Decreto D’Alia: 10 milioni da investire sulla formazione dei docenti su digitalizzazione

da Tecnica della Scuola

Decreto D’Alia: 10 milioni da investire sulla formazione dei docenti su digitalizzazione
di Lucio Ficara
Con il prossimo Consiglio dei ministri del 23 agosto, mentre rimangono in dubbio le risorse finanziarie e la soluzione dei problemi degli inidonei e dei quota 96, sembrerebbe pronta la cifra di 10 milioni di euro da investire sulla formazione del personale con particolare riferimento ai temi della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica
Questo è quanto emerge da alcune riflessioni fatte tra i ministri D’Alia e Carrozza, che vorrebbero risolvere subito i problemi spinosi del personale docente inidoneo all’insegnamento, con l’immediata abrogazione dei commi 13, 14 e 15 dell’articolo 14 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, e vorrebbero risolvere anche l’annoso problema del personale scolastico che aveva maturato i requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012 per andare in pensione con le regole pre-Fornero, ma non hanno copertura economica certa per risolvere così ingenti problemi. Quali le soluzioni da mettere in campo riguardo questi problemi?  SI parla di uno scorporo dei provvedimenti, in modo da prendere tempo per cercare le giuste coperture economiche. Nel frattempo prende corpo l’autorizzazione per l’anno 2014 della spesa di euro 10 milioni per la formazione del personale scolastico con particolare riferimento ai temi della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica.  Questo provvedimento si inquadra nel contesto più ampio della dematerializzazione dei documenti cartacei tipo registri, pagelle e comunicazioni con le famiglie. Infatti per dematerializzare serve una formazione del personale, volta ad acquisire le giuste competenze sull’ utilizzo di software come i registri on line, che dal prossimo anno scolastico saranno obbligatori. Nella bozza del decreto D’Alia per gli oneri finanziari di tale tipo di formazione, si provvede mediante corrispondente deduzione, nell’esercizio finanziario 2014, dell’autorizzazione di spesa di cui all’art. 1 della legge 18 dicembre 1997, n. 440.  Il fatto della scorporazione dei problemi più importanti che affliggono il personale scolastico, cioè il problema di quota 96 e quello degli inidonei, preoccupa non poco i sindacati, che ritengono non più rimandabile tali soluzioni. Non resta che attendere il prossimo Consiglio dei ministri per vedere quali saranno le reali priorità. Nel frattempo ci piace dire : “ubi maior, minor cessat”. A buon intenditor poche parole.

Quanto guadagna un preside? Anche 77mila euro l’anno

da Tecnica della Scuola

Quanto guadagna un preside? Anche 77mila euro l’anno
di P.A.
Ma si passa da 41mila a 77mila euro l’anno lordi: sono gli sbalzi di stipendio dei dirigenti scolastici lombardi che Il Corriere ha pubblicato ieri
E infatti il giornale è andato a spulciare gli stipendi dei dirigenti scolastici, che, in nome della trasparenza, sono pubblicati online con spiegazioni nei dettagli su stipendio, anzianità, risultati, incarichi aggiuntivi, retribuzione di posizione, eventuali reggenze.
In cima all’elenco delle retribuzioni, scrive il Corsera, c’è la dirigente scolastica provinciale, da poco sostituita, ma la cui ultima retribuzione annuale è stata di 112 mila 674 euro, somma di quota tabellare di 43 mila euro, oltre 30 mila di posizione per parte fissa variabile, quasi 30 mila euro di retribuzione di risultato e quasi 10 mila di anzianità di servizio. La gran parte dei dirigenti scolastici prende invece somme oscillanti tra i 50 e i 60 mila euro, ma con presidi che superano i 70 mila euro e altri che scendono a meno di 45 mila. Il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Iseo ha raggiunto infatti quota 77 mila 285 euro: 43.311 euro di stipendio tabellare, oltre 14 mila euro di retribuzione per la parte fissa e variabile, 4 mila euro di retribuzione di risultato. All’opposto c’è il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Cividate Camuno, il quale arriva a 41.402 euro, partendo da uno stipendio tabellare di 37 mila euro a cui si sommano poco più di 4 mila euro nella voce «Altro»

Precari, in migliaia passeranno il Ferragosto senza stipendio

da Tecnica della Scuola

Precari, in migliaia passeranno il Ferragosto senza stipendio
di Alessandro Giuliani
I mancati pagamenti riguardano in prevalenza il servizio svolto negli ultimi mesi dell’anno: su internet è stata pubblicata la lista nera con tanto di nominativi degli istituti “morosi”. Non pochi supplenti hanno già provveduto ad inviare alle scuole un atto di diffida e messa in mora. Ma per tanti la situazione non si sblocca. E il malessere cresce.
A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico sono migliaia i docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola che attendono di essere pagati dagli istituti dove hanno svolto supplenze cosiddette “brevi”: mancate autorizzazioni, ritardi negli stanziamenti, eccesso di burocrazia ed ora rallentamenti dovuti alla carenza di personale, stanno costringendo tantissimi supplenti a vivere l’estate senza il corrispettivo economico che avrebbero dovuto percepire. In alcuni casi anche da diversi mesi. Se la maggior parte di loro attende gli stipendi dei mesi di aprile, maggio e giugno, non mancano infatti i casi in cui i mancati pagamenti riguardano addirittura gli ultimi mesi del 2012.

Dal ministero dell’Istruzione continuano a sostenere che si tratta di casi sporadici. Qualche giorno fa, però, i docenti hanno deciso di mettere on line una vera e propria “black list”, con tanto di nominativi degli istituti “morosi”. Eppure una circolare del Miur di inizio mese fa sembrava dover risolvere finalmente tutti i problemi della retribuzione del personale precario: l’amministrazione centrale, con l’avallo della Direzione Generale per la Politica Finanziaria e del Bilancio, ha infatti inviato agli istituti l’invito a “procedere entro il 30 agosto p.v. a tutti i pagamenti corrispondenti a contratti per supplenze brevi e saltuarie stipulati fino ad agosto, utilizzando, in ogni caso, la disponibilità, anche parziale, per i pagamenti necessari. Le disponibilità non utilizzate saranno azzerate dal 31 agosto”. Ma evidentemente l’invito del Ministero non è servito a molto. Diversi docenti, anche nostri lettori, continuano a lamentare la mancata assegnazione degli stipendi. E ora, considerando che nei prossimi dieci giorni le segreterie scolastiche lavoreranno a regime ridotto, c’è ora anche da temere che quei pagamenti possano essere addirittura “congelati” e corrisposti a data da destinarsi.
Eppure, in base agli articoli 36 e 97 della Costituzione Italiana, la corresponsione dello stipendio non può essere cancellata. Diversi precari hanno già inviato alle scuole che non hanno onorato i contratti di lavoro sottoscritti, un atto di diffida e messa in mora. Anche perché, giunti a questo punto, ad una manciata di giorni dal nuovo anno scolastico, non vi sono più motivazioni valide per non procedere ai pagamenti.

I colpi micidiali che stanno decretando il ko tecnico della scuola dell’autonomia

da Tecnica della Scuola

I colpi micidiali che stanno decretando il ko tecnico della scuola dell’autonomia
di Lucio Ficara
La scuola italiana barcolla come un pugile suonato che, avendo ricevuto una serie di colpi micidiali, si avvinghia all’avversario o si mantiene stretto alle corde del ring per evitare di stramazzare al tappeto, decretando così quello che in gergo pugilistico viene chiamato ko tecnico.
La metafora del pugile barcollante sconfitto per KO tecnico è una perfetta figura retorica che descrive perfettamente lo stato della nostra scassatissima scuola dell’autonomia. Ma quali sono stati i colpi micidiali che stanno decretando la fine della scuola dell’autonomia? Vediamone insieme alcuni: per esempio l’art. 64 della legge n. 133/2008 comma 1 ha imposto interventi e misure volti ad incrementare, gradualmente, di un punto il rapporto alunni/docente, da realizzare comunque entro l’anno scolastico 2011/2012. Questo provvedimento ha creato ed incrementato, in alcuni casi, le cosiddette classi pollaio, non curandosi delle importanti norme sulla sicurezza. Continuando nei provvedimenti disegnati per demolire il nostro sistema scolastico, ricordiamo il comma 4 del su citato art. 64 della legge n. 133/2008, in cui si dispone la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso, per una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti e ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e dei relativi quadri orari, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali, si tratta dei prodromi giuridici della riforma scolastica del secondo ciclo. Termini come “razionalizzazione”, “flessibilità”, ”ridefinizione”, hanno rappresentato in questi anni il prologo ad una corposa riduzione del personale scolastico e ad un risparmio di spesa di circa 8 miliardi di euro. A questo massacro di risorse umane e finanziarie, che ha ridotto ingentemente gli organici del personale scolastico, ha fatto seguito la riforma sulle pensioni, che è stato un altro provvedimento nocivo per la scuola. Questa riforma che ha colpito duramente la scuola, ha prodotto un deciso invecchiamento del personale scolastico, infatti quasi un dipendente su due ha superato i 50 anni di età. Quindi la scuola italiana è popolata da docenti sempre più anziani e con buste paga bloccate da altri provvedimenti al limite delle leggi costituzionali. Un altro provvedimento che incide negativamente sul settore della conoscenza è quello del blocco dei rinnovi contrattuali fino a tutto il 2014, che determina l’impossibilità di accedere allo scatto di anzianità previsto nel contratto vigente per gli anni 2012, 2013 e 2014. Anche i fondi d’istituto sono stati decurtati, per pagare gli scatti d’anzianità acquisiti nel 2011, riducendo quindi gli spazzi di contrattazione e la liquidità accessoria. Si tratta di provvedimenti che messi tutti insieme, hanno prodotto maggiori carichi di lavoro per i docenti, al limite del sostenibile e dell’accettabile, un invecchiamento medio del personale in servizio e una consistente perdita di potere di acquisto, dovuta al blocco salariale in rapporto all’aumento dell’inflazione. Ma adesso, dopo tanto patire, i colpi micidiali contro il sistema scolastico sono finiti? C’è chi giura che sono in cantiere altri colpi micidiali, che, alla chetichella, metteranno definitivamente la scuola al tappeto, proprio come il pugile suonato che è totalmente frastornato e attende stremato il suono della campana del ring.

