CONCORSO DIRIGENTI SCOLASTICI

CONCORSO DIRIGENTI SCOLASTICI

Appello dell’Anief al Ministero: basta battute a vuoto, una scuola su quattro è senza capo d’istituto

 

Il sindacato fa il punto della situazione sui tanti concorsi regionali in fase di stallo: a questo punto occorre aspettare l’esito di tutti gli appelli. Ma anche provvedere da subito all’assunzione degli idonei e rinnovare la procedura concorsuale per tutti i ricorrenti, sottoposti ad una prova preselettiva viziata da irregolarità e quiz errati.

 

La pubblicazione da parte del Miur degli organici regionali dei Dirigenti Scolastici conferma quello che l’Anief sostiene da tempo: complessivamente sono privi di DS oltre 1.100 istituti, a cui bisogna aggiungere le quasi 600 reggenze per le scuole sottodimensionate e alcune centinaia di disponibilità che annualmente si vengono sistematicamente a verificare. È evidente che se una scuola su quattro in Italia è priva della sua guida naturale, il capo d’istituto, divenuto praticamente indispensabile con l’entrata in vigore dell’autonomia scolastica, il Ministero dell’Istruzione non può più permettersi alcuna battuta a vuoto.

 

A complicare la situazione vi è lo stato di stallo in cui versano diversi concorsi proprio per diventare dirigente scolastico: dopo l’annullamento del Consiglio di Stato delle prove scritte, a Milano, nei locali dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, domattina, 19 luglio, si effettueranno le operazioni di sostituzione delle buste oggetto di contestazione nella sentenza n. 03747/2013 del Consiglio di Stato (sezione sesta) e di ricostituzione dei plichi riguardanti le prove scritte del concorso per selezionare 355 nuovi DS.

 

Nel frattempo, si attende la sentenza del Consiglio di Stato per le irregolarità ravvisate nel concorso della Calabria. Solo in autunno si conoscerà il destino dei ricorsi presentati in Toscana. E anche in Molise i tempi si sono allungati, con lo slittamento delle prove a dopo l’estate.

 

Il problema – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è che nel frattempo l’anno scolastico sarà iniziato e non si possono lasciare scoperte, senza dirigente, 2 mila scuole. Tanto vale, a questo punto, aspettare che si conoscano le sentenze di tutti gli appelli in corso. Ma, da subito, bisogna pure garantire l’assorbimento dei candidati idonei che hanno dimostrato di meritare la dirigenza superando tutte le prove cui sono stati sottoposti. E, nel contempo, permettere ai ricorrenti che sono stati danneggiati su tutto il territorio nazionale, già a partire dalla prova preselettiva palesemente viziata da errori e irregolarità, di ripetere la procedura concorsuale“.

 

Vale la pena ricordare – conclude Pacifico – che sulla vicenda dell’esclusione viziata da una serie di sbagli, anche grossolani, ed errori formali nella prova preselettiva svolta nell’ottobre del 2011, c’è un ricorso dell’Anief pendente per oltre 2mila ricorrenti che attendono risposte dalla giustizia italiana“.

Pensioni: quota 96, in dirittura d’arrivo il riconoscimento per andare in pensione con i vecchi requisiti

Pensioni: quota 96, in dirittura d’arrivo il riconoscimento per andare in pensione con i vecchi requisiti

Il Parlamento si appresta ad approvare un decreto legge per sanare un atto di ingiustizia verso i lavoratori della scuola.

La FLC CGIL da subito ha denunciato l’iniquità della Riforma Fornero per i lavoratori di tutte le categorie.
La si è voluta spacciare per una Riforma a favore dei giovani, quando l’allungamento dell’età pensionabile con l’aggiunta della così detta aspettativa di vita, impedisce il ricambio intergenerazionale.

La ministra Fornero ha più volte detto che la sua Riforma avrebbe consentito alle generazioni future di avere una pensione quando il PIL in picchiata, l’aumento dell’inflazione, la mancanza di lavoro o la sua discontinuità, l’atipicità dei contratti, la revisione al ribasso del sistema dei coefficienti utilizzati nel calcolo contributivo per determinare l’importo dell’assegno pensionistico, impediscono ai giovani, o comunque a tutti coloro che sono stati assunti dopo il 1996, di concorrere ad un assegno di pensione dignitoso.

