Edilizia scolastica è priorità

Il Ministro Maria Chiara Carrozza incontra una delegazione dell’Upi:
“Edilizia scolastica è priorità”

(Roma, 29 maggio 2013) Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha ricevuto questa mattina una delegazione dell’Unione delle Province d’Italia.
Al centro dell’incontro il tema dell’edilizia scolastica, della manutenzione ordinaria e dei costi di funzionamento degli edifici scolastici.
Il ministro Carrozza ha confermato alla delegazione dell’Upi che la questione dell’edilizia scolastica sarà prioritaria nell’azione del ministero.

LA COMMISSIONE ISTRUZIONE DEL SENATO RESPINGE ATTO DEL GOVERNO SULLA SCUOLA

ISTRUZIONE/SENATO MARCUCCI (PD), LA COMMISSIONE ISTRUZIONE DEL SENATO RESPINGE ATTO DEL GOVERNO SULLA SCUOLA

Dichiarazione del sen. Andrea Marcucci , Presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama

“La commissione Istruzione pubblica del Senato ha dato all’unanimità parere negativo, per quanto di competenza,  al regolamento presentato dal Governo sulla proroga del blocco della contrattazione per tutti i pubblici dipendenti”.
Ne da notizia il presidente Andrea Marcucci (Pd).
“Oggi i docenti italiani – si legge nella nota diffusa – hanno, a parità di orario di lavoro, stipendi più bassi rispetto ai colleghi europei. Il blocco della contrattazione è particolarmente lesivo anche perché i docenti non hanno progressione di carriera,
ma solo gli scatti, peraltro non più corrisposti dal 2010. In questo modo la Commissione Istruzione intende mantenere fede all’impegno preso nei giorni scorsi dal ministro Carrozza.”

Nelle paritarie di Bologna lavoratori di serie B?

Nelle paritarie di Bologna lavoratori di serie B?

Guardiamo alla disputa bolognese con un’attenzione e una preoccupazione riconducibili al nostro ruolo di soggetto sindacale, più che per altri aspetti di natura giuridico – politica sui quali per lo più si concentra il dibattito. Sotto quest’ultimo profilo, ad ogni modo, ci sembra molto discutibile la tesi di chi vorrebbe dare agli esiti del voto un valore vincolante per le scelte dell’amministrazione comunale. Già la natura del referendum, di tipo consultivo, esclude che lo stesso possa considerarsi sostitutivo o abrogativo della volontà popolare espressa nel momento in cui fu eletto il sindaco, né delle responsabilità di cui è investito. Ovvio che del voto debba tener conto, ma poiché si tratta di atto consultivo, ha il diritto, e forse il dovere, di valutarlo anche alla luce dell’effettivo peso dei numeri che riscontra. È singolare, peraltro, che mentre si è titubanti nel definire un successo quello dei candidati sindaco più votati, perchè sminuito dalla bassa percentuale di votanti (media nazionale 62,3%), non si abbiano dubbi a decretare il trionfo e il valore cogente di una tesi che ha raccolto il 59% in una votazione cui ha preso parte solo il 28% degli aventi diritto. Siamo evidentemente nel campo delle valutazioni a geometria variabile, dove la convenienza vince di gran lunga sulla coerenza. Ma lasciamo che la questione la risolvano gli esperti di diritto, o i più raffinati analisti della politica.

Come sindacalisti, non possiamo fare a meno di porre la nostra attenzione su un aspetto che altri sindacalisti, invece, incredibilmente ignorano, o fingono di non vedere: i posti di lavoro che sarebbero messi seriamente a rischio qualora le scelte del comune di Bologna si attenessero pedissequamente all’esito del referendum. Tutti sanno bene come il settore delle scuole paritarie abbia a disposizione, su questo versante, assai meno protezioni di quello statale. Un sindacato che agisca veramente in difesa del lavoro e dei lavoratori non può ignorare problemi di questa natura, così come dovrebbe interrogarsi sui risultati cui può condurre un radicalismo statalista destinato, qualora si affermasse come criterio diffuso, a mandare in crisi le esperienze migliori della scuola paritaria non statale, lasciando alla fine in vita, indisturbati, solo i più squallidi diplomifici. Sono considerazioni, queste, del tutto naturali per un sindacato come la Cisl Scuola, che associa e organizza i lavoratori senza discriminarli o graduarli in base al loro settore di appartenenza.

Una cosa è certa, qui non siamo di fronte al solito scontro fra destra e sinistra, e tutti dovrebbero prenderne atto e darsene ragione: non è per caso, né per errore, che il sistema pubblico integrato fra scuola statale e scuola non statale sia stato introdotto, nel 2000, con una legge voluta da un governo e da una maggioranza di centro sinistra.

La scuola statale ha subito, negli ultimi anni, gli effetti di politiche sbagliate di taglio indiscriminato della spesa, che l’hanno certamente messa in grave disagio. Una situazione che va affrontata e risolta rilanciando una politica di rinnovato e complessivo investimento, non certo scaricando in tutto o in parte quel disagio sul settore più debole del sistema pubblico integrato.

