Ebook a scuola e il non-problema dell’interoperabilità delle piattaforme

Ebook a scuola e il non-problema dell’interoperabilità delle piattaforme

di Camillo Miller

da The applelounge
17 ottobre 2013
Il Decreto Ministeriale sull’adozione degli ebook nelle scuole, pubblicato a fine settembre, ha suscitato alcune polemiche in rete, principalmente da parte di chi ritiene che rispetto al precedente Decreto Profumo il nuovo dispositivo approvato dal Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza sia particolarmente favorevole per gli interessi degli editori tradizionali.
Riccardo Luna ha pubblicato ieri sul Post un’interessante intervista “chiarificatrice” al Ministro in cui si toccano alcuni aspetti interessanti, dal punto di vista prettamente “tecnologico” quali la necessità di garantire interoperabilità e Open Access nella scelta dei dispositivi sui quali gli alunni possano fruire degli ebook.

Non mi addentro nelle polemiche sugli interessi degli editori perché è una giungla in cui altri sanno districarsi certamente meglio di me e perché questo non è il luogo per tale discussione.
Mi preme invece insistere su un passaggio dell’intervista in cui il Ministro e Riccardo Luna parlano di piattaforme.

Riccardo Luna: E i tablet ad otto milioni di studenti come dovrebbero arrivare? Dalle famiglie? Dalle scuole? Che idea si è fatta?
Ministro Carrozza: Se io potessi e avessi le risorse, sulla base della mia conoscenza del mondo della scuola, darei la possibilità ai dirigenti scolastici, con un fondo di autonomia scolastica, di acquistare in comodato d’uso i lettori di libri digitali, meglio se tablet, e darli in comodato d’uso ai ragazzi.
RL: Chiaro. Fermiamoci un istante. Lei in questo momento ha in mano un iPad.
MC: Giusto.
MC: Però dal discorso che ha fatto finora mi pare di poter dire che nella sua visione la piattaforma di Apple per i libri scolastici non è compatibile con la scuola che ha in mente. Lo traduco troppo brutalmente?
MC:Io personalmente uso i tablet da quando esistono e uso Apple per scelta. Ma ho provato anche un Samsung e mi sembra una piattaforma altrettanto valida. E come ministro non posso scegliere una marca rispetto ad un’altra.
RL: Ci mancherebbe. Però dicendo che le piattaforme scolastiche devono essere aperte e interoperabili, lei sta dicendo che Apple è fuori?
MC:La Apple si dovrà adattare, se vorrà vendere nelle scuole italiane, a fare una piattaforma aperta.
RL: Si chiama notizia.
MC:Si chiama interoperabilità.

Credo che non si chiami né notizia, né interoperabilità, bensì fraintendimento.
In primis perché i concetti di “Open Access”, “interoperabilità” e “piattaforma” attengono all’ambito software e quello dei formati, più che all’unicum hardware-software di cui sia Riccardo Luna che il Ministro discutono nell’intervista.

In secundis perché si presuppone che l’equazione “Apple=sistema chiuso” sia valida a priori anche quando si parla di ebook e sistemi educativi.
Per fare un esempio: Il formato Epub 3, che può essere aperto e “interoperabile”, è perfettamente supportato da iBooks per iPad, con una compatibilità superiore a quasi tutte le altre soluzioni disponibili per la lettura e la fruizione dei libri digitali.
Se però l’editore decide di chiudere i propri libri con forme di controllo della pirateria come il DRM, non c’è piattaforma aperta che tenga. In questo caso specifico, quindi, l’interoperabilità e l’Open Access riguardano un livello ancora più alto rispetto alla piattaforma, quello dei formati [1].

Insomma, che gli iPad non vadano bene a prescindere se serve interoperabilità e Open Access è una convinzione errata, perché le esperienze che dimostrano il contrario già ci sono. E in particolare è bene capire che i due concetti devono essere chiari agli editori e “insegnati” ai docenti che dovranno operare le scelte su libri e formati.

Si prenda ad esempio il Liceo Lussana di Bergamo, scuola all’avanguardia nella sperimentazione della didattica “tecnologica”. Ne avevamo parlato nel 2012, quando pubblicammo una lunga intervista alla professoressa Dianora Bardi, responsabile del progetto.
Il 7 ottobre il ministro Carrozza ha visitato proprio il liceo Lussana e incontrato la professoressa Bardi e i suoi studenti e avrà certamente notato che in questa culla d’innovazione convivono sui banchi, con profitto, tablet di ogni marca e fattezza, come si può notare per altro nel servizio del TG3 Lombardia che ha documentato la visita. [2]

C’è un punto molto chiaro, comunque, nelle risposte del Ministro alle domande di Riccardo Luna: non bisogna dare alcuna indicazione ministeriale sulla piattaforma, software o hardware, perché altrimenti si entrerebbe in un meccanismo di gare d’appalto che non serve e rischia di essere limitante e lento. Un punto fondamentale che è bene veder acclarato

Il concetto di fondo è che la responsabilità di formulare un’offerta formativa digitale adeguata alle necessità e completa nei suoi vari gradi di complessità sarà affidata al corpo docente di ogni Scuola. Non tutti gli istituti hanno la fortuna di avere una Dianora Bardi fra le proprie fila però, né la copertura economica per prevedere questo difficile sforzo di digitalizzazione [3].

Non tutti i docenti, inoltre, sono in grado di maneggiare con la dovuta destrezza concetti nuovi e in perenne evoluzione come quelli di cui stiamo parlando in queste righe. Open Access, Interoperabilità, differenze fra i formati e fra le piattaforme, possibilità operative offerte da software diversi che ampliano la possibilità della piattaforma stessa. Tutti elementi con cui tecnologi e abitanti della rete hanno una familiarità “naturale” ma che potrebbero risultare alieni a buona parte dei docenti che si troveranno a doverli affrontare.

Serve formazione, certo, ma di un livello che porti il docente medio ben sopra la soglia della semplice alfabetizzazione informatica che a tutt’oggi è considerata “sufficiente”.[4]
Su che base si pensa di poter affidare all’autonomia delle scuole la creazione di un’offerta formativa digitale innovativa, quando la Scuola Pubblica è soffocata dal problema totale assenza di turn-over, con precari a vita che non riceveranno mai una cattedra e professori già anziani (con poche forze e ben poca voglia di innovare o rinnovarsi – comprensibilmente) che vedono allontanarsi sempre di più il miraggio della pensione?

La discussione, nelle sue molteplici sfaccettature, si sta sviluppando in maniera interessante ed è bene che il dibattito che si sviluppa in rete su queste questioni possa arrivare alle orecchie del Ministro.

 

Note


  1. Fa comunque piacere che (finalmente?) a Viale Trastevere si parli di interoperabilità e Open Access e un po’ stupisce in positivo. A tutt’oggi, infatti, in molte Scuole e Università Italiane la cosiddetta “patente europea del Computer” rimane una farsa che spaccia l’alfabetizzazione informatica per conoscenza dei sistemi proprietari Microsoft e del pacchetto Office. La natura originale “vendor-independent” della certificazione, in sostanza, non viene garantita.
    Per cercare altri esempi di mancato Open Access e Interoperabilità perduta basta fare due passi a Via Parigi, vicino alla Stazione Termini, e chiedere all’Ordine dei Giornalisti. Da anni gli esami statali di abilitazione professionale sono svolti con software proprietari che funzionano solo su Sistemi Microsoft.
  2. L’intervista di Riccardo Luna è del 2 ottobre, la visita del Ministro al Liceo Lussana del 7 ottobre. Probabile quindi che al momento dell’intervista il Ministro non avesse ancora conosciuto personalmente l’esperienza di un Liceo dove iPad e tablet di ogni genere convivono e sono utilizzati indifferentemente a fini formativi.
  3. Si legga a tal proposito il passaggio dell’intervista sugli stanziamenti per l’adeguamento delle reti e dell’accesso ad Internet nelle scuole.
  4. Ci tengo a riportare, a tal proposito, un passaggio del mio vecchio articolo scaturito da una chiacchierata con la professoressa Bardi proprio su questo argomento: 
    E’ un lavoro che copre un gap enorme. Il feedback ottenuto dal progetto parla chiaro: gli insegnanti vogliono formazione digitale, ce n’è ampia necessità. Dall’alto, dove fino a pochissimo tempo fa si parlava di tunnel per neutrini inesistenti e il massimo dell’innovazione consisteva in filmati grigiastri con proclami a pappardella schiaffati alla bene e meglio su YouTube, non arriva nulla.
    La ricerca di Bardi e dei suoi colleghi diventa allora unico appiglio e faro per un corpo docente sfiduciato e abbandonato su temi di vitale importanza per la formazione in tutti i gradi scolastici. L’errore peggiore, mi spiega Bardi, è quello banalissimo di confondere contenitore e contenuto. Per molte scuole “sperimentazione” significa comprare i tablet e fornirli agli alunni, senza altra iniziativa, mentre i docenti, che non sanno sfruttare la tecnologia, continuano con lezioni frontali e libri di testo cartacei. E’ in questo contesto che si verificano alcune di quelle situazioni – distrazione degli utenti e tendenza ad utilizzare l’iPad per scopi diversi dallo studio – che possono venire subito alla mente come principali aspetti negativi dell’introduzione in classe di un dispositivo come il tablet Apple. 

18 ottobre Sciopero generale di tutto il lavoro dipendente

Via i governi dell’austerità dall’Italia e dall’Europa

18 ottobre Sciopero generale di tutto il lavoro dipendente
Manifestazione da P. della Repubblica (ore 10) a P. S. Giovanni e accampata in piazza

Con la Legge di (In)stabilità, che ha iniziato il suo iter in Consiglio dei ministri, il governo Letta PD-PdL prosegue la disastrosa politica di “austerity” che ha aggravato, con conseguenze drammatiche per milioni di persone, la crisi in Italia, come è avvenuto in tutti gli altri paesi del Sud Europa costretti dal capitalismo privato e di Stato tedesco e nordeuropeo e dalle sue strutture di servizio (Commissione Europea, BCE, trojka, governi succubi degli altri paesi), ad una recessione micidiale e senza precedenti.
PD e PdL rappresentano oggi, al di là di conflitti interni di potere tra consorterie, un partito unico dell’austerità, che infierisce a senso unico contro i salariati, i disoccupati,  i precari, i pensionati poveri, ma anche contro buona parte del piccolo lavoro “autonomo”, tagliando incessantemente servizi pubblici e beni comuni, reddito e pensioni, investimenti nella scuola e nella sanità pubbliche, aumentando disoccupazione e precarietà, gettando in strada chi la casa o gli affitti non riesce più a pagarli, massacrando i diritti sindacali, monopolizzati dalla oligarchia complice Cgil-Cisl-Uil.
La Legge di (In)stabilità non può che peggiorare la recessione, riducendo ancor più i consumi, aumentando ulteriormente un debito pubblico cresciuto proprio grazie a quell’austerità che doveva abbassarlo. Dalla crisi si può uscire positivamente solo invertendo totalmente la rotta, con grandi investimenti pubblici, redistribuzione di reddito ai salariati, disoccupati, precari e pensionati poveri, stabilità lavorativa, servizi sociali e beni comuni sottratti alla privatizzazione e alla mercificazione: ma l’uscita dall’austerità e dalla crisi potrà essere imposta solo da grandi movimenti di massa e di protesta convergenti, solo da una potente e vasta rivolta sociale.
Propone e sollecita questo percorso di rivolta popolare lo sciopero generale di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato del 18 ottobre, convocato dai Cobas e da altri sindacati conflittuali, contro le politiche di austerità, precarietà, povertà, privatizzazioni e disoccupazione, contro il governo PD-PdL che le impone. Molte migliaia di lavoratori/trici giungeranno a Roma con un centinaio di pullman, treni ed altri mezzi privati, permanifestare, insieme ai romani/e, con un corteo da P.della Repubblica (ore 10) a P. S. Giovanni, effettuando poi, dal pomeriggio fino alla mattina seguente, una “accampata” in P. S. Giovanni, con tende e gazebo, interventi dal palco e speech corner per dibattiti su vari temi, e in serata concerto con vari gruppi musicali.
Come Cobas parteciperemo anche alla manifestazione nazionale del giorno successivo (ore 14, corteo da P. S. Giovanni a Porta Pia) indetta dai Movimenti per l’Abitare.

18 OTTOBRE  2013  SCIOPERO GENERALE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE a ROMA
ore 10 da p.zza Repubblica- a p.zza S.Giovanni
a Palermo il 18 ottobre ore 9,30 piazza Indipendenza
presidio alla Presidenza della regione Sicilia

PER  TUTTI/E
LAVORO, REDDITO , PENSIONE
CASA , SCUOLA, SALUTE , BENI  COMUNI
DIRITTI E  DEMOCRAZIA PARTECIPATA

CONTRO LE POLITICHE DI
AUSTERITA’, PRECARIETA’ , POVERTA’,
PRIVATIZZAZIONI E  DISOCCUPAZIONE
E CONTRO IL GOVERNO PD-PDL CHE LE IMPONE

RIBELLARSI  E’  GIUSTO, RIBELLARSI E’ POSSIBILE, RIBELLARSI E’ INDISPENSABILE !

Invitiamo tutti/e a partecipare anche
alla MANIFESTAZIONE  NAZIONALE a ROMA del 19 OTTOBRE
(ore 14  da P.za S.Giovanni – a Porta Pia) INDETTA DAI MOVIMENTI PER L’ABITARE
Il pomeriggio-notte del 18 ottobre,  e fino alla partenza del corteo del 19,
“accampata” in P.za S.Giovanni, interventi dal palco, dibattiti nella piazza, concerto, teatro, cucina

CONFEDERAZIONE  COBAS Palermo
COBAS  COMITATO ANTIRAZZISTA, COBAS DEL LAVORO PRIVATO, COBAS PUBBLICO IMPIEGO, COBAS SANITA’, COBAS SCUOLA

Legge di stabilità 2014

Legge di stabilità 2014 – Le considerazioni del Presidente Rembado sul pubblico impiego

Drastica riduzione dei dipendenti e ulteriore blocco delle retribuzioni.

Definitiva rinuncia alla qualificazione dei servizi pubblici al cittadino.

C’è proprio poco da fare. In materia di contenimento della spesa pubblica l’inventiva del Governo si limita a reiterare le solite due opzioni: il blocco del rinnovo dei contratti ed il blocco del turn over del personale. Due interventi di tipo restrittivo che comportano da un lato il crescente impoverimento dei pubblici dipendenti e dall’altro il loro progressivo invecchiamento. Con la rimozione delle buone intenzioni tante volte dichiarate a livello politico di voler favorire un’osmosi tra settori pubblici e aziende private e di voler ringiovanire il sistema, con l’introduzione di energie fresche e qualificate.

Da parte del decisore politico non si vuole pensare all’iniquità sostanziale compiuta ai danni delle categorie interessate, ma altrettanto non si hanno a cuore gli interessi generali del paese di poter godere di servizi pubblici di qualità e di personale professionalizzato e motivato. E questo è il frutto di una mentalità antica o di un vecchio pregiudizio che vede nelle pubbliche amministrazioni un peso anziché un sostegno al cittadino e alle imprese, una spesa anziché un investimento. Si arriva perciò a predefinire con strabismo obiettivi contrapposti. A parole si sostiene la volontà di migliorare il rendimento e l’efficacia dei servizi al cittadino, dalla sanità alla scuola, dall’anagrafe al sistema previdenziale e via enumerando. Ma in realtà le politiche del personale puntano solo ad una drastica riduzione quantitativa delle unità impiegate e ad un risparmio sempre più pesante sulle retribuzioni. I dati Aran parlano da soli. Dal 2010 al 2014 il mancato adeguamento dei contratti comporta un risparmio di spesa che supera gli 11 miliardi, importo paragonabile da solo all’ammontare di un’intera manovra finanziaria, ed il calo del personale, nel lasso temporale 2006-2017, arriverà a sfiorare le 460.000 unità. Come si possa sperare in una crescita della qualità dei servizi pubblici, affidati a professionisti e funzionari non incentivati e sempre più stanchi e demotivati, è un mistero. Ma quello che appare del tutto evidente, anche se nessuno lo dice, è la scelta che il nostro paese sta compiendo nel disinteresse o nella disinformazione generale, che è quella di abbandonare le pubbliche amministrazioni al loro destino, solo contenendo il danno ovvero il costo dei servizi.

Giorgio Rembado – Presidente FP CIDA

Orienta Sicilia

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Banner OrientaSardegna

 

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca partecipa, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, alla XI edizione di OrientaSicilia, in programma a Palermo presso la sede di Villa Lampedusa, dal 22 al 26 ottobre 2013.
L’evento è un’occasione, per gli studenti, per entrare in contatto con le principali università italiane, le più importanti realtà di formazione professionale, nonché le maggiori istituzioni legate al mondo della formazione.
L’iniziativa mira a favorire l’incontro tra chi vuole orientarsi nella scelta del percorso di studi da intraprendere e chi offre formazione a differenti livelli. La manifestazione è anche un importante canale di riferimento per gli insegnanti, ai quali consente di conoscere meglio le esigenze degli studenti, di accompagnare le loro scelte in ambito scolastico e universitario e di svolgere quindi un significativo ruolo di supporto nei loro processi decisionali. Il Ministero sarà presente con un proprio spazio espositivo nel quale proporrà materiali e informazioni su temi specifici e attuali del panorama educativo e formativo italiano,  con particolare attenzione alle tematiche  dell’orientamento.

Prossima tappa prevista:

– OrientaCalabria, Fiera di Lamezia Terme, 10-12 dicembre 2013

Per maggiori informazioni
http://www.orientasicilia.it/index.php3
http://www.universitaly.it/

Bene sentenza Tar Lazio: sul Cnpi giustizia è fatta

Bene sentenza Tar Lazio: sul Cnpi giustizia è fatta

Ora avanti tutta col Consiglio superiore della docenza. Il commento del coordinatore nazionale, Rino Di Meglio

“Sul Cnpi (Consiglio nazionale della pubblica istruzione) finalmente giustizia è fatta”.

Così il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, commenta la sentenza con cui il Tar del Lazio ha disposto che il Miur ricostituisca l´organismo.

“Essendo comunque di difficile realizzazione il dispositivo del tribunale amministrativo – prosegue Di Meglioè auspicabile un intervento urgente del legislatore che, in via transitoria, ripristini il vecchio Cnpi indicendo immediatamente le elezioni per il suo rinnovo“.

Adesso torniamo alla carica con il Consiglio superiore della docenza, nostro storico cavallo di battaglia già presente in alcune proposte di legge depositate sia alla Camera dei Deputati che in Senato. Un organo di garanzia – conclude il coordinatore nazionale della Gildache può rivestire un ruolo importante anche nella definizione dei meccanismi di valutazione dei docenti, così da non affidarli a soggetti esterni alla categoria”.

A Catania la prima Conferenza europea ambasciatori eTwinning

da diregiovani.it

A Catania la prima Conferenza europea ambasciatori eTwinning

ROMA – Al via a Catania, la prima Conferenza europea ambasciatori  eTwinning, l’azione sui gemellaggi elettronici tra scuole coordinata  dalla Commissione Europea. All’evento partecipano oltre 200 insegnanti  da tutta Europa.

Sul tavolo, mobilità virtuale e innovazione sostenibile a scuola.

Dal 17 al 19 ottobre i docenti si riuniranno in nome della formazione e  della condivisione di buone pratiche, per un’ innovazione didattica  sostenibile attraverso la mobilità virtuale. Attesi in Sicilia gli  insegnanti di scuole pubbliche del continente che costituiscono la rete  europea di esperti nazionali all’interno dei sistemi scolastici dei  Paesi aderenti, per informare, orientare e diffondere i benefici della  didattica attraverso gemellaggi elettronici tra scuole, supportando  l’azione delle Unità nazionali eTwinning.

Il programma sarà alternato da sessioni in plenaria, keynote speech di  esperti e workshop di formazione su diversi aspetti relativi  l’innovazione scolastica e la mobilità virtuale in Europa. In  conclusione del settennato di Lifelong Learning Programme, l’evento  costituirà anche l’occasione per tirare le somme dei risultati e le  sfide di eTwinning nel prossimo Programma Erasmus+, oltre a favorire lo  scambio di esperienze e risultati. L’evento è organizzato dall’Agenzia  LLP Indire, Unità nazionale eTwinning con il patrocinio del Comune di  Catania.

Insieme agli Ambasciatori eTwinning selezionati in ciascun Paese (per  l’Italia ci saranno circa 40 docenti selezionati dalla rete nazionale  ambasciatori), saranno presenti rappresentanti di Commissione Europea,  Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, istituzioni locali,  oltre ai coordinatori dell’Agenzia nazionale per il Lifelong Learning  Programme di INDIRE. Per attività ludiche e sociali sono state coinvolte  anche alcune scuole locali. Hashtag ufficiale: #etwamb13 Live streaming  sul sito di eTwinning Italia: www.etwinning.it

Sistema scolastico, il ministro Carrozza sulla via del ‘ripensamento’?

da Il Fatto Quotidiano

Sistema scolastico, il ministro Carrozza sulla via del ‘ripensamento’?

di Marina Boscaino

Ho appena ascoltato Maria Chiara Carrozza intervenire, dopo l’ottima relazione per la scuola di Gianna Fracassi, al convegno dell’ Flc-CgilValutazione nella conoscenza per la qualità dei diritti“, tenutosi a Roma presso il Cnr.

Il ministro dell’istruzione ha affermato: “Ci sarà un ripensamento complessivo rispetto al Sistema nazionale di valutazione per scuola e università. Bisogna innanzitutto chiarire quali siano gli obiettivi del sistema scolastico e di quello universitario. Non è corretto che un’agenzia di valutazione definisca gli obiettivi del sistema“.

Si tratta di una dichiarazione impegnativa, che potrebbe avere conseguenze importanti sulla partita della valutazione, che da anni – evitando qualsiasi ascolto dei professionisti della conoscenza, il mondo della scuola e dell’università – ha amplificato il disagio e lasciato il passo a derive di arbitrarietà, autoritarismo, falsa meritocrazia, proiettando un’idea di valutazione molto lontana dai criteri di collegialità e cooperazione che determinano la specificità del nostro lavoro (in particolare del lavoro nella e della scuola). Il ministro ha poi insistito sulla necessità che i due soggetti della valutazione – Invalsi per l’istruzione, Anvur per l’università – operino in un rapporto di collaborazione e di sinergia, per valorizzare il rapporto di contiguità del nostro sistema di istruzione, nelle sue diverse diramazioni. Carrozza ha anche sottolineato la necessità di un ascolto diffuso, di valorizzare il contributo di tutti, che vada in particolare a sostenere l’interesse degli studenti.

Ci sarà modo, anche molto presto, di comprendere quanto a queste dichiarazioni corrisponderanno interventi concreti. Sarebbero un segnale davvero importantissimo e una sterzata definitiva rispetto alla lunghissima deriva degli ultimi 5 anni. Ottimi propositi, ma come si coniugano con il fatto di governare insieme a coloro che hanno espresso la riforma Gelmini? La valutazione è un atto politico che ha come conseguenza scelte politiche.

Contratti, liquidazioni e turn over: così la stretta sugli statali

da Il Messaggero

Contratti, liquidazioni e turn over: così la stretta sugli statali

Buonuscita dopo 12 mesi per chi matura il diritto dal 2014. Pagamento in un’unica soluzione solo fino a 50 mila euro

PUBBLICO IMPIEGO ROMA Alla fine, per i dipendenti pubblici il blocco della contrattazione anche nel 2014 è il male minore, visto che era di fatto già previsto dalle norme in vigore. Ma il testo della legge di stabilità, ancora non definitivo, comprende molte altre novità che non faranno piacere a chi lavora nello Stato o nelle altre amministrazioni pubbliche, su materie che vanno dagli straordinari alle liquidazioni, al ricambio del personale che va in pensione. Di fatto saranno proprio gli statali a dare il maggiore contributo ai circa 3,5 miliardi di tagli di spesa inseriti nella legge di stabilità per il 2014 (2,5 relativi allo Stato centrale) in attesa degli effetti di una più organica revisione della spesa. I TEMPI Il tema del trattamento di fine rapporto era già stato toccato nel 2010, con la stessa manovra che aveva previsto il blocco di fatto delle retribuzioni. Per il Tfr dei dipendenti pubblici era previsto un pagamento dilazionato, con parziale salvaguardia per gli importi più bassi. Ora per coloro che matureranno il diritto all’uscita a partire dal 2014, c’è innanzitutto il raddoppio da sei a dodici mesi del termine entro il quale l’amministrazione deve corrispondere il trattamento agli interessati. Ma una volta trascorso questo tempo, il pagamento sarà in un’unica soluzione solo per chi ottiene una somma fino a 50 mila euro (finora la soglia era di 90 mila). Tra i 50 e i 100 mila saranno versate due distinte rate annuali. Infine sopra i 100 mila euro di importo le rate annuali saranno tre, di cui le prime due pari a 50 mila euro l’una e la restante con la somma residua. Per quanto riguarda gli straordinari, la decurtazione prevista è del 10 per cento, percentuale che scende però al 5 per il personale delle forze di sicurezza. Sempre in materia di straordinari c’è un’altra norma di interpretazione autentica che dovrebbe tra l’altro intervenire sul contenzioso legale in corso: viene precisato che il lavoro domenicale o festivo non dà diritto allo straordinario se non per le ore che eccedono il normale orario giornaliero. I SALARI C’è poi la questione dell’indennità di vacanza contrattuale, ossia delle piccole somme aggiuntive riconosciute ai lavoratori nel periodo i cui i contratti di lavoro sono scaduti situazione che a seguito del blocco deciso nel 2010 sta diventando quasi la normalità. In particolare viene stabilito che per il periodo 2015-2017 l’indennità sarà la stessa in godimento nel 2013. Questo chiarimento può essere letto come una implicita conferma che i dipendenti pubblici resteranno senza contratto almeno fino al 2017 visto che il blocco opera fino a tutto il prossimo anno, ed in ogni caso i rinnovi non potranno che essere il frutto di una complessa trattativa. Il meccanismo viene poi esteso al personale della sanità e a quello convenzionato con il servizio sanitario nazionale. Sul turn over, ossia la sostituzione del personale che lascia il lavoro, l’attuale percentuale fissata al 50 per cento viene ridotta al 40: quindi su dieci lavoratori pensionati ne potranno essere sostituiti solo quattro. Infine una norma specifica riguarda gli avvocati dello Stato: i loro compensi, nel caso di cause che hanno avuto un esito favorevole all’amministrazione, dovrebbero essere ridotti del 50 per cento. L. Ci.

Pubblico impiego, i conti non tornano

da l’Unità

Pubblico impiego, i conti non tornano

Blocco dei contratti fino al 31 dicembre 2014. Ridotta del 10% la spesa per straordinari

Il blocco contrattuale lo avevano già  messo in conto, come accade ormai dal  lontanissimo 2009. Da cinque anni gli  stipendi dei 2,8 milioni di dipendenti  pubblici (ben 390mila in meno negli ultimi  10 anni) non aumentano. Nel 2014  però la contrattazione, almeno sulla  parte normativa (e non economica), come  promesso dal ministro D’Alia, doveva  ripartire e, come previsto dalla legge,  scatterebbe la cosiddetta «indennità  di vacanza contrattuale». Ora la legge  di Stabilità dovrebbe mettere mano  anche a questa piccola consolazione  che permetterebbe agli statali di trovarsi  in busta paga una parte (30 per cento  dopo tre mesi, 50 per cento dopo sei  mesi) del tasso di inflazione programmata  che comunque eroderà i loro salari  reali. Il governo ha deciso di inserire  un tetto a questa indennità, facendo risparmiare  440 milioni nel solo 2014.  Ad incidere sulla busta paga poi arriverà  anche il taglio degli straordinari  del personale delle amministrazioni statali  per una quota del 10 per cento che  cala al 5 per cento per i comparti sicurezza  e difesa (militari, polizia e vigili  del fuoco). Ma la norma che mandava  più in bestia i sindacati, quella che riguardava  la cancellazione del divieto  della reformatio in peius dei trattamenti  economici, sarebbe stata stralciata.  Una legge del 1957 tutelava i dipendenti  pubblici che vengono trasferiti: mantengono  la stessa retribuzione. Il rischio  riguardava i dipendenti pubblici  spostati («E succederà a moltissimi con  la spending review», ricorda Giovanni  Faverin della Cisl Fp) verso un’amministrazione  che prevedevano uno stipendio  più basso, ma senza modifica, il loro  salario rimarrà inalterato.

STRETTA SUL TFR  Anche per quanto riguarda il trattamento  di fine rapporto arriva un ulteriore  stretta. Fino a quest’anno i dipendenti  pubblici con Tfr superiore a 90  mila euro se la vedono corrispondere in  due tranche che partono dopo sei mesi  dal ritiro; ora il limite scenderebbe a soli  50mila euro. Chi esce anticipatamente  (prepensionamenti) dovrà invece attendere  20 mesi.  L’insieme delle misure dovrebbe portare  a risparmi di 1,5 miliardi dal prossimo  anno fino al 2018. «Sono misure  inaccettabili – attacca Rossana Dettori,  segretario della Fp Cgil – per milioni di  lavoratori che da cinque anni si stanno  impoverendo. Ancora più inaccettabile  è il taglio dell’indennità di vacanza contrattuale,  visto che fin dai tempi di Brunetta  è bloccata anche la contrattazione  integrativa con addirittura molte  amministrazioni che chiedono indietro  i soldi ai lavoratori per le parti già elargite  in busta paga negli anni scorsi».  «La legge di stabilità è l’ennesima truffa  ai danni dei lavoratori», le fa eco Giovanni  Torluccio della Uil Flp.  L’ultimo capitolo riguarda un taglio  alle percentuali di turn over del personale.  E mette quindi in relazione la legge  di stabilità con il decreto sui precari  che prevedeva una stabilizzazione con  il 50 per cento dei posti a concorso per  turn over riservato ai precari con contratti  a tempo determinato che abbiano  lavorato 3 anni negli ultimi cinque. Se  per il 2014 si conferma quota 20 per  cento, nel 2015 si scende dal 50 al 40%.  Nel 2016 era previsto il ritorno al 100%,  quota che invece si riavrà solo nel 2018  con tappe intermedie al 60% nel 2016 e  dell’80 per cento nel 2017. Assieme al  «no» agli emendamenti proposti dai sindacati  durante la conversione del decreto  (che ora andrà alla Camera), la misura  porta i sindacati a rilanciare la mobilitazione  («con manifestazione nazionale  a inizio novembre») a difesa dei  126.179 precari censiti dal Conto annuale  a fine 2011. Per questo i sindacati  chiedono di adottare un piano di assunzioni  con progressivi meccanismi di stabilizzazione,  la proroga dei contratti  per i tutti i precari in scadenza e di superare  la precarietà riconducendo i rapporti  a termine e atipici esclusivamente  a esigenze eccezionali.

Cgil e Uil pronti allo sciopero generale

da Tecnica della Scuola

Cgil e Uil pronti allo sciopero generale
di R.P.
La bozza della legge di stabilità scatena le proteste dei sindacati. La manovra penalizzerebbe nuovamente pubblico impiego e scuola.
Per ora di sicuro c’è lo sciopero di venerdì 18 proclamato già da tempo dai sindacati di base: al centro della protesta il blocco dei contratti e il regime pensionistico della legge Fornero.
Ma anche i confederali, dopo aver visto le prime bozze della legge di stabilità, si stanno organizzando. Il segretario generale della Uil Angeletti ha già fatto sapere di essere pronto ad aprire una vertenza e a proclamare uno sciopero nazionale. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Susanna Camusso della Cgil. Adesso, però, non c’è solo il blocco dei contratti, misura peraltro già nota da tempo. Il punto è che è proprio la “filosofia” complessiva della legge di stabilità a preoccupare e irritare i sindacati: il pubblico impiego (e la scuola con esso) ne esce penalizzato per l’ennesima volta a causa di una serie di disposizioni che si sommano alla stretta che va avanti da alcuni anni, dal 2009 almeno. Si va dalla questione del trattamento di fine rapporto che d’ora in poi verrà liquidato in due o più rate annuali fino al taglio del 10% delle risorse destinate al pagamento degli straordinari. Camusso boccia il provvedimento senza possibilità di appello perché “è una legge che aggredisce nuovamente il lavoro pubblico, le condizioni dei lavoratori e la possibilità di contrattazione”.
“Addirittura – sostiene – mette in discussione il decreto sulla stabilizzazione dei precari in discussione al Senato. Una legge, quindi, molto diversa dalle promesse fatte”. Più morbida, almeno per ora, la Cisl. Ma per il 28 ottobre è già stato convocato un incontro delle diverse sigle sindacali per verificare se vi siano le condizioni per una azione unitaria.

Carrozza: serve una nuova valutazione, ma non per individuare buoni e cattivi

da Tecnica della Scuola

Carrozza: serve una nuova valutazione, ma non per individuare buoni e cattivi
di A.G.
Secondo il Ministro il nuovo sistema dovrebbe prevedere un modo per far comunicare Anvur e Invalsi: solo in questo modo è possibile ottenere continuità e coerenza nelle politiche. L’obiettivo non è classificare studenti o personale, ma avere rendicontazione e trasparenza.
Rivedere il sistema di valutazione. Di scuola e università. A sentirne l’esigenza è il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che nel corso del suo intervento a un convegno organizzato dalla Flc-Cgil – proprio sul tema della valutazione nei settori della conoscenza – ha spiegato le ragioni di una revisione importante dell’attuale modello.
“Sono convinta – ha detto il ministro – che l’Anvur (l’Agenzia per la valutazione dell’università e della ricerca) debba essere un’agenzia terza che si occupa dei metodi e a cui va dato un indirizzo. Non è corretto attribuire a un’Agenzia di valutazione il compito di definire obiettivi. E per questo lavorerò”.
Secondo il ministro l’Invalsi (l’Istituto nazionale di valutazione per il sistema scolastici) e Anvur, a parere del ministro, “devono parlarsi”: solo in questo modo è possibile ottenere continuità e coerenza nelle politiche. “Dobbiamo entrare nell’ottica della valutazione delle politiche che adottiamo. La finalità – ha assicurato comunque Carrozza – non è fare una classifica di buoni e cattivi, ma di avere rendicontazione e trasparenza”.
Un tema importante, per il ministro, è quello delle competenze degli studenti. E ha fatto l’esempio di quelli universitari. “lo scopo del sistema – ha detto – è dare una laurea che abbia dietro competenze adeguate. E per questo è bene verificare il livello degli studenti in ingresso e in uscita. L’obiettivo finale è quello di invertire la marginalizzazione dell’Italia, a livello internazionale, nei campi della conoscenza”.

Eurydice: stipendi degli insegnanti in Europa al di sotto del PIL pro capite

da Tecnica della Scuola

Eurydice: stipendi degli insegnanti in Europa al di sotto del PIL pro capite
di Lara La Gatta
Dal confronto tra le retribuzioni dei docenti, i diversi livelli di responsabilità e le varie voci integrative dello stipendio emerge come questa figura professionale sia in molti paesi pagata ancora troppo poco. Servono politiche attive che valorizzino la professione e accrescano la motivazione
La maggioranza degli insegnanti europei percepisce retribuzioni inferiori al PIL pro capite del rispettivo paese, per cui sarebbe necessario attuare al più presto politiche in grado di valorizzare, perché no anche attraverso un’adeguata remunerazione, la professionalità degli insegnanti e ne accrescessero la motivazione.
Il recente studio Eurydice dal titolo “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2012/13”” segue di pochi mesi l’indagine più approfondita della rete Eurydice sulla professione docente, Cifre chiave sugli insegnanti e i capi di istituto in Europa, e analizza, per l’anno scolastico 2012/2013, i seguenti aspetti: gli organi decisionali per la definizione degli stipendi; gli stipendi del settore privato; gli stipendi lordi minimi e massimi stabiliti per legge in rapporto al PIL pro capite; la progressione salariale in funzione dell’anzianità di servizio; le diverse tipologie di indennità e gli organi responsabili dell’assegnazione.
Quello che accomuna quasi tutti i paesi è l’ampliamento della gamma di competenze richieste agli insegnanti, che ora non debbono solo più appunto insegnare, ma devono essere in grado di eseguire una serie di compiti aggiuntivi, come l’utilizzo delle nuove tecnologie, lavorare in team  assistere l’integrazione dei bambini con bisogni educativi speciali, e partecipare anche alla gestione della scuola.
Allo stesso tempo, il settore dell’istruzione è sempre più in concorrenza con il mondo del lavoro per attrarre i migliori giovani laureati qualificati. Stipendi e condizioni di lavoro dovrebbero dunque essere competitivi per far sì che i giovani qualificati siano attratti dalla professione e per fare questo dovrebbero essere attivate politiche riguardanti proprio il guadagno dei docenti. Cosa che attualmente non avviene in gran parte dei paesi della rete Eurydice, dove dal 2009 le retribuzioni degli insegnanti in termini di potere d’acquisto hanno subito una battuta di arresto, se non addirittura un arretramento per via della crisi economica, con il blocco degli stipendi, com’è avvenuto in Italia.

Dl istruzione, l’esame in aula potrebbe slittare a giovedì

da Tecnica della Scuola

Dl istruzione, l’esame in aula potrebbe slittare a giovedì
di P.A.
Ancora un rinvio per la discussione in Aula del Dl Istruzione. Oggi conferenza stampa del Pdl-Fi sugli emendamenti presentati: relatore Galan, il presidente della Commissione cultura al Senato
L’Ufficio di presidenza della commissione Cultura della Camera, dove il decreto è in esame in sede referente, ha infatti richiesto che il provvedimento sia esaminato dall’Assemblea giovedì 24 e non più martedì 22. 

 Si tratta del secondo rinvio nell’arco di pochi giorni dovuto al fatto che lunedì approderà in Aula il Dl P.A e alla mole di emendamenti che restano da esaminare. 

Prosegue nel frattempo il voto degli emendamenti. Nella riunione di ieri sera le votazioni hanno riguardato gli artt. 3 e 4 relativi rispettivamente a ‘Borse di studio per l’alta formazione artistica musicale e coreutica’ e alla ‘Tutela della salute nelle scuole’. Accantonati invece gli emendamenti all’art. 2 sul ‘Diritto allo studio’ in attesa che il Governo trasmetta la legge di Stabilità. Contestualmente oggi si è tenuta una conferenza stampa di presentazione degli emendamenti presentati dal PDL-FI al “Dl 104/13 Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca” di cui è relatore l’on.le Giancarlo Galan, presidente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati. Presenti i componenti PDL-FI della VII Commissione: on.le Elena Centemero, responsabile nazionale Scuola, Università e Ricerca, on.le Giovanna Petrenga, on.le Giorgio Lainati, on.le Antonio Palmieri e on.le Piero Longo. Durante l’incontro, il presidente Giancarlo Galan, relatore del decreto, ha illustrato le sue proposte emendative, tra cui la previsione di una copertura economica alternativa all’aumento delle accise sulla birra e sui prodotti alcolici intermedi prevista dal decreto, e la possibilità di immatricolazione in sovrannumero per gli studenti che partecipando alle prove d’ingresso per corsi di laurea a numero chiuso rientrerebbero in graduatoria con l’aggiunta del bonus maturità eliminato.

Bloccata anche l’indennità di vacanza contrattuale

da Tecnica della Scuola

Bloccata anche l’indennità di vacanza contrattuale
di R.P.
E ci vorrà più tempo per incassare la liquidazione: 12 mesi anzichè i 6 attuali. Tagli anche sulle risorse per i contratti integrativi. Di CCNL si parlerà solo dal 2018 in poi.
Le prime indiscrezioni confermano che anche il pubblico impiego (e quindi anche la scuola) dovrà dare il proprio contributo alla revisione della spesa prevista dalla legge di stabilità appena varata e in via di perfezionamento. Intanto è confermato che i contratti, sia quelli nazionali sia quelli integrativi, rimarranno al palo fino al termine del 2014. Ma c’è di più: dal 2015 al 2017, quando si potrà parlare di nuovo di contratti, l’importo della indennità di vacanza contrattuale non potrà comunque superare quello in godimento al 31 dicembre 2013. Questo significa che il compenso previsto per il mancato rinnovo dei contratti (pochi spiccioli, per la verità) resterà congelato. Di eventuali aumenti si parlerò, se del caso, a partire dal 2018. Nel concreto questo significa che una bella fetta di dipendenti della scuola che si trova ad un passo dalla pensione, non riuscirà più a vedere il nuovo contratto, con evidenti ripercussioni sul trattamento pensionistico e sulla liquidazione. E, a proposito di liquidazione, va anche detto che d’ora in poi per poterla incassare bisognerà attendere 12 mesi e non 6 come avviene ora. Ma la legge prevede anche una stretta sulle ore di straordinario; le spese per questa voce saranno ridotte del 10% e sembra di capire che per la scuola questo si tradurrà, di fatto, in una ulteriore riduzione delle risorse destinate al fondo di istituto. Si parla anche di un blocco del turn over che però non dovrebbe riguardare la scuola: ma – come si dice in questi casi – il condizionale è d’obbligo perché la regola è ormai quella del “mai dire mai”.

Usb, Cobas, Cub, Usi, Unicobas, Sisa, OrsaScuola verso lo sciopero generale del 18 ottobre

da Tecnica della Scuola

Usb, Cobas, Cub, Usi, Unicobas, Sisa, OrsaScuola verso lo sciopero generale del 18 ottobre
di Aldo Domenico Ficara
Usb, Cobas, Cub, Usi, Unicobas, Orsa Scuola si ritrovano insieme per aver proclamato una intera giornata di sciopero anche nel settore scuola. Allo sciopero del sindacalismo di base aderisce anche il Sindacato indipendente scuola e ambiente,
In particolare USB con un comunicato pubblicato nel proprio sito web rende note le motivazioni dello sciopero. Queste motivazioni sono sintetizzate nei seguenti quattro punti:
1) contro le drastiche ricette del FMI, della BCE e dell’Unione Europea che in nome della stabilità monetaria impongono al nostro paese rovinose politiche sociali; 2) per un serio piano nazionale sull’occupazione basato su opere socialmente necessarie, contro ogni forma di precarietà, per il rilancio qualificato di una pubblica amministrazione al servizio dei cittadini, indipendente da potentati economici e politici, per lo sblocco dei contratti del pubblico impiego e per un rinnovo reale dei contratti del settore privato, per seri aumenti salariali e pensioni adeguate a sostenere una vita dignitosa, per la nazionalizzazione delle aziende strategiche, contro la privatizzazione dei servizi pubblici per un fisco equo che scovi gli evasori e riduca la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti e sulle fasce più deboli della popolazione; 3) per la difesa della scuola, dell’università, della ricerca e della previdenza pubblica, per la regolarizzazione generalizzata di tutti i migranti e l’abolizione della Bossi Fini; 4) per la democrazia sui posti di lavoro.