Alunni con disabilità ultradiciottenni nelle scuole superiori

Alunni con disabilità ultradiciottenni nelle scuole superiori (TAR Campania 4503/13)

di Salvatore Nocera

Il TAR Campania con la sentenza n° 4503 depositata il 2/10/2013 ha accolto il ricorso di un alunna con disabilità in possesso del diploma di licenza media alla quale era stata negata l’iscrizione ad una scuola superiore perché  ultradiciottenne.

La questione pur se risolta positivamente, merita un approfondimento quanto alle argomentazioni svolte sia dal ricorrente, sia dall’Amministrazione resistente, sia nella motivazione della decisione.

Infatti la parte ricorrente denuncia l’illegittimità del rifiuto d’iscrizione sorvolando sulla circostanza che invero l’Amministrazione consentiva l’iscrizione, ma non ai corsi del mattino bensì a quelli pomeridiani o serali per adulti, dato il divario di età dell’alluna con i compagni; e ciò sulla base della sentenza della Corte Costituzionale n° 226/01. Tale sentenza vieta l’iscrizione ad una classe di scuola media del mattino ad alunni ultradiciottenni, ai quali però, data l’età, riconosce il diritto all’iscrizione ai corsi per adulti con tutti i diritti relativi all’integrazione scolastica.

L’Amministrazione scolastica si è difesa utilizzando la sentenza della Corte Costituzionale citata e quindi non negando il diritto all’iscrizione alle scuole superiori, ma solo quello alla frequenza dei corsi mattutini, dato il divario di età, mentre riconosceva il diritto alla frequenza nei corsi per adulti.

La motivazione della decisione giustamente mette in evidenza che, trattandosi di iscrizione alle scuole superiori, non aveva alcuna rilevanza la sentenza della Corte Costituzionale n° 226/01, in quanto questa riguarda esclusivamente l’iscrizione alla scuola media.

 

OSSERVAZIONI

La decisione sarebbe stata la stessa, ma la motivazione più semplice e lineare, se da parte di tutti si fosse letta con attenzione la C.M. n° 96/12 al paragrafo 4 lettera a) sulle iscrizioni che recita alla fine:

“Resta fermo che gli alunni con disabilità ultradiciottenni, non in possesso del diploma di licenza conclusivo del primo ciclo, non frequentanti l’istruzione secondaria di secondo grado, hanno diritto a frequentare i corsi per adulti”

La Circolare espressamente esclude dal divieto di iscrizione gli alunni che sono in possesso del diploma di licenza media, come quella di questo caso. Anzi un’attenta lettura di tale norma avrebbe evitato l’insorgere della controversia, perché l’amministrazione avrebbe dovuto dare attuazione ad una norma ministeriale molto chiara.

Quanto agli alunni con disabilità ultradiciottenni non in possesso del Diploma di licenza media, ma in possesso del semplice attestato, invece, sembra corretta la disposizione ministeriale che vuole la frequenza dei corsi per adulti dal momento che essi, come gli alunni non disabili senza diploma di licenza media, non hanno titolo per iscriversi alle scuole superiori e la disposizione dell’art. 11 comma 12 dell’O.M. n° 90/01 consente l’iscrizione alle scuole superiori con il semplice attestato dei crediti maturati agli esami di licenza media, purchè non abbiano superato il 18° anno di età, proprio ai fini dell’adempimento dell’obbligo scolastico ed in via del tutto eccezionale.

Pertanto quanti ci siamo occupati di questo caso, senza guardare attentamente la citata C.M. n° 96/12, dobbiamo fare ammenda di ciò.

Resta comunque aperto il problema concernente un eventuale limite di età per la frequenza delle scuole superiori del mattino da parte di persone in possesso del diploma di licenza media, sia con disabilità che non. Non riteniamo infatti opportuna la contemporanea frequenza di giovani normalmente entro i 18 anni e persone adulte anche con molti anni di età in più.

Spazio, domani telefonata Carrozza-Parmitano

Spazio, domani telefonata Carrozza-Parmitano
Alle 14.30 collegamento con la Stazione Spaziale Internazionale

Domani, martedì 8 ottobre 2013, la giornata del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, sarà dedicata alla Scienza e alla Ricerca. La mattina, alle 10.00, il Ministro Carrozza parteciperà al seminario “Il patrimonio culturale digitale verso Horizon 2020”, presso l’Istituto Luigi Sturzo, in Via delle Coppelle 35.

Nel pomeriggio, alle 14.30, si collegherà dalla sede del suo dicastero di Viale Trastevere con il maggiore Luca Parmitano, l’astronauta di Paternò che dal 28 maggio scorso si trova sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss).

I giornalisti interessati a seguire l’evento del pomeriggio devono accreditarsi attraverso la e-mail uffstampa@istruzione.it

P.L. Coda, La diagonale stretta

coverdiagonale002Pier Luigi Coda, La diagonale stretta, Effatà, Cantalupa Torino

Titolo; “La Diagonale Stretta”; si riferisce a uno dei colpi più comuni e spettacolari che sono utilizzati nel gioco della pallavolo.

Background; un’anonima città italiana, poi Oxford, Losanna, il Lago Lemano, Évian, una scappata a Stoccolma e, sullo sfondo, il gioco della pallavolo con i suoi miti storici (i grandi campioni italiani degli anni 90) e l’attrazione del suo fascino.