Coloro che invece sarebbero stati nella condizione di uscire dal lavoro con un’età e una contribuzione adeguata sono stati costretti a permanere, mentre si aggrava, a causa della crisi e delle politiche liberiste, la perdita dei loro diritti di cittadinanza.
In particolare per i lavoratori del comparto scuola, a causa della Riforma Fornero, si è aggiunta una ingiustizia nell’ingiustizia: si sono egualmente definiti i confini per godere dei vecchi requisiti al 31 dicembre 2011, senza considerare la specificità dell’anno scolastico che inizia il 1 settembre e termina il 31 agosto di ogni anno, con una sola finestra di uscita dal lavoro.

La FLC CGIL ha avviato numerosi ricorsi, a partire dall’impugnativa al TAR del Lazio, mentre l’azione politica esperiva vari tentativi che venivano bloccati dalla ministra Fornero e dal Ministero dell’Economia.

Non appena la Ministra Carrozza è stata nominata, la FLC CGIL le ha scritto una lettera chiedendole di porre fine al contenzioso previdenziale del personale della scuola.
L’attuale Parlamento ha avviato il percorso del riconoscimento dei requisiti ante Fornero per i lavoratori della scuola che li hanno maturati a vario titolo al 31 agosto 2012  e le ultime notizie danno per certo il riconoscimento tanto atteso.

La FLC CGIL in attesa della risposta definitiva del Parlamento esprime soddisfazione per la restituzione di giustizia ai lavoratori della scuola, ma auspica che il governo Letta metta mano alla Riforma delle pensioni con un’ottica di ripristino delle garanzie che anche la Costituzione assegna alla anzianità.

Concorso a cattedra: nuove conferme dal TAR Lazio

Concorso a cattedra: nuove conferme dal TAR Lazio per i ricorsi ANIEF

 

Il TAR Lazio riconosce piena tutela ai ricorrenti ANIEF emanando quattro ordinanze cautelari che confermano l’ammissione dei nostri iscritti alle fasi successive del concorso a cattedra.

 

Tre le tipologie di ricorsi ANIEF interessati:

 

  • •Ricorso (R.G. n. 6036/2013 patrocinato dall’Avv. Tiziana Sponga) per la validità del diploma magistrale a sperimentazione linguistica conseguito entro l’a.s. 2001/2002 per l’accesso all’insegnamento nella scuola Primaria: il MIUR ha deciso, in maniera del tutto arbitraria, che il diploma di maturità magistrale posseduto dai candidati non è valido per l’accesso all’insegnamento nella scuola primaria.

 

  • •Ricorsi (R.G. 5919/13 e 5224/13 patrocinati dall’Avv. Marco di Pietro) per l’ammissione alla prova orale dei candidati che non avevano superato la prova pratica o di laboratorio ma che, sommando il punteggio ottenuto nella prova laboratoriale a quello conseguito nelle precedenti prove scritte, avrebbero comunque raggiunto il punteggio di almeno a 28/40: Il MIUR ha illecitamente scorporato le prove pratiche dalle precedenti prove scritte per l’ammissione alla prova orale; il D.Lgs. 297/94, invece, prevede che le prove siano valutate congiuntamente.

 

  • •Ricorso (R.G. 5743/13 patrocinato dall’Avv. Fortunato Niro) avverso l’obbligatorietà della prova in lingua straniera per l’accesso alla scuola elementare: il MIUR ha reso obbligatoria una prova che il D.Lgs. 297/94 disciplina come facoltativa escludendo iniquamente i docenti che avevano comunque raggiunto un punteggio di almeno 21/30 negli altri scritti.

 

Ancora una volta l’ANIEF, che da subito ha denunciato le tante parzialità e incongruenze presenti nel D.D.G. n. 82/2012 di indizione del concorso a cattedra, ha ottenuto dal tribunale amministrativo piena conferma delle proprie ragioni. Gli aspiranti docenti che si sono rivolti con fiducia al nostro sindacato potranno ora correttamente proseguire l’iter concorsuale da cui il MIUR li aveva iniquamente esclusi.

