Carrozza, edilizia scolastica priorità del governo

Scuola: “Carrozza, edilizia scolastica priorità del governo
Prossima settimana incontrerò Anci e Upi”

(Roma, 21 maggio 2013) L’edilizia scolastica è una priorità del governo e la prossima settimana il ministro Maria Chiara Carrozza incontrerà i rappresentanti di Anci e Upi per discutere la questione. Il Ministro lo ha annunciato rispondendo alla lettera del padre di due alunni della scuola “Tortorelle” di Agrigento che, la settimana scorsa, sono stati coinvolti nel crollo di un tetto dell’istituto, rimanendo fortunatamente illesi.

“La scuola deve essere un luogo sicuro, dove accompagnare i propri figli serenamente, dove i ragazzi possano crescere e imparare senza paura”, scrive il Ministro dopo aver testimoniato la sua vicinanza alla famiglia per l’accaduto. “Lo stato e la qualità degli edifici che ospitano le scuole rappresentano – continua il Ministro – un indicatore di quanto una comunità crede e investe nel benessere e nel futuro dei ragazzi. Per questo voglio ribadire che l’edilizia scolastica è una priorità del governo e del ministero, e desidero prendere con voi l’impegno che farò quanto possibile perché, dopo anni di tagli e sacrifici in questo settore, si torni di nuovo ad investire. Non possiamo permettere che alunni, insegnanti e personale della scuola vivano in ambienti insicuri e poco funzionali. Anche in un periodo di crisi come quello che l’Italia e l’Europa stanno attraversando il governo deve considerare centrale nella sua agenda un’azione per promuovere interventi in questo settore, sapendo che la spesa per l’istruzione e la formazione rappresenta un investimento per il futuro del Paese. A tal fine la prossima settimana – conclude il ministro Carrozza – incontrerò i rappresentanti di Anci e Upi per discutere con loro di edilizia scolastica e di politiche attive per la scuola e la formazione. Spero di avere presto risultati concreti e di poterli annunciare con voi ad Agrigento”.

No al blocco dei contratti del lavoro pubblico

Foccillo (Uil): Non accetteremo ulteriori rinvii

No al blocco dei contratti del lavoro pubblico

Bisogna ripristinare dinamica contrattuale rinnovando i contratti

Non accetteremo ulteriori rinvii dei contratti dei lavoratori pubblici. Bisogna, dunque, immediatamente ripristinare e riqualificare la dinamica contrattuale nel pubblico impiego, rinnovando i contratti.
Riteniamo che non è più procrastinabile un confronto immediato con le organizzazioni sindacali: solo attraverso la trattativa è possibile trovare soluzioni ed evitare di nascondersi dietro la mancanza di risorse.
Il blocco non si è limitato, infatti, ai contratti nazionali, ma ha coinvolto anche quelli aziendali e addirittura sono stati bloccati i salari individuali con la beffa che eventuali promozioni determinano solo modifiche giuridiche e non aumenti salariali.
E’ un problema di legalità relazionale, ma anche di miopia politica: i bassi salari impediscono che i consumi e il livello di risparmio delle famiglie aumentino. Non c’è liquidità e non c’è, di conseguenza, domanda.

Scuola dell’infanzia: è emergenza

Scuola dell’infanzia: è emergenza. Servono risposte immediate

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

La FLC CGIL lancia, dopo poche settimane, nuovamente l’allarme sulla scuola dell’infanzia.

In una fase di crisi è necessario che lo Stato assuma alcune priorità. La scuola dell’infanzia è una di queste. È necessario trovare risorse ad hoc per riavviare il percorso di generalizzazione.

Ma è anche importante cogliere il grido di aiuto che viene da tanti enti locali che non riescono più a garantire l’offerta pubblica comunale e chiedono di statalizzare le loro scuole. Secondo un monitoraggio effettuato su alcune regioni dalla FLC CGIL sono alcune centinaia le sezioni e a volte intere scuole che si richiede che vengano passate allo Stato. A solo titolo esemplificativo: 39 sezioni a Bologna, 5 a Parma, 105 sezioni in Toscana, piuttosto che 45 sezioni in Lombardia….

La FLC CGIL chiede quindi una risposta pubblica statale. Occorre:

  • riavviare il processo di generalizzazione. Aumentare del 10% il numero di sezioni di scuola statale attualmente funzionanti, vale a dire 2500 sezioni all’interno di un piano quinquennale che preveda l’apertura di 500 sezioni l’anno.
  • istituzionalizzare l’obbligo di frequenza del terzo anno per poi arrivare all’obbligatorietà di tutto il percorso, secondo l’idea di un segmento 3-18, come previsto dal Piano del Lavoro della CGIL.

Infine la FLC CGIL ritiene indispensabile per dare una risposta concreta anche agli enti locali, prevedere un’intesa nazionale con tutti gli attori istituzionali interessati (Stato, regioni, enti locali) che possa superare la frammentazione territoriale, per mettere in campo sinergie e risorse aggiuntive finalizzate a consolidare ed estendere questo punto di qualità del segmento istruzione.