Sintesi; Pierre è un ragazzino ai primi anni delle Superiori, ha un solo desiderio, diventare un giocatore di pallavolo, sport per il quale evidenzia, oltre a una grande passione, uno spiccato talento. Non sono dello stesso avviso i genitori, specie il padre che per il figlio prospetta un brillante avvenire all’interno della propria azienda familiare. In tale ottica vuole che impari le lingue straniere e gli impone di completare i suoi studi in Inghilterra, a Oxford dove, per altro, aveva già studiato la madre. Pierre si oppone, cerca di sottrarsi al volere del padre, ma questi insiste finché Pierre, messo alle strette, decide di partire ma non per Oxford bensì per Losanna, città di cui non conosce nulla. Qui, incomincia la vera storia: un mondo da scoprire, le difficoltà linguistiche e ambientali, le amicizie che si lasciano e quelle che si formano, gli incantamenti, le suggestioni dei primi sobbalzi emotivi e del cuore.

Tematiche: Il vivere dei giovani oggi, le incomprensioni con i genitori, i silenzi, l’assenza di rapporti, i dissapori familiari che rendono ancora più complessa e difficile la loro esistenza. Le contrarietà con la sorella ma anche i filamenti che uniscono nei momenti difficili. E poi, la costruzione di una nuova realtà, gli “sballi”, le bravate notturne, la scoperta di amicizie vere, il problematico inserimento in una nuova squadra di pallavolo e l’ostile, opportunistica, diffidenza del nuovo allenatore… e poi il finale a sorpresa.

Forma, Linguaggio e Punteggiatura; la scelta narrativa è sotto forma di diario/racconto; il linguaggio è, in prevalenza,  quello corrente e dialogato dei ragazzi d’oggi, ovviamente piuttosto “colorito”. Non si dimentichi che l’ambiente familiare è quello di una media/alta borghesia intellettuale e imprenditoriale.  La forma letteraria privilegia, per quanto possibile, la discorsività e le espressioni della lingua parlata.

Tempi verbali; per dinamicità narrativa si è ritenuto opportuno raccontare al passato gli avvenimenti della storia e al presente le riflessioni personali del protagonista. Solo l’ultimo capitolo relativo alla partita di play off viene gestito col presente , come fosse una radiocronaca/telecronaca in tempo reale.

Target; giovani e genitori, trattandosi di un testo che affronta temi di attualità sociale sentiti e discussi. Tra l’altro non si deve dimenticare che la pallavolo in Italia è un gioco popolare e vissuto da ragazzi e ragazze con molta partecipazione; i palazzetti dove si gioca, soprattutto in serie A1 e A2 sono sempre affollati da spettatori di ogni età e sesso.

BES In preparazione la circolare ministeriale

Centrale il piano dell’offerta formativa

BES / In preparazione la circolare ministeriale

La Uil sollecita il ministero a far presto

Si è svolto il 3 ottobre l’incontro tra il direttore per lo studente Giovanna Boda e i sindacati scuola sulla circolare che regolamenterà l’operatività delle scuole sui bisogni educativi speciali per il corrente anno scolastico. Per la UIL ha partecipato  Noemi Ranieri.
L’amministrazione ha presentato una bozza che chiarisce i seguenti elementi:
–  l’individualizzazione  non va ridotta, come richiesto dalla UIL, ad una mera questione procedurale che trasforma la relazione educativa a formule, acronimi, adempimenti burocratici; le strategie per i BES vanno ricondotte all’interno del Piano dell’offerta Formativa, ottenendo in tal senso l’attenzione sostanziale e non formale delle scuole;
– gli interventi sui BES servono per offrire maggiori opportunità formative e flessibilità dei percorsi, non certo per abbassare gli obiettivi di apprendimento.
Secondo la UIL le scuole vanno sostenute economicamente nel prezioso lavoro che in tal senso già fanno. Le risorse del Decreto 104/2013 in via di conversione destinate a contrastare  la dispersione scolastica potrebbero essere utilizzate anche per i BES, è infatti facilmente dimostrabile che bisogni educativi speciali  non affrontati adeguatamente siano causa di abbandono scolastico; potrebbero essere utilizzate inoltre quote parte dei Piani Operativi Nazionali.
Ai diversi livelli va attivato il confronto con le organizzazioni sindcali  per l’avvio delle reti di scuole, per le misure di accompagnamento, la formazione e quant’altro, altri tavoli possono essere attivati in sede tecnica, anche con il contributo di esperti segnalati dal sindacato.
In particolare   la formazione costituisce la leva su cui una buona parte delle misure si regge; ma vanno evitate soluzioni improprie, come quelle adottate dall’invalsi nella vicenda del VCAMP per l’individuazione dei docenti destinatari.

Esabac, diploma italo-francese

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

ESABAC è l’acronimo di “Esame di Stato” e “Baccalauréat”. Si tratta di un esame di fine studi secondari bi-nazionale che conduce al duplice rilascio del  diploma italiano di Esame di  Stato  e del Baccalauréat francese. Creato dall’Accordo italo-francese del 24 febbraio 2009, è entrato in vigore nel settembre 2010, da un modello già valido tra Francia e Germania, Francia e Spagna e Francia e USA.
Il curricolo italiano prevede per 3 anni lo studio della Lingua e della letteratura francese  – 4 ore a settimana – e della Storia veicolata in lingua francese (disciplina non linguistica) – 2 ore a settimana. In Francia, il curricolo prevede un insegnamento in italiano di Lingua e Letteratura italiana e di Storia veicolata in italiano.
La Francia è il secondo partner economico dell’Italia; per un giovane italiano, conoscere la lingua e la cultura francese apre interessanti prospettive professionali sul mercato del lavoro italo-francese.

