Scuola: “Rilanciare quella pubblica è necessario. Ora Governo apra confronto”

Scuola, Mascolo:
“Rilanciare quella pubblica è necessario. Ora Governo apra confronto”

“Rilanciare la scuola pubblica è necessario per poter offrire un servizio di qualità ad alunni e famiglie”.
Lo dichiara il segretario dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, commentando le parole del ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e spiegando che “prima di esprimere un giudizio in merito ai finanziamenti alle scuole paritarie è opportuno che il ministero, quantifichi le risorse da mettere a disposizione della scuola pubblica, da tempo colpita da forti tagli anche sulle spese di funzionamento”. “Condividiamo quanto dichiarato dal ministro sia sulla necessità di maggiori investimenti nell’edilizia scolastica, soprattutto nella messa in sicurezza degli istituti, sia sull’esigenza di aumentare il numero dei docenti anche se da tempo sosteniamo che la strada da percorrere è quella delle immissioni in ruolo con copertura di tutti i posti vacanti in organico di diritto”.
“Auspichiamo – conclude – che il governo apra un vero confronto con tutte le parti sociali per affrontare le problematiche del settore scolastico, che necessitano di soluzioni condivise, definitive e non più rimandabili”.

CDM ASCOLTI ULTIMATUM MINISTRO

SCUOLA, MARCUCCI (Pd): “CDM ASCOLTI ULTIMATUM MINISTRO”

Dichiarazione del sen. Andrea Marcucci, Presidente Commissione Cultura al Senato

“Il ministro Carrozza fa bene a porre in termini ultimativi il problema degli investimenti per la scuola pubblica. Mi auguro che tutto il Consiglio dei ministri ne sia consapevole, e che si appresti ad affrontare con decisione la questione. La formazione deve essere una priorità”.
Lo afferma il senatore Andrea Marcucci (Pd) Presidente della commissione Istruzione pubblica a Palazzo Madama.
“La fotografia della nostro sistema è impietosa – prosegue il parlamentare –  bassi tassi di alfabetizzazione superiore, punteggi  sotto la media nelle varie indagini internazionali e nazionali sugli apprendimenti di base. La scuola nel nostro Paese è stata per tanti decenni un formidabile ascensore sociale, oggi rischia di diventare la pietra tombale delle aspirazioni e del merito per intere generazioni”, conclude il senatore.

Scuola, Carrozza: Sto dalla parte dei bambini e del servizio pubblico

Scuola, Carrozza: Sto dalla parte dei bambini e del servizio pubblico.
Problema è investimento complessivo

(Roma, 24 maggio 2013) “Il problema è l’investimento complessivo che il nostro paese deve fare per la scuola. In questo momento non ce la facciamo, le scuole sono all’esasperazione, gli enti locali sono oggettivamente in difficoltà”. Lo dice il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, intervenendo al programma Nove in punto di Radio 24 a proposito del dibattito sul referendum di Bologna sulle scuole paritarie.

“Io sto dalla parte dello Stato, dei bambini e del servizio pubblico – ha spiegato – La legge Berlinguer delinea un modello che definisce bene i rapporti con le scuole paritarie e definisce anche i vincoli cui devono sottostare, un modello in cui c’è un governo pubblico del sistema. Le scuole paritarie coprono in questo momento una parte degli studenti italiani e offrono un servizio che è un servizio pubblico”. Togliendo adesso quei finanziamenti alle paritarie “metteremmo in grave difficoltà le scuole e alcuni bambini non avrebbero accesso”.

Si tratta, ha spiegato Carrozza, di “un dibattito molto ampio. Credo che i promotori del referendum avessero un obiettivo più a lungo termine, anche in reazione al fatto che la scuola pubblica negli ultimi anni ha subito troppi tagli. Occorre riportare il focus sul problema di quello che accade quando si va a tagliare un servizio primario come la scuola, per cui alla fine con poche risorse si innescano anche dibattiti” come quello di Bologna.