Inoltre, la FLC CGIL in ossequio all’art. 33 della Costituzione e a fronte del dibattito che si è aperto a Bologna sull’utilizzo delle risorse pubbliche per il finanziamento alle scuole paritarie a gestione privata, nel sostenere le ragioni del Comitato art. 33, promotore del referendum consultivo di cui fa parte la stessa FLC CGIL di Bologna, ritiene che la scuola pubblica, laica, inclusiva, a partire dall’infanzia, sia bene comune e diritto indisponibile, che lo Stato e le amministrazioni pubbliche debbano garantire ai propri cittadini. La portata del referendum consultivo sul finanziamento comunale alle scuole paritarie parla all’intero Paese per dare un forte segnale di discontinuità contro i continui tagli alla scuola pubblica. Dalla grande prova di democrazia di Bologna può ripartire un’ampia mobilitazione che rivendichi dal governo e dalle amministrazioni locali la centralità delle risorse pubbliche nel garantire a tutti il diritto costituzionale all’istruzione.

In tutta Italia come a Bologna: basta soldi alle SCUOLE PRIVATE

In tutta Italia come a Bologna: basta soldi alle SCUOLE PRIVATE
mercoledì 22 maggio ore 16,30
presidio
Piazza Palazzo di città di fronte al Comune di Torino
organizzato dalla CUB Scuola Università Ricerca
Aderiscono Consula per la laicità delle Istituzioni, Coordinamento per la Laicità della Scuola e Istituto Salvemini di Torino

Assunzioni e finanziamenti per le scuole pubbliche, adesso!
Rispetto dell’art. 33 della Costituzione che dice: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.”
Domenica prossima a Bologna si terrà il referendum consultivo contro i finanziamenti alle scuole private. Quei fondi che Stato, Comuni e Regioni aumentano di continuo mentre alla scuola pubblica tolgono pure la carta igienica.

Fai clic per accedere a 2820_2013_05_18_ReferendumBologna.pdf

per la CUB Scuola Università Ricerca
Cosimo Scarinzi

Linee Guida per le Consulte dei Genitori delle Scuole Superiori Trentine

Linee Guida per le Consulte dei Genitori delle Scuole Superiori Trentine

Hanno collaborato alla definizione e stesura del testo:
Andreina Marchi (Istituto delle Arti), Erika Piazzi e Chiara Scarian (I.S. Cavalese), Giuliana Molinari (Enaip Tione), Maria Rosa Degasperi (ITTI Buonarroti), Paola Giuliani (Enaip Trento), Sandra Paoli Gadler (Liceo Prati), Gianfranco Merlin (ITTI Buonarroti), Gianluigi De Sirena (I.C. Ladino di Fassa), Gianni Scalzeri (ITC Tambosi), Francesco Mongioì e Massimo Toscanelli (Istituto delle Arti), Sergio Cordin (Liceo Rosmini Trento), Elia Perini (già Dirigente Scolastica), Paolo Caspani (già Dirigente Scolastico), Stefano Sarzi Sartori (Iprase)

Sommario
PREMESSA 4
Il problema della scarsa partecipazione 5
Un nuovo rapporto con i figli studenti 6
INDICAZIONI ORIENTATIVE 7
Le finalità della Consulta dei Genitori 7
Cosa dovrebbe attivare la Consulta 7
SPUNTI DI RIFLESSIONE: TRA CRITICITÀ E POTENZIALITÀ 8
Diffidenza e sfiducia 8
Rapporto con i figli/studenti 8
Non conoscenza delle potenzialità della Consulta 8
Un approccio condiviso 9
Coinvolgimento dei genitori, gruppi di lavoro e apertura al territorio 9
Attenzione ai genitori stranieri 10
PER ORIENTARE L’AZIONE 10
Rilevazione e analisi dei bisogni 10
Formazione 10
Progettazione 11
Il “Patto di corresponsabilità” 11
INDICAZIONI OPERATIVE 12
SPUNTI PER UN’AZIONE INCISIVA 12
Positività e propositività 12
Valorizzazione e coinvolgimento 12
Filtro, mediazione 12
Raccordo istituzionale 13
Alleanze, sinergie e convivialità 13
Democrazia e ruoli nella Consulta 13
I collaboratori/coordinatori 13
I rappresentanti di classe 14
Lavoro in rete 14
LINEE ORGANIZZATIVE 15
Chi fa parte della Consulta e come vi può partecipare 15
Il presidente della Consulta 15
Gruppo di presidenza o direttivo 15
Rinnovo annuale o biennale? 15
Il regolamento della Consulta 16
La Consulta e i Plessi scolastici 16
Gestione delle riunioni e dell’informazione 16
RACCORDI E POSSIBILI ARTICOLAZIONI OPERATIVE DELLA CONSULTA DEI GENITORI17
Dirigente 17
Relazione con il Consiglio dell’Istituzione 17
Distribuzione delle cariche 17
Commissioni dell’Istituzione scolastica 18
Gruppi di lavoro 18
Consulta, associazioni e territorio 18
LO SAPEVATE CHE ?… OPPORTUNITÀ E DIRITTI 19
L’Organo di garanzia 19
Il problema della privacy 19
Modifica dello Statuto delle Istituzioni Scolastiche e Formative per la biennalità della Consulta dei genitori 20
APPENDICI 21
LA CONSULTA DEI GENITORI IN SINTESI 21
I compiti della Consulta 21
– Promuovere dialogo e confronto tra le esperienze delle classi 21
Alcuni consigli in breve 22
Alcune azioni indicative del Presidente della Consulta (le specifiche sono da inserire nel regolamento interno dell’Istituzione scolastica) 23
Funzioni del Presidente del Consiglio dell’Istituzione 23
Composizione della Consulta dei genitori 24
Oltre a quelli indicati dalla legge, è opportuno partecipino alle riunioni della Consulta: 24
Temi trattati all’interno delle Consulte dei genitori delle scuole superiori trentine nel corso dell’anno scolastico 2011/2012 24
REPERTORIO LEGISLATIVO SULLA CONSULTA DEI GENITORI 25
Art 4 della Costituzione 26
Legge provinciale sulla scuola (5/2006) – Finalità e principi generali (Art 2) 26
Legge provinciale della scuola – Informazione e comunicazione (Art 5) 26
Legge provinciale sulla scuola – Integrazione delle politiche dell’istruzione e della formazione con quelle dello sviluppo economico e sociale del territorio (Art 7) 26
Legge provinciale sulla scuola – Le famiglie (Art 11) 26
Legge provinciale sulla scuola – Consulta dei genitori (Art 29) 27
Legge provinciale sulla scuola – Partecipazione al sistema educativo provinciale (Art 37) 27
STRALCI DI DOCUMENTI UTILI 28
Linee di indirizzo 28
Da Nell’educazione un tesoro di J Delors 31
Da Verso Lisbona 2000 33
ALCUNE ESPERIENZE O PRASSI SIGNIFICATIVE 34
Il raccordo tra genitori rappresentanti nel regolamento dell’Enaip di Tione di Trento 34
Sulle reti tra consulte dei genitori: l’esperienza delle valli Giudicarie 34