I numeri dell’EsaBac: 280 licei coinvolti in tutte le regioni italiane. 42 licei in Francia preparano gli studenti all’EsaBac e  3 licei francesi in Italia. Oltre 10000 allievi italiani iscritti in sezione EsaBac nelle classi di terza, quarta, quinta. 700 allievi promossi nel 2011; nel 2012, 1000 allievi ; dal 2015, saranno più di 6000 allievi. 91 % degli alunni promossi,  di cui il 15% con il giudizio “Ottimo” (Mention Très bien) nel 2012. 30 seminari didattici regionali per i docenti EsaBac, proposti dall’Institut français Italia in tutte le regioni interessate nell’a.s.  2013-2014.
Oltre 800 docenti di Lingua e letteratura francese e di Storia in francese (DNL) coinvolti.
20 docenti italiani di Storia invitati dall’Ambasciata ogni anno ad un corso di perfezionamento estivo in Francia. 250 corsi di laurea italo-francesi  all’università.

Persone con disabilità e diritti

Persone con disabilità e diritti

Da HandyLex.org un Percorso di formazione e aggiornamento per gli operatori del sociale

In questi anni, grazie alla sua azione di divulgazione, approfondimento, consulenza, HandyLex.org ha rappresentato un punto di riferimento per moltissime persone con disabilità e per altrettanti operatori pubblici, dell’associazionismo, della cooperazione sociale. Da sempre HandyLex.org è vicino alla FISH e ne supporta l’attività di analisi normativa. Per questo motivo la FISH ha assicurato il suo patrocino alla innovativa attività di formazione lanciata dalla redazione di HandyLex.org.

HandyLex.org propone ora il nuovo Percorso formativo e di aggiornamento “Persone con disabilità e diritti”. L’iniziativa didattica si articola in 9 corsi su altrettante tematiche di grande interesse per chi lavora a supporto delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

I partecipanti possono iscriversi all’intero percorso oppure scegliere solo i corsi di proprio interesse.

L’esperienza di questi anni ci ha insegnato quanto possano rappresentare un aggravio le risorse, i tempi, i costi degli spostamenti per partecipare a corsi e incontri in presenza e frontali. Ci ha insegnato anche quanto siano determinanti le tecniche didattiche prescelte. Spesso sono modalità “calate dall’alto”, poco coinvolgenti, non improntate alla partecipazione, nonostante siano ormai disponibili tecniche più raffinate e vincenti.

Per questi motivi i nuovi Percorsi che HandyLex.org propone sono improntati sull’e-learning 2.0, mettendo a disposizione dei partecipanti quella stessa formazione a distanza attualmente impiegata con successo nelle maggiori aziende, università ed enti pubblici.

È lo stesso approccio pedagogico ad essere ripensato creando ambienti di apprendimento che mettano a disposizione di docenti, tutor e studenti strumenti interattivi e creativi per la costruzione e la condivisione del sapere.

Grazie all’autorevolezza di HandyLex.org, per la tipologia di contenuti e per le tecniche innovative adottate, il Percorso formativo “Persone con disabilità e diritti” ha ottenuto, oltre al patrocinio della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, anche quello di FormezPA e dell’Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali – ISTISSS Onlus.

È un Percorso che raccomandiamo sia agli operatori delle associazioni che agli operatori sociali pubblici.

I dettagli del Percorso, i costi, le modalità di iscrizione sono disponibili su HandyLex.org alla pagina www.handylex.org/corsi

Ringraziamo fin d’ora chi parteciperà all’iniziativa e chi vorrà ulteriormente diffondere questa comunicazione.

Un cordiale saluto

Pietro Barbieri
Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap

Concluso il lavoro del gruppo di coordinamento presso la Commissione europea

Concluso il lavoro del gruppo di coordinamento presso la Commissione europea

ISTRUZIONE DEGLI ADULTI

Si è concluso ad Amburgo, il lavoro del Gruppo di Coordinamento Aperto sull’Istruzione per gli Adulti.
In rappresentanza del Comitato Sindacale Europeo per l’Educazione ha partecipato ai lavori Rossella Benedetti.
Il gruppo, distinto in due sottogruppi (Qualità e Finanziamenti), aveva l’incarico di rivedere le politiche e le buone pratiche europee in questo settore e formulare linee guida aggiornate per i decisori politici, allo scopo di raggiungere gli obiettivi della strategia Europa2020, concordati dai Paesi dell’Unione. Rappresentanti dei Ministeri coinvolti, di Istituti di formazione accreditati, delle ONLUS, del CEDEFOP, dell’UNESCO e delle organizzazioni sindacali europee si sono riuniti in diverse occasioni, hanno partecipato ad attività di scambio di buone pratiche e a conferenze organizzate dalla Commissione Europea e dal CEDEFOP allo scopo di acquisire informazioni e dati specifici, analizzare buone pratiche e la potenziale trasferibilità delle stesse in altri contesti; elaborare, infine, una serie di indicazioni per tutti i Paesi per migliorare l’offerta educativa rivolta agli adulti. I messaggi chiave,  contenuti nei documenti che verranno presentati alla Commissione Europea e al Consiglio, rivelano una persistente preoccupazione riguardo alla qualità dell’offerta e alla migliore gestione dei finanziamenti. La UIL Scuola, in rappresentanza di tutti i sindacati aderenti al CSEE, ha sistematicamente evidenziato la necessità di monitoraggio esercitata anche attraverso il confronto con le parti sociali, chiedendo, inoltre, che si investa sulla formazione del personale coinvolto, prima di parlare dell’adozione di sistemi di controllo della qualità. L’istruzione degli adulti non può essere vista solo come attività legata al problema della disoccupazione, ma va considerata anche come un’opportunità per una migliore integrazione sociale, un presupposto per acquisire quella cittadinanza attiva che spesso viene negata ai soggetti più deboli. I rapporti elaborati in questi due anni verranno presentati ufficialmente ai Direttori generali dei ministeri coinvolti e agli altri decisori politici durante la Conferenza dell’UNESCO organizzata a Vilnius in dicembre in concomitanza con il semestre della presidenza lituana dell’Unione.
Il Comitato Sindacale Europeo ha chiesto alla UIL Scuola di continuare a rappresentarlo su questo tema presso la Commissione Europea anche nel prossimo biennio.

