In italia saranno 600 mila gli adulti autistici. Lunedì convegno a Roma

In italia saranno 600 mila gli adulti autistici. Lunedì convegno a Roma
Roma – In Italia l’autismo riguarda l’1% dei nuovi nati, che crescendo diventeranno 600 mila persone adulte che convivono con questa sindrome. L’autismo e’ un disturbo generalizzato dello sviluppo che interessa tutte le fasi dell’esistenza dei sogge…

da Il Redattore Sociale
05 ottobre 2013 – 17:23

Roma – In Italia l’autismo riguarda l’1% dei nuovi nati, che crescendo diventeranno 600 mila persone adulte che convivono con questa sindrome. L’autismo e’ un disturbo generalizzato dello sviluppo che interessa tutte le fasi dell’esistenza dei soggetti colpiti, eppure nella ricerca scientifica l’eta’ adulta rimane ancora un tema poco affrontato rispetto al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza. Per avviare quindi una riflessione seria sulla realta’ e i ‘progetti di vita’ delle persone autistiche, cercando di fare luce sulle molte ombre che ancora accompagnano questo disturbo, l’onorevole Paola Binetti promuove lunedi’ a Roma il convegno ‘Una vita con l’autismo. Diagnosi e terapia, scuola e inserimento sociale: quali prospettive’.
L’iniziativa si svolgera’ presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, in via del Seminario 76, dalle 15 alle 19. Parteciperanno all’incontro il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi-Doria, il direttore del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto superiore di Sanita’ (Iss), Stefania Salmaso, e il neurologo e ricercatore del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Iss, Nicola Vanacore. È stato invitato a prendere parte alla conferenza anche il presidente dell’Iss, Fabrizio Oleari. Il convegno sara’ strutturato in due tavole rotonde: La prima, moderata dalla psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva Magda Di Renzo, avra’ come relatori gli esponenti del mondo della ricerca e trattera’ il tema ‘Autismo ed etica della complessita”; la seconda su ‘La responsabilita’ delle Istituzioni’, sara’ invece moderata dall’onorevole Paola Binetti e avra’ come protagonisti gli esponenti del mondo della politica e delle istituzioni.

GIORNATA MONDIALE INSEGNANTE: CONVEGNO SU SCUOLA E LAVORO

GIORNATA MONDIALE INSEGNANTE, GILDA: CONVEGNO SU SCUOLA E LAVORO

Riflettori puntati sul rapporto tra scuola e lavoro nel convegno “Il sistema dell´istruzione e della formazione tra pensiero critico e mercato del lavoro” con cui oggi a Firenze  la Gilda degli Insegnanti ha celebrato la Giornata Mondiale dell’Insegnante istituita dall’Unesco nel 1994.

Ad aprire i lavori, l’intervento di Renza Bertuzzi, direttrice del mensile della Gilda degli Insegnanti “Professione docente”, che ha sottolineato come il rapporto tra scuola e lavoro sia insito nella Costituzione: “Il lavoro, fatto di autonomia e dignità, – ha detto Bertuzzi – è fondamento della Repubblica e titolo di appartenenza alla comunità nazionale e la scuola è, riprendendo le parole di Piero Calamandrei, l’organo centrale della democrazia. Principio comune tra scuola e lavoro è quello dell’inclusione e dunque – ha concluso Bertuzzi – separare questi due luoghi democratici è profondamente sbagliato”.

Gianluigi Dotti, responsabile del Centro Studi Nazionale della Gilda degli Insegnanti, ha affrontato il tema del rapporto tra scuola e apprendistato, ricordando come gli imprenditori in passato abbiano abusato di questo tipo di contratto utilizzandolo come modalità di assunzione agevolata e, quindi, meno costosa. “Una serie di riforme – ha spiegato Dotti – ha nel tempo modificato e completato la legge 1955 e quelle successive con l’intento di rendere effettiva la finalità formativa dell’apprendistato e di avvicinarsi all’Europa. Nel 2011, poi, è stato definito il testo unico sull’apprendistato che ha istituito tre tipologie di contratto. Nonostante ciò, in Italia l’apprendistato non è decollato perché le aziende hanno maturato una percezione sbagliata di questo tipo di contratto ritenuto troppo rigido e oneroso dal punto di vista economico e burocratico”.

In tema di apprendistato, Fabrizio Reberschegg, presidente dell’associazione Docenti Art. 33, ha illustrato il caso della Germania dove la disoccupazione giovanile si attesta a un livello molto basso rispetto al resto dei Paesi europei e si registra un alto livello di inclusione nel mercato del lavoro. “In Italia – ha affermato Reberschegg – la scuola e gli insegnanti sono al servizio delle famiglie, mentre in Germania l’autorevolezza dei docenti è molto più elevata perché sono loro a definire in termini precisi qual è orientamento degli studenti fin dai primi anni di scuola. Quello tedesco è un sistema che pone in collegamento stretto il mercato del lavoro e quello della scuola mentre noi in Italia riteniamo atavicamente, sbagliando, che il lavoro manuale sia di serie B”. Qualche dato: in Italia il tasso di disoccupazione è dell’11,5% e in Germania del 5,4%, contro la media europea del 10,9%.  In Germania il fenomeno dell’occupazione marginale riguarda 7,3 milioni di lavoratori (20% della forza lavoro); dal 1 gennaio 2013 si registra un + 2,5 milioni di lavoratori che usano i minijobs come integrazione allo stipendio.

Al modello tedesco Enzo Marvaso, coordinatore Rete Robotica a Scuola, ha contrapposto quello del Piemonte da dove è partito il progetto “Robotica a scuola”, nato grazie alla collaborazione tra Politecnico Torino, associazioni datoriali, Camera di Commercio di Torino e sindacati. “Da una ricerca sui bisogni formativi del territorio – ha spiegato Marvaso – è risultato che in Piemonte sono presenti 252 aziende attive nel settore high tech, soprattutto robotica e meccatronica, che non trovavano figure professionali adatte. Così è nato un progetto, finanziato interamente da soggetti privati che hanno investito  600mila euro per laboratori e 100mila euro per formazione 121 docenti, grazie al quale è stato siglato un protocollo d’intesa con Telecom per realizzazione di ulteriori nuove tecnologie nelle nostre scuole. Un esempio concreto – ha concluso Marvaso – che dimostra come la scuola non possa essere autoreferenziale”.

