Il coraggio della normalità

Il coraggio della normalità

di Vincenzo Andraous

Qualche giorno fa c’è stato un incontro in una scuola, autorevole il relatore intervenuto, uno di quelli che per fare il proprio dovere di cittadino, di persona impegnata a rispettare il proprio territorio, etica e legalità, da molti anni è costretto a spostarsi sotto scorta, a vivere nello stretto, a pensare e agire con i polmoni in debito di ossigeno.

Non è mai semplice raccontarsi per chi è obbligato a camminare nascosto agli occhi, costantemente all’erta, parossismo di una vita interamente sopravissuta, nella consapevolezza di fare la cosa giusta, quella che non disprezza il valore della propria dignità.

Ci sono parole che si pronunciano per fare colpo, ma l’uomo seduto alla cattedra non ha simpatie per le ripetizioni ermetiche che fanno scalpore, traccia la propria storia, il vissuto per quello che è, senza bisogno di rivendere niente di quanto è stato, piuttosto è pratica quotidiana per arginare il malcostume, l’illegalità diffusa, che si espande a causa di un fertilizzante velenoso che sta a  indifferenza.

Quest’uomo non è un eroe, o forse sì: quando definiamo una persona con questo sostantivo, il più delle volte lo facciamo perché qualcuno è morto con la sola colpa di avere dato il meglio di sé.

Non è il caso di chiedere a alcuno di fare l’eroe, invece è un dovere ascoltare quel che può accadere a essere semplicemente un cittadino onesto, che fa del proprio diritto-dovere di cittadinanza, una responsabilità ulteriore per se stesso e per quanti sono in ginocchio, peggio, alla finestra ad aspettare un treno che non arriverà mai.

L’ospite attraverso la sua testimonuianza racconta il difficile cammino insieme alla propria famiglia, lo fa con gli occhi, con le mani, con il corpo, disegna il vivere nascosto, protetto, accompagnato dalle forze dell’ordine, un uomo consapevole dei propri diritti, dei propri doveri, dell’importanza di partecipare al bene comune, quello più oneroso in termini di coerenza individuale e rispetto della propria libertà, di quella altrui, quando questa è vessata, ingiustamente rapinata del suo valore inalienabile.

I ragazzi sbattono contro un  equilibrio esistenziale diventato improvvisamente precario, qualcuno afferma: “sarà anche giusto prendere posizione, ma lei è sotto scorta, con una libertà che somiglia più a una torsione, forse è meglio farsi gli affari propri”.

In questa affermazione, pronunciata per spirito di contraddizione, per una sorta di autoliberazione parossistica dettata dal timore di ritrovarsi nella stessa condizione di  prigionieri di un’apnea asfissiante, c’è urgenza di dipanare la matassa, di liberarsi da questi fenomeni tellurici sociali.

Ci fanno così paura da intenderli come una realtà sbagliata, ma tollerata, perché illegalità e violenza sono fiori dello stesso albero del male, tracimazioni di una crisi educativa istituzionale e famigliare, che appare irrimediabilmente compromessa, sempre più deprivata di un senso condiviso.

Ascoltare e riflettere sulle parole di quell’uomo “abbracciato” a una società inospitale, dentro il tentativo di incarnare uno stile di vita nuovo, che possa servire a essere finalmente cittadini che conoscono le proprie responsabilità, le cose come sono e come stanno, consapevoli di quanto il nostro comportarci comunichi più di mille parole.

Scatti di anzianità: parte la riforma Brunetta nella scuola. Soldi in cambio di tagli

Scatti di anzianità: parte la riforma Brunetta nella scuola. Soldi in cambio di tagli

Il pagamento ottenuto nel 2010 e 2011, rivendicato dai sindacati rappresentativi (eccetto FLC), grazie al taglio di 50.000 posti di lavoro e del 25% delle risorse del MOF. Nel nuovo contratto, per un dipendente su quattro, gli scatti scompariranno in favore del merito – performance individuale, a parità di nuovi risparmi. Nel frattempo, scarica le diffide Anief per ripristinare l’anzianità prevista nel cedolino 2010, sbloccare la ricostruzione di carriera, avere una maggiore pensione.

Cosa è successo? Alla fine alea iacta est: il decreto legislativo 150/09 a firma del ministro Brunetta diventa operativo alla scadenza del CCNL 2006-2009 e subito pretende, attraverso il consenso e l’intervento di alcune organizzazioni sindacali, di erogare gli scatti di anzianità al personale della scuola non più come per il passato attraverso l’allocazione di risorse aggiuntive ma, grazie all’intervento compiacente del legislatore che ha previsto una speciale finestra per il personale della scuola per il solo biennio 2010-2011 rispetto al blocco contrattuale (art. 8, c. 14, L. 122/2010 e art. 4, c. 83, L. 183/2011), soltanto attraverso la preventiva certificazione di:

–        tagli per il 2010 (30% di quelli attuati per effetto della legge 133/2008, dall’aumento del rapporto alunni/docenti alla riduzione del tempo scuola in ogni ordine e grado, al ritorno al maestro unico e alla cancellazione dell’insegnante specialistico di lingua inglese, dal dimensionamento mentre si ricorda che tra il 2006 e il 2012 sono saltati per effetto delle riforme 200.000 posti di lavoro affidati in supplenza grazie anche al parziale blocco del turn-over);

–        risparmi per il 2011 (25% del Mof, dai fondi per le scuole a rischio all’alfabetizzazione motoria nelle scuole elementari, alle funzioni obiettivo).

E per il nuovo contratto? Nessuno si preoccupi, quando sarà sbloccato (il blocco permane per il 2012-2013) la filosofia rimarrà quella definita nell’atto di indirizzo all’ARAN a seguito dell’intesa confederale firmata sempre da alcune organizzazioni sindacali il 4 febbraio 2011: soldi in cambio di risparmi, ma non più per tutti i dipendenti ma per fasce, ovvero soltanto al 75% di essi (con un’ulteriore differenziazione tra il 25% e il 50% di essi), e non più come criterio di merito in base all’anzianità di servizio ma alla misurazione della performance individuale all’interno dell’unità aziendale virtuosa che ha raggiunto i livelli di prestazione di efficienza e di efficacia o ancora di produttività previsti a livello nazionale.

E nel frattempo, mentre tutti tacciono, il personale della scuola, pur in presenza del riconoscimento degli scatti, a carissimo prezzo, per il 2010 e 2011 – allorquando con un semplice ricorso i magistrati della Repubblica hanno ottenuto la cancellazione del blocco degli automatismi di carriera (sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale che annulla art. 9, c. 21 della L. 122/2010) e ottenuto gli aumenti da dicembre 2012 senza alcun costo – continua a essere vessato perché non è ritornato all’anzianità retributiva prevista nel cedolino del 2010, se neo-assunto o pensionato ha avuto la ricostruzione di carriera e lo stipendio bloccato con perdita di ulteriori benefici economici. Per questa ragione Anief ha deciso di mettere a disposizione i modelli di diffida da inviare rispettivamente a MEF (cedolino), INPS (pensioni) e MEF-Dirigenti scolastici (ricostruzione di carriera) per ottenere quanto spettante.

Si ricorda, infine, che è sempre possibile aderire al ricorso contro il blocco degli stipendi per il 2012-2003, inviando una mail a r.stipendio@anief.net e contestualmente richiedere l’interruzione della trattenuta e la restituzione per gli ultimi dieci anni del 2,5% se in regime di TFR o la certificazione del credito dell’aliquota del 2,69% per gli ultimi due anni se in regime di TFS, prima che qualche amico sindacalisti d’accordo con il futuro ministro dell’Economica e della Funzione Pubblica autorizzi nuovi tagli e convinca il Parlamento a bruciare altri posti di precari e le ultime risorse a disposizione delle scuole.

Scarica i modelli di diffida e ricordati di inviarne una copia a diffide.scatti@anief.net per ricevere eventuale assistenza dall’Anief nel riconoscimento del tuo diritto.

Ancora riduzione di posti nella scuola elementare e dell’infanzia

Ancora riduzione di posti nella scuola elementare e dell’infanzia della provincia di Bari

Nell’informativa dell’USP di Bari i numeri delle sofferenze anche sul sostegno

 

L’organico del personale docente della scuola primaria e dell’infanzia della provincia di Bari continua a perdere pezzi. E se fino all’anno scorso si trattava dell’effetto “riforma Gelmini”, da quest’anno il fenomeno è addebitabile, quasi interamente, al calo della natalità e all’emigrazione di tante famiglie verso nord.

I posti in organico di diritto per il 2013/14, infatti, si ridurranno di 50 unità nella scuola elementare e di 16 unità nella scuola dell’infanzia (per la quale però la FLC ha chiesto di verificare l’esistenza di alcune possibili anomalie).

La ragione della perdita di 66 posti sta nella riduzione di quasi 1100 iscrizioni nelle prime delle classi elementari, una perdita di alunni che fa calare sensibilmente l’organico dei docenti di quest’ordine di scuola.

 

Rilevante è la trasformazione delle classi da tempo normale a tempo pieno: quello che nel 2008 era un modello di offerta formativa residuale, scelto solo dal 4% delle famiglie, il prossimo anno toccherà all’incirca il 16% delle famiglie baresi. Il modello educativo a tempo pieno, dunque, fa breccia anche in provincia di Bari, nonostante in molti contesti le amministrazioni locali non siano pienamente in grado di assicurare i necessari servizi di supporto (principalmente mense e trasporti), in ragione dei tagli ricevuti negli scorsi anni. Anche per questa ragione la FLC ha chiesto una mappatura delle classi a tempo pieno sul territorio provinciale, in modo da poterne seguire e verificare la concreta attivazione.

 

I dati diffusi dall’Amministrazione scolastica, inoltre, mettono in evidenza le ormai note sofferenze sull’organico di sostegno. Per l’ennesima volta nell’organico di diritto non verrà coperto tutto il fabbisogno di docenti di sostegno fin dall’inizio dell’anno. Tutto questo comporterà il sacrificio dei diritti non soltanto dei docenti di sostegno che riceveranno i contratti ad anno scolastico ormai avviato, perdendo almeno 2 mesi di retribuzione, ma anche e soprattutto degli alunni con handicap costretti a frequentare senza il necessario supporto o tenuti a casa nelle circostanze più gravi.

Dai numeri forniti dall’USP di Bari si rileva che soprattutto i posti di sostegno riconosciuti dal MIUR in organico di diritto nella scuola superiore sono quasi interamente coperti, ma le esigenze delle scuole vanno ben oltre i 387 posti che il Ministero riconosce all’Ambito territoriale di Bari (che comprende anche buona parte della BAT).

 

Contro le assurde norme che presiedono alla formazione dell’organico di diritto del personale docente, specie di quello di sostegno, tutte protese alla realizzazione di risparmi di spesa, piuttosto che alla tutela dei diritti di studenti e lavoratori, la FLC CGIL proseguirà la propria azione di contrasto.

 

Claudio Menga

Segretario Generale

FLC CGIL Bari

L’educazione è la nemica della saggezza…

L’educazione è la nemica della saggezza…

di Cosimo De Nitto

“L’educazione è la nemica della saggezza, perché l’educazione rende necessarie tante cose, di cui, per esser saggi, si dovrebbe fare a meno.” (Pirandello)

 

La cosa che più colpisce  nella parte del documento dei “saggi” dedicato alla scuola è il linguaggio. Un perfetto euroburocratese. Sembra di leggere un brano dei vari documenti, “raccomandazioni”, analisi che l’euroburocrazia dedica alla scuola.

E’ un fatto positivo che si siano ricordati della scuola (di questi tempi), ma sono, a mio avviso, estremamente limitati, riduttivi, privi di un orizzonte progettuale i termini in cui l’hanno fatto.

D’altronde se chiamano a scrivere di scuola economisti o comunque esperti che adottano come unico approccio quello economicistico cosa ci si può aspettare d’altro se non parole-concetti-paradigmi come: produttività, capitale umano, performance, filiera, sostenibilità, (economica), ecc?