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola

L’impegno sulla valutazione non va in ferie, anzi…

L’impegno sulla valutazione non va in ferie, anzi…

La FLC CGIL lancia una raccolta di firme.

Intorno al sistema nazionale di valutazione e in particolare intorno al suo elemento principale e più spinoso, ovvero le prove Invalsi, sembra prevalere un atteggiamento che ricorda il famoso detto “ha da passà a nuttata”: una volta superate in qualche modo le giornate delle prove, si spengono i riflettori e con loro tutta l’attenzione, le prese di posizione pro o contro, le proteste e così via.

Non è il nostro atteggiamento. Da anni ci occupiamo di valutazione. Chiediamo una valutazione adatta a sostenere il sistema scolastico nel suo sforzo di ottemperare al dettato costituzionale garantendo a tutti il diritto ad un’istruzione di qualità.
Chiediamo un sistema di valutazione articolato in modo da sollecitare la responsabilità di ogni soggetto e di ogni livello istituzionale coinvolto. Chiediamo di mettere a punto strumenti e procedure capaci di evidenziare davvero criticità e punti di forza di tutti i processi del sistema di istruzione. Chiediamo misure di supporto all’attività di autovalutazione e ai processi di ricercazione dedicati ad individuare e realizzare percorsi di miglioramento.
È un impegno sistematico che abbiamo portato avanti in prima persona e, quando è stato possibile, in collaborazione con altri autorevoli soggetti del mondo della scuola, come avvenuto per il documento “La valutazione un tema cruciale – un impegno condiviso” che abbiamo sottoscritto con convinzione.

Nel frattempo, le risposte istituzionali a questo grande tema sono state del tutto inadeguate alla sua importanza se non addirittura controproducenti. Da un lato l’approvazione del regolamento sul sistema nazionale di valutazione, da parte del governo Monti, avvenuta l’otto marzo, testimonia la sostanziale adesione ad un modello autoritario di valutazione molto più prossimo ad un’idea della valutazione stessa come controllo che non come sviluppo. Dall’altro lato l’unico elemento effettivamente messo in campo è costituito dalla rilevazione nazionale degli apprendimenti tramite le prove Invalsi.
Sulle prove si concentra, in modo improprio, tutto il sistema e poco o nulla ci si cura del fatto che i limiti delle prove standardizzate sono noti da tempo, che non è congruo utilizzarle per valutare gli alunni, che pubblicarne gli esiti induce a infondati e frettolosi valutazioni sulla scuola e sugli insegnanti e che ciò spesso provoca difficoltà di varia natura (dall’edilizia scolastica alla mobilità territoriale)

Inoltre, è già stata introdotta una prova Invalsi nazionale nell’esame conclusivo del primo ciclo e ci si appresta a farlo anche per quello conclusivo della scuola secondaria di secondo grado. Vengono così a determinarsi almeno due aspetti inaccettabili: una svalutazione della funzione docente (di cui la valutazione formativa degli alunni è parte essenziale) e uno svuotamento del valore del percorso di studi degli alunni direttamente proporzionale al peso attribuito invece alla prova invalsi nel contesto dell’esame.

Occorre invertire la tendenza:

  • ridare valore e protagonismo all’autonomia scolastica e alla funzione docente
  • sostenere i processi ricerca azione, di autovalutazione, di innovazione e miglioramento degli istituti scolastici
  • fare chiarezza e distinzione tra la valutazione di sistema e la valutazione formativa
  • abolire le prove nazionali Invalsi d’esame
  • dar corso ad una rilevazione nazionale degli apprendimenti esclusivamente su base campionaria
  • assicurare alle scuole le risorse necessarie al raggiungimento dei loro obiettivi formativi
  • suscitare la partecipazione e il coinvolgimento di tutti i soggetti con responsabilità istituzionali nei processi di valutazione del sistema
  • stimolare nella società un dibattito su qualità e funzione del sistema di istruzione
  • modificare profondamente il Regolamento sul sistema nazionale di valutazione

Per raggiungere questi obiettivi la FLC CGIL lancia un nuovo appello e ne promuove la più ampia sottoscrizione perché diventi un efficace strumento di pressione e orientamento nei confronti dei decisori politici.

Le firme raccolte, che vanno recapitate alla sede locale della FLC CGIL, saranno consegnate al Ministro dell’Istruzione e ai componenti della VII Commissione di Camera e Senato.

Punteggio Servizio Militare: due nuove vittorie in Tribunale

Punteggio Servizio Militare: due nuove vittorie ANIEF in Tribunale

 

Nuovo successo per il ricorso ANIEF volto al riconoscimento nelle Graduatorie a Esaurimento del punteggio relativo al servizio militare svolto non in costanza di nomina: gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, in collaborazione con i nostri legali sul territorio, ottengono una nuova vittoria in tribunale e la conferma che quanto stabilito dal MIUR nei decreti di aggiornamento delle Graduatorie a Esaurimento è in aperto contrasto con la normativa primaria di riferimento e con la Costituzione.

