Comunicato

Comunicato

Grazie ai vari interventi sulla stampa e sui network sociali, alle relazioni intessute con consiglieri comunali di varia appartenenza politica, di maggioranza e di opposizione (gruppo misto, 5 stelle, lista marchini), la presentazione pubblica del Bilancio sociale della sezione del 10 ottobre, la scelta di soci e operatori di partecipare alla manifestazione del 17 ottobre della FISH Lazio sotto la scalinata del Campidoglio, portandosi la nuova maglietta dell’associazione, oggi AIPD Roma è stata ricevuta dall’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma Rita Cutini.

La delegazione era formata dal Presidente Celani, il Vicepresidente Colletti e il membro del CdA Bernardini.

L’assessore ha mostrato di apprezzare molto la realtà familiare dell’associazione, in quanto capace di rappresentare con maggiore puntualità le esigenze dei soci. Ha ritenuto importante la presenza in piazza dei soci, per mettere al centro della politica le esigenze della cittadinanza più fragile, spesso non sufficientemente prese in considerazione al momento delle vere scelte di priorità. La situazione del bilancio comunale è disastrosa, anche per il mancato trasferimento da parte statale di un’ingente somma.

In serata il Governo ha varato il decreto legge atteso su Roma Capitale, che dà concrete risposte a buona parte delle esigenze della città. Così la giunta entro ottobre dovrebbe varare la bozza la bozza di bilancio consuntivo e preventivo 2013 e poter operare gli stanziamenti onorando gli impegni delle convenzioni sottoscritte, come le nostre.

Pertanto ha la ragionevole contezza che i nostri servizi e progetti possano essere di nuovo finanziati fino al 31 dicembre 2013.

Rispetto al prossimo anno è più serena, avendo anche dato mandato ai dirigenti del Dipartimento di impostare le attività secondo una programmazione e pianificazione, al fine di garantire, così, maggiori economie, senza interventi emergenziali, generalmente molto onerosi.

Pertanto confermiamo quanto espresso nel precedente comunicato, con la ripresa delle attività sospese a partire dal prossimo 4 novembre, tenuto anche conto delle prossime festività, non appena abbiamo conferma degli stanziamenti e degli impegni di spesa effettivamente realizzati dal dipartimento.

Ci ha chiesto espressamente di ritelefonare e di premere. Cosa che naturalmente faremo.

 

Giampaolo, Luciano, Stefania

Borsa di studio “Fulbright-Roberto Wirth”

METTI LE ALI AI TUOI SOGNI E VOLA ALLA GALLAUDET UNIVERSITY…

…con la borsa di studio “Fulbright-Roberto Wirth” 2014/2015

L’obiettivo della borsa di studio è offrire a giovani laureati sordi la possibilità di specializzarsi in un’area che apporti beneficio ai bambini sordi e sordociechi, in Italia, sul piano psicologico ed educativo.

Se vuoi candidarti, visita il sito web della Commissione Fulbright per gli Scambi Culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti e scarica il bando e la domanda di partecipazione.

DATA DI SCADENZA: 10 GENNAIO 2014

Come richiedere maggiori informazioni:
– Per informazioni sulla compilazione della domanda di partecipazione, contatta il Servizio Informazioni della Commissione Fulbright. Per conoscere sedi e orari clicca qui.

Decreto scuola: emendamenti sull’inserimento in Gae e precari AFAM

Decreto scuola: presentati in aula gli emendamenti Anief sull’inserimento in Gae e precari AFAM

L’emendamento 15.32 Rigoni (PD) e Petrenga (PDL) e 15.203 (Di Lello) risolverebbero il problema dell’inserimento nella terza fascia delle graduatorie del personale abilitato. Il 15.55 (M5S) il problema dell’unificazione della IV fascia alla III per SFP. Il 15.16 (Di Lello) pone chiarezza sulla giurisdizione TAR delle graduatorie e il 15.14 elimina gli unici interventi del legislatore sulla tabella di  valutazione come l’esclusione dei  docenti di ruolo. Il 19.1 e 19.23 (M5S-Di Lello) risolvono l’ambiguità dell’assegnazione dei contratti anche a tempo indeterminato per chi ha insegnato negli AFAM per tre anni ed è inserito nelle graduatorie d’istituto

Comunicazione tra scuola e famiglia: strumenti poco interattivi

Un’indagine dell’Osservatorio Scuola Innovazione che ha coinvolto 420 Dirigenti Scolastici a capo di istituti italiani di ogni ordine e grado.

Comunicazione tra scuola e famiglia: gli istituti sembrano consapevoli dell’importanza del digitale ma ancora prediligono strumenti poco interattivi

Il 66% vede positivamente l’impatto della comunicazione digitale con le famiglie perché avvicina genitori e docenti (32%) e aiuta a fornire maggiore chiarezza (34%).

Gli intervistati dichiarano di ricevere da parte delle famiglie richieste di maggiore interazione (32%) e maggiore puntualità nelle informazioni (30%).

Tuttavia è ancora eccessivo l’uso della carta e la comunicazione digitale è limitata al sito web della scuola (48%) e alle email (40%).

Bologna, 29 ottobre 2013 – Kion, società del CINECA specializzata in Tecnologia per la Didattica, presenta i risultati di un’indagine sul tema della comunicazione tra Scuola e Famiglie condotta dall’Osservatorio Scuola Innovazione (OSI), istituito dall’azienda con l’obiettivo di monitorare e analizzare ambiti e implicazioni dell’adozione delle moderne tecnologie nel mondo della Scuola.

L’indagine, realizzata dalla società Glik, è stata effettuata interrogando 420 dirigenti scolastici a capo di istituti di ogni ordine e grado distribuiti in tutta Italia.

Quasi tutti i dirigenti (97%) affermano di essere al corrente della Legge n° 135/2012 che prevede, oltre all’obbligo di introduzione del registro elettronico, anche l’invio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico per l’anno 2013/2014.
D’altronde i risultati rivelano la consapevolezza, da parte degli intervistati, dell’impatto positivo che la comunicazione digitale può rivestire nell’ambito del rapporto scuola-famiglia, contribuendo ad “avvicinare docenti e genitori” (secondo il 32%) o a “fare maggiore chiarezza” (34%).

Tuttavia, accanto alla persistenza di modalità di comunicazione “prevalentemente cartacee” (31%), l’uso della tecnologia digitale appare ancora limitato nei mezzi utilizzati e nell’accesso alle potenzialità disponibili.

Infatti, per il 69% degli intervistati che affermano di ricorrere alla “comunicazione digitale” (il 46% insieme alla carta, il 23% in “modo prevalente”), ciò si traduce soprattutto nell’utilizzo del sito web della scuola (48%) e della posta elettronica (40%), con percentuali minori per SMS (8%) e gestionali per la scuola (2%).

In sostanza è un approccio definito “digitale” esclusivamente per la natura dei canali utilizzati, ma che resta ancorato a uno schema in cui la scuola è il soggetto “erogatore di comunicazioni” a cui l’utente deve adeguarsi, senza una logica di reciprocità e di personalizzazione che le stesse scuole citano come richieste provenienti dalle famiglie.
I dirigenti intervistati, infatti, affermano di ricevere dalle famiglie richieste generali di “maggiore interazione” (32%) e di “maggiore puntualità” (30%) nella comunicazione da parte della scuola, e in modo specifico il desiderio di ricevere “comunicazioni digitali” su aspetti organizzativi (36%) o relativi alla carriera dello studente, come assenze, voti e rendimento (36%).