Scuola dell’obbligo: riduzione o innalzamento?

da Il Fatto Quotidiano

Scuola dell’obbligo: riduzione o innalzamento?

di Alex Corlazzoli

Non mi è mai piaciuta la parola obbligo. Men che meno ora che nelle stanze del Palazzo, chi conosce poco il mondo della scuola e i nostri ragazzi, si fa paladino della riduzione o dell’innalzamento dell’età della scuola dell’obbligo. Nessuno può pensare di “legare” (etimologia del verbo obbligare) un ragazzo all’istruzione. Chi in questi giorni si fa protagonista del teatrino politico attorno a questo tema dimostra ancora una volta di non conoscere la realtà.

Scrivo queste righe dalla Sicilia, da Monreale, città dove per strada incontri ancora bambini fuggiti dalla scuola a 12, 13 anni. Basta fare un tour in alcune periferie di Palermo, Bari, Roma, Napoli o Milano per capire che in Italia stiamo perdendo i nostri ragazzi perché la nostra scuola non è in grado di dare risposte, di farsi amare dai ragazzi.

Salvatore, non ha terminato la terza media. Non ne voleva sapere di studiare. Non sa leggere e nemmeno scrivere bene. Non sa usare un computer. Ma non sa nemmeno fare un mestiere. A che serve obbligarlo a frequentare una scuola che non sarà utile alla sua vita?

La scuola non è fatta solo per i figli di medici, avvocati, notai o impiegati. La scuola dev’essere di tutti e per tutti, anche per Salvatore che se ci fosse un laboratorio di falegnameria o di cucina oggi sarebbe pronto ad entrare nel mondo del lavoro e, forse, non sarebbe fuggito dalla scuola

Eppure in questi giorni stiamo assistendo all’ennesimo scontro poco costruttivo: da una parte il Partito Democratico con il senatore Roberto Ruta che ha proposto di alzare l’età dell’obbligo da 16 a 18 anni. Dall’altra parte il ministro Maurizio Sacconi che vorrebbe dare la possibilità ad un ragazzo di 14 anni di andare a lavorare.

Nessuno dei due, né Ruta né Sacconi, sembrano aver fatto un viaggio nelle scuole italiane. Non abbiamo bisogno di alzare o di abbassare l’età dell’obbligo ma di avere una scuola diversa che a 14, a 16 o a 18 anni, dia ai giovani una cultura di base ma anche la possibilità di imparare l’abc di un mestiere.

Abbiamo bisogno di un esercito di maestri, per parafrasare Gesualdo Bufalino, che intercetti quei ragazzini che si disperdono, che vengono bocciati, che finiscono nei corridoi delle scuole. Non basta pensare di integrare il mondo istruzione – lavoro, a 14 anni. I nostri ragazzi hanno bisogno di tornare all’apprendimento della manualità a partire dalla scuola primaria in modo che quando usciranno dal percorso d’istruzione, anche coloro che hanno fatto fatica a studiare, abbiano appreso le tecniche per lavorare.

Non serve alzare o abbassare l’obbligo d’istruzione se la nostra scuola continuerà ad essere tra le ultime in Europa ad avere le dotazioni informatiche. Pena, l’aver immesso nel mondo del lavoro giovani che saranno solo manodopera.

Scuola, più promossi e meno bocciati E per 500mila esami di riparazione

da Repubblica.it

Scuola, più promossi e meno bocciati E per 500mila esami di riparazione   

Seppur di poco, nelle prime quattro classi della scuola superiore il  numero dei respinti è calato: dal 10,3% al 10. Un dato che ci avvicina all’Europa. Con un grande risparmio per le famiglie e anche la casse del Ministero