 

Presso il Tribunale di Sulmona (AQ) l’Avv. Rodrigo Verticelli, alla cui professionalità e competenza l’ANIEF ha affidato la tutela dei propri iscritti sul territorio, ottiene due sentenze di identico tenore che impongono al Ministero il pieno rispetto della normativa vigente e il riconoscimento del punteggio relativo al servizio militare prestato in possesso del titolo di accesso all’insegnamento, ma non in costanza di nomina.

 

Il Giudice, dopo una lucida ricostruzione del quadro normativo in materia, condivide in pieno l’orientamento dalla Corte d’Appello territoriale richiamata in udienza dall’Avv. Verticelli, e conviene che “la portata assolutamente generale del 7° comma dell’art. 485 D. Lgs. 16/4/1994 n° 297, non connotata da limitazioni di sorta, comporta che il riconoscimento del servizio militare debba essere applicato anche alle graduatorie, onde evitare che chi ha compiuto il proprio dovere verso la nazione si trovi poi svantaggiato”. Rilevando che “sia la lettera sia la “ratio” della norma – da rapportare all’art. 52 cost. – inducono ad affermare la valutabilità del servizio militare anche se prestato non in costanza di nomina”, il Giudice accoglie il ricorso e disapplica quanto stabilito dal MIUR nel Decreto Ministeriale di aggiornamento delle graduatorie “per il suo contrasto con la normativa primaria” dichiarando il diritto degli iscritti ANIEF a vedersi riconosciuto, nelle graduatorie d’interesse, il relativo punteggio.

 

Ancora una volta l’ANIEF vede accolte le proprie tesi in tribunale per ristabilire all’interno delle graduatorie a esaurimento il pieno rispetto della normativa vigente e della Costituzione. Il nostro sindacato conferma ai propri iscritti l’impegno costante e continuo e la volontà di battersi al loro fianco in tutte le sedi opportune contro queste e altre discriminazioni poste in essere dal MIUR a detrimento dei diritti dei lavoratori della scuola.

FRANCA RAME, DONNA CORAGGIOSA CHE ITALIA NON DIMENTICHERA

MARCUCCI (PD): “FRANCA RAME, DONNA CORAGGIOSA CHE ITALIA NON DIMENTICHERA'”

Dichiarazione del sen. Andrea Marcucci (Pd), Presidente della Commissione Cultura al Senato

“Oggi ci ha lasciato una donna coerente e coraggiosa. Una grande attrice e drammaturga che intese il suo ruolo di intellettuale anche come impegno sociale e politico. Franca Rame ha condotto battaglie memorabili, che l’Italia non dimenticherà”.  Così il senatore del Pd Andrea Marcucci , Presidente della Commissione Cultura al Senato, ricorda l’attrice morta oggi nella sua casa di Milano.

Invalsi, la protesta degli insegnanti: “La correzione? Ore di lavoro gratuito”

da Repubblica.it

Invalsi, la protesta degli insegnanti: “La correzione? Ore di lavoro gratuito”

I docenti lamentano la complessità dell’impegno, che oltre a non essere retribuito o al più pagato pochissimo comporta un notevole tasso di stress