Ha concluso i lavori del convegno Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che ha ringraziato i relatori e la platea dell’Auditorium al Duomo.

Ricorsi Pettine

Ricorsi Pettine ANIEF: il Tribunale di Sassari riconosce il diritto alla retrodatazione del ruolo in virtù del corretto inserimento a pettine nella GaE 2009/2011

 

L’ANIEF non lascia scampo al MIUR in tribunale: anche il Giudice del Lavoro di Sassari aderisce alla ormai univoca giurisprudenza sulla “questione pettine” ottenuta presso i tribunali del lavoro di tutta Italia dagli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli e riconosce che, anche se la docente è stata immessa in ruolo attingendo dalle nuove graduatorie 2011/2014, permane il suo assoluto diritto alla corretta retrodatazione dell’immissione in ruolo in base a quell’inserimento “a pettine” nelle graduatorie 2009/2011 che il MIUR le aveva sempre negato.

 

Secondo il Giudice del Lavoro di Sassari, che si è espresso su ricorso patrocinato sul territorio dall’Avv. Marcello Frau, “l’argomentazione svolta dalla Corte Costituzionale in riferimento alla norma di cui all’art. 1 comma 4 ter d.l. 134/09 non può che essere estesa al DM 42/09 nella parte in cui prevede l’inserimento “in coda” nelle graduatorie ad esaurimento delle province diverse da quelle di appartenenza in contrasto con la regola dell’inserimento “a pettine” dei docenti nelle graduatorie, regola ordinamentale prescelta dal legislatore” e ritiene “illegittimo l’inserimento della ricorrente “in coda” anziché “a pettine” nelle graduatorie ad esaurimento” della provincia di interesse per il biennio 2009/2011. Posto che la ricorrente è stata già immessa in ruolo per scorrimento delle nuove graduatorie 2011/2014, il Giudice rileva che comunque “residua l’interesse giuridicamente tutelabile della ricorrente a veder riconosciuta la decorrenza giuridica ed economica derivante dall’assunzione a tempo indeterminato a partire dal 1°.9.2009” e conclude dichiarando “il suo diritto ad essere assunta nei ruoli del MIUR a tempo indeterminato con decorrenza dall’1.9.2009”. Alla totale soccombenza del MIUR in giudizio, segue la condanna al pagamento delle spese di lite quantificate in € 1.800.

 

Per l’intero biennio 2009/2011 il Ministero dell’Istruzione ha creduto di poter illegittimamente “relegare in coda” il merito e la libera circolazione dei lavoratori sul territorio nazionale; l’ANIEF, con l’efficacia che contraddistingue le azioni legali promosse in questi anni, ha ottenuto nuovamente ragione in tribunale e ristabilito ancora una volta il rispetto dei diritti dei lavoratori della scuola e della nostra Costituzione.

Ricorso 24 punti SSIS

Ricorso 24 punti SSIS: nuovo successo ANIEF a Parma

Ancora una sentenza favorevole ottenuta dall’ANIEF che riconosce il diritto a spostare il bonus SSIS di 24 punti da una graduatoria all’altra. La negazione della facoltà di scelta compiuta dal MIUR nei confronti dei docenti pluriabilitati, anche in sede di aggiornamento delle graduatorie, risulta “discriminatoria, illogica ed effettivamente contraria” allo stesso disposto della normativa di riferimento. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, avvalendosi della preziosa collaborazione dei nostri legali sul territorio, aggiungono un altro successo nella tutela dei diritti dei docenti precari.

Il Giudice del Lavoro di Parma non ha dubbi e, su ricorso patrocinato sul territorio dall’Avv. Irene Lo Bue, accoglie le richieste della nostra iscritta e le riconosce il diritto a spostare il bonus SSIS da una graduatoria all’altra “disapplicando incidentalmente ogni atto amministrativo nella parte contrastante” e ordinando al MIUR di riconoscere i 24 punti SSIS nella graduatoria di interesse della ricorrente. In pieno accoglimento delle tesi sostenute dall’ANIEF, infatti, il Giudice richiama la sentenza della Corte Costituzionale n. 41/2011 e ribadisce che i movimenti interni alle graduatorie, e quindi anche quelli che riguardano la modifica dei punteggi attribuiti ai docenti già presenti in esse, “per loro natura non incidono sull’obiettivo dell’assorbimento dei docenti che ne fanno parte” e conclude dichiarando “evidente, come la limitazione della facoltà di scelta della graduatoria provinciale in cui far valere il punteggio, non possa essere in alcun modo desunta dalla trasformazione della graduatorie da permanenti ad esaurimento”.

 

Piena vittoria per l’ANIEF, dunque, che ancora una volta ha dimostrato la validità delle proprie tesi e l’assoluta infondatezza delle disposizioni ministeriali volte a limitare e comprimere illegittimamente i diritti dei docenti precari pluriabilitati.