Conferimento e mutamento di incarico dirigenziale – a.s. 2013-2014

Incontro al MIUR sul conferimento e mutamento di incarico dirigenziale – a.s. 2013-2014

Nel corso di un incontro tenutosi in data odierna presso il MIUR le organizzazioni sindacali dell’Area V e la Direzione Generale del Personale hanno passato in rassegna alcune problematiche concernenti la categoria dei dirigenti scolastici. Lo scambio di vedute, del tutto informale e prodromico ad un futuro incontro per l’informazione preventiva, ha riguardato i nuovi criteri  per il conferimento e mutamento di incarico. Quelli già previsti per il passato dovranno essere profondamente rivisti dal momento che l’emergenza determinatasi a seguito dei vari provvedimenti di contenimento della spesa è già in tutto o in parte superata. Le situazioni di esubero del personale dirigenziale sono rientrate in Campania e saranno molto limitate in Molise. Ciononostante, dovranno essere riviste le penalizzazioni logistiche ed economiche (come l’inadeguato pagamento delle reggenze!) subite da chi si sia trovato improvvisamente, in virtù di una legge che ridefiniva i limiti per il dimensionamento, ad accettare un mutamento di incarico non voluto. La nota della Direzione Generale del MIUR ai direttori degli USR in proposito, pur non potendo essere cogente, può comunque offrire alcuni elementi di chiarezza.

Si è presa in esame anche la situazione in cui si sono trovati i neodirigenti sottoposti, nell’anno di prova, ad un pesante percorso di formazione (previsto) e valutazione (Vales, assolutamente non previsto). Su questi aspetti le OO.SS. hanno chiesto un incontro apposito.
Infine, l’Amministrazione ha fornito alcune informazioni relative all’andamento dell’ultimo concorso a DS, con particolare riferimento al contenzioso in atto in alcune regioni. Sull’argomento la situazione è ancora fluida. L’Amministrazione ha predisposto i ricorsi per quanto riguarda la Toscana (ricordiamo che l’Anp sta portando avanti un ricorso cui ha aderito la stragrande maggioranza dei vincitori nominati e da nominare nonché di idonei) ed è in attesa degli esiti per Lombardia e Campania.
Il prossimo incontro di informativa sulla nota relativa al conferimento e mutamento di incarico è previsto per i primi giorni di giugno.

Presentazione de “La scuola che vorrei”

Presentazione de “La scuola che vorrei” promossa da Cittadinanzattiva

in VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati

Giovedì 30 maggio, Sala Stampa Montecitorio

Ore 14.30-15.30

Otto proposte dalle quali ripartire per il futuro della scuola e dei giovani nel nostro Paese.

Questo l’intento del Memorandum “La scuola che vorrei”, promosso da Cittadinanzattiva e già sottoscritto in sole due settimane da cento scuole in tutta Italia.

Il Memorandum sarà presentato in conferenza stampa alla Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione della Camera dei Deputati, il prossimo 30 maggio presso la Sala Stampa di Montecitorio, via della Missione 4, dalle ore 14.30 alle ore 15.30.

Alla conferenza stampa prenderanno parte:

Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva

Annalisa Mandorino, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva

On. Giancarlo Galan, Presidente VII Commissione Camera Deputati

On. Ilaria Capua, Vice Presidente della VII Commissione

On. Manuela Ghizzoni, Vice Presidente della VII Commissione

I Capigruppo: On. Gianluca Buonanno (Lega Nord Padania); On. Elena Centemero (PDL), On. Maria Coscia (PD), On. Marco Di Lello (Gruppo Misto), On. Luigi Gallo (M5S), On. Giancarlo Giordano (SEL), On. Milena Santerini (Scelta Civica per l’Italia).

Sul sito della Camera dei Deputati la diretta streaming dell’evento al link
http://webtv.camera.it/portal/portal/default/Conferenze%20stampa%20deputati

RIAFFERMIAMO IL RUOLO PUBBLICO DELLE SCUOLE PARITARIE PER L’INFANZIA

SCUOLA/ REFERENDUM BOLOGNA: PARLAMENTARI PD, “RIAFFERMIAMO IL RUOLO PUBBLICO DELLE SCUOLE PARITARIE PER L’INFANZIA”

Dichiarazione dei senatori del Pd Stefano Lepri, Vice Presidente del Gruppo al Senato e Francesca Puglisi, capogruppo in Commissione Istruzione e di numerosi parlamentari democratici

