discontinuità in occasione del mutare dei governi. Tali innovazioni  erano accomunate dagli aspetti che di seguito sintetizziamo: la radice nella pedagogia empiristica americana (John Dewey soprattutto), l’utilizzazione di una lingua iniziatica arricchita da suggestivi acronimi (O.S.A. – P.O.F.P.E.C.U.P.P.S.P. ecc.), il promanare da un ceto di sacerdoti-pedagogisti deputato ad utilizzare tale lessico e chiamato a supportare i Ministri dell’Istruzione di qualunque orientamento politico, perpetuando se stesso e garantendo così al sistema la necessaria permanenza nel tempo.

Ad un ulteriore livello, diciamo così sub-carsico, procedeva l’occupazione delle scuole da parte dei sindacati. Questi si accontentavano dei piani bassi dell’istituzione, che sono poi i più popolosi e quindi maggiori apportatori di consensi e di  tessere.  Il costituirsi delle RSU d’Istituto (anno diaboli 1998) con il dispiegarsi della relativa contrattazione costituiva il momento decisivo di questa parte del processo.

 

La concomitanza di questi tre fattori ha accelerato il mutamento già in atto nella scuola italiana almeno fino dall’approvazione della legge che il 31/05/’74 istituiva gli Organi Collegiali, raccogliendo e codificando alcune istanze disgregatrici del movimento del ’68.

La scuola si è trasformata da “Istituzione” a “servizio” ed è in questo slittamento semantico che si coglie il senso di una decadenza che non sembra trovare correttivi. Le scuole sono oggi dei supermercati delle discipline e delle attività in cui quello che conta è proporre in modo accattivante dei prodotti di cui il cittadino-cliente vorrà fruire, battendo la concorrenza di altre istituzioni. Il “prodotto” fornito non è costituito soltanto dal sapere curriculare (fuori dall’insopportabile pedagogese: dalla materia di studio di indirizzo) ma anche da tutta una serie di attività paradisciplinari o addirittura di intrattenimento, che le scuole erogano come servizio aggiuntivo e costituiscono lo specchietto per il genitore-allodola il quale non vede l’ora di iscrivere i figli al corso pomeridiano di ikebana.

A latere di tutto ciò, cresce quello che Giorgio Israel ha recentemente chiamato “feticismo dei numeri e dei test automatici”, cioè la ricerca di un’impossibile assoluta obbiettività delle valutazioni, le quali ultime si dispiegano in un ben ampio raggio d’azione concernendo: a) gli studenti; b) i docenti; c) la singola istituzione scolastica nel complesso dei “servizi” che “eroga”.

Così la scuola, impegnata nel vestire i paramenti della scienza esatta, perde ogni fiducia nei suoi protagonisti in carne ed ossa e si affida ai test a risposta chiusa e alle griglie valutative predeterminate, asfissia della capacità di progettazione didattica del docente uti singulus.

E’ stato insomma costituito un sistema i cui fondamentali principi potrebbero essere così sintetizzati: tecnicismo senza passione, metodica senza amore, pratica del pensiero unico.

 

Di tutto il detto sistema la componente più in sofferenza è quella degli insegnanti. Può darsi che ciò sia avvenuto perché Ministri e pedagogisti si sono occupati di questioni di impalcatura e di dettaglio, deliberatamente trascurando coloro che sono i principali attori dell’istruzione (“ … si sono occupati dello scheletro dell’ammalato, trascurandone la carne e il sangue” come dicevamo in uno dei nostri comunicati). E’ però anche più probabile che sia stato lo stesso asettico meccanicismo del sistema a relegare i docenti in una marginale funzione tecnica, funzione da addetto al controllo simile a quella dell’operaio che nella fabbrica del nuovo millennio sorveglia a distanza la catena dei robot, di quando in quando intervenendo in punta di dita sul quadro comandi se un sensore rivela l’allontanarsi dai parametri standard.

Senza voler negare l’esistenza di eccezioni, in questo quadro spersonalizzante i docenti  svolgono la loro professione con spirito rinunciatario, in modo frequentemente ripetitivo, sempre più oberati dagli adempimenti burocratici, provando nei confronti del quotidiano lavoro un sentimento di alienazione (dunque trasferitosi dalla fabbrica tayloristica in cui l’aveva identificato Karl Marx alle aule scolastiche), in condizioni di tensione emotiva determinata dalla disistima pubblica, dalle frizioni con gli studenti e i genitori, dalla paranoia valutativa e dalle esigenze della trasparenza cui il lavoro li costringe, infine dalle pressioni dei Capi d’Istituto che la qualifica di Dirigente ha collocato in una posizione preminente e reso depositari un potere sanzionatorio cui nei fatti  è impossibile opporsi. I loro stipendi, notoriamente i più bassi d’Europa, non sono che il degno corollario della deprimente situazione qui sintetizzata.

