Edilizia scolastica – Miur firma direttiva per utilizzo fondo immobiliare

Edilizia scolastica – Miur firma direttiva per utilizzo fondo immobiliare, le modalità per accedere ai contributi

Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha firmato una direttiva per interventi di edilizia scolastica attraverso l’utilizzo dello strumento del fondo immobiliare, requisito  vincolante per la concessione del contributo  da parte del Miur.
Per tale finalità il Miur ha destinato 38 milioni di euro, attualmente disponibili sugli appositi capitoli di bilancio facenti capo  al Miur.  La Direttiva sarà pubblicata nei prossimi giorni sulla G.U..Per accedere ai contributi gli Enti locali/Regioni dovranno presentare richiesta, all’indirizzo di PEC:dppr@postacert.istruzione.it – entro il termine di 15 giorni dalla pubblicazione della direttiva sulla Gazzetta Ufficiale, specificando l’importo del contributo richiesto ed inviando il modello di protocollo di intesa (disponibile in G.U.), nel quale dovranno essere espressamente indicati gli interventi da realizzare ed il relativo costo totale.
Il contributo è concesso previa valutazione della congruità della domanda, secondo lo stretto ordine cronologico di ricevimento delle richieste, fino ad esaurimento delle risorse disponibili e, per ciascun Ente locale/Regione, non può eccedere il 25% del costo totale previsto per la realizzazione degli interventi né essere superiore a quanto richiesto e, comunque, superare l’importo complessivo di 5 milioni di euro.
Le risorse verranno modulate in rapporto all’entità del fondo. Gli Enti locali e le Regioni che hanno diritto al contributo, dovranno successivamente sottoscrivere formalmente con il MIUR il Protocollo di Intesa. Con la sottoscrizione del protocollo, per poter accedere ai contributi, l’Ente locale o la Regione si impegna a definire, promuovere ed attivare l’esecuzione di un progetto di edilizia scolastica, consistente:nella realizzazione di interventi di rigenerazione del patrimonio immobiliare scolastico di competenza, destinato all’istruzione statale, che comprendano anche interventi di costruzione di nuovi edifici scolastici da destinare anch’essi all’istruzione statale;
nell’uso dello strumento del fondo immobiliare per la realizzazione dei suddetti interventi, da costituire attraverso una Società di gestione del risparmio, appositamente individuata dall’Ente locale/Regione tramite procedure ad evidenza pubblica. Al fondo saranno conferiti e/o apportati da parte dell’Ente locale /Regione, immobili da valorizzare, aree pubbliche per le nuove costruzioni ed ogni eventuale ulteriore cofinanziamento. (com)

CHI VALUTA IL VALUTATORE

CHI  VALUTA  IL  VALUTATORE

La CiVIT ha pubblicato la “Relazione annuale sull’attività svolta; Anno 2012 (Art. 13, comma 9, del D. Lgs. n. 150 del 2009):

http://www.civit.it/wp-content/uploads/INVALSI.pdf

La relazione comprende anche 56 rapporti specifici, dedicati a ciascuna delle amministrazioni monitorate, tra cui l’INVALSI (che dovrebbe valutare le singole scuole).

Di seguito sono riportate alcune parti tratte dal rapporto sull’INVALSI:

Dall’analisi dei documenti del ciclo della performance dell’INVALSI emergono alcune criticità, di seguito riportate.

Nel Piano sono individuate due aree strategiche e sono definiti piani operativi di attività, ma si rileva l’assenza di obiettivi strategici e operativi. Questo elemento incide sulla possibilità di misurare e valutare il grado di realizzazione della propria strategia….

 

…….il Piano contiene gli obiettivi individuati per il personale dirigenziale, ma ad essi non vengono, poi, associati indicatori e target……

 

Inoltre, al momento della pubblicazione del Rapporto generale sull’avvio del ciclo di gestione della performance 2012 non risultava adottato, per il 2012, il Piano Triennale per la Trasparenza e l’Integrità……

 

 il presidente provinciale

prof. Giuseppe Guastini

Scuola e tagli agli organici

Scuola e tagli agli organici

La FLC CGIL MOBILITA I PRECARI: IL 10 APRILE A ROMA

PERSONALE DOCENTE: Nell’incontro che venerdì 22 marzo il MIUR ha avuto con i sindacati, è stata  comunicata l’informativa sulle dotazioni organiche del personale docente con le tabelle dei tagli suddivisi per regione. Anche se la legge n.111/2011 non ha fissato altre misure di contenimento e/o di riduzione le dotazioni organiche relativa all’ anno scolastico 2013/2014 sono state determinate mantenendo, a livello nazionale, la consistenza delle dotazioni fissate per l’anno 2011/2012 per cui:

  1. L’anno prossimo in Italia saranno confermati i 600.839 docenti di quest’anno
  2. In Puglia però, come in altre 5 regioni meridionali,  ci sarà comunque un taglio agli organici determinato dal calo nelle iscrizioni degli alunni
  3. In Puglia ci sarà un taglio di 353 docenti così riparititi:

Infanzia

7200

7149

-51

primaria

13437

13298

-139

Media

10127

10021

-106

superiori

15972

15915

-57

-353

 

 

 

Ma cosa accadrà nella nostra provincia: al momento le incognite e le variabili sono numerose, ma non tanto da impedirci di provare a fare due conti almeno sulla scuola primaria.