di SALVO INTRAVAIA

Più promossi e meno bocciati. Gli alunni delle scuole medie e superiori, quest’anno, sono stati più bravi. O i prof più generosi. Ma uno studente delle superiori su 4, in questi giorni, è alle prese con gli esami di riparazione. Circa 500mila ragazzi e ragazze alle prese con compiti e lezioni  –  spesso private  –  per cercare di non perdere l’anno e ingrossare la cifra dei bocciati di giugno. Il ministero dell’Istruzione ha fornito questa mattina il resoconto dell’anno scolastico appena concluso. La maturità infatti è agli sgoccioli e l’unica appendice è rappresentata dagli esami di riparazione.
Seppur di poco, nelle prime quattro classi della scuola superiore il numero dei bocciati è calato: dal 10,3 per cento al 10 per cento tondo di quest’anno. Un dato che ci avvicina all’Europa e che ci consente anche di risparmiare qualche soldo: i 6mila bocciati in meno consentiranno allo Stato di risparmiare quasi 40 milioni di euro. Anche nelle prime due classi delle scuole medie i respinti sono in calo. Questa volta, il dato è un po’ più consistente: poco più di mezzo punto rispetto al 2012. I bocciati sono passati dal 4,3 per cento di 12 mesi fa al 3,7 per cento. Anche in questo caso, si parla di circa 6mila bocciati in meno e 40 milioni di risparmio per le casse del ministero dell’istruzione.
L’ostacolo più grosso da superare per gli alunni della secondaria è il passaggio da un grado al successivo. Nel transito dalla scuola elementare alla media, oltre 4 bambini su cento non ce la fanno ad adattarsi alla nuova situazione: tanti insegnanti, uno per ogni materia, e un modo di fare lezione molto diverso rispetto alla scuola elementare. E nel passaggio successivo le cose si complicano ancora di più. Tra non promossi  –  i bocciati  –  e “sospesi”  –  i vecchi rimandati a settembre  –  oltre 4 ragazzi su cento devono fare i conti con l’insuccesso scolastico.
In prima, infatti, quasi 15 ragazzi su cento vengono bocciati direttamente a giugno mentre oltre 26 vengono inviati a lezione di recupero per non perdere l’anno scolastico. Una situazione che è preoccupante soprattutto all’istituto tecnico e nei professionali, dove la percentuale di insuccessi in prima classe supera abbondantemente il 40 per cento: il 43 nei tecnici e addirittura il 45 per cento nei professionali. I licei fanno invece registrare una percentuale di insuccesso di quasi 20 punti inferiore: il 27 per cento, tra bocciati e rimandati. Una variabilità del dato che si manifesta anche a livello regionale, ma con un andamento a macchia di leopardo.
Le due isole maggiori  –  Sardegna e Sicilia  –  sono in testa alla classifica dei bocciati alle medie: con il 5,5 e il 5 per cento, nell’ordine. Ma le due regioni con meno insuccessi sono la Basilicata (2,4 per cento) e l’Emilia Romagna (2,9 per cento): una al Sud e una al Nord. Seguite da Marche e Puglia: entrambe col 3,2 per cento. Anche alle superiori la distribuzione degli insuccessi non sembra seguire una andamento “ordinato”. Il record di bocciati nei licei è in Valle d’Aosta  –  10,8 per cento, contro una media nazionale che si ferma al 5  –  seguita dalla Sardegna (9,7 per cento). In coda alla classifica il Molise e Calabria.
Ma se passiamo agli istituti professionali la situazione cambia: la Valle d’Aosta  –  con l’8,6 per cento  –  è la regione con meno bocciature, mentre in testa troviamo Sardegna e Campania con uno più di uno studente su 5 costretto a ripetere l’anno. In queste regioni, il livello di dispersione scolastica è imbarazzante, visto che tra bocciati e sospesi si supera il 50 per cento. Una condizione che riguarda, per il record di rimandati (il 40 per cento), anche gli istituti professionali del Trentino. Mentre i prof più buoni  –  o gli studenti più bravi  –  dei tecnici si trovano sono quelli umbri e marchigiani, col record di promossi, oltre il 60 per cento.

Aumentano i promossi (solo un po’)

da LaStampa.it

Aumentano i promossi (solo un po’)

 I dati delle  scuole medie e  superiori: “È  la prova che il sistema della  valutazione funziona”
raffaello masci
roma

Si promuove un po’ di più (ma veramente solo un po’) e si boccia un po’ di meno (ma veramente solo un poco) e, comunque, gli studenti italiani delle scuole medie e delle superiori hanno riportato risultati complessivamente più soddisfacenti rispetto all’anno scorso.

I dati sono stati diffusi dal servizio statistico del ministero dell’Istruzione e riguardano l’89% delle scuole medie e l’84% delle superiori. Non si tratta di numeri e percentuali che fanno fare un salto sulla sedia ma che – comunque – confermano la validità della valutazione scolastica, in quanto una più attenta e costante misurazione degli apprendimenti consente anche di individuare le lacune e di sanarle entro l’anno scolastico riducendo, di conseguenza, il numero di chi viene respinto (anche se questo termine così tranchant nella scuola non si utilizza più).