“La correzione dei test Invalsi è una vera follia: ore e ore di lavoro praticamente gratis e in condizioni assurde”. Pietro insegna in un liceo di Palermo e dopo aver corretto il test di Italiano, fatto dalle seconde lo scorso 16 maggio, non se l’è sentita di proseguire con la tabulazione. Ha preferito passare la mano ad altri. Dopo la denuncia di una professoressa di latino, sempre di Palermo – che ha rispedito al mittente l’invito a fare parte della commissione del concorso a cattedra: si trattava di lavorare per tutta l’estate, domeniche comprese, per soli 500 euro e senza ferie – arriva la protesta per la correzione gratuita dei test Invalsi.
Se i docenti potessero, quasi nessuno si accollerebbe l’interminabile pomeriggio di correzione e caricamento al computer delle risposte degli alunni. Ma dai resoconti dei protagonisti – che spesso preferiscono mantenere l’anonimato per evitare “vendette” o ritorsioni – emerge anche l’intervento del dirigente scolastico che “invita”, se non obbliga, i docenti a lavorare gratis o per un pugno di spiccioli. “L’altro ieri, sono rimasto colpito da due miei colleghi – racconta al Sussidiario.net Gianni Mereghetti – che, mentre io lasciavo la scuola verso le 15, rimanevano a correggere le prove Invalsi. Mi hanno colpito questa dedizione e quest’impegno”.
“Mi sono sentito – ammette – un po’ in colpa ad andarmene, ma io con le prove Invalsi non c’entro nulla non avendo classi seconde”. “Il tempo impiegato per correggere italiano, matematica e questionario-alunno è stato di sei ore: dalle 14 alle 20.15. Va detto – spiega Giuliana, docente in Sardegna – che tutti noi avevamo già passato la mattina a scuola a fare lezione e che non abbiamo avuto quasi il tempo di mangiare”. Dal racconto sembra quasi di assistere a scene di lavoro nero di qualche secolo fa. “Mentre proseguivamo nella correzione – continua Giuliana – siamo stati spronati a fare il prima possibile perché se avessimo impiegato troppe ore una parte di esse non sarebbero state retribuite, ma forse nessuna lo sarà”.
Per condurre in porto la nave Invalsi “i docenti – chiarisce Daniela, che insegna in Calabria – vengono pregati dallo staff del preside di recarsi a scuola di pomeriggio e con i correttori alla mano faticano gratuitamente fino alle 20.30. Qualche dirigente promette un piccolo pagamento con il fondo d’istituto”. Ma al fastidio di lavorare gratis per ore si aggiungono la stanchezza e lo stress. “Per la compilazione delle maschere – racconta Anna Maria, di Bari – occorrono ore e ore di noiosissimi clic sulla stessa facciata, successive ed altrettante ore di altrettanto noiosissime verifiche di corrispondenza fascicoli-griglie di correzione”.
Un’operazione che causa “disturbi visivi a gogò, accentuati dal nervosismo indotto da un’operazione meccanica – aggiungi che le pagine compilate talvolta non risultano salvate, salta tutto e occorre ricominciare da zero – che avrebbe potuto essere tranquillamente bypassata dalla correzione diretta da parte dell’Invalsi oppure dall’inserimento online da parte degli alunni”. Alcune domande del fascicolo di italiano sono aperte e prima di essere tabulate occorre che vengano corrette dai rispettivi docenti, altre sono a risposta multipla e devono soltanto essere caricate nelle maschere predisposte dall’Invalsi.
Ma nel tour de force che ha coinvolto due milioni e mezzo di alunni italiani e 100mila insegnanti non mancano neppure le situazioni comiche. “A me, che avevo una classe campione – dice Donatella di Firenze – è capitata una correzione stile “battaglia navale” contro l’osservatore esterno inviato dall’Invalsi, con la collega della classe parallela, anch’essa campione, che faceva lo stesso a pochi passi di distanza e mi confondeva con le sue combinazioni. Alla fine non ci ho capito nulla”. Mentre Zoe, che insegna in una scuola primaria di Milano, confessa che dopo “ore e ore a crocettare gratis, visto che si stava facendo tardi ho cominciato a mettere le crocette a caso”. E la tortura è finita.

Un software per aiutare la comunicazione dei bambini autistici

da LaStampa.it

Un software per aiutare la comunicazione dei bambini autistici

Un progetto sviluppato dal Cnr e dall’Università di Pisa
pisa

È un software didattico open source gratuito, creato per facilitare l’apprendimento di bambini che soffrono del disturbo dello spettro autistico, già sperimentato in alcune scuole della provincia di Lucca.

I risultati del progetto “Abcd Sw”, sviluppato dall’Istituto di informatica e telematica (Iit-Cnr), l’Istituto di scienza e tecnologia dell’informazione (Isti-Cnr) e l’Università di Pisa, saranno presentati mercoledì 29 maggio in occasione del convegno “L’importanza di un intervento precoce e integrato nell’autismo”.

Il software è stato utilizzato da sette alunni di differenti scuole materne e primarie toscane, dei Comuni di Lucca e Capannori. La sperimentazione, durata un intero anno scolastico, ha portato a rimarchevoli miglioramenti nella comunicazione e nella socializzazione dei bambini.

«Questi risultati sono stati rilevati da tre psicologi basandosi su valutazioni pre e post utilizzo del software», hanno dichiarato le ricercatrici e coordinatrici del progetto Maria Claudia Buzzi e Marina Buzzi dello Iit-Cnr. Altissimo è stato poi, l’apprezzamento degli operatori e anche dei genitori dei bambini coinvolti relativamente agli aspetti di efficacia, efficienza e semplicità d’uso dello strumento software nell’intervento educativo.

Durante il convegno, i ricercatori presenteranno i moduli didattici realizzati e utilizzabili dal bambino mediante tablet, e mostreranno le interfacce grafiche di monitoraggio del grado di apprendimento dei bambini. Saranno presentate le esperienze di alcuni insegnanti e alunni coinvolti nella sperimentazione, riportando dati sul gradimento da parte dei bimbi. Sarà infine presentata l’analisi dei dati degli esercizi effettuati dai bambini relativamente all’impatto sulla comunicazione e socializzazione dei bambini.

Il software “Abcd” ha già  ricevuto due riconoscimenti: uno per meriti scientifici, assegnato dall’Association for computering machinery (Acm), alla conferenza internazionale sull’accessibilità Web “W4A2012”, uno per la sua valenza sociale, assegnato nell’ambito dell’evento “Donna è web”, svoltosi a Pietrasanta il dicembre scorso.

Durante il progetto è stato organizzato un corso di parent training ed è tuttora in svolgimento un corso di aggiornamento rivolto al personale docente. «Abbiamo oltre 100 iscritti al corso – interviene Marina Buzzi-, ed è importante che l’intervento comportamentale possa essere applicato dal maggiore numero di insegnanti e quindi di alunni, essendo di comprovata efficacia, come riconosciuto dall’Istituto Superiore di Sanità». Le tecniche comportamentali stimolate con il software risultano altresì utili ed efficaci anche per bambini normodotati che presentano comportamenti problematici.