Che l’approccio sia economicistico lo dimostrano gli interventi a breve termine (ma come si fa a concepire un breve termine se non inserito in una visione strategica a “lungo termine”?) suggeriti: abbandono scolastico, merito, salute, digitale.

 

Contrastare l’abbandono scolastico“, perché?

–       Perché bisogna attuare il principio costituzionale della eguaglianza delle opportunità e del diritto allo studio? No.

–       Perché non c’è cittadinanza senza istruzione, senza cultura, senza saperi vecchi e nuovi? No.

–       Perché la conoscenza è parametro imprescindibile di civiltà? No.

Il perché ce lo dicono i “saggi”:

–       “perché la forza lavoro (non i cittadini, non le persone) non avrà le competenze richieste dai processi produttivi in rapida evoluzione”;

–       “perché nella peggiore (delle ipotesi) genererà emarginazione e rischi per la sicurezza in numerose aree, specialmente nelle grandi città.”

Ecco detti i motivi per cui, secondo i “saggi”, combattere l’abbandono scolastico: per avere una buona forza lavoro che produca, e per motivi di ordine pubblico, per avere meno delinquenti in giro. Gli istituti di pena costano.

Ma siamo sicuri che la parola “abbandono” rifletta e interpreti correttamente la realtà? L’abbandono è un atto volontario, e così infatti è all’apparenza. In realtà si tratta di “espulsione” dei soggetti deboli che non riescono ad integrarsi, nè ad essere integrati, nel sistema scolastico. Nemmeno la parola “dispersione” rende pienamente il senso del processo, ma è già molto meglio di abbandono”. Bisogna ammettere, però, che la parola “abbandono”, scaricando sulla volontà del soggetto l’uscita dal circuito formativo, tranquillizza di più l’animo dei decisori circa le responsabilità del fenomeno.

La ricetta che offrono i “saggi”? “Il prolungamento della scuola al pomeriggio negli anni del primo ciclo“. Peccato che questa è una “vecchia” ricetta, la quale, una volta, si chiamava “tempo pieno”, che non è il “tempo prolungato” che c’è ora, se c’è e dove c’è. Assomigliava genericamente a ciò che i “saggi” suggeriscono relativamente ai contenuti e attività pomeridiane. Si chiamava “tempo pieno” prima che il ministro Gelmini l’abolisse, insieme al “modulo”, per tornare al “maestro unico” e a un tempo scuola corto. Il ministro Profumo ha confermato tutto. Perché il ministro Gelmini ha operato questi tagli di personale, tempo scuola, modelli scolastici basati sul tempo pieno, sperimentazioni? Per lo stesso principio che ispira i saggi, per lo stesso paradigma economicistico, che nella scuola e nel sistema formativo non può essere nè l’unico, nè il principale.

Il modulo che prevedeva tre insegnanti su due classi era una risposta efficace per prevenire i processi che portano all’abbandono. Permetteva interventi di recupero, integrativi, compensativi, di riallineamento che evitavano le frustrazioni del fallimento scolastico, la demotivazione, tutti fattori che sono alla base della dispersione.

 

Promuovere il merito, aumentare le opportunità.

In questo capitolo si riduce il problema del “merito” ai fondi per il diritto allo studio da aumentare. Il problema viene approcciato dalla parte del risultato, mentre ancor prima e ancor più deve essere approcciato dalla parte del processo. Che il fondo per il diritto allo studio debba essere aumentato notevolmente è da condividere certamente, ma il problema centrale è quello di un sistema che deve “produrre” merito, cioè qualità della formazione.

 

Investire in istruzione per migliorare la salute e ridurre i costi del sistema sanitario.

In una vita di lavoro nella scuola, in tutti i documenti, libri, corsi di aggiornamento, letture ecc. ho sentito attribuire alla scuola moltissime finalità. Alcune aderenti, pertinenti, altre più di contorno, altre poco probabili, altre improprie, altre ancora poco attinenti. Il fine di ridurre i costi del sistema sanitario nazionale francamente è la prima volta che lo sento. Mi sembra di avere per merenda il classico cavolo. Provo a introdurre qualche ragionamento.

–       L’istruzione, riprendendo il paradigma economicistico, è finalizzata alla riduzione della spesa. Non solo non deve spendere, ma deve altresì “produrre” riduzione di spesa di altri comparti. Compiti che, senza esagerare, sembrano più propri per un ministero economico che della pubblica istruzione.

–       La riduzione dei costi del servizio sanitario tecnicamente e in primaria istanza è un compito che riguarda la sanità; le iniziative che la sanità deve prendere nei confronti della società, da quelle che riguardano le campagne di comunicazione sociale, fino a iniziative settoriali verso situazioni specifiche di malessere sociale, abitudini e stili di vita dannosi per la salute ecc. sono a carico della sanità, nessuno può essere più accreditato della sanità, è il suo “mestiere”, sono le sue competenze.

–       Se qualsiasi aspetto della vita sociale che comporti relazioni educative si fa ricadere sulla scuola (la questione delle educazioni) allora la scuola dovrebbe fare tutto, tranne che scuola. Sarebbe quanto meno strano se alla fine la scuola facesse tutti i mestieri di questo mondo, tranne che insegnare a “leggere, scrivere, far di conto”, o, come gli stessi “saggi” auspicano, “il rafforzamento delle competenze di base: comprensione dei testi, competenze logico-matematiche e applicazione del metodo scientifico”.

–       Infine, saranno “saggi” ma non sono informati del fatto che iniziative generali e specifiche di “educazione alla salute” nelle scuole italiane ce ne sono un’infinità, troppe persino, dal mio punto di vista.

 

La scuola digitale e la cultura dei dati.

Ormai è un mantra che ci sentiamo ripetere ossessivamente. Su questo tema, dirò molto sbrigativamente, si fa più propaganda che fatti. Fatti seri intendo. A parte le carenze infinite, la mancanza di investimenti, strutture, ambienti ecc. manca una strategia seria che renda “compatibili” “questa” scuola e le nuove tecnologie. Manca l’intermediazione umana, intelligente, esperta, matura, consapevole delle potenzialità, ma anche dei punti critici delle nuove tecnologie. Non è da scuola mettere al centro lo strumento e non il soggetto che si deve formare (non istruire).