Prima di vedere i dati in maniera analitica occorre precisare che si riferiscono alla prima e seconda media e agli anni delle superiori dal primo al quarto. Gli anni terminali invece, quelli che si concludono con gli esami di Stato, vengono conteggiati a parte ei relativi risultati non sono ancora disponibili.

Ciò detto,  i promossi delle scuole medie (tecnicamente, scuole secondarie di primo grado) sono stati quest’anno il 96,3% e i bocciati (tecnicamente, «non ammessi» perché anche questo termine così duro è stato sostituito) il 3,7%: questi ultimi sono stati lo 0,6 in meno e i primi, di conseguenza, sono cresciuti di una analoga percentuale. In termini assoluti si tratta, tuttavia, di numeri irrisori: su una platea di circa un milione e 200 mila allievi esaminati, parliamo di  40-45 mila promossi in più.

Un discorso analogo si può fare per le superiori (tecnicamente, scuole secondarie di secondo grado), dove i promossi sono stati il 63,5% pari a un più 0,3% rispetto  allo scorso anno. I bocciati – per dirla rozzamente, cioè i «non ammessi» – sono stati il 10%, pari allo 0,3% in meno. Anche qui – in numeri assoluti – vuol dire circa 30 mila ragazzi . In mezzo tra queste percentuali – i promossi e i bocciati – c’è il corposo esercito di quelli «in sospensione di giudizio», cioè i ragazzi che devono recuperare dei debiti formativi e che quest’anno sono, come lo scorso anno,  il 26,5%.

L’oscillazione nel numero dei promossi sia alle medie che alle superiori è    minima, se spalmata sul territorio, perchè vorrebbe dire che ci sono stati circa 10 promossi in più in ogni comune italiano,  distribuendo i numeri assoluti allo stesso modo tra Roma e Milano da una parte e i vari Pizzichettone di Sotto dall’altra.  Per quanto riguarda le regioni,  la più alta percentuale di promossi si registra in Basilicata per le medie (97,1%) e in Trentino per le superiori (77,2%).

Se invece andiamo a guardare il tipo di scuola,  sono i licei ad avere il maggior numero di promossi  (il 72,8%) e gli istituti professionali il numero più basso (54,9%). Sintesi. I bocciati sono di meno, ma sono sempre nelle scuole a cui si rivolgono gli italiani meno benestanti e meno  colti: la famiglia da cui vieni continua a fare la differenza.

Docenti inidonei: tutti d’accordo, ma non si trovano i soldi

da Tecnica della Scuola

Docenti inidonei: tutti d’accordo, ma non si trovano i soldi
di R.P.
Anche le Commissioni Cultura e Lavoro della Camera ritengono che la questione dei docenti inidonei debba essere risolta al più presto ma nessuno ha idea di dove trovare i soldi necessari.
La discussione sulla questione del transito dei docenti inidonei nei ruoli del personale Ata prosegue senza sosta in Parlamento. Finora le prese di posizione a favore della cancellazione delle disposizioni contenute nell’art. 14 del D.L. 95/2012 sono state numerose. L’ultima si è registrata il 16 luglio in occasione di una seduta congiunta delle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera. Le 4 mozioni presentate dal M5S, dal PD, dal PdL e da SeL sono state discusse insieme, nel tentativo di giungere ad un documento unitario condiviso da tutte le forze politiche. Per il Governo è intervenuto il sottosegretario Marco Rossi Doria che ha ripercorso l’intera vicenda e ha fornito i dati richiesti nella seduta precedente da diversi deputati. La sensazione però è che si stia facendo “melina” perché a conti fatti i numeri sono più o meno sempre gli stessi da un anno a questa parte.
Il punto di tutta la questione è, come sempre, di natura finanziaria e Rossi Doria ha confermato che la copertura necessaria è esattamente quella già indicata dal sottosegretario Toccafondi durante un suo intervento alla Commissione Cultura del Senato: 114,31 milioni per il 2013, 110,09 milioni per il 2014, 105,86 milioni per il 2015, 101,63 milioni per il 2016 e 97,41 milioni a decorrere dal 2017. Lo stesso Rossi Doria ha concluso il proprio intervento auspicando che il Governo adotti quanto prima ”tutte le iniziative, anche di carattere normativo, volte ad individuare le migliori soluzioni per l’utilizzo e la valorizzazione del personale docente dichiarato inidoneo”. Resta il fatto che per ora, come ha sottolineato Gianni Melilla (SEL), siamo sempre fermi alla dichiarazioni di intenti mentre sarebbe il caso che il Governo assumesse finalmente una posizione chiara spiegando in che modo intenda individuare la copertura finanziaria per risolvere il problema.

