Finalmente dalla politica un segnale giusto

Scrima: finalmente dalla politica un segnale giusto

Apprezziamo molto l’attenzione rivolta alla scuola nel parere espresso dalla 7^ commissione istruzione del Senato sullo schema di decreto riguardante il blocco della contrattazione e degli automatismi per il pubblico impiego. Un fatto positivo, ancor più perché il parere è condiviso in modo unanime dalla commissione, grazie anche alla determinazione con cui ha condotto i lavori la relatrice Puglisi.

Non si tratta, per la scuola, di ritagliarsi spazi privilegiati di tutela: il blocco dei contratti è una misura iniqua per tutto il pubblico impiego. Ma giustamente la commissione evidenzia il prezzo salatissimo già pagato in questi anni dalla scuola sul versante del risanamento dei conti pubblici, ed anche la necessità di dare all’investimento in conoscenza un valore strategico.

Noi lo stiamo sostenendo da tempo e lo abbiamo ribadito con forza al nostro congresso: riaprire una stagione contrattuale non interessa solo i lavoratori, ma la stessa parte pubblica, che potrebbe fare del contratto un passaggio chiave per ottenere, insieme alla valorizzazione del lavoro, una crescita di qualità del sistema. Ne abbiamo bisogno come paese per essere più competitivi, oltre che per contrastare efficacemente la piaga della dispersione e degli abbandoni.

Sappiamo che la partita è tutt’altro che conclusa, ma intanto prendiamo atto con soddisfazione di un segnale che una volta tanto la politica ha dato nel modo giusto.

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola

30 maggio Deleghe Sottosegretari

Il Ministro firma i decreti di delega ai sottosegretari Gabriele Toccafondi, Gian Luca Galletti e Marco Rossi Doria

Di seguito il comunicato stampa:

IL MINISTRO CARROZZA HA FIRMATO I DECRETI DI ASSEGNAZIONE DELLE DELEGHE AI SOTTOSEGRETARI

(Roma, 30 maggio 2013) Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha firmato i decreti per conferire le deleghe ai sottosegretari, che sono stati trasmessi alla Corte dei conti per i controlli di competenza.

Al sottosegretario Gabriele Toccafondi sono assegnate, tra le altre, le deleghe che riguardano gli ordinamenti e i programmi scolastici del secondo ciclo di istruzione e formazione, il sistema delle scuole paritarie e non paritarie, l’istruzione tecnica e professionale e i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni, il monitoraggio dell’attuazione delle legge 30 dicembre 2010, n.240, la Legge Gelmini di riforma delle università.

Al sottosegretario Gian Luca Galletti sono assegnate, tra le altre, le deleghe sul monitoraggio delle attività del Ministero sulla sicurezza nelle scuole ed edilizia scolastica nelle Regioni colpite dal sisma del 20 e del 29 maggio 2012 e sull’attuazione del finanziamento dell’edilizia scolastica mediante i fondi immobiliari, gli indirizzi per l’attuazione e l’implementazione della contabilità economico patrimoniale nelle università, gli indirizzi in materia di ricerca industriale.

Al sottosegretario Marco Rossi Doria invece, sono state conferite, tra le altre, le deleghe che riguardano gli ordinamenti della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, i servizi per l’integrazione degli studenti disabili, in situazione di ospedalizzazione e di assistenza domiciliare, e per gli studenti immigrati, l’educazione alla legalità e le problematiche relative alla dispersione scolastica.

“La scuola che vorrei” alla Commissione Cultura della Camera

Cittadinanzattiva consegna memorandum “La scuola che vorrei” alla Commissione Cultura della Camera e chiede impegni precisi su mappatura delle scuole, 8 per mille alla edilizia scolastica, nuovi spazi per l’educazione civica

Cittadinanzattiva ha consegnato oggi al Presidente e ai capigruppo della Commissione Cultura della Camera il Memorandum “La scuola che vorrei”, otto proposte per il futuro della scuola e dei giovani studenti nel nostro Paese, già votate da 108 scuole di 18 regioni in un solo mese dall’avvio del sondaggio disponibile sul sito web www.cittadinanzattiva.it.

Ecco le otto proposte:

Completare l’anagrafe dell’edilizia scolastica entro il 2013 e realizzare sopralluoghi tecnici nelle scuole durante la pausa estiva per verificarne le condizioni.

Diffondere la cultura della sicurezza nelle scuole e sul territorio, istituendo il Responsabile studenti per la sicurezza e vincolando le amministrazioni comunali ad attuare i Piani comunali di emergenza.

Investire fondi sull’edilizia scolastica, programmando un piano decennale, concertato tra Stato ed enti locali; destinandole l’8 per mille per la parte di competenza statale; affidando gli interventi di piccola manutenzione direttamente agli istituti scolastici.

Abbattere le barriere architettoniche e non solo che rendono difficile, e  a volte impossibile, la la vita scolastica per gli alunni con disabilità.