Usb: “Tagli P.A. a ferragosto”

da Tecnica della Scuola

Usb: “Tagli P.A. a ferragosto”
di Aldo Domenico Ficara
Si tagliano i posti a ridosso di ferragosto perché la capacità di reazione del personale è ridotta ai minimi termini.
Alla proroga del blocco di contratti e retribuzioni l’Usb risponde con lo sciopero generale il 18 ottobre. Si legge in una nota “Continua l’accanimento contro gli statali. I lavoratori pubblici non ci stanno ad essere rosolati a fuoco lento e il 18 ottobre parteciperanno allo sciopero generale convocato dalla Confederazione Usb, scendendo in piazza con rabbia e determinazione. Di caldo ormai non c’è solo l’autunno, ma l’intero anno”. L’Unione Sindacale di Base continua dicendo: “E’ ormai consuetudine che i tagli che riguardano il pubblico impiego siano annunciati a ridosso di ferragosto, un po’ perché la capacità di reazione è ridotta ai minimi termini e un po’ per dare sfogo a quel facile populismo che in questa parte dell’anno raggiunge picchi altissimi”. La protesta sale, gli animi si fanno roventi e i numeri impietosi. Infatti, tra il 2011 e il 2012 il congelamento del turnover ha determinato 120 mila tagli nel pubblico impiego e le retribuzioni, mentre l’inflazione cresceva del 3%, sono calate dello 0,6% lo scorso anno, dopo lo -0,7% dell’anno precedente. Lo stipendio medio è sceso e, nel frattempo, l’età dei dipendenti pubblici è aumentata dai 43,6 anni del 2010a fino a 47,8 anni nel 2011. In questo modo le nostre amministrazioni si sono trovate il personale più anziano di tutti i Paesi Ocse, con quasi un dipendente su due con più di 50 anni. Ma il problema del blocco temporaneo delle retribuzioni non è il solo a impensierire gli operatori della scuola, le voci su un possibile ritocco del monte orario settimanale si fanno sempre più insistenti e non prefigurano tempi tranquilli.

Nuovo capo ufficio stampa al Miur: è la romana Alessandra Migliozzi

da Tecnica della Scuola

Nuovo capo ufficio stampa al Miur: è la romana Alessandra Migliozzi
di A.G.
Giornalista professionista dal 2008, laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma, ha cominciato a collaborare con il quotidiano ‘Il Messaggero’: da alcuni anni è redattrice ordinaria dell’Agenzia di stampa Dire.
Il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha scelto il responsabile della comunicazione: è Alessandra Migliozzi, 33 anni, romana, giornalista professionista dal 2008.
Laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma, ha cominciato a collaborare con il quotidiano ‘Il Messaggero’ durante gli studi universitari, nel 2002. Successivamente ha scritto per i quotidiani ‘Italia Oggi’, ‘Il Foglio’, ‘Liberal’ e per il mensile ‘Campus’. Dal 2006 è redattrice ordinaria dell’Agenzia di stampa Dire, dove si occupa prevalentemente di temi legati alla Scuola e all’Università, curando anche una newsletter dedicata al mondo dell’Istruzione.
La scelta della Migliozzi, che prenderà servizio dal 5 settembre prossimo, fa cadere anche le polemiche dei mesi scorsi, sollevate a seguito della mancanza del requisito di iscrizione all’albo nazionale del giornalisti tra i parametri indicati dal ministero dell’Istruzione per selezionare il nuovo capo ufficio stampa.