 

Tutto ciò detto, l’AESPI deve domandarsi e deve domandare se esistono, fra i partiti impegnati nella prossima competizione, soggetti politici disponibili a dare inizio – quanto meno – a una significativa inversione di tendenza. Partiti i cui uffici scuola si rendono conto che un sensibile miglioramento della situazione passa non attraverso l’ennesima alchimia pedagogico-didattica, ma attraverso la riqualificazione dei docenti, ottenuta non a chiacchiere ma per mezzo di un riassetto giuridico il quale comporta Consiglio dell’Ordine o della Docenza, Albo, Codice deontologico, Contrattazione separata e quant’altro costituisce una status non meramente impiegatizio. Partiti che ritengano possibile riannodare il piatto presente  con la tradizione pedagogica e scolastica italiana, la quale trova nella Riforma Croce-Gentile un nodo fondamentale ancora oggi in grado di fornire utili indicazioni. Che sia disponibile, infine, a superare la dicotomia pubblico-privato la quale, anche nel mondo della scuola, altro non è che il paravento del più vieto e provinciale anticlericalismo.

 

Esistono tali partiti, e al loro interno uomini che condividono la nostra analisi e le nostre indicazioni? Ad essi chiediamo un riscontro esplicito al presente appello ed offriamo la collaborazione (se gradita) del nostro centro studi. Non mancherà loro l’attenzione nostra e dei nostri aderenti in occasione delle elezioni alle porte.

Il Presidente

Prof. Angelo Ruggiero

BENE OK A TFA SPECIALI, MA RESTANO PROBLEMI

SCUOLA, GILDA: BENE OK A TFA SPECIALI, MA RESTANO PROBLEMI

“E’ un passo avanti, ma i problemi per l’attuazione dei Tirocini formativi attivi per chi ha già tre anni di insegnamento alle spalle permangono”. La Gilda degli Insegnanti esprime, in una nota, una moderata soddisfazione per il via libera ai Tfa speciali della commissione Cultura della Camera.

Oltre al limite dei tre anni (180 giorni per ogni anno scolastico) per l’accesso alle abilitazioni senza test di selezione, rispetto al tetto dei 360 giorni di supplenza proposto dal sindacato, la Gilda punta l’indice su altre due questioni aperte: “Riteniamo una grave lacuna l’assenza, nel decreto, di riferimenti al diritto allo studio. Un’assenza – sottolinea –  che equivale a trascurare la realtà dei numerosissimi docenti precari che già lavorano. Senza contare, inoltre, l’onerosità dei Tfa che costano in media 2500 euro a partecipante”.
La Gilda, rimarca, infine, l’esigenza “visti i tempi stretti, di procedere all’emanazione dei decreti attuativi. Senza dimenticare – conclude – la necessità che le università sblocchino le risorse per l’attivazione dei corsi stessi”.

Le associazioni dei Presidi esprimono dubbi sul decreto legislativo 81/08

da Tecnica della Scuola

Le associazioni dei Presidi esprimono dubbi sul decreto legislativo 81/08
di Aldo Domenico Ficara
L’Anp della regione Piemonte afferma che “va restituita al più presto serenità alla scuola. I presidi garantiscono il servizio e ricevono avvisi di garanzia e multe, ma se chiudessero la scuola sarebbero denunciati per interruzione di servizio”
L’Associazione delle scuole autonome, Asapi, evidenzia che “ il decreto legislativo 81 non ha mai avuto le necessarie norme attuative per l’istruzione e le scuole si debbono arrabattare continuamente per poter adempiere ad obblighi per i quali non ci sono né soldi, né risorse. Esempi sono le ultime incombenze: i controlli dell’alcol-dipendenza e la formazione obbligatoria di tutti i lavoratori” .
L’Anp della regione Piemonte afferma che “va restituita al più presto serenità alla scuola. I presidi garantiscono il servizio e ricevono avvisi di garanzia e multe, ma se chiudessero la scuola sarebbero denunciati per interruzione di servizio”.
La Disal sulla vicenda riporta nel suo sito un articolo de La Tecnica della Scuola dal titolo “ Ds sotto inchiesta per violazione delle norme sulla sicurezza” evidenziando la drammatica attualità del problema. Quindi la mancanza di risorse finanziarie adeguate e le possibili denuncie per interruzione di servizio sono le osservazioni che alcune tra le principali associazioni di Dirigenti scolastici evidenziano in difesa dei colleghi indagati sulla vicenda delle carenze edilizie riscontrate negli istituti Vittorini di Grugliasco e Pascal di Giaveno. «Un atto dovuto», si dice in questi casi, frutto dell’inchiesta scaturita in seguito agli accertamenti strutturali su alcuni istituti superiori del torinese. Infatti, il Vittorini, chiuso dal 18 gennaio, è finito al centro dell’indagine del pm per la presenza di lana di vetro «potenzialmente cancerogena» nei controsoffitti, mentre al Pascal di Giaveno sono state riscontrate carenze strutturali in relazione al rischio sismico della zona, in quanto «le parti prefabbricate potrebbero sganciarsi e crollare».
A proposito di obblighi del datore di lavoro è bene ricordare che un punto molto caldo nelle nostre scuole è costituito dal livello di responsabilità del Dirigente scolastico sugli immobili, la cui manutenzione la legge affida agli enti locali o ad altri soggetti. Va inoltre ricordato che in questi casi la responsabilità del dirigente scolastico si esaurisce se ha provveduto ad effettuare una segnalazione precisa e puntuale dei problemi riscontrati e che devono essere risolti dal soggetto che ha dato in uso i locali e che è tenuto a garantire l’idoneità degli stessi.

Intesa sulle “aree a rischio”

da Tecnica della Scuola

Intesa sulle “aree a rischio”
di A.T.
Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal hanno firmato con il Miur l’accordo sulla ripartizione regionale dell’acconto della quota per il finanziamento di progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l’emarginazione scolastica.
In attuazione dell’intesa del 30 gennaio scorso (“Assegnazione alle II.SS. di un acconto sulla risorsa finanziaria per il finanziamento del MOF per l’a.s. 2012/2013“), Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal il 6 febbraio hanno firmato una nuova intesa col Miur per l’assegnazione alle scuole delle risorse per le “aree a rischio”, relativamente all’anno scolastico 2012/2013 (non ha firmato la Flc Cgil, presente all’incontro, che del resto non aveva sottoscritto neppure l’intesa del 30 gennaio).
In attesa della sottoscrizione definitiva del Ccnl siglato con l’Aran il 12 dicembre scorso, l’accordo prevede l’assegnazione alle scuole di un acconto di 24,66 milioni di euro sulla somma complessiva per il finanziamento relativo all’a.s. 2012/2013 dei progetti riguardanti le aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l’emarginazione scolastica, somma determinata nell’intesa del 30 gennaio scorso in 42,21 milioni di euro.
L’acconto è stato ripartito su base regionale, secondo una specifica tabella allegata all’intesa del 6 febbraio. Le restanti risorse, più le ulteriori disponibilità che dovessero residuare dal 2012, verranno ripartite con un successivo accordo.
La determinazione dell’acconto è stata determinata in base a percentuali che confermano i parametri, già definiti nell’a.s. 2011/2012, di tipo sociale, economico, sanitario e culturale nonché relativi ai dati Istat sulla incidenza della criminalità e gli indicatori relativi al sistema scolastico sia per la dispersione scolastica sia per gli alunni stranieri.
Le scuole potranno presentare i progetti entro il 25 febbraio 2013 agli Uffici scolastici regionali, secondo i criteri definiti dagli stessi Usr.
Entro il successivo 25 marzo gli Uffici scolastici regionali trasmetteranno al Ministero dell’istruzione i progetti approvati nel limite della risorsa complessivamente definita, per consentire l’assegnazione alle scuole dell’importo previsto nei progetti, che sarà erogato secondo le procedure del “cedolino unico”.

Tutti ammessi alle prove scritte del concorsone i non abilitati difesi dal Codacons

da Tecnica della Scuola

Tutti ammessi alle prove scritte del concorsone i non abilitati difesi dal Codacons
Lo ha deciso ieri il Tar del Lazio accogliendo il ricorso dell’associazione. Lo spiega in un comunicato di oggi il Codacons nel proprio sito. I docenti non abilitati che avevano fatto ricorso per essere ammessi al concorsone della scuola indetto dal Ministro Profumo, potranno accedere alle prossime prove scritte, che prenderanno il via l’11 febbraio
Lo ha deciso ieri la III sez. bis del Tar del Lazio, accogliendo il ricorso presentato dal Codacons per conto di un gruppo di candidati i quali, pur privi di abilitazione, avevano sostenuto e superato la prima prova preselettiva del concorso, ma non erano stati convocati per le prove scritte.
Scrive il Presidente Evasio Speranza nel motivare la sua decisione:
“considerato che le prove scritte, come dal diario pubblicato dal MIUR, prenderanno avvio il giorno 11 febbraio 2013; Ritenuto che sussistono i presupposti ex art. 56 per l’ammissione con riserva dei ricorrenti atteso che la prima camera di consiglio utile per la discussione della domanda cautelare proposta con l’istanza è prevista per il 21 febbraio 2013, vale a dire in data posteriore a quella in cui avrà inizio la prova scritta, ACCOGLIE la domanda cautelare monocratica ai fini della ammissione con riserva dei ricorrenti”.
Ora – spiega l’associazione – i candidati che avevano aderito al ricorso promosso dal Codacons, non solo hanno visto riconosciuti i propri diritti, ma potranno, al pari degli altri partecipanti, sostenere le prove scritte nonostante non siano stati convocati dal Ministero.

Il “Giorno del ricordo”

da Tecnica della Scuola

Il “Giorno del ricordo”
di A.T.
Con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 il Parlamento italiano ha istituito il “Giorno del ricordo”, che viene celebrato il 10 febbraio per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”.
Quest’anno la ricorrenza coincide con un giorno festivo (il 10 febbraio, infatti, è domenica) e pertanto le scuole sono invitate ad organizzare nei giorni precedenti o nella settimana successiva momenti di riflessione per diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare i loro territori.
Come ricorda il Miur in una nota dello scorso 30 gennaio relativa al “Giorno del ricordo”, è importante, attraverso lo studio e l’approfondimento valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.
È inoltre di grande rilievo sensibilizzare le giovani generazioni e fornire loro gli strumenti per analizzare un periodo tragico della storia italiana ed europea per poter ricordare ciò che è accaduto, non soltanto in relazione alla complessa vicenda del confine orientale, ed evitare il ripetersi di forme di violenza e razzismo.
Tra le varie iniziative, dalla segreteria del provveditore di Bergamo Patrizia Graziani ci viene comunicato che sabato 9 febbraio anche una delegazione della Consulta provinciale studentesca di Bergamo, dello Sportello Scuola-Volontariato, nonché una rappresentanza di alcuni istituti superiori bergamaschi saranno presenti (dalle ore 12.00) nell’aula consiliare di Palazzo Frizzoni, sede del Comune di Bergamo, in piazza Matteotti, per partecipare al previsto incontro con il Sottosegretario di Stato del Ministero degli affari esteri Staffan De Mistura, in occasione del “Giorno del ricordo”.

Uciim: proposte per la scuola

da Tecnica della Scuola

Uciim: proposte per la scuola
di Giuseppe Adernò
In vista della prossima legislatura l’Uciim (Unione cattolica degli insegnanti) ha redatto un documento nel quale elenca 10 punti “irrinunciabili per un rilancio della scuola in Italia e per un effettivo processo di crescita della società civile”.
Rimandando al documento completo del “Programma politico per la scuola”, che è inserito tra gli “Approfondimenti” nella colonna degli allegati, ecco una sintesi di quanto auspicato dall’Uciim:
1.       Riforma degli organi collegiali nel rispetto dell’autonomia scolastica e della professionalità dei docenti
2.       Riordino dello stato giuridico dei docenti in vista delle nuove forme di reclutamento, di una efficace azione di aggiornamento e formazione, di una revisione del Contratto nazionale di lavoro e la cooperazione delle associazioni professionali.
3.       Adeguato sviluppo della valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione
4.       Coerente e puntuale razionalizzazione del dimensionamento scolastico per un efficace presenza nel territorio
5.       Riduzione della dispersione scolastica
6.       Dialogo interculturale e apertura agli alunni di cittadinanza non italiana
7.       Progetto di formazione sull’uso delle nuovo tecnologie
8.       Attuazione delle indicazioni di “Cittadinanza e Costituzione”
9.       Accompagnamento dei docenti ai processi di cambiamento nell’organizzazione della scuola
10.   Redazione di un nuovo testo unico della scuola.
La scaletta dei 10 punti “irrinunciabili” ruotano attorno al valore dell’autonomia scolastica , processo sempre in fieri nell’attuazione del Piano dell’Offerta formativa a servizio della comunità scolastica, impegnata altresì nella costruzione di un curricolo verticale e di una dinamica costituzione di reti tra le diverse scuole.
Si auspica inoltre che a livello nazionale venga istituito il “Consiglio Nazionale della Scuola” (CNS) e a livello regionale il “Consiglio regionale del sistema educativo di istruzione e formazione “ (CoReSEIF)
Convinti che la qualità della scuola si consegue tramite la sempre maggiore competenza pedagogica e di didattica dei docenti la proposta dell’Uciim privilegia una qualificata ed efficace azione di aggiornamento e formazione per personale docente , secondo una visione sistemica e con i dovuti riconoscimenti e progressione di carriera.
Nello stato giuridico del docente la qualificazione professionale dovrebbe occupare il primo posto e costituire una costante motivazione per una processo di innovazione efficace e produttiva di positivi traguardi.
Un programma per la scuola non può non tener conto delle strategie per l’Europa 2020 che privilegia lo sviluppo dell’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; migliore utilizzazione delle risorse; centralità del lavoro e dell’occupazione ; ricerca della coesione sociale nel territorio; attivazione dell’agenda del digitale , scommessa per il futuro) e di un’agenda per le nuove competenze professionali in vista di un rinnovato sviluppo economico.
La rivalutazione ed il coinvolgimento delle associazioni professionali, portatrici di competente qualificate, di una ricca storia di esperienze sul campo e di idee innovative , secondo l’UCIIM è quanto mai necessaria per un nuovo cammino di risveglio della scuola, dopo le stanche e pesanti pause di rallentamento di questi ultimi anni.
Se la scuola, nonostante tutti i disagi è andata avanti ed ha conseguito al termine di ogni anno positivi traguardi di successi formativi lo si deve alla professionalità dei docenti e degli operatori scolastici che credono nella valenza sociale e formativa dell’istituzione scolastica e per essa spendono risorse professionali e competenze anche se non sempre riconosciute e apprezzate.
Rimettere la scuola nel circuito dello sviluppo dovrà costituire un impegno di governo che vuole garantire la crescita del Paese, se ciò non avverrà, la china verso il fondo sarà ancor più accelerata e credo che ciò non faccia piacere a nessuno.

Siglato l’accordo sulle “Linee guida in materia di tirocini”

da Tecnica della Scuola

Siglato l’accordo sulle “Linee guida in materia di tirocini”
di Lara La Gatta
Tra i soggetti promotori anche le istituzioni scolastiche e le Università
Il 24 gennaio scorso è stato siglato l’Accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano sul documento relativo alle “Linee guida in materia di tirocini”, previste dalla legge n. 92/2012 con l’obiettivo di stabilire degli standard minimi uniformi in tutta Italia delineando con maggiore chiarezza i contorni della materia.
Si possono distinguere tre tipologie di tirocini:
– tirocini formativi e di orientamento, svolti da soggetti che abbiano conseguito un titolo entro e non oltre i 12 mesi, finalizzati ad agevolare le scelte professionali e l’occupabilità dei giovani nella transizione scuola lavoro;
– tirocini di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, finalizzati a percorsi di recupero occupazionale a favore di inoccupati e disoccupati, anche in mobilità, nonché a beneficiari di ammortizzatori sociali sulla base di specifici accordi in attuazione di politiche attive del lavoro;
– tirocini di orientamento e formazione oppure di inserimento/reinserimento in favore di disabili, persone svantaggiate e richiedenti asilo politico o titolari di protezione internazionale.
Tutti i tirocinanti devono percepire un’indennità di partecipazione non inferiore a 300 euro e non possono sostituire i lavoratori con contratti a termine nei periodi di picco delle attività o sostituire lavoratori assenti per malattia, maternità o ferie. Il tirocinio, inoltre, non può essere utilizzato per attività lavorative per le quali non sia necessario un periodo formativo.
Tra i soggetti autorizzati la promozione dei tirocini sono ricompresi anche gli istituti di istruzione universitaria statali e non statali abilitati al rilascio di titoli accademici, e le istituzioni scolastiche statali e non statali che rilascino titoli di studio con valore legale.

Il TAR Calabria rigetta tutti i ricorsi contro il Concorso a ds

Reclutamento dirigenti

Il TAR Calabria rigetta tutti i ricorsi contro il Concorso a dirigente scolastico

Così come il TAR Lazio, anche il TAR Calabria ha respinto tutti i ricorsi circa presunte incompatibilità di alcuni componenti delle Commissioni giudicatrici. Le motivazioni sono analoghe a quelle adottate dal Consiglio di Stato quando ha riconosciuto che la “incompatibilità tra esaminatore e concorrente si può realmente ravvisare non già in ogni forma di rapporto professionale o di collaborazione scientifica, ma soltanto in quei casi in cui tra i due sussista un concreto sodalizio di interessi economici, di lavoro o professionali talmente intensi da ingenerare il sospetto che la valutazione del candidato non sia oggettiva e genuina, ma condizionata da tal cointeressenza” (Consiglio di Stato, sezione III, 20 settembre 2012, n. 5023).
In particolare, i ricorrenti al TAR Calabria avevano segnalato una presunta incompatibilità tra il Presidente della Commissione in quanto lo stesso aveva svolto funzioni di responsabile scientifico «in un corso di formazione per dirigenti scolastici espressamente esteso alla partecipazione dei docenti incaricati di funzioni vicarie». «Lo stesso presidente è stato, poi incaricato dall’U.S.R. per la Calabria come unico relatore anche di alcuni seminari di formazione per dirigenti scolastici in servizio nelle cinque province calabresi, da svolgersi nell’anno 2012, e nei quali risultano nominati referenti due docenti in servizio presso l’U.S.R. […] candidate al concorso de quo e incluse nell’elenco degli ammessi alla prova orale dello stesso».
Il TAR Calabria ha respinto completamente i ricorsi con la seguente motivazione: «Le situazioni di presunta incompatibilità prospettate […] non rientrano  in nessuna delle cause d’astensione previste dall’art. 51 c.p.c., né in quelle ulteriori ipotesi che sono state delineate dalla giurisprudenza al fine di meglio adattare la norma processualcivilistica allo specifico segmento concorsuale.
Del resto, in svariate situazioni afferenti alla materia concorsuale e non riferibili alle ipotesi specificatamente disciplinate dalla richiamata norma processuale, l’elaborazione giurisprudenziale è coralmente orientata nel senso dell’insussistenza di un  dovere di astensione da parte del  componente della commissione giudicatrice (Cons. Stato, sez. V 16 agosto 2011 n.4782; Cons. Stato, sez VI, 18 agosto 2010 n.5885; Cons. Stato sez VI 13 luglio 2011 n.2996; Cons. Stato sez. V 17 febbraio 2010 n.927; Cons. Stato, sez. VI 26 gennaio 2009 n.354).
In particolare il Consiglio di Stato ha escluso l’incompatibilità tra presidente della commissione e candidato, ritenendo ad esempio che non comporti l’obbligo di astensione di un componente la commissione giudicatrice di concorso, la circostanza che il commissario ed uno dei candidati abbiano pubblicato insieme una o più opere (C.S. Sez. V, 16 agosto 2011 n. 4782), o nel caso in cui il presidente abbia diretto il dottorato di ricerca espletato dal candidato poi risultato vincitore (C.S., Sez. VI, 24 maggio 2006 n. 3087); la collaborazione tra commissario e candidato comporta l’obbligo di astensione, in applicazione dell’art. 51 c.p.c., soltanto se essa implichi comunanza di interessi economici o di vita d’intensità tale da far ingenerare il sospetto che il giudizio sul candidato sortisca da conoscenza personale con il commissario e non da risultanze oggettive della procedura (Cons. Stato sez. VI 8 maggio 2011 n.2589)».
Finalmente la procedura concorsuale per il reclutamento dei dirigenti scolastici in Calabria può riprendere il suo percorso.

STOP A RIFORMA CLASSI CONCORSO? HA VINTO BUON SENSO

SCUOLA, GILDA: STOP A RIFORMA CLASSI CONCORSO? HA VINTO BUON SENSO

“L’intenzione da parte del Miur di rinunciare in questa legislatura alla riforma delle classi di concorso, se confermata, non può che trovarci d’accordo. Ha vinto il buon senso”. Con queste parole la FGU-Gilda degli Insegnanti commenta l’ipotesi circolata quest’oggi a Viale Trastevere.

“In più occasioni e pubblicamente – fa sapere il sindacato – abbiamo finora espresso la nostra contrarietà alla bozza di riforma sul tema e soprattutto alle inevitabili forzature per una sua rapida approvazione”.

Da parte della Gilda, dunque, l’auspicio “che l’intera materia delle classi di concorso possa essere ripresa dall’inizio”.