Investire sul benessere e la salute a scuola, recuperando spazi verdi e cortili, costruendo nuove palestre, incrementando le campagne informative sui corretti stili di vita, approvando una normativa specifica per la somministrazione dei farmaci a scuola.

Rilanciare l’educazione civica nelle scuole e ridare spazi e fondi al servizio civile volontario.

Riconoscere la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia o giunti nel nostro Paese da piccoli e favorire l’integrazione degli alunni stranieri.

Digitalizzare le scuole, ripensando gli spazi anche fisici di apprendimento e prevedendo percorsi formativi obbligatori per gli insegnanti.

“Su questi temi chiediamo impegni precisi e concreti da parte della Commissione. Innanzitutto chiediamo al Presidente e ai capigruppo di farsi promotori di una interpellanza su quella che definiamo l’eterna incompiuta, ossia l’Anagrafe e la Mappatura dell’edilizia scolastica. Inoltre auspichiamo che i membri della Commissione portino avanti la discussione sui disegni di legge per l’assegnazione alla edilizia scolastica della parte ci competenza statale dell’8 per mille. Ed ancora che si facciano promotori di un atto di indirizzo per il rilancio nelle scuole di una nuova educazione civica intesa come spazio e non materia curriculare, in cui sia possibile ai giovani acquisire competenze ed impegnarsi direttamente nella vita pubblica non solo scolastica”, ha affermato Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva.

Cosa chiedono le scuole

Il sondaggio è stato aperto lo scorso 23 aprile sul sito web di Cittadinanzattiva e rimarrà attivo almeno fino a novembre. E’ stato votato ad oggi da 108 scuole di 18 regioni (tutte ad eccezione di Basilicata e Valle d’Aosta).

Hanno risposto studenti (55%), genitori (23%), insegnanti (20%). Un quarto (26% per la precisione) chiede fondi adeguati per la messa in sicurezza delle scuole, il 23% chiede di recuperare spazi verdi, cortili e palestre, il 20% vorrebbe mappatura e controlli costanti nelle scuole per valutarne la sicurezza, il 14% chiede di potenziare la scuola 2.0, l’11% di rilanciare la nuova educazione civica.

Diverse le priorità indicate da genitori, studenti ed insegnanti: la stragrande maggioranza dei primi (89%) considera urgente la mappatura e il controllo degli edifici scolastici; uno studente su due (49%) indica prioritario lo stanziamento di fondi per la messa in sicurezza, quasi uno su quattro (23%) chiede spazi verdi, cortili e palestre nelle scuole, e uno su cinque (20%) vorrebbe una nuova educazione civica; fra gli insegnanti prevale, invece, la richiesta di potenziare la scuola digitale (50% del campione) e il recupero degli spazi verdi (il restante 50%).

L’impegno di Cittadinanzattiva per la scuola

In corso il monitoraggio di circa 250 edifici scolastici in tutta Italia per valutarne il livello di sicurezza, qualità e comfort, nonché la presenza di barriere architettoniche e non solo.

Il 18 settembre i dati del monitoraggio saranno presentati nell’XI Rapporto nazionale.

In corso la campagna “Assente ingiustificato”, con cui volontari di Cittadinanzattiva e Uildm (Unione italiana Lotta alla Distrofia muscolare) stanno monitorando la presenza di barriere architettoniche negli istituti scolastici e procederanno all’abbattimento concreto di alcune barriere fra novembre e dicembre.

BLOCCO CONTRATTO E SCATTI ANZIANITÀ: BENE NO COMMISSIONE ISTRUZIONE DEL SENATO

BLOCCO CONTRATTO E SCATTI ANZIANITÀ, GILDA: BENE NO COMMISSIONE ISTRUZIONE DEL SENATO

La Gilda degli
Insegnanti esprime soddisfazione per il parere contrario della commissione
Istruzione del Senato sul blocco del contratto e degli scatti di anzianità.
Le recenti
dichiarazioni del ministro D’Alia, che manifestano le intenzioni del governo di
dare il via libera al decreto per la “proroga
del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici
dipendenti”, destano infatti grande preoccupazione tra gli insegnanti della
Gilda.
Il blocco di
questi ultimi 4 anni, l’ultimo aumento degli stipendi è del 2009, ha impoverito
i docenti che hanno visto ridurre il proprio potere d’acquisto di oltre il 15%,
aggravando il già significativo divario tra le retribuzioni degli insegnanti
italiani e quelle dei loro colleghi europei.
A questo si
aggiunge la possibilità che il blocco agisca anche sul recupero dello scatto di
anzianità del 2012, penalizzando così doppiamente gli insegnanti.
Il mancato
recupero dello scatto 2012 avrebbe inoltre ricadute negative anche sulle
pensioni, impedirebbe di fatto a molti docenti di conseguire l’ultimo stipendio
tabellare, quello del trentacinquesimo anno, e quindi di percepire il massimo
pensionabile.
La Gilda degli
Insegnanti chiede al ministro e al governo di aprire un confronto prima di
varare il decreto. Nel caso in cui, invece, il provvedimento fosse approvato,
il sindacato avvierà iniziative di protesta e giudiziarie per impedire il
blocco del contratto e della progressione di anzianità.