Libri di testo e manualistica liberamente disponibili in rete

Libri di testo e manualistica liberamente disponibili in rete – 2013-09
Catalogo libri di testo e manualistica liberamente disponibili in rete

Maurizio Grillini (grillinux@gmail.com)

PRESENTAZIONE

Questo catalogo raccoglie l’elenco dei libri di testo e delle risorse in formato elettronico liberamente scaricabili da Internet e ridistribuibili secondo le licenze Creative Commons e GNU FDL (riferimenti su www.creativecommons.it e http://it.wikipedia.org/wiki/Gfdl), o di Pubblico Dominio. La gratuità e la possibilità, secondo le condizioni di licenza, di estrarne solo le parti indispensabili a seconda delle necessità, oltre alla completa disponibilità in formato elettronico, fanno di questi testi uno strumento fondamentale per la scuola del futuro, la scuol@2.0. I ragazzi diversamente abili potranno agevolmente utilizzare i materiali, tutti disponibili su Internet in formato PDF e/o HTML.
Non tutti i libri elencati sono stati valutati nei contenuti, tuttavia si è scelto di fare un quadro il più possibile completo. Saremo grati ai docenti che segnaleranno i testi da rimuovere o da aggiungere contattando l’autore o, meglio ancora, contribuendo attivamente alla mailing list dedicata al software libero e Linux nella scuola e nella didattica, accessibile tramite il sito scuola.linux.it. In particolare saranno gradite segnalazioni sulle opere pubblicate nei progetti sostenuti da Wikipedia Foundation:
• il dizionario multilingue Wikizionario (http://it.wiktionary.org/);
• i manuali e libri di testo del progetto Wikibooks (http://it.wikibooks.org/);
• la biblioteca Wikisource (http://it.wikisource.org/);
• la comunità di apprendimento contenente corsi online Wikiversità (http://it.wikiversity.org/);
• il catalogo di file multimediali (foto, suoni e video) Wikimedia Commons (http://commons.wikimedia.org/).
A questi si aggiungono il progetto tutto italiano LiberLiber (http://www.liberliber.it/), onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) operante fin dal 1993 e contenente una biblioteca telematica accessibile gratuitamente (progetto Manuzio) e un archivio musicale (LiberMusica), oltre al Progetto Gutenberg, nato nel 1971 con l’obiettivo di costituire una biblioteca di versioni elettroniche liberamente riproducibili di libri stampati (di pubblico dominio, o decaduti dai vincoli del diritto d’autore o copyright). Sono disponibili anche alcuni testi coperti da copyright ma che hanno ottenuto dagli autori il permesso alla nuova forma di pubblicazione.

Catalogo testi

“I ragazzi italiani così chiusi al mondo”. Più della metà teme rapporti con l’estero

da Repubblica.it

“I ragazzi italiani così chiusi al mondo”. Più della metà teme rapporti con l’estero    

L’indagine dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole di Intercultura. Contesto culturale, rari viaggi, famiglie troppo chiuse, scarsa conoscenza delle lingue le cause principali

di TIZIANO RUGI

CONOSCENZA delle lingue straniere sotto la media, poche esperienze di studio all’estero e brevi viaggi fuori dai confini nazionali, il sogno di trovare lavoro in Italia. Ma anche poco ambiziosi, spaventati dal mondo globalizzato, troppo legati alla famiglia e al contesto sociale dove sono cresciuti. Insomma, i ragazzi italiani sono meno aperti all’estero rispetto ai loro ‘cugini’ europei.
E’ la conclusione dello studio dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura, realizzata in collaborazione con l’Ipsos e finanziata dalla Fondazione Telecom. Quest’anno la ricerca è stata ampliata ad altre cinque nazioni europee: Svezia, Germania, Francia, Spagna e Polonia. E i risultati non sono certo incoraggianti per il nostro Paese.
L’indagine. L’Istituto di ricerca Ipsos ha intervistato un campione di 2.275 studenti stranieri e ha confrontato i risultati con le risposte degli 800 studenti italiani. Più della metà ha un atteggiamento di chiusura verso l’estero. Nelle risposte hanno totalizzato il punteggio medio più basso. I migliori sono la Svezia con 35.5 punti e la Germania con 35.1. “Le domande – spiega Raffaele Pirola di Intercultura – avevano lo scopo di misurare il grado di internazionalizzazione delle scuole, la mobilità degli studenti, la percezione che hanno di sé e dell’ambiente che li circonda per quanto riguarda la loro apertura verso altre lingue e culture: solo il 20% di loro si è dimostrato realmente inserito nel contesto globale”.
Un problema culturale. Come mai un risultato così deludente? “Il problema è culturale – prosegue Pirola. Certo, non una chiusura a priori verso lo ‘straniero’, ma un atteggiamento mentale. “La volontà di diventare cittadini del mondo nasce dal profilo caratteriale dei giovani europei. E basta vedere la percezione di sé che gli studenti italiani hanno per capire come manchi la consapevolezza di come muoversi in un contesto più ampio rispetto a quello locale”. Se gli italiani si autodefiniscono soprattutto simpatici e socielvoli, i tedeschi e gli svedesi sono i più ambiziosi. Più focalizzati a raggiungere l’obiettivo e credono nell’individualismo come mezzo per il successo, mentre in Italia è più importante l’identità sociale e la famiglia ha un ruolo centrale. Che spesso è la prima, insieme alla scuola, a non incoraggiare l’apertura verso l’estero.
L’ostacolo della lingua. Senza contare il problema oggettivo della conoscenza delle lingue straniere e, in particolare dell’inglese. Qui i numeri sono chiari e rappresentano uno degli ostacoli principali all’internazionalizzazione. In Italia solo il 35% dei giovani sostiene di avere un buon livello di inglese. Per non parlare della media della popolazione, dove si crolla addirittura a percentuali tra il 5 e il 7%. Un altro mondo rispetto alla Svezia e la Germania dove sono rispettivamente il 77 e il 67%.
Tuttavia le cause non sono da cercare solo dell’ insegnamento a scuola. Anzi, è proprio fuori dalle mura scolastiche che il rapporto con le lingue straniere è praticamente inesistente in Italia. I ragazzi difficilmente guardano film, leggono libri e giornali che non siano nella nostra lingua. Certo, non è solo colpa loro: in altre nazioni come le immancabili Svezia e Germania, l’85% e il 52% degli intervistati vedono quasi tutti i giorni film in lingua straniera, anche perché ne hanno l’opportunità, mentre da noi non sono trasmessi programmi in lingua originale.
Non c’è da stupirsi quindi se anche l’opportunità della rete non viene sfruttata. Solo un terzo dei giovani, infatti, utilizza l’inglese per mantenere contatti con amici stranieri.
Futuro all’estero o vicino casa? Eppure, addirittura l’89% dei ragazzi italiani sarebbe disposto o mette in conto nel futuro prossimo un periodo di lavoro all’estero. Un dato simile a quello della Spagna e assai superiore rispetto ai coetanei tedeschi. “Non dobbiamo però farci ingannare dai numeri: per molti di loro è solo una scelta di necessità perché non hanno un lavoro, ma il sogno è un futuro in patri”. Insomma, è la crisi economica a ‘internazionalizzare’ i giovani loro malgrado.