 

Conclusione

Del trittico inscindibile “istruzione, formazione, educazione” che è alla base di un sistema scolastico degno di questo nome, i “saggi” sembrano interessati solo all’istruzione, agli aspetti più pragmatici, finalizzati ad un mercato del lavoro che allo stato attuale delle cose è più virtuale che reale, e che ha bisogno di ben altri interventi. Non è della semplice istruzione, dell’addestramento professionale che ha bisogno la nostra società, non solo di lavoratori capaci e competenti, ma anche di cittadini responsabili e persone mature, consapevoli, capaci di ritagliarsi un ruolo in questo difficile e complicato mondo. Non si può parlare di scuola se non si parte e se non si arriva alla Costituzione. Per farlo occorre un progetto, una visione della società e dei processi sociali di largo e lungo respiro. Ci vogliono, insomma, altri “saggi”.

 

Graduatorie interne d’istituto: reclamo

Graduatorie interne d’istituto: ricordati di presentare reclamo entro 10 giorni dalla pubblicazione

Se sei stato dichiarato sovrannumerario a seguito del dimensionamento dichiarato incostituzionale, se il punteggio di servizio per il pre-ruolo è stato valutato la metà contro il principio comunitario di non discriminazione, se non ti hanno valutato il titolo SSIS o altri titoli a dispetto della legge. Successivamente sarà possibile ricorrere al giudice del lavoro per non perdere il tuo posto o per reclamare i tuoi diritti nella graduatoria interna d’istituto. Scrivi a titoli.mobilita@anief.net per ricevere le istruzioni.

Il magistrato e il narcotrafficante: “Da bambini giocavamo assieme”

da La Stampa
27/04/2013

Il magistrato e il narcotrafficante: “Da bambini giocavamo assieme”

Il procuratore Gratteri:
l’ho riconosciuto interrogandolo, siamo cresciuti nello stesso paese
pierangelo sapegno
reggio calabria

«Lui era un ragazzo dolcissimo», dice Nicola Gratteri. Come nel film Sliding doors, dalle porte che girano nella vita, si intrecciano storie opposte e così uguali, guardie e ladri, destini perduti nelle misteriose salite dell’esistenza.

 

L’altro giorno se l’è trovato davanti, nel carcere di Miami, per interrogarlo. Ogni rito ha sempre qualcosa di assurdo, e Gratteri l’avrà pensato mentre leggeva il luogo, la data, il nome dell’imputato: Luigi Barbaro, nato a Gerace, provincia di Reggio Calabria.

 

Le parole erano inutili. «Non ci siamo detti niente. Non c’era bisogno». Erano cresciuti insieme, «giocavamo a pallone, ci si vedeva tutti i giorni e lui stava a 700 metri da casa mia».

 

Da una parte il grande magistrato della lotta antimafia e dall’altra il grande corriere della droga, appena fermato su un veliero con 700 chili di cocaina da trasportare in America. Quel ragazzo dolcissimo, ricorda adesso Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda, «non avrei mai potuto pensare che sarebbe diventato quel che è oggi. Niente lo lasciava capire. E’ che a volte il nostro destino lo fa il luogo».

Il luogo e il tempo. Perché sempre, fra le porte girevoli, è la scansione del tempo che decide in un senso o in un altro, dentro a questa storia, e come in un film, il grande boss che comandava Luigi Barbaro è stato arrestato solo l’altro giorno a Medellín, Colombia, vita da nababbo, un mucchio di soldi in tasca, chili di cocaina da spedire in Europa e negli States.

 

Ma i carabinieri del Ros l’avevano trovato un anno e mezzo fa, Domenico Trimboli, 59 anni, pezzo grosso della ’ndrangheta fra i cento ricercati più famosi d’Italia, e per tutto questo tempo avevano dovuto aspettare di prenderlo perché dalla Calabria non era ancora stata perfezionata la richiesta di rinvio a giudizio. L’importante era non perderlo mai di vista. Forse è così che nelle maglie dell’indagine è finito Luigi Barbaro. Il ragazzo generoso, che lottava su ogni pallone cercando di non far male all’avversario, il compagno di giochi dallo sguardo quasi timido che ricordava Nicola Gratteri, s’era già lasciato indietro quelle partite e le rupi di arenaria e gli archi a volta, e le case scavate nella roccia di Gerace, i libri e la scuola, tutto un pezzo della sua vita.

 

In quel borgo di duemila anime, affacciato su un territorio dal chiaro marchio mafioso come quello della Locride, wikipedia riunisce i nomi che danno lustro a quell’origine, e assieme a Nicola Gratteri, magistrato, c’è la giornalista Anna Larosa e persino Leon Panetta, ministro della Difesa di Obama. Non ci può stare Luigi Barbaro. Ma dentro a un libro sì, ed è questa la cosa incredibile, perché quasi come a un tributo a quella memoria, il corriere della cocaina Luigi Barbaro era finito dentro a un capitolo di un volume scritto proprio da Gratteri assieme ad Antonio Nicaso, pure lui calabrese, di Caulonia, provincia di Reggio, un altro figlio di queste sliding doors, laureato a Messina grazie alla pensione di reversibilità della mamma, costretto a emigrare in Canada senza una lira, cominciando da correttore di bozze in un giornale per italiani, prima di diventare un rinomato docente di storia delle organizzazioni criminali al Middlebury College nel Vermont. Quel libro, «La Malapianta», Mondadori, un successo editoriale da 140 mila copie vendute, aveva dedicato il capitolo numero 10 anche a quel compagno di giochi dell’infanzia: «Le radici».

 

Il bandito e il giudice, lo storico e il boss, dentro a questa storia di porte girevoli sono legati insieme dal tempo e dal luogo, che forse alla fine sono davvero le tracce più importanti della vita. Niente esiste senza tempo e senza luogo. Il tempo aveva costruito la fuga del boss, Domenico Trimboli, detto Pasquale, arrestato dai carabinieri l’11 gennaio 2008 in un bunker nelle campagne di Platì con il fratello Saverio. Aveva accumulato condanne di 12 anni, per reati legati al traffico di droga, prima di rendersi di nuovo latitante mentre era in libertà provvisoria. Lo cercavano in Piemonte, dove si era trasferita la sua famiglia, ad Alessandria. Lo hanno trovato in Colombia. Lentezze burocratiche e rigidità burocratiche ne hanno rallentato l’arresto. In compenso, il giudice e i carabinieri hanno avuto il tempo di studiarlo bene: viveva con grandi mezzi godendo di molto rispetto. «Si muoveva come se fosse a casa sua».