Il 29 agosto il Miur dovrà rispondere al Tar sul Cnpi

da Tecnica della Scuola

Il 29 agosto il Miur dovrà rispondere al Tar sul Cnpi
di P.A.
Soddisfatta la Flc-Cgil dell’esito dell’udienza del Tar del Lazio, del 15 luglio, che, su suo ricorso, ha chiesto al Miur di dare spiegazioni della mancata proroga delle funzioni del Cnpi.
Le funzioni del Consiglio nazionale della pubblica istruzione sono quelle di esprimere un parere, solo consultivo, sulle scelte del Miur, ma ciò non toglie il ruolo fondamentale di indirizzo, aiuto e supporto alle decisioni dell’Amministrazione relativa proprio alle grandi, e meno, questioni. E di fronte alla scelta del Governo di non prorogarne per l’anno 2013 le funzioni la Flc-Cgil si era rivolta al Tar che proprio lo scorso 15 luglio ha aggiornato l’udienza al 29 agosto, data entro la quale l’Amministrazione è chiamata a dare chiarimenti su ciò che ha fatto o intende fare rispetto alle contestazioni presentate nel ricorso dalla FLC. Ora il MIUR, dice Flc-Cgil, ha un’importante occasione per intervenire e risolvere l’illegittimità determinatasi con la mancata proroga del CNPI e per ripristinare le funzioni di un importante organismo di rappresentanza del mondo della scuola a cui sono affidati compiti irrinunciabili e in certi casi obbligatori di valutazione degli atti amministrativi di competenza del MIUR. Alla riattivazione del CNPI è finalizzata anche una lettera unitaria inviata al Ministro Carrozza dalle Organizzazioni Sindacali rappresentative del Comparto scuola. Nella lettera si chiede di aprire un confronto con tutto il mondo della scuola sul riordino degli Organi Collegiali e nell’attesa di tale riordino di ripristinare immediatamente la funzionalità del CNPI

Un altro passo per la risoluzione definitiva dell’affaire “Quota 96”

da Tecnica della Scuola

Un altro passo per la risoluzione definitiva dell’affaire “Quota 96”
di Pasquale Almirante
La Commissione lavoro vara la Pdl per mettere in pensione il personale della scuola della “Quota 96”. L’attesa è ora in Commissione bilancio
La Commissione lavoro della Camera, presieduta da Casare Damiano, ha approvato oggi all’unanimità il testo unificato della Proposta di legge 249, attraverso la quale si sta cercando di porre rimedio alla legge Fornero sulle pensioni che aveva saltato a piedi uniti il personale della scuola che aveva già maturato il diritto nella cosiddetta “Quota 96” al 30 agosto 2012.  Un risultato importante che apre nuove speranze alla platea dei circa 3500 lavoratori della scuola che però, da rinnovati conteggi e da raffronti coi numeri forniti dall’Inps e dal Miur, sarebbero ora circa 6000, anche perché sono stati pure conteggiati i nati fino al 31 dicembre 1952.  Ora la Proposta di legge passa in Commissione bilancio, presieduta da Francesco Boccia, dove si dovranno trovare i fondi necessari per coprire questa manovra che però, a causa appunto dei disguidi in tantissime altre occasioni sperimentati, dovrà prevedere un complessivo ammontare di circa 170milioni di Euro che risulta essere, come è facile calcolare, cifra doppia rispetto a quella originariamente prevista.  Dove reperire questa somma?  Considerato tuttavia che non si tratta di cifre esorbitanti, sembra che l’indirizzo complessivo si poggi sulla proposta di aggiungere una accise sugli alcolici, scartando quindi la proposta del Movimento 5 Stelle che sembra abbia suggerito un aggravio di tassazione sulle transazioni finanziarie. Nell’immediato futuro comunque vedremo i risultati di questo lavoro parlamentare, anche se i dubbi a questo punto, sull’effettivo cioè pensionamento del personale “Q96”, dovrebbero essere veramente minimi, se si fa riferimento agli impegni ufficialmente presi da tutti i partiti presenti in Parlamento che hanno “all’unanimità” riconosciuto i sacrosanti diritti di tale platea di lavoratori della scuola.  Ad oggi comunque il dato sicuramente positivo, e assolutamente confortante, riguarda il fatto che tutta la Commissione lavoro ha dato prova di essersi onorevolmente impegnata per davvero, ossequiando le promesse, per cui uguale atteggiamento è atteso anche in Commissione bilancio il cui presidente, Francesco Boccia, ha avuto modo di dire già in tante altre occasioni che questi “esodati”, inspiegabilmente tralasciati dalla legge Fornero, hanno tutto il diritto di essere salvaguardati e tolti dallo stagno in cui si sono incolpevolmente trovati.  La soluzione fra l’altro di questo inghippo legislativo favorirebbe altri 6.000 precari della scuola, da anni in attesa, e col rischio che il superamento dello stesso concorso Tfa possa vederli, nonostante i numeri dati dalla precedente gestione Miur, ancora a spasso.