Salari degli insegnanti. Potere d’acquisto fermo al 2000

da TuttoscuolaNews

Salari degli insegnanti. Potere d’acquisto fermo al 2000

Da qualche anno l’Unione europea, attraverso la rete Eurydice, sta intensificando le attività di analisi e confronto (non si può parlare propriamente di comparazione) dei sistemi educativi degli Stati membri prendendo in considerazione un sempre maggior numero di tematiche. I dati sono disponibili online e, a differenza di quanto avveniva in passato, sono aggiornati fino al momento della pubblicazione dei rapporti.

E’ il caso del “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2012/13”, diffuso nei giorni scorsi. L’indagine ha messo a confronto i salari in termini reali, cioè di potere d’acquisto, degli insegnanti e dei capi di istituto tra il 2000 e il 2012-13, scoprendo che nella maggior parte dei Paesi Ue i salari in termini reali sono aumentati fino al 2009 (anche del 20%) per poi bloccarsi o addirittura diminuire nei quattro anni successivi. Ora la situazione in media è la stessa che c’era nell’anno 2000.

In questi ultimi tre anni circa metà dei Paesi europei ha effettuato tagli ai salari o li ha congelati. In Italia, Portogallo, Slovacchia e Regno Unito le retribuzioni, sempre in termini reali, sono diminuite nel 2013, rispetto al 2009, di una percentuale compresa tra il 6 e l’11%. In Irlanda, Ungheria e Slovenia il decremento ha raggiunto una consistenza tra l’11 e il 18%. Il calo più forte si è verificato in Grecia (-40%).

Tuttavia gli incrementi salariali realizzati tra il 2000 e il 2009, sostiene il rapporto, hanno consentito a molti Paesi, con l’eccezione della Grecia, di mantenere lo stesso salario reale (cioè a prezzi costanti): anche l’Italia fa parte di questi Paesi insieme a Belgio (comunità francofona), Francia, Danimarca, Spagna, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Svezia e Regno Unito (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord).

Altri Paesi hanno realizzato forti incrementi (Bulgaria, Estonia, Ungheria, Romania, Estonia, Lettonia tra il 40 e il 60%, Repubblica Ceca, Slovacchia,Turchia addirittura fino al 90%), ma partendo da livelli iniziali (nel 2000) assai più bassi di quelli degli altri Stati membri.

Sostegno, il Miur “riesuma” la riconversione per i sovrannumerari: va fatta subito

da Tecnica della Scuola

Sostegno, il Miur “riesuma” la riconversione per i sovrannumerari: va fatta subito
di Alessandro Giuliani
Lo prevede la Nota n. 10402 con cui viale Trastevere invita Usr e atenei ad avviare i corsi di specializzazione, nell’anno accademico 2013/2014, con priorità rispetto alle attività formative omologhe rivolte a 6.398 docenti abilitati. Andando a scartabellare i riferimenti normativi emerge che la formazione per i docenti rimasti senza cattedra dovrebbe essere gratuita e prevedere un monte ore ridotto. Polemiche in arrivo.
Mentre le università sono sul procinto di pubblicare i bandi di concorso per selezionare i complessivi 6.398 candidati alla frequenza dei percorsi formativi, riservati ai docenti abilitati, il 4 ottobre il Miur ha pubblicato la Nota n. 10402. Attraverso cui invita Usr e gli atenei coinvolti ad avviare le attività specializzanti, sempre per il sostegno e nell’anno accademico 2013/2014, da riservare al personale docente di ruolo sovrannumerario.
Il Miur sottolinea, infatti, “l’urgenza di avviare prioritariamente i corsi destinati ai docenti delle classi di concorso in esubero”. Pertanto, è evidente l’intenzione dell’amministrazione di far specializzare (e quindi collocare sui posti vacanti) prima il personale di ruolo privo di titolarità (dalle ultime rilevazioni si tratterebbe di oltre 8mila docenti, in gran parte operanti alle superiori). E solo successivamente alla stabilizzazione dei precari.
A grandi linee non vi dovrebbero essere particolari problemi, perché entrambe le procedure (e le conseguenti assegnazioni di posti) vengano completate. A tal proposito, basta ricordare che il Governo attraverso il D.M. 104, approdato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 settembre, ha previsto la trasformazione in tre anni di circa 27mila posti da sposare dall’organico di fatto a quello di diritto.
Ma la Nota ministeriale 10402 fa riferimento anche ad un’altra Nota, la DGPER n. 2935, risalente al 17 aprile 2012, attraverso cui il Miur ha dato attuazione al Decreto Direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012: il Decreto che, in pratica, ha istituito e regolamentato gli stessi corsi specializzanti (previo accordo con la Conferenza nazionale dei presidi di Scienze dalla formazione). In quest’ultimo decreto, il Miur sottolineava che le specializzazioni sul sostegno sarebbero state attivate per la “piena integrazione degli alunni portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali”, solo “su base volontaria” e riservati a “docenti delle classi di concorso o tipologie in esubero, con particolare riguardo a tutte le classi di concorso interessate da restrizioni di orario prodotte della riforma in atto”. Nel decreto si specificava, inoltre, che il numero dei corsi sarebbe stato “programmato” (senza però esplicitare la quota massima di partecipanti) e che sarebbe stato lo stesso Ministero i coprire gli interi costi delle formazione dei soprannumerari. A differenza della specializzazione rivolta ai precari, per la quale si prevedono costi almeno pari a quelli affrontati dagli ammessi ai Tfa ordinari.
Solo che quei corsi (oggi tornati in auge) non solo non furono mai attivati. Ma determinarono pure una coda di polemiche, soprattutto da parte delle associazione dei disabili. Perché i “tre moduli, equivalenti ciascuno a 20 Cfu, corrispondenti a un livello base, intermedio, avanzato”, non sembravano offrire garanzie adeguate sulla formazione dei frequentanti.