“Domenica a Bologna si terrà un referendum consultivo dall’alto valore simbolico.  Chi chiede che le scuole paritarie non abbiano più contributi dal Comune difende una concezione ideologica, per cui pubblico coincide con statale, che pensavamo ormai definitivamente superata.
Noi vogliamo destinare più risorse alla scuola pubblica e rilanciare il diritto allo studio, ma questo non può certo significare l’eliminazione delle scuole paritarie, che sono tenute ad obblighi pari a quelle statali. Eliminare i contributi significherebbe solo determinare una drastica riduzione dell’offerta complessiva di servizi per l’infanzia e aumentare le liste d’attesa. E significherebbe disconoscere il diritto alla sussidiarietà e alla libera scelta educativa, sancito in leggi dello Stato.
Noi siamo con il PD di Bologna, con il sindaco Merola, con Romano Prodi e con chi pensa che siano altri i problemi del Paese”.
Lo dichiarano, in una nota, i parlamentari del Pd Stefano Lepri, Francesca Puglisi, Alfredo Bazoli, Gianluca Benamati, Luigi Bobba, Lorenza Bonaccorsi, Enrico Borghi, Maria Elena Boschi, Laura Cantini, Ernesto Carbone, Piergiorgio Carrescia, Roberto Cociancich, Stefano Collina, Mauro Del Barba, Davide Ermini, Nicoletta Favero, Silvia Fregolent, Maria Rosa Di Giorgi, Vanna Iori, Andrea Marcucci, Giovanna Martelli, Flavia Nardelli, Edo Patriarca, Matteo Richetti, Mino Taricco.

Scuola, aumento per i collaboratori Ata dichiarato illegittimo dal ministero

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, aumento per i collaboratori Ata dichiarato illegittimo dal ministero

La Funzione Pubblica ha chiesto la restituzione di 1200 euro ai bidelli e il doppio agli impiegati amministrativi. La Cgil: “Bloccheremo gli istituti”. Una questione che rischia di mettere in crisi l’intera organizzazione

di Augusto Pozzoli

Una pesante spada di Damocle pende sul capo degli oltre 200mila Ata della scuola (bidelli e impiegati, dirigenti amministrativi): un piccolo aumento di stipendio ottenuto in seguito alle aumentate responsabilità di lavoro viene oggi dichiarato illegittimo dalla Funzione pubblica. Conseguenza: andrebbe restituito. Un’autentica sberla, perché secondo la Flc Cgil scuola la somma contestata ammonta a 1200 euro per i bidelli e il doppio per gli impiegati. A tanto corrisponde quanto ottenuto in aumenti dal 2011 ad oggi. Un’amara sorpresa derivante da un provvedimento dell’ex ministro Giulio Tremonti nel 2010 bloccava gli stipendi per personale. Per un paio d’anni la questione sembrava non riguardare gli Ata, ma ecco improvvisamente una recente interpretazione del dipartimento della Funzione pubblica che invece dichiarava fuori norma anche questo incremento stipendiale.

Finora vano ogni tentativo di bloccare la richiesta di restituzione dei soldi contestati: se ne riparlerà il 27 maggio, durante un incontro fissato tra ministero e organizzazioni sindacali, ma già è partita la minaccia di una sciopero. “Bloccheremo le scuole”, dicono alla Cgil. Una questione che rischia di mettere in crisi l’intera organizzazione delle istituzioni scolastiche. Significativa una lettera inviata nei giorni scorsi da Carlo Testi, un dirigente scolastico toscano al ministro dell’istruzione: “Una interpretazione quanto meno discutibile delle norme giunge ora a negare a questo personale la retribuzione delle cosiddette posizioni economiche imponendo perfino la restituzione di quanto percepito negli ultimi due anni per il lavoro svolto a norma di contratto di lavoro; agli assistenti amministrativi che svolgono la funzione superiore di direttore dei servizi (carenti in gran numero per il sempre rinviato concorso) viene negata l’indennità spettante a causa di errati provvedimenti che vanno rapidamente superati”.

Non meno grave valuta la penalizzazione del lavoro dei collaboratori scolastici: “Certo è ancora l’addetto alle pulizie – continua Testi – ma è ormai operatore dell’accoglienza degli alunni e delle loro famiglie, del supporto ‘vivo’ alla didattica, colui che accudisce l’alunno con disabilità bisognoso di cura e assistenza di base (talora di alimentazione e di pulizia personale), ha un ruolo educativo condiviso con il resto del personale, in particolare nelle ormai numerose situazioni di disagio degli alunni, che deve usare, in quanto adulto, con sapienza e pazienza”.