Concorso dirigenti scolastici Lombardia

da Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti scolastici Lombardia
di L.L.
Le operazioni di ricostituzione dei plichi si svolgeranno il 19 luglio. I candidati interessati ad assistere (massimo 10) dovranno presentare apposita richiesta entro le ore 17 del 18 luglio
Facciamo seguito alla notizia di ieri in cui si dava conto dell’avvenuto incontro al Miur sulla questione del concorso a Dirigenti scolastici in Lombardia e riportiamo il contenuto dell’avviso di oggi del Ministero in cui si comunica che in data 19 luglio 2013, presso l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, avranno luogo le operazioni di sostituzione delle buste oggetto di contestazione nella sentenza n. 03747/2013 del Consiglio di Stato (sezione sesta) e di ricostituzione dei plichi contenenti le prove scritte del concorso a n. 355 posti di dirigenti scolastici per la Regione Lombardia. I lavori avranno inizio alle ore 8,30.
Alle operazioni potranno assistere, se richiesto, un numero non superiore a dieci candidati. I candidati interessati potranno inviare espressa richiesta all’indirizzo di posta elettronica segreteriadirettore.ordinamenti@istruzione.it, entro le ore 17 di domani, 18 luglio 2013. L’accettazione delle richieste avverrà in stretto ordine cronologico di ricevimento.