Innanzitutto possiamo prevedere per la provincia di Bari una quantificazione del taglio superiore alle 100 unità probabilmente il taglio sarà di 120/130 docenti

Ad aggravare la situazione lavorative e le prospettive di stabilizzazione per il personale docente barese va inoltre ricordato il dato sui pensionamenti perché  a fronte dei 651 pensionamenti dello scorso anno e dei 967 docenti di due anni fa, quest’anno il dato è di sole 308 unità per cui per il prossimo anno si ridurranno quasi a zero le aspettative di assunzione a tempo indeterminato e determinato.

Con questi dati anche le speranze di mobilità da fuori provincia saranno praticamente ridotte al lumicino e perfino l’attuale concorso bandito dal Ministro Profumo rischia di non avere posti sufficienti: altro che nuovo concorso per il ringiovanimento del corpo docente!

PERSONALE ATA: Per il personale ATA la situazione è ancora più drammatica, in particolare per il personale di segreteria e dei laboratori.  Il ministro Profumo, il giorno prima delle sue dimissioni, decide di compiere un atto gravissimo: non solo ha determinato le mancate immissioni in ruolo del personale Ata, ma ha emanato un decreto con cui ha previsto il passaggio nei ruoli ATA dei docenti inidonei fuori ruolo della scuola ed i titolari nelle classi di concorso C999 e C555! Il risultato di questa operazione nella provincia di bari parla da sé: per 52 posti di assistente amministrativo ci sono  ben 145 docenti inidonei! Come dire: per il personale di segreteria saltano tutte le previsioni di immissione in ruolo per i prossimi anni!

VERGOGNA!

Per un ministro di un governo dimissionario che decide di firmare come suo ultimo atto proprio questo decreto!

A fronte di questa situazione per la FLC CGIL due operazioni sono prioritarie:

  1. “riformare” la riforma Fornero per consentire ai giovani l’accesso al lavoro
  2. investire nel sistema dell’istruzione per restituire alle scuole organico e risorse

Su questi obiettivi si fonda la mobilitazione della FLC CGIL che prevede un presidio del personale precario dei nostri comparti il 10 aprile a Roma presso il Ministero dell’Istruzione.  La FLC CGIL di  Bari sarà presente!

CLAUDIO MENGA
s.g. FLC CGL BARI

Ricerca, firmato decreto per favorire la mobilità tra personale delle università ed enti pubblici di ricerca

Ricerca, firmato decreto per favorire la mobilità tra personale delle università ed enti pubblici di ricerca

Profumo: “Nuova opportunità per creare un sistema della ricerca nazionale più forte e competitivo sul piano europeo”

(Roma, 29 marzo 2013) Nuove opportunità di scambio e interazione tra personale delle università e degli enti pubblici di ricerca. E’ quanto prevede il decreto firmato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo, per consentire a professori e ricercatori universitari a tempo pieno di svolgere attività di ricerca presso un ente pubblico e ai ricercatori di ruolo degli enti pubblici di ricerca di svolgere attività didattica e di ricerca presso un’università. L’obiettivo è favorire l’osmosi delle esperienze tra enti e atenei, aprendo barriere e creando un sistema della ricerca italiano più competitivo, meno frammentato e più capace di misurarsi in Europa.

Il nuovo sistema consentirà alle università di poter ampliare e migliorare la propria offerta formativa attraverso il contributo diretto dei ricercatori degli enti, che trasferiranno agli studenti i risultati delle loro ricerche, spesso sviluppate in stretta connessione con le imprese. I vantaggi per gli enti di ricerca, invece, sono quelli di avere una maggiore apertura verso gli studenti, che potranno svolgere progetti di tesi, tirocini e attività di laboratorio utilizzando le strutture e le apparecchiature degli enti.

I contenuti del decreto:

Le singole convenzioni possono interessare più dipendenti di entrambi gli enti firmatari.

Per il periodo di durata delle convenzioni, ai soggetti interessati viene riconosciuto il trattamento economico e previdenziale in godimento presso l’ente o ateneo di appartenenza.

Le convenzioni hanno durata minima di un anno e sono rinnovabili fino a un massimo di cinque anni consecutivi.

Per il periodo di durata della convenzione non ne potranno essere stipulate altre che riguardino la stessa persona, né sarà possibile avviare procedure per la copertura della posizione ricoperta dallo stesso lavoratore interessato dalla convenzione.