Tre indagati al Miur per le “pillole”

da Tecnica della Scuola

Tre indagati al Miur per le “pillole”
di P.A.
L’ex capo del dipartimento Programmazione e gestione delle risorse del Miur, Giovanni Biondi, l’ex direttore generale Massimo Zennaro e Antonio Giunta La Spada, direttore dell’Ansas, sono indagati per l’appalto delle “Pillole del sapere”
I video, come è ormai noto, duravano appena 3 minuti ognuno ed erano destinati alle scuole e comprati dal ministero dell’istruzione a un prezzo più che maggiorato. Pubblica la notizia Il Corriere di oggi che ricorda come la gara fosse stata vinta dal consorzio Alphabet (“realizzazione e trasmissione di contenuti per la tv digitale”), il cui azionista di maggioranza col 70% del capitale è la società Interattiva di Ilaria Sbressa. Lei è la moglie del direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset Andrea Ambrogetti, braccio destro di Fedele Confalonieri, ed entrambi sono agli arresti dal 24 settembre (lui ai domiciliari) nell’inchiesta milanese sulla bancarotta da 3 milioni della loro srl, nonché per le ipotesi di turbativa d’asta e tentata truffa allo Stato su 5,1 milioni stanziati dal ministero dell’Istruzione (all’epoca guidato da Mariastella Gelmini, che nominò Zennaro) per le “pillole”. Come è ancora noto, l’indagine era partita da un servizio Tv di Report della Gabanelli, su denuncia degli stessi dipendenti della società. I filmati sono stati fatti con immagini prese dal Web, realizzati con un costo di mille euro l’uno, ma il Miur li ha pagati 39 volte tanto.
 Per accertare come Alphabet abbia ottenuto i finanziamenti dal Miur, l’ex ministro Profumo aveva incaricato un perito indicatogli dal presidente del Tribunale Mario Bresciano, la cui ricostruzione è finita sul tavolo del pm Roberto Felici. Biondi, Zennaro e Giunta La Spada sono stati interrogati nei giorni scorsi in Procura. A loro è stato chiesto conto dei rapporti con la Sbressa, non indagata in questa vicenda, e sulle motivazioni della loro scelta nell’assegnazione della gara.
”Abbiamo preso le distanze dalla vicenda – riepiloga l’avvocato di Giunta La Spada, Salvatore Sciullo – spiegando che per il mio assistito si è trattato di una dei 12 mila mandati di pagamento firmati, pratiche di ordinaria amministrazione dopo la valutazione il via libera del ministero. E del resto non ci sono mai stati contatti di alcun tipo con la Sbressa”.
Contestualmente, il pm sta acquisendo gli atti dell’inchiesta milanese per un raffronto sugli episodi in comune ai due fascicoli.