Procedure tecniche e disponibilità posti per le utilizzazioni 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Procedure tecniche e disponibilità posti per le utilizzazioni 2013/2014
di Lucio Ficara
Procede a rilento, l’adeguamento dell’organico di diritto alle situazioni di fatto. Negli ambiti territoriali c’è un via vai di persone che chiedono ai funzionari la composizione di cattedre in organico di fatto, che possano andare bene alle proprie esigenze personali, in vista delle prossime operazioni di utilizzazione e/o assegnazione provvisoria
A tal riguardo vogliamo ricordare che esistono delle chiare e precise procedure tecniche scritte nell’art. 3 dell’ipotesi di contratto sulla mobilità annuale, da rispettare e seguire. Nella composizione dell’organico di fatto bisogna tenere in conto anche alcune procedure di mobilità annuale che hanno la precedenza rispetto altre operazioni. Esiste infatti una sequenza operativa che va rispettata anche nella composizione delle cattedre. Di cosa si tratta? In sintesi diciamo che le procedure di mobilità annuale procedono inizialmente trovando una sistemazione del personale in soprannumero sull’organico di fatto, successivamente si passa alle utilizzazioni nella scuola di precedente titolarità dei soggetti trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata, seguono le assegnazioni della sede al personale che ne è sprovvisto; poi è il turno del personale titolare DOP e DOS, si passa alla sistemazione dei posti di sostegno con personale specializzato, poi c’è la sistemazione del personale appartenente a ruolo in esubero a livello provinciale, per arrivare infine alle assegnazioni provvisorie.  E’ utile ricordare che l’art. 19 del D.P.R. n. 81/2009 comma 2 dispone, per la composizione degli organici nella scuola secondaria di I e II grado, l’ottimale utilizzo delle risorse, dopo la costituzione delle cattedre all’interno di ciascuna sede centrale di istituto e di ciascuna sezione staccata o sede coordinata, si procede alla costituzione di posti orario tra le diverse sedi, della stessa istituzione scolastica e successivamente tra istituzioni scolastiche autonome diverse, secondo il criterio della facile raggiungibilità o viciniorità.  Una volta che gli uffici territoriali competenti hanno elaborato l’organico di fatto, secondo le norme vigenti, procedono, ai sensi dell’art.1 comma 5, prima di avviare le operazioni di utilizzazione e previa informazione alle OO.SS. territoriali, a predisporre il quadro complessivo delle disponibilità, ed eventuali successive modificazioni ed integrazioni, relativo alle diverse tipologie di posti in funzione del migliore impiego del personale stesso, secondo i principi stabiliti dal C.C.N.L., integrati dalla presente contrattazione.  Tutta questa serie di operazioni avviene seguendo concretamente la scansione stabilita dall’art. 3 del contratto e presuppone, come già detto in precedenza, che ciascun ufficio scolastico territoriale abbia definito il quadro complessivo delle disponibilità per ciascun ruolo e classe di concorso in base alla corretta compilazione dell’organico di fatto. Dunque bisogna fare attenzione all’organico di fatto e alla conseguente disponibilità dei posti per le utilizzazioni, in quanto deve essere predisposto sula base dell’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e del migliore impiego del personale stesso.  Nel frattempo l’ufficio scolastico di Milano ha già pubblicato il calendario delle operazioni di utilizzazione e sta provvedendo ad informare le OO.SS. sugli organici di fatto, al fine di garantire un ordinato e regolare avvio dell’anno scolastico 2013/2014, in ossequio alla tempistica prevista dalla legge 20 agosto 2001, n. 333. Purtroppo in molti altri uffici scolastici provinciali non si svolge tutto così celermente e regolarmente come sembra stia capitando a Milano.

Proroga dei monitoraggi nazionali alternanza scuola lavoro

da Tecnica della Scuola

Proroga dei monitoraggi nazionali alternanza scuola lavoro
di L.L.
C’è tempo fino al 31 luglio 2013 per l’inserimento dei dati da parte degli istituti secondari di II grado sui percorsi realizzati nell’a.s. 2012/2013.
Si sarebbe dovuta chiudere ieri, 16 luglio 2013, l’area Inserimento dati Monitoraggi Nazionali per l’inserimento dei percorsi di alternanza realizzati nell’a.s. 2012/13, ma è stata disposta una proroga fino al 31 luglio.
I monitoraggi nazionali, realizzati dall’Indire, rilevano dati sui percorsi di alternanza scuola lavoro realizzati dagli istituti secondari di II grado, sui percorsi di alternanza scuola lavoro realizzati nelle classi IV e V degli istituti professionali (ex terza area), sui percorsi avviati nel quadro di intese con le Regioni per la realizzazione dell’Area di professionalizzazione (Terza Area) e sugli sbocchi occupazionali degli ex studenti delle classi V che hanno partecipato ad un percorso di alternanza scuola lavoro.

Concorso per dirigenti tecnici – Incontro al Miur

da Tecnica della Scuola

Concorso per dirigenti tecnici – Incontro al Miur
L’Anp in una nota fa sapere che ieri pomeriggio si è tenuto al Miur un incontro con le organizzazioni sindacali rappresentative dell’Area I e dell’Area V per una informativa sul concorso a dirigente tecnico
L’amministrazione ha comunicato, scrive l’Anp, che è in corso di conversione il decreto legge “lavoro”, approvato dal Consiglio dei Ministri il 26 giugno, che recepirà un emendamento finalizzato ad autorizzare l’assunzione dei vincitori di concorso con decorrenza gennaio 2014. E’ stata poi ribadita l’urgenza di avvalersi dei dirigenti tecnici con funzioni ispettive per le esigenze dell’amministrazione e per l’implementazione del Sistema Nazionale di Valutazione. L’Anp giustamente ha fatto presente che è indispensabile l’assunzione più rapida possibile dei vincitori, stante l’esigenza di assicurare la “terza gamba” necessaria all’attuazione del Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione.