Valutazione della scuola, la fretta di Profumo

da l’Unità

Valutazione della scuola, la fretta di Profumo

Il Consiglio dei ministri approva le nuove norme nonostante Pd, Sel e Cgil avessero chiesto di rinviare al nuovo governo. Proteste per la carenza dei fondi

Mario Castagna

Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo sistema di valutazione della scuola dopo un lungo iter parlamentare e diversi mesi di gestazione. A nulla è valsa la richiesta di Cgil, Pd e Sel al ministro Profumo di sospendere la decisione e di lasciare la palla al prossimo ministro. Il nuovo sistema eredita gran parte delle preesistenti strutture di valutazione, come l’Invalsi che guiderà il processo elaborando le linee strategiche e definendo gli indicatori, e l’Indire a cui toccherà invece promuovere l’uso delle nuove tecnologie in ambito didattico per l’aggiornamento e la formazione dei docenti. Accanto a questi due sistemi si affianca un nuovo terzo canale di valutazione, ovvero gli ispettori. Un ruolo da protagoniste lo avranno anche le scuole che dovranno organizzare anche autonome procedure di autovalutazione. Per gli studenti e i docenti italiani si apre quindi una nuova fase. Molti di loro hanno già conosciuto in questi anni i questionari Invalsi, che ora verranno somministrati per valutare l’apprendimento degli studenti alla fine di ogni ciclo scolastico, nel secondo e nel quinto anno della scuola elementare, in prima e seconda media, ma anche al secondo e all’ultimo anno della scuola superiore. «La montagna ha partorito il topolino velenoso. È davvero incredibile la protervia e l’arroganza di un governo in limine mortis – ha denunciato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil – che ha scelto l’ipertrofia della tecnica di valutazione a danno del ruolo debole attribuito all’autonomia scolastica». Di tutt’altro avviso invece la Cisl-scuola che ha approvato il nuovo sistema di valutazione, pur esprimendo perplessità sull’assenza di adeguate risorse finanziarie che supporti l’autonomia degli istituiti. Sono in molti infatti a denunciare che, dopo molti anni di retorica sull’autonomia e la responsabilità delle scuole, il combinato disposto di un profluvio di prescrizioni tecniche e di pesanti tagli di bilancio, ha impoverito le scuole ed impedito qualsiasi esperimento migliorativo e trasformato la valutazione in uno strumento punitivo per le scuole che affrontano maggiori difficoltà di carattere sociale o territoriale. Dove la valutazione scolastica funziona, come in Francia, Gran Bretagna ed in altri paesi europei, le scuole che ottengono le peggiori performance ottengono dallo stato nazionale maggiori finanziamenti per colmare il divario. Il sistema italiano di valutazione purtroppo non prevede nulla di simile. Qual é allora il motivo per cui il ministro Profumo ha varato in tutta fretta il nuovo sistema di valutazione? Il comunicato stampa che il governo ha diffuso ieri dopo il consiglio dei ministri lo afferma molto chiaramente. L’approvazione del regolamento consente di rispondere agli impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea, per accedere ai fondi strutturali 2014-2020.

Concorso a cattedra, in arrivo altre polemiche e ricorsi

da Tecnica della Scuola

Concorso a cattedra, in arrivo altre polemiche e ricorsi
di Alessandro Giuliani
Mentre dal Miur arrivano conferme sull’assunzione dal 1° settembre della metà degli 11.542 vincitori e il Ministro insiste sull’approvazione di un nuovo concorso, giungono indiscrezioni su un’eccessiva disomogeneità nella valutazione degli scritti. Altro lavoro per i tribunali? Di sicuro lo produrrà Anief: per ripescare gli esclusi di primaria (la verifica d’inglese non era obbligatoria) e delle classi di concorso delle superiori che prevedono la prova di laboratorio (tempistica errata). In alcune regioni arrivano i primi esiti degli scritti.
Dopo la conclusione delle prove scritte, il concorso a cattedra sembrerebbe vivere un periodo di tranquillità. Con il Miur che ha confermato l’intenzione di procedere, Mef permettendo, già a fine agosto alle immissioni in ruolo di metà degli 11.542 vincitori. Con l’altro 50% che firmerebbe l’assunzione a tempo indeterminato 12 mesi dopo.
La notizia ha così distolto l’attenzione dalle critiche che nelle scorse settimane erano piovute sul concorso. Anche l’annuncio del ministro Profumo sulla volontà di lasciare il mandato a capo del Miur solo dopo aver predisposto le basi per l’attuazione delle nuove procedure (con maggiore autonomia delle regioni, posti certi e idonei non assunti destinati a decadere con l’indizione di ogni nuovo bando) che porteranno alla realizzazione di una nuova stagione concorsuale già a partire dal prossimo autunno, ha contributo a distendere gli animi.
Come, pure, l’annuncio degli esiti delle prove scritte in tempi record. Su questo punto, tra l’altro, viale Trastevere sembra essere stato di parola. In Veneto, ad esempio, per la classe di concorso A020 (Discipline Meccaniche) sono già stati comunicati, con l’indicazione dei nominativi della ventina di ammessi alla prova successiva di laboratorio (da svolgere in gruppi convocati tra metà marzo e metà aprile), a fronte di oltre 100 partecipanti agli scritti. L’Usr della Basilicata ha invece comunicato, sempre ufficialmente, che “gli esiti della prova scritta e il calendario della prova pratica” per la A033 (Tecnologia, la ex educazione Tecnica delle scuole medie) saranno pubblicati subito dopo Pasqua: il prossimo 8 aprile.
Sull’attuale selezione diretta, tuttavia, qualche polemica starebbe già montando. Come quella che riguarda la poca uniformità nella valutazione delle verifiche scritte. Il Miur ha infatti comunicato alle commissioni le linee generali: dei criteri di valutazione, attraverso indicatori standard (pertinenza, correttezza linguistica, completezza e originalità), che ogni singolo raggruppamento di commissari e presidenti ha fatto propri. E contestualizzati, in base alle peculiarità della disciplina.
Ma qui nascono i problemi. La libertà di interpretazione delle indicazioni ministeriali starebbe infatti producendo un’eccessiva disomogeneità nella valutazione delle stesse prove. Con il rischio che un elaborato corretto nel Lazio potrebbe essere giudicato diversamente se corretto in Lombardia rispetto a quello verificato dalle commissioni della Sicilia o dell’Abruzzo.
Ma i problemi non finiscono qui. Attraverso dei rumors è trapelato che le griglie di correzioni preparate da alcune commissioni sarebbero addirittura incappate in errori numerici: quella in Umbria, incaricata di seguire le sorti per diventare docente di scuola d’infanzia, consentirebbero ad esempio, sempre tenendo conto i cinque descrittori indicati dal Miur, di acquisire il punteggio massimo. Se così fosse, se le indiscrezioni fossero accertate, si tratterebbe di una leggerezza che i commissari rischierebbero di pagare cara. I ricorsi, infatti, sarebbero garantiti. E le possibilità che vengano accettati sarebbero molto alte.
A proposito di ricorsi, l’Anief, che ha già patrocinato con esito positivo quelli presentati da migliaia di candidati, in particolare di chi nelle preselettive di metà dicembre aveva conseguito tra 30 e 34,5 punti, fa intendere che nei prossimi giorni ci sarà altro lavoro per i tribunali. A fornirlo saranno i candidati esclusi della primaria e delle classi della scuola superiore A020, A033, A034, A059, A060, A025, A028, C430, A038, A047, A049.
Secondo l’associazione sindacale guidata da Marcello Pacifico, per l’accesso alla scuola primaria “può essere sostenuta una prova facoltativa scritta e orale di accertamento della conoscenza di una lingua straniera; per la scuola superiore, può essere prevista una prova ulteriore grafica o pratica che deve essere valutata congiuntamente alla prova scritta; soltanto al termine di entrambe deve essere conseguito il punteggio complessivo di almeno 28/40. Da Roma, invece, si è deciso di inserire nel bando di concorso (D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012) da una parte (art. 7, c.3) la prova obbligatoria in lingua straniera nelle prove scritte del 1 marzo per la scuola primaria, dall’altra (art. 9, c. 2) di scorporare le prove laboratoriali dalle prove scritte per la scuola superiore per valutare preliminarmente i prime tre quesiti prima dell’accesso alla successiva prova pratica”. L’Anief, insomma, non ha dubbi: “entrambe le decisioni sono illegittime, ovvero contra legem”.
Il sindacato degli educatori in formazione, pertanto, invita “tutti i candidati che saranno esclusi dall’ammissione agli orali per la scuola primaria per colpa della cattiva valutazione della prova in lingua inglese e tutti i candidati della scuola superiore che non saranno ammessi allo svolgimento della prova laboratoriale” a giocarsi la carta del ripescaggio.

Contrattazione di istituto ancora ferma

da Tecnica della Scuola

Contrattazione di istituto ancora ferma
di R.P.
Nonostante l’accordo sottoscritto a fine gennaio fra sindacati e Ministero in materia di fondo di istituto, in moltissime scuole la contrattazione non è ancora ripresa. L’Usr della Campania ha scritto alle scuole per dire che la contrattazione si può fare solo sull’acconto e non sull’intera somma disponibile.
La vicenda del fondo di istituto 2012/2013 sembra davvero non avere fine.
Con l’accordo Ministero-sindacati di fine gennaio, pareva che nelle scuole la contrattazione integrativa potesse prendere avvio rapidamente e invece, a distanza di 40 giorni, siamo sempre al punto di partenza.
Il problema è che il CCNL del 12 dicembre 2012 non è ancora stato registrato definitivamente e quindi non è possibile sapere con esattezza a quanto ammonti il fondo di istituto dal quale, come è noto, sono state ricavate le risorse necessarie per finanziare il riconoscimento degli scatti stipendiali.
Oltretutto l’accordo di fine gennaio prevedeva che alle scuole venisse erogato un primo acconto delle risorse disponibili.
A quel punto i sindacati si sono subito affrettati a rassicurare tutti sul fatto che, comunque, la contrattazione per il 2012/2013 si sarebbe potuta condurre facendo riferimento all’intero ammontare del fondo e non solo all’acconto.
Ma non tutti hanno condiviso questa interpretazione.
L’Ufficio scolastico regionale per la Campania, per esempio, ha trasmesso alle scuole il prospetto con le somme spettanti a ciascuna istituzione scolastica con una precisa indicazione: “Le contrattazioni di istituto devono essere effettuate esclusivamente sull’importo assegnato in acconto, in attesa della registrazione del’accordo ARAN del 12 dicembre, che consentirà l’esatta definizione degli 8 dodicesimi rimodulati, con la conseguente assegnazione del saldo, che dovrà essere oggetto di una ulteriore contrattazione”.
Sta di fatto che, a causa dell’incertezza, nella maggior parte delle scuole la contrattazione sta procedendo molto a rilento e quasi certamente si concluderà in prossimità del termine delle lezioni con il risultato che per quest’anno docenti e Ata svolgeranno incarichi aggiuntivi senza sapere se per tali attività saranno in qualche modo retribuiti.

Sistema Valutazione, la Uil teme lo scontro ideologico: meno procedure e più peso ai prof

da Tecnica della Scuola

Sistema Valutazione, la Uil teme lo scontro ideologico: meno procedure e più peso ai prof
di A.G.

Secondo il segretario generale del comparto scuola, Massimo Di Menna, bisogna superare l’attuale assetto di mera verifica burocratica. E mettere invece gli insegnanti al centro del nuovo modello. Servono poi risorse e linee di indirizzo.
Mettere gli insegnanti al centro del riordino del sistema nazionale di valutazione. A chiederlo è il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, a ridosso dell’approvazione del provvedimento avvenuta attraverso il via libera del Consiglio dei ministri dell’8 marzo. Il sindacalista si augura che sul piano pratico l’aver incaricato Invalsi, Indire e corpo ispettivo di un ruolo così delicato non comporti un incremento delle “procedure”, ma serva soprattutto a valorizzare il ruolo dei docenti. A dare “più peso agli insegnanti”.
Per passare dal testo approvato alla sua effettiva utilità – continua Di Menna – serve una forte sburocratizzazione e il necessario sostegno finanziario. Gli insegnanti, a livello di reti di scuole, devono essere parte attiva del nuovo sistema”.
Secondo il leader della Uil Scuola, il nostro Paese dovrebbe guardare anche oltre i propri confini. “Rispetto agli altri paesi europei – sottolinea – l’Italia è in ritardo e destina quantità di risorse finanziarie di molto inferiori, un gap che va rapidamente colmato”. Per tali motivi sarà fondamentale e “indispensabile indirizzare risorse per rendere efficace l’intero sistema”.
Coloro che si occuperanno di valutazione, sempre secondo Di Menna, dovranno quindi “svolgere un’azione di supporto e monitoraggio per le scuole e per gli insegnanti”. Senza sconfinare. Perché saranno poi direttamente le scuole a “superare l’attuale assetto di verifica burocratico-procedurale ed assumere centralità, nell’aspetto tecnico-professionale, nella didattica, negli esiti formativi”.
E quando si parla di scuole, il riferimento primario è ai docenti che vi operano. Per questo, il sindacalista della Uil Scuola ritiene che “debba essere rafforzato il ruolo degli insegnanti”, i quali “a livello di reti di scuole, devono essere parte del nuovo sistema di valutazione”.
Di Menna ritiene fondamentale che non si arrivi alla sovrapposizione dei ruoli: “va evitato lo scontro ideologico che può avere come effetto la conservazione dell’attuale arretratezza burocratica che appesantisce il lavoro degli insegnanti”.
I rischi cui fa riferimento il segretario della Uil Scuola sono reali: molti docenti potrebbero infatti sentirsi prevaricati, quasi “controllati”, dagli enti esterni introdotti attraverso il nuovo regolamento sulla valutazione. Spetterà al Miur fare da filtro, adottando delle misure applicative del testo approvato tali da garantire che ciò non avvenga. In caso contrario lo scontro sarebbe inevitabile.

Flc Cgil: Il prossimo governo aumenti l’obbligo a 18 anni

da Tecnica della Scuola

Flc Cgil: Il prossimo governo aumenti l’obbligo a 18 anni
“Occorre ridare centralità all’intervento pubblico finalizzato a fare del lavoro e dei saperi i pilastri del benessere e della democrazia”. Così il segretario generale dalla Flc-Cgil, Domenico Pantaleo
“Sulla conoscenza è arrivato il tempo di una netta inversione di tendenza rispetto alle scelte devastanti dei governi Berlusconi e Monti sonoramente sconfitte dal voto – dice il dirigente Cgil in una nota diffusa in mattinata –. Occorre ridare centralità all’intervento pubblico finalizzato a fare del lavoro e dei saperi i pilastri del benessere e della democrazia”.
Per questo occorre superare “le controriforme della Gelmini e innalzare i livelli d’istruzione e formazione portando l’obbligo scolastico a 18 anni”; investire poi “20 miliardi di euro in cinque anni nella conoscenza e nella ricerca” e dare “priorità all’investimento per il diritto allo studio, cancellando il fondo del merito e i prestiti d’onore”.
“Vogliamo eliminare la precarietà” aggiunge Pantaleo annunciando per il 10 aprile un presidio davanti al ministero della Pubblica istruzione per rivendicare appunto “piani di stabilizzazione dei precari e l’aumento degli organici in tutti i comparti della conoscenza”. Occorre insieme “restituire dignità sociale e salario a tutti lavoratori della conoscenza rinnovando i contratti nazionali”.
“Su questi temi – è la conclusione – vogliamo continuare a confrontarci con tutte le forze politiche con la consapevolezza che non si può più galleggiare ma serve al paese un radicale cambiamento. Allo stesso tempo bisogna fermare il ministro Profumo che violando le più elementari norme democratiche procede in modo autoritario con provvedimenti assurdi e finalizzati a indebolire l’istruzione e la ricerca pubblica”.

CCNI mobilità: si firma l’11 marzo

da Tecnica della Scuola

CCNI mobilità: si firma l’11 marzo
di R.P.
Subito dopo il Ministro potrà firmare l’ordinanza applicativa. Per le domande ci sarà tempo trenta giorni.
Le organizzazioni sindacali sono state convocate per la giornata dell’11 marzo presso la sede del Ministero per la sottoscrizione definitiva del contratto integrativo sulla mobilità 2013/2014. Salvo imprevisti dell’ultimo momento subito dopo dovrebbe essere firmata l’ordinanza che recepisce l’accordo. A quel punto si potranno presentare le domande di mobilità.

8 Marzo 2013 dalla parte delle bambine

8 Marzo 2013 dalla parte delle bambine

di Claudia Fanti

Nel web circolano immagini di donne giovani e belle accompagnate da didascalie del tipo “io l’8 ogni giorno”. Sono alte, snelle, con volti che comunicano malinconia, tristezza, inquietudine, preoccupazione per un presente nemico e violento che potrebbe annientare tanto splendore…mi vien fatto di pensare a tutte le donne che potrebbero dire “l’8 da un tempo ormai lontano per la società, composta anche dai miei cari  prima giovani e ora resi fragili e indeboliti da politiche dissennate, nonostante i miei immani sforzi per trovare un’armonia fra condizioni economiche e  vita il più possibile dignitose”.

Questa seconda tipologia di donne ha le rughe, frequentemente ha disturbi e malattie, non ha denaro per curarsi, ma tira avanti senza poesia e senza più bellezza, né la propria né quella a cui non può accedere a causa delle ristrettezze economiche, e cioè quella dell’arte e della cultura in generale. D’altra parte se le donne occidentali sono malconce, lo sono ancor più le altre, quindi? La strada è impervia anche se le difficoltà sono sapientemente edulcorate dai media e dalla rappresentazione che essi offrono della figura femminile.

Guardo le bambine della mia classe: sono piccole, fragili e francamente, osservandole, vien voglia di abbracciarle per la loro determinazione ad apprendere,  per la costanza nel voler migliorare i propri risultati. Sono meravigliose proprio per la loro non consapevolezza della propria bellezza, del proprio essere capolavori colorati e affascinati dal sapere, con gli occhi spalancati sul mondo.

Sono collaborative, solidali, pronte a sostenere i compagni in difficoltà, sono in gran parte materne, pazienti, piuttosto ordinate… tutte caratteristiche che si ritengono appartenere alle donne…

E forse le loro competenze sociali che affiancano le altre sono e saranno la loro forza e la loro debolezza insieme. Sì, perché vedo le anziane ogni giorno impegnate a sostenere i piccoli nipoti e gli anziani più anziani di esse. Le vedo caricarsi sulle spalle tutte le responsabilità di famiglie che sempre più soffrono l’attuale crisi economica, come sempre è stato del resto.

Le vedo coi volti segnati, con le pieghe agli angoli delle labbra, con le occhiaie sempre più profonde; le sento respirare con quel lieve affanno nel parlare, con la voce logorata dal fumo di qualche sigaretta usata più come pacificatore che non per vizio…nascondono le loro occupazioni e preoccupazioni, la loro rabbia per una politica che non le pensa e non considera il loro immane sforzo per far quadrare il bilancio familiare, non si interessa dei problemi di loro stesse e dei loro cari. Le ascolto mentre mi dicono che non sopportano i rapporti muscolari dei vari partiti e protagonisti, non sopportano più la baldanzosa superficialità di alcuni personaggi vecchi e nuovi che fanno politica.

Le anziane sono pragmatiche, critiche, con una volontà cocciuta che le aiuta e le ha aiutate nella Storia. Attendono un segno che consenta loro di poter finalmente riposare, scegliere, proiettarsi in un futuro fuori dai luoghi di lavoro per poter raccogliere i propri pezzi di vita seminati ovunque.

Nelle mie fatiche quotidiane per essere sempre vicina al mondo dei bambini e delle bambine ho sempre dato grande valore e energie all’insegnamento della Storia. Non ne sono pentita per molti motivi, uno fra tutti quello che verifico ogni giorno e cioè che i piccoli sono profondamente interessati a scoprire le radici della loro esistenza e anche a esprimere opinioni e a trovare un modo sempre più raffinato per carpire i “segreti” della lingua, l’etimologia delle parole, l’utilizzo delle stesse, l’originale ricerca della metafora per scendere nei meandri della propria storia, della vita e dei rapporti familiari, del come si sono formati e da quali presupposti sono scaturiti.

Le bambine sono le più entusiaste nel constatare l’evoluzione dei costumi, le pause, le cadute e le risalite nella storia delle abitudini e delle consuetudini. Esse sono un po’ lo specchio della storia delle donne che dalla parte delle oppresse sono state le più motivate a cambiare, a risalire la china in una società organizzata dagli uomini.

Esse manifestano un’inclinazione alla critica e alla riflessione sugli avvenimenti. Pongono serie domande su ciò che l’attualità propone loro, conversano e si animano se ascoltano le notizie che provengono dai media.

Trovo poco democratico, come del resto molto altro, l’aver “fermato” la primaria allo studio della Storia di Roma. Mi pare assurdo e contraddittorio in particolare se si pensa a quanta enfasi viene posta sulla modernità, sulla tecnologia, sulla pretesa di avviare un’istruzione tesa a un’apertura verso i social network e la comunicazione in rete.