Stipendi al palo, il Senato pronto a votare il blocco dei gradoni

da ItaliaOggi

Stipendi al palo, il Senato pronto a votare il blocco dei gradoni

La commissione istruzione di Palazzo Madama proroga lo stop agli automatismi stipendiali

di Antimo Di Geronimo 

gradoni rientrano dalla finestra ed escono nuovamente dalla porta. Tra oggi e domani è previsto il via libera della VII commissione del senato allo schema di decreto del Presidente della repubblica, che prevede la proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali nel pubblico impiego (n.9). Dopo di che la bozza di provvedimento sarà posta al vaglio della I commissione, affari costituzionali. E a seguito del placet di quest’ultima l’istruttoria dello schema di regolamento potrà dirsi conclusa. Fermo restando che prima di dispiegare effetti, diventando un vero e proprio provvedimento, dovrà essere sottoscritto dal Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Salvo ulteriori ripensamenti in sede politica.

In ogni caso, se l’ipotesi di regolamento andrà in vigore così com’è, l’effetto sarà quello di un’ulteriore perdita del potere d’acquisto degli stipendi dei dipendenti pubblici. In modo particolare per la scuola. Per questo comparto, infatti, oltre al blocco della contrattazione collettiva e degli incrementi dell’indennità di vacanza contrattuale per il 2013 e il 2014, è prevista anche la cancellazione dell’utilità del 2013 ai fini della progressione economica di carriera (i cosiddetti gradoni). E gli effetti più devastanti si avrebbero soprattutto per quest’ultima previsione. Il perché è presto detto.

Il blocco della contrattazione collettiva per altri due anni avrebbe come effetto immediato la preclusione dell’adeguamento delle retribuzioni al costo della vita nel biennio. Ma tale effetto verrebbe, per così dire, «attutito» dall’applicazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Che consente di recuperare annualmente circa la metà del tasso di inflazione programmata. E comunque, eventuali rinnovi contrattuali, per quanto tardivi, non precluderebbero il recupero totale, di fatto, di quanto è andato perduto finora. Perlomeno in via meramente teorica.

Anche il blocco del ricalcolo dell’indennità di vacanza contrattuale, in seguito, potrebbe essere comunque sanato. Non così, invece, per la cancellazione dell’utilità del 2013, che comporterebbe un ulteriore ritardo di un anno nella maturazione della progressione stipendiale. Il tutto con danni strutturali nell’ordine di circa 1000 euro mensili, circa 4mila euro in meno sulla liquidazione ed effetti sull’importo della pensione.

Va detto, inoltre, che sebbene governo e sindacati abbiano già trovato una soluzione per la reintegrazione dell’utilità del 2010 e del 2011, la strada per il recupero del 2012 appare tutta in salita. E la cancellazione del 2013 complicherebbe ulteriormente le cose. Tanto più che saremmo di fronte ad una progressiva decontrattualizzazione dell’unica materia che non era stata rilegificata dal governo Berlusconi con la legge 15/2009 e con il decreto Brunetta. La cancellazione dell’utilità del quadriennio 2010-2013 ai fini dei gradoni (il triennio 2010-2012 con il decreto legge 78/2010 e il 2013 con il regolamento al vaglio del senato) costituisce, infatti, una vera e propria riduzione dell’importo delle retribuzioni.

Perché nel comparto scuola la progressione economica di carriera non corrisponde a mutamenti di qualifica. Quanto, invece, ad una diversa quantificazione degli importi stipendiali diretta a valorizzare l’esperienza accumulata sul campo. Bloccare i gradoni significa, quindi, ridurre i fondi complessivamente spettanti all’intera categoria e, di conseguenza, ridurre l’importo delle retribuzioni dovute secondo il contratto attualmente in vigore. Il tutto lasciando intatti i fondi destinati all’accessorio.

In altre parole, il governo, anziché ridurre i fondi da destinare alla copertura del lavoro straordinario, che per loro natura sono previsti per la copertura finanziaria di prestazioni solo eventuali, ha tagliato e sta per tagliare risorse necessarie ad onorare debiti retribuitivi derivanti dall’erogazione del lavoro ordinario. E cioè derivanti dall’adempimento della prestazione obbligatoria ordinariamente connessa alla realizzazione della funzione.