Il patrimonio culturale digitale verso Horizon 2020

Camera dei Deputati
AICI – Associazione Istituzioni Culturali Italiane
ILS – Istituto Luigi Sturzo
CNR – Dipartimento Scienze Umane e Sociali Patrimonio Culturale
EMA – European Museum Academy
Fondazione Luigi Micheletti

Incontro seminariale
Il patrimonio culturale digitale verso Horizon 2020
Istituto Luigi Sturzo
Palazzo Baldassini
Via delle Coppelle, 35 – Roma

Martedì 8 ottobre 2013

Incontro seminariale
IL PATRIMONIO CULTURALE DIGITALE VERSO HORIZON 2020

La crisi che sta vivendo il nostro Paese è anche una crisi culturale, confermata dal diuso scetticismo che accompagna ogni discorso sulla centralità della cultura per il presente e il futuro della società.
La cultura è sicuramente una grande risorsa per il Paese ma la valorizzazione di questo patrimonio richiede politiche mirate e incisive, capaci di assicurarne la cura e l’utilizzo. Vanno sostenuti ricerche e investimenti volti ad arricchire l’esperienza
del fruitore, riconosciuto centro da cui partire per consentirgli di disegnare percorsi e narrazioni.
Questo necessario cambio di prospettiva rende possibile l’intreccio virtuoso tra una politica culturale coraggiosa e una politica industriale innovativa, capace di stimolare l’imprenditorialità italiana in un campo segnato da una concorrenza
internazionale molto qualicata.
Bisogna prendere atto che per essere una risorsa per lo sviluppo, l’occupazione e la qualità della vita, il patrimonio culturale deve diventare la base di una nuova forma di industria, frutto dell’incontro fra una ricchezza di beni senza eguali e le potenzialità delle tecnologie informatico digitali. Se questa saldatura non si realizzerà l’Italia rischia di ridursi a mera fornitrice di materia prima culturale, valorizzata da altri che ne ricaveranno beneci in termini economici, di occupazione e innovazione.
Queste idee sono già state delineate in due importanti giornate di studio, dedicate al ruolo della cultura in un contesto difficile anche per gli effetti della crisi economica. L’esplicito riferimento a Horizon 2020 configura questo incontro come occasione privilegiata per delineare le future strategie del nostro Paese nel campo, assolutamente decisivo, del rapporto tra patrimonio culturale, società digitale e imprese, per una effettiva società della conoscenza.

Prima sessione
Ore 10:00- 13:00
Per sottolineare le scelte del Parlamento e del Governo
nell’assunzione della centralità della cultura per la ripresa del
Paese
Saluti di benvenuto
Giancarlo Galan
Presidente 7° Commissione Cultura Camera dei Deputati
Introduzione ai lavori
Flavia Piccoli Nardelli
Segretario 7° Commissione Cultura Camera dei Deputati
Presiede
Valdo Spini
Presidente Associazione Istituti di Cultura Italiani (AICI)
Sono stati invitati
Maria Chiara Carrozza
Ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca
Enzo Moavero Milanesi *
Ministro per gli Aari Europei
Antonio Catricalà
Vice Ministro dello Sviluppo Economico
Silvia Costa
Membro Commissione Cultura, Parlamento Europeo
Mariano Mossa
Comandante C.C. Tutela Patrimonio Culturale
Stefano Paleari *
Presidente Conferenza dei Rettori (CRUI)
Ivanhoe Lo Bello
Vice Presidente Conndustria
Ennio Lucarelli
Presidente Conndustria SIT
Riccardo Pozzo
Direttore Dipartimento Scienze Umane e Sociali CNR
Domenico Rossetti di Valdalbero
Direzione SSH, D.G. Ricerca e Innovazione Commissione UE
Seconda sessione
Ore 14:00- 17:00
Dedicata agli Aggregatori di contenuti digitali e infrastrutture
di ricerca nel settore delle scienze umane e del patrimonio
culturale.
Per una condivisione di obiettivi e per la elaborazione di una
road map operativa per la realizzazione di un Piano Straordinario
di Digitalizzazione del Patrimonio Culturale coerente
con gli indirizzi dell’Agenda per l’Europa e per l ’Italia
Digitale.
Presiede e coordina
Prof. Fulvio Esposito
Capo segreteria Tecnica MIUR e Delegato Italiano al Comitato Europe
in a changing world – Inclusive, Innovative and Reective Societies
Horizon 2020
Sono stati invitati
Rossella Cao
Direttore ICCU-MiBACT
Giuseppe Sangiorgi
Segretario Generale Istituto Luigi Sturzo
Pier Paolo Poggio
Direttore Fondazione Micheletti
Massimo Negri
Direttore European Museum Accademy
Giancarlo Monina
Segretario Generale Fondazione Basso
Franco Salvatori
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Luigi Perissich
Segretario Piattaforma Tecnologica Europea sul Cultural Heritage
(IPoch)
Cristina Messa
Delegato Italiano al Comitato Research Infrastructures
di Horizon 2020
Franco Niccolucci
Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities
(DARIAH)
Emiliano degl’Innocenti
Collaborative European Digital Archive Infrastructure
(CENDARI)
Stefano Parise
Presidente Associazione italiana biblioteche
Fabio Donato
Università di Ferrara, ENCATC-Bruxelles
Rosa Barrese
Responsabile aree formazione, Agenzia per l’Italia Digitale
Conclude
Antonella Pasqua Recchia
Segretario Generale MiBACT

* In attesa di conferma

Segreteria organizzativa
Tel. 06 6760 2703, fax 06 6760 8768
segreteria_piccoli@camera.it