COOP ESTENSE per il digitale a scuola: un milione di euro per 58 classi nelle province di Modena e Ferrara

COOP ESTENSE per il digitale a scuola: un milione di euro per 58 classi nelle province di Modena e Ferrara

Un milione di euro è la somma offerta da Coop Estense e dall’Associazione Cooperative di Consumatori del Distretto Adriatico alle scuole terremotate di Modena e Ferrara per la realizzazione di 58 classi digitali. La donazione si inserisce nell’impegno biennale assunto congiuntamente da Coop Estense, Associazione Cooperative di Consumatori del Distretto Adriatico, Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna e Regione Emilia Romagna il 25 maggio scorso, al fine di migliorare l’offerta formativa in termini di impiego di tecnologie nelle scuole terremotate. L’azione non si limita al “ripristino” di danni, ma è finalizzata, in linea con l’agenda digitale europea, a diffondere nelle scuole dei territori colpiti dal sisma di Modena e Ferrara l’innovazione didattica, la modernizzazione degli ambienti di apprendimento ed integrazione fra le tecnologie dell’informazione e della comunicazione didattica. Le scuole destinatarie della donazione saranno dotate di tutta l’attrezzatura tecnica d’aula necessaria per realizzare un modello di classe digitale,  ma anche per attivare un percorso di formazione dei docenti delle classi coinvolte. Prevista inoltre una fase di accompagnamento che prevede, per il prossimo anno scolastico , l’affiancamento di un tutor esperto ai consigli di classe partecipanti al progetto.

“Questa attività” – spiega Stefano Versari, Vice Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna – “va ad ampliare il numero delle classi che sperimenteranno l’introduzione del digitale grazie ai finanziamenti pubblici del Piano Nazionale Scuola Digitale. La zona colpita dal sisma” – prosegue Versari – “costituisce, nel quadro di questi interventi, un vero e proprio laboratorio tecnico-didattico per l’innovazione delle istituzioni scolastiche. Ringrazio Coop Estense per aver ‘puntato’ in maniera così significativa sulla crescita della qualità delle scuole colpite del terremoto”.

Neet, che fa la scuola per i 2 milioni e 250 mila giovani senza futuro?

da Il Fatto Quotidiano

Neet, che fa la scuola per i 2 milioni e 250 mila giovani senza futuro?

di Marina Boscaino

Più che far ripartire i consumi, frase che continuiamo a sentire da tempo, anche se non capiamo bene quali manovre chi ne avrebbe la responsabilità intenda fare perché ciò avvenga, bisognerebbe far ripartire la scuola.

È vero. Una ripresa dei consumi avrebbe effetti immediati sulla nostra economia e potrebbe risollevarci dalle condizioni miserevoli in cui ci dibattiamo. Ma, abbracciando una visione più a lungo raggio, anche una boccata di ossigeno alla scuola pubblica avrebbe effetti incredibilmente positivi sui singoli, sulla collettività e persino sull’economia. Il rapporto annuale dell’Istat ne è una conferma. I dati relativi alla popolazione italiana parlano chiaro. Si chiamano Neet (Not in Education, Employment or Training): giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo, ma neppure impegnati in un’attività lavorativa. Non studiano e non lavorano. Hanno dai 15 ai 29 anni e nel 2012 sono arrivati a 2 milioni 250mila, pari al 23.9%. Vuol dire che in Italia un giovane di quella fascia di età su 4 si trova in quella terribile condizione. Si tratta della quota più alta in Europa, quell’Europa che ci chiede sempre qualcosa, Invalsi compreso; così almeno nella manipolazione di politici e amministratori. Che posizione ha l’Europa davanti a questo dramma? Oltre a “obbligare” all’Invalsi, non esige un intervento concreto per affrontare una simile situazione?

Questi numeri costituiscono innanzitutto tragedie individuali: destini (socialmente ed economicamente determinate) che confermano, attraverso il proprio percorso, nascite svantaggiate e che non hanno trovato nella scuola il luogo della rimozione degli ostacoli che si sono frapposti tra loro e l’espressione della loro personalità. Il futuro che li attende difficilmente sarà positivo. Ma costituiscono anche tragedie sociali ed economiche. I costi della mancanza di educazione; quelli dell’emarginazione sociale; l’assenza della frequentazione di un ambiente votato alla determinazione di pratiche di legalità e di sollecitazione di competenze di cittadinanza; infine la debolezza di apprendimenti fondamentali (si pensi al fenomeno dell’analfabetismo di ritorno, sul quale recentemente è ritornato Tullio De Mauro, sottolineandone i costi anche in termini di democrazia) ricadono drammaticamente su tutta la collettività.