Carrozza “Il mio lavoro è ricominciare a ricostruire la scuola”

da LaStampa.it

Carrozza “Il mio lavoro è ricominciare a ricostruire la scuola”

“Serve un  esercito di nuovi insegnanti”
 palermo

«Il mio lavoro e quello del governo sarà quello di ricominciare a ricostruire la scuola». Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, università e ricerca Maria Chiara Carrozza nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo, dove sono in corso le celebrazioni del 21esimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, rispondendo ad una domanda degli studenti che lamentando la mancanza di attrezzature e di strutture che ”rende meno felice l’andare a scuola” chiedevano cosa ha intenzione di fare per aiutarli.

«La scuola – ha aggiunto il ministro – è una delle istituzioni più vitali che abbiamo, è presente dappertutto, è una struttura straordinaria di sviluppo, ricostruzione e trasmissione», sulla quale occorre puntare.

«Tra pochi giorni -ha annunciato Carrozza- presenteremo al ministero, nel salone dove sono raffigurati tutti i ministri dell’Istruzione del ’900, i padri dell’educazione il libro dal titolo significativo “Il costo dell’ignoranza”».

«La crescita del Paese si fonda su un esercito di nuovi insegnanti. E spero sia possibile riuscire a farlo- ha affermato il ministro- Sono interlocutori importanti – ha spiegato – per una riflessione completa. Non si può fare un programma senza prima parlare con loro».

Poi, rispondendo ad un’altra domanda ha esortato gli studenti a chiedere conto ai politici di quel che hanno fatto. «Dovete pretendere – ha detto – coerenza e votare poi, da adulti, chi è coerente», ha sottolineato ancora l’importanza di studiare la Costituzione «per garantire l’impegno ordinario di tutti». «La Costituzione va studiata, ma leggetela anche da soli. Fatevi le vostre idee perché siete voi poi che dovrete rifare questo Paese».

Maturità, il 45% deli studenti ha scaricato la tesina dal web

da LaStampa.it

Maturità, il 45% deli studenti ha scaricato la tesina dal web

roma

Tra  maturandi 2013 molte “volpi”: studiano poco ma riescono sempre a cavarsela. Il 45% dei maturandi ammette di aver  scaricato la tesina dal web o di essersi  limitato a preparare una mappa concettuale. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Studenti.it, in collaborazione con Swg.

Il 44% di coloro che ha partecipato al sondaggio, infatti, si definisce proprio così, in netta contrapposizione al 41% che si definisce invece una “formica” che accumula nozioni per tutto l’anno per potersi godere alla fine i frutti di tanto sforzo.

Il 6% dei maturandi si ritiene una “cicala”, senza voglia né ambizione mentre un restante 6% si suddivide equamente tra “parassiti”, che sfruttano la preparazione altrui per sopravvivere, e “coccodrilli“che piangono quando ormai è troppo tardi.

Dati questi perfettamente in linea con quanto dicono i maturandi in merito alla realizzazione della tesina, il lavoro che apre l’esame orale il giorno del colloquio. Il 45% degli interpellati, infatti, si è mosso decisamente in modo furbetto: il 34% dichiara infatti di averla copiata dal web (sono 52.430 quelle scaricate negli ultimi 40 giorni solo su Studenti.it), mentre all’11% di maturandi questo lavoro non ha impegnato troppo tempo perché si è limitato a preparare una mappa concettuale. Per il 53%, però, la tesina è stato un lungo lavoro di ricerca.