Prove Invalsi, ancora polemiche

da Tecnica della Scuola

Prove Invalsi, ancora polemiche
di Alessandro Giuliani
Dopo la Flc-Cgil è la volta dell’Anief: se si porterà avanti l’idea di rendere pubbliche le risposte, il rischio è di andare verso le scuole di serie A e di serie B. Con queste ultime destinate a chiudere, perché private di fondi e iscritti. Il presidente Marcello Pacifico: ma le prove Invalsi non erano nate per suggerire buone prassi, linee guida di intervento e programmazione?
Non si placano le contestazioni per l’allargamento del sistema nazionale delle prove Invalsi. La prospettiva di allargarle al quinto anno delle superiori e di renderne praticamente visibili a tutti i risultati, tramite il sito del Miur, ha destato nelle ultime ore diverse proteste.
Abbiamo già detto dell’ira della Flc-Cgil, che ha chiesto pubblicamente di avviare una raccolta firme, al fine di opporsi per furor di popolo contro il modello proposto sinora. Ed allestire, al suo posto, “un sistema di valutazione articolato e di mettere a punto strumenti e procedure capaci di evidenziare davvero criticità e punti di forza di tutti i processi del sistema di istruzione, con misure di supporto all’attività di autovalutazione e ai processi di ricerca e azione dedicati ad individuare e realizzare percorsi di miglioramento”.
Altrettanto preoccupata si dice l’Anief, in particolare “se il ministero dell’Istruzione porterà a termine la volontà, già espressa, di rendere pubblici i risultati dei test Invalsi ottenuti dagli alunni di ogni singolo istituto”. In tal caso, per il sindacato autonomo, “si andrà verso la classificazione in almeno due grandi categorie” di istituti scolastici: quelli di serie A e quelli di serie B. Con la conseguenza, per queste ultime scuole, “di mettere a rischio buona parte dei finanziamenti statali, i quali con la revisione del contratto dei pubblico impiego saranno sempre associati alle performance. Il risultato finale sarà, quindi, condannarle all’emarginazione. E alla chiusura”.
Il giovane sindacato si sofferma sul fatto che a rischiare di chiudere i battenti saranno non di certo le scuole meno qualificate o con l’offerta formativa inadeguata (risultati che, tra l’altro, non dovrebbero condurre ad una situazione estrema, ma solo a dimostrare la necessità di potenziare il supporto delle reti di scuole limitrofe). A serio rischio di sopravvivenza saranno, invece, le realtà scolastiche più bisognose di sostegno: quelle operanti in quartieri e comunità difficili, nelle periferie, nelle realtà sociali spesso degradate e non di rado anche isolate. Per molte di loro, se non saranno la scarsità di finanziamenti a farle chiudere, ci penserà la carenza di iscritti. Derivante dalla “pubblicità” negativa dei test Invalsi.
Se si vuole veramente introdurre questo modello – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola – il rischio fondato a cui si andrà incontro è quello di snaturare il vero fine dello strumento di monitoraggio: le prove Invalsi sono delle verifiche nate per suggerire buone prassi, linee guida di intervento e programmazione. Come del resto previsto da ogni sistema educativo statale di qualità. Quanto vuole fare il Miur, invece, significa dare spazio ad una valutazione nazionale che non tiene conto né delle diversità del territorio né delle peculiarità dell’utenza. E che affosserà proprio le scuole per vari motivi più bisognose di aiuto”.

Carrozza : “Scuola è pilastro del Paese”

da Tecnica della Scuola

Carrozza : “Scuola è pilastro del Paese”
di L.F.
La dichiarazione è stata fatta dal Ministro di fronte a centinaia di studenti in occasione della cerimonia di premiazione del concorso “Regoliamoci” promosso dalla Associazione Libera di Don Ciotti.
“La scuola è il pilastro su cui ricostruiremo il Paese dopo la crisi”.  Sono queste le importanti dichiarazioni fatte dal ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza davanti agli studenti vincitori del concorso ”Regoliamoci”, promosso dall’associazione Libera di don Luigi Ciotti in collaborazione con il ministero.  Per il nostro Ministro dell’istruzione la scuola rappresenta il volano della rinascita del paese, primo e principale presidio di legalità.  A tal proposito, non bisogna scordare mai l’importanza del ruolo dell’insegnante che nella sua qualità di educatore inizia a formare le coscienze di cittadini rispettosi delle regole e delle leggi.  Il Ministro, accompagnata da don Luigi Ciotti, ha ribadito l’importanza di una sana istruzione, che rappresenta il valore primario per la crescita dell’individuo.  A tale riguardo Maria Chiara Carrozza ha augurato ai ragazzi presenti alla premiazione di essere bravi cittadini perché saranno loro a salvare il Paese.  Il ministro ha ringraziato l’associazione Libera per l’ottima idea di utilizzare il gioco, attraverso il concorso “Regoliamoci”, per promuovere i principi fondamentali della legalità.  ”Il gioco esiste – ha detto ancora il Ministro – se esistono le regole ed è quindi importante per educare alla legalità”.  “E se il gioco è di squadra – ha aggiunto  – insegna anche la coesione all’interno del team, una competizione corretta e ad accettare la sconfitta”.  Per il Ministro il problema dell’Italia è una carenza di etica pubblica e di etica della responsabilità , ecco perché la scuola diviene il pilastro fondante per ricostruire il Paese. A scuola si apprendono i principi etici di cittadinanza, che rappresentano il faro della nostra intera esistenza.  In sintonia con il Ministro si è detto don Ciotti che ha confessato di aver molto apprezzato le recentissime dichiarazioni di Maria Chiara Carrozza ( “O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica oppure devo smettere di fare il ministro dell’Istruzione”).  Don Ciotti ha auspicato che questo Governo operi per il bene della scuola pubblica e pensi ad un serio investimento per un maggiore tempo scuola e per l’assunzione di un maggior numero di insegnanti. Questo vorrebbe dire che il Ministro non si dimetterà e che forse la scuola pubblica potrà salvare il Paese.