 

A tutti gli effetti, era il referente dei cartelli colombiani per conto della ’ndrangheta. Ma anche, forse, qualcosa di più. Nella stessa indagine, è finito impigliato Luigi Barbaro. C’è voluto il tempo giusto. Il luogo, invece, era un altro. L’ha visto quando Gratteri ha aperto la porta del carcere di Miami. Il suo luogo veniva da lontano. E aveva fatto il loro destino.

Iscrizioni alle superiori: in meno allo scientifico, “tengono i tecnici”

da LaStampa.it

Iscrizioni alle superiori: in meno allo scientifico, “tengono i tecnici”

roma

Il 94,2% degli studenti ha scelto di proseguire il proprio percorso nel sistema di istruzione secondaria superiore; rispetto allo scorso anno si registra un aumento degli iscritti ai percorsi liceali (+1,4%), un lieve incremento degli iscritti agli Istituti Tecnici (+0,2%) e un calo delle iscrizioni negli Istituti Professionali (-1,6%).

È disponibile sul sito del Miur un Focus con i dati completi sulle iscrizioni – effettuate quest’anno per la prima volta interamente attraverso la procedura on line – relativi al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione per l’anno scolastico 2013-2014.

Per quanto riguarda i licei, il maggior contributo alla crescita di questo indirizzo di studio è fornito dalla scelte verso l’opzione «scienze applicate» del Liceo scientifico (+6,3%), che fa registrare l’aumento più significativo passando dal 4,1% al 6,3% (ovvero un incremento pari a 2,2%). L’indirizzo tradizionale dello scientifico fa segnare, invece, un calo nelle scelte degli studenti (il 16,4% degli studenti si è iscritto al liceo scientifico tradizionale, registrando rispetto all’anno precedente un decremento dell’ 1,7%).

In ascesa le percentuali di scelta per il Liceo linguistico, che dal 7,2% dello scorso anno ha raggiunto quota 8,3%. Fanalino di coda il Liceo classico, fermo al 6%, in discesa rispetto al 6,6% del 2012. In totale, gli studenti iscritti ai diversi indirizzi liceali sono il 48,8%.

Negli Istituti tecnici le iscrizioni, rispetto all’anno precedente, aumentano dello 0,2%, passando dal 31% al 31,2%. Di questi, il 12,7% ha preferito il settore economico e il 18,5% il settore tecnologico. Gli istituti professionali, infine, hanno complessivamente raccolto il 20% delle preferenze degli studenti, così suddivisi: il 4,1% ha optato per il settore “Industria e Artigianato”, mentre il 14,4% il settore “Servizi”.

Il ministero a proposito del calo delle iscrizioni negli Istituti Professionali (-1,6%) sottolinea che si deve tener conto dell’aumento che parallelamente si riscontra verso i percorsi di istruzione e formazione professionale organizzati da strutture regionali accreditate. Specialmente in Lombardia e Veneto.

Dirigenti scolastici, il Tar Toscana annulla il concorso

da l’Unità

Dirigenti scolastici, il Tar Toscana annulla il concorso

Ad essere contestata è stata la nomina del sostituto del presidente della commissione degli orali, un dirigente scolastico invece di un docente universitario, ma anche la correzione delle prove ritenuta inidonea in due casi

Dopo l’annullamento del concorso dei dirigenti scolastici del luglio 2011da parte del Tar della Toscana, che ha accolto il ricorso di alcuni candidati su presunte irregolarità durante le prove, sono 106 gli insegnanti che nella nostra regione potrebbero dal prossimo anno scolastico perdere il posto appena conquistato.

Ad essere contestata è stata la nomina del sostituto del presidente della commissione degli orali, un dirigente scolastico invece di un docente universitario, ma anche la correzione delle prove ritenuta inidonea in due casi, perché svolta in separata sede dai singoli esaminatori e non collegialmente. Motivazioni contro le quali l’ufficio scolastico regionale ha già annunciato che ricorrerà in appello e che, ovviamente, non hanno mancato di innescare polemiche tra i vari fronti. Ma comunque la si metta, la situazione è estremamente delicata, e se non sarà presto trovata una soluzione il rischio di un’impasse del sistema è più che concreto.

LE REAZIONI La vicepresidente della Regione con delega all’istruzione Stella Targetti ha parlato di una scuola su tre che rischia di restare senza guida, per un totale di 170 istituti, considerando pensionamenti e scuole già in reggenza. E ha annunciato da parte della Regione l’appello al Miur per trovare una «soluzione politica urgente che rispetti la sostanza del concorso, visto che si tratta di «vizi formali», mentre «le competenze professionali dei dirigenti selezionati non sono state messe in discussione e si sono arricchite con un anno di lavoro di prova che terminerà il 31 agosto 2013». Preoccupato anche il sindacato che lancia l’allarme sul rischio occupazione anche tra i docenti che l’esito della sentenza potrebbe provocare, dal momento che i dirigenti «retrocessi» potrebbero sempre reclamare il posto di lavoro come insegnanti antecedente al concorso. Intanto, sulla questione è stata presentata alla Giunta toscana una mozione, votata all’unanimità dal Consiglio regionale, prime firmatarie le consigliere del Pd Lucia De Robertis e Daniela Lastri. Si chiede di «sostenere, presso il ministero dell’Istruzione una celere soluzione, attivando un iter che assicuri la copertura dirigenziale per le oltre cento scuole toscane investite della problematica». E si legge ancora: «In Toscana ben 170 scuole corrono il rischio concreto di restare prive della figura del dirigente scolastico. Non si tratta di una cosa da poco, perché la legge affida a queste figure compiti fondamentali, dalla gestione alla legale rappresentanza dell’istituzione scolastica».