Blocco stipendi, pericolo imminente

da Tecnica della Scuola

Blocco stipendi, pericolo imminente
di A.G.
Rimane alto il rischio di uno stop degli incrementi economici sino al 31 dicembre 2014: dopo il via libera della commissione Bilancio della Camera, a momenti arriverà il parere di quella Affari Costituzionali al Senato. Intanto, nel corso di un’audizione, Anief-Confedir rivelano un’altra amara sorpresa: se passerà il testo ereditato dal Governo Monti, gli scatti in busta paga recuperati nel 2011 non avrebbero effetti per la progressione di carriera.
Non sembrerebbe voler risparmiare la Scuola la proposta di proroga, a tutto il 2014, del blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici lasciata in eredità dal Governo Monti, attraverso la bozza di decreto legislativo approvata dal CdM uscente: l’ipotesi, su cui già il Consiglio di Stato ha dato il suo parere positivo, lo scorso 3 maggio è stata trasmessa alla Presidenza della Camera, dove anche la Commissione Bilancio ha dato il suo assenso al provvedimento. Nelle prossime ore anche un ristretto gruppo di senatori, costituenti la commissione Affari Costituzionali si esprimerà al riguardo. L’ultima parola spetterà però al nuovo Governo. Che qualora dovesse opporsi, dovrebbe però anche trovare le modalità per recuperare fondi alternativi a quelli che avrebbe dovuto garantire la proroga del blocco degli stipendi del dipendenti pubblici.
La decisione è molto attesa. Prima di tutto perché se il progetto dovesse essere approvato, dalla scuola scaturirà almeno il 30% del risparmio previsto per tutta la pubblica amministrazione. Queste le novità previste dal decreto: la proroga, fino al 31 dicembre 2014, del blocco della maturazione delle posizioni stipendiali e dei conseguenti incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti; il blocco, senza possibilità di recupero, delle procedure contrattuali e negoziali degli anni 2013-2014; lo stop al riconoscimento degli incrementi contrattuali eventualmente previsti dal 2011; il blocco del riconoscimento di incrementi a titolo di indennità di vacanza contrattuale, anche questi senza possibilità di recupero.
Tutti i sindacati che si occupano di scuola e di dipendenti pubblici si sono detti, al pari dei lavoratori, molto preoccupati di una prospettiva di questo genere. Tra i più combattivi c’è sicuramente Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità “Se il Governo Letta non saprà uscire da questa ‘trappola’ – sostiene il sindacalista siciliano – ai dipendenti pubblici e alle loro famiglie verrà conferita una mazzata da cui sarà difficile riprendersi: più di 3 milioni di lavoratori si ritroveranno privati di circa il 10% dello stipendio, che corrisponde a circa 200 euro al mese. Non bisogna poi mai dimenticare che tale misura si abbatterebbe su dei dipendenti, quelli della scuola, che nel 99 per cento dei casi non potendo attuare su alcun tipo di carriera professionale, vengono compensati proprio da quegli scatti e ‘gradoni’ stipendiali che dal 2010 il Governo ha deciso di sottrargli per far quadrare i conti pubblici”.
Per il sindacato, quindi, non vi sono dubbi: “il blocco è lesivo degli articoli 1, 4, 36, 39 e 53 della Costituzione, per analogia non potrà negare lo stesso trattamento agli altri dipendenti pubblici che rivendicano il medesimo diritto allo stipendio equo”.
Pacifico lo ha ribadito a chiare lettere il 23 maggio, nel corso di un’audizione in Senato a nome della Confedir: il blocco degli stipendi si basa su una “norma illegittima perché non transeunte, arbitraria e inutile”, ha chiosato il sindacalista. Ricordando che a sostenerlo è stata la Consulta con la sentenza 223/2012, che ha dato ragione ai magistrati. Ora, il blocco degli stipendi e dell’indennità di vacanza contrattuale fino al 2014 e fino al 2013 per il personale della scuola non è eccezionale e transeunte perché non riguarda un solo anno ma un quadriennio, è arbitrario perché non ad tempus ma ad libitum visto il carattere tributario della norma nei confronti di una sola categoria di contribuenti, i dipendenti pubblici, e non consentaneo allo scopo prefisso perché il blocco che si intende prorogare e non recuperare insieme ai 300.000 tagli effettuati nella P.A. negli ultimi tre anni non ha prodotto risparmi visto l’aumento di 10 punti di spesa del debito pubblico”.
Anief-Confedir hanno infine accennato ad un’altra probabile “tegola” in arrivo per docenti e Ata: “i recenti aumenti contrattuali disposti per legge per la scuola nel 2011, sembrano non siano più considerabili come tali ai fini della progressione di carriera”. Se così fosse, per i tribunali della Repubblica si profila un’altra ondata di ricorsi in arrivo.

Un nuovo corso per i pensionandi della scuola di Quota 96?