Ai fini della verifica del possesso dei requisiti di docenza, i ricercatori di ruolo degli enti di ricerca possono essere conteggiati in proporzione all’attività didattica svolta presso l’ateneo; agli stessi fini i professori e i ricercatori universitari sono conteggiati in proporzione all’attività didattica svolta presso l’ateneo.

Il decreto si applica agli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, alle università statali, inclusi gli istituti universitari a ordinamento speciale, e alle università non statali legalmente riconosciute, ovvero, per quanto non già espressamente previsto dalla normativa vigente, alle università straniere e ai centri internazionali di ricerca.

“Con questo decreto – afferma il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo – si apre una nuova stagione di relazioni, basata sulla possibilità che docenti universitari e ricercatori degli enti, con le loro specificità, si integrino nelle attività quotidiane per creare un sistema della ricerca nazionale più forte e più competitivo sul piano europeo, e con attività di formazione più connesse ai risultati delle ricerche in sviluppo del nostro Paese. Queste possibilità di lavoro, in enti e atenei contemporaneamente, sono denominate nei paesi anglosassoni double appointment, e si possono estendere anche a università e enti di altri Paesi, con l’obiettivo – conclude il ministro – di favorire l’internazionalizzazione del nostro sistema di formazione e ricerca”

“Esprimo grande soddisfazione per la conclusione dell’iter del provvedimento – commenta il presidente della Conferenza dei Rettori, Marco Mancini – soprattutto perché consentirà una interazione stretta tra il sistema degli atenei e gli enti di ricerca in un momento in cui ci stiamo apprestando, in condizioni obiettivamente molto difficili, a competere per i nuovi progetti europei di Horizon2020”.

“A nome degli Enti di Ricerca vigilati dal MIUR – commenta il vicepresidente della Consulta, Fernando Ferroni (INFN) – voglio ringraziare il Ministro Profumo per aver dotato il sistema della ricerca italiano di questa opportunità che permette di rafforzare in modo sostanziale il legame tra enti e università, e che avrà l’effetto di rendere più visibile e competitivo il nostro sistema ricerca in Europa e nel mondo.”

Alcuni ulteriori chiarimenti:

  • Le Convenzioni devono essere approvate dal Cda dell’Università e dal Cda, o organo similare, dell’Ente;
  • La durata per soggetto è complessivamente di 5 anni, pertanto i rinnovi per lo stesso soggetto sono possibili entro i 5 anni (es. 3+2, 1+4, ecc);
  • Nel corso della convenzione non si può procedere all’inserimento di nuovo/i soggetti, ma occorre, nel caso, procedere con la sottoscrizione di una nuova convenzione, così come per ogni altro caso di modifica di quanto previsto nella convezione;
  • Ai fini della valutazione (VQR) si tiene conto dell’impegno prestato presso l’Università o presso l’Ente (ugualmente si procede nei casi di incarichi a tempo parziale). I sistemi informatici rileveranno i dati necessari alla valutazione;
  • Il trattamento economico e previdenziale è a carico dell’università o dell’ente che riceve la prestazione. Soluzioni che prevedono la modalità del rimborso semplificano la gestione, evitando passaggi temporanei tra i sistemi contabili (“paghe e contributi” e rendiconto annuale) per il tempo della convenzione, con aggravio di elaborazioni anche ai fini di carriera, previdenziali e pensionistici.

EDILIZIA SCOLASTICA: IL MIUR ACCELERA SUI FONDI IMMOBILIARI

EDILIZIA SCOLASTICA, DI GIORGI (PD): “IL MIUR ACCELERA SUI FONDI IMMOBILIARI,
38 MILIONI DI CONTRIBUTI PER REALIZZARE NUOVI ISTITUTI”.
La senatrice Pd: “Con questo strumento e con l’allentamento del patto di stabilità possibile rilanciare la costruzione e la ristrutturazione del patrimonio scolastico degli Enti locali”