Le scuole del futuro? Saranno ‘civic center’ per “nativi digitali”

da Tecnica della Scuola

Le scuole del futuro? Saranno ‘civic center’ per “nativi digitali”
di A.G.
È con questa convinzione che Miur e Fondazione MAXXI hanno stipulato il protocollo d’intesa “Edilizia scolastica innovativa”: l’idea di fondo è quella di rinnovare il modo di concepire gli ambienti destinati all’apprendimento, adeguando le strutture didattiche al linguaggio della generazione dei giovani di oggi, sempre connessi a internet. Presto al via anche un concorso per giovani architetti.
Tutti saranno d’accordo: ormai le scuole moderne non possono più essere fatte solo da aule e corridoi. È con questa convinzione di fondo che è stato avviato un concorso per arruolare giovani architetti che disegnino gli istituti del futuro. Per avviare l’iniziativa è servito un vero e proprio protocollo d’intesa, intitolato “Edilizia scolastica innovativa”, siglato il 24 aprile dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e dal presidente della Fondazione MAXXI Giovanna Melandri.
L’idea di fondo è quella di rinnovare profondamente il modo di concepire gli ambienti destinati all’apprendimento, adeguando le strutture didattiche al linguaggio della generazione dei “nativi digitali”. Il ministero dell’Istruzione si impegna a fornire indicazioni per l’attuazione delle attività previste dal protocollo d’intesa e a pubblicare le Linee guida in materia di edilizia scolastica innovativa che aggiornano le precedenti ferme agli anni Settanta.
Per raggiungere quest’obiettivo è indispensabile che scuole, aule, arredi, spazi educativi sia interni che esterni rispondano a criteri del tutto nuovi e adeguati ad una didattica supportata integralmente dalle nuove tecnologie.
Tra i punti qualificanti dell’accordo, che avrà la durata di un anno, figura un concorso per giovani architetti, destinato a valorizzare i migliori progettisti italiani e stranieri, per individuare nuove soluzioni architettoniche e nuove tipologie di arredi per le scuole del futuro.
Il concorso (si sta mettendo a punto il bando e tra poche settimane sarà varato il Comitato scientifico presieduto da Cino Zucchi e composto anche da rappresentanti del mondo della scuola e del territorio) intende valorizzare i migliori progettisti italiani e stranieri. I lavori presentati verranno, in seguito, esposti in una mostra e saranno oggetto di un’apposita pubblicazione. Il Miur si impegna a fornire indicazioni per l’attuazione delle attività previste dal protocollo d’intesa e a pubblicare le Linee guida in materia di edilizia scolastica innovativa.
“La divisione degli spazi in aule e corridoi appare oggi superata, mentre nel futuro si parlerà sempre più di scuole tecnologiche e aperte al territorio, ovvero ‘civic center’ capaci di diventare poli di aggregazione delle comunità locali” ha spiegato Profumo.
E il Maxxi è sembrato un partner ideale perché – come ha spiegato Giovanna Melandri – “non è solo un museo, ma una grande operazione culturale, un’istituzione che offre servizi specialistici, in questo caso rivolti alla qualità architettonica”.
L’accordo siglato – ha aggiunto Margherita Guccione, direttore MAXXI Architettura – “rafforza ulteriormente l’interesse del MAXXI a sviluppare programmi sperimentali e progetti di ricerca che promuovano il valore della qualità, del progetto e dell’architettura”.

La spesa per l’istruzione deve calare ancora

da Tecnica della Scuola

La spesa per l’istruzione deve calare ancora
di R.P.
Sta scritto nel DEF per il 2013 che i ministeri economici del Governo in carica hanno trasmesso al Parlamento e su cui già si sta discutendo.
Come spesso accade anche questa volta è capitato che la mano destra non sapeva ciò che la sinistra stava facendo. Non si spiega altrimenti il palese contrasto fra quanto hanno scritto i “10 saggi” nel documento che hanno presentato al presidente Napolitano e quanto i ministri economici del Governo ancora in carica hanno previsto nel DEF (Documento di economia e finanza) per il 2013. Da un lato i saggi hanno sottolineato per l’ennesima volta quanto il tema dell’istruzione debba essere considerato prioritario. Nelle tre paginette dedicate alla scuola la questione viene affrontata in termini forse persino troppo economici fino ad arrivare sostenere che bisogna spendere in istruzione per poter risparmiare in sanità, quasi che l’educazione dei giovani possa essere intesa come un problema di investimento economico e basta. Insomma una specie di “start-up” per poter mettere in piedi una attività economica. Peccato che il DEF mette in evidenza uno scenario completamente diverso. La sintetica tabella in cui vengono riportate le previsioni di spesa pubblica fino al 2060 non lascia spazio ad equivoci: nel 2010 la spesa per l’istruzione (scuola dell’infanzia esclusa) è stata pari al 4% del PIL, ma nel 2015 scenderà al 3,6% (“per effetto delle misure di contenimento delle spese di personale”, si legge nella relazione tecnica) e calerà addirittura al 3,4% nel 2020. Di lì in poi la spesa si assesterà tra il 3,3 e il 3,4%. La situazione economica è grave, lo sappiamo benissimo, ma forse un po’ di chiarezza non guasterebbe: se la spesa per l’istruzione deve continuare a calare basta dirlo e smetterla di parlare di valorizzazione dei docenti, della scuola, dei processi formativi e compagnia bella.

Esclusione graduatorie d’istituto anche per chi ha bisogno continuativo di cure specifiche

da Tecnica della Scuola

Esclusione graduatorie d’istituto anche per chi ha bisogno continuativo di cure specifiche
di Lucio Ficara
Nel contratto collettivo nazionale integrativo relativo alla mobilità per l’anno scolastico 2013/2014, all’art. 23 comma 3, è specificato chi ha diritto ad essere escluso dalla graduatoria interna d’istituto per l’identificazione dei perdenti posto
Si tratta di quei docenti beneficiari delle precedenze di cui ai punti I), III), V) e VII) dell’art. 7 del su citato CCNI. Costoro, quindi, non potranno, in quanto esclusi dalla graduatoria interna d’Istituto per l’individuazione dei docenti soprannumerari, perdere il posto, eccetto il caso in cui dovessero essere gli unici docenti della scuola o trovarsi come colleghi d’insegnamento altri docenti che godono della stessa precedenza. In particolare i docenti beneficiari del precedenze previste per l’esclusione dalle graduatorie per l’individuazione dei perdenti posto sono in ordine d’importanza quelli del punto I : docenti disabili e con gravi problemi di salute; Punto III) personale disabile; Punto V) assistenza al coniuge, al figlio, al genitore (da parte del figlio referente unico che presta assistenza alle condizioni previste nel precedente punto V), al fratello o sorella convivente con l’interessato (nel caso in cui i genitori non possano provvedere all’assistenza del figlio perché totalmente disabile o in caso di scomparsa dei genitori medesimi) in situazione di disabilità; Punto VII) personale che ricopre cariche pubbliche nelle amministrazioni degli Enti Locali. L’esclusione dalle graduatorie d’Istituto spetta anche a quei docenti che pur non essendo disabili, ma comunque rientrano lo stesso nel punto III delle precedenze, hanno bisogno per gravi patologie di particolari cure a carattere continuativo (ad esempio chemioterapia). Per questo particolare caso bisogna specificare che per ottenere l’esclusione bisogna certificare, come è evidenziato all’art. 9 del CCNI, oltre la grave patologia che non dà invalidità, l’assiduità della terapia e l’istituto nel quale viene effettuata la cura continuativa. Le certificazioni devono obbligatoriamente essere rilasciate dalle competenti A.S.L. Ma cosa si intende per cure continuative e quindi per assiduità della terapia? SI tratta di piani terapeutici con più di una seduta settimanale i cui cicli sono prolungati nel tempo. Qualcuno furbescamente si avvale di questa precedenza, in quanto si sottopone ad un paio di analisi diagnostiche al mese, per monitorare una grave patologia, ma di fatto non segue nessuna terapia continuativa. Questo tipologia di categoria di docenti esclusi dalla graduatoria d’istituto devono chiaramente certificare l’assiduità almeno settimanale di terapia e non di diagnosi, per curare la grave patologia di cui sono affetti.

Sorpresa: la spesa per la scuola è maggiore al Sud che al Nord

da Tecnica della Scuola

Sorpresa: la spesa per la scuola è maggiore al Sud che al Nord
di R.P.
Lo rivela una recente studio del Censis che denuncia: “I soldi ci sono ma o non vengono spesi oppure vengo spesi male, con interventi a pioggia”. Manca una strategia complessiva e così il divario Nord-Sud aumenta.
Il pesante divario fra la scuola del sud e quella del centro-nord non è affatto legato ad un problema di risorse finanziarie.
Lo rivela, con dati inoppugnabili, un recente studio del Censis dal titolo “La crisi sociale del Mezzogiorno”. L’analisi dei ricercatori del Censis è impietosa: “Uno dei principali fattori di debolezza delle aree meridionali del paese e ancora oggi costituito dall’incapacità del sistema educativo meridionale di accompagnare, se non stimolare, i processi di sviluppo, attraverso la formazione di capitale umano qualificato, e di contribuire a contrastare il disagio sociale ed economico della popolazione”. E, subito dopo, ecco i dati. Non è questione di scarsità di fondi, anzi.
“I dati Istat relativi alla spesa pubblica per consumi finali per l’istruzione e la  formazione desunti dai Conti Economici Regionali – si legge nel rapporto – evidenziano che la relativa quota espressa in % di PIL è stata pari nel Sud Italia al 6,7% contro il 3,1% del Centro-Nord”.
Tale spesa espressa in euro procapite, sulla popolazione meridionale dai 3 ai 64 anni, risulta superiore nelle regioni meridionali rispetto al Centro- Nord: 1.482 euro pro-capite nel Mezzogiorno rispetto ai 937 del resto d’Italia. Insomma, non si tratta di un problema di carenza di investimenti finanziari ma semmai – sottolinea il Censis – di una loro “allocazione non sufficientemente mirata”. Uno dei problemi maggiori riguarda l’uso dei fondi strutturali attualmente limitati alla 4 regioni più in difficoltà (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).
“Infatti – accusano i ricercatori del Censis – la capacità di impegno e di spesa dei fondi europei è stata ed è ancora oggi inadeguata sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo, avendo molte realtà adottato logiche “spartitorie”, con finanziamenti a pioggia, frammentarie e senza una progettualità di sistema”. Insomma una denuncia senza appello che proviene da uno dei massimi enti di ricerca italiani e che dovrebbe far riflettere forze politiche e sindacali sia a livello nazionale che locale.

Organico Ds aumenta in 4 regioni

da Tecnica della Scuola

Organico Ds aumenta in 4 regioni
di Reginaldo Palermo
In Campania, Calabria, Sicilia e Umbria a partire da settembre ci sarà un aumento dell’organico di diritto dei dirigenti scolastici. E’ l’effetto delle operazioni di dimensionamento. In alcune regioni le sedi sottodimensionate continueranno a restare quelle di quest’anno
I dati sugli organici dei dirigenti scolastici che il Ministero ha fornito ai sindacati qualche giorno fa inducono a qualche utile riflessione. La prima riguarda il dimensionamento previsto dalla legge di stabilità per il 2012. Come si può osservare quest’anno le istituzioni scolastiche sottodimensionate sono più di 1.150, mentre il prossimo anno saranno meno della metà (553 per l’esattezza): segno evidente che, nel complesso, la legge sul dimensionamento continua a produrre i propri effetti. Va però rilevato che non in tutte le regioni si è proceduto allo stesso modo. Più di 400 delle istituzioni scolastiche cancellate a partire dal prossimo settembre sono concentrate in 3 regioni (Sicilia, Campania e Calabria), mentre in alcune regioni il numero delle sedi sottodimensionate resterà all’incirca uguale a quello di quest’anno (è il caso di Basilicata, Friuli, Lazio, Liguria, Marche e Molise). Il risvolto è che nelle stesse tre regioni in cui si concentrano le sedi sottodimensionate cancellate, l’organico di diritto dei dirigenti scolastici aumenterà: ci saranno 66 dirigenti in più in Campania, 12 in Calabria e 44 in Sicilia. Anche in Umbria si registrerà un leggero aumento di posti (7 in più). Il fatto che in alcune regioni i posti in organico aumentino non è affatto paradossale ma sta a significare che fino allo scorso anno in quelle stesse regioni il numero delle istituzioni scolastiche di piccole dimensioni era davvero eccessivo e ingiustificato.

 

  DIR  2012/13 SEDI SOTT.  2012/13 IST.   SCOL. 2013/14 SEDI SOTT.  2012/13 DIR 2013/14 DIFF. SEDI SOTT. DIFF.  DIR.
ABRUZZO 192 27 206 18 188 -9 -4
BASILICATA 104 39 141 40 101 1 -3
CALABRIA 324 88 393 57 336 -31 12
CAMPANIA 923 263 1034 45 989 -218 66
EMILIA-ROMAGNA 521 39 539 27 512 -12 -9
FRIULI  159 19 172 19 153 0 -6
LAZIO 709 75 768 74 694 -1 -15
LIGURIA 187 10 191 12 179 2 -8
LOMBARDIA 1178 60 1151 30 1121 -30 -57
MARCHE 224 28 245 25 220 -3 -4
MOLISE 42 40 82 40 42 0 0
PIEMONTE 583 40 589 24 565 -16 -18
PUGLIA 671 45 690 21 669 -24 -2
SARDEGNA 273 66 313 42 271 -24 -2
SICILIA 840 171 888 4 884 -167 44
TOSCANA 464 46 484 27 457 -19 -7
UMBRIA 128 32 150 15 135 -17 7
VENETO 584 65 610 33 577 -32 -7

Miur e MAXXI disegnano le scuole del futuro

da tuttoscuola.com

Miur e MAXXI disegnano le scuole del futuro

Miur e MAXXI collaborano per la promozione della qualità architettonica nelle scuole. E’ questo, in sintesi, il contenuto del protocollo d’intesa siglato questa mattina dal ministro Francesco Profumo e dal presidente della Fondazione MAXXI Giovanna Melandri, intitolato “Edilizia scolastica innovativa”.

Primo atto di questa collaborazione, come informa un comunicato congiunto, sarà un programma pilota per “scuole tipo” rispondenti ai nuovi indirizzi nei campi della progettazione architettonica, nel design degli interni e degli arredi scolastici.

Il Miur è impegnato in un “ampio e complessivo progetto di innovazione del sistema educativo che attribuisce fondamentale importanza alla necessità di rinnovare profondamente il modo di concepire gli ambienti destinati all’apprendimento, adeguando le strutture didattiche al linguaggio della generazione dei ‘nativi digitali’, rendendo cioè l’offerta educativa e formativa coerente con l’evoluzione in senso digitale di tutti gli altri settori della società. Per raggiungere quest’obiettivo è indispensabile che scuole, aule, arredi, spazi educativi sia interni che esterni rispondano a criteri del tutto nuovi e adeguati ad una didattica supportata integralmente dalle nuove tecnologie”.

Tra i punti qualificanti dell’accordo, che avrà la durata di un anno, figura un concorso per giovani architetti, destinato a valorizzare i migliori progettisti italiani e stranieri, per individuare nuove soluzioni architettoniche e nuove tipologie di arredi per le scuole del futuro. I lavori presentati verranno, in seguito, esposti in una mostra e saranno oggetto di un’apposita pubblicazione. Il Miur si impegna a fornire indicazioni per l’attuazione delle attività previste dal protocollo d’intesa e a pubblicare le Linee guida in materia di edilizia scolastica innovativa.

Secondo Francesco Profumo “La divisione degli spazi in aule e corridoi appare oggi superata, mentre nel futuro si parlerà sempre più di scuole tecnologiche e aperte al territorio, ovvero civic center capaci di diventare poli di aggregazione delle comunità locali”.

Per Giovanna Melandri il MAXXI, oltre a essere “uno spazio espositivo straordinario” svolge anche il ruolo di “fucina di idee, un luogo di ricerca e sperimentazione con altissime professionalità e  competenze. La promozione della qualità architettonica fa parte della missione del MAXXI.  Contribuire a ideare le scuole del futuro in modo innovativo e contemporaneo sarà un impegno importante e una grande sfida per tutti noi”.

Stop alla Lombardia sul reclutamento, sindacati soddisfatti

da tuttoscuola.com

Stop alla Lombardia sul reclutamento, sindacati soddisfatti

Reazioni positive dei sindacati (e non poteva essere altrimenti) alla pronuncia della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima la norma della Regione Lombardia avrebbe consentito alle scuole di organizzare concorsi e reclutare insegnanti.

Il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, commenta: “La Consulta ci dà ragione: l’assunzione diretta dei docenti é incostituzionale“.

Il personale scolastico – scrivono i giudici nella sentenza – è alle dipendenze dello Stato e non delle singole Regioni – riferisce Di Meglio in un comunicato – Ne consegue che ogni intervento normativo finalizzato a dettare regole per il reclutamento dei docenti non può che provenire dallo Stato, nel rispetto della competenza legislativa esclusiva di cui all’articolo 117“. Secondo la Corte Costituzionale, “la valorizzazione dell’autonomia non può spingersi fino al punto di consentire ai singoli istituti scolastici di scegliere il proprio personale docente con concorsi locali“; inoltre, “la previsione della possibilità di reclutare docenti con modalità stabilite da una legge regionale – affermano i giudici – è in evidente contrasto con quanto sancito dall’articolo 117 della Costituzione“.

Sulla stessa linea la posizione dell’Anief, che sottolinea che con questa pronuncia “cade prima del via il tentativo lombardo di introdurre il modello di assunzioni dei docenti per mezzo di concorsi differenziati a seconda del titolo di studi”.

La Flc-Cgil, dal proprio sito, ripercorre invece le tappe della propria opposizione all’iniziativa della Regione Lombardia, commentando lapidariamente: “La sentenza della Corte Costituzionale, depositata il 24 aprile, accogliendo il ricorso della Presidenza del Consiglio, conferma allo Stato la gestione del reclutamento dei docenti, dichiarando illegittimi percorsi che disconoscano la normativa vigente”.