da Tecnica della Scuola

Un nuovo corso per i pensionandi della scuola di Quota 96?
Il resoconto della giornata di ieri, 22 maggio, della Tavola rotonda indetta dal Comitato “Quota 96” a Roma, per discutere con esponenti della politica il modo per porre rimedio a una ingiustizia conclamata, quella di avere bloccato, con la legge Fornero, circa 3500 lavoratori della scuola dalla giusta pensione. Il report è scritto dal prof. Giuseppe Grasso, tra i promotori del Comitato “Quota 96”
Ieri pomeriggio, 22 maggio, si è svolta al teatro dell’Angelo, nel quartiere romano Prati-Mazzini, la terza tavola rotonda promossa dal Comitato Civico «Quota 96» a tutela degli interessi pensionistici dei lavoratori della scuola (insegnanti e Ata) che hanno maturato il requisito nell’anno scolastico 2011/2012. Il teatro era gremito di oltre 300 persone mentre altre 400 seguivano l’evento in diretta streaming da tutta Italia. Sono intervenuti parecchi deputati di diversi schieramenti: Luisa Gnecchi, Manuela Ghizzoni e Francesca Puglisi del Pd, Elena Centemero del Pdl, Annalisa Pannarale di Sel, Manuela Serra e Michela Montevechi del M5S. Una nutrita platea di onorevoli che si sono ritrovati d’accordo nel riconoscere l’«errore tecnico» commesso dal governo Monti e pronti a muoversi, già da oggi, per porre fine all’annoso problema. Il giudice Ferdinando Imposimato ha mandato un comunicato molto lusinghiero al Comitato in cui ha ribadito la sua completa disponibilità sul piano giuridico. Anche Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, ha fatto pervenire un’importante comunicazione che va letta, a nostro modesto avviso, come una pubblica assunzione di responsabilità. La citiamo per intero perché ci sembra non lasci spazio a digressioni di circostanza. «Non appena in Commissione Bilancio arriverà il primo provvedimento in materia pensionistica – scrive il deputato del Pd – sarà mia priorità raccordarmi con il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, per proporre al governo una modifica che colmi, in tempi brevi, la grave lacuna sui cosiddetti ‘Quota 96’. Già nei mesi scorsi ho avuto modo di seguire, in prima persona, l’importante battaglia portata avanti dal comitato civico degli esodati della scuola e mi sento di esprimere, ancora una volta, una forte vicinanza a tutti i lavoratori che si sono dovuti scontrare con quel ‘mostro esodati’ creato dalla recente riforma Fornero. Non è mancato provvedimento che avesse attinenza con il tema delle pensioni nel quale il Partito Democratico non abbia tentato, con emendamenti appositi, di porre rimedio a questo evidente errore. E oggi, anche alla luce del nuovo esecutivo appena insediato, voglio ribadire il mio impegno perché questa vicenda trovi, finalmente, la giusta soluzione». In uno spazio scenico predisposto con molta creatività dagli organizzatori, corredato di cartelli e striscioni colorati di ogni genere in sintonia con il tema della matinée, si è avviato un proficuo dibattito sotto la guida di nadia Marta, presidente del Comitato. L’onorevole Luisa Gnecchi, intervenuta a sorpresa, ha introdotto il tema della flessibilità in uscita illustrando una proposta di legge di revisione della riforma Fornero che prevede la possibilità di uscire dal lavoro con 41 anni indipendentemente dall’età e dall’aspettativa di vita. Antonio Pane, segretario del Comitato Q96, ha rivendicato la peculiarità del Comparto Scuola mettendo in risalto le contraddizioni della riforma Fornero che ha negato la discrasia fra anno solare e anno scolastico sulla quale il giudice del lavoro di Siena ha invece richiamato l’attenzione, lo scorso luglio, facendo notare che l’art. 24 del decreto ‘Salva-Italia’ non avrebbe distinto, rispetto alla data del 31/12/2011, con particolare riguardo al settore scolastico, il «dies ad quem della maturazione dei requisiti pensionistici secondo la normativa previgente». Il governo Monti non avrebbe tenuto conto, nello stilare l’ultima riforma delle pensioni, della specificità della scuola sul terreno previdenziale assimilando le leggi speciali che regolano questo settore alle leggi generali di tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione. Ha dimenticato che l’anno scolastico non coincide con l’anno solare e che si colloca a cavallo tra due anni solari. Il problema della continuità didattica impedisce a chi vi lavora di considerare l’anno solare come conclusione di ogni periodo lavorativo (tanto più l’uscita dal servizio). Come potrebbe mai un insegnante abbandonare la classe il 31 dicembre? Annalisa Pannarale, mostrando viva e calda partecipazione per il dramma di questi lavoratori, ha usato toni duri contro il governo Monti rimarcando che sui diritti imprescindibili di ogni lavoratore non si transige perché ne va della sovranità dentro di sé che è alla base della dignità umana. «In un paese civile e democratico – ha detto l’agguerrita deputata di Sel – l’illegittimità e l’ingiustizia non possono essere normate mai e i diritti, quando sono tali, acquisiti e riconosciuti, devono valere sempre, per ognuno e ognuna, e non solo quando la copertura finanziaria lo consente. È necessario essere in campo da domani per coordinarsi e attivarsi in tutte le sedi preposte, a cominciare dalle Commissioni, affinché un disegno di legge specifico venga calendarizzato subito. È stata predisposta una interrogazione urgente che vuole tenere il faro puntato sull’urgenza della questione». Parole forti e dense di pathos che hanno infiammato la platea dando nuova speranza agli ascoltatori.
Manuela Ghizzoni, paladina da sempre di questo mini-popolo di educatori, ha affrontato con realismo la questione al centro della tavola rotonda. Secondo la deputata democratica ci sono due vie percorribili per sanare l’ormai ben nota vicenda: o una proposta di legge da calendarizzare a breve alla commissione Lavoro, proposta di legge da lei già presentata alla Camera, o un’azione normativa da collegare al primo provvedimento utile in materia pensionistica. Ha tuttavia sollevato il problema della copertura finanziaria, che ammonterebbe a circa 100 milioni di euro, somma che si potrebbe reperire nei risparmi previsti dalla riforma Fornero o in altre entrate in via di studio. Su questo punto – ha rassicurato la Ghizzoni senza troppi giri di parole – ci sarebbe una convergenza con il governo espressa dal viceministro all’Economia Fassina. Al problema della copertura bisognerà comunque pensare per dare adeguate risposte nell’immediato. Del resto i tempi sono mutati rispetto al dispotismo montiano e oggi dovrebbero essere più favorevoli. Anche Francesca Puglisi ha ribadito questa duplice possibilità e ha accennato a un colloquio avuto col ministro Carrozza in tal senso. La senatrice Manuela Serra, da parte sua, precaria della scuola, ha confermato il proprio appoggio e quello del suo Movimento alla causa dei Quota 96 dicendo di essere pronta a ogni tipo di soluzione utile pur di sanare il loro diritto calpestato. Ha giudicato l’incontro un momento di crescita personale riaffermando, oltre all’incongruenza di una pensione cancellata per errore, che le voci del mondo dell’educazione chiedono concretezza e attuazione non più differibili. Il M5S s’impegnerà sempre per il bene della scuola che costituisce la linfa vitale della nostra società. Di particolare rilievo è stato l’intervento dell’avvocato Domenico Naso che difende da oltre un anno questi quattromila lavoratori nei tribunali di tutta Italia. La riforma Fornero, secondo lui, non ha affatto abrogato la specificità del Comparto Scuola e quindi una «interpretazione autentica» della norma potrebbe ripristinare questa specificità saltata solo per l’anno scolastico 2011-2012. Ha poi spronato gli esponenti dei partiti presenti alla tavola rotonda perché vengano compiute, a livello politico, tutte le pressioni del caso affinché la Corte Costituzionale calendarizzi rapidamente la discussione in merito al procedimento di legittimità costituzionale sollevato dal giudice del lavoro di Siena. In questi casi, ovviamente, si potrebbe schivare il problema della copertura finanziaria. L’ultimo punto di forza derivante dal suo discorso è che si potrebbe risolvere il problema, se ci fosse davvero la volontà politica, con un’apposita circolare che non andasse a stravolgere la legge Fornero ma la rimodulasse al Comparto Scuola con una clausola di salvaguardia andando a correggere l’errore commesso dal governo Monti. Alla fine della tavola rotonda numerosi partecipanti hanno ribadito le loro sacrosante ragioni con interventi precisi, mirati, coinvolgenti, a documentare in modo vistosamente dimostrativo che il CCQ96 è più che mai vivo e vegeto, che esige risposte chiare e non è disposto in alcun modo a cedere su nulla. Un coro di voci non rassegnate ha acceso il dibattito già in sé ricco di spunti. Una prova che il mondo dell’educazione, quando vuole, sa organizzarsi per far valere i propri diritti. L’impressione generale, malgrado i pareri discordanti e gli inevitabili scetticismi, è che l’occasione sia stata propizia e foriera di buoni accadimenti. I parlamentari erano tutti consapevoli, più o meno distintamente, del dramma dei lavoratori della scuola di Quota 96. L’organizzazione è stata inappuntabile. Qualcuno si è lamentato dicendo che non è stata portata a casa nessuna data sicura per la soluzione del problema. Però mai come ieri maggioranza e opposizione hanno manifestato tanta solidarietà e tanta comprensione verso questo spinoso problema. Non bisogna dimenticare che, mandando in pensione questi lavoratori della conoscenza, si libererebbero alcune migliaia di posti di lavoro ai quali potrebbero accedere altrettanti precari. Una scelta in linea con la regola del turn over bruscamente troncata dalle cesoie del governo Monti. Sembra che stavolta si sia inaugurato un nuovo corso nelle sorti politico-giudiziarie del CCQ96.
Giuseppe Grasso

Ti bocciano? Puoi farti ripagare lo stress!

da Tecnica della Scuola

Ti bocciano? Puoi farti ripagare lo stress!
di R.P.
In tal senso si è pronunciato il Tar Piemonte esaminando il caso di uno studente universitario, ma la regola potrebbe estendersi anche ad altri ordini di scuola.
La recente sentenza del Tar Piemonte è clamorosa e crea un precedente importante. Questi fatti: un aspirante infermiere che, nel 2007, aveva interrotto il suo corso di studi, nella sede distaccata di Cuneo dell’Ateneo torinese, dopo una valutazione negativa giudicata in seguito illegittima ha chiesto anche un risarcimento dei danni subiti per  aver sviluppato una importante ”depressione reattiva da stress post traumatico”.  Il Tar ha dato ragione allo studente e ha condannato l’Università al pagamento di un risarcimento di 10mila euro. A questo i docenti sono avvertiti: fate attenzione a bocciare: la vostra decisione potrebbe essere impugnata dalla famiglia (ma questa è storia vecchia e risaputa) e (novità) se il pargolo dovesse sviluppare una qualche forma di stress la famiglia potrebbe uscire vittoriosa dalle aule di un tribunale della Repubblica con un bell’assegno in tasca. E siccome ormai di stress soffriamo più o meno tutti, sarà facile per chiunque fare causa e farsi risarcire. Anzi, a proposito, chi scrive – a distanza di 45 anni – si sogna ancora adesso la terribile versione di greco della maturità. Sogno che ovviamente provoca stress e risvegli improvvisi in piena notte. Chissà se c’è ancora tempo per “adire le vie legali”?

Assegno per il nucleo familiare: i livelli di reddito dal 1° luglio 2013

da Tecnica della Scuola

Assegno per il nucleo familiare: i livelli di reddito dal 1° luglio 2013
di L.L.
L’Inps ha trasmesso le nuove tabelle rivalutate valide fino al 30 giugno 2014
Come ogni anno, sono stati rivalutati i livelli di reddito familiare ai fini della corresponsione dell’assegno per il nucleo familiare. A far data dal 1° luglio prossimo per la corresponsione dell’assegno si dovrà fare riferimento alle nuove tabelle trasmesse dall’Inps con circolare n. 84 del 23 maggio 2013.
Le tabelle contenenti i nuovi livelli reddituali, nonchè i corrispondenti importi mensili della prestazione, dovranno applicarsi dal 1° luglio 2013 al 30 giugno 2014, alle diverse tipologie di nuclei familiari.
Gli stessi livelli di reddito avranno validità per la determinazione degli importi giornalieri, settimanali, quattordicinali e quindicinali della prestazione.
Si ricorda che è necessario presentare nuovamente la domanda, perché a decorrere dalla mensilità di luglio gli assegni validi dal 1° luglio 2012 al 30 giugno 2013 verranno sospesi.

Carrozza: il nostro impegno sarà di ricostruire la scuola

da Tecnica della Scuola

Carrozza: il nostro impegno sarà di ricostruire la scuola
di P.A.
Il lavoro di questo governo “sarà quello di cominciare a ricostruire la scuola”. Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo, dove sono in corso le celebrazioni del 21esimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Rispondendo ad una domanda degli studenti che lamentando la mancanza di attrezzature e di strutture che “rende meno felice l’andare a scuola” chiedevano cosa ha intenzione di fare per aiutarli. “La scuola -ha aggiunto Carrozza- è una delle istituzioni più vitali che abbiamo, è presente dappertutto, è una struttura straordinaria di sviluppo, ricostruzione e trasmissione”, sulla quale occorre puntare. “Tra pochi giorni -ha annunciato la ministra- presenteremo al ministero, nel salone dove sono raffigurati tutti i ministri dell’Istruzione del ‘900, i padri dell’educazione il libro dal titolo significativo ‘Il costo dell’ignoranza'”. “Il mio lavoro e quello del governo sarà quello di ricominciare a ricostruire la scuola”.