Gli insegnanti? Fagocitati dal tempo, aspettano il riscatto: forse

da Tecnica della Scuola

Gli insegnanti? Fagocitati dal tempo, aspettano il riscatto: forse
di Pasquale Almirante
Da categoria protetta e detentrice del sapere, col tempo pare inseguire le mode televisive e tecnologiche che gli alunni le raccontano, mentre le cattedre, in assenza di pedane, si sono livellate ai banchi
Un tempo, quella degli insegnanti, era una categoria a sé stante. Che fosse colta non c’erano dubbi anche perchè sapeva leggere e scrivere e talvolta pure far di conto, tanto che i contadini chiamavano qualche suo adepto particolarmente in vista per misurare i terreni. E poi era una classe che sapeva rispondere a tutte le domande più importanti dell’esistenza, compreso il senso del vivere e del morire, con riferimento pure alla propaganda che essa faceva ai regimi dell’epoca quando richiedevano sacrifici da immolare sull’altare della Patria. E talvolta riusciva pure a frastornare la semplice gente d’inizio del secolo scorso allorchè dissertava sulla sfericità della terra e sui suoi volteggi intorno al sole. In quei frangenti il dogma sulla infallibilità della categoria dei maestri rischiava di infrangersi sulla evidenza della Natura e se non fosse stato per la necessità di farsi leggere qualche rara lettera che arrivava da fuori, i contadini che non sapevano né di scienza né di Keplero e Galileo avrebbe apertamente deriso quel suo singolo rappresentante: il maestro appunto. La categoria degli insegnanti, fino a metà del secolo scorso, era dunque fra le poche più importanti di una comunità, di gran lunga più credibile della categoria dei preti che si sospettava avessero un proprio nascosto fine, amplificato dalla mancanza di una moglie, per le sere buie e fredde, e di sostentamenti quantomeno documentabili; ed era apprezzata perfino più degli avvocati, fomentatori di liti e di ricorsi e quindi inaffidabili per la loro stessa leguleia natura. Anche nei confronti del medico il maestro ne usciva a testa alta, perchè se questo curava il corpo, quegli curava lo spirito e l’intelligenza. E poi, all’epoca cui ci riferiamo, per lo più le pezze al culo li portavano un po’ tutti e un po’ tutti per lo più si dovevano arrangiare per portare il pane a casa. Tranne i grandi proprietari di terreni e qualche nobilotto, tutte queste categorie di intellettuali vivevanano arrangiandosi a tirare la cinghia: chi più chi meno, ma con qualche provento in più della grande massa dei contadini, degli operai e dei lavoratori dello zolfo nelle miniere. A distanza di oltre sessant’anni, e quindi ai giorni nostri, la categoria dei maestri ha preso assai rapidamente la china della caducità su tutti i fronti: culturale, di prestigio, di immagine, visibilità e pure di ruolo sulla sua stessa cattedra che fra l’altro in molte scuole va scomparendo, assimilandosi a un normalissimo banco sul medesimo piano di quello degli alunni: una cattedra popolana e egualitaria. E non solo, ma nell’arco più stretto di appena un decennio, con l’inizio del nuovo millennio, ha smarrito anche il primato del sapere e il maestro si è accorto, socraticamente, di sapere di non sapere come si invia una Mail, un Sms, a parte il fatto che capisce poco di Iphone, Ipad, Wi-Fi, tablet ecc. e delle gioie, e dei dolori, di internet, delle nuove mode discografiche e di costume e perfino in politica è smarrito. Molto spesso sono i suoi allievi che gli raccontano le avventure del mondo, a lui che disprezza (almeno così dice) il Grande fratello e i Tronisti, il gossip e i culi al vento, ma che sono i nuovi mito dei ragazzi dopo il naufragio della nave omerica sulle rotte della Tv. Si è abbarbicato egoisticamente sulle sue specializzazioni libresche e non riesce ad andare oltre, ad attualizzare la sua conoscenza settoriale e su di essa nidifica, aspettando che le teste d’uovo dei suoi alunni schiudono. Ha scordato perfino l’essenza del suo essere il commesso e il rappresentate della cultura del potere che lo paga, male, perché non ha più nulla da propagandargli; si è ingrigito sull’astiosa invidia contro chi possiede più di lui, barando magari; non capisce perchè la sua capillare conoscenza dei verbi transitivi e intransitivi non influisca di un solo etto sulla bilancia del salumiere che lo frega o del pescivendolo furbacchione; si domanda se sapere la data esatta della pace di Caltabellotta possa portagli benefici con l’ufficio delle imposte o col notaio che gli svendola le vecchie cambiali. Non naviga più sulla riverenza della comunità che ha invece tentato altre vette, altre scalate e perfino la scoperta d’oceani così vasti dove lui nemmeno osa arrischiare una bracciata, almeno per stare a galla. Solo quella cattedruzza, sullo stesso piano dei banchi dei suoi alunni, perché gli hanno tolto perfino la pedana, lo rassicura e gli consegna la forza necessaria per lamentarsi del mutamento dei tempi, o tempora o mores, e pure della esiguità del suo appannaggio.

La lettura fa aumentare la produttività

da Tecnica della Scuola

La lettura fa aumentare la produttività
di P.A.
La riposta più semplice per fare ripartire la Nazione, facendole recuperare l’orgoglio di grande Paese maestro d’arte di cultura? Studiare, leggere. Studiare tutti, a tutti i livelli. Leggere di più, tutti, vecchi e giovani, al Nord e al Sud
Il Sole 24 Ore ricorda la maratona su Twitter della Dante Alighieri «il Decameron in 100 tweet» (con lo hashtag #14000DB) che ha suscitato interesse, talvolta entusiasmo, e qualche ironia. Ogni giorno la Dante ha twittato una sintesi in due twoosh giornalieri (tweet di 140 caratteri esatti) di ogni novella del Decameron, una in prosa, l’altra in rima, ottonari ed endecasillabi. Questa azione ha aperto una sfida alla rete dei seguaci che si sono scervellati per proporre dei tweet più brillanti e divertenti.  Significativa è stata l’adesione – anche con propri tweet – del dinamico ministro per i Beni Culturali Massimo Bray, ma almeno 900 persone hanno partecipato all’iniziativa.  Ma si può ridurre una novella di Boccaccio che talvolta è, ciascuna, un vero e proprio romanzo, in 140 caratteri? Non si rischia l’impoverimento del grande scrittore fiorentino? Possibile, forse, ma per l’occasione tanta gente ha riletto le novelle, anche le meno famose, e si è ingegnata per produrre un twoosh di 140 caratteri, come un gioco creativo. Intanto, sottolinea il Sole, “prima di Natale, premieremo i migliori risultati di questa avventura nata per caso, ma che ora diventerà una strategia organica. In ottobre, proporremo un concorso per Le Città Invisibili di Calvino autore del quale ricorre il 90°, chiedendo di illustrare, con foto, disegni, filmati la “tua” città invisibile. Poi, ci dedicheremo al Corsaro Nero di Salgari e, ovviamente alla Divina commedia di cui la Dante Alighieri sta producendo la maratona cinematografica (21 ore di film e migliaia di chilometri, centinaia di luoghi) nel viaggio surreale e contemporaneo di Lamberto Lambertini”. Una iniziativa, questa di riassumere le grandi opere della letteratura italiana in 140 caratteri come un tweet, che prende le sue mosse per causa anche dei livelli troppo bassi di lettura nel nostro Paese.  Infatti l’Associazione italiana editori calcolò qualche tempo fa, che se gli indici di lettura del Mezzogiorno fossero stati in media con quelli del Centro Nord, nel periodo 1883-2006 la produttività del capitale umano sarebbe cresciuta di circa il 25%. Ma gli indici di lettura italiani sono bassi anche al Nord e complessivamente l’Italia ha gli indici di lettura più bassi d’Europa. Solo il 46,7% degli italiani legge almeno un libro l’anno, contro il 59% della Spagna in crisi, il 70% della Francia, l’83% della Germania. All’interno dell’Italia mentre il Nord registra un livello di lettura del 54%, il Sud precipita al 34%.  Come fa un Paese che legge così pochi libri, che si informa così poco, che pone così poca centralità al valore sociale e di promozione individuale della lettura, a risalire la china di una crisi strutturale gravissima? Intanto i giovani leggono più degli adulti, sottolinea Il Sole. Dal 1995 al 2012 la percentuale dei ragazzi (fino a 17 anni) lettori di almeno un libro non scolastico l’anno è salita dal 46 al 58%, mentre l’indice generale è cresciuto dal 39 al 46,7%.  Tra i giovani, i lettori sono maggioranza, anche se leggono molto meno dei coetanei spagnoli e francesi. “È quindi dai giovani che bisogna partire. Non esiste alternativa all’impiego della ecosfera digitale per coinvolgere i giovani in un movimento di massa a favore della lettura.  L’azione che serve al Paese non può che essere comunitaria, partecipativa, e non artificiale quali risultano anche le migliori e pur meritorie campagne di comunicazione. Dobbiamo proporre qualcosa di diverso da una serie di spot”

I contratti sono ormai carta straccia?

da Tecnica della Scuola

I contratti sono ormai carta straccia?
di Lucio Ficara
Nelle procedure di contrattazione si sta assistendo ormai ad una vera e propria inversione simmetrica: prima si contratta e poi si conosco le risorse. Per non parlare della inversione di rapporto fra leggi e contrtatti
Cosa sono le simmetrie invertenti nel campo della geometria euclidea? Sono quelle isometrie frutto della composizione di due movimenti rigidi, una traslazione, che è un’isometria non invertente, e una simmetria assiale che è invece invertente. Al termine di questi due movimenti, la trasformazione geometrica, della figura del piano euclideo di partenza che si trovava al di sopra dell’asse di simmetria, ci viene restituita capovolta e al di sotto di tale asse. Una trasformazione che ha mantenuto essenzialmente la forma, ma, rispetto ai riferimenti traslatori e di simmetria assiale, ha mutato la sostanza della dinamica traslatoria e rotatoria.
Queste rappresentano figurativamente le dinamiche che hanno condotto alla destrutturazione dei contratti della scuola, che hanno mantenuto l’apparenza formale della loro essenza, ma che, nella sostanza, sono stati snaturati e capovolti. Quando si parla di contratti al plurale, si intende non soltanto il contratto collettivo nazionale della scuola, che è scaduto da quattro anni, ma anche i contratti integrativi sulla mobilità e la contrattazione integrativa d’istituto. È in atto ormai da alcuni anni, ed è sotto gli occhi di tutti, la destrutturazione dei contratti scuola, dove per via legislativa, nello stesso canovaccio contrattuale di base, si tolgono diritti e si aggiungono doveri.
Anche l’imminente avvio del confronto tra Miur e sindacati, per quanto attiene il rinnovo del contratto nazionale scuola e l’inizio degli incontri tra dirigenti scolastici e rsu, per definire la contrattazione integrativa d’istituto, si prevede difficile e tortuosa. Infatti non si possono ignorare, gli ultimi provvedimenti di proroga della vacanza contrattuale, che non prevedono nessun incremento economico aggiuntivo di tale esercizio, ma perseverano nel blocco della contrattazione nazionale per il biennio 2013-2014 e degli scatti stipendiali d’anzianità, oltre che del già noto 2012 anche del 2013. Il timore fondato è che, vista la scarsa considerazione che hanno i contratti e le contrattazioni, il governo pensi di recuperare dai fondi del MOF, destinati alle scuole, le risorse per finanziare lo sblocco degli scatti, per chi li aveva maturati entro il 2012. Le risorse per l’anno scolastico 2013/2014, infatti, non sono ancora state assegnate alle scuole che avrebbero dovuto iniziare a contrattare le risorse finanziarie per lo svolgimento delle attività di questa annualità. Si rischia, come è già avvenuto l’anno passato, di vedere decurtato di oltre il 30%, il già esiguo fondo d’Istituto, con la conseguenza dell’inutilità della contrattazione integrativa, sia per la pochezza delle risorse finanziarie e sia per la diponibilità effettiva dei soldi, che l’anno scorso sono arrivati, con grande incertezza, a fine anno scolastico.
Di norma prima si dovrebbero conoscere le risorse; solo successivamente, in base a queste, si può programmare e contrattare. Per la simmetria invertente su citata, dall’anno scorso, visto il ritardo della consegna e l’incertezza sulla consistenza delle risorse finanziarie, le scuole dovrebbero prima contrattare e programmare, poi verificare se c’è la copertura finanziaria. Bisogna segnalare anche, a proposito della simmetria invertente, per quanto riguarda i contratti integrativi sulla mobilità annuale, assegnazioni e utilizzazioni, che negli ultimi due anni, queste operazioni si sono svolte sulla base di semplici ipotesi di contratto, che non hanno mai ricevuto, come la normativa prevede, la certificazione dei ministeri del tesoro e della funzione pubblica. Segnaliamo, sempre rispetto a questa figurata simmetria invertente, l’abdicazione di alcune norme contrattuali a favore di provvedimenti legislativi: il pagamento delle ferie non godute del personale precario, non è più regolato dal contratto, ma da norme di spending review, la prevista norma contrattuale degli scatti di anzianità è regolata per via legislativa. Anche sull’assegnazione dei docenti ai singoli plessi, c’è un attacco destabilizzante delle norme contrattuali, si tratta del tentativo di capovolgere, con lo strumento del “decreto Brunetta”, quella che era, o forse tornerà ad essere, una prerogativa contrattuale. Ad oggi la simmetria invertente del contratto ha capovolto sostanzialmente i patti vigenti, attendiamo di capire se ci sarà la definitiva caduta contrattuale, oppure la rinascita di nuovi patti, che facciano finalmente chiarezza, tra la confusione di questi ultimi anni, su quali sono i reali diritti dei lavoratori della scuola.