Sanare l’anomalia genetica dell’Invalsi

Sanare l’anomalia genetica dell’Invalsi

di Enrico Maranzana

 

Il mondo della scuola è in fermento: i test Invalsi scaldano gli animi delle fazioni in campo.  I contendenti analizzano settorialmente il problema e, privilegiando il proprio punto di vista, sacrificano l’approccio sistemico e dimenticano la genesi dell’istituto.

L’Invalsi è nato nel 2003 per onorare gli impegni che l’Italia aveva assunto in Europa: è stata bypassata l’esigenza di validare le politiche formative, educative e dell’istruzione delle singole scuole. Questa la ragione del suo esser percepito come un corpo estraneo.

Si tratta di un vulnus che si annida nella stessa legge costitutiva. Questa, dopo aver finalizzato il sistema scolastico alla  promozione e al consolidamento delle capacità e delle competenze dei giovani “ATTRAVERSO conoscenze e abilità”, istituisce l’organo di valutazione allo scopo di  “effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti”.

 

La strumentazione ha sostituito il fine:

una scelta carica di significati!

 

Come sarebbe dovuto essere affrontato e risolto il problema?

Il sistema di regole in cui vive la scuola contiene elementi che, se correttamente collocati, conducono a un’univoca soluzione.

La valutazione è intesa come uno degli stati del processo di  governo del sistema scolastico: è interna se riguarda l’attività gestionale dei singoli istituti, è esterna se verte sui risultati prodotti.

 

Valutazione interna e valutazione esterna sono attività complementari, convergenti, indissolubili

 

Il processo in cui si colloca la valutazione interna ha inizio dalla specificazione degli “obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale” …  prosegue con “l’elaborazione e l’adozione degli indirizzi generali” da parte dei Consigli di circolo/di istituto che li esprime sotto forma di competenze generali … architrave della “programmazione dell’azione educativa” del Collegio dei docenti che enuclea “obiettivi e orientamenti” specificandoli sotto forma di capacità …  il fondamento della “valutazione periodica dell’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia … proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica”.

Anche le competenze specifiche sono oggetto della valutazione interna. Esse sono comportamenti esibiti dagli studenti che affrontano una problematica disciplinare, comportamenti attraverso cui le capacità si manifestano.

Le competenze specifiche sono il terreno della progettazione dell’insegnamento, lo spazio entro cui s’ipotizzano e si realizzano occasioni d’apprendimento per conseguire sia i traguardi collegialmente individuati, sia per trasmettere una corretta e consistente immagine disciplinare.

Le competenze specifiche rappresentano il punctum dolens del nostro sistema scolastico. Il loro controllo è esercitato in violazione d’un principio delle scienze dell’organizzazione: la figura del controllore e quella del controllato sono coincidenti invece d’esser nitidamente separate.

Nelle scuole i voti che il docente assegna agli studenti hanno un duplice significato: esprimono anche il grado di raggiungimento degli obiettivi programmati,  dell’efficacia dell’insegnamento impartito.

Per ridare dignità scientifica all’organizzazione degli istituti scolastici sarebbe sufficiente attribuire ai singoli docenti la sola valutazione formativa, che monitorizza i processi di apprendimento; la valutazione sommativa, che accerta il livello di conseguimento dei traguardi previsti, potrebbe essere condotta dal dipartimento disciplinare.

La valutazione esterna, che studia l’efficacia del servizio, soppesa, senza sottintesi, il grado d’adempimento del mandato conferito  alle scuole: “Il Ministro della Pubblica Istruzione .. definisce ..  per i diversi tipi e indirizzi di studio: a) gli obiettivi generali del processo formativo; b) gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni”.

Coraggio !