“Il ministro Profumo ha stanziato 38 milioni per contribuire alla realizzazione di nuove scuole attraverso lo strumento dei fondi immobiliari. Un’occasione importante per molti enti locali , come Firenze, che aveva già firmato il protocollo d’intesa con il Ministero lo scorso 1° marzo”. Rosa Maria Di Giorgi, senatrice del Pd, giudica favorevolmente la direttiva del Miur, che accelera le procedure per la nascita dei fondi immobiliari.
“L’edilizia scolastica – spiega la senatrice Pd – è una delle nostre priorità del nostro partito. Anche per questo stiamo portando avanti un programma indirizzato all’allentamento del patto di stabilità in quest’ambito e perché i pagamenti delle pubbliche amministrazioni si rivolgano prioritariamente a aziende e liberi professionisti. Dalla Commissione speciale di conversione in ddl dei decreti legge, istituita dal Parlamento, giungono notizie positive in tal senso e già la prossima settimana si potrebbe arrivare ad uno sblocco dei pagamenti”.
Il progetto del Ministero prevede che le risorse per la realizzazione degli edifici scolastici, oltre che con una contribuzione del Miur, siano reperite ricorrendo a strumenti finanziario-immobiliari innovativi, quali la costituzione di un fondo immobiliare destinato alla valorizzazione del proprio patrimonio, oppure la conclusione di contratti di partenariato pubblico-privato quali, per esempio, la gestione in project financing o il contratto di disponibilità. Opzioni che permetteranno di sganciare gli investimenti sull’edilizia scolastica dell’amministrazione dal patto di stabilità.
L’obiettivo del fondo immobiliare è quello di permettere di ammodernare e recuperare il patrimonio immobiliare scolastico esistente e costruire nuovi edifici dotati di architetture interne innovative, capaci di sostenere i processi di digitalizzazione delle scuole e della didattica, includendo il miglioramento energetico e l’adeguamento antisismico.
Il protocollo prende spunto dall’articolo 53 del decreto legge 9/2012 (convertito in legge il 4 aprile 2012), che prevede un piano nazionale di edilizia scolastica da sviluppare su indicazione degli enti locali.

I pediatri: prevenire il bullismo dalla scuola media

da LaStampa.it

I pediatri:  prevenire il bullismo   dalla scuola media

roma

Il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni in crescita anche in Italia: da una recente indagine di Ipsos per Save the Children emerge che il 72% degli adolescenti e giovanissimi italiani lo avverte come il fenomeno sociale più pericoloso del proprio tempo e che almeno 4 ragazzi su 10 sono stati testimoni di atti di cyberbullismo da parte di coetanei. Ma bullismo e cyberbullismo sono due facce della stessa medaglia, da prevenire fin dalla scuola media, avverte la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps). Quando le azioni di bullismo si verificano in rete si parla di cyberbullismo, una forma di prevaricazione volontaria e ripetuta che avviene tramite i nuovi mezzi di comunicazione (email, sms, telefonate, social network e web in generale).

«Per arginare e soprattutto prevenire il fenomeno del bullismo in tutte le sue forme – sostiene Giuseppe Di Mauro, pediatra e presidente Sipps – è fondamentale che le famiglie e la scuola agiscano insieme in un percorso condiviso, per sensibilizzare ed educare i ragazzi a un uso corretto e consapevole delle nuove tecnologie già a partire dalla scuola media».

«Il bullismo – sottolinea Piercarlo Salari, pediatra consultoriale a Milano e membro Sipps – non è un semplice atteggiamento aggressivo e prepotente, ma un comportamento che viene messo in atto in modo volontario, si ripete nel tempo e sfrutta consapevolmente alcune caratteristiche di superiorità rispetto alla vittima, come l’età, la forza fisica e, nel caso del cyber bullismo, la popolarità in rete, spesso legata al numero di contatti acquisiti o di fan. Sono innumerevoli gli episodi che leggiamo nelle pagine di cronaca, ma sono molti anche i casi in cui la vittima di violenza e la sua famiglia non trovano il coraggio di opporsi e denunciare. Per contrastare il bullismo è però necessario che genitori e insegnanti imparino a riconoscerlo correttamente e con la maggiore tempestività possibile».

La Sipps ricorda che esistono campanelli d’allarme ai quali i genitori dovrebbero fare attenzione, osservando i propri figli e distinguendo innanzitutto tra condizioni favorenti e comportamenti sospetti. Le condizioni favorenti sono essenzialmente un uso non controllato e spesso inappropriato di internet e smartphone, spesso fino a tarda notte; uno scambio talvolta ossessivo di immagini, l’uso di messaggi sui social network che possono destare preoccupazione o inquietudine; la mancanza di orari e una vita nell’insieme disorganizzata. I comportamenti sospetti, invece, si manifestano con un rifiuto di parlare di ciò che i ragazzi fanno online; un calo nel rendimento scolastico, turbamento o malessere dopo aver utilizzato internet o cambiamenti in generale nei toni e nell’umore con reazioni aggressive o comunque eccessive; l’acquisto o il possesso di accessori o oggetti status symbol che presuppone una disponibilità di denaro non ragionevole o qualche baratto poco convincente.

Uno studio condotto dall’Università dell’Arizona e pubblicato online sul numero del Journal of Adolescence di aprile 2013, ha esaminato l’associazione tra depressione, comportamento suicida, bullismo ed esperienze di vittimizzazione, elaborando i dati di circa 1.500 studenti di scuola superiore. I risultati hanno evidenziato che la depressione è sempre stato il catalizzatore di tentati suicidi in entrambi i sessi, ma soltanto nelle ragazze essa ha giocato un ruolo come conseguenza del cyber bullismo.