Abbandono scolastico, tra i motivi spuntano i videogiochi sbagliati

da Tecnica della Scuola

Abbandono scolastico, tra i motivi spuntano i videogiochi sbagliati
di A.G.
Ricerca di un Università di Sydney per valutare l’impatto dei media sul cervello: l’85% delle app comprate per i bambini chiedono solo di ripetere un’azione o di ricordare semplici fatti, azioni che comportano uno sviluppo neurale di basso livello. Al contrario, giochi adatti possono aiutare. Il ruolo dell’educatore? Semplicemente decisivo.
La fruizione di videogiochi del genere sbagliato può ritardare lo sviluppo psicologico dei bambini o istigare alla violenza e all’aggressività con gravi ripercussioni anche in età adulta: i casi più gravi hanno come conseguenza l’abbandono degli studi, la violenza verso i genitori e l’insorgere di malattie mentali.

I dati sono emersi da una nuova ricerca australiana dedicata all’impatto dei media e della tecnologia sul cervello. La ricerca condotta da Kate Highfield, dell’Istituto per la prima infanzia dell’università Macquarie di Sydney, mostra che l’85% delle app comprate per i bambini sono solo giochi di ‘comportamentismo’, che chiedono di ripetere un’azione o di ricordare semplici fatti. Tali compiti semplici e ripetitivi conducono a uno sviluppo neurale più basso livello. E spesso includono ricompense eccessive, che possono portare ad aspettative non realistiche nei bambini.
Nella relazione presentata oggi alla conferenza del Consiglio australiano su bambini e media, Highfield raccomanda applicazioni come Art Maker, My Story, Explain Everything e Creatorverse, che richiedono la partecipazione attiva dei giovanissimi utenti. Esaminati anche gli effetti sul cervello umano dei giochi violenti e della dipendenza dai videogiochi. In particolare, la ricerca di Wayne Warburton dell’università Macquarie ha rivelato che quelli violenti possono rendere le persone più aggressive, timorose, ostili, emotivamente insensibili e meno empatiche. Per Philip Tam, psichiatra dell’Università di Sydney specializzato in bambini e adolescenti, “sono probabilmente centinaia o migliaia” nella sola Australia i giovanissimi fra 8 e 14 anni con “problemi significativi” legati all’uso di videogiochi e di internet.
“Ricevo telefonate da tutta l’Australia – ha detto – di genitori che vogliono portarmi i figli da esaminare perché sono letteralmente disperati”. Tam ha riferito che fino al 10% dei bambini rientra nella categoria di uso eccessivo dei videogiochi e una piccola parte di questi sviluppa vera dipendenza. Ha aggiunto di aver trattato dei bambini assorbiti nei videogiochi per “circa 60 ore non stop, senza dormire”. “Ho avuto piccoli pazienti – ha continuato – che non si rendono conto che sono le cinque di mattina quando finiscono di giocare”. “Giocano tutta la notte – ha concluso – e all’alba sono così esausti che si addormentano, e naturalmente non vanno a scuola”.
Dalla ricerca australiana  è emerso però anche un altro importante dato: numerosi giochi, anche digitali se di genere corretto, possono aiutare lo sviluppo di un bambino, o invogliarlo a dedicare più tempo ad attività ‘reali’. Ancora una volta, il ruolo del genitore e dell’educatore diventa decisivo.