Istituto Luigi Sturzo – Palazzo Baldassini
Via delle Coppelle 35, Roma
Tel. +39 06.68.40.42.1 – infopoint@sturzo.it – www.sturzo.it

5 OTTOBRE – GIORNATA MONDIALE DELL’INSEGNANTE

5 OTTOBRE – GIORNATA MONDIALE DELL’INSEGNANTE

A CALL FOR TEACHERS
Il  5 ottobre 2013, tutta l’AIMC sarà impegnata nella realizzazione della manifestazione Cento piazze, giunta alla sua IV Edizione per celebrare la Giornata mondiale dell’insegnante.
Il tema scelto quest’anno “L’impegno degli insegnanti per il futuro del Paese”, si pone un triplice intento:
– evidenziare la complessità della professione docente. Gli insegnanti non sono soltanto “mediatori” di un programma da svolgere, ma sono professionisti che, ogni giorno, nella scuola hanno a che fare con una realtà complessa e, insieme ad altri soggetti, impegnati direttamente e indirettamente nell’educazione delle giovani generazioni, costruiscono il futuro del Paese;
– esortare gli insegnanti a non rinunciare all’impegno. Chi sceglie di essere docente sceglie non solo di svolgere un mestiere, ma svolge una professione che impegna quotidianamente a formare persone, i cittadini di domani, pur nella complessità dei contesti, delle condizioni e delle situazioni di difficoltà in cui si opera;
– essere consapevoli che senza la scuola il Paese non ha futuro. La politica, le parti sociali, il mondo dell’associazionismo professionale e sociale, la Chiesa e, anche, ogni singolo cittadino non possono sperare in un futuro migliore per il nostro Paese mortificando la scuola, l’educazione, l’istruzione, la formazione a qualunque età. Riposizionare la scuola e l’educazione al centro degli obiettivi strategici del nostro Paese deve essere l’imperativo di tutti.
Anche quest’anno, l’AIMC, in collaborazione con l’UNESCO, l’UNESU-CEI, la Fondazione AIMC onlus e l’ECOGESES, celebrerà la Giornata mondiale degli insegnanti, cercando di gettare lo sguardo al di sopra delle parole, tanto spesso solo ripetute e poco agite, puntando sulla responsabilità di ognuno a riflettere insieme, formulare proposte concrete e impegnarsi fattivamente per e nella scuola.

Assemblea nazionale e decreto scuola

Inizia oggi a Cortona il Consiglio nazionale di DiSAL, cui seguirà domani l’Assemblea nazionale dei soci che ogni tre anni rinnova le cariche sociali e indica le prospettive dell’azione associativa.
L’appuntamento, a soli 12 anni dalla nascita, avviene in un momento molto difficile per la scuola italiana, martoriata da un centralismo che la blocca, da una autonomia abbandonata e messa alla prova da mezze riforme che ne hanno bloccato il rinnovamento e lo sviluppo.
Da lunedì inizierà il dibattito per la conversione in legge del nuovo decreto presentato dal Ministro Carrozza.
Consiglio e Assemblea discuteranno le proposte presentate da DiSAL al Ministero ed alla politica per rendere il decreto vero aiuto al rinnovamento della scuola italiana. Le richieste sono decisive:
– eliminare le norme che emarginano il ruolo della dirigenza scolastica e la riducono ad una mera funzione di burocrazia statale di scuole sempre più gigantesche, per restituirla al primario compito di una direzione educativa ed organizzativa di Istituzioni scolastiche restituite all’autonomia;
– provvedere ad assegnare con urgenza una direzione stabile alle scuole della Lombardia abbandonate a causa del più disastrato concorso bandito dallo stato per le scuole;
– rimediare alla completa assenza, nel decreto, di norme che rilancino il rapporto tra la formazione dei giovani ed il lavoro, coinvolgendo, come avviene da decenni in Europa, scuola e aziende in un rapporto stabile e costruttivo;
– superare le discriminazioni tra le scuole del sistema pubblico nazionale di istruzione statali e paritarie, per evitare sprechi di risorse e trattare con eguaglianza tutti i cittadini nel diritto all’istruzione;
– inveritire la rotta di provvedimenti centralistici come quelli sull’orientamento scolastico e la formazione di dirigenti e docenti, per affidare con fiducia tutta l’azione formativa all’autonomia delle scuole, costruendo nel frattempo un serio ed efficace sistema di controlli sull’utilizzo delle risorse pubbliche.
“Se i primi segnali di investimento contenuti nel decreto – ha dichiarato il presidente uscente di DiSAL Roberto Pellegatta –  vogliono essere un segno concreto di attenzione sul ruolo essenziale della scuola per il futuro della nazione, si assumano tutti i provvedimenti attresi da decenni che sostengano ed aiutino chi nelle scuole pubbliche, statali e paritarie, si dedica con coraggio e dedizione all’istruzione ed educazione dei giovani”.

Appello di insegnanti: fare storia dell’arte a scuola

da L’Unita’.it

Appello di insegnanti: fare storia dell’arte a scuola

Mesi fa fu lanciato un appello per restituire all’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole il ruolo che merita ed eravamo sotto elezioni. Ora che all’Istruzione, università e ricerca c’è Maria Chiara Carrozza e ai Beni culturali Massimo Bray, che si stanno dimostrando attenti e bravi, il messaggio viene rilanciato alla titolare delle scuole pubbliche. Hanno aderito tra gli altri l’archeologo ex soprintendente a Roma Adriano La Regina, Salvatore Settis, Cesare de Seta. Promuovono l’appello con raccolta firme insegnanti di storia dell’arte delle scuole secondarie superiori italiane:

PER L’APPELLO PER IL RIPRISTINO DELLA STORIA DELL’ARTE: CLICCA QUI

Che l’Italia sia il Paese al mondo con la maggiore quantità di beni artistici e culturali è cosa nota.

Possiamo vantare circa 6.000 siti archeologici, 4.700 musei , 46.000 beni architettonici vincolati, 44 i siti italiani patrimonio mondiale UNESCO, per non parlare della bellezza delle nostre città e dei nostri borghi, della miriade di opere d’arte sparse in chiese, palazzi, piazze.