Da qui un duplice invito degli autori: innanzitutto la necessità di riconoscere tempestivamente eventuali segnali di depressione nei giovani, a maggior ragione se di sesso femminile e se coinvolti in episodi di bullismo, e attuare opportune strategie preventive su questi ultimi; in secondo luogo la necessità di non limitare il campo d’azione alla scuola superiore ma estendere l’indagine anche alla scuola media, al fine di un intervento più precoce.

TFA SPECIALI: per accedervi servirà almeno una supplenza annuale specifica

da Tecnica della Scuola

TFA SPECIALI: per accedervi servirà almeno una supplenza annuale specifica
di A.G.
Anteprima della “Tecnica della Scuola” sui requisiti di accesso ai tirocini abilitanti riguardanti 75mila precari: occorreranno non meno di 180 giorni svolti in un anno col titolo prescritto e sulla materia per la quale si chiede di svolgere il corso. Vale anche il sostegno, ma solo se l’insegnamento da cui si è stati prescelti corrisponde. Mentre le altre due o più annualità possono essere state effettuate su cattedre non riguardanti necessariamente la stessa disciplina.
Giorno dopo giorno, tendono a delinearsi i contorni su modalità e requisiti per partecipare al Tfa speciale, riservato ad almeno 75mila docenti precari. Su sollecitazione della Tecnica della Scuola, il Miur – attraverso uno dei suoi più alti dirigenti – ha infatti chiarito una serie di punti. Ad iniziare da quello relativo ai requisiti per accedere ai corsi abilitanti rivolti al personale precario di vecchia data.
Sulla necessità di possedere il titolo di studio prescritto e di aver svolto almeno tre supplenze da non meno di 180 giorni ciascuna, non vi erano dubbi. Che invece non erano stati sciolti sulla tipologie delle supplenze. Tanto che più di qualcuno, anche tra gli addetti ai lavori, nei giorni scorsi aveva alimentato false speranze. Indicando come valido pure il servizio svolto interamente su materie che non hanno nulla a che vedere con l’abilitazione da acquisire.
Ora però, dal Ministero escludono tassativamente questa ipotesi. Specificando che delle tre supplenze minime richieste, almeno una, sempre da non meno di 180 giorni, deve essere stata necessariamente svolta sulla disciplina per la quale si chiede ora di abilitarsi. L’unica eccezione che può essere accolta è quella dell’aver svolto supplenze sul sostegno agli alunni disabili, sempre se attuata su un ambito disciplinare attinente alla materia interessata. È indispensabile, quindi, che l’insegnamento da cui si è stati prescelti corrisponda.
Facciamo un esempio pratico, riguardante un candidato ai Tfa, laureato in filosofia, che ha già svolto quattro supplenze annuali alle superiori, nell’area umanistica attinente al diploma di laurea conseguito. Ebbene, il nostro filosofo aspirante prof ora chiede di potersi abilitare nella classe di concorso A037. Dal Miur ci hanno spiegato che “lo potrà fare: l’unico vincolo è quello di andare a verificare se la tipologia di sostegno svolta sia quella riguardante la materia umanistica e che quindi per accedervi il candidato abbia utilizzato la stessa classe di concorso”. Inoltre, lo stesso prof avrebbe anche espresso il desiderio di conseguire l’abilitazione in una classe di concorso attinente (come la A036): “bisogna sempre considerare – ci spiegano dal Miur – che i titoli di abilitazione rispondono sempre alle regole vigenti sugli ambiti disciplinari”. Quindi, in parole povere, quando l’aspirante docente si vuole abilitare in una classe di concorso “allargata”, comprensiva di diverse materie, bisognerà verificare caso per caso. Andando a verificare quali sono gli esami universitari svolti rispetto a quelli richiesti del Miur.