Chiarimenti su supplenze Ata fino all’avente titolo

da Tecnica della Scuola

Chiarimenti su supplenze Ata fino all’avente titolo
di L.L.
Per l’U.s.r. Lombardia “non si tratta in ogni caso di una nuova procedura di reclutamento o di un nuovo scorrimento delle graduatorie, dovendosi semplicemente apporre un termine ai contratti di coloro che già sono in servizio”.
Facendo seguito alla nota Miur prot. 4988 del 21 maggio 2013 l’U.s.r. per la Lombardia ha fornito chiarimenti in merito alle modalità applicative della nota ministeriale, che, ricordiamo, autorizzava la copertura, con supplenze del personale Ata fino al 30 giugno, di posti disponibili ma non vacanti e, con supplenze fino al 31 agosto, di posti vacanti e disponibili.
Le indicazioni fornite con la nota regionale prot. n. 5832 del 24 maggio 2013 sono state oggetto di informativa sindacale a livello regionale e chiariscono che ai contratti degli assistenti amministrativi e degli assistenti tecnici che, in attesa del transito in area B del personale docente permanentemente inidoneo alle mansioni del profilo, si trovano attualmente in servizio in attesa dell’avente titolo su posti vacanti e disponibili fino al 31 agosto 2013 (ovvero disponibili fino alla stessa data ma non vacanti), dovrà essere apposto il termine proprio della natura giuridica del posto stesso, ovvero 31 agosto 2013 nel primo caso, 30 giugno 2013 nel secondo. Sui posti non vacanti e disponibili fino al 30 giugno non possono essere disposte supplenze fino al 30 giugno dell’anno scolastico di riferimento, ma esclusivamente supplenze temporanee per il tempo strettamente necessario a garantire le esigenze di funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Dunque, precisa l’U.s.r., la procedura non richiede valutazioni discrezionali, ma discende esclusivamente dall’oggettiva valutazione della tipologia iniziale del posto stesso; non si tratta in ogni caso di una nuova procedura di reclutamento o di un nuovo scorrimento delle graduatorie, dovendosi semplicemente apporre un termine ai contratti di coloro che già sono in servizio.

Violati ben 9 articoli della Costituzione col blocco dei contratti

da Tecnica della Scuola

Violati ben 9 articoli della Costituzione col blocco dei contratti
di P.A.
A sostenerlo è l’Anief per la quale verrebbero violati gli artt. 2, 3, 35, 36, 39, 42, 53, 97, 117 primo comma della Costituzione e per le stesse ragioni per cui la norma è stata dichiarata già incostituzionale per i magistrati (sentenza n. 223/12 della Consulta)
Questo il comunicato stampa diffuso da Anief
“Blocco dei contratti: per sei Tar e un giudice del lavoro viola nove articoli della Costituzione. Eppure il Governo si appresta a prorogarlo di un anno, in attesa dell’udienza della Corte costituzionale prevista per il 5-6 novembre 2013 che discuterà 17 ordinanze di remissione per la violazione di nove articoli della Costituzione relativamente al personale dell’università, dell’ambasciata, dell’Agcom, della Scuola. Intanto l’Anief si preparano a ricorrere nei tribunali di tutto il Paese. Ultimo appello al Parlamento: la sentenza n. 223 del 7 ottobre 2012 ha salvato i magistrati. È ora di fermarsi altrimenti il contenzioso sarà inevitabile e in autunno ci troveremo un nuovo buco di bilancio. Irricevibile anche lo stop agli aumenti di stipendio pagati a maggio al personale Ata e agli insegnanti grazie ai nuovi tagli concordati con i sindacati al fondo d’istituto (MOF). L’articolo 1 del Regolamento approvato dal Governo Monti e sottoposto all’esame del Parlamento (atto n. 9) propone la proroga del blocco degli stipendi ai dipendenti pubblici – ad eccezione dei magistrati ed avvocati dello Stato – per tutto il 2014 e al personale della scuola per tutto il 2013, nonché il blocco dei valori dell’indennità di vacanza contrattuale al 2010 e la non valutabilità ai fini economici della progressione di carriera degli eventuali aumenti maturati per il 2011, per effetto di deroghe normative come avvenuto proprio per il personale della scuola, a seguito dell’approvazione dell’art. 4, c. 83 Legge n. 183/2011, recepita dal CCNL sottoscritto il 13 marzo 2013 ai sensi del decreto interministeriale n. 3 del 14 gennaio 2011. I Tar di Lazio, Piemonte, Lombardia, Abruzzo, Calabria, Trento e il tribunale del lavoro di Roma hanno censurato più volte l’art. 9, cc. 1-2, 21, 23 della legge 122/2010 con cui il Governo intende prorogare i sacrifici per i dipendenti pubblici anche per il biennio 2013-2014. Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir al contenzioso, ricorda come in queste ordinanze si denuncia la violazione degli artt. 2, 3, 35, 36, 39, 42, 53, 97, 117 primo comma della Costituzione e per le stesse ragioni per cui la norma è stata dichiarata già incostituzionale per i magistrati (sentenza n. 223/12 della Consulta). Inoltre, la proroga del blocco non servirebbe a niente perché quello attuato in questi tre anni non ha fermato l’aumento del debito pubblico. Per il personale della scuola si aggiungerebbe, infine, la beffa visto che i loro sindacalisti hanno acconsentito nel marzo scorso alla riduzione dei fondi alle scuole per pagare quegli scatti maturati nel 2011 che il Governo vorrebbe disconoscere come retribuzione e lasciare come indennizzo”