Ma forse ci siamo talmente abituati e assuefatti a tale abbondanza d’arte che pervade ogni angolo del nostro Bel Paese, che neanche percepiamo la gravità insita nelle carenze delle nostre politiche dei beni culturali, troppo poco incentrate su una seria promozione alla valorizzazione e tutela del patrimonio e dunque sulla sua conoscenza  attraverso una “Politica della Formazione ai Beni Culturali”.

A proposito di quest’ultimo aspetto, è ormai tempo di cambiare rotta. Con una tale preziosissima eredità, è pensabile che i nostri ragazzi non studino adeguatamente il mondo in cui vivono e, soprattutto, in cui dovranno muoversi da adulti?

In un Paese come  il nostro ci si aspetterebbe che uno dei pilastri della formazione scolastica sia lo studio della Storia dell’arte, cioè della storia della principale risorsa che abbiamo la fortuna di aver ereditato. Invece forse non è stato sufficientemente evidenziato come proprio tale disciplina sia stata pesantemente decurtata dall’offerta formativa in diversi indirizzi delle scuole superiori dalla Riforma dell’ex Ministro Gelmini.

E’ fondamentale, soprattutto in una fase così complessa ed economicamente fragile come quella che l’Italia sta attraversando, attuare tempestivamente scelte che si muovano nella direzione opposta a quanto fatto negli ultimi anni. Intervenire con una Riforma dell’Istruzione che potenzi questo ambito di studio produrrebbe degli enormi benefici, a più livelli: civico-formativo ed economico-occupazionale (che corrispondono poi ai punti critici della nostra società).

Nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, continuare ad impedire ai ragazzi di maturare una adeguata conoscenza del proprio patrimonio artistico, significa infatti ostacolare non solo una formazione culturale degna di questo nome, ma anche lo sviluppo di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo Cultura. Se non si apprende la storia dei luoghi e dei monumenti che ci circondano, come si potrà  maturare il valore del rispetto per gli spazi comuni?

Si pensi poi all’innegabile potere che ha, a livello formativo, la sensibilizzazione alla bellezza e al valore dei nostri beni artistici: un adolescente che cresca educato in questa direzione, sarà un individuo meno soggetto al degrado che sempre più dilaga nelle nostre città.

Incredibilmente importanti, poi, sono le potenzialità che una approfondita formazione al nostro patrimonio artistico e archeologico avrebbe a livello occupazionale.

In Italia dovremmo poter vivere e lavorare principalmente di questo, mentre siamo al paradosso che i milioni di turisti che ogni anno vengono a visitare le nostre città e i nostri musei tornano a casa con un bagaglio di conoscenze relative alle nostre bellezze artistiche in proporzione molto maggiore rispetto alla cognizione che ne ha mediamente un italiano, il quale vive una intera esistenza in quel contesto senza aver avuto la possibilità di studiarne adeguatamente la storia e comprendere appieno valore. Se si continua a trascurare questo ambito per noi così vitale, come si finirà? Bisogna forse aspettare di veder deteriorati altri antichi beni, la cui precaria tutela in tempi recenti ha fatto tremare molti italiani al crollo di strutture millenarie come quelle di Pompei, per arrivare a comprendere finalmente che la più grande potenzialità economica e la più “pulita” industria italiana è proprio quella legata ai beni culturali?

Sono le domande che si pongono gli insegnanti di Storia dell’arte delle scuole superiori, firmatari di un appello rivolto al Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, e sottoscritto da grandi nomi del mondo della cultura e dell’arte, in cui si chiede di potenziare lo studio di questa meravigliosa e per noi vitale materia scolastica. Sarebbe un primo, fondamentale, mattone nella costruzione dell’Italia di domani.

Dispersione scolastica: al Sud è una vera emergenza

da Tecnica della Scuola

Dispersione scolastica: al Sud è una vera emergenza
di Lucio Ficara
I dati sono drammatici ed evidenziano un gap sempre più ampio fra regioni del Nord e regioni del Sud. Occorrono interventi decisivi e mirati.
I numeri sono impietosi, e denunciano una vera e propria emergenza degli abbandoni scolastici prima della conclusione del secondo ciclo d’istruzione. Il fenomeno assume un carattere sempre più preoccupante, anche perché spesso si tratta di abbandoni che avvengono quando si frequenta ancora la scuola dell’obbligo. Nel corso del 2012/2013, nelle regioni del Sud Italia, c’è stata una emorragia di studenti: la Campania ha perduto 6.053 studenti, la Puglia 6.531, la Sicilia 5.606, la Calabria 2.900, la Basilicata 1.042, la Sardegna 324, l’Abruzzo 292, il Molise 245. Stiamo parlando di una sorta di buco nero che ha inghiottito un numero spropositato di potenziali intelligenze, che si disperdono e corrono il rischio di alimentare i circuiti della malavita organizzata. In buona sostanza il sud Italia nell’arco dell’ultimo quinquennio ha visto scomparire dai banchi di scuola una popolazione scolastica di circa centomila unità. È come se, per comprendere la portata del fenomeno, una città grande come Pisa scomparisse dalle mappe geografiche. Questa fotografia di una scuola che si dissolve nel suo capitale umano si unisce ad un altro dato allarmante, che è il deficit continuo nell’apprendimento di discipline cardine come l’italiano e la matematica.
L’emergenza è proprio al Sud Italia, come testimoniano i numeri della dispersione scolastica e i risultati delle prove Invalsi 2013. Tra Nord e Sud esiste un gap di preparazione scolastica che preoccupa molto il ministro Carrozza. Questo divario è stato analizzato recentemente con i risultati delle ultime prove Invalsi che ci dicono che esiste una differenza abissale tra il Nord del Paese e il Sud. Nelle prove di matematica Invalsi gli alunni del Nord Ovest hanno totalizzato 216 punti, quelle dei ragazzi meridionali non supera i 183. Per concludere, la ciliegina sulla torta viene dal confronto tra la Provincia di Trento e la Sardegna dove i primi riportano un risultato di 229 contro 178 punti. Bisogna intervenire al più presto con investimenti mirati per le scuole del Sud.