Attività di contrattazione delle istituzioni scolastiche

da Tecnica della Scuola

Attività di contrattazione delle istituzioni scolastiche
di L.L.
Il Miur pubblica il CCNL sottoscritto tra l’ARAN e Confederazioni sindacali e le modifiche all’accordo quadro sulle RSU nelle scuole dimensionate
Con la nota prot.n. 2941 del 25 marzo 2013 il Miur ha trasmesso due documenti sottoscritti definitivamente il 13 marzo scorso, tra l’ARAN e i rappresentanti delle Confederazioni e Organizzazioni sindacali di categoria.
Si tratta del CCNL relativo al personale del comparto Scuola per il reperimento delle risorse da destinare per le finalità di cui all’art. 8, comma 14, del decreto legge n. 78/2010, convertito in legge n. 122/2010, e dell’art. 4, comma 83, della legge n. 183/2011 e l’Accordo su integrazione e modificazioni dell’accordo quadro del 7 agosto 1998 per la costituzione delle Rappresentanze sindacali unitarie per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale – comparto Scuola.
Per quanto riguarda in particolare l’Accordo sulle RSU, il testo sottoscritto riguarda le istituzioni scolastiche soggette a dimensionamento scolastico.
Le parti hanno concordato che: – qualora a seguito di diverso dimensionamento delle istituzioni scolastiche si sia verificato o si verifichi l’accorpamento e/o lo scorporo totale o parziale delle stesse, anche dando vita alla creazione di nuove istituzioni scolastiche, i rappresentanti delle RSU restano in carica, con le modalità e nei limiti previsti dai successivi commi; – per ogni istituzione scolastica, come individuata a seguito del dimensionamento, esiste un’unica RSU; – in via transitoria e fino a scadenza del proprio mandato, la RSU delle istituzioni interessate sarà formata da tutti gli eletti delle scuole coinvolte nel dimensionamento, i quali continueranno a svolgere le funzioni di componente RSU esclusivamente nell’istituzione scolastica ove sono in servizio. Resta fermo che ciascun componente può svolgere le funzioni di rappresentante RSU solo in un’unica istituzione scolastica; – qualora presso l’istituzione scolastica il numero dei rappresentanti RSU sia inferiore a due, le organizzazioni sindacali rappresentative provvederanno ad indire nuove elezioni entro 5 giorni dall’entrata in vigore dell’accordo ovvero entro 5 giorni dalla data di decadenza della RSU, ove successiva; – nelle more delle elezioni e comunque per un massimo di 50 giorni, le relazioni sindacali, inclusa la contrattazione integrativa, proseguono con le organizzazioni sindacali di categoria firmatarie dei CCNL e con gli eventuali componenti della RSU rimasti in carica; – in caso di dimissioni di uno o più componenti, nelle istituzioni non si dà luogo alla sostituzione. In deroga alla regola generale, la RSU decade unicamente laddove restino in carica meno di due componenti. In tal caso si procede a nuove elezioni.

Anief: Profumo ritira il decreto del diploma a 18 anni

da Tecnica della Scuola

Anief: Profumo ritira il decreto del diploma a 18 anni
Ora é ufficiale: fonti sicure interne al Ministero dell’Istruzione danno per tramontata l’intenzione del ministro Profumo, espressa alcuni giorni fa tra lo stupore generale, di avviare un percorso di studi ridotto che avrebbe portato ad anticipare gli esami di maturità a 18 anni al posto degli attuali 19. Lo scrive Anief
Il cui comunicato continua: Salta, così, il piano immediato di sperimentazione del progetto, attraverso cui già dal prossimo anno scolastico una decina di istituti “pilota” avrebbero eliminato un anno di scuola d’infanzia o cancellato il quinto anno di corso della scuola primaria oppure ristretto a una sola annualità l’attuale biennio iniziale della scuola superiore. Il vero obiettivo della riduzione del percorso scolastico, secondo Anief, rimane infatti quello di cancellare almeno 50mila posti di lavoro, dopo i 200mila già dileguati nel nulla, per le solite esigenze di “cassa”, negli ultimi sei anni.

Accorpare due classi per l’assenza di un docente è irregolare e forse anche illegittimo

da Tecnica della Scuola

Accorpare due classi per l’assenza di un docente è irregolare e forse anche illegittimo
di Lucio Ficara
È diventata una prassi diffusa, praticata dai dirigenti scolastici, con estrema leggerezza, quella di accorpare due classi, nel caso dell’assenza di un docente, assegnandola alla vigilanza di un malcapitato o sprovveduto o troppo accomodante collega
Bisogna ricordare, ad onore del vero, che la soluzione tampone di accorpamento delle classi, adottata attualmente da molti dirigenti scolastici, per ovviare all’assenza di alcuni docenti, non è prevista, e non potrebbe esserlo, da alcuna normativa vigente. Accorpare due classi da assegnare ad un solo docente, non solo non è previsto da alcuna normativa, ma è irregolare per le norme sulla sicurezza ed anche perché pregiudica il regolare svolgimento delle lezioni per entrambe le classi. Per queste ragioni fanno molto male i docenti che, compiacentemente al volere del dirigente, svolgono la propria lezione in una situazione di accorpamento di più classi. L’accettare questa particolare situazione diventa un’assunzione di responsabilità, rispetto ad un provvedimento irregolare e forse anche illegittimo. Infatti bisogna ricordare che durante le ore di lezione ogni docente è responsabile di tutti gli allievi presenti nella classe in cui sta svolgendo la sua attività didattica. Nelle scuole secondarie di secondo grado, oltre allo stratagemma dell’accorpamento di più classi da assegnare ad un solo docente, a tal proposito siamo a conoscenza di casi di professori di scienze motorie, che vigilano contemporaneamente, nelle palestre o nei campetti sportivi in dotazione alla scuola, anche 3 o 4 classi, si utilizza pure il metodo dell’entrata posticipata di un’ora e l’uscita anticipata di una o due ore nelle giornate più critiche. Per tale soluzione, i signori dirigenti scolastici, al fine di non assumersi le responsabilità di quanto potrebbe accadere nelle ore di entrata posticipata o uscita anticipata, fanno firmare alle famiglie delle liberatorie, in modo da autorizzare i propri figli ad entrare dopo o ad uscire prima, nel momento in cui i docenti della classe sono assenti e non è possibile sostituirli. La domanda che sorge spontanea è la seguente: perché i dirigenti scolastici non investono tutte le risorse disponibili per le supplenze, evitando di usare certi stratagemmi irregolari? Nascondersi dietro il fatto che mancano le risorse è, per chi vive all’interno delle logiche della contrattazione integrativa, una sonora bugia, che si infrange contro il muro della verità. D’altronde le risorse economiche per spendere migliaia di euro, per l’orientamento in entrata, per stampare migliaia di brochures e depliants che pubblicizzino la scuola, lo sprecare denaro pubblico per regalare gadget a tutti i potenziali iscritti, i soldi per comprare piante e tappeti di rappresentanza per abbellire il look della scuola non mancano mai, ma poi mancano i soldi per garantire il regolare servizio pubblico da fornire agli alunni in uno stato di sicurezza. Quindi risolvere il problema dell’impossibilità di trovare un docente che sostituisca il collega assente, utilizzando l’accorpamento di più classi, è da ritenersi una prassi illegittima per le norme sulla sicurezza e lesiva dei diritti degli studenti e dei lavoratori della scuola, come anche lo è, l’utilizzo dell’entrata posticipata alle lezioni e l’uscita anticipata delle classi rispetto al regolare svolgimento delle lezioni. Tra illegittimità delle norme sulla sicurezza, che potrebbero sfociare in colpe di carattere penale e manchevolezze sui diritti allo studio e all’istruzione, si consiglia ai docenti, che vengono chiamati a supplire in certe situazioni, di pretendere un chiaro ordine di servizio scritto, al fine di non condividere delle responsabilità, che devono rimanere esclusivamente a carico dei dirigenti scolastici

Inps, disposizioni per le domande di pensione “on line”

da Tecnica della Scuola

Inps, disposizioni per le domande di pensione “on line”
L’Inps (gestione ex Inpdap) ha emanato le circolari 42 e 43 con le quali sono dettate le disposizioni relative alla presentazione delle domande tramite web (on line) e alle modalità di compilazione delle stesse, rispettivamente:
•per la pensione indiretta, reversibile e di privilegio indiretta; per il pagamento dei ratei di pensione; per la variazione delle modalità di riscossione della pensione; per la richiesta di trasferimento del pagamento della pensione all’estero; per la richiesta di prosecuzione volontaria dell’Assicurazione Sociale Vita (circolare 42); •per il riscatto di periodi o servizi ai fini dell’indennità di buonuscita e del TFR per il personale dipendente dalle amministrazioni statali (circolare 43). Le disposizioni impartite derivano da quanto stabilito nella determinazione 95 del 30.5.2012 (“Istanze e servizi INPS Gestione ex INPDAP ed ex ENPALS – Presentazione e consultazione telematica in via esclusiva – Decorrenza”) che prevede la presentazione esclusivamente via web delle istanze relative agli specifici servizi INPS, gestione ex INPDAP, descritti nell’allegato 1 della suddetta determinazione 95 Lo comunica la CislScuola

Libri digitali in Europa: una ricerca dell’Unità italiana di Eurydice

da tuttoscuola.com

Libri digitali in Europa: una ricerca dell’Unità italiana di Eurydice 

La decisione del ministro Profumo di rendere progressivamente obbligatoria a partire dal 2014-2015 l’adozione di libri di testo in formato digitale o misto si differenzia, ma solo fino a un certo punto, delle esperienze realizzate in proposito a livello europeo.

Una ricerca sui libri di testo realizzata dall’Unità Italiana di Eurydice, commissionata dallo stesso Ministero dell’Istruzione e conclusa nell’ottobre 2012, consultabile online sul sito dell’Indire, mostra infatti che in nessun Paese europeo esiste un obbligo per le scuole di adottare testi in formato digitale, salvo che nel caso di una sperimentazione sull’uso del tablet recentemente avviata in Svezia in una scuola della municipalità di Stoccolma nei primi due anni di scuola primaria.

L’adozione di libri di testo, ma non in formato digitale, è obbligatoria solo in Grecia, Cipro e Malta. Negli altri Paesi la scelta dei libri e del loro formato è rimessa alla valutazione degli insegnanti o degli istituti, che possono anche decidere di avvalersi di materiali alternativi ai testi, sia cartacei che online.