Quei 2 milioni e 250mila cittadini italiani hanno davanti a sé un destino probabilmente non positivo. Come individui e come cittadini la loro esistenza sarà purtroppo condizionata dal gap incolmabile di un abbandono della scuola troppo precoce. Finché il Paese non riconoscerà davvero questa come una priorità inderogabile, sulla quale definire strategie di carattere culturale, amministrativo, ordinamentale – e cioè una vera “riforma” della scuola – che parta realmente dalla fotografia dell’esistente (fatta di donne e uomini, di diritti, di bisogni) e non da alchimie ragionieristiche, i costi della descolarizzazione ricadranno sull’erario, sulle nostre tasse e sui destini individuali. Renderanno la nostra società più povera non solo di danaro, ma anche di libero pensiero ed esercizio consapevole della cittadinanza. Si perderà definitivamente la sfida dell’inclusione dei nuovi italiani, privandoli di quegli strumenti emancipanti di una condizione, comunque e il più delle volte, di marginalità e di diversità.

Serve una riforma che faccia dell’innalzamento dell’obbligo scolastico (l’obbligo di tutti ad andare a scuola per tutto il biennio delle superiori) in una scuola diversa, in grado di accogliere e mantenere responsabilmente al proprio interno tanto i capaci e meritevoli quanto chi arranca, chi non vuole e, soprattutto, chi non può.

Se ai ragazzi insegnamo la diseducazione civica

da l’Unità

Se ai ragazzi insegnamo la diseducazione civica

di Benedetto Vertecchi

PREMETTO CHE CONSIDERO L‘EDUCAZIONE CIVICA UN ASPETTO DELL’ATTIVITÀ DELLE SCUOLE AL QUALE  SAREBBE NECESSARIO RIVOLGERE UN’ATTENZIONE ben più ampia di quanto il più delle volte accada. Ma, proprio per questo, mi chiedo se le condizioni politiche e sociali in cui la scuola opera siano le più favorevoli a costituire uno sfondo di riferimento. Non si può ignorare, infatti, che l’educazione civica, anche più di quanto non avvenga per altri aspetti dell’educazione scolastica, rischia di produrre effetti controproducenti nel profilo di bambini e ragazzi se la proposta di cui è portatrice si presenta contraddittoria rispetto alla sua traduzione empirica, ovvero al modo in cui determinati principi sono concretamente attuati, o inattuati, nell’esperienza quotidiana. In breve, non si può continuare a dire a bambini e ragazzi che la Repubblica è fondata sul lavoro, se poi non ci si preoccupa di superare le angosciose incertezze che segnano la condizione di vita di milioni di lavoratori o di giovani in cerca di occupazione. Non si può spargere moralità sociale se si consente che una parte consistente del reddito sfugga al prelievo fiscale. Non si può affermare l’uguaglianza dei cittadini se le leggi non sono uguali per tutti, e ce ne sono di formulate per un uso personale. Si potrebbe continuare, ma sarebbe inutile, perché si dovrebbe stilare un elenco noto a tutti. Inoltre, da un punto di vista educativo, sarebbe moralistico riproporre tale elenco senza tentare un’interpretazione che contenga anche un’ipotesi per il superamento dei limiti indicati. Quel che si deve valutare è se proporre principi manifestamente contraddetti dai comportamenti di individui o gruppi più o meno consistenti di cittadini non abbia come effetto la sostituzione dei principi politici e di convivenza civile che sono alla base dell’educazione civica con un insieme di valori empirici, volti a rendere legittimo un successo che consista nell’acquisizione di vantaggi personali. Non è questa un’interpretazione peregrina. Bambini e ragazzi sono sommersi di stimoli nei quali il messaggio più ricorrente è ottenere denaro o condizioni di favore col minimo sforzo, senza troppo guardare per il sottile sulle implicazioni che possono derivarne. Spesso il successo è associato all’apprezzamento di atteggiamenti mentali caratterizzati dalla ristrettezza dell’orizzonte interpretativo (in altre parole, dalla furbizia). Bambini e ragazzi non sono orientati a considerare il trascorrere del tempo (è sicuro che ciò che al momento appare un vantaggio per chi lo consegue continui a esserlo nel tempo?), e neanche le conseguenze sugli altri del vantaggio privato che riescono a conseguire. È una morale sociale centrata sull’avvelenamento dei pozzi quella che non fa considerare come i vantaggi da furbizia siano pagati da altri. Se l’intento dell’educazione civica è di creare una cultura comune di riferimento per ciò che riguarda i diritti e i doveri dei cittadini e le regole che disciplinano la vita sociale, bisogna prendere atto che tale intento non può che essere conseguito per l’effetto convergente dell’educazione formale assicurata dalla scuola (cui spetta di fornire gli elementi conoscitivi) e di quella informale, che si acquisisce attraverso le esperienze che si compiono, giorno dopo giorno, nelle famiglie, tramite le interazioni sociali, per effetto delle suggestioni esercitate dai sistemi di condizionamento prevalentemente attivi attraverso i mezzi per la comunicazione sociale. La scissione tra i principi della convivenza (quelli espressi dalla Costituzione) e i valori empirici ossessivamente enfatizzati come segni della capacità di affermazione individuale rappresenta una manifestazione non marginale della crisi che il nostro Paese (ma non è il solo) sta attraversando. Quel che in Italia è più grave è un effetto di mitridatizzazione, che sta minando la capacità di stabilire un rapporto corretto tra le aspirazioni e i comportamenti individuali e quelli sociali. C’è da chiedersi se, al momento, le proposte che la scuola rivolge attraverso l’educazione civica non siano percepite da bambini e ragazzi come una forma di ipocrisia. Certi principi possono apparire esibizioni esortative che la società adulta si guarda dall’accogliere. Un’educazione civica così praticata è un’offesa per la Costituzione: meglio sarebbe sospenderne l’insegnamento. L’alternativa a una simile amputazione consiste in un’assunzione collettiva di responsabilità: si può insegnare l’educazione civica se si contrasta la disoccupazione, se non si considerano furbi ma criminali gli evasori fiscali, se non si approvano (e neanche si propongono) leggi ad personam, se tutti fruiscono di un’istruzione di qualità elevata, se non si devasta il territorio e via seguitando. La scuola può rendere sistematico l’apprendimento, ma i valori sui quali si fonda l’educazione civica non possono che costituire il riflesso delle scelte prevalenti nella società.

Blocco dei contratti inevitabile, ma la Commissione Cultura prende le distanze

da Tecnica della Scuola

Blocco dei contratti inevitabile, ma la Commissione Cultura prende le distanze
di R.P.
Le osservazioni contrarie adottate dalla Commissione Cultura del Senato appaiono più che altro un ecamotage per evitare di prendere una posizione che il mondo della scuola non comprenderebbe. Ma tutti hanno messo nel conto che il parere definitivo degli Affari Costituzionali sarà di ben altro tenore.
Nel pomeriggio del 29 maggio la Commissione Cultura del Senato ha messo un punto fermo sulla questione del blocco dei contratti pubblici licenziando un documento che contiene osservazioni contrarie sul provvedimento. Ma non c’è da illudersi: il parere definitivo spetta alla I Commissione Affari Generali che quasi certamente darà il via libera allo schema di regolamento del Governo. D’altra parte il dibattito che c’è stato in Commissione Cultura è stato molto esplicito. I senatori intervenuti, infatti, hanno esaminato una duplice possibilità: parere favorevole con osservazioni o parere contrario ? Il presidente della Commissione Andrea Marcucci ha sostenuto che le osservazioni avrebbero potuto essere anche essere favorevoli a condizione di escludere la scuola e l’università dai blocchi stipendiali e contrattuali, “in una logica – ha detto – più propositiva che di opposizione”. Al suggerimento di Marcucci ha risposto Francesca Puglisi, che nella seduta precedente aveva svolto la relazione introduttiva, per chiarire che “l’approccio propositivo suggerito dal Presidente potrebbe essere più utilmente assunto nella sede di merito, chiamata ad interfacciarsi direttamente con l’Esecutivo sull’atto in esame”. Come dire che si delinea già un parere favorevole con osservazioni in Commissione Affari Costituzionali. A questo proposito l’intervento del senatore Sergio Zavoli (PD) risulta del tutto chiarificatore: “Un atteggiamento di maggiore prudenza sarebbe giustificato se si trattasse di esprimere una posizione definitiva e inappellabile; nel caso in esame, invece, conviene al lavoro della Commissione essere risoluta nei suoi giudizi, onde caratterizzare meglio la propria identità anche rispetto al Paese. Al contrario, una eccessiva cautela giustificherebbe ulteriori ambiguità da parte di coloro i quali chiamati a decidere nel merito”.
Poco comprensibile risulta piuttosto la posizione assunta dalla senatrice di Scelta Civica Stefania Giannini che si è dichiarata d’accordo con la proposta Puglisi. Peccato che lo schema di regolamento che prevede il blocco dei contratti sia un provvedimento voluto proprio da Mario Monti, leader del gruppo di Scelta Civica. Il discorso, insomma, è fin troppo chiaro: per le forze politiche che sostengono il Governo il blocco dei contratti appare ormai come un dato inevitabile, ma poiché il mondo della scuola non comprenderebbe un via libera della Commissione competente, meglio lasciare ad altri la responsabilità di decidere in merito.

Edilizia scolastica, la Carrozza passa alla fase due

da Tecnica della Scuola

Edilizia scolastica, la Carrozza passa alla fase due
di Alessandro Giuliani
Iniziato il confronto: il 29 maggio il Ministro ha incontrato una delegazione dell`Unione delle Province d`Italia. La messa in sicurezza degli edifici rimana una priorità nell`azione del Miur. Ma il problema è reperire i fondi necessari. Saitta (Upi): negli ultimi mesi abbiamo ricevuto appena il 13% di quanto era stato stabilito.
Dopo gli annunci, prodotti dal giorno dopo l’approdo a capo del dicastero di viale Trastevere, sulla necessità di mettere in sicurezza l’edilizia scolastica, il ministro dell`Istruzione, dell`Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, è passata alla fase due.
Il 29 maggio ha ricevuto una delegazione dell`Unione delle Province d`Italia per affrontare, in particolare, messa in sicurezza degli oltre 5mila edifici scolastici e l`allarme per i tagli ai fondi destinati al funzionamento delle scuole superiori: l`incontro, riferisce il Miur, è servito ad affrontare “il tema dell`edilizia scolastica, della manutenzione ordinaria e dei costi di funzionamento degli edifici scolastici”. Carrozza ha confermato alla delegazione dell`Upi che “la questione dell`edilizia scolastica sarà prioritaria nell`azione del ministero”.
In rappresentanza della province era presenta una delegazione dell`ufficio di presidenza Upi, composta dal presidente, Antonio Saitta, dal vice presidente, Angelo Vaccarezza, dal presidente del consiglio direttivo Leonardo Muraro, dal presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza, e dall`assessore all`istruzione della Provincia di Firenze, Giovanni Di Fede. “Abbiamo consegnato al ministro i nostri Dossier sulla scuola, con i dati drammatici sui tagli alle risorse sia per la messa in sicurezza degli edifici che sul normale funzionamento delle scuole. Abbiamo ricordato – ha detto al termine dell’incontro il presidente Saitta – che, dopo 5 anni dalla delibera CIPE che assegnava 758 milioni di euro per la sicurezza delle scuole, a Province e Comuni, abbiamo ricevuto negli ultimi mesi, e solo dopo i ripetuti allarmi lanciati, appena il 13% del totale. Fino al 2011 le Province sono riuscite in qualche modo a supplire alla totale latitanza del Governo centrale, ma adesso, con i tagli drammatici che abbiamo subito negli ultimi tre anni, di cui 1,2 miliardi solo per il 2013, non abbiamo più un soldo. Avevamo programmato – spiega ancora Saitta – interventi per oltre 727 milioni di euro, da fare nell`anno e in particolare nei mesi estivi, quando le scuole sono chiuse, ma non potremmo realizzarne se non per 212 milioni di euro. Il resto, che pure è necessario, non potrà essere fatto”. L’Upi ha quindi questo di escludere le spese per la sicurezza delle scuole dal patto di stabilità. “Perché la scuola – ha sottolineato il presidente – deve diventare la priorità del Paese, e di finanziare un fondo unico per l`edilizia scolastica, in cui fare convergere tutte le risorse che abbiamo a disposizione, anche quelle che derivano dai finanziamenti europei, per avviare un grande piano di edilizia scolastica. Abbiamo apprezzato la comprensione per le nostre preoccupazioni mostrata dal Ministro, con la quale nei prossimi giorni continueremo il dialogo costruttivo avviato oggi per trovare insieme soluzioni comuni. L`obiettivo è di restituire alla scuola il ruolo centrale nelle scelte politiche, economiche e sociali del Paese che gli spetta”.

Ora la “palla” passa al Miur. Ma sarebbe meglio dire al Governo. Spetterà infatti al premier e ai ministri capire se e come sarà possibile reperire i fondi necessari. E trattandosi di diverse centinaia di milioni di euro, solo per rimanere alle emergenze, non sarà un compito facile.

Orario scolastico è lecito retribuirlo con il Fis?

da Tecnica della Scuola

Orario scolastico è lecito retribuirlo con il Fis?
di Lucio Ficara
A chi deve essere assegnata, secondo la legge, la formulazione dell’orario scolastico?
La risposta a questa domanda è scritta, nero su bianco, nell’art. 396, comma 2, punto d) del Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, noto come D.L.vo n. 297/1994, in cui si attribuisce al dirigente scolastico il compito di formulare l’orario di servizio sulla base delle proposte del collegio dei docenti e dei criteri generali stabiliti dal consiglio d’istituto.
Bisogna ricordare che sempre nel D.L.vo 297/94 all’art. 7, comma 2, punto b), il collegio dei docenti è chiamato ad elaborare proposte, al dirigente scolastico, per la formulazione dell’orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal consiglio di circolo o d’istituto.
Quindi è chiaro, secondo quanto scritto nel Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, che la formulazione dell’orario è una responsabilità diretta del ruolo del dirigente scolastico, che in alcun modo potrebbe delegare, retribuendo un docente, a svolgere tale mansione.
 Eppure è una prassi diffusa, criticata e messa in evidenza da diversi sindacati, affidare a singoli docenti oppure a commissioni orario, il compito di formulare l’orario scolastico, retribuendolo con il fondo d’Istituto. Leggendo con attenzione le contrattazioni d’Istituto di alcune scuole, si nota, tra le voci retribuite con il fondo d’Istituto, l’esistenza di quella per la formulazione dell’orario scolastico.
 In certe scuole si arriva a compensare, per questa funzione, fino a 100 ore ad una singola persona, che cumula questo compenso ad altri come per esempio quella di funzione strumentale o ancora peggio di primo collaboratore del dirigente scolastico.
Il delegare, da parte di un dirigente scolastico, il compito della formulazione dell’orario è quindi da considerarsi un atto illegittimo, di cui il dirigente risponde in prima persona. La contestazione da parte di un docente sull’orario scolastico, non può avere ricadute verso chi formula l’orario, in quanto delegato del dirigente, ma a rispondere degli errori è sempre ed unicamente il dirigente, che deve fare attenzione, nella formulazione dell’orario ai criteri stabiliti dal consiglio d’istituto.
L’aspetto che come dicevano prima, è contestato dai sindacati, è quello che si sperperano i soldi del Fis per retribuire compiti che dovrebbero essere pertinenza del capo d’istituto. Pagare 100 ore a 17,50 euro l’ora, significa decurtare di 1750 euro lordi il fondo d’istituto.
La domanda è: ma tutto questo è lecito? Se un dirigente avesse veramente il bisogno di delegare questa funzione ad un docente, che magari è più competente nella formulazione dell’orario, potrebbe fare svolgere questa mansione ai propri collaboratori, che già vengono retribuiti, oppure assegnare ad una funzione strumentale di accollarsi questo onere all’interno della sua stessa funzione.
Significativa è la presa di posizione della Fgu-Gilda degli Insegnanti riguardo l’uso allegro del fondo d’Istituto, che spesso viene utilizzato in malo modo e con sprechi evidenti, tanto da fare sostenere che sarebbe molto meglio e più saggio limitare le risorse di questi fondi, in cambio dello sblocco dei contratti e degli scatti di anzianità, che invece rappresentano il salario ordinario.

Commissioni esami di Stato saranno disponibili dal 31 maggio

da Tecnica della Scuola

Commissioni esami di Stato saranno disponibili dal 31 maggio
di Lucio Ficara
Come avevamo puntualmente anticipato, le commissioni degli esami di Stato del II ciclo saranno disponibili il prossimo venerdì 31 maggio.
Infatti già dalle prime ore della mattina di venerdì, cosi riferisce una nota, inviata dal Miur ai Direttori generali degli Usr, segreterie delle scuole e provveditorati agli studi si potranno consultare, attraverso l’accesso al sistema informatizzato del Sidi, le composizioni delle commissioni, per visualizzare i commissari esterni e presidenti di commissione.
Nella sezione “Esami di Stato” del sito del Miur, è già stato predisposto, nel menu del secondo ciclo, il link (ancora non attivo) per cercare la commissione e i nominativi di presidenti e commissari, ma pare che questa sarà attiva solamente a partire dal prossimo lunedì 3 giugno.
I docenti interessati alla nomina per presidente e/o commissario esterno potranno comunque chiedere alla propria segreteria, se sono stati nominati oppure no, già dopodomani. Il clima dell’attesa sta comunque giungendo al termine e tra poche ore si sapranno i nominativi dei commissari e presidenti nominati in prima battuta. Si avvicina ormai l’appuntamento con gli esami di Stato.
Per i docenti nominati è prevista la riunione preliminare plenaria per la mattina del 17 giugno, per i ragazzi , la prima prova scritta, che per tutti gli indirizzi è quella d’italiano, è fissata per mercoledì 19 giugno 2013. Anche quest’anno le prove scritte saranno recapitate alle singole scuole attraverso il plico telematico, ogni scuola ha già nominato una figura docente, non impegnata a svolgere gli esami, che sarà il referente di sede per la gestione del plico telematico.
Ma prima di tutta questa fase ci sono, per i 500mila maturandi, le forche Caudine degli scrutini, che come ogni anno vedranno secondo le statistiche degli anni passati circa il 5% di studenti che non verrà ammesso a sostenere le prove.

Esami di stato: il 32% studia 2-3 ore al dì e il 43% usa Internet e App

da Tecnica della Scuola

Esami di stato: il 32% studia 2-3 ore al dì e il 43% usa Internet e App
Secondo un sondaggio di Studenti.it, a un mese dagli esami di stato, il 32% degli studenti dichiara di passare sui libri 2-3 ore al giorno mentre un 18% tra le 4 e le 5 ore
Un altro 18%, alla domanda: ”Quanto tempo dedichi allo studio per la maturità?, dichiara di studiare più di 10 ore al giorno mentre un 21% di maturandi, evidentemente ”tranquilli”, dedica al ripasso meno di un’ora al giorno. Un restante 2% studia tra le 6-7 ore, il 5% tra 8 e 9 ore.
Si studia ma cambia il modo di farlo: il 40% dei maturandi ha dichiarato che nello studio si avvale molto della tecnologia mentre un 43% la usa abbastanza.
Solo il 12% la usa poco e il 3% per niente. ”Sul web si registra un aumento della ricerca di materiale didattico per approfondire argomenti, di servizi a sostegno dello studio, di video per ripassare, di applicazioni per smartphone e tablet”, commenta Marta Ferrucci, responsabile di Studenti.it

VII Commissione Senato: no al blocco della contrattazione

da tuttoscuola.com

VII Commissione Senato: no al blocco della contrattazione 

”La commissione istruzione pubblica del Senato ha dato all’unanimità parere negativo, per quanto di competenza, al regolamento presentato dal Governo sulla proroga del blocco della contrattazione per tutti i pubblici dipendenti”.

A dare la notizia è lo stesso presidente della commissione Andrea Marcucci del Pd.  ”Oggi i docenti italiani – si legge nella nota diffusaa dalla commissione – hanno, a parità di orario di lavoro, stipendi più bassi rispetto ai colleghi europei. Il blocco della contrattazione è particolarmente lesivo anche perchè i docenti non hanno progressione di carriera ma solo gli scatti (non più corrisposti dal 2010). In questo modo la Commissione istruzione pubblica intende mantenere fede all’impegno preso nei giorni scorsi dal ministro Carrozza”.

La palla (o il cerino?) ora passa alla commissione Bilancio e soprattutto al Governo e al ministro dell’economia, sempre alle prese con il problema del contenimento della spesa pubblica.

I docenti di religione chiedono di indire un concorso

da tuttoscuola.com

I docenti di religione chiedono di indire un concorso

Indizione di un nuovo concorso ordinario per gli insegnanti di religione; istituzione della classe di concorso ‘Insegnamento della religione’; e verifica dei posti liberi. Sono alcune delle richieste che il sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione (Snadir) ha presentato oggi al governo in occasione di un incontro a Roma.

La religione cattolica è, secondo il sindacato, “una disciplina scolastica a tutti gli effetti e concorre alla formazione complessiva dell’alunno“, al di là del credo. Per questo gli insegnanti di religione chiedono a gran voce l’istituzione della classe di concorso ‘Insegnamento della religione’, pienamente legittimata dall’attuale sistema di reclutamento che prevede l’accesso mediante pubblico concorso.

A questo proposito chiedono anche l’indizione di un nuovo concorso ordinario per gli insegnanti di religione nonché la verifica dei posti resisi liberi dopo le immissioni in ruolo dei tre contingenti per “predisporre le eventuali ulteriori immissioni in ruolo fino al raggiungimento del totale (70%) già autorizzato di 15.366 unità o di 16.426 unità previste dall’organico per l’anno scolastico 2012-2013“.

I docenti di religione, che hanno avviato la sottoscrizione di una petizione per rafforzare le loro richieste, chiedono anche la trasformazione dell’attuale graduatoria di merito a seguito del concorso pubblico per l’insegnamento della religione cattolica in graduatoria ad esaurimento, cosi’ come per le altre discipline scolastiche.

La graduatoria ad esaurimento, ha tra l’altro sottolineato il segretario nazionale Snadir Orazio Ruscita, consentirebbe di salvaguardare circa 2.778 docenti di religione che, pur vincitori di concorso non sono rientrati nella quota del 70% delle cattedre disponibili per l’immissione in ruolo nel triennio 2005-2007.

Infine, i docenti di religione chiedono, come gli altri insegnanti, la possibilità di esprimere la “valutazione periodica ed annuale dell’insegnamento della religione cattolica secondo le modalità definite per tutte le altre discipline scolastiche“, cioè di poter esprimere il giudizio sugli alunni con un voto anziché con un generico giudizio.

Miur: attesa per le deleghe ai Sottosegretari

da tuttoscuola.com

Prossimi movimenti al vertice dell’Amministrazione scolastica
Miur: attesa per le deleghe ai Sottosegretari

A quasi un mese di distanza dal conferimento dell’incarico di ministro, Maria Chiara Carrozza non ha ancora deciso formalmente quali deleghe assegnare ai suoi tre sottosegretari.

Nel frattempo, da quel che si apprende, Marco Rossi Doria, già sottosegretario con il ministro Profumo, ha fatto gli onori di casa, fornendo al ministro le principali chiavi di lettura delle problematiche che riguardano la scuola.

Dovrebbe essere lui, con ogni probabilità, a ricevere le deleghe più importanti.

Poi ci sono, in attesa, gli altri due sottosegretari: Gianluca Galletti, ex-deputato in quota UDC e Gabriele Toccafondi, ex-deputato in quota PDL.

Il ministro, oltre ai conferimenti di deleghe, dovrà mettere mano anche agli assestamenti interni degli organigrammi del Miur ai massimi livelli dirigenziali.

Come da tempo anticipato da Tuttoscuola, se ne andranno tra breve i due Capi Dipartimento, Biondi e Stellacci.

Giovanni Biondi dovrebbe lasciare dal prossimo 1° giugno, Lucrezia Stellacci dal 1° luglio. Il primo dovrebbe essere sostituito da Sabrina Bono, direttore generale al Gabinetto del ministro; la seconda potrebbe essere sostituita da un direttore generale esterno.

Considerate le vacanze di altri posti di direttore generale nella sede centrale e negli uffici regionali, potrebbero esserci a breve altre nomine interessanti.