“Appare evidente – commenta Vittorio Ravaioli, amministratore delegato di Kion – che tanto le scuole quanto le famiglie sono favorevoli al cambiamento e a fare uso della tecnologia digitale per una gestione più dinamica e interattiva delle loro relazioni reciproche, cosa che fra l’altro avrebbe un forte impatto sulla dematerializzazione e, quindi, sui costi. Sta a tutte le parti in causa, soprattutto Istituzioni e operatori di mercato, rendere accessibili soluzioni digitali appropriate e stimolare il loro utilizzo efficace”.

Ad esempio diversi istituti in Italia hanno già adottato la soluzione Didanet di Kion, un’innovativa piattaforma tecnologica di collaborazione completamente “cloud” dedicata a docenti, personale amministrativo e famiglie. Queste ultime, oltre a prendere visione della didattica svolta, possono interagire in modalità “social” con tutta la comunità scolastica. Il tutto con una forte componente di sicurezza garantita da un sistema di cifratura SSL, lo stesso utilizzato dalle Banche di tutto il mondo, che protegge i dati da rischi di violazione e manipolazione.

Osservatorio Scuola Innovazione

L’Osservatorio Scuola Innovazione (OSI) è stato istituito su iniziativa di Kion con l’obiettivo di monitorare e analizzare, attraverso indagini specifiche, ambiti e implicazioni relative all’adozione delle moderne tecnologie nel mondo della Scuola. L’attività dell’OSI si avvale del contributo di un Comitato Scientifico appositamente costituito e al quale hanno finora aderito Valentina Aprea, Assessore all’Istruzione Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, Cesare Contarini, Rettore e Preside dell’Istituto Vescovile Barbarigo (Padova), Stefano Fava, Dirigente presso l’Istituto Pininfarina (Moncalieri), Carmelo Febbe, Direttore Servizi Generali e Amministrativi dell’Istituto Artistico G. De Fabris (Nove), Lamberto Montanari, Presidente Emilia ANP (Associazione Nazionale Presidi), Mario Rusconi, Vice Presidente Nazionale ANP, Elena Ugolini, Preside del Liceo Malpighi (Bologna) e già Sottosegretario all’Istruzione del Governo Monti, e Giovanni Zen, Dirigente presso il Liceo Brocchi (Bassano del Grappa).

Kion

Kion è un’azienda creata nel 2001, posseduta al 100% da CINECA, Consorzio Interuniversitario senza scopo di lucro, formato da 68 Università italiane, dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Kion è una software factory nata per la progettazione e la realizzazione di applicazioni e soluzioni a valore aggiunto nel campo dei sistemi informativi per le università, per la scuola e opera in particolare nell’area dell’amministrazione e della didattica e dei servizi per gli studenti e i docenti.
KION occupa più di 160 addetti ed è presente nelle sedi di Bologna, Roma, Milano e Napoli in Italia, oltre che in Turchia e in Albania. Le soluzioni KION sono utilizzate da oltre il 70% delle università italiane, a da circa 1.300.000 studenti.

Non puoi mettere gli studenti al primo posto se metti gli insegnanti all’ultimo

La sintesi dell’intervento di Massimo Di Menna

Riunione congiunta dei sindacati scuola

Non puoi mettere gli studenti al primo posto se metti gli insegnanti all’ultimo – è richiamo al Governo di Massimo Di Menna nel suo intervento alla riunione congiunta dei sindacati scuola che si è svolta questa mattina a Roma.

Bisogna fare due cose semplici: modernizzare il nostro sistema di istruzione e valorizzare il lavoro.
Sono quelle che ci chiede l’Europa: va accettata e resa concreta la sfida europea per la qualità dell’istruzione spostando risorse da sprechi privilegi a favore della scuola pubblica.

La qualità dell’istruzione si ottiene innalzando il rapporto tra spesa per istruzione e Pil (in Italia è al 4,7% in Europa la media è del 5,4%) che riproporzionino la spesa per istruzione rispetto alla spesa pubblica totale (in Italia si spende il 9,1%, in Europa il 10,8%).

Il sapere e il lavoro delle persone sono la maggiore ricchezza che ha il nostro Paese.
Sul lavoro c’è un eccessivo carico fiscale.  Sulla scuola serve un cambiamento che ne rilanci la centralità.
Le retribuzioni italiane sono più basse della media europea. Il nostro spread delle retribuzioni parte dai 4 mila euro di inizio carriera per arrivare ai 10 mila di fine carriera.

E’ il contratto la via per nuove politiche retributive che diano valore alle professionalità della scuola.
Non possono essere prese decisioni in modo unilaterale. Bloccare il contratto per decreto significa trattare le persone come sudditi. Simili scelte ci trovano assolutamente contrari.

Va dato valore al lavoro che si fa ogni giorno nelle scuole – aggiunge il segretario generale della Uil Scuola.
invece si è scelto di bloccare il contratto e di tagliare  300 milioni di euro.

La riunione di oggi, con tutti e cinque i sindacati scuola ha rappresentato la voce di 900 mila persone che ogni giorno lavorano nella scuola, la fanno funzionare, le danno qualità. Al Governo chiediamo un cambio di passo, eviti di scontrarsi con il mondo della scuola. Ci convochi e troveremo le soluzioni.

La nostra protesta è contro la doppia penalizzazione, inaccettabile: blocco del contratto e degli scatti.
Di fatto il Governo ha prelevato 300 milioni di euro dalle retribuzioni, ha ridotto quindi gli stipendi, bloccando il nuovo contratto e facendo un prelievo su quello vigente.
Vanno rapidamente pagati gli scatti per il 2012 e date le risorse del Fondo alle scuole che debbono poter programmare. Il ministero smetta di rinviare.

Dopo questa giornata ci attendiamo una risposta dal Governo che deve passare dalle parole ai fatti. Noi continueremo a premere con le nostre ragioni:  una manifestazione a Roma il 30 novembre ed ulteriori iniziative compreso, se necessario, lo sciopero. Il nostro obiettivo è avere risposte positive.

Emendamento 17.31. al Decreto Legge 104/2013

Agli onorevoli componenti la VII Commissione permanente
CAMERA DEI DEPUTATI
Palazzo Montecitorio
00186 Roma

Oggetto: emendamento 17.31. al Decreto Legge 104/2013.

Questa Organizzazione, la più rappresentativa dei Dirigenti delle istituzioni scolastiche, apprende con sorpresa dell’approvazione in Commissione di un emendamento (17.31) volto a consentire l’accesso alla dirigenza scolastica, con procedure riservate variamente modulate, a una molteplicità di aspiranti, al di fuori dell’ordinario percorso concorsuale.
Osserva preliminarmente che tale iniziativa si colloca in radicale contraddizione concettuale e politica con la ratio di base dell’art. 17 del Decreto, intesa a risolvere i problemi di organico della dirigenza scolastica attraverso la cadenza annuale delle procedure di reclutamento, affidate alla Scuola Nazionale di Amministrazione.
Tale previsione costituisce – ad avviso della scrivente Organizzazione – la strada maestra da seguire, in quanto conforme alla Costituzione ed all’interesse della scuola pubblica. E’ evidente invece che istituire tre distinte procedure concorsuali, con prove scritte ed orali, che dovrebbero servire a recuperare aspiranti di precedenti percorsi ormai esauriti, avrà come risultato quello di allungare i tempi e non di accorciarli. Tanto più che ogni prova porta con sé uno strascico di contenzioso, che allunga i tempi e rende sempre provvisorio l’esito.
Non è nostra intenzione entrare nel merito della fondatezza degli interessi individuali sottostanti alle diverse posizioni, che rispettiamo. Vorremmo che – almeno per una volta e data la delicatezza della materia – il criterio guida fosse quello dell’interesse pubblico e non di quelli di singole categorie, pur meritevoli in astratto di considerazione. E l’interesse pubblico è quello di avere, nel più breve tempo possibile, dirigenti scolastici assunti pleno jure con procedure trasparenti ed ordinarie, non all’insegna delle più varie emergenze, presenti e passate.
La logica del concorso e del merito – che noi da sempre sosteniamo – è diversa da quella del semplice accertamento dei requisiti minimi per l’esercizio di una professione: è quella della scelta, fra coloro che ne sono in possesso, dei più qualificati, a maggior ragione per le posizioni apicali. A consentire una seconda opportunità dev’essere la regolarità nell’indizione e nell’espletamento dei concorsi, non il recupero all’infinito delle situazioni insolute in quelli precedenti.
Neppure si può trascurare che il più recente concorso, quello del 2011, è tutt’ora aperto in diverse regioni: cambiare le regole a partita in corso rischia di generare ulteriore contenzioso e comunque risulta contrario alla credibilità ed al prestigio della Pubblica Amministrazione.
Né si può sottovalutare l’effetto deflagrante che una delle ipotesi di ripescaggio dell’emendamento 17.31. avrà su ogni futura procedura: l’ammettere a beneficiare di un percorso riservato coloro che hanno un contenzioso aperto, a prescindere dalla natura delle relative rivendicazioni, costituisce un messaggio ambiguo e pericoloso. In futuro, nessuno accetterà più un risultato sfavorevole: tutti promuoveranno e sosterranno qualunque ricorso possibile, nell’attesa di una sanatoria.
Noi crediamo che la scuola italiana meriti di meglio e crediamo che i suoi dirigenti non vogliano essere considerati beneficiari di una sistemazione purchessia. La loro funzione si fonda su un presupposto di competenza e di merito che li abilita alla guida delle rispettive scuole. Approdarvi per vie secondarie ne compromette il prestigio ed in definitiva la possibilità di costituire un punto di riferimento professionale e deontologico per il rimanente personale.
E’ per questi motivi che, nella doverosa distinzione dei ruoli istituzionali, chiediamo a voi, Onorevoli Deputati della VII Commissione, una seconda valutazione del merito di quell’emendamento e degli altri simili che sono stati presentati ed il loro stralcio dal testo che approderà in aula. Se non vi fossero i tempi tecnici per intervenire prima della discussione in Assemblea, vi chiediamo di intervenire in quella sede per rimuovere quello che ai nostri occhi appare come un autentico infortunio per la scuola e per la categoria dei dirigenti prima che per l’attività legislativa.
E’ gradita l’occasione per formulare i migliori auguri di buon lavoro.

Giorgio Rembado
Presidente nazionale Anp

SOSTEGNO: TUTELARE ANCHE I PRECARI NELLA SPECIALIZZAZIONE

SOSTEGNO, GILDA: TUTELARE ANCHE I PRECARI NELLA SPECIALIZZAZIONE

Istituire una procedura riservata per poter accedere ai corsi di specializzazione per il sostegno o, in subordine, riconoscere nei corsi ordinari una precedenza a chi già da anni insegna in questo ambito. E’ la richiesta avanzata al ministero dell’Istruzione dalla Gilda degli Insegnanti per i docenti a tempo determinato, abilitati e inseriti nelle graduatorie a esaurimento, che da molti  anni insegnano quasi esclusivamente  sul sostegno pur non avendo il titolo di specializzazione.

“Questi insegnanti, un nutrito gruppo dei quali presta servizio nella scuola primaria, – spiega la Gilda – hanno maturato una notevole esperienza nelle problematiche della disabilità, sopperendo all’insufficienza di docenti di sostegno specializzati. Nonostante ciò, per loro non è prevista alcuna forma di tutela come invece accade con i docenti a tempo indeterminato in esubero per i quali si attivano le procedure di riconversione. I precari hanno soltanto la possibilità di accedere ai corsi ordinari, passando attraverso l’imbuto dei pochi posti disponibili. Quelli che resteranno fuori – conclude la Gilda – saranno scavalcati dai neolaureati ‘sfornati’ dalle università, e già provvisti di tale specializzazione, ma senza alcuna esperienza acquisita sul campo”.

Documento conclusivo Assemblea nazionale

ASSEMBLEA NAZIONALE
Tivoli, 28-30 ottobre 2013
Documento conclusivo

L’Assemblea Nazionale della Cisl Scuola, riunita a Tivoli nei giorni 28-30 ottobre 2013, udita la relazione del segretario generale Francesco Scrima la approva, unitamente ai contributi emersi dal dibattito.
L’Assemblea fa propri gli obiettivi della mobilitazione avviata dalle Confederazioni per ottenere modifiche alla legge di stabilità, in direzione di una più consistente attenuazione del carico fiscale sul lavoro dipendente e le pensioni, anche per un indispensabile rilancio dei consumi, e di una rimozione degli interventi penalizzanti a carico del lavoro pubblico. Le risorse necessarie ad assicurare i saldi di bilancio vanno reperite anzitutto attraverso l’abbattimento dei costi delle amministrazioni; i dati attestano che non sono le dotazioni organiche e le retribuzioni del personale la causa di una lievitazione della spesa pubblica, sulla quale incidono invece le diseconomie, gli sprechi e l’ipertrofia dei nostri livelli istituzionali e amministrativi. Le macroscopiche disuguaglianze che si registrano in termini di ricchezza posseduta, e il crescente numero di famiglie il cui reddito è sempre più prossimo alla soglia di povertà, rendono socialmente ed eticamente doveroso e urgente un intervento di tassazione delle alte rendite finanziarie, in misura corrispondente a quanto avviene nella maggioranza degli altri paesi.
Il carattere pienamente sindacale della mobilitazione, finalizzata al perseguimento di precisi obiettivi e non a una mera espressione di protesta, è anche un contributo alla serietà e alla dignità del dibattito politico, che esclude ogni confusione e ogni strumentalizzazione da parte di chi persegue irresponsabilmente obiettivi di destabilizzazione.
L’Assemblea Nazionale prende atto positivamente dell’iniziativa assunta in modo unitario dai sindacati scuola, le cui motivazioni e finalità si riassumono nel documento approvato dagli esecutivi nazionali del 28 ottobre, che l’Organizzazione è chiamata a sostenere ad ogni livello, attraverso azioni condotte nei territori in preparazione della manifestazione nazionale del 30 novembre prossimo.
Investire sulla conoscenza, come fattore di promozione della crescita del sistema paese, non può rimanere una pura dichiarazione di intenti, deve tradursi in precise scelte a livello di governo e di intervento legislativo. Se in questi termini si esprimono anche autorevoli osservatori rigorosamente vigili rispetto alle condizioni economico-finanziarie del paese, vuol dire che l’avvio di un serio confronto per rilanciare il settore dell’istruzione e della formazione non solo è possibile, ma è indispensabile.
Dare alle scuole le risorse necessarie al loro funzionamento, sia in termini finanziari che di organico, è il primo passo per consentire un’efficace organizzazione del servizio; va posto rimedio con urgenza alla situazione di grave deprivazione e disagio che la scuola pubblica nel suo complesso vive da tempo, con tratti di vera e propria emergenza per chi lavora nella paritaria e nella formazione professionale. A tal fine va data continuità, attraverso i necessari interventi legislativi, ad una politica di stabilizzazione del lavoro cui l’azione della Cisl Scuola ha dato un impulso decisivo.
Anche il contratto, per l’intreccio che lega fra loro qualità del servizio, organizzazione del lavoro e professionalità, costituisce un passaggio fondamentale per una strategia che voglia puntare al rafforzamento del sistema pubblico di istruzione e alla sua valorizzazione. È questa la ragione che spinge la Cisl, sindacato della contrattazione, a rivendicare l’apertura di un confronto negoziale – sia sulla parte normativa che su quella economica – in cui la crescita di qualità del sistema di istruzione e formazione sia assunta da tutti come obiettivo condiviso, nell’ambito della più generale azione di rinnovamento dei pubblici servizi che la Cisl persegue in un’ottica di riconoscimento del valore del lavoro pubblico.
La consapevolezza che il mondo della produzione e del lavoro sta vivendo una stagione di profondi e rapidi cambiamenti impegna anche la scuola ad uno sforzo di innovazione che va sostenuto in modo adeguato tanto sul piano dell’azione di governo e dell’attenzione sociale, quanto su quello, altrettanto essenziale, della disponibilità e capacità del corpo professionale ad esserne attivo protagonista. Non è per noi una consapevolezza nuova, essa accompagna da sempre il nostro cammino, in coerenza con i tratti che definiscono la nostra identità, i nostri valori, la nostra strategia. Ora, in una stagione di così profondo rinnovamento, si richiede a tutti di assumere un impegno straordinario: intraprendere un percorso che traguardi, attraverso una fase di intenso dialogo sociale, l’approdo ad una vera e propria costituente per la scuola.
(Approvato all’unanimità)

Supplenze brevi: ci risiamo, ancora una volta docenti senza stipendio!

Supplenze brevi: ci risiamo, ancora una volta docenti senza stipendio!

 

 

Anche quest’anno al personale incaricato per le supplenze brevi non viene corrisposta la retribuzione a fronte di regolare servizio svolto. Si tratta di una situazione intollerabile che deve essere risolta una volta per tutte. ANIEF mette a disposizione gratuitamente un modello di diffida.

 

Ancora una volta il diritto alla retribuzione dei supplenti brevi viene ritardato sine die in modo inaccettabile. Eppure la Costituzione, agli artt. 35 e 36, dispone che “la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni” e che “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto“. Così facendo non solo si infierisce sulle già pessime condizioni economiche e lavorative che i docenti della scuola italiana devono affrontare, ma si assesta un ulteriore colpo alla dignità di questi lavoratori che, ricordiamolo, mettono quotidianamente la loro professionalità  al servizio delle nuove generazioni per garantire il futuro del nostro paese.

 

Per questo, ANIEF ha già provveduto a diffidare il MIUR e i direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali perché si ponga fine, in modo immediato e definitivo, alla ormai consolidata quanto pessima abitudine di considerare opzionale la regolarità dei pagamenti per i supplenti.

 

Ma non basta: poiché quello leso è un diritto dei singoli lavoratori, ANIEF ha predisposto un modello di diffida e messa in mora che il personale interessato dovrà inviare con urgenza alla Ragioneria territoriale di competenza (ufficio pagatore della provincia in cui si svolge o si è svolto il servizio) e alla scuola di servizio.

 

Allo scadere degli 8 gg. di tempo entro cui l’amministrazione dovrà liquidare le somme non corrisposte, il personale interessato dovrà segnalarlo ad ANIEF inviando una mail all’indirizzo stipendi.supplenti@anief.net, al fine di ottenere le istruzioni operative per il recupero forzoso delle somme.

 

Il modello di diffida da inviare

Ricorso 24 punti SSIS

Ricorso 24 punti SSIS: il MIUR non può ignorare la scelta dei docenti abilitati ‘per ambito disciplinare’

 

Nuovo successo ANIEF in tribunale: il Giudice del Lavoro di Trani accoglie il ricorso patrocinato dal nostro sindacato e intima al MIUR l’immediato spostamento dei 24 punti SSIS nella graduatoria d’interesse della nostra iscritta.

 

Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, avvalendosi della stretta collaborazione dei nostri legali sul territorio, ottengono nuovamente ragione contro il MIUR con una sentenza che ribadisce a chiare lettere che i docenti che hanno conseguito un’abilitazione per l’insegnamento di discipline comprese nel medesimo ambito disciplinare possono liberamente decidere in quale classe di concorso far valere il bonus SSIS di 24 punti considerato che tale previsione “appare del tutto ragionevole e coerente con il sistema normativo e regolamentare richiamato”.

 

L’Avv. Michele Ursini, legale di fiducia dell’ANIEF sul territorio, incassa una nuova determinante vittoria per il nostro sindacato e ottiene piena ragione in tribunale con una sentenza dall’assetto impeccabile in cui il Giudice del Lavoro rileva che “nel merito, l’orientamento adottato dall’Amministrazione convenuta, oggi contestato dalla ricorrente, non appare giustificato, […], in assenza di alcun divieto legislativo di spostamento di punteggio per il biennio 2011 – 2014” e soprattutto “atteso che la ricorrente non ha richiesto alcuna migrazione di punteggio da una graduatoria all’altra, bensì la conferma della scelta, compiuta sin dall’inserimento nelle graduatorie, di destinare il punteggio de quo alla graduatoria della classe –omissis-, alla quale l’amministrazione scolastica non ha mai dato seguito”.

 

L’imposizione “d’ufficio” operata dal MIUR della classe di concorso in cui far valere il bonus SSIS di 24 punti, dunque, è stata nuovamente giudicata non in linea con l’assetto normativo e regolamentare di riferimento e l’ANIEF ha nuovamente ristabilito, grazie all’intervento attento e mirato dei propri legali, il pieno rispetto dei diritti dei docenti precari pluriabilitati. L’ostinazione protratta negli anni da parte del MIUR, totalmente soccombente in giudizio, è valsa solo a meritare la conseguente condanna alle spese di lite, quantificate in 2.200 Euro oltre accessori.

Tecnologie nuove

Tecnologie nuove

di Umberto Tenuta

Oggi si assiste ad un gran parlare di nuove tecnologie educative da utilizzare nella scuola, ma molto spesso se ne parla in astratto, prescindendo dall’uso che occorre farne, cosa che invece è di estrema rilevanza ai fini della loro scelta: occorre disporre delle tecnologie che meglio contribuiscono a raggiungere le finalità formative che la scuola deve perseguire, sia attraverso la sua gestione amministrativa, sia, e soprattutto, attraverso la sua azione didattica e formativa (o educativa che dir si voglia).

Anche per quanto riguarda la gestione della scuola dal punto di vista amministrativo, non si può prescindere dalle finalità che si vogliono perseguire. Se si vuole rendere più snella e più trasparente la gestione contabile e meramente amministrativa della scuola, i software digitali offrono strumenti più efficaci e più economici di quelli tradizionali.

Al riguardo, vorremmo precisare che, per quanto riguarda gli obblighi amministrativi dei docenti (registrazione delle assenze degli alunni, dei risultati delle valutazioni in itinere e finali, delle programmazioni annuali e trimestrali, dei piani formativi personalizzati dei singoli alunni), risultano estremamente evidenti i vantaggi offerti dalle tecnologie digitali (Word Processor, Fogli di calcolo, Database ecc.).

In particolare, è opportuno precisare che anche le attività programmatorie, le quali impegnano notevolmente i docenti nei tempi extrascolastici, possono essere effettuate in modo più efficace, oltre che più agevole ed economico con gli strumenti digitali.

Tuttavia, ora vogliamo prendere in particolare considerazione la vera e propria attività didattica dei docenti che forse meglio potremmo indicare come attività formativa.  

E, qui, risulta essenziale precisare quali sono le finalità che la scuola ha l’obbligo, ineludibile,  di perseguire, attraverso l’attività rivolta, non solo all’acquisizione di conoscenze, ma anche e soprattutto alla formazione di competenze e di atteggiamenti: sapere, saper fare, saper essere[1].

Al riguardo, occorre primariamente domandarsi se la scuola deve perseguire solo finalità di istruzione o anche, e soprattutto, finalità formative (educative).

Se, come noi siamo convinti, la scuola, e soprattutto la scuola dell’obbligo ovvero, e meglio , la scuola del diritto all’educazione deve perseguire finalità preminentemente formative (educative), allora occorre che tutte le attività che in essa si svolgono, e soprattutto quelle dei docenti, mirino alla piena formazione della personalità dei singoli alunni, e non soltanto all’acquisizione di conoscenze.

Al riguardo, occorre precisare che sono formative, non tanto le conoscenze di cui si viene in possesso, quanto le esperienze effettuate per acquisirle.

Come si è già detto, le finalità della scuola sono costituite dal sapere, dal saper fare e sopratutto dal saper essere, cioè dalle conoscenze, dalle competenze e dagli atteggiamenti.

Se la scuola, tutte le scuole, ma soprattutto la scuola dell’obbligo, deve perseguire finalità preminentemente formative, i docenti, anziché insegnare[2] ovvero fare lezioni (etimologicamente, leggere i libri di testo, dal latino lego, leggere), debbono organizzare situazioni di apprendimento che vedano gli studenti impegnati a riscoprire (reinventare)[3] le conoscenze e, attraverso tale impegno, a costruire le loro capacità (saper leggere, saper scrivere, saper comporre, saper contare, saper calcolare, sapere far ragionamenti logici, saper leggere e comprendere il passaggio geografico, saper comprendere gli eventi storici ecc.) ed i relativi atteggiamenti.

Pertanto, la scuola si trasforma, da aula per fare lezioni e banchi per stare seduti ad ascoltare, in laboratorio, nel quale gli alunni possono fare esperienze linguistiche, storiche, matematiche, geografiche ecc[4].

In tale prospettiva, gli strumenti didattici debbono essere utilizzati, anziché dai docenti per fare lezioni verbali −magari con l’ausilio delle lavagne di ardesia o di plastica, con il proiettore, le lim eccetera−, dagli alunni nel banco a due piazze di berlingueriana memoria[5] o, meglio, da gruppi di alunni seduti intorno a tavoli per effettuare esperienze con materiali concreti, virtuali, iconici e simbolici[6].

Per quanto riguarda tali attività, si rinvia ai saggi pubblicati dallo scrivente, in particolare nelle seguenti riviste digitali: www.edscuola.it/dida.html e www.rivistadidattica.com

In questa sede precisiamo che riteniamo un grande errore aver fornito e continuare a fornire le scuole delle lavagne interattive multimediali (LIM) e di personal computer per i docenti, anziché fornire i singoli alunni o gruppi di tre/quattro alunni di notebook[7] o, meglio, di tablet[8].

Se e vero che l’apprendimento si attua attraverso esperienze concrete, virtuali, iconiche, simboliche[9], non bastano i libri, ma occorrono anche e soprattutto gli strumenti concreti, virtuali iconici e simbolici.

In primis, vengono i materiali didattici concreti, da quelli comuni, non strutturati, a quelli strutturati.

Poi, ma solo poi, possono essere utilizzati quelli virtuali ed iconici, infine quelli simbolici[10].

Forse, l’errore che oggi si commette è quello di ritenere che nell’attività didattica la realtà virtuale[11] possa sostituire quella reale e che, quindi, le tecnologie digitali possano prescindere dal previo utilizzo delle tecnologie concrete, sostituendosi ai materiali concreti, strutturati e non strutturati (dalle cianfrusaglie agazziane[12] ai materiali strutturati della Montessori[13] ecc.).

In tal senso, nella scuola, soprattutto nella scuola dell’infanzia, della fanciullezza ed anche dell’adolescenza, debbono essere presenti innanzitutto i materiali concreti, poi quelli virtuali che li sostituiscano consentendo, a differenza dai materiali iconici, le stesse operazioni che si fanno con i materiali concreti.

Si obietterà che risulta estremamente oneroso fornire gli alunni di tali materiali.

Al riguardo, precisiamo che, se questa è la strategia più valida per consentire ai singoli alunni di realizzare la loro piena formazione, attraverso l’acquisizione delle conoscenze, delle capacità e degli atteggiamenti relativi alle singole dimensioni della loro personalità, allora non esistono alibi di alcuna natura, perché sarebbe come dire che, siccome la guarigione delle malattie risulta estremamente costosa, non si creano ospedali e case di cura.

Ma, forse, il costo di una scuola siffatta non differisce granché da quello di una scuola con aule dotate di banchi, cattedra, lavagne anche multimediali, cartelloni, libri di testo ecc.

Su tale problematica ci riserviamo di fornire, in un successivo saggio, alcune proposte che possono ridurre notevolmente le spese complessive per la scuola, senza che essa venga meno alle sue ineludibili  finalità formative, le quali, sia detto per inciso, nelle società primitive venivano perseguite nel contesto sociale, attraverso le esperienze che i giovani vivevano accanto agli adulti.

Si dirà che la situazione è cambiata in un contesto sociale come quello odierno, contrassegnato da saperi molto evoluti.

Ciò è vero, ma non bisogna mai dimenticare che il sapere, il saper fare ed il saper essere non possono essere trasmessi dai docenti, ma debbono essere acquisiti dagli studenti attraverso adeguate esperienze personali.

E questo, peraltro, vale soprattutto in una civiltà in rapida trasformazione qual è quella attuale[14].

In sostanza, riteniamo che l’utilizzazione delle nuove tecnologie digitali non può essere disattesa, sopratutto nella società contemporanea, nella quale si richiede a tutti i cittadini, e non solo ad una minoranza, come nella scuola estremamente selettiva del passato, un elevato livello di conoscenze e soprattutto di competenze e di atteggiamenti di carattere generale e specifico da parte di tutti i suoi studenti[15].

Pertanto, oggi la scuola deve far ricorso alle più aggiornate strategie di apprendimento, incentrando la sua attività, più che sulle lezioni dei docenti −che purtroppo ancora oggi, almeno in Italia, continuano a risultare preminenti− sulle attività di apprendimento degli alunni, da realizzare in forma di cooperative learning e di problem solving[16], cambiando finalmente la sua organizzazione.

Alle aule, che traggono la loro origine dalle cattedrali medievali, nelle quali il pontifix sta sulla cattedra e legge i testi sacri ai fedeli, seduti sui banchi a sei/otto posti che si ritrovavano nelle nostre aule scolastiche fino ai primi decenni del XX secolo, quando furono sostituiti dai banchi a due posti.

Purtroppo, le file dei banchi o tavolinetti a due  posti costituiscono ancora la più diffusa organizzazione delle scuole: gli insegnanti, seduti sulla cattedre, presentano i contenuti delle loro lezioni in forma orale, eventualmente integrandole con presentazioni grafiche sulle lavagne di ardesia o sulle LIM, mentre gli alunni restano seduti dietro i tavolinetti, a due a due, con obbligo di ascoltare in silenzio e di consolidare poi le lezioni sui libri di testo che molto spesso costituiscono l’unico sussidio didattico di cui gli alunni sono forniti, oltre agli eventuali appunti presi durante la lezione.

In un suo saggio, lo scrivente aveva auspicato che i docenti consentissero agli alunni di videoregistrare le lezioni, in modo da poterle rivedere  a casa, ma le esperienze in merito riguardano solo alcune scuole di secondo grado o università degli studi.

Certamente, le videoregistrazioni effettuate dalle scuole o dagli studenti potrebbero costituire un valido strumento di valutazione formativa delle scuole ed il Miur dovrebbe favorirle, magari con opportuni incentivi[17].

Il discorso pedagogico e didattico più aggiornato dimostra che l’attuale impostazione didattica, fondata sulle lezioni e sui libri di testo, consente solo ad una minoranza di studenti di raggiungere i livelli di formazione che si richiedono in una civiltà avanzata ed in rapida trasformazione, qual è quella contemporanea.

Tuttavia il rinnovamento dell’impostazione dell’azione educativo-didattica costituisce un impegno che non può essere disatteso, perché da esso dipende il benessere dei cittadini da tutti i punti di vista, da quello sociale a quello economico, da quello civile a quello personale.

Le tecnologie educative digitali, così come quelle concrete, comuni e strutturate, non possono non entrare nella scuola che la società globale richiede.

Ovviamente, quello che maggiormente importa è l’utilizzo che di esse occorre fare in un’attività educativa e didattica fondata prevalentemente sul lavoro di gruppo degli alunni impegnati in attività di ricerca/riscoperta/invenzione, che richiede materiali concreti, virtuali, iconici e simbolici, oggi presenti solo in alcune scuole di avanguardia, dalle quali la scuola italiana è abissalmente lontana, con gravi danni sul benessere dei cittadini, sulla vita sociale, civile e politica, nonché sull’economia..

Ma questo è un altro problema, peraltro non secondario, da affrontare adeguatamente da tutti i punti di vista, ove la scuola italiana non voglia continuare a rimanere inadeguata ai compiti formativi ai quali essa è chiamata a dare risposte adeguate, così come prevede l’art. 1 del D.P.R. 275/1999: <<L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento>> (Art 1.2).

Viene da dire, col Sommo Poeta (Purgatorio, XVI): “le leggi son, ma chi pon mano ad esse”!



[1] In merito cfr.CRESSON, E., Insegnare ad apprendere. Verso la società conoscitiva, Libro bianco su istruzione e formazione, Lussemburgo, Commissione Europea. 1995; TENUTA U., I contenuti essenziali per la formazione di base: homo patiens, habilis, sapiens, in Rivista dell’istruzione, Maggioli, Rimini, 1998, N. 5; TENUTA U., Verificare le conoscenze essenziali, ma soprattutto le capacità ed anche gli atteggiamenti, in Rivista dell’istruzione, Maggioli, Rimini, 2002, n. 4; TENUTA U., Atteggiamenti: non solo conoscenze, non solo capacità, Il Dirigente scolastico, ScuolaSNALS, Roma, gennaio 2002; TENUTA U., Conoscenze Capacità Atteggiamenti; TENUTA U., Obiettivi Formativi da raggiungere; TENUTA U.,Obiettivi Formativi e Competenze; TENUTA U., Obiettivi Specifici di apprendimento; TENUTA U., Obiettivi: come districarsi?,nel sito Http://www.edscuola.com/dida.html.

[2] In merito cfr.: UMBERTO TENUTA, Insegnare ed apprendere, in www.rivistadigitale.com: <<Lezione è sinonimo di insegnare, e l’insegnante¸ secondo l’etimologia, è colui che “incide, imprime dei segni (nella mente)”, in quanto la parola insegnare è composta da in- (intensivo) e da signare nel senso di “mostrare, spiegare”>>. Appare evidente il collegamento stretto di tali concetti con la psicologia empiristica che concepiva la mente dell’alunno come una tabula rasa, sulla quale l’insegnante andava a incidere i segni (in-signare). Oggi non v’è chi non veda che si tratta di una visione dell’insegnare completamente superata, nel momento in cui universalmente si riconosce che l’insegnante non può imprimere le conoscenze nella mente degli alunni, come pure si prevedeva nei Programmi didattici del 1867 (<<Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole>> www.edscuola.it/archivio/didattica/apprendimento). (vedi: LOMBARDI F.M., I Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50).

[3] Ibidem..

[4] Ibidem

[5] In  ItaliaOggi, N. 056  pag. 46, del 7/3/2000 | : <<Il ministro Berlinguer spinge per una forte informatizzazione degli istituti.C’è un banco a due piazze nel futuro delle tecno-aule Per lo studente italiano si affaccia l’era del banco a due piazze. L’idea, suggerita dal ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer nel corso di un convegno su ´L’Italia e il progetto e-Europe’, prevede la stretta interazione tra libro e tastiera, indissolubilmente legati fra loro […]>>.

[6] In merito  cfr.: UMBERTO TENUTA, Computer in ogni aula con i kit mobili, (http://www.edscuola.it/archivio/didattica/pcinaula.html )

[7] Ibidem

[8] Ibidem

[9] In merito cfr.: Sintesi didattica: dalle lezioni alle unità di apprendimento
di Umberto Tenuta , in www.rivistadidattica.com

[10] In merito cfr: Umberto Tenuta, Docente – analisi dell’ attività docente, in www.rivistadidattica.com

[11] Umberto Tenuta Quarta rappresentazione: rappresentazione virtuale (http://www.rivistadidattica.com/metodologia/metodologie_60.htm )

[12] In merito cfr.: AGAZZI R., Come intendo il museo didattico, La Scuola, Brescia, 1968.

[13] In merito  cfr.: MONTESSORI M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2000

[14] In merito, cfr.: Kilpatrick W. H., Educazione per una civiltà in cammino, La Nuova Italia, Firenze, 1962.

[15] Riteniamo opportuno anche un cambiamento terminologico, sostituendo ai termini alunni o, peggio, scolari, il termine studenti. In merito, è appena il caso di precisare che la parola Studente deriva dalla parola studium che in latino significa anchepassione, desiderio, impulso interiore“. Al riguardo, F. Ferrarotti scrive: <<La scuola non sembra in grado di stimolare e far scoprire ai giovani la gioia della lettura, e di riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura>> (Presentazione: FERRAROTTI F., Leggere, leggersi, Donzelli, Roma, 1998).

[16] In merito al Cooperative learning cfr.: JOHNSON, D.W. ET AL., Apprendimento Cooperativo in Classe, Edizioni Erickson, Trento, 1997; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCHERMAGLIO C., Discutendo si impara. Interazione sociale e conoscenza a scuola, NIS, Roma, 1991; PONTECORVO C. (a cura di), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Firenze, 1993; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., (a cura di), I contesti sociali dell’apprendimento. Acquisire co-noscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, LED, Milano, 1995;. LIGORIO M.B., Apprendimento e collaborazione in ambienti di Realtà Virtuale. Teoria, metodi, tecniche ed esperienze, Garamond, Roma 2002

7 In merito al Problem solving cfr.: MOSCONI G., D’URSO V. (a cura di), La soluzione di problemi. Problem-solving, Giunti- Barbèra, Firenze, 1973; KLEINMUNTZ B.(a cura di), Problem solving Ricerche, metodi, teorie, Armando, Roma, 1976; DUNC-KER K., La psicologia del pensiero produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1969; WERTEIMER M., Il pensiero produttivo, Giunti- Barbèra, Firenze, 1965; DORNER D., La soluzione dei problemi come elaborazione dell’informazione, Città Nuova, Roma, 1988. Per la problematica dell’ermeneutica, cfr: GENNARI M., Interpretare l’educazione. Pedagogia, semiotica, ermeneutica, La Scuo-la, Brescia, 1992; MALAVASI P., Tra ermeneutica e pedagogia, La Nuova Italia, Firenze, 1992

[17] In merito, però, siamo scettici, perché l’efficienza delle istituzioni scolastiche comporta degli impegni che difficilmente il MIUR riuscirà ad ottenere dagli operatori scolastici.

Scuola, il decreto legge approda alla Camera, ecco le novità per istituti, atenei e ricerca. In arrivo l’Erasmus in azienda

da Il Sole 24 Ore

Scuola, il decreto legge approda alla Camera, ecco le novità per istituti, atenei e ricerca. In arrivo l’Erasmus in azienda

di Marzio Bartoloni

Il Dl Scuola approda in aula della Camera per la discussione generale. Dopo le dimissioni di Giancarlo Galan da relatore in polemica sul nodo delle coperture del decreto – il pidiellino è contrario a nuove accise su birra e alcolici – a riferire sul provvedimento in assemblea è la democratica Manuela Ghizzoni. Il decreto prevede l’assunzione di 26mila insegnanti di sostegno, un piano triennale per immettere in ruolo 69mila docenti e 16mila Ata, il sostegno al welfare degli studenti e più borse di studio. Una volta licenziato dall’aula della Camera, il Dl – che scade l’11 novembre – passerà al Senato. Diverse le modifiche approvate in commissione Cultura al testo presentato dal ministro Carrozza. Intanto le principali sigle sindacali (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda e Snals-Confsal) hanno annunciato una manifestazione il 30 novembre per chiedere delle modifiche alla legge di stabilità per quanto riguarda la scuola.

Scuola: più contaminazioni tra mondo della scuola e lavoro Nei piani di orientamento e nelle esperienze di tirocinio formativo bisognerà prevedere misure che facciano conoscere «il valore educativo e formativo del lavoro», anche attraverso giornate di formazione in azienda per gli studenti delle superiori, specie degli istituti tecnici e professionali. Un altro emendamento approvato apre anche alla formazione in azienda dei docenti impegnati nelle attività di alternanza scuola-lavoro. All’articolo 8 è stato anche introdotta una modifica che anticipa l’attività di orientamento all’ultimo anno delle medie, oltre agli ultimi due anni delle superiori. Via libera anche a un emendamento sul divieto di fumo esteso alle aree all’aperto di pertinenza delle istituzioni scolastiche statali e paritarie. Tra le altre novità approvate dalla commissione Cultura spicca l’ammorbidimento della mobilità interprovinciale dei professori e l’arrivo, con gradualità, dell’area unica per i docenti di sostegno.

Atenei: torna bonus maturità e arriva Erasmus in azienda Tra le ultime novità c’è l’arrivo dell’Erasmus in azienda per gli studenti universitari e degli Its: sarà attivato in base a una convenzione con singole aziende e gruppi di aziende e garantiranno allo studente un numero di crediti formativi (massimo 60). Torna, poi, il bonus maturità, ma solo per chi ha partecipato alla tornata di test d’ingresso dello scorso settembre. Un emendamento approvato in commissione reintegra infatti per quest’anno il pacchetto di punti extra (da 1 a 10) da aggiungere a quelli ottenuti nei test d’ingresso alle facoltà a numero programmato, dando così la possibilità – se l’emendamento passerà anche in aula -, di immatricolarsi in sovrannumero a coloro che sono rimasti fuori dalla graduatoria – si parla di 2mila studenti – quando lo scorso 9 settembre con il decreto scuola è stato abrogato il bonus.

Ricerca: agli enti quote premiali in base ai risultati Diverse le modifiche anche agli articoli che riguardano il settore della ricerca. Tra queste, il mantenimento del passaggio parlamentare per le nomine del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) e la ripartizione del Fondo ordinario per gli enti di ricerca sulla base della programmazione strategica e considerando la specifica missione di ogni organismo, tenendo conto, per la distribuzione della quota premiale del Fondo, dei risultati della valutazione della qualità della ricerca condotta dall’Anvur.

Sei condanne, svolta sulla sicurezza a scuola

da Corriere della Sera

Sei condanne,  svolta sulla sicurezza a scuola

La sentenza per  la morte del 17enne Vito  Scafidi al liceo Darwin di Rivoli  in seguito al crollo del soffitto della sua classe

Paolo Conti

Era la mattina del 22 novembre 2008. Vito Scafidi, 17 anni appena compiuti, rientrava dalla ricreazione con i compagni di scuola tra i banchi della 4 G del liceo scientifico statale «Darwin» di Rivoli, alle porte di Torino. Ci fu una raffica di vento. Una porta si chiuse violentemente. Poi uno scricchiolio, il crollo immediato del soffitto. Vito morì sul colpo. Altri diciassette suoi compagni di scuola rimasero feriti. Il suo grande amico Andrea Macrì è tutt’ora su una sedia a rotelle. Tutta questa tragica storia è tornata di attualità. Perché il tribunale di Torino, presieduto dal giudice Luciano Grasso, ha confermato la pena di quattro anni di carcere per Michele Del Mastro, ex funzionario della Provincia, già condannato in primo grado, ha inflitto poi tre anni e quattro mesi a Sergio Moro, ex funzionario della Provincia di Torino, tre a Enrico Marzilli.

Condannati anche tre professori responsabili della sicurezza nell’istituto, Diego Sigot (due anni e due mesi), Paolo Pieri a (due anni e sei mesi, Fulvio Trucano  (due anni e nove mesi). L’accusa era di disastro, omicidio e lesioni colpose. Massimo Masino, ex funzionario della provincia, è stato assolto. Una facile retorica impone un luogo comune: la scuola come luogo sicuro e protetto. Ma, purtroppo, non è più così da tempo. La mancanza di fondi, l’impossibilità di assicurare una regolare manutenzione si aggiunge alle tante regole formali che non sempre si traducono in una certificazione di sicurezza. «Questa sentenza è solo il punto di partenza per la sicurezza nelle scuole», ha detto Cinzia Caggiano la madre di Vito: «Più che giustizia, questa sentenza è un punto di partenza per la sicurezza di tutte le scuole italiane. Bisogna vigilare, bisogna che questa tragedia serva a qualcosa. Noi continueremo a lottare per la sicurezza dei nostri ragazzi, non molliamo».

«Questa sentenza fissa dei criteri molto più rigidi sulla sicurezza scolastica, è un giro di boa, va verso l’obiettivo giusto che è quello che la casa dei nostri figli, la scuola, sia il luogo più protetto», ha aggiunto l’avvocato Gian Paolo Zancan, legale dei familiari di Vito Scafidi, dopo la lettura della sentenza: «Bisogna verificare nel dettaglio lo stato della sicurezza degli istituti non si può pensare che per quello che è successo in questo caso, nessuno possa essere considerato responsabile. Sono stati riaffermati i principi di sicurezza». Perché è vero: la scuola non può che essere un luogo sicuro e protetto, come si diceva all’inizio. Il messaggio che viene dalla sentenza è molto chiaro. Mai più prendere alla leggera le formalità sulla sicurezza. Mai più limitarsi a firme sbrigative per far tacere la burocrazia. Mai più sottovalutare certi “segnali” statici. E’ in ballo la stessa vita dei nostri figli. E non è un banale slogan ad effetto, come purtroppo dimostra la morte di Vito.

Scuola breve, è già coro di no

da ItaliaOggi

Scuola breve, è già coro di no

Il taglio di un anno delle superiori prende piede, sperimentazione richiesta anche al Sud. I sindacati attaccano: si fanno saltare altri 46 mila posti

Alessandra Ricciardi

Il progetto era già pronto e proprio la riduzione di un anno del percorso delle superiori era considerata la soluzione migliore. Per raggiungere l’obiettivo di allineare la durata del percorso scolastico italiano alla media europea con il diploma a 18 e non più 19 anni. L’allora ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, ha lasciato l’eredità di quel progetto nella sua direttiva sulle priorità dell’azione amministrativa, al termine di un’attività di governo giocata sempre sul filo del rasoio del consenso dell’esecutivo dei tecnici.

Ora il ministro Anna Maria Carrozza ci riprova anche se nella forma ridotta di una sperimentazione. Sarebbero al momento tre gli istituti, tutti paritari, e tutti della Lombardia, patria del progetto già negli anni passati, che stanno testando un corso di 4 anni utile a diploma e un quinto anno riservato ad esperienze anche all’estero per chi ce la fa a ultimare prima. Un modello che piace se è vero che anche istituti statali del Sud hanno chiesto di poter aderire alla stessa sperimentazione. Un modello che piace certamente al ministro dell’istruzione, «se ci fosse stata quando ero studentessa», ha detto nel corso di un incontro con gli studenti sperimentandi del liceo Carli, «anch’io mi sarei iscritta a una scuola come la vostra». E ha poi aggiunto: «Si tratta di un’esperienza che dovrebbe diventare un modello da replicare in tutta Italia anche per la scuola pubblica». Un annuncio che la messo in allarme i sindacati della scuola. Ancora da smaltire gli 8 miliardi di tagli delle riforma Gelmini, il blocco del contratto deciso da Giulio Tremonti e poi prorogato da Mario Monti e ora da Enrico Letta, contro il quale hanno indetto una manifestazione unitaria il 30 novembre, i sindacati di categoria devono fronteggiare pure gli effetti di una riforma delle pensioni che ha alzato l’asticella del pensionamento, riducendo le chance assunzionali. Un taglio di un anno della durata del percorso delle superiori, portato a regime, darebbe il colpo di grazia: il calcolo è presto fatto, un anno in meno vale 46 mila posti di lavoro. E con un precariato nella scuola che è in continua crescita, a dispetto dei vari freni legislativi posti alla riapertura delle graduatorie, anche la sola idea di una sperimentazione che possa prendere piede sul territorio, aprendo una falla del sistema, desta preoccupazione. «Ridurre di un anno il percorso delle superiori significa l’impoverimento ulteriore della qualità formativa con un effetto devastante sia sul personale a tempo indeterminato che sul personale precario in attesa di stabilizzazione», attacca Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil. «Chi lavora nella scuola è reduce da una stagione di enorme travaglio che ha visto crescere a dismisura elementi di tensione e disagio destinati a incidere negativamente sull’organizzazione del lavoro e quindi sulla qualità del servizio Non si avvertiva proprio», ragiona Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, «alcun bisogno di segnali che rimettessero la scuola in uno stato di incertezza sui suoi assetti presenti e futuri». La questione va capovolta, dice Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola: «Prima si stabilizza l’organico, non in base alle classi funzionanti ma ai docenti che ci sono, si prevede un quinto anno per i tecnici e professionali con stage di lavoro e per licei con attività di orientamento universitario. Fatti questi interventi, si può procedere a una sperimentazione di ordinamento triennale. E poi, visti i risultati, si può pensare a un intervento strutturale. Altrimenti è solo improvvisazione».

Contratti e scatti, tutto bloccato

da ItaliaOggi

Contratti e scatti, tutto bloccato

Gradoni, il 2013 non vale più ai fini dello stipendio. In Gazzetta Ufficiale il dpr. Ma la Stabilità dice cose diverse. Sindacati sul piede di guerra

Carlo Forte

Il blocco degli scatti di anzianità esce dalla porta e rientra dalla finestra. Nella Gazzetta Ufficiale 251 del 25 ottobre scorso è stato pubblicato il regolamento (nato con il governo Monti e poi ultimato con modifiche dall’esecutivo Letta) che blocca la contrattazione retributiva, differisce di un anno la maturazione degli scatti di anzianità e congela l’indennità di vacanza contrattuale (decreto del Presidente della Repubblica 122/2013).

Il provvedimento interviene su due materie previste nell’articolo 11 del disegno di legge di stabilità: blocco della contrattazione e indennità di vacanza contrattuale. E quindi, l’applicazione delle disposizioni in esso contenute potrebbe creare non pochi problemi di coordinamento con quelle del disegno di legge AS1120, la legge di stabilità. In più dispone la cancellazione dell’utilità del 2013 ai fini dei gradoni e la possibile riapertura della contrattazione solo per la parte normativa. Sindacati sul piede di guerra: Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda ieri hanno concordato una manifestazione di categoria per il 30 novembre: obiettivo, modificare la legge di Stabilità per rinnovare i contratti e garantire il pagamento dei gradoni. In vista, lo sciopero di categoria.

Contratti

Il decreto 122 dispone il blocco della contrattazione collettiva per il biennio 2013-2014 (ora possibile solo per la parte normativa) senza possibilità di recupero (art. 1, comma 1, lettera c). E il disegno di legge di stabilità ricalca testualmente le disposizioni contenute nel decreto, modificando in tal senso l’articolo 9 del decreto legge 78/2010. Ciò conforta la tesi di coloro che sostenevano che il decreto fosse viziato da un eccesso di delega. Secondo i quali, l’intervento legislativo si sarebbe reso necessario perché il blocco della contrattazione collettiva non poteva essere disposto con un semplice regolamento governativo.

Scatti

La copertura legislativa mancherebbe, invece, per quanto riguarda la cancellazione dell’utilità del 2013 ai fini dei gradoni. Questa disposizione, infatti, è presente solo nel decreto 122 e non nel disegno di legge di stabilità. In questo caso, dunque, l’esecutivo non avrebbe ritenuto necessario l’intervento del parlamento, optando per l’utilizzo del potere regolamentare. Che discenderebbe dall’articolo 16, comma 1, del decreto legge 98/2011, il quale dispone che il governo può disporre per regolamento«la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni».

Indennità di vacanza

Sull’indennità di vacanza contrattuale (Ivc) le disposizioni contenute nel decreto 122 collidono, invece, con quelle contenute nel decreto legge di stabilità. Nel decreto c’è scritto che nel triennio 2015/2017, fermo il congelamento dell’importo nel biennio 2013-2014, l’indennità sarà corrisposta secondo le disposizioni contenute nei protocolli e nei contratti. Che prevedono, a regime, la corresponsione di incrementi retributivi pari al 50% del tasso di inflazione. Nel disegno di legge di stabilità, invece, viene disposto che l’importo dell’indennità continuerà ad essere corrisposta regolarmente, senza congelamenti di sorta, ma nel triennio 2015/2017 l’importo non subirà incrementi e rimarrà fermo a quello in godimento al 31 dicembre 2013. Ciò determina l’insorgenza di un contrasto tra fonti di difficile soluzione. Teoricamente, il decreto 122 si pone in rapporto di specialità con la legge di stabilità (che per sua natura è derogabile dai regolamenti). E quindi dovrebbe prevalere su quest’ultima. Resistendo anche al fatto che l’entrata in vigore della legge di stabilità risulterebbe posteriore rispetto al decreto. Ma la Costituzione prevede che ogni nuova legge che importi maggiori spese debba necessariamente indicare i mezzi per farvi fronte. E siccome il decreto si limita a scaricare il problema sul ministero dell’economia (si veda il comma 3 dell’art. 1) è ragionevole ritenere che una lettura costituzionalmente orientata delle due fonti dovrebbe far pendere la bilancia dal lato della legge di stabilità. Resta il fatto, però, che se il parlamento non risolverà il contrasto direttamente in sede legislativa, si rischia di porre le basi per un ennesimo contenzioso seriale.