Si rimetta mano alla materia per ricondurla nell’alveo istituzionale

 

Asili, mamme in rivolta contro le liste d’attesa

da Repubblica.it

Asili, mamme in rivolta contro le liste d’attesa

Emergenza materna in tutta Italia: a Roma fuori uno su due. A Pescara le famiglie puntano sul fai da te. A Modena protesta chi non è entrato

ROMA – A Pescara le famiglie si stanno organizzando in casa (e in giardino): asilo fai da te con nonne e nonni a disposizione. Giocattoli, libri con figure e una didattica all’impronta. D’altronde il nuovo bando per gli asili comunali, con domande da presentare entro il prossimo 31 maggio, prevede 130 nuovi posti, non uno di più. “Ci aspettiamo una pioggia di richieste”, dice l’assessore Guido Cerolini, “non riusciremo ad accogliere tutti, ma attiveremo convenzioni con strutture private”.
Per le scuole dell’infanzia è emergenza in tutta Italia. La capacità di nidi e materne di ospitare i bambini è al minimo storico. A Napoli il sindaco De Magistris viene chiamato in causa dai genitori organizzati, alle comunali ci sono state 500 iscrizioni in meno: il ritardo delle comunicazioni ha fatto dirottare i piccoli su statali e private. La situazione negli istituti del centro è al collasso: mancano gessi, plastilina, carta igienica. Il calendario docenti non prevede supplenze. Le maestre in maternità non vengono sostituite, una insegnante deve fare pura sorveglianza su venti bimbi senza poter organizzare alcuna didattica. Non ci sono insegnanti di sostegno per i portatori di handicap, denuncia la Cgil scuola. Alla Foliero di via Guadagno, e questo lo raccontano le madri, i bambini sono così tanti che qualcuno viene tenuto fisso in direzione: in classe non entra. Anche a Roma la situazione è critica: le domande per la prossima stagione sono state mille in più e 11.381 bambini  (su 21.757) resteranno a casa. Nella capitale i “fuori asilo” sono diventati più di quelli che entreranno nelle scuole comunali e il rapporto tra educatori e bambini passerà da uno ogni sei a uno ogni sette.
In tutto il paese la morsa tra i comuni dissestati e la crescita delle richieste per le materne (i figli degli immigrati ma anche quel ceto medio che non ha più i soldi per mandare il bimbo alla privata) sta disarticolando centinaia di istituti. A Reggio Emilia, esempio di scuola dell’infanzia nel mondo, negli ultimi due anni i finanziamenti comunali sono scesi di un milione di euro. In Lombardia aumentano le richieste di iscrizione e si ingrossano delle liste. Il Comune di Milano ha dovuto mettere a bilancio 550mila euro per le convenzioni con le private. I bambini in attesa per le materne pubbliche sono 652, ma un’associazione di madri assicura che fuori dagli asili l’anno prossimo resteranno almeno mille. In Toscana da anni la Regione finanzia le speciali sezioni Pegaso all’interno di statali e comunali per affrontare richieste altrimenti inevase: per il prossimo anno scolastico saranno settanta in più, ma la Regione non ha più fondi e ha chiesto l’intervento dello Stato. Anche Firenze, nonostante un’ospitalità da 2700 posti, sta iniziando a lasciare scolari a casa. Le cinquanta famiglie in attesa a Modena hanno ricevuto una lettera del dirigente del servizio che, per dare certezze, offriva l’elenco delle materne private che avevano posti disponibili. Alcuni comuni di Emilia e Toscana non hanno più i soldi per mantenere i loro istituti e hanno stretto accordi per passare allo stato il mantenimento di alcune sezioni.
Uno che ne sa, l’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni, dice: “In queste ore si stanno concretizzando ulteriori tagli, decisi prima del governo Letta, e rischiano di mettere in discussione il diritto alla scuola materna”. L’emergenza infanzia si fa ancora più pesante per gli asili nido. La maglia nera è della Capitale dove è stata affidata la gestione di otto asili ad altrettante strutture private emanando un bando che farà scendere il costo per bimbo da 600 euro a 480, un low cost che si traduce in ribasso della qualità. Rischiano, ancora, di saltare le sezioni primavera, che consentono l’ingresso in anticipo (2-3 anni) a una scuola materna. Contano 25 mila iscritti, ma non ci sono più soldi per mantenerle. 

Maturità, manca un mese all’esame

da LaStampa.it

Maturità, manca un mese all’esame

Il 19 giugno la prova d’italiano, uguale per tutti gli indirizzi
roma

Il conto alla rovescia i ragazzi dell’ultimo anno delle superiori lo cominciano già dal primo giorno di scuola, in vista della chiusura del ciclo di studi, ma ormai il countdown è entrato nel vivo: manca, infatti, un mese alla prima prova scritta.

Lezioni ormai agli sgoccioli, ultime interrogazioni e compiti in classe per gettarsi quindi nei ”ripassi” dell’ultim’ora tra bignami, temari e manabili per arrivare il prossimo 19 giugno alla prima prova dell’esame di maturità edizione 2012-2013, ovvero la prova di italiano.

Come per gli altri anni lo svolgimento della prima prova scritta prevede diverse opzioni tra cui il candidato potrà scegliere.La prova è rivolta «ad accertare la padronanza della lingua nella quale si svolge l’insegnamento» quindi l’italiano e consentirà all’allievo di scegliere tra diverse opzioni. Accanto al «classico» tema «su argomento di ordine generale» o a carattere storico o letterario, si potrà optare per «l’analisi e commento di un testo letterario o non, in prosa o poesia», per la produzione di un articolo di giornale o di un saggio breve. Nella prima giornata di prove i candidati dovranno anche comunicare il titolo dell’argomento o presentare la tesina prescelti per dare avvio al colloquio.

Le materie della seconda prova, son ostate annunciate dal ministro Francesco Profumo che ha anche indicato quali saranno affidate ai commissari esterni. Nella scelta  è stato seguito, laddove si è rivelato opportuno, il criterio della rotazione delle discipline. Si è dato comunque particolare rilievo agli insegnamenti di Matematica e di Lingua straniera. A questo proposito, quest’anno, per la prima volta, la Lingua straniera, negli istituti tecnici e professionali che prevedono tale insegnamento, è stata affidata ai commissari esterni. Sono 50 gli istituti scolastici coinvolti nel progetto Esabac (erano 40 l’anno scorso), finalizzato al rilascio del doppio diploma italiano e francese ed attuato sulla base dell’Accordo Italo-Francese sottoscritto il 24 febbraio 2009.