Riforma delle pensioni: la scuola ci spera

da Tecnica della Scuola

Riforma delle pensioni: la scuola ci spera
di L.F.
Nel mondo della scuola c’è molta attesa per una revisione della riforma Fornero. In particolre si attende la soluzione dei problema “Quota 96”. Fra le idee allo studio c’è anche quella di incentivare il part-time dei docenti vicini all’età della pensione.
La notizia che si metta mano alla riforma Fornero, che in un momento di profonda emergenza per il Paese aveva comunque creato sconcerto tra tutti i lavoratori ed in particolare tra quelli della scuola, è molto attesa da tantissimi docenti ed ata.  La speranza che possano arrivare annunci di provvedimenti che vadano nella direzione di un addolcimento della stessa riforma Fornero e che mettano rimedio a quella che è considerata un’ingiustizia è fortemente sentita.  Molto attesa anche la soluzione, per quanto riguarda il settore scuola, della cosiddetta “quota 96”. Si tratta di coloro che all’entrata in vigore della riforma Fornero, avevano raggiunto la fatidica quota 96 (60 anni di età anagrafica e 36 anni di contributi), ma per il solo fatto che l’unica finestra d’uscita prevista per la scuola è quella del primo settembre, sono rimasti stretti nelle fitte maglie della riforma e si sono visti rimandare la pensione di qualche anno.  Nelle prossime ore il tema della previdenza tornerà prepotentemente in primo piano e coinvolgerà anche la scuola. Il governo propone nuovi interventi che per l’appunto toccherebbero anche la scuola e che se confermati sarebbero preoccupanti. Ma di cosa si tratta nel particolare? L’idea del Governo (manca solo l’ufficializzazione) sarebbe quella di un pensionamento anticipato a fronte di una “penalizzazione”.  In pratica il lavoratore avrebbe la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi, avendo raggiunto un’età anagrafica tra i 62 e i 65 anni accettando il taglio del vitalizio dal 2% fino al 8%; per esempio, un docente che decidesse di andare in pensione a 62 anni avendone 35 di contributi subirebbe un taglio del vitalizio del 8% annuo.  Per chi decidesse di lavorare oltre i 66 anni ci sarebbe un aumento della pensione fino all’otto per cento.  Questo meccanismo, al contrario di quanto si dica, incentiverà a restare in servizio e disincentiverà ad andare in pensione, con una chiara ed evidente ripercussione sul ricambio generazionale e il passaggio in ruolo di migliaia di precari della scuola.  Secondo le intenzioni, non ancora ufficiali, ma che sembrerebbero molto fondate, anche la questione dei “quota 96” dovrebbe rientrare in questa proposta del Governo.  Se realmente così stessero le cose, la delusione del mondo della scuola non mancherà di fare sentire la sua voce. Un’altra novità che sembra essere presa in considerazione dal governo è quella di istituire un part time per il dipendente vicino alla pensione che accetta di lavorare meno ore con uno stipendio più basso fino alla fine della carriera.  Questo per favorire l’entrata in ruolo dei precari. Non è chiaro però, visto l’elevato costo dell’operazione (si parla di oltre il miliardo di euro), se tale opportunità varrà solo per le aziende private o se verrà estesa anche alla  scuola. La percezione che comunque si sta diffondendo nell’opinione pubblica è quella di una grande delusione e preoccupazione, per il consolidarsi dei provvedimenti assunti e portati avanti dai precedenti Governi.

Carrozza: Stiamo lavorando per risorse sull’edilizia scolastica

da tuttoscuola.com

Carrozza: Stiamo lavorando per risorse sull’edilizia scolastica

Il governo sta lavorando per individuare le risorse da destinare all’edilizia scolastica. Lo ha assicurato il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, aggiungendo che incontrerà nei prossimi giorni rappresentanti degli enti locali, dei sindacati (in parte già incontrati) e associazioni studentesche.

Ci sarà – ha detto a margine di un’iniziativa sulla legalità promossa da Libera – la consultazione di tutte le parti sociali. L’idea è quella di confrontarci e ascoltare, anche se poi dovremo anche lavorare. Stiamo lavorando assieme ai sottosegretari per affrontare il problema dell’edilizia scolastica sotto tutti i punti di vista: finanziamento, coinvolgimento degli enti locali, problemi legati al rischio sismico. Ci sono tanti aspetti da valutare, ma la squadra è abbastanza motivata. Sui finanziamenti stiamo lavorando. Appena saremo pronti diremo come”.