Concorso a dirgente tecnico: può un commissario firmare un verbale 5 settimane prima della sua nomina?

da Tecnica della Scuola

Concorso a dirgente tecnico: può un commissario firmare un verbale 5 settimane prima della sua nomina?
di Aldo Domenico Ficara
Alcuni siti web di settore sibilano che un candidato abbia inoltrato una denuncia per la firma apposta in un verbale, da parte di uno dei commissari, avvenuta, inspiegabilmente, 5 settimane prima della sua nomina
Nella relazione del Decreto istruzione (articolo 18) si definisce l’assunzione di 57 dirigenti tecnici. I fondi necessari sono stati individuati e infatti si prevede di risparmiare dalla composizione delle commissioni degli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado con riguardo alla distanza tra la sede di servizio dei membri esterni e la sede d’esame.  Un concorso pieno di polemiche e ritardi, quello a dirigente tecnico, bandito nel 2008 che non ha ancora visto la propria fine procedurale. Le cifre del concorso sono state: 16.000 le domande inoltrate online (molte domande sono state inviate per tutti i settori): 6.000 circa i candidati presenti alle preselezioni: 1.200 circa i candidati ammessi alle prove scritte. 79 i candidati ammessi all’orale: 57 vincitori che non sono stati ancora assunti per mancanza di copertura finanziaria. La novità di questi ultimi giorni, secondo indiscrezioni di alcuni siti web di settore, è la denuncia da parte di un candidato per la firma apposta in un verbale, da parte di uno dei commissari, avvenuta, inspiegabilmente, 5 settimane prima della sua nomina. Infatti, sul web si può leggere un articolo di Fulvio Fiano dove si dice: “ Può un commissario d’esame nominato il 27 maggio 2009 firmare un verbale redatto più di un mese prima?  La risposta dovrebbe essere ovviamente «no», ma succede anche questo nel concorso per ispettori scolastici, la cui storia (in parte ancora da scrivere) lo ha già messo ai primissimi, se non in vetta, nella pur ampia casistica dei concorsi ministeriali finiti in mano alla magistratura. L’ultimo capitolo è un fascicolo contro ignoti per falso in atto pubblico aperto in Procura a seguito della denuncia di uno dei concorrenti esclusi“.

Modifiche alla disciplina delle pensioni di inabilità

da Tecnica della Scuola

Modifiche alla disciplina delle pensioni di inabilità
di P.A.
La legge 24 dicembre 2012, n. 228: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, entrata in vigore il 1° gennaio 2013, all’articolo 1, comma 240, ha apportato modifiche alla disciplina delle pensioni di inabilità di cui all’articolo 2 della legge 12 giugno 1984, n. 222 nell’ipotesi in cui il richiedente abbia contribuzione accreditata in due o più forme assicurative
Il comma 240 dispone che “Per i soggetti iscritti a due o più forme di assicurazione obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti dei lavoratori dipendenti, autonomi, e degli iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, il trattamento di inabilità di cui all’articolo 2 della legge 12 giugno 1984, n. 222, è liquidato tenendo conto di tutta la contribuzione disponibile nelle gestioni interessate, ancorchè tali soggetti abbiano maturato i requisiti contributivi per la pensione di inabilità in una di dette gestioni“. I destinatari della disposizione in esame sono i soggetti, iscritti a due o più forme assicurative individuate dalla stessa norma, che presentano domanda di pensione di inabilità dal 1° gennaio 2013 o, nel caso in cui la domanda sia stata presentata in attività di servizio da parte dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche iscritti alla Gestione dei Dipendenti Pubblici, dalla cessazione dal servizio intervenuta in data successiva al 1° gennaio 2013 Il menzionato comma 240 dispone la liquidazione della pensione di inabilità tenendo conto di tutta la contribuzione disponibile. Per contribuzione disponibile si intende quella non utilizzata per la liquidazione di un trattamento pensionistico. Viceversa non sono disponibili i contributi utilizzabili per la liquidazione di supplementi di pensione. La domanda di pensione di inabilità va presentata all’ente gestore della forma assicurativa a cui da ultimo il lavoratore è iscritto. Tale ente promuove il procedimento, provvedendo all’accertamento della sussistenza dei requisiti sanitari e amministrativi previsti dalla legge n. 222 del 1984.
Per forma assicurativa di ultima iscrizione deve intendersi la gestione dove risulta accreditata l’ultima contribuzione a favore del lavoratore. Qualora al momento della domanda di pensione il lavoratore dovesse risultare iscritto a più gestioni, sceglie la gestione presso cui presentare la domanda.
Pertanto, dopo aver acquisito il parere sanitario che riconosce la sussistenza dello stato di inabile in favore del richiedente, dovrà essere data comunicazione agli altri Enti/gestioni interessati affinchè comunichino le quote di pensione di propria competenza. Fermi restando i requisiti amministrativi e sanitari di cui alla legge n. 222 del 1984, la verifica dei primi deve essere effettuata tenendo conto di tutti i periodi contributivi presenti nelle forme assicurative individuate dalla stessa norma. In caso di periodi contributivi coincidenti si dovrà tener conto degli stessi una sola volta. Per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche iscritti alla Gestione dei Dipendenti Pubblici, qualora la domanda di pensione di inabilità venga presentata dal dipendente in attività di servizio al proprio datore di lavoro, l’interessato dovrà indicare gli eventuali periodi di contribuzione versata o accreditata presso altre forme assicurative previste dal più volte citato comma 240. La misura del trattamento pensionistico di inabilità si compone di due quote:
a) una quota riferita all’anzianità contributiva maturata dall’assicurato fino alla data di decorrenza della pensione di inabilità; b) una quota costituita dalla maggiorazione convenzionale dell’importo di cui alla lettera a) (v. articolo 2, comma 3, della legge 12 giugno 1984, n. 222). Per la quantificazione di tale maggiorazione occorre tener conto di tutta la contribuzione disponibile nelle gestioni assicurative. Per quanto riguarda le modalità di calcolo si ribadiscono i criteri già operanti. In ogni caso non può essere computata un’anzianità contributiva complessiva superiore a 40 anni. Per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici l’importo del trattamento di pensione di inabilità non può superare l’ottanta per cento della base pensionabile né l’ammontare del trattamento privilegiato spettante, ove applicabile tale tipologia di pensione, in caso di inabilità riconosciuta dipendente da causa di servizio (articolo 9, comma 4, del DM n. 187/1997). La pensione di inabilità viene liquidata ed erogata dalla gestione nella quale il lavoratore è iscritto al momento del verificarsi dello stato inabilitante con le modalità da questa previste. Nel calcolo della quota di maggiorazione convenzionale, per determinare la quota di contribuzione, ai sensi dell’articolo 1, comma 15, della legge 8 agosto 1995, n. 335, rilevano esclusivamente le retribuzioni esistenti in tale gestione. La decorrenza della pensione di inabilità è attribuita secondo i criteri vigenti nella gestione nella quale il lavoratore è iscritto al momento del verificarsi dello stato inabilitante. La domanda di pensione di inabilità può contenere in subordine la richiesta di assegno ordinario di invalidità. I provvedimenti assunti dall’Ente istruttore potranno essere impugnati in sede di ricorso amministrativo con le modalità previste per gli altri provvedimenti di competenza della gestione liquidatrice.

Giornata del 5 ottobre, il ruolo fondamentale degli insegnanti

da Tecnica della Scuola

Giornata del 5 ottobre, il ruolo fondamentale degli insegnanti
Il 5 ottobre si celebra in tutto il mondo – dal 1994 – la Giornata mondiale degli insegnanti. In previsione di tale ricorrenza l’Internazionale dell’Educazione ha inviato una lettera ai sindacati che organizzano in tutto il mondo gli insegnanti, indicando i temi di un necessario impegno comune a favore dell’educazione di qualità
Il comunicato è della CislScuola Quest’anno, in occasione della giornata mondiale degli insegnanti, i membri della I.E. (Internazionale dell’Educazione) si stanno mobilitando in tutto il mondo per evidenziare il ruolo fondamentale dei docenti per realizzare una formazione di qualità. La qualità dell’istruzione e della formazione è minacciata in numerosi paesi, in ogni parte del mondo. Le politiche educative sono sempre più soggette a vincoli di bilancio che ostacolano l’erogazione di un’istruzione pubblica efficace. Tutti sanno quanto beneficio derivi sul piano sociale ed economico da investimenti in materia di istruzione; tuttavia il sostegno degli Stati ai servizi educativi, così come i salari, sono colpiti per primi dai tagli apportati ai bilanci nazionali. In molti paesi in tutto il mondo le scuole private, comprese le scuole private cosiddette “a basso costo”, sono state proposte come alternativa ai sistemi di istruzione pubblica. Paesi europei, come la Lettonia e l’Irlanda, hanno scelto di abbassare gli stipendi degli insegnanti. Altrove, come in Ghana e in India, le scuole private a basso costo proliferano, reclutando con contratti precari insegnanti non qualificati. Negli Stati Uniti, sono messi sotto tiro i diritti di contrattazione collettiva degli insegnanti. E l’elenco potrebbe continuare. Spetta ora ai docenti di tutto il mondo unirsi per difendere la professione a livello internazionale e portare i governi a rispettare gli impegni presi a favore del diritto di ogni bambino all’istruzione. Nel mese di ottobre, la giornata mondiale degli insegnanti segnerà su scala internazionale il lancio di un movimento globale degli insegnanti al fine di ottenere un’istruzione di qualità. Si tratta di un’iniziativa che dovete sentire vostra, le vostre voci devono levarsi all’unisono. L’Iniziativa mondiale dell’Internazionale dell’Educazione intende mettere in contatto i sindacati degli insegnanti in tutto il mondo e fornire una piattaforma comune per l’azione volta a garantire che il dibattito sull’educazione, sia a livello nazionale che internazionale, prenda in considerazione i punti di vista e l’esperienza diretta dei docenti.

Insegnare ai ragazzi il digitale

da Tecnica della Scuola

Insegnare ai ragazzi il digitale
di P.A.
Mentre la scuola va ancora avanti a gessi e vocabolari di carta, i ragazzi navigano nel mondo digitale, tra tablet e YouTube. Una generazione di autodidatti, mentre la scuola sonnecchia
Una contraddizione evidente visto che a scuola furoreggiano gessetti e lavagne, libri e quaderni, mentre a casa smartphone e Ipad, Pc e tablet. Qualcuno giustamente sottolinea che a scuola nessuno insegna il linguaggio dei computer, quello che già usano oggi quasi tutti i ragazzi, a scuola nessuno spiega il page rank di Google, i network, come usare WordPress, Photoshop, Pubcoder . “E questo oggi è un problema, e non è tecnofilia, è pragmatismo: non ce la faremo, seppur genitori consapevoli, da soli a colmare vuoti così giganteschi; e rischiamo di allevare una generazione di autodidatti, di improvvisatori, che, fatte salve poche virtuose eccezioni, finirà con l’essere emarginata in un mondo che guarda al futuro con occhio almeno contemporaneo”, scrive a Wired un padre “tecnologico”. “Non voglio le Lim, voglio i contenuti; ieri il fondatore di Twitter e il leader dell’Iran si sono scambiati due messaggi, il mondo cambia anche se difendiamo il sogno dell’ educazione idillica, tra una cetra ed un sonetto declamato sul lucente fiume.”
Si fa un gran parlare di innovazione, di imprenditorialità, di startup: e allora tocca raccontare ai bambini di terza elementare come è fatto il computer o il telefono del papà, che cos’è un social network, come funzionano le cose, che cosa significano. Serve superare il tabù, e smetterla di celebrare la stessa vecchia funzione in latino”.