Per le prime due prove scritte le tracce sono quelle indicate dal Ministero, mentre la terza prova, ha carattere pluridisciplinare ed ha l’obiettivo di verificare le conoscenze sulle diverse materie studiate nell’ultimo anno. Sono previste diverse tipologie: trattazione sintetica, non più di cinque argomenti; quesiti a risposta singola, da 10 a 15; quesiti a risposta multipla, da 30 a 40; problemi scientifici a soluzione rapida, non più di due; casi pratici o professionali, non più di due; un progetto. Questa prova, a differenza delle altre due è elaborata dalla commissione esaminatrice. La data fissata dal ministero per questa terza prova è il 24 giugno. Il tempo a disposizione è generalmente entro le tre ore. Il punteggio massimo che si può ottenere è di 15/15, la sufficienza corrsponde a 10/15, ma nonostante il suo punteggio sia uguale a quello della prima e della seconda prova, spaventa molto più delle altre per il carico di studi visto che è composta non da una ma da diverse materie.

Quindi si passa agli orali, la cui data viene fissata dalle singole commissioni, ma, da quest’anno c’è una novità: una stretta sui tempi di conlusione degli esami di maturità. Con una nota inviata ai presidi e ai direttori degli uffici scolastici regionali, lo scorso 14 maggio, il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha, infatti, confermato (era stato già segnalato da un’ordinanza ministeriale dello scorso 24 aprile) che la trasmissione al sistema informativo del dicastero di viale Trastevere (Sidi, Area “Esiti Esami di Stato”) dei risultati di esame «deve improrogabilmente concludersi entro il 18 luglio 2013, per non pregiudicare i diritti degli studenti a partecipare ai test d’ingresso all’ Università, stante l’anticipazione alle prove di accesso ai corsi di laurea a numero programmato».

Buste paga, continua il “tira e molla” sulla trattenuta del 2,5%

da Tecnica della Scuola

Buste paga, continua il “tira e molla” sulla trattenuta del 2,5%
di Alessandro Giuliani
Nel cedolino di aprile degli statali assunti dal 2000 è subentrata una sorta di ‘tassa’ “compensativa per garantire parità retributiva tra vecchi e nuovi. Anief: il Mef fa il mea culpa e corre ai ripari per non restituire niente, chi è in regime di TFR deve rivolgesi al tribunale. Intanto Palazzo Chigi farebbe bene a mettere da parte 3 miliardi…
Non c’è pace sulle trattenute stipendiali che alcuni sindacati continuano a considerare non lecite. Anche le novità introdotte dal Governo sulla trattenuta del 2,5% sullo stipendio di aprile dei dipendenti pubblici assunti a partire dal 2000, apparentemente favorevole a questi circa 700 mila lavoratori, non soddisfa proprio l’Anief.
Il sindacato di Pacifico, che aveva fatto pervenire migliaia di diffide del personale della scuola contro la trattenuta da intendersi come contributo obbligatorio per la costituzione del TFR, sostiene che ora “il Governo cambia la giustificazione della trattenuta, perché, in verità” sostiene di aver inserito una sorta di ‘tassa’ “compensativa per garantire parità retributiva tra vecchi e nuovi assunti, ai sensi dell’art. 1, c. 3, del DPCM 1999”.
E qui sta il punto. Per l’Anief, infatti, il CCNQ 26 luglio 1999, recepito dal DPCM 20 dicembre 1999 prevede dal maggio 2000 per i neo-assunti statali il passaggio da regime di TFS con aliquota 9,60% e trattenuta 2,5% a regime TFR con aliquota 6,91% totalmente a carico del datore di lavoro (nota Inpdap 9 giugno 2000). Dopo 13 anni, a seguito delle recenti diffide sindacali, il Mef sembra fare mea culpa e correre, invano, ai ripari per non restituire niente.
“Ma forse – si chiede il sindacato autonomo – la pensione non è una retribuzione differita? Come è possibile affermare un principio, quello corretto della parità retributiva, dopo averlo sconfessato nei commi precedenti a sfavore delle nuove generazioni sulle buonuscite future? E questa trattenuta, se non doveva essere data, perché è tassata all’origine? E perché non è stata recuperata esplicitamente a livello figurativo nella contrattazione? Forse che il 2,5% pagato in regime di TFS non garantisce una maggiore buonuscita rispetto alla riduzione già penalizzante dello 0,19 (7,10% – 6,91%) dell’aliquota o della liquidazione?”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir al contenzioso, tutto questo è paradossale, tanto che “pone queste domande non soltanto al Governo ma a tutte le Confederazioni sindacali perché non si adotti più una riforma che penalizzi i lavoratori in base all’anno di assunzione, proprio mentre il Governo pensa di portare a 70 anni l’età anagrafica necessaria dal 2020 per andare in pensione e di erogare dal 2030 ai lavoratori in quiescenza soltanto il 40% del loro ultimo stipendio”.
Per il sindacato, quindi, il mea culpa del Mef, se mea culpa è stato, non convince, perché non si tratta di un mero errore formale in un Paese nel cui ordinamento giuridico la forma è sostanza, ma di un’evidente ingiustizia. L’Anief, già dopo la pubblicazione della sentenza n. 223/12 della Consulta aveva già messo a disposizione un primo modello di diffida per interrompere la trattenuta (ottobre 2012), superato poi dalla legge 228/12 (art. 1, cc. 98-99) che ha ripristinato la situazione precedente. In seguito, a tale norma, il sindacato ha elaborato un secondo modello di diffida (febbraio 2013) atto alla certificazione del credito figurativo del 2,69% (9,60%-6,91%) quale differenza tra le due aliquote per gli anni 2011-2012 per chi è ritornato in regime TFS. Oltre che all’interruzione della trattenuta del 2,5% con richiesta risarcitoria-recupero credito per gli ultimi dieci anni per chi è stato assunto in regime TFR o ha optato per esso.
Pertanto, il sindacato oggi fa sapere che continuerà a raccogliere le diffide per i lavoratori in regime di TFR, al fine di avviare “le opportune iniziative giudiziarie nei tribunali della Repubblica perché possa essere rispettato il principio della parità di trattamento tra tutti i cittadini senza distinzione di età e perché i lavoratori del pubblico impiego non siano penalizzati rispetto ai privati soltanto perché il Governo ha la potestà di legiferare d’urgenza e di disapplicare i contratti da lui firmati in contrasto con la legge da lui voluta”.
L’Anief invita quindi “Palazzo Chigi farebbero bene a fare bene i conti” per coprire le spese dovute ai dipendenti che, anche se con qualche anno di ritardo rispetto alla vecchia tabella di marcia, andranno in pensione: “oltre ai soldi per cassa integrazione o proroga dei contratti”, il Governo dovrebbe preoccuparsi di “trovare la copertura anche per quei 3 miliardi (corrispondente al 2,69%, frutto della differenza tra le due aliquote TFS e TFR per gli anni 2011-2012) necessari per onorare interamente le future buonuscite dei 2,5 milioni di dirigenti e dipendenti pubblici che nei prossimi anni andranno in pensione, rispetto ai 41 milioni già stanziati nell’ultima finanziaria bastevoli a riliquidare il trattamento di fine servizio di chi è andato illegittimamente, nel frattempo, in pensione in regime di TFR”.

I Comuni scrivono al ministro Carrozza: la scuola non può fare a meno di noi

da Tecnica della Scuola

I Comuni scrivono al ministro Carrozza: la scuola non può fare a meno di noi
di A.G.
Nella lettera scritta dal presidente reggente dell’Anci, Alessandro Cattaneo, si chiede un incontro per poter esporre le questioni più urgenti che necessitano di una rapida e adeguata soluzione: l’obiettivo è tornare a investire nella scuola e nella conoscenza per restituirle quel ruolo prioritario che le spetta.
I Comuni chiedono chiarezza e sostegno. Lo fanno con una lettera inviata direttamente al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Nella missiva, scritta dal presidente reggente dell’Anci, Alessandro Cattaneo, si chiede “un incontro per poter esporre le questioni più urgenti che necessitano di una rapida e adeguata soluzione, al fine di tornare finalmente a investire nella scuola e nella conoscenza e restituirle quel ruolo prioritario che le spetta quale motore di crescita e sviluppo dell’intero Paese e delle future generazioni”.
I Comuni vogliono recuperare il terreno perso ultimamente. “Negli ultimi anni i pesanti tagli imposti dalla congiuntura economica presente nel nostro Paese, e più in generale a livello internazionale, hanno determinato – scrive Cattaneo – la predisposizione di interventi e provvedimenti non sempre condivisi, nelle modalità attuative, da parte dei Comuni e dell’Anci, che hanno avuto pesanti ripercussioni sull’offerta dei servizi comunali, in particolare su quelli socio-educativi e relativi alla scuola. Per far fronte a tale difficile situazione – sottolinea – i Sindaci e gli Amministratori locali, sempre più spesso si trovano a dover svolgere anche funzioni non propriamente comunali, non garantite dal sistema centrale e regionale, pur di assicurare servizi efficienti e dare risposte concrete alle famiglie e agli alunni”.
Da qui la richiesta di un incontro e la manifestazione di totale disponibilità dell’Anci a proseguire “nel percorso di collaborazione che da sempre caratterizza i rapporti con il ministero dell’Istruzione”. Si attende ora la risposta del nuovo Ministro. Ma alla luce delle difficoltà economiche in cui versa l’amminsitrazione scolastica, rimane difficile pensare che l’esito possa soddisfare i Comuni.

Referendum Bologna sulle paritarie, la sinistra si spacca

da Tecnica della Scuola

Referendum Bologna sulle paritarie, la sinistra si spacca
di A.G.
L’uscita dell’ex premier Romano Prodi ha innescato dure repliche. Tra cui quella di Paolo Ferrero, segretario del Prc: bisognava aspettarselo, perché il finanziamento alle scuole private nel capoluogo emiliano è cominciato proprio con la nascita dell’Ulivo, ovvero con l’alleanza tra ex comunisti ed ex democristiani.
Non hanno tardato ad arrivare le repliche interne alla sinistra nei confronti dell’ex premier Romano Prodi, che a meno di una settimana dal referendum di Bologna per decidere se continuare a finanziare le scuole paritarie con i fondi del Comune ha deciso di uscire allo scoperto schierandosi in difesa dell’attuale assetto. Tra le reazioni più sentite contro la posizione assunta dall’esponente Pd, figura senz’altro quella di Paolo Ferrero, segretario del Prc, secondo cui “sbaglia di grosso Prodi sul referendum contro i finanziamenti comunali alle materne private: la scuola pubblica va difesa!”.
Ferrero ha anche replicato duramente all’ex premier: “Del resto il finanziamento alle scuole private a Bologna è cominciato proprio con la nascita dell’Ulivo, ovvero con l’alleanza tra ex comunisti ed ex democristiani”, ricorda, spiegando che “Prodi è quindi all’origine di questa regalia di denaro pubblico ai privati”. Noi, sottolinea Ferrero, “al contrario di Prodi, pensiamo che la scuola pubblica vada tutelata e garantita, senza se e senza ma, e per questo invitiamo i bolognesi a partecipare al voto e ad esprimersi a favore dell’opzione A: basta soldi alle private”.

Rossi Doria: diamo di più ai ragazzi che hanno meno

da Tecnica della Scuola

Rossi Doria: diamo di più ai ragazzi che hanno meno
di A.G.
Nell’aderire alla campagna ‘Allarme Infanzia’ lanciata oggi da Save the Children, il sottosegretario all’Istruzione sostiene che la nostra generazione ha il dovere di dare risposte a bambini. Ad iniziare dalla scuola, estendendo le azioni messe in campo contro la dispersione. Rimane però il problema dei fondi.
Anche il confermato sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, aderisce alla campagna ‘Allarme Infanzia‘ lanciata oggi da Save the Children. L’annuncio è stato fatto dallo stesso sottosegretario su Twitter e Facebook e con un messaggio sulla bacheca del sito www.allarmeinfanzia.it. “Occorre dare di più a chi parte con meno. Rafforzare ed estendere politiche efficaci di contrasto alla povertà. La nostra generazione – scrive Rossi Doria – ha il dovere di dare risposte a bambini e ragazzi. Aspettano da troppo tempo“. Il sottosegretario prosegue poi con alcuni impegni concreti che riguardano da vicino il mondo dell’istruzione: “possiamo cominciare dalla scuola: estendendo le azioni messe in campo contro la dispersione scolastica, aumentando il tempo scuola e le occasioni di socialità positiva nelle aree difficili. Porterò avanti questo impegno come sottosegretario all’Istruzione“.
Un impegno, quello di combattere l’ancora davvero troppa alta percentuale di alunni che lasciano in età di scuola dell’obbligo (il 19 per cento contro il 10 per cento che ci indica l’Ue), che ha già preso in carico il nuovo ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza.
Rimane tuttavia il problema dei fondi. Come abbiamo rilevato in passato, ad esempio, gli operatori che rimarranno negli istituti scolastici il pomeriggio (docenti, educatori, collaboratori, ecc.) con quali soldi verranno pagati visto che quelli degli istituti sono ormai ridotti all’osso?

“Uscite flessibili” e Quota 96 il 22 maggio chiama i politici a Roma

da Tecnica della Scuola

“Uscite flessibili” e Quota 96 il 22 maggio chiama i politici a Roma
di Pasquale Almirante
Gilda e Cisl chiedono “uscite flessibili per favorire i giovani” e ammorbidire la riforma Fornero che ha inveito contro il personale nel “pacchetto” Quota 96 delle legge Damiano. Il 22 Tavola rotonda a Roma coi politici. L’attesa è una massiccia partecipazione anche di chi è caduto nelle maglie della nuova legge sulle pensioni
Gilda e Cisl, come abbiamo già pubblicato, premono affinchè l’applicazione della legge Fornero al personale della scuola sia ammorbidita evitando, per chi soffre di stress da lavoro ed è particolarmente stanco, di uscire non prima dei 67 anni. Un part-time e metà pensione anche per liberare posti da assegnare ai giovani docenti e ai precari in attesa di essere arruolati. Ne abbiamo già parlato, vista pure la diminuzione drastica dei pensionamenti, e commentato la caducità paradossale del “concorso” a cattedra con le sue incertezze, la grande pletora di precari che attende e attende, mentre nell’attuale legge sui pensionamenti, secondo Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, è opportuno “sanare in una volta sola due grandi problemi della scuola: quello di decine di migliaia di precari abilitati, fermi nell’eterna lista di attesa, e quello di altrettanti docenti anziani che, stoppati dalla riforma Fornero, fanno sempre più fatica a reggere il carico di lavoro”. Una soluzione che “consentirebbe di creare rapidamente almeno 100mila posti liberi a tempo parziale, ponendo fine alla questione delle graduatorie a esaurimento”. Anche CislScuola sulla stessa lunghezza d’onda e per l’uscita flessibile del personale, sfruttando il part-time e utilizzando “contrattato e volontario del part-time negli ultimi anni della carriera lavorativa, senza penalizzazioni per i lavoratori interessati e lo sviluppo di forme mutualistiche integrative finalizzate a consentire un’uscita anticipata dal lavoro, da sostenere con opportuni incentivi fiscali e previdenziali”. Bisognerà ora vedere come la ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, affronterà il problema e se l’affronterà come ha promesso. Contestualmente il Comitato “Quota 96” ha organizzato una “Tavola Rotonda” dal titolo: “Pensionandi della scuola a.s. 2011/12: dagli impegni ai fatti concreti”, a Roma, Teatro dell’Angelo, 22 maggio 2013 – ore: 16-19 ,Via Simone de Saint Bon n. 19 col seguente  PROGRAMMA Saluto della Presidente Nadia Marta Cronistoria della vicenda di Q96, a cura di Antonio Pane Intervento di Manuela Ghizzoni, Vice Presidente VII Commissione Cultura Camera dei Deputati Intervento di Francesca Puglisi, Capogruppo Pd in VII Commissione Senato della Repubblica Intervento di Elena Centemero, Capogruppo Pdl in VII Commissione Camera Deputati
Intervento di Manuela Serra, Capogruppo M5S in VII Commissione Senato della Repubblica Intervento di Michela Montevecchi , Segretario VII Commissione al Senato della Repubblica (M5S) Intervento di Francesco Boccia, Presidente Commissione Bilancio Camera dei Deputati (Pd)
Intervento di Annalisa Pannarale, Segretario dell’Ufficio di Presidenza Camera Deputati (Sel) Intervento dell’avvocato Domenico Naso
All’incontro sono attesi soprattutto giornalisti, i sindacati e anche tutto quel personale che, al di là dei colleghi di “Quota96”, è rimasto incagliato dalla legge Fonero la quale allunga inesorabilmente, e senza considerazione alcuna del delicato e difficile lavoro docente, fino a 67 anni la permanenza a scuola. Un’occasione dunque per fare il punto di una situazione paradossale e stramba, anche perché chi lavora nell’istruzione gode (ma è meglio dire: è penalizzato) di una sola finestra di uscita, contrariamente al resto del pubblico impiego, il cui lavoro fra l’latro è di tutt’altra natura, impegno e responsabilità.