In generale l’uso dei testi digitali è dappertutto in crescita, ma non esistono vincoli formali sulle scelte dei docenti. D’altra parte nemmeno la soluzione varata in Italia comporta tale obbligo: i docenti saranno liberi di scegliere testi in formato misto, ma anche di optare, avvalendosi delle norme sull’autonomia didattica e organizzativa, per altri strumenti e sussidi didattici, come succede nel resto d’Europa, con l’eccezione dei tre Paesi mediterranei sopra citati, ai quali quindi non è corretto assimilare l’Italia.

Maturità a 18 anni: Profumo ritira il decreto?

da tuttoscuola.com

Maturità a 18 anni: Profumo ritira il decreto?

Secondo notizie di agenzia che riportano una nota dell’Anief il ministro Profumo si appresterebbe a ritirare il decreto sulla sperimentazione di tre diverse modalità di riduzione del percorso di studi di un anno che avrebbe portato ad anticipare gli esami di maturità a 18 anni al posto degli attuali 19.

Già dal prossimo anno scolastico una decina di istituti pilota avrebbero eliminato un anno di scuola d’infanzia o cancellato il quinto anno di corso della scuola primaria oppure ristretto a una sola annualità l’attuale biennio iniziale della scuola superiore.

L’Anief ha sin dal primo momento respinto con forza tutte e tre le ipotesi giudicandole in contrasto con i modelli di studio in vigore nella gran parte dei Paesi più avanzati dell’area Ocse, e volte in realtà a “cancellare almeno 50mila posti di lavoro, dopo i 200mila già dileguati nel nulla, per le solite esigenze di ‘cassa’, negli ultimi sei anni”. Inoltre un “Ministro dimissionario, appartenente ad un Governo tecnico privo di consenso elettorale, deve limitarsi all’ordinaria amministrazione. E non di certo avventurarsi in sperimentazioni da cui dipende il futuro formativo di milioni di giovani studenti”.

Anziché ridurre di un anno il tempo scuola, sostiene il sindacato di Marcello Pacifico, si dovrebbe pensare a “introdurre, un serio apprendistato, come avviene in Germania dove oltre un milione e mezzo di alunni praticano con successo l’alternanza scuola-lavoro”.

Certo, una misura come quest’ultima sarebbe molto più rivoluzionaria della timida sperimentazione (in 10 scuole!) proposta da Profumo, e comporterebbe fra l’altro un notevole soprannumero di docenti ‘scolastici’, sostituiti, come in Germania, da formatori aziendali.

Nota Ministro 29 marzo 2013

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di
TRENTO
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine
BOLZANO
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
AOSTA
Ai Dirigenti degli Ambiti Scolastici Territoriali
LORO SEDI
E p.c. Ai Dirigenti scolastici delle scuole di ogni ordine e grado

Oggetto: Ripartire dalla “Città della Scienza”

Nella notte tra Il 4 e il 5 marzo 2013 un incendio doloso ha colpito duramente un luogo simbolo quale è la “Città della Scienza” di Napoli, distruggendone alcuni capannoni oltre al Planetario e allo Science Center.

Il polo di Bagnoli è uno degli esempi più evidenti del rilancio del Mezzogiorno, della voglia di riscatto del territorio e una grande opportunità di formazione, approfondimento e lavoro per le giovani generazioni

Per questo aver colpito la “Città della Scienza” è stato un atto vile, oltre che criminale. Si vuole colpire In questo modo la speranza del cambiamento: dobbiamo fare in modo che questo non avvenga. Per questo, oltre a rinnovare il dolore per questa triste vicenda e la solidarietà per la città di Napoli, vogliamo che dalle scuole parta subito una risposta concreta e condivisa.

Il Ministero dell’Istruzione, insieme al Ministero per la Coesione territoriale e alla Regione Campania, hanno già individuato linee di finanziamento per avviare al più presto la ricostruzione, e sappiamo che anche l’Unione Europea si muoverà con rapidità e determinazione per affiancare il suo sostegno.

Vogliamo però anche partire sin da subito per progettare la ricostruzione e il rilancio di un luogo che da anni vede nelle scuole il proprio polo di attrazione. Per questo le scuole di ogni ordine e grado del nostro Paese sono invitate a partecipare ad una gara di idee per immaginare come dovrà essere la nuova “Città della Scienza’, che cosa docenti e studenti vorrebbero trovare in questo luogo per avvicinarsi alla cultura scientifica e per ribadire quanto l’educazione sia la vera leva per far ripartire la speranza del cambiamento
nel nostro Paese.

Chiediamo quindi a tutti Voi di inviarci suggerimenti, idee e proposte all’indirizzo mail dgstudente.direttoregenerale@istruzione.lt .

Riscriviamo insieme il futuro di Città della Scienza.

IL MINISTRO
Francesco Profumo