Il giudice dà ragione ai precari: “Hanno diritto agli stipendi arretrati”

da Tecnica della Scuola

Il giudice dà ragione ai precari: “Hanno diritto agli stipendi arretrati”
di P.A.
La Corte d’Appello di Torino riconosce il servizio dei precari della scuola, e impone allo Stato il pagamento di una serie di mensilità arretrate
La sentenza, scrive la Stampa, è stata emessa in seguito al ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato che il ministero dell’Istruzione aveva avanzato nei confronti della decisione del tribunale di Novara. Secondo la Cisl del Piemonte, l’11 settembre dello scorso anno un gruppo di dipendenti della scuola, insegnanti e collaboratori scolastici, che il sindacato aveva assistito, aveva avuto il riconoscimento da parte del tribunale di Novara dei diritti come precari. Si tratta di insegnanti e collaboratori scolastici che hanno lavorato nella scuola novarese per alcuni anni, in condizioni di precariato: il contratto avviato a settembre o nei mesi successivi scadeva al termine delle lezioni, a giugno, per ripartire a settembre dell’anno dopo. Queste persone non hanno mai percepito alcuna somma per i periodi estivi ma neppure veniva riconosciuto loro alcuni adeguamento di stipendio per l’anzianità acquisita, come invece accade per chi lavora con contratto a tempo indeterminato. Il tribunale di Novara aveva accolto la richiesta ma subito dopo l’Avvocatura dello Stato ha impugnato questa sentenza ed ha fatto ricorso. Ora la Corte d’Appello di Torino, rifacendosi a una sentenza della Corte di Giustizia Europea, ha riconfermato le richieste, cioè il riconoscimento pecuniario, che cambia in base agli anni effettuati dai ricorrenti, e un rimborso di 3 mila euro come contributo alle spese sostenute dai precari.
Sono diciotto le persone che hanno visto riconosciuti i loro diritti, e la Cisl annuncia che tra qualche mese verranno discussi in tribunale a Novara altri trenta casi. Anche la Cgil è in attesa a ottobre delle sentenze della d’appello di altri 91 casi. Se venisse riconfermata in Cassazione la sentenza favorevole per i precari, il ministero dovrebbe liquidare somme molto elevate.

Pillole del sapere: “Come va a finire?” Report l’ha azzeccata

da Tecnica della Scuola

Pillole del sapere: “Come va a finire?” Report l’ha azzeccata
di P.A.
Report torna a parlare delle Pillole del Sapere e di quei video di tre minuti che gli esperti del Miur, nominati all’epoca dalla Gelmini, hanno acquistato pagandoli 40 mila euro l’uno. Tutto questo mentre il Governo si apprestava a tagliare centinaia di milioni di euro alle scuole. Un gruppo di studenti di una scuola di Pomigliano d’Arco, guidati dal loro professore, le produrrà per il Miur
“Come va a finire?” Sigfrido Ranucci e Milena Gabanelli, nel servizio andato in onda ieri sera a Report, fanno il resoconto della loro inchiesta partita il 22 dicembre del 2011. Mentre il governo si preparava a tagliare fondi alla scuola per centinaia di milioni, Massimo Zennaro, ex portavoce della Gelmini destina 1,3 milioni di euro per la realizzazione di video per la scuola prodotti da Ilaria Sbressa (moglie del responsabile relazioni istituzionali Mediaset, nonché presidente dell’Associazione del digitale terrestre e sostenuta finanziariamente dalla Bpm di Ponzellini), una commissione mista Ministero Ansas decide di spender mezzo milione di euro per comprare le pillole del sapere, filmati di tre minuti.
Invece il Ministero le pillole avrebbe potuto averle gratis. Un gruppo di studenti di una scuola di Pomigliano d’Arco, guidati dal loro professore, ha realizzato dei video di circa 2 minuti. Il linguaggio è quello più consono ai ragazzi, le tematiche, quelle più sentite tra i giovani e le hanno scritte anche in inglese. Le hanno chiamate “pillole della conoscenza” e le hanno proposte gratis al ministero della pubblica istruzione. Hanno solo chiesto il supporto del ministero per veicolare questo progetto tra le scuole. Ma un solerte funzionario del ministero risponde che non ci sono soldi, proprio mentre erano impegnati a spendere circa mezzo milione di euro per le 12 pillole realizzate